Silvestro, la cui data di nascita è sconosciuta, secondo ilLiber pontificalis era figlio di un certo Rufino, romano;[1]secondo il leggendarioVita beati Sylvestri, oActus Silvestri, era figlio di una certa Giusta. Dopo la morte dipapa Milziade, Silvestro fu consacratovescovo di Roma e quindi papa; occupò tale posizione per ventun anni. Il suo pontificato coincise con il lungo impero diCostantino I, il primoimperatore romano che accettò il cristianesimo. La posizione pubblica della Chiesa affrontò un cambiamento epocale: il passaggio dalla Romapagana alla Roma cristiana.
L'incidenza politica di Silvestro fu debolissima, complice anche, di contro, la vastissima popolarità e la fortissima personalità diCostantino. Fu l'imperatore a gestire, di fatto, il potere e le attività della Chiesa per tutto l'arco della vita di Silvestro e oltre. Il Papa fu, in un certo senso, l'"uomo di Costantino" il quale, consapevole della forza che ormai stava assumendo il Cristianesimo, orientò i suoi sforzi in direzione della sostituzione degli apparati pagani dello Stato con quelli Cristiani. Per ottenere un tale risultato dovette spesso sostituirsi a Silvestro, che comunque non fu mai capace e solo raramente tentò di imporre il suo ruolo. Costantino era il capo dello Stato, ma si ritagliò anche una funzione di vescovo, e tale era considerato, specialmente in Oriente; si autodefinì "vescovo dei vescovi".[2] In questo ruolo l'imperatore intervenne in prima persona per ricomporre le diatribe che scuotevano la Chiesa al proprio interno. Scopo della sua azione fu quello di evitare che all'interno del cristianesimo si creassero delle correnti. I dissensi e le discussioni teologiche ne avrebbero minato l'unità e, perciò, la sua stessa forza politica.
In conseguenza dei tumulti provocati in Africa daidonatisti, non soddisfatti dell'esito del sinodo chepapa Milziade aveva convocato nell'ottobre del313, e che li vedeva sconfitti, lo stessoCostantino (travalicando l'autorità di Silvestro), convocò unconcilio adArles, a cui parteciparono numerosi vescovi di opposte fazioni, che ribadirono la condanna del movimento donatista, dichiarandolo fuori della Chiesa, e stabilirono alcuni principi inerenti alla disciplina ecclesiastica.
La Chiesa di Roma non fu invitata dall'imperatore, i vescovi del Concilio allora inviarono una lettera ufficiale al pontefice dove si legge:Avesse voluto il cielo, o padre carissimo, che foste presente a questo grande spettacolo! Avreste contribuito a rendere più severa la sentenza contro certi criminali! Se foste stato con noi, grande sarebbe stata la gioia di tutta l'assemblea. Ma poiché non potevate lasciare la città, sede preferita dagli apostoli, dove il loro sangue testimonia la gloria di Dio, vi riferiamo che non abbiamo ritenuto nostro unico dovere trattare gli argomenti per i quali eravamo stati convocati; poiché provenivamo da diverse province, abbiamo creduto opportuno consultarci su vari problemi che si dovevano discutere, con l'assistenza dello Spirito Santo e degli Angeli. E desideriamo che siate voi, la cui autorità è più sentita, a far conoscere a tutte le Chiese le nostre decisioni.[3]
I donatisti proseguirono comunque nelle loro rimostranze e la Chiesa d'Africa continuò a essere turbata da violenze, cui Costantino contrappose dure repressioni. Lungi dall'essere repressa, la lunga vertenza afflisse la Chiesa d'Africa per più di tre secoli, con i donatisti che rifiutavano obbedienza al clero “ufficiale”, che consideravano usurpatore e di cui contestavano l'elezione.[4]
Donazioni, regolamentazione ecclesiastica e basiliche costantiniane
L'opera di cristianizzazione dello Stato in cui era impegnato a fondo l'imperatore, lo vide sempre più coinvolto in questioni ecclesiastiche o comunque di regolamentazione unilaterale dei rapporti tra Stato e Chiesa. Fu suo il decreto che stabiliva l'esclusiva competenza dei tribunali ecclesiastici sulle questioni riguardanti la fede, attribuendo pertanto a quegli organismi, composti da vescovi, lo stesso potere degli analoghi tribunali dello Stato, competenti per tutte le altre questioni laiche; sancì l'esenzione del clero cristiano dai servizi civili; stabilì che ladomenica[5] venisse riconosciuta anche dallo Stato come giorno festivo.
Tra le principali donazioni dell'imperatore alla Chiesa cristiana, la "Domus Faustae", sede del sinodo dell'ottobre313 indetto dapapa Milziade, che sarebbe divenuta poi ilPalazzo del Laterano, prima dimora ufficiale dei pontefici.
Senza dubbio Silvestro I contribuì anche allo sviluppo dellaliturgia, per ciò che riguardava interventi propriamente interni alla vita della Chiesa: durante il suo regno, probabilmente, fu scritto il primomartirologio romano. Il nome di Silvestro è legato anche alla creazione dellascuola romana di canto.
Nella Chiesa diAlessandria d'Egitto si andava in quel periodo affermando la predicazione diArio, un presbitero che diffondeva una sua dottrina sullaTrinità. Affermava che Gesù era "adottato" da Dio come figlio, sostanzialmente negando l'essenza divina di Cristo. Nonostante lascomunica, la sua dottrina continuò a fare proseliti, soprattutto in Oriente, trovando tra i sostenitori anche alcuni vescovi, tra cuiEusebio di Nicomedia edEusebio di Cesarea. Non riuscendo a frenare la diffusione delle idee di Ario, il patriarcaAlessandro di Alessandria chiese l'intervento di Silvestro. Ma prima che questi decidesse sul da farsi, Costantino aveva già inviato sul posto il vescovoOsio di Cordova e, viste le serie difficoltà della questione, aveva immediatamente convocato, per il 14 giugno del325, tutti i vescovi della Chiesa cristiana aun concilio aNicea: si trattò del primo concilio ecumenico della storia.
L'assemblea degli oltre 300 vescovi fu presieduta da Osio di Cordova, mentre Costantino ne era il presidente onorario. Il Papa comunque prese parte ai negoziati sull'arianesimo e sul Concilio: benché fisicamente assente "per motivi di età" inviò i suoilegati, ma non è certo se Costantino avesse concordato in anticipo con lui la convocazione del concilio, né se, oltre alle firme dei suoi legati in calce ai documenti conciliari, ci fosse un'espressa conferma papale alle deliberazioni.
Fu confermata la condanna dell'arianesimo, fortemente ribadita dalla prima formulazione del "Simbolo niceno" (il "Credo" dei Cristiani) che però non bastò a debellare il movimento eretico in Oriente. Anzi lo stesso imperatore, indubbiamente non esperto di questioni teologiche ma preoccupato soprattutto della stabilità politica, sostituì a breve il suo consigliere per le questioni ecclesiastiche Osio con l'arianoEusebio di Nicomedia. Questi riuscì ad ammettere lo stesso Ario alla presenza di Costantino (ormai trasferito nella nuova capitaleCostantinopoli), il quale, fidandosi del suo nuovo consigliere, ritenne che una riabilitazione e un rientro di Ario nella Chiesa sarebbe servita a una riconciliazione tra la Chiesa di Roma e quella d'Oriente. Al rifiuto diAtanasio, nuovo vescovo di Alessandria, senza neanche concordarlo con Silvestro, Costantino convocò nel335, aTiro, un nuovo concilio di soli vescovi ariani, che deposero Atanasio. Le rimostranze di Silvestro, che morirà il 31 dicembre di quello stesso anno, saranno del tutto inutili.
Reliquie di San Silvestro nell'Abbazia di San Silvestro a Nonantola
Morì il 31 dicembre335, dopo 21 anni di pontificato.
Fu sepolto nella chiesa da lui voluta presso leCatacombe di Priscilla. La sua sepoltura è espressamente menzionata negli itinerari dei fedeli delVII secolo.
Secondo laDepositio episcoporum, l'elenco dei giorni della sepoltura dei vescovi romani che fu compilato appena un anno dopo la morte di papa Silvestro I, la sua festa si celebra il 31 dicembre, e la stessa data ricorre sulCalendario di Filocalo. Questo giorno, perciò, è sicuramente il giorno della sua sepoltura.
LaChiesa cristiana ortodossa e le chiese cattoliche che seguono i riti orientali lo celebrano il 2 gennaio.
«31 dicembre - San Silvestro I, papa, che per molti anni resse con saggezza la Chiesa, nel tempo in cui l'imperatore Costantino costruì le venerande basiliche e il Concilio di Nicea acclamò Cristo Figlio di Dio. In questo giorno il suo corpo fu deposto a Roma nelcimitero di Priscilla.»
San Silvestro papa era il patrono dell'ordine cavalleresco chiamatoMilizia Aurata o anche "dello Speron d'Oro" che la tradizione voleva fosse stato fondato addirittura dall'imperatoreCostantino in persona. Dopo varie vicende nel corso dei secoli, nel1841papa Gregorio XVI, nell'ambito di una vasta riforma degli ordini equestri, dalla "Milizia Aurata" separò l'Ordine di San Silvestro Papa, assegnandogli propri statuti e decorazioni. Nel1905papa Pio X vi apportò ulteriori modifiche, ancora vigenti. L'Ordine prevede quattro classi: Cavaliere, Commendatore, Commendatore con placca (Grand'Ufficiale), Cavaliere di Gran Croce. Dei tre ordini equestri disciplinati dalla Santa Sede quello di San Silvestro è il minore; il rango più elevato appartiene all'"Ordine Piano", seguito daquello di San Gregorio Magno.
Attorno a papa Silvestro esistono diverse leggende, ma ciò che riportano è in contrasto con gli avvenimenti storici. Queste leggende furono tramandate attraverso laVita beati Sylvestri, comparsa in seguito presso le Chiese orientali e tradotta ingreco,siriaco, elatino attraverso ilConstitutum Sylvestri (un resoconto apocrifo di un suppostosinodo romano, inserito nelle falsificazioni simmachiane e comparso tra il501 ed il508), e attraverso laDonatio Constantini. I racconti riportati in tutti questi scritti, riguardo alla persecuzione di Silvestro, laconversione e ilbattesimo di Costantino, la donazione dell'imperatore al papa, i diritti garantitigli, ed il concilio di 275 vescovi a Roma, sono completamente leggendari.
La storia secondo la quale avrebbe battezzato Costantino è pura leggenda, poiché prove dell'epoca mostrano che l'imperatore ricevette ilsacramento nei pressi diNicomedia per opera diEusebio,vescovo di quella città. Secondo lo storico delXIX secoloIgnaz von Döllinger, l'intera leggenda di Silvestro e Costantino, con tutti i dettagli sullalebbra dell'imperatore e la proposta del bagno di sangue per guarirne, risale a non più tardi della fine delV secolo, mentre vi fanno certamente allusioneGregorio di Tours esan Beda. La cosiddettaDonazione di Costantino (con cui la Chiesa, per secoli, ha preteso di giustificare il suo potere temporale con una legge costantiniana) è stata già da lungo tempo dimostrata falsa, ma il documento è di considerevole antichità e, secondo Döllinger, venne redatto a Roma tra il752 e il777. Era certamente noto apapa Adriano I nel778 e venne inserito nei falsi decreti verso la metà del secolo seguente. La leggendaria relazione di Silvestro con Costantino ottenne comunque l'effetto voluto, e fu importante nelMedioevo per sostenere le basi storiche del potere temporale della Chiesa.Papa Innocenzo IV, nel1248, fece addirittura affrescare la leggenda della "donazione" in una cappella dellabasilica dei Santi Quattro Coronati, in Roma: probabilmente era in buona fede convinto della veridicità dell'avvenimento, che si rivelò comunque, ancora una volta, un ottimo mezzo di propaganda a dimostrazione della superiorità della Chiesa rispetto all'impero.[6][7]
Silvestro ammansisce il drago nellaLegenda Aurea (1497)
La leggenda più popolare narra che un terribile drago viveva in una caverna sul Palatino, vicino a un lago stagnante. Questo drago con il suo alito pestifero era in grado di uccidere tutti i passanti. Papa Silvestro, che aveva già sconfitto un'altra belva simile a Poggio Catino, per porre fine alla strage, si recò presso la tana del mostro. Disarmato, con il solo crocifisso in mano, alla vista del drago Silvestro invocò l'aiuto della Vergine e il drago divenne mansueto, al punto che il Papa lo poté legare con un filo della sua veste e portare al guinzaglio come un cagnolino al cospetto dei cittadini romani, che lo uccisero. I sacerdoti pagani, colpiti dal prodigio, si convertirono. Il corpo del drago fu trascinato nel Foro Romano e seppellito nel tempio di Castore e Polluce. Papa Silvestro ordinò di edificare nei pressi lachiesa di Santa Maria Liberatrice, o anche Santa Maria libera nos a poenis inferni.
SecondoClaudio Rendina[8], l'agiografia cristiana ha costruito a posteriori (quando la Chiesa era diventata una potenza politica oltre che spirituale) la personalità di Silvestro come figura esemplare di cristiano, forse nel tentativo di recuperare una figura opaca per restituirle, a forza, una dimensione di parità, se non di superiorità, con l'imperatore.
^Sul donatismo si veda ancheEdward Gibbon,Decadenza e caduta dell'Impero Romano, cap. XXI.
^Secondo il "Liber pontificalis", il nomedomenica, "giorno del Signore", è stato attribuito da Silvestro.
^L'ultima scena dell'affresco raffigura infatti Costantino che, in ginocchio, consegna a Silvestro la tiara del potere imperiale.
^Nelfolclore recente d'Italia si trovano alcune storie che corrispondono a questa leggenda; il canto sicilianoLu Santu Papa Silvestru, presentato nel volume di fiabe raccolte daGiuseppe Pitrè ne è un esempio.