Angelo Giuseppe Roncalli[5] nacque in viaBrusicco, 42, aSotto il Monte (oggiSotto il Monte Giovanni XXIII), un piccolo paese dellaprovincia di Bergamo, il 25 novembre1881, da Giovanni Battista Roncalli (1854-1935) e da Marianna Mazzola (1855-1939), quarto di tredici fratelli: Caterina (1877-1883), Teresa (1879-1954), Ancilla (1880-1953), Zaverio (1883-1976), Maria (1884-1955), Assunta (1886-1980), Domenico (1888-1888), Alfredo (1889-1972), Giovanni Francesco (1891-1956), Enrica (1893-1918), Giuseppe (1894-1981) e Luigi (1896-1898).[6]
Durante la permanenza a Roma, partecipando nel 1903 ai funerali del cardinaleLucido Maria Parocchi, ebbe a scrivere: "Se io possedessi la scienza e la virtù sua, io potrei ben chiamarmi soddisfatto". Da ragazzo, e durante il seminario, manifestò la venerazione per la Vergine con numerosi pellegrinaggi alsantuario della Madonna del Bosco aImbersago[9]. Nel1901 era stato coscritto e arruolato nel73º Reggimento fanteria, brigata Lombardia, di stanza a Bergamo.
Nel1905, il nuovovescovo diBergamo,Giacomo Radini-Tedeschi, lo nominò suo segretario personale.Don Roncalli si segnalò per la dedizione, la discrezione e l'efficienza. A sua volta Radini-Tedeschi rimarrà sempre guida ed esempio per Angelo Roncalli.[senza fonte] La personalità di questo vescovo riuscirà a sensibilizzare Roncalli a nuove idee e movimenti della Chiesa del tempo, rendendolo sensibile alla questione sociale, in un'epoca in cui valeva ancora ilnon expedit che, dopo il 1861, impediva ai cattolici di impegnarsi in politica. In particolare Radini-Tedeschi e Roncalli saranno figure fondamentali nellosciopero di Ranica (BG) del 1909, tanto che saranno anche messi sotto accusa dalSant'Uffizio, salvo poi uscirne indenni[10].
Roncalli restò al fianco di Radini-Tedeschi fino alla morte di questi, il 22 agosto1914; durante questo periodo si dedicò inoltre all'insegnamento dellastoria della Chiesa presso il seminario di Bergamo. Si contraddistinse anche nel lavoro di ricerca storica sulla diocesi, lavorando sull'edizione critica degli atti della visita apostolica a Bergamo diSan Carlo Borromeo.
L'avvento delfascismo non trovò monsignor Roncalli particolarmente favorevole: alle ultime elezioni che si tennero con liste contrapposte (1924), dichiarò alla famiglia che sarebbe rimasto fedele al Partito Popolare. Il suo giudizio suMussolini è tendenzialmente negativo, pur nella consueta moderazione dei toni: «La salute dell'Italia non può venire neanche da Mussolini, per quanto sia un uomo d'ingegno. I suoi fini sono forse buoni e retti, ma i mezzi sono iniqui e contrari alla legge del Vangelo»[13].
Nel1925papa Pio XI lo nominòvisitatore apostolico inBulgaria, elevandolo alla dignità episcopale e affidandogli la sede titolare,pro illa vice con titolo arcivescovile, diAreopoli.[14] Si trattava di una diocesi antica dellaPalestina, un tempo chiamatain partibus infidelium, ossia unaSede titolare, che viene assegnata per attribuire il rango di vescovo - in questo caso a Roncalli - senza dovere affidare al prescelto le cure pastorali di una diocesi effettiva. Roncalli scelse comemotto episcopaleOboedientia et pax ("Ubbidienza e pace" initaliano), frase che divenne il simbolo del suo operato e che aveva ripreso dal motto del cardinaleCesare BaronioPax et oboedientia.[15]
Laconsacrazione episcopale, presieduta dalcardinaleGiovanni Tacci Porcelli, Segretario della Congregazione Orientale, si tenne il 19 marzo1925 a Roma nellachiesa di San Carlo al Corso. Inizialmente il suo ministero in Bulgaria doveva durare solo qualche mese, per espletare cinque compiti: visitare tutte le comunità cattoliche del regno (cosa che fece dal maggio al settembre 1925); risolvere il conflitto nella Diocesi di Nicopoli tra don Karl Raev e il vescovopassionista monsignor Damian Theelen (cosa che realizzò nei primissimi mesi); promuovere e avviare un seminario nazionale per la formazione di sacerdoti locali (cosa che non riuscì mai a ottenere); riorganizzare la comunità dirito orientale (cosa che realizzò nel 1926, con l'ordinazione del primo esarca, monsignor Kirill Kurtev); avviare le relazioni diplomatiche con la corte e il governo, in vista di una piena rappresentanza della Santa Sede (lavoro che portò alla creazione, il 26 settembre 1931, della Delegazione Apostolica). Per diversi motivi i previsti pochi mesi diventarono dieci anni e così monsignor Roncalli ebbe occasione di inserirsi più profondamente nella vita del popolo bulgaro, di cui imparò anche la lingua. Si ritrovò anche in contatto con la maggioranzaortodossa della popolazione, nei confronti della quale dimostrò una particolare carità, sempre nell'ambito dell'ideale unionista, senza alcuna anticipazione ecumenica.
In seguito dovette occuparsi del matrimonio tra il re bulgaroBoris III, ortodosso, e la figlia del re d'ItaliaVittorio Emanuele III,Giovanna di Savoia.Papa Pio XI aveva infatti concesso la dispensa per il matrimonio di religione mista, a condizione che lo sposalizio non venisse ripetuto nella Chiesa ortodossa e che l'eventuale prole fosse battezzata ed educata cattolicamente. Dopo la cerimonia cattolica, celebrata adAssisi il 25 ottobre1930, il 31 ottobre la coppia reale, pur senza rinnovare il consenso matrimoniale, diede a intendere al popolo bulgaro di aver ripetuto il connubio nella cattedrale ortodossa diSofia. La profonda irritazione di papa Pio XI per l'accaduto diede luogo a una solenne protesta papale. Ilbattesimo ortodosso dei figli della coppia, a partire da quello di Maria Luisa nel gennaio del1933, diede spunto a ulteriore indignazione, che prese la forma di nuova pubblica protesta pontificia.
Questo periodo della vita di Roncalli, che coincise con laseconda guerra mondiale, è ricordato in particolare per i suoi interventi a favore degliebrei in fuga dagli stati europei occupati dainazisti. Roncalli strinse uno stretto rapporto con l'ambasciatore diGermania adAnkara, il cattolicoFranz von Papen, ex vice-cancelliere delReich, pregandolo di adoperarsi in favore degli ebrei. Così testimonierà l'ambasciatore tedesco: «Andavo a Messa da lui nella delegazione apostolica. Parlavamo del modo migliore per garantire la neutralità della Turchia. Eravamo amici. Io gli passavo soldi, vestiti, cibo, medicine per gli ebrei che si rivolgevano a lui, arrivando scalzi e nudi dalle nazioni dell'est europeo, man mano che venivano occupate dalle forze del Reich. Credo che 24.000 ebrei siano stati aiutati a quel modo»[16].
Durante la guerra una nave piena di bambini ebrei tedeschi, fortunatamente sfuggita a ogni controllo, giunse al porto di Istanbul. Secondo le regole dellaneutralità, la Turchia avrebbe dovuto rimandare quei bambini in Germania, dove sarebbero stati avviati aicampi di sterminio. Monsignor Roncalli invece si adoperò giorno e notte per la loro salvezza e, alla fine - grazie anche alla sua amicizia con von Papen - i bambini furono salvati[16].
Nel luglio del1943 Roncalli scrisse sul diario: «La notizia più grave del giorno è il ritiro diMussolini dal potere. L'accolgo con molta calma. Il gesto del Duce lo credo atto di saggezza, che gli fa onore. No, io non getterò pietre contro di lui. Anche per luisic transit gloria mundi. Ma il gran bene che lui ha fatto all'Italia resta. Il ritirarsi così è espiazione di qualche suo errore.Dominus parcat illi (Dio abbia pietà di lui)»[17].
Nel1944papa Pio XII nominò monsignor Roncallinunzio apostolico aParigi. Nel frattempo, con l'occupazione tedesca dell'Ungheria, erano incominciate le deportazioni e le esecuzioni di massa anche in quel Paese. La collaborazione del nunzio apostolico e del diplomatico svedeseRaoul Wallenberg consentì a migliaia di ebrei di evitare le camere a gas. Venuto a conoscenza - grazie a Wallenberg - che migliaia di ebrei erano riusciti a varcare il confine dell'Ungheria e rifugiarsi inBulgaria, Roncalli scrisse una lettera a re Boris III (riconoscente verso il nunzio, che aveva fatto celebrare il suo matrimonio, nonostante le difficoltà frapposte da Pio XI), pregandolo di non cedere all'ultimatum diAdolf Hitler che aveva ordinato di rispedire indietro i profughi.
I vagoni con gli ebrei erano già al confine, ma il re annullò l'ordine di deportazione. Una ricerca portata avanti dalla Fondazione Wallenberg e dal Comitato Roncalli, con la partecipazione di alcuni storici, ha messo in luce che il nunzio apostolico, approfittando delle sue prerogative diplomatiche, provvide a inviare agli ebrei ungheresi falsi certificati di battesimo[18] e d'immigrazione per laPalestina, dove infine giunsero. Il suo intervento si estese a favore degli ebrei di Slovacchia e Bulgaria e si moltiplicò per molte altre vittime del nazismo.[19] Per questo la International Raoul Wallenberg Foundation, sin dal settembre 2000, ha chiesto formalmente alloYad Vashem diGerusalemme di inserire il nome di Angelo Giuseppe Roncalli nell'elenco deiGiusti tra le nazioni.[20][21][22]
Fra i maggiori successi diplomatici a Parigi si segnala la riduzione del numero di vescovi di cui il governo francese reclamava l'epurazione in quanto compromessi con laFrancia di Vichy. Roncalli riuscì a fare sì che Pio XII fosse costretto ad accettare soltanto le dimissioni di tre vescovi (quelli diMende,Aix eArras), oltre quelle di un vescovo ausiliare diParigi e di tre vicari apostolici delle colonie d'Oltremare. Quando, nel1953, Roncalli fu creato cardinale, il presidente franceseVincent Auriol[23] (benchésocialista e notoriamenteateo) reclamò un antico privilegio riservato aimonarchi francesi e gli impose personalmente laberretta cardinalizia durante una cerimonia alPalazzo dell'Eliseo (lo stesso Presidente francese gli conferì la Gran Croce dellaLegion d'onore dellaRepubblica francese il 14 gennaio1953).[24]
Roncallipatriarca di Venezia in visita ai magazziniStanda di Campo San LucaVenezia, lapide sul palazzo patriarcale
Nel1953 venne creato cardinale da papa Pio XII, nelconcistoro del 12 gennaio di quell'anno, e fu nominatopatriarca di Venezia, dove poté esercitare quel lavoro pastorale immediato, a stretto contatto con i sacerdoti e il popolo, che aveva desiderato fin dal giorno dell'ordinazione sacerdotale. Il nuovo Patriarca condusse una vita modesta, evitando barriere formali con fedeli e sconosciuti; faceva spesso lunghe passeggiate per lecalli e icampielli, accompagnato dal nuovo segretario donLoris Francesco Capovilla (poi arcivescovo e cardinale) e dal maggiordomo Guido Gusso[25], fermandosi a conversare indialetto con igondolieri. Chiunque poteva andare a trovarlo nella dimora patriarcale perché, fece sapere, "chiunque può aver bisogno di confessarsi e non potrei rifiutare le confidenze di un'anima in pena". Secondo un'espressione testuale attribuita da un giornale a un veneziano, "riceveva senza tante storie anche l'ultimo degli straccioni".
Durante questo periodo si segnalò per alcuni gesti di apertura: fra i tanti va ricordato il messaggio che inviò al Congresso delPSI, quando il 6 febbraio1957 i socialisti si riunirono nella città lagunare. Ciò nonostante, non rinnegò mai la continuità con le posizioni storiche della Chiesa nei confronti delle sfide quotidiane:Jean Guitton,accademico di Francia e osservatore laico alConcilio Vaticano II, ricorda che, come riportato in una rivista del 2 gennaio1957, Angelo Roncalli individuava le «cinque piaghe d'oggi del Crocifisso» nell'imperialismo, nelmarxismo, nella democrazia progressista, nellamassoneria e nellaicismo[26].
A Venezia Roncalli non abbandonò l'impegno apostolico ecumenico già esercitato nelle sue missioni in Oriente: proseguirono, infatti i suoi contatti con i "fratelli separati" e partecipò ogni anno all'Ottava per l'Unità delle Chiese con omelie e conferenze.
Alla sua partenza per il conclave del 1958, per la morte diPio XII, una grande folla l'accompagnò alla stazione facendogli a gran voce gli auguri di buon viaggio e di buon lavoro.
Il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli,patriarca di Venezia, prima di essere eletto papa
Il 28 ottobre 1958 Roncalli fu eletto papa, scegliendo il nome pontificale diGiovanni XXIII, che nella forma curiale e arcaica di allora, e da egli stesso preferita, si pronunciavaGiovanni vigesimoterzo (dal latinovigesimus, "ventesimo")[27]. Il successivo 4 novembre fu incoronato 261º pontefice.
Si ritiene che la sua età avanzata (76 anni all'epoca dell'elezione) unita alla sua personale modestia siano stati tra i principali motivi di scelta da parte delcollegio cardinalizio, orientato a eleggere «un papa di transizione»[28][29]. Giunse inaspettato, invece, che il calore umano, il buon umore e la gentilezza di Giovanni XXIII, oltre alla sua esperienza diplomatica, conquistarono l'affetto di tutto il mondo cattolico e la stima dei non cattolici.
Molti cardinali si accorsero che Roncalli non era ciò che si aspettavano fin dalla scelta del nome pontificale:Giovanni era un nome che nessun papa adottava da secoli; anzi, l'ultimo a detenerlo era stato unantipapa, appuntoGiovanni XXIII, durante ilGrande Scisma d'Occidente.
Accadde anche un fatto che non succedeva dall'elezione diPio IX: al momento dell'apertura dellaCappella Sistina per l'ingresso di monsignorAlberto di Jorio, segretario del Conclave, quando il prelato si inginocchiò in segno di omaggio davanti a Roncalli, egli (ancora vestito degli abiti cardinalizi) si tolse lo zucchetto e glielo posò in testa, fra la sorpresa dei cardinali presenti. Essi si accorsero, già da ciò, che il nuovo pontefice sarebbe stato un uomo di sorprese e non un "vecchietto accomodante"[30]. Scelse comeAiutante di camera Guido Gusso[25] e come segretario privato monsignorLoris Francesco Capovilla, che già lo assistevano quando era patriarca di Venezia. Gusso e Capovilla sono rimasti, dopo la morte di Roncalli, fedeli custodi della sua memoria[31].
Quando il cardinale Roncalli fu eletto, ci fu una piccola controversia per decidere se dovesse essere chiamato Giovanni XXIII oppure Giovanni XXIV. Lui stesso scelse la prima ipotesi, chiudendo la questione. La decisione di non assumere il numerale XXIV valeva come conferma dello stato di antipapa al precedenteGiovanni XXIII.
La scelta era stata in un certo senso già presa sabato 27 settembre1958 aLodi, dove il cardinale Roncalli, in veste dilegato pontificio per le celebrazioni dell'ottavo centenario di rifondazione della città, accolto dal vescovoTarcisio Vincenzo Benedetti, visitò la quadreria della Sala Gialla delpalazzo vescovile soffermandosi davanti a un quadro che ritraeva un papa in posa benedicente. Avendo chiesto di chi si trattasse e sentendosi rispondere "Giovanni XXIII", Roncalli fece notare bonariamente che non conveniva tenere in un palazzo vescovile il quadro di un antipapa. Di fronte all'imbarazzo dei presenti (primo tra tutti il vescovo Benedetti), Roncalli comunque precisò: "Fu un antipapa, ma ebbe il merito di indire ilConcilio di Costanza, che restituì l'unità alla Chiesa dopo loScisma d'Occidente"[32].
Nessuno immaginava che un mese dopo sarebbe toccato proprio a Roncalli troncare definitivamente la questione scegliendo di farsi chiamare Giovanni ed assumendo l'ordinale XXIII. Anni dopo si scoprì che quel quadro, tuttora conservato nel palazzo vescovile di Lodi, ritraeva in realtàpapa Pio VI e non l'antipapa Giovanni XXIII.[33]
Di rosso, alla fascia d'argento, alla torre al naturale chiusa e finestrata di nero attraversante sul tutto e accostata in capo da due gigli d'argento, col capo patriarcale di Venezia: d'argento, al leone alato passante, guardante e nimbato, tenente con la branca anteriore destra un libro aperto recante la scritta PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS, il tutto d'oro.
Essendo di umili origini, papa Giovanni XXIII non disponeva di uno stemma di famiglia. Quando dovette scegliere un'arma, il sacerdote Roncalli scelse lo stemma della sua città natale, Sotto il Monte. Come patriarca, Roncalli seguì la tradizione veneziana di porre illeone di San Marco in capo al suo scudo, simbolo che intese conservare anche nel suo stemma come pontefice, sull'esempio di quanto aveva fattoPio X, anch'egli patriarca di Venezia prima di essere eletto pontefice. Al suo araldista, mons. Bruno Bernhard Heim, Giovanni XXIII chiese solo di rendere "meno feroce e più umano" il leone di San Marco in capo al suo stemma, rendendo meno visibili denti ed artigli.
Allo stemma di papa Giovanni XXIII, in riconoscenza, si rifà anche quello che fu del suo segretario personale, il cardinalLoris Capovilla.
Giovanni XXIII con latiara papaleGiovanni XXIII in visita ai detenuti del carcere romano diRegina Coeli
Il primo atto di papa Giovanni XXIII fu la nomina di monsignorDomenico Tardini asegretario di Stato, una carica che il suo predecessore aveva lasciato vacante sin dal1944.
Nel dicembre1958 provvide a integrare ilCollegio cardinalizio che, a causa dei rariconcistori dipapa Pio XII, si era molto ridotto. Il primo cardinale da lui creato fu l'arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, che gli succederà sul soglio pontificio con il nome diPaolo VI. Parimenti creò cardinale anche il segretario di Stato Tardini.
In quattro anni e mezzo Giovanni XXIII creò cinquantadue nuovicardinali, superando il tetto massimo di settanta cardinali in totale, fissato nel XVI secolo dapapa Sisto V. Nelconcistoro del 28 marzo1960 nominò il primo cardinalenero, il tanzanianoLaurean Rugambwa, il primo cardinale giapponese,Peter Tatsuo Doi e il primo cardinale filippino,Rufino Jiao Santos. Il 6 maggio1962, elevò agli altari anche il primo santomulatto,Martín de Porres, il cui iter canonico era incominciato nel 1660 e poi interrotto[34].
Un tratto distintivo del suo pontificato furono i «fuori programma», spesso coinvolgenti per i convenuti. Essi riempirono quel vuoto di contatto con il popolo che i precedenti pontefici avevano perseguito con la comunicazione distante del "Vicario di Cristo in Terra" e preservato in virtù di un ruolo immanentista e dogmatico del papa, ormai sorpassato. Per il primoNatale da papa, Giovanni XXIII visitò e benedisse i bambini malati dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, alcuni dei quali furono talmente sorpresi che lo scambiarono perBabbo Natale[35].
Il giorno successivo, memoria liturgica disanto Stefano protomartire, visitò i detenuti nel carcere romano diRegina Coeli, dicendo loro: «Non potete venire da me, così io vengo da voi... Dunque eccomi qua, sono venuto, m'avete visto;ho messo i miei occhi nei vostri occhi, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore... La prima lettera che scriverete a casa deve portare la notizia che il papa è stato da voi e si impegna a pregare per i vostri familiari». Accarezzò quindi il capo di un recluso che gli si inginocchiò davanti, domandandogli se «le parole di speranza che lei ha pronunciato valgono anche per me»[36].
In totale si contano 152 uscite di papa Giovanni dalle mura del Vaticano; egli adottò l'abitudine della visita domenicale alle parrocchie romane[37].
Novant'anni dopo ilConcilio Vaticano I, fra lo stupore dei suoi consiglieri e vincendo le resistenze della parte conservatrice dellaCuria, annunciò:
«Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri! Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l'Urbe, e di un Concilio ecumenico per la Chiesa universale.»
In aggiunta all'ecumenismo della proposta conciliare, Giovanni XXIII perseguì rapporti fraterni con i rappresentanti di diverse confessioni cristiane e non cristiane, in particolar modo con il pastore David J. Du Plessis, ministro pentecostale della Chiesa Cristiana Evangelica delle Assemblee di Dio. Ilvenerdì santo del1959, senza alcun preavviso, diede ordine di rimuovere dalla preghieraPro Judaeis, tradizionalmente recitata in quel giorno durante la liturgia solenne, la dizione chedefiniva "perfidi" gli ebrei. Questo gesto fu considerato un primo passo verso il riavvicinamento tra le due religioni e indusseJules Isaac, direttore dell'Associazione "Amicizia ebraico-cristiana" a chiedere un'udienza al Papa, che venne accordata il 13 giugno1960[39].
Giovanni XXIII saluta gli atleti convenuti in piazza San Pietro per le Olimpiadi
Il 24 agosto 1960, alla vigilia dell'inizio deiGiochi della XVII Olimpiade, il Papa pronunciò un discorso inpiazza San Pietro rivolto a tutti gli atleti partecipanti alle Olimpiadi e impartì la benedizione apostolica sui presenti. Il 2 dicembre1960 Giovanni XXIII incontrò in Vaticano, per circa un'ora,Geoffrey Francis Fisher,arcivescovo di Canterbury. Fu la prima volta in oltre 400 anni che un capo dellaChiesa anglicana visitava il papa. Il 12 agosto 1961, a seguito della morte del cardinale Tardini, nominò segretario di Stato il cardinaleAmleto Giovanni Cicognani.
Il 17 ottobre1961, in occasione dell'anniversario delrastrellamento del ghetto di Roma, papa Giovanni XXIII ricevette in Vaticano un gruppo di centotrenta ebrei provenienti dagliStati Uniti per ringraziarlo per la sua opera a favore del popolo ebraico, prima e dopo il secondo conflitto mondiale, e li accolse con le parole bibliche: «Io sono Giuseppe, vostro fratello»[40], in riferimento (oltre che al proprio nome di battesimo) all'incontro inEgitto e alla riconciliazione tra il patriarcaGiuseppe e i suoiundici fratelli che, in gioventù, lo avevano perseguitato[41].
Il 3 gennaio 1962 si diffuse la notizia che papa Giovanni XXIII avessescomunicatoFidel Castro dando seguito al decreto del 1949 dipapa Pio XII che vietava ai cattolici di appoggiare i governi comunisti. A parlare di scomunica fu l'arcivescovoDino Staffa, in quel momento segretario della Congregazione per i seminari, che in base ai suoi studi didiritto canonico la considerava già operatade facto se nonde jure[42]; inoltre altri importanti esponenti della curia volevano con questa mossa lanciare un segnale ostile alcentro-sinistra allora nascente inItalia[43]. L'autorevolezza di tali voci fece in modo che la leggenda della scomunica non venisse smentita dal papa (che però ne fu molto dispiaciuto[43]) e che fosse creduta da tutti, anche da Castro stesso, che aveva precedentemente abbandonato la fedecattolica e che lo considerò un evento di scarse conseguenze poiché, per sua stessa ammissione, non era mai stato credente.[44] In realtà tale atto non è stato mai effettuato dal pontefice, come ha rivelato il 28 marzo 2012 l'allora segretario monsignorLoris Capovilla, secondo cui la parola "scomunica" non faceva parte del vocabolario del "Papa buono"[43]. A testimonianza di quanto dichiarato vi è il diario di Giovanni XXIII in cui il papa non accenna al provvedimento né il 3 gennaio 1962 (data in cui parla solamente delle sue udienze) né in altre date[43].
Nello stesso 1962, ilSant'Uffizio, presieduto dal cardinaleAlfredo Ottaviani, redasse ilCrimen sollicitationis, con l'avallo di papa Giovanni: un documento diretto a tutti i vescovi del globo, che stabilisce le pene da comminare secondo ildiritto canonico nelle cause disollicitatio ad turpia (latino, «provocazione a cose turpi»), cioè quando un chierico (presbitero o vescovo) veniva accusato di usare il sacramento dellaconfessione per fareavance sessuali ai penitenti. In esso fu prevista, per gli episodi più gravi, lascomunica per coloro che non vi si fossero attenuti.
Il 7 marzo1963, tra lo stupore generale, concesse udienza a Rada Chruščёva, figlia delsegretario generale del PCUSNikita Chruščёv, e a suo marito Alexei Adžubej: essi gli riportarono l'apprezzamento del leader sovietico per le iniziative del papa in favore della pace, lasciando intendere la disponibilità per lo stabilimento di relazioni diplomatiche tra il Vaticano e l'Unione Sovietica. In risposta Giovanni XXIII evidenziò la necessità di procedere per tappe in tale direzione, temendo che un tale passo, se troppo affrettato, non sarebbe stato condiviso dall'opinione pubblica[45].
Mentre i suoi consiglieri pensavano a tempi lunghi (almeno un decennio) per i preparativi, Giovanni XXIII programmò e organizzò in pochi mesi ilConcilio Vaticano II. Il 25 dicembre 1961 firmò ufficialmente la Bolla d'IndizioneHumanae Salutis, e indicò la finalità del Concilio nella ricerca dell'unità e nella pace del mondo.[46]
Il 4 ottobre1962, a una settimana dall'inizio delConcilio Vaticano II, Giovanni XXIII si recò in pellegrinaggio aLoreto eAssisi per affidare le sorti dell'imminente Concilio allaMadonna e aSan Francesco (Roncalli era dall'età di 14 anni terziario francescano). Per la prima volta dall'unità d'Italia un papa uscì dai confini di Roma e dintorni. Il breve tragitto costituì l'esempio di papa pellegrino che fu poi seguito dai suoi successori (Paolo VI,Giovanni Paolo II, ecc.). La gente accolse l'iniziativa affollando a dismisura le varie stazioni dove sostò il treno papale e i duesantuari meta del tragitto (adAssisi i frati salirono persino sui tetti antistanti la basilica).
Giovanni XXIII presiede la cerimonia di apertura del Concilio Vaticano II nella Basilica di San Pietro
Il Concilio fu aperto ufficialmente l'11 ottobre1962 all'interno dellabasilica di San Pietro in Vaticano con una cerimonia solenne. In tale occasione Giovanni XXIII pronunciò il discorsoGaudet Mater Ecclesia (Gioisce la Madre Chiesa) nel quale indicò quale fosse lo scopo principale del concilio:
«[...] occorre che questadottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione.»
(Papa Giovanni XXIII – Discorso per la solenne apertura del SS. Concilio, 11 ottobre1962[47])
Il concilio si caratterizzò pertanto subito per una marcata natura "pastorale": si vollero interpretare i "segni dei tempi" (Matteo 16, 3[48]); la Chiesa avrebbe dovuto riprendere a parlare con il mondo, anziché arroccarsi su posizioni difensive.
Nello stesso discorso Roncalli si rivolse anche ai «profeti di sventura»:[47]
«Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa»
Nel corso dell'ultimo secolo la Chiesa cattolica daeurocentrica si era andata caratterizzando sempre più come una Chiesa universale, soprattutto grazie alle attivitàmissionarie avviate durante ilpontificato diPio XI. Il Concilio fu la prima vera occasione affinché le realtà ecclesiali fino a quel momento rimaste ai margini della Chiesa potessero farsi conoscere.
La diversità non era più rappresentata dalle soleChiese cattoliche di rito orientale, ma anche dalle Chieselatino-americane eafricane, che chiedevano maggiore considerazione per la loro "diversità". Non solo: al Concilio parteciparono per la prima volta, in qualità di osservatori, anche esponenti delle altre confessioni cristiane diverse da quella cattolica, come ad esempio quelle ortodosse e protestanti.
Moneta commemorativa dell'apertura del Concilio Vaticano II, 100lire, tiratura 200.000 pezzi, 1962
DalConcilio Vaticano II, che Giovanni XXIII non vide terminare, si sarebbero prodotti negli anni successivi fondamentali cambiamenti che avrebbero dato una nuova connotazione alcattolicesimo moderno; gli effetti più immediatamente visibili consistettero nellariforma liturgica del rito romano[49], in un nuovoecumenismo[50] e in un nuovo approccio al mondo e alla modernità[51].
Uno dei più celebri discorsi di papa Giovanni è quello noto come "discorso della luna". In occasione della serata di apertura del Concilio, piazza San Pietro era gremita di fedeli radunati per una fiaccolata di preghiera indetta dall'Azione Cattolica. Chiamato a gran voce, Roncalli decise di affacciarsi, per benedire i presenti. Poi decise di pronunciare a braccio un discorso semplice, dolce e poetico, con un particolare richiamo alla luna, contenente elementi del tutto innovativi:
«Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera - osservatela in alto - a guardare a questo spettacolo.»
Salutò i fedeli della diocesi di Roma, essendone vescovo, e compì un atto di umiltà probabilmente senza precedenti, asserendo, tra le altre cose:
«La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità è grazia di Dio (..)
(...) Facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al cielo, e davanti alla terra: fede, speranza, carità, amore di Dio, amore dei fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del bene.»
Particolarmente famose sono le frasi finali, improntate sulla linea dell'umiltà:
«Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza.»
Pochi giorni dopo l'apertura delConcilio ecumenico, il mondo sembra precipitare nel baratro di un conflitto nucleare. Il 22 ottobre1962, ilpresidente degli Stati Uniti d'AmericaJohn F. Kennedy annuncia alla nazione la presenza di installazioni missilistiche aCuba e l'avvicinamento all'isola di alcune navi sovietiche con a bordo le testate nucleari per l'armamento dei missili. Il Presidente statunitense impone unblocco navale militare a 800 miglia dall'isola, ordinando agli equipaggi di essere pronti a ogni eventualità, ma le navi sovietiche sembrano intenzionate a forzare il blocco.
Di fronte alla drammaticità della situazione, il Papa sente la necessità di agire per la pace. Il25 ottobre successivo, allaRadio Vaticana, rivolge "a tutti gli uomini di buona volontà" un messaggio in lingua francese, già consegnato - in precedenza - all'ambasciatore degli Stati Uniti presso la santa Sede e ai rappresentanti dell'Unione Sovietica:
«Alla Chiesa sta a cuore più d'ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera senza stancarsi mai, a consolidare questi beni. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere. Oggi noi rinnoviamo questo appello accorato e supplichiamo i Capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell'umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace: così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventevoli conseguenze. Continuino a trattare. Sì, questa disposizione leale e aperta ha grande valore di testimonianza per la coscienza di ciascuno e in faccia alla storia. Promuovere, favorire, accettare trattative, ad ogni livello e in ogni tempo, è norma di saggezza e prudenza, che attira le benedizioni del Cielo e della terra[52].»
Il messaggio suscita consenso in entrambe le parti in causa; alla fine la crisi rientra.
Non sono stati ancora pubblicati documenti sull'attività per la pace esercitata in quei giorni della diplomazia vaticana nei confronti del cattolico Kennedy e sull'Unione Sovietica, per tramite del governo italiano[53], presieduto dal democristianoAmintore Fanfani. È certo, peraltro, che il 27 ottobre alle ore 11:03, dopo nemmeno quarantotto ore dal radiomessaggio del Papa, giunge a Washington una proposta del leader sovieticoNikita Chruščёv concernente il ritorno in Patria delle navi sovietiche e lo smantellamento delle postazioni cubane in cambio del ritiro delle testate atomiche americane dallaTurchia e dall'Italia[54] (base di San Vito dei Normanni). Poiché in quella stessa mattinata, nella capitale degli Stati Uniti, era presenteEttore Bernabei, uomo di fiducia di Fanfani, già con l'incarico di consegnare al presidente Kennedy una nota del governo italiano con la quale si accettava il ritiro dei missili dalla base italiana[55], non è improbabile che la mediazione diplomatica sia stata abilmente concertata tra il Vaticano ePalazzo Chigi.
Il 28 ottobre gli Stati Uniti accettano la proposta sovietica.
L'importanza del passo compiuto dal Papa è testimoniata dal russo Anatoly Krasikov, nella biografia di Giovanni XXIII scritta da Marco Roncalli: "Resta curioso il fatto che negli Stati cattolici non si riesca a trovare traccia di una reazione ufficiale positiva, all'appello papale alla pace, mentre l'ateo Kruscev non ebbe il più piccolo momento di esitazione per ringraziare il Papa e per sottolineare il suo ruolo primario per la risoluzione di questa crisi che aveva portato il mondo sull'orlo dell'abisso"[56]. In data 15 dicembre1962, infatti, perveniva al Papa un biglietto di ringraziamento delleader sovietico del seguente tenore: "In occasione delle sante feste di Natale La prego di accettare gli auguri e le congratulazioni... per la sua costante lotta per la pace e la felicità e il benessere'[57]. La drammatica esperienza convince ancor più Giovanni XXIII a un rinnovato impegno per la pace. Da questa consapevolezza, nasce, nell'aprile del1963, la stesura dell'enciclicaPacem in Terris.
LaPacem in Terris resta tuttora un brano fondamentale della teologia cattolica sul versante della socialità, della vita civile e della cultura sociale occidentale (anche laica) del Novecento. È un testo la cui lettura, discretamente agevole, è necessaria per la comprensione di alcune tracce della politica vaticana e di quella occidentale.
Giovanni XXIII rivelò[58] che aveva affidato la composizione delle sue encicliche più famose, quelle di carattere sociale, a suoi collaboratori: nel caso dellaMater et Magistra fu lui stesso a confermarlo alla finestra di piazza San Pietro, precisando che il gruppo degli incaricati si era ritirato in Svizzera e lui ne aveva perduto le tracce. Per l'enciclicaPacem in Terris accadde lo stesso: ricevendo il primo ministro delBelgio,Théo Lefévre, che si complimentava per la pubblicazione del documento, gli confidò: «[...] A parte alcune righe che sono mie, tutto il resto è il frutto del lavoro di altri... Sono problemi che il Papa non può conoscere a fondo». Anche il giornale umoristico belgaPan riportò l'episodio.
È la prima enciclica che oltre al clero e ai fedeli cattolici si rivolge "a tutti gli uomini di buona volontà".
Letta nelle intitolazioni dei suoi capoversi, parrebbe un documento pressoché statutario e costituzionale, un'organica classificazione di diritti e doveri. Letta storicamente, invece, contiene elementi che valsero diforce de frappe per superare l'immobilismo nei rapporti idealistici fra Chiesa e Stati, allora praticamente stagnanti. Il richiamo alle necessità delloStato sociale, mentre nel mondo occidentale cominciavano a essere proposti schemi di capitalismo oltranzista sullo stile statunitense, giungeva in piena guerra fredda, con nazioni europee intente a pagare anche politicamente e amministrativamente i tributi della disfatta, e per questo più inclini a considerare (ciò che sarebbe stato anche strumento di facilitazione gestionale per i governi) riduzioni della spesa pubblica destinata all'assistenza sociale.
L'enciclica non andava verso proposte di Stato che da sociale potesse diveniresocialista, e puntava al ruolo di centralità dell'uomo, di libero pensiero e intendimento, ragione e motore delle scelte ideali e obiettivo della socialità. È opportuno riportare il punto 5:
«In una convivenza ordinata e feconda va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili»
La pace, oggetto fondamentale e dichiarato dell'enciclica, può sorgere solo dalla riconsiderazione, in sensoparticulare (umanistico) del valore del singolo individuo, che non può annientarsi al cospetto dei sistemi, siano essi capitalistici o socialisti. È la cosiddetta «terza via», nota anche come «via del buon senso», oggi riscoperta da sempre più persone e gruppi, ma definita già al tempo.
Tomba di Giovanni XXIII, nelleGrotte Vaticane, prima della beatificazioneTomba di Giovanni XXIII, nellabasilica di San Pietro in Vaticano. Il volto e le mani sono rivestiti da una pellicola di ceraParticolare del volto
Sin dal settembre1962, prima ancora dell'apertura delConcilio, Giovanni XXIII incominciò ad avvertire le avvisaglie di untumore dello stomaco, patologia che aveva già colpito alcuni membri della sua famiglia[59].
Pur visibilmente provato dal progredire del cancro, l'11 aprile 1963 il papa firmò e pubblicò l'enciclicaPacem in Terris e, un mese più tardi, l'11 maggio, ricevette dal presidente della Repubblica italianaAntonio Segni ilpremio Balzan per il suo impegno in favore della pace[60]. Questo fu il suo ultimo impegno ufficiale; l'ultima apparizione fu invece il 23 maggio, allorché in occasione della solennità dell'Ascensione si affacciò per l'ultima volta dalla finestra delPalazzo Apostolico per recitare ilRegina Coeli.
Il 31 maggio il quadro clinico del pontefice incominciò a precipitare: nel primo pomeriggio del 3 giugno gli venne riscontrata una febbre di circa 42°C. Seppur sempre più provato, Giovanni XXIII si mantenne lucido fino agli ultimi istanti, nei quali affidò le sue ultime parole al segretario particolare mons.Loris Francesco Capovilla:
«Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria»
Giovanni XXIII morì alle 19:49 del 3 giugno1963, all'età di 81 anni, mentre in piazza San Pietro volgeva al termine una messa di preghiera per lui[61].
Memore dell'esito disastroso dell'intervento praticato cinque anni prima sulla salma dipapa Pio XII, Roncalli si era raccomandato con il proprio medico di fiducia, il professorPietro Valdoni (direttore dell’istituto di chirurgia generale delPoliclinico Umberto I di Roma), affinché eventuali interventi conservativi sui suoi resti fossero condotti con perizia e criterio. Valdoni e l'anestesista Nicola Mazzoni contattarono alcuni esperti dimedicina legale eanatomia, fino ad arrivare al professor Gastone Lambertini, che presentò loro il quarantenne professor Gennaro Goglia, che da due anni andava perfezionando un metodo di conservazione cadaverica basato sull'iniezione nelle arterie principali di un liquido da lui inventato, allo scopo di sostituire il più possibile il sangue e i fluidi corporei.
La sera del 3 giugno Goglia venne chiamato in Vaticano e praticò l'intervento sulla salma del papa[62]; nei giorni seguenti tornò più volte a controllare che non insorgessero problemi.
L'indomani il corpo del papa, rivestito dei molteplici paramenti propri del lutto pontificio (mitria dorata,fanone papale,pallio,rocchetto,chiroteche,pantofole,dalmatiche,manipolo epianeta, il tutto di colore rosso), venne traslato nellabasilica di San Pietro ed esposto dinnanzi all'altare maggiore su un catafalco all'omaggio dei fedeli. Fu l'ultima occasione in cui il rito funebre pontificio ricorse a simili fasti; infatti cinque anni prima Roncalli stesso, nel commentare le esequie del predecessore, aveva - insieme con altri cardinali - aspramente criticato la spettacolarizzazione dell'insieme e la prolungata ostensione della salma (oltretutto il corpo di Pio XII era già in avanzato stato di decomposizione):
«[è sgradita ai cardinali] laobligata assistenza alla deposizione della salma nelle tre casse di prescrizione ed ugualmente sgradito il miserabile castello piantato nell’emiciclo della Confessione, da parere un palco per laghigliottina. Queste due operazioni non occorre che il granpublico vi assista. Una volta posto il velo bianco di seta sulla faccia del cadavere, il resto deve essere riservato a pochissimi testimonii.[63]»
La messa esequiale si celebrò in San Pietro il 6 giugno, dopodiché Giovanni XXIII venne sepolto in un sarcofago nelleGrotte Vaticane anche se in un suo autografo lasciò la sua volontà di essere sepolto al Laterano[64].
Per la prima volta durante i successivinovendiali non venne eretto iltumulo (il tradizionale catafalco di forma piramidale coperto di drappi neri e ornato da molti ceri votivi) dinnanzi all'altare maggiore di San Pietro.
Nel2000, all'atto della beatificazione, si procedette all'esumazione della salma, che fu trovata in un perfetto stato di conservazione (salvo annerimenti vari e lievi colliquazioni nelle parti declivi), a riprova della perizia dell'intervento praticato dal professor Goglia. Una volta praticati alcuni interventi conservativi, sul volto e sulle mani fu applicato uno strato conservativo di cera. Dopo la cerimonia di beatificazione e l'ostensione ai fedeli, la salma (rivestita inabito corale, concamauro emozzetta rosso-ermellinati) fu ricomposta in un'urna di vetro in un altare della navata destra dellabasilica di San Pietro.
Giovanni XXIII fu dichiaratobeato daGiovanni Paolo II il 3 settembre2000. Inizialmente fu stabilita come data della sua ricorrenza il3 giugno, giorno della sua morte, mentre lediocesi di Roma e diBergamo e l'arcidiocesi di Milano ne celebravano la memoria locale l'11 ottobre, anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre1962). A seguito della canonizzazione, è stata stabilita come unica data a livello universale l'11 ottobre[65].
In generale, ai fini dellabeatificazione, laChiesa cattolica ritiene necessario unmiracolo: nel caso di Giovanni XXIII, ha ritenuto miracolosa la guarigione improvvisa, avvenuta aNapoli il 25 maggio1966, di suor Caterina Capitani, delleFiglie della carità, affetta da unagastrite ulcerosa emorragica gravissima che l'aveva ridotta in fin di vita.Lasuora, dopo aver pregato papa Giovanni XXIII insieme con le consorelle, avrebbe avuto una sua visione, seguita dalla subitanea guarigione, dichiarata in seguito scientificamente inspiegabile dalla Consulta medica dellaCongregazione delle cause dei santi[2].Dal2000 numerose sono state le segnalazioni e i presunti miracoli[66].
Il 5 luglio2013papa Francesco ha firmato il decreto per lacanonizzazione di Giovanni XXIII e diGiovanni Paolo II che è avvenuta il 27 aprile2014,[3] prescindendo dai risultati del processo indetto dalla congregazione competente per la veridicità di un secondo miracolo[3][67].
Alla cerimonia inpiazza San Pietro, celebrata dapapa Francesco alla presenza delpapa emeritoBenedetto XVI, di ventiquattro capi di Stato, otto vicecapi, dieci capi di governo e 122 delegazioni straniere[68], ha partecipato circa un milione di fedeli, mentre sono state stimate in due miliardi le persone che hanno seguito l'evento inmondovisione[69][70]. Oltre ai maxischermi posti in chiese e piazze di tutto il mondo, per la prima volta nella storia un evento è stato trasmesso in diretta3D anche in più di 500 cinema di venti paesi[71][72] (in Italia è altresì andato in onda in tale formato sul canale a pagamentoSky 3D). L'evento è anche stato registrato inUltra HD 4K grazie alla collaborazione tra ilCentro Televisivo Vaticano,Sony eSky Italia[73].
Giovanni XXIII è comunemente soprannominato "Papa buono". L'attribuzione di tale appellativo si è palesata in particolare nel corso della visita del pontefice alla parrocchia diSan Tarcisio alQuarto Miglio, ladomenica delle palme del 17 marzo1963, occasione in cui, pur essendo in piena campagna elettorale, i segretari dei partiti politici decisero all'unanimità di eliminare gli striscioni propagandistici e di sostituirli con grandi lenzuoli su cui spiccava la dicitura «Evviva il papa buono».[74]
Il pontificato di Giovanni XXIII fu segnato da episodi ricordati dalla memoria popolare e da una vasta e celebre aneddotica. Un tratto distintivo e costante era la sua propensione alla battuta. Quando si recò al vicinoOspedale Santo Spirito per visitare un amico sacerdote ricoverato, suonò egli stesso alla porta delle suore, le quali aprirono senza chiedere chi fosse e si trovarono davanti il pontefice. La suora superiora si presentò con le parole: «Santo Padre... sono la Madre Superiora dello Spirito Santo!» e con prontezza di spirito, il papa rispose: «Beata lei, che carriera! Io sono solo ilservo dei servi di Dio!»[75].
Quando la moglie del Presidente degli Stati UnitiJacqueline Kennedy si recò in visita inVaticano per incontrare Roncalli, egli incominciò a provare le due formule di benvenuto che gli era stato consigliato di usare: «mrs Kennedy, madame» o «madame, mrs Kennedy». Quando la Kennedy arrivò, per il divertimento della stampa, abbandonò entrambe e le venne incontro appellandola semplicemente: «madame Jacqueline!»[76].
Papa Giovanni XXIII sulla copertina diTime nel 1963Nel1963 ilsettimanale statunitenseTime nominò Giovanni XXIIIPersona dell'anno1962 e, per l'occasione, pubblicò in copertina, a tutta pagina, l'immagine del pontefice[77].
La casa discograficaFonola ha inciso la voce di Giovanni XXIII sul 45 giriIl papa buono, 4054A-B.
Il registaErmanno Olmi, nel1965, ha sceneggiato e diretto il filmE venne un uomo, che racconta la storia della vita di papa Giovanni XXIII, conterraneo del regista bergamasco. Il protagonista del film èRod Steiger che interpreta la vita del pontefice senza impersonarlo in prima persona. Il regista utilizzò attori non professionisti nella parte di alcune figure caratteristiche della vita giovanile di Roncalli.
E venne un uomo è anche il titolo di una puntata andata in onda nel1997, deLa grande storia il programma di approfondimento storico diRai 3.
La voce di Roncalli nel cosiddetto discorso alla luna è tra quelle, tratte appunto da discorsi storici, campionate nella sigla del programma Rai “La storia siamo noi” di Giovanni Minoli.
Nel2015TV2000 ha mandato in onda due puntate dedicate a Giovanni XXIII della serie «Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII: Le vite, La storia, La santità»; la prima intitolata "La sapienza del cuore" e la seconda "Il seme del concilio".
Nello stesso anno laRai ha trasmesso il documentario di Antonia PillosioGiovanni XXIII - Il parroco del mondo, per "Italiani", programma di Rai Cultura a cura diPaolo Mieli. Il titolo riporta un altro epiteto di successo di papa Roncalli, poi riferito anche aGiovanni Paolo I epapa Francesco.
Il 3 gennaio2019, la rete televisivaNove ha mandato in onda il documentario «Giovanni XXIII - Roncalli, Il Papa buono», quarta puntata delle serie "I Grandi papi".
Hanno inciso dischi dedicati a papa Giovanni:
Ennio Morricone, colonna sonora della miniserieIl papa buono, di Ricky Tognazzi (cd album), Image Music IMG 5101362.
Aurelio Fierro,Padre buono (45 giri, parte I-II), King Universal AFK/R 57052.
Roby Facchinetti,Allelùia (cd singolo), Buena Suerte Records BSP 1020.
Bruno Dasi,Papa Giovanni il Papa della bontà (45 giri), GMSG 928.
Inoltre:
I coristi e orchestrali del ConservatorioGaetano Donizetti diBergamo hanno interpretato l'Inno a Giovanni XXIII, padre buono del gregge di Cristo, musica del Maestro Marco Frisina e testo della Fondazione Papa Giovanni XXIII[79].
I cantastorie Nino e Romano hanno cantatoIl valzer di Papa Giovanni. La vita di Angelo Roncalli, su testo di Alfonso Mazzucca e musica di Giuseppe Mazzucca[80].
Subito dopo la morte di papa Roncalli, il piccolo paese del bergamasco che gli diede i natali ha preso il nome diSotto il Monte Giovanni XXIII (DPR n. 1996 dell'8 novembre 1963); da allora è meta di numerosi pellegrinaggi. Oltre alla casa natale, particolarmente significativo è ilmuseo che monsignorLoris Francesco Capovilla, segretario particolare di Giovanni XXIII fin dai tempi del suo episcopato aVenezia, ha allestito dal1988 nella residenza di Ca' Maitino (sempre presso Sotto il Monte), dove Roncalli era solito recarsi per le sue ferie estive prima di essere eletto papa. Questo museo conserva innumerevoli cimeli appartenuti a Roncalli, fra i quali il letto su cui il pontefice spirò il 3 giugno1963 e l'altare della cappella privata.
Un'altra importante costruzione in memoria del papa è stata la realizzazione di un santuario in mezzo ad un grande prato situato da parte alla chiesa prepositurale di Sotto il Monte, ovvero la chiesa di S. Giovanni Battista. Il santuario è costituito da una statua di papa Roncalli alta circa 3 metri, realizzata in gesso (calco della statua in bronzo collocata sull'entrata del seminario di Bergamo) e posizionata sotto una tettoia in fabbricato edilizio. La particolarità di questo santuario è che è quasi totalmente circondato da delle grandi travi di ferro, sulle quali i fedeli che lo visitano, hanno la possibilità di attaccare targhette calamitate sui quali hanno scritto la grazia che vorrebbero ricevere dal papa.[83]
Il cardinale Cesare Baronio. Nel terzo centenario della sua morte, inLa Scuola Cattolica a. 36, s. 4, v. 12, gennaio 1908.
Note storiche intorno al santuario di S. Maria della Castagna presso Fontana (Bergamo), Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1910.
La Misericordia Maggiore di Bergamo e le altre istituzioni di beneficenza amministrate dalla Congregazione di Carità, Bergamo, Tipografia S. Alessandro, 1912.
In memoria di mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi vescovo di Bergamo, Bergamo, S. Alessandro, 1916.
Mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi vescovo di Bergamo. Note biografiche, Bergamo, S. Alessandro, 1923.
Gli atti della visita apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo (1575), a cura di, con la collaborazione diPietro Forno, Firenze, Olschki, 1936-1957.
Gli inizi del Seminario di Bergamo e s. Carlo Borromeo, Bergamo, S. Alessandro, 1939.
Padre Maestro Giuseppe Caneve dei frati minori conventuali. Parole di elogio pronunziate il dì 31 maggio 1943 sulla sua salma nella basilica di s. Antonio in pera da a. G. R, Padova, Tip. Della Provincia Patavina di S. Antonio, 1943.
Trilogia Marialis Lapurdensis. 1. Il centenario delle apparizioni. 2. La dedicazione del nuovo tempio. 3. La piccola veggente di Lourdes e il grande pontefice Pio X nella luce della loro santità, Venezia-Padova, Tip. del Santo, 1958.
Scritti e discorsi
I,1953-1954, Roma, Paoline, 1959.
II,1955-1956, Roma, Paoline, 1959.
III,1957-1958, Roma, Paoline, 1959.
IV,Foglie sparse degli anni 1953-1954-1955-1956-1957-1958, Roma, Paoline, 1962.
Scritti e discorsi di S. S. Giovanni XXIII nel 1958, Siena, Cantagalli, 1959.
Scritti e discorsi di S. S. Giovanni XXIII nel 1959, 6 voll., Siena, Cantagalli, 1959-1960.
Il cinema nella parola del Cardinale Roncalli, Roma, Ediz. dell'Ateneo, 1959.
Giovanni XXIII pastor et nauta. Vita, scritti e discorsi fino alla festa dell'Ascensione del 1959, Roma, Santoro, 1959.
La propagazione della fede nel mondo, Roma, Pontificia unione missionaria del clero, 1959.
Scritti e discorsi di S. S. Giovanni XXIII nel 1960, 6 voll., Siena, Cantagalli, 1960.
Discorsi, messaggi, colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII
I,Primo anno del pontificato. 28 ottobre 1958 - 28 ottobre 1959, Città del Vaticano, Tip. Poliglotta Vaticana, 1960.
II,Secondo anno del pontificato. 28 ottobre 1959 - 28 ottobre 1960, Città del Vaticano, Tip. Poliglotta Vaticana, 1961.
III,Terzo anno del pontificato. 28 ottobre 1960 - 28 ottobre 1961, Città del Vaticano, Tip. Poliglotta Vaticana, 1962.
IV,Quarto anno del pontificato. 28 ottobre 1961 - 28 ottobre 1962, Città del Vaticano, Tip. Poliglotta Vaticana, 1963.
V,Quinto anno del pontificato. 28 ottobre 1962 - 3 giugno 1963, Città del Vaticano, Tip. Poliglotta Vaticana, 1964.
VI,Indice delle materie contenute nei cinque volumi dei Discorsi, messaggi, colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII. 28 ottobre 1958-3 giugno 1963, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 1967.
Encicliche e discorsi, 5 voll., Roma, Paoline, 1961-1963.
Scritti e discorsi di S. S. Giovanni XXIII nel 1961, 6 voll., Siena, Cantagalli, 1961.
Scritti e discorsi di S. S. Giovanni XXIII nel 1962, 4 voll., Siena, Cantagalli, 1962.
Il giornale dell'anima e altri scritti di pietà, Roma, Storia e letteratura, 1962.
Breviario di papa Giovanni. Pensieri per ogni giorno dell'anno, Milano, Garzanti, 1966.
Edizione nazionale dei diari di Angelo Giuseppe Roncalli (Giovanni XXIII)
I,Il giornale dell'anima. Soliloqui, note e diari spirituali, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2003.ISBN 88-901107-0-8.
II,Nelle mani di Dio a servizio dell'uomo. I diari di don Roncalli, 1905-1925, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2008.ISBN 978-88-901107-5-7.
III,Tener da conto. Agendine di Bulgaria, 1925-1934, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2008.ISBN 978-88-96118-00-9.
IV,La mia vita in Oriente. Agende del delegato apostolico
IV.1,1935-1939, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2006.ISBN 88-901107-7-5.
IV.2,1940-1944, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2008.ISBN 978-88-96118-01-6.
V,Anni di Francia
V.1,Agende del nunzio, 1945-1948, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2004.ISBN 88-901107-1-6.
V.2,Agende del nunzio, 1949-1953, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2006.ISBN 88-901107-9-1.
VI,Pace e Vangelo. Agende del patriarca
VI.1,1953-1955, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2008.ISBN 978-88-901107-4-0.
VI.2,1956-1958, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2008.ISBN 978-88-901107-6-4.
VII,Pater amabilis. Agende del pontefice, 1958-1963, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2007.ISBN 978-88-901107-2-6.
L'11 maggio1963 gli è stato conferito ilpremio Balzan per l'umanità, la pace e la fratellanza fra i popoli "Per aver contribuito al mantenimento di relazioni pacifiche tra gli stati, incoraggiando i popoli alla comprensione reciproca e stabilendo contatti anche oltre la comunità cristiana".
^ Giovanni XXIII,Ritiro di preparazione alla consacrazione episcopale, inLoris Francesco Capovilla (a cura di),I doni del cuore, Edizioni San Paolo, 2000, p. 63.
^ Giovanni XXIII,Ritiro di preparazione alla consacrazione episcopale, inLoris Francesco Capovilla (a cura di),I doni del cuore, Edizioni San Paolo, 2000, p. 67.
^Ventesimo, suDizionario italiano multimediale e multilingue d'ortografia e pronunzia,dizionario.rai.it,Rai.URL consultato il 19 ottobre 2021(archiviato dall'url originale il 17 settembre 2016).
^Loris F. Capovilla,Giovanni XXIII, papa di transizione, Edizioni di Storia e Letteratura, 1979.
^Io Giovanni XXIII, La vita e i miracoli di Papa Roncalli narrati da lui stesso, Alberto Peruzzo editore, 1988, p. 252. Alberto Di Jorio fu nominato cardinale nel primo Concistoro del 15 dicembre 1958.
^Loris Capovilla ha curato la pubblicazione degli scritti di Giovanni XXIIIIl giornale dell'anima ed è autore di numerosi volumi sulla vita e le opere del pontefice bergamasco, di cui alcuni citati in bibliografia.
^ M. Prignano,Giovanni XXIII. L'antipapa che salvò la Chiesa, Morcelliana, 2019, p. 9.
^M. Prignano,Giovanni XXIII. L'antipapa che salvò la Chiesa, Morcelliana, 2019, p. 9. Il problema, comunque, permane da un punto di vista esclusivamente storiografico. I due papi eletti dalconcilio di Pisa,Alessandro V (Pietro Filargo) e Giovanni XXIII (Baldassarre Cossa), furono per secoli considerati legittimi successori dipapa Gregorio XII. Ciò è dimostrato, ad esempio, dal fatto che il successivo papa che scelse di chiamarsi Alessandro assunse la numerazione diAlessandro VI, in quanto all'epoca Alessandro V e Giovanni XXIII-Cossa erano annoverati tra i pontefici. Viceversa, il nome di Giovanni XXIII-Cossa fu ripreso tale e quale da Roncalli, in quanto quest'ultimo fu eletto quando Cossa era considerato un antipapa, e Roncalli concordava. In sostanza: il nome "Alessandro" fu ripreso prima che Filargo e Cossa non fossero più considerati veri papi, mentre il nome "Giovanni" fu ripreso dopo che i due non furono più considerati tali, con gli esiti appena esposti. Resta il fatto che, nei mosaici con i ritratti dei papi nellabasilica di San Paolo fuori le mura, figurano anche i due papi pisani, prova che la tradizione successiva li aveva riconosciuti entrambi:papa Martino V si considerava successore immediato di Giovanni XXIII-Cossa (del quale era stato sostenitore) e non di Gregorio XII (anche se quest'ultimo, e non Giovanni, fu nominato da Martino, alla sua morte, pontefice emerito di Roma), in quanto Martino pensava, e con lui molti altri, che Gregorio avesse smesso di essere papa con la sua deposizione da parte del concilio di Pisa nel 1409, e che la sua abdicazione dinnanzi al concilio di Costanza nel 1415 fosse stata solo un'onorevole formalità. Nel 1893,Papa Leone XIII fece restaurare la tomba di Alessandro V: ciò implica che considerava anche Giovanni XXIII-Cossa suo legittimo predecessore. Per secoli è regnata l'incertezza tra chi considerava i due veri papi (come i loro successori Martino V, Alessandro VI e Leone XIII) e chi no. Dunque Roncalli scelse di chiamarsi con il nome di un sedicente papa, che era stato presente nelle liste ufficiali e nell'Annuario pontificio fino al 1947, perché condivideva la tesi degli storici, adottata da qualche anno anche nella Chiesa, secondo cui Cossa in realtà era stato, così come Filargo, solo un usurpatore. Nel 1907, nel romanzo apocalitticoIl padrone del mondo,Robert Hugh Benson chiama gli ultimi due papi della storia "Giovanni XXIV" e "Silvestro III" poiché allora, e fino al 1947, Filargo e Cossa erano considerati veri papi, mentreSilvestro III era considerato unantipapa (e infatti il suo ritratto non figura tra i mosaici di San Paolo fuori le mura), ossia l'opposto di quanto succede oggi. La scelta del nome di Roncalli parrebbe comunque aver chiuso definitivamente la questione. Ad ogni modo, se un giorno Alessandro V e Giovanni XXIII-Cossa venissero di nuovo considerati dalla Chiesa veri papi, la numerazione del secondo non costituirebbe un problema: mancando unpapa Giovanni XX (mai esistito), basterebbe infatti rinumerare i papi GiovanniXXI (Pedro Julião) eXXII (Jacques Duése) come "XX" e "XXI", e inserire Baldassare Cossa come "Giovanni XXII". Pur tenendo presente cheGiovanni XVI fu in realtà un antipapa, questa numerazione sarebbe ancora più vicina, rispetto all'attuale, al vero numero deiPapae Ioannes effettivamente esistiti. Lo storicoEdward Gibbon, infatti, si riferisce all'antipapa Cossa chiamandolo "Giovanni XXII" e mai "XXIII".
^Gino Lubich,Il primo santo di colore: Martín de Porres, Città Nuova, 1967
^Marco Roncalli,Giovanni XXIII. Angelo Giuseppe Roncalli. Una vita nella storia, Torino, Lindau, 2012, pp. 553-554
^Il suo predecessore, Pio XII era uscito pochissime volte dal Vaticano e solo in occasione di circostanze molto particolari, quali la restituzione della visita protocollare dei sovrani d'Italia (1939); dopo i bombardamenti alleati al quartiere San Lorenzo e poi negli altri quartieri (1943); l'inaugurazione dell'anno mariano del 1954 allabasilica di Santa Maria Maggiore.
^M. Manzo,Papa Giovanni vescovo a Roma. Sinodo e pastorale diocesana nell’episcopato romano di Roncalli, Cinisello Balsamo, 1991: "Esprimo però il vivo desiderio e la fervida preghiera che [...] le mie povereexuviae vengano pietosamente trasferite dalla cripta di S. Pietro alla cappella interna – che non potrà certo mancare – dello stesso Vicariato. [...] Questa carità come opera di misericordia mi permetto di chiedere perché il mio tenue ricordo rimanga a San Giovanni, a segno di protezione e di benedizione precipua sopra la diocesi di Roma, che ho sempre sentito di amare tanto, sulle tracce di San Pietro apostolo, primo suo vescovo, e come tale erede del supremo Pontificatourbis et orbi, che nonostante la mia indegnità, il Signore si è degnato di affidarmi".
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