| Parco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu | |
|---|---|
| Tipo di area | Parco nazionale |
| Codice WDPA | 63647 |
| Codice EUAP | EUAP0944 |
| Class. internaz. | IUCN category II |
| Stati | |
| Regioni | |
| Province | |
| Comuni | Vedi testo |
| Superficie a terra | 73.935[1]ha |
| Provvedimenti istitutivi | D.P.R. 30/03/1998 |
| Gestore | Provincia di Nuoro[1] |
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| Mappa di localizzazione | |
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| Sito istituzionale | |
| Modifica dati su Wikidata ·Manuale | |
IlParco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu è unparco nazionale istituito condecreto del presidente della Repubblica del 30 marzo1998, pubblicato nellaGazzetta Ufficiale del 14 maggio1998, numero 110.[2] Benché formalmente istituito, non è operativo: gli organi non sono mai stati costituiti e la concreta applicazione della disciplina di tutela è stata rinviata a una nuova intesa tra Stato e Regione dallalegge 23 dicembre 2005 n. 266 - comma 573.
Il territorio interessato, situato inSardegna, nei territori delle province diNuoro, dell'Ogliastra e dellacittà metropolitana di Cagliari, si estende su una superficie di 73.935ettari, compresa tra ilgolfo di Orosei ed ilmassiccio del Gennargentu[1].
L'istituzione di unparco nazionale che comprendesse l'area del Gennargentu e del golfo di Orosei era prevista dall'articolo 34 dellalegge quadro sulle aree protette (la legge 6 dicembre1991, numero 394).[3] Ildecreto che istituiva l'area protetta fu emanato dalpresidente della Repubblica il 30 marzo del1998[2].
Le popolazioni delle aree interessate dal parco hanno manifestato la loro contrarietà all'istituzione dell'area protetta, in quanto alcuni deicomuni compresi nel suo perimetro avrebbero avuto una buona parte del loro territorio sottoposto a tutela. Inoltre i vincoli sulle attività produttive apparivano incerti, così come l'ammontare dei finanziamenti previsti per le attività compatibili con il progetto del parco. Altro punto critico era costituito dalla scarsa rappresentanza che le popolazioni locali avrebbero avuto nel consiglio direttivo del parco (con cinque componenti su un totale di dodici), e il mancato coinvolgimento delle stesse comunità nella fase decisionale che avrebbe portato alla perimetrazione del parco stesso.[4]
Nel2008, con la sentenza numero 626 emessa dalTribunale amministrativo regionale della Sardegna,[5] è stato dichiarato improcedibile il ricorso per l'annullamento del decreto istitutivo del parco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu, intentato da alcuni dei comuni compresi nel perimetro dell'area protetta, in quanto superato da successiva legge che recepisce e accoglie la sostanziale pretesa della parte ricorrente.[6] Infatti le modifiche introdotte dalla legge numero 266/2005[7] avevano già previsto, per l'applicazione delle misure di tutela disposte dal decreto istitutivo del parco e la ripartizione delle risorse finanziarie, non solo la stipula di una nuova intesa tra lo Stato e la regione Sardegna, al contempo subordinando la partecipazione dei Comuni al progetto a una loro esplicita manifestazione di volontà in tal senso.[5]
L'area naturale comprende territori molto differenti, sia dal punto di vista geologico sia dal punto di vista naturalistico.
L'area delGennargentu è caratterizzata darocce di naturascistosa originatesi nelPaleozoico, durante gli sconvolgimenti tettonici che provocarono l'orogenesi ercinica. Vi si trovano lecime montuose più elevate dell'isola, che raggiungono la massima quota con i 1.834 metri diPunta La Marmora. Alcune delle vette più elevate del complesso montuoso sono ilBruncu Spina (1.828 metri),Punta Florisa (1.822 metri),Punta Paolina (1.792 metri),Punta Erba Irdes (1.703 metri), il Bruncu Allasu (1.701 metri), Monte Iscudu (1.676 metri) ed ilMonte Spada (1.595 metri)[8].
La regione delSupramonte si sviluppa in una serie dialtopianicarsici formati darocce calcaree risalenti alMesozoico. L'altopiano è circondato da una serie dicime montuose la cui altitudine massima è raggiunta dalMonte Corrasi, con i suoi 1.463 metri[9]. Vi sono comunque numerose vette che raggiungono ed oltrepassano i 1.000 metri.Punta Solitta, con i suoi 1.206 metri, è una di queste[10].
Ilclima dell'area del parco nazionale è ditipo mediterraneo, conprecipitazionipiovose concentrate prevalentemente nei mesiautunnali,invernali eprimaverili. Le zone montane più elevate sono invece caratterizzate da un clima mediterraneo freddo, che ha contribuito al mantenimento di una tipicavegetazione d'alta montagna[11]. Le precipitazioni acarattere nevoso sono frequenti durante la stagione invernale ma la durata e lo spessore del manto di neve risultano esigue anche se, in condizioni eccezionali, possono essere raggiunti spessori superiori al metro di altezza[12].
Di seguito è riportata la tabella climatica della stazione meteorologica di Fonni relativa al periodo1971-2000 e riportante i dati pubblicati nell'Atlante Climatico d'Italia, curato dalServizio meteorologico dell'Aeronautica Militare[13].
| Fonni (1971-2000) | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
| Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
| T. max. media (°C) | 7,2 | 7,3 | 9,5 | 11,5 | 16,7 | 21,5 | 25,8 | 25,7 | 21,5 | 16,4 | 11,2 | 8,5 | 7,7 | 12,6 | 24,3 | 16,4 | 15,2 |
| T. min. media (°C) | 1,9 | 1,6 | 3,0 | 4,5 | 8,8 | 12,7 | 16,3 | 16,5 | 13,4 | 9,8 | 5,8 | 3,3 | 2,3 | 5,4 | 15,2 | 9,7 | 8,1 |
| T. max. assoluta (°C) | 20,6 (1997) | 20,4 (1978) | 23,2 (1996) | 25,0 (1973) | 29,8 (1994) | 35,0 (1998) | 36,4 (1993) | 36,0 (1994) | 35,0 (1993) | 29,0 (1987) | 22,6 (1985) | 19,2 (1985) | 20,6 | 29,8 | 36,4 | 35,0 | 36,4 |
| T. min. assoluta (°C) | −10,0 (1981) | −9,0 (1986) | −6,1 (1987) | −3,2 (1986) | 0,0 (1991) | 3,6 (1975) | 5,8 (1972) | 7,2 (1972) | 4,6 (1972) | −1,4 (1974) | −4,0 (1973) | −7,8 (1973) | −10,0 | −6,1 | 3,6 | −4,0 | −10,0 |
| Giorni di calura (Tmax ≥ 30°C) | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 5 | 5 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 10 | 0 | 10 |
| Giorni di gelo (Tmin ≤ 0°C) | 8 | 9 | 6 | 3 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 2 | 5 | 22 | 9 | 0 | 2 | 33 |
| Precipitazioni (mm) | 85,5 | 78,1 | 72,2 | 85,3 | 60,4 | 31,6 | 12,4 | 15,5 | 50,5 | 73,5 | 94,8 | 90,9 | 254,5 | 217,9 | 59,5 | 218,8 | 750,7 |
| Giorni di pioggia | 9 | 10 | 9 | 11 | 7 | 4 | 2 | 2 | 6 | 9 | 11 | 8 | 27 | 27 | 8 | 26 | 88 |
| Giorni di nebbia | 5 | 7 | 5 | 5 | 2 | 1 | 0 | 0 | 1 | 3 | 5 | 4 | 16 | 12 | 1 | 9 | 38 |
| Umidità relativa media (%) | 84 | 83 | 79 | 79 | 78 | 73 | 64 | 67 | 73 | 80 | 84 | 85 | 84 | 78,7 | 68 | 79 | 77,4 |
I comuni interessati dal parco si trovano in treprovince:
Nelle zone montane più elevate del Gennargentu si è conservata unaflora relitta diorigine terziaria che ha nei suoi più tipici rappresentantispecie come il tasso (Taxus baccata), l'agrifoglio (Ilex aquifolium), il pioppo tremulo (Populus tremula) ed il noce bianco (Juglans regia), che formano dei residui di foresta lungo le pendici dellemontagne. Una formazione vegetale caratteristica dellevalli montane del Gennargentu sono leforeste a galleria dominate dagli ontani neri (Alnus glutinosa), che vegetano lungo le rive deitorrenti vallivi. Tra le altre specie si trovano il ribes del Limbara (Ribes sandalioticum), l'elleboro di Corsica (Helleborus argustifolius), la rosa di montagna (Paeonia mascula), il ranno alpino (Rhamnus alpina), la digitale rossa (Digitalis purpurea), la genziana maggiore (Gentiana lutea), la dafne spatolata (Daphne oleoides), la scrofularia alata (Scrophularia umbrosa) ed il ranunculo a foglie di platano (Ranunculus platanifolius). Nell'area si trovano anche numerosespecie endemiche come l'eufrasia del Gennargentu (Euprhasia genargentea), la festuca di Moris (Festuca morisiana), il cardo microcefalo (Lamyropsis microcephala), lo spillone di Sardegna (Armeria sardoa), l'astragalo del Gennargentu (Astragalus genargenteus), la carlina sardo-corsa (Carlina macrocephala), il ranunculo a foglie di cimbalaria (Ranunculus cymbalarifolius), l'aquilegia di Sardegna (Aquilegia nugorensis), la peonia sardo-corsa (Paeonia corsica), l'euforbia irlandese (Euphorbia hyberna), l'ellera terrestre di Sardegna (Glechoma sardoa), la crespolina maggiore (Santolina insularis) e la viola sardo-corsa (Viola corsica). Nelle aree culminali delle montagne dominano invece gliarbusti nani o piccole piante dal portamento prostrato come il ginepro nano (Juniperus nana), il prugnolo prostrato (Prunus prostrata), il crespino dell'Etna (Berberis aetnensis) e la rosa dei Serafini (Rosa seraphini)[14].
A quote più basse si trovanoboschi misti di roverella (Quercus pubescens), acero minore (Acer monspessulanum), castagno (Castanea sativa) e leccio (Quercus ilex) che, un tempo, coprivano le falde delle montagne fin quasi alla cima[15][16].
Glialtopiani e le alture del Supramonte sono invece dominate dalle foreste di leccio, come nel caso della lecceta di"Sas Baddes", inclusa entro il perimetro dellaforesta demaniale di Montes, una tra le ultimeforeste primarie ancora presenti inEuropa[17]. Altre specie comuni sono il tasso, il ginepro (Juniperus) e la fillirea (Phillyrea angustifolia ePhillyrea latifolia)[18]. Tra le rare specie vegetali endemiche vanno citate l'aquilegia di Sardegna (Aquilegia barbaricina) e l'aquilegia nuragica (Aquilegia nuragica), entrambe particolarmente rare e localizzate. Questo ha portato al loro inserimento nellalista rossa IUCN delle 50 specie botaniche più minacciate delbacino del Mediterraneo[19][20].
La particolaremorfologia del territorio e l'effetto dovuto all'insularità ha permesso l'evoluzione di specie esottospecie adattate alle condizioni ambientali caratteristiche. Sulle montagne del Gennargentu e nel Supramonte si possono ritrovare varie specie divertebrati, alcune delle quali sonoentità endemiche e rare.

Tra glianfibi vi sono molte specie endemiche come l'euprotto sardo (Euproctus platycephalus), il geotritone del Supramonte (Speleomantes supramontis), il discoglosso sardo (Discoglossus sardus) e la raganella sarda (Hyla sarda). Tra le specie comuni allafauna europea vi sono il geotritone imperiale (Speleomantes imperialis) ed il rospo smeraldino (Bufotes viridis). Irettili sono invece rappresentati dall'algiroide nano (Algyroides fitzingeri), dalla lucertola del Bedriaga (Archaeolacerta bedriagae), dalla lucertola tirrenica (Podarcis tiliguerta), dalla luscengola (Chalcides chalcides) e dal gongilo (Chalcides ocellatus). Vi sono, inoltre, il colubro ferro di cavallo (Coluber hippocrepis), il colubro (Coluber viridiflavus), la biscia viperina (Natrix maura) e la biscia dal collare (Natrix natrix)[21].
Tra imammiferi sono presenti la crocidura rossiccia (Crocidura russula), il mustiolo (Suncus etruscus), la lepre sarda (Lepus capensis), il quercino (Eliomys quercinus), il ghiro (Glis glis), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus), il ratto nero (Rattus rattus), il topolino domestico (Mus musculus), la volpe sarda (Vulpes vulpes ichnusae), la martora (Martes martes), la donnola (Mustela nivalis), il gatto selvatico sardo (Felis lybica sarda), il cinghiale (Sus scrofa meridionalis) ed il muflone (Ovis musimon)[22]. Il cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus) ed il daino (Dama dama) sono stati, invece, reintrodotti[15].
Le caratteristichegeomorfologiche ed ambientali del Supramonte rendono la regione molto importante dal punto di vista della presenza dichirotteri. Uno studio ha condotto al censimento delle specie presenti nel territorio, evidenziando la presenza del rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), del rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros), del rinolofo di Mehely (Rhinolophus mehelyi), del miniottero (Miniopterus schreibersii), del vespertilio maghrebino (Myotis punicus), del vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii), del vespertilio smarginato (Myotis emarginatus), del pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), del pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii), del pipistrello di Savi (Hypsugo savii), della nottola di Leisler (Nyctalus leisleri), dell'orecchione sardo (Plecotus sardus) e del molosso di Cestoni (Tadarida teniotis)[23].
Nell'area del golfo di Orosei era presente la foca monaca (Monachus monachus), che si riproduceva nelle numerose grotte presenti lungo lacosta. Attualmente la specie è considerata estinta[24].
Vari cetacei abitano nelle acque del parco come ilbalenottera comune,[25][26]capodoglio,[27] e varie balene più piccole edelfini[28].
Tra gliuccelli che, un tempo, popolavano le vette delle montagne vi erano anche il gipeto (Gypaetus barbatus) e l'avvoltoio monaco (Aegypius monachus), ora estinti. In particolare, per quanto riguarda il gipeto, è stato avviato un progetto di reintroduzione nelle aree del Supramonte, del Gennargentu e delMonte Albo[29][30]. Nel2008 i tre esemplari reintrodotti sono stati ritrovati morti, portando al fallimento il progetto di ripopolamento[31].
Tra i rapaci si possono avvistare l'astore (Accipiter gentilis), lo sparviere (Accipiter nisus), la poiana (Buteo buteo), l'aquila reale (Aquila chrysaetos), il gheppio (Falco tinnunculus) ed il falco pellegrino (Falco peregrinus). Altri uccelli molto comuni sono la pernice sarda (Alectoris barbara), la quaglia (Coturnix coturnix), il piccione selvatico (Columba livia), il colombaccio (Columba palumbus), il cuculo (Cuculus canorus), il barbagianni (Tyto alba), l'assiolo (Otus scops), la civetta (Athene noctua), il succiacapre (Caprimulgus europaeus), il rondone (Apus apus), il rondone maggiore (Apus melba), il gruccione (Merops apiaster), l'upupa (Upupa epops), il picchio rosso maggiore (Picoides major) ed il picchio rosso minore (Picoides minor)[32]. Tra i passeriformi sono comuni la tottavilla (Lullula arborea), l'allodola (Alauda arvensis), la rondine montana (Ptyonoprogne rupestris), il balestruccio (Delichon urbica), il calandro (Anthus campestris), lo spioncello (Anthus spinoletta), la ballerina gialla (Motacilla cinerea), il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), il pettirosso (Erithacus rubecola), l'usignolo (Luscinia megarhynchos), il saltimpalo (Saxicola torquata), il culbianco (Oenanthe oenanthe), il codirossone (Monticola saxatilis), il passero solitario (Monticola solitarius), il merlo (Turdus merula), la tordela (Turdus viscivorus), la magnanina (Sylvia undata) e la magnanina sarda (Sylvia sarda), la sterpazzola di Sardegna (Sylvia conspicillata) e la sterpazzolina (Sylvia cantillans), la capinera (Sylvia atricapilla), il fiorrancino (Regulus ignicapillus), il pigliamosche (Muscicapa striata), la cincia mora (Parus ater), la cinciarella (Parus caeruleus), la cinciallegra (Parus major) e l'averla piccola (Lanius collurio). Tra icorvidi vanno citati la ghiandaia (Garrulus glandarius), il gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), la taccola (Coloeus monedula), la cornacchia grigia (Corvus cornix) ed il corvo imperiale (Corvus corax). Altri passeriformi molto comuni sono lo storno nero (Sturnus unicolor), la passera sarda (Passer hispaniolensis), la passera mattugia (Passer montanus), la passera lagia (Petronia petronia), il fringuello (Fringilla coelebs), il venturone (Serinus citrinella), il verdone (Carduelis chloris), il cardellino (Carduelis carduelis), il fanello (Carduelis cannabina), il frosone (Coccothraustes coccothraustes), lo zigolo nero (Emberiza cirlus) e lo strillozzo (Emberiza calandra)[33].
Lungo lecoste e nellezone umide del golfo di Orosei nidificano, si riproducono e sonodi passo numerose specie di uccelli marini ed acquatici. Nelle zone umide vi sono il falco di palude (Circus aeruginosus), il martin pescatore (Alcedo atthis), la garzetta (Egretta garzetta), il codone comune (Anas acuta), il germano reale (Anas platyrhynchos), la folaga (Fulica atra), il beccaccino (Gallinago gallinago) e la beccaccia (Scolopax rusticola). Tra le falesie vivono uccelli marini come la berta maggiore (Calonectris diomedea), il marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis), l'uccello delle tempeste europeo (Hydrobates pelagicus), il gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii), il fraticello (Sternula albifrons) e la sterna comune (Sterna hirundo)[34].
Tra ipesci d'acqua dolce presenti nelle acque deifiumi e deitorrenti di montagna va citata la trota sarda, (Salmo ghigii). La specie è inserita nella lista rossaIUCN comeprossima alla minaccia[35]. Un progetto collaborativo tra l'Ente foreste della Sardegna e l'Università degli Studi di Cagliari prevede il ripopolamento e la reintroduzione della specie nei corsi d'acqua dell'Isola. A questo scopo è stato individuato quale sito per il ripopolamento ilRio Ermolinus, nellaforesta demaniale di Montarbu[36].

Nel territorio del parco nazionale si trovano alcunimonumenti naturali, istituiti dallaRegione Sardegna con diversi provvedimenti legislativi[37]:
Oltre ai monumenti naturali l'area comprende anche le foreste demaniali diMontarbu[38],Alase[39],Uatzo[40] eMontes, gestite dall'Ente Foreste della Sardegna. Tra queste la foresta demaniale di Montes riveste particolare importanza in quanto presenta una tra le più vasteforeste primarie dilecci ancora presenti inEuropa[17].
Tra le attrattive del territorio vi sono lagola di Gorroppu, voragine scavata nella roccia calcarea dalle acque delRio Flumineddu e le cui pareti si innalzano per oltre 400metri[41] e legrotte del Bue Marino[42].
Tra isiti archeologici particolarmente interessante è ilvillaggio di Tiscali, situato all'interno di unadolina carsica al confine tra ilSupramonte di Dorgali e ilSupramonte di Oliena[43].
L'area del parco nazionale può essere raggiunta percorrendo laStrada statale 128 Centrale Sarda (SS 128), laStrada statale 125 oppure laStrada statale 389. Provenendo dalla direzione diCagliari oppure diSassari si può percorrere laStrada statale 131 fino allosvincolo che immette nellaStrada statale 131 d.c.n.. Arrivati aNuoro si può seguire la Strada statale 389[44].
Nell'area del parco nazionale è possibile praticare l'escursionismo, percorrendo alcuni deisentieri realizzati dall'Ente Foreste della Sardegna in varie parti dell'Isola. I sentieri sono dotati di un sistema di segnali che contraddistinguono i vari itinerari[45]. Le montagne del Gennargentu sono attraversate da una parte di questipercorsi escursionistici, lungo i quali si trovano diversi punti panoramici efonti[46][47][48].
I sentieri percorribili sono i seguenti:
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