| Parco naturale regionale dell'Aveto | |
|---|---|
| Tipo di area | Parco regionale |
| Codice WDPA | 63609 |
| Codice EUAP | EUAP0966 |
| Class. internaz. | Categoria IUCN V: paesaggio terrestre/marino protetto |
| Stati | |
| Regioni | |
| Province | |
| Comuni | Borzonasca,Mezzanego,Ne,Rezzoaglio,Santo Stefano d'Aveto |
| Superficie a terra | 3.018ha |
| Provvedimenti istitutivi | 1995 |
| Gestore | Ente Parco dell'Aveto |
| Presidente | Avv.Tatiana Ostiensi |
| Mappa di localizzazione | |
![]() | |
| Sito istituzionale | |
| Modifica dati su Wikidata ·Manuale | |

Ilparco naturale regionale dell'Aveto è un'area naturale protetta dellacittà metropolitana di Genova, inLiguria. Fu istituito nel 1995 come parco naturale regionale ed è compreso nei comuni diSanto Stefano d'Aveto,Rezzoaglio,Borzonasca,Mezzanego eNe, per una superficie complessiva di 3.018ettari.
Il parco copre una delle aree naturalisticamente più importanti dell'interoAppennino ligure. È stato istituito per proteggere una grande varietà geologica, faunistica e floristica, ma anche per conservare l'impronta antropica del luogo.
Il parco comprende, in parte o totalmente, i comuni diBorzonasca,Mezzanego,Ne,Rezzoaglio, sede dell'ente di gestione del parco, eSanto Stefano d'Aveto.
Con un'area totale di 3.018ha è suddiviso nelle seguenti sezioni:
L'area contigua al parco si estende per 2.670 ha[1].

La storia del territorio circostante al parco è molto antica. Le prime tracce umane risalgono infatti a circa 7000 anni fa, quando gli uomini provenienti dal mare iniziarono a praticare la caccia e a creare ampi spazi per il pascolo del bestiame, disboscando grandiabetine e dando così origine alla competizione tra abeti efaggi, vinta dai secondi anche grazie a fattori climatici favorevoli. L'area fu colonizzata a fatica daiRomani per via della belligeranza deiLiguri.
I primi documenti storici scritti risalgono alMedioevo e sono testi relativi alla gestione e alla donazione di proprietà terriere. Attorno all'anno 1000 i monaci dellabasilica di San Pietro in Ciel d'Oro insegnarono ilVangelo e nuovetecniche agricole alla popolazione locale, fecero bonifiche ad alcuni territori e iniziarono numerose coltivazioni.
Dopo un susseguirsi di importanti signorie nel controllo delle valli (tra cui iMalaspina, iDe Mileto e iFieschi), la soppressione deifeudi imperiali avvenuta nel 1797 consegnò i territori allaRepubblica di Genova. Durante ilRisorgimento l'area del parco seguì le sorti diGenova e, in seguito, dell'Italia unita.
Durante laseconda guerra mondiale l'area fu il fulcro dellalotta partigiana dellaRiviera di Levante, contribuendo poi allalotta finale scendendo verso i paesi della costa.
Nel 1995, con la legge regionale n. 12/1995, viene creato il parco naturale con la denominazione ufficiale di Parco naturale regionale dell'Aveto. Da allora non sono state effettuate modifiche ai confini come inizialmente stabiliti.
Nell'area del parco, considerando anche l'area contigua, sono presenti parti di tre valli, morfologicamente diverse tra loro nonostante la vicinanza.


La val d'Aveto, attraversata dall'omonimo fiume, è circondata da alcune delle montagne più alte dell'Appennino Ligure, tra cui i montiMaggiorasca,Penna,Groppo Rosso eAiona. La valle è caratterizzata da paesaggi di alta montagna e vi si trovano spesso pascoli immersi in vaste faggete. Le attività umane legate all'allevamento bovino hanno inciso molto sulla conformazione del territorio.
È una delle principali mete turistiche dell'entroterra delTigullio, d'estate per il clima fresco, d'autunno per la raccolta dei funghi e d'inverno per i praticanti dellosci (di fondo,alpinistico ed escursionistico). La valle è formata dal fiume Aveto e da numerosiaffluenti di carattere torrentizio e spesso poco estesi; tra i maggiori vi è comunque il torrente Gramizza.
La valle Sturla nel suo tratto iniziale presenta prima pascoli ecastagneti, in seguitonoccioleti, orti eoliveti. Il torrente che l'attraversa, loSturla, sfocia poi neltorrente Lavagna vicino al mare; la valle presenta così una grande varietà paesaggistica in pochi chilometri, prima con sorgenti e paesaggi montani, poi quasi con un clima e un paesaggio mite, tipico della zona costiera. Il torrente Sturla, che dà il nome alla valle, è da sempre sfruttato per la produzione di energia elettrica; ne è un esempio l'invaso di Giacopiane, situato tra prati e boschi e meta anch'esso di turisti.
La val Graveglia è, delle tre valli, quella con la storia più particolare, sia antica che recente. Infatti caratteristiche formazioni rocciose e geologiche hanno arricchito il suolo di minerali, creando un particolarissimo ambiente.
Allo stesso tempo è chiara l'impronta antropica sullo stesso ambiente: si trovano infatti varie cave e miniere che sfruttano da moltissimi anni le risorse del terreno. La valle è meta digeologi espeleologi, ma anche di numerosi turisti. Nella Val Graveglia rimane ben conservato l'ambiente rurale dei prodotti tipici derivanti da olivi, vigne, castagni e ortaggi, ma anche dei piccoli e caratteristici paesini. Il torrente Graveglia, che attraversa la valle, sfocia nel torrente Lavagna ed ha come maggior affluente il Reppia.

Grazie alla grande varietà di terreni, ambienti e microclimi nel parco si è potuta sviluppare una grande ricchezza floristica.
Nel corso dei secoli l'uomo ha però modificato per buona parte gli ambienti delle tre valli, soprattutto per avviare piantagioni o per allevare il bestiame. Sono infatti numerosi i prati, i pascoli, le fasce terrazzate, i castagneti e i noccioleti. Nei boschi naturali, anch'essi rimaneggiati nel tempo, possiamo trovarefaggi,querce,carpini eornielli; attorno ai fiumi si trovano anchesalici eontani.
Nel parco, grazie allalegge regionale 4/1999, sono presenti numerosi alberi monumentali: ilCipresso di Borzone e ilCastagno del Poggio (comune diBorzonasca), laRoverella di Gòsita (comune diNe), laSequoia gigante diAllegrezze[2] (comune diSanto Stefano d'Aveto) e ilFaggio del Monte Zatta oFaggio 40 (comune diMezzanego); quest'ultimo è crollato nel 2005 per un attacco da parte difunghi[3].
Nel parco vi sono 39entità endemiche osubendemiche tra cui laPrimula marginata, l'Aquilegia alpina, ilPhyteuma scorzonerifolium, laRobertia taraxacoides, laViola calcarata subsp. cavillieri, laPedicularis adscendens e laGenista salzmannii. Vi sono poi numerosi relitti glaciali (di origine boreale o alpina) insediatisi sull'Appennino Ligure durante le glaciazioni quaternarie e ancora oggi viventi in isolate località, come laWoodsia alpina, l'Asplenium adulterinum, alcune specie del genereSphagnum, laPulsatilla alpina subsp.millefoliata, laLycopodiella inundata, l'Aster alpinus, ilDoronicum austriacum, laSoldanella alpina, laViola biflora, l'Eriophorum scheuchzeri, ilTrichophorum caespitosum e lepiante carnivoreDrosera rotundifolia ePinguicula vulgaris; infine devono essere citate alcune specie montane, a diffusione prevalentemente appenninica centro-meridionale che in Liguria risultano rare o rarissime come laCarex ferruginea subsp. macrostachys, ilDoronicum columnae, l'Arenaria bertolonii e laPedicularis comosa.
Vi sono infine arbusti riusciti a sopravvivere alla prepotenza di altre piante, come ilbosso e lafelcetta lanosa, grazie alla presenza di terreni ad alto contenuto inmagnesio e perciò tossici; una delle zone più importanti dove si sono conservati maggiormente è il Monte Bossea, che deve infatti il suo nome alla presenza di una riccabosseta, ovvero di un bosco di bossi.
Una grande presenza di aree boschive ha dato, sia nel passato che nel presente, la possibilità del crearsi di una grandebiodiversità; la fauna del parco è quella caratteristica dell'Appennino.Le specie di maggior richiamo turistico presenti nel parco sono sicuramente illupo appenninico e ilcapriolo entrambi auto-reintrodottosi nel parco di recente e unici rappresentanti dei grandi mammiferi.


Il lupo è ritornato a popolare l'areale del parco solo recentemente e grazie al parco e all'Appennino ligure sta pian piano riconquistando anche leAlpi. Il ritorno del lupo è stato permesso solamente dalla presenza del capriolo la principale preda nel parco del lupo. Sempre riguardo al capriolo va detto che negli ultimi anni è stato effettuato un ripopolamento per garantire un maggiore equilibrio nella zona. Sono presenti anchecinghiali,volpi,faine,scoiattoli in gran numero. In misura minore sono invecetasso,puzzola elepre; tra i micromammiferi si annoveranoghiri,talpe,moscardini e arvicole,delle nevi ecampestri. È inoltre presente un nutrito branco di cavalli rinselvatichiti.
Tra gli uccelli quelli di maggior rilievo sono l'aquila reale, l'astore, ilbiancone, ilgheppio e lapoiana, ma anchecodirossi,rondini montane,fringuelli,ballerine bianche,cardellini,ghiandaie,upupe,cuculi etordi; in totale comunque le specie nidificanti sono più di sessanta. Il gran numero di specie avifaunistiche è stato permesso anche grazie alla varietà di microclimi presenti nel parco.
Tra gli anfibi, grazie alla presenza di numerose zone umide si classificano lasalamandrina dagli occhiali, un curioso endemismo degli Appennini,Geotritoni e laRana temporaria. La buona qualità dell'acqua dei fiumi che ha garantito lo sviluppo degli anfibi è assicurata dalla presenza delgambero di fiume che vive solo nei fiumi dove l'acqua è più limpida e incontaminata.
La conformazione del parco così come la si vede ora è il risultato di grandi movimenti tettonici, dovuti alla orogenesi degli Appennini settentrionali e di eventi successivi legati alleglaciazioni quaternarie con la formazione di piccoli laghi di origine glaciale, intramorenici. Il Monte Aiona ePenna sono composti da rocce del gruppo delleofioliti, spesso chiamaterocce verdi, che originariamente costituivano il fondale basaltico di un antico bacino oceanico mesozoico.
Data la grande peculiarità geologica dei luoghi esistono due sentieri chiamatiSentiero Ofiolitico, che passano attorno al Monte Cantomoro, e ilSentiero Carsologico creati appositamente per la vista degli aspetti geologici presenti nel parco.
La zona di più grande interesse geologico del parco è comunque inVal Graveglia dove vi sono numerosissimi tipi di rocce anche di natura diversa comecalcari,diaspri,argille,arenarie spesso associate ad ofioliti e costituenti la copertura sedimentaria del fondale oceanico.
Si rinvegono anche vari mineralimanganesiferi tra cui sono degni di notabraunite,reppiaite etinzenite, oltre acalcite. La presenza di questi minerali metalliferi nel passato ha sviluppato l'industria d'estrazione mineraria; infatti nella valle sono presenti ancora oggi molte cave e miniere.
Di strutture minerarie aperte ne rimane però soltanto una: la Miniera di Gambatesa[4], uno dei più ricchi giacimentieuropei dimanganese, oggi convertita in museo.
Altra zona di grande interesse geomorfologico è laDolina di Pian d'Oneto, una grande conca con prati ed acquitrini, dotata di un inghiottitoio attivo profondo qualche metro.
Nel parco vi sono numerose zone umide che hanno permesso la creazione dihabitat edecosistemi molto vari. All'interno del parco si trovano numerosi corsi d'acqua di montagna dove la buona qualità è, come già detto, "assicurata" dalla presenza del gambero di fiume. Di grandissima rilevanza sono i laghetti glaciali; questi piccoli laghi si trovano nell'area compresa tra il monte degli Abeti e ilGroppo Rosso, dove antichi ghiacciai ora sciolti hanno creato conche che costituiscono l'invaso di numerose zone umide. L'insediamento di questi laghi è stato permesso anche grazie all'impermeabilità del terreno ed agli sbarramenti morenici. Si sono venuti così a creare una serie di piccoli laghi e stagni che hanno permesso il proliferare di anfibi e specie floristiche acquatiche e la creazione dellaRiserva Naturale Orientata delle Agoraie.
Un'altra zona umida di grande interesse è illago di Giacopiane, unlago artificiale deglianni venti creato per la produzione di energia elettrica[5].
Nessuno dei comuni del parco è servito direttamente da caselli autostradali; comunque per giungere alla parte inferiore del parco dalla costa i caselli autostradali più vicini sono quelli diChiavari per chi viene daGenova e diLavagna per chi invece viene dallaSpezia, entrambi sullaA12. La stessa cosa vale per le ferrovie.
La viabilità transita principalmente sulle seguentistrade provinciali:
Nel parco si trova un tratto dell'Alta Via dei Monti Liguri che attraversa il parco da est a ovest o viceversa (ripercorre infatti parallelamente l'intera linea costiera ligure). Si trovano anche molti sentieri utilizzati per iltrekking e le escursioni. Tra questi sentieri ve ne sono numerosi ad "anello" attorno ai monti con ottime vedute; i principali sono gli anelli dei monti Bossea, Aiona, Zatta, Ramaceto e Penna[6].
Nel parco è possibile fare numerosi sport e moltissime attività; non è consentita, ovviamente, la caccia.Tra le attività e sport più praticati vi sono:
L'Ente Parco offre anche alcuni servizi di didattica, accompagnamento escursionistico ambientale ed educazione ambientale. Nel parco è presente anche una biblioteca.
Il territorio presenta numerose tradizioni culinarie che anche i ristoranti più attenti della zona stanno pian piano riscoprendo; si possono gustare, oltre ai tipici piatti della cucina ligure, labaciocca (torta dipatate "quarantine", una varietà esclusiva locale), imicotti (a base di farina dimais), latorta di riso, ilcastagnaccio o lapatun-a (a base difarina di castagne), laputa (una specie dipurè fatto anch'esso con farina di castagne, accompagnato dalatte freddo), itestaieu (focacce digrano cotte in speciali testetti diterracotta), ilformaggio San Sté (cacio stagionato, è tipico della Val d'Aveto, prodotto con latte dimucca) ed infine ilprebugiùn (preparato concavoli, patate ed erbette di campo). Tra le specialità dolciarie va segnalata lapinolata ed icanestrelli di S. Stefano d'Aveto e lerotelle di Borzonasca.
Nelle aree montane si riescono ad acquistare ancora oggi i prodotti tipici direttamente dai produttori.
Altri progetti
| Aree naturali protette in Italia | |
|---|---|
| Parchi nazionali ·Parchi regionali ·Riserve statali ·Riserve regionali ·Zone umide ·Aree marine ·Altre aree |