Conpaleografia,neologismo nato nelXVIII secolo dalgrecoπαλαιός (palaiós), "antico" eγραφή (grafé), "scrittura", si definisce lo studio delle caratteristiche e dell'evoluzione delle prime forme discrittura. In particolare, essa consiste nella capacità di leggere, interpretare e datare testi manoscritti, sapendo riconoscerne l'autenticità.
Originariamente disciplina ancillare legata esclusivamente allafilologia classica (e, dunque, allo studio dimanoscritti medievali contenenti testi latini e greci), l'espansione degli studi ha portato all'elaborazione di branche relative allo studio di testi manoscritti appartenenti a qualsiasi sistema scrittorio di qualsiasi ambito cronologico: non esiste, dunque, una sola paleografia, ma tante paleografie quanti sono glialfabeti oggetto distudio filologico.
Il suo apporto allastoria consiste nella decodifica dei documenti manoscritti utilizzati come fonte, sebbene gli oggetti diretti della disciplina siano le pratiche di scrittura e la storia del segno grafico indipendentemente dal suo contenuto.Oggetto della paleografia è stabilire il genere (secondo l'area di impiego: ad esempio notarile, libraria, cancelleresca) e il tipo (secondo la stilizzazione grafica: ad esempio,scrittura merovingica,beneventana o le altre stilizzazioni nazionali) delle varie scritture, oltre che la loro data e il loro luogo di provenienza: spesso tali concetti sono collegati, dal momento che un certo tipo di scrittura si sviluppa prevalentemente in un dato luogo geografico e in una data epoca, in un dato ambito d'impiego — solo in epoca moderna la grafia diventa un fatto personale, individuale, diverso per ogni scrivente.In epoca medioevale, centri di produzione grafica che queste caratteristiche consentono di individuare sono i cosiddettiscriptoria, che costituiscono elemento basilare nella ricostruzione storica della produzione culturale.
Nell'Europa occidentale lo studio paleografico consiste principalmente nello studio di testi in lingua latina (paleografia latina) e in lingua greca (paleografia greca).
La paleografia nasce a sussidio degli studi didiplomatica con lo scopo di determinare lacronologia e i caratteri dei vari tipi discrittura, al fine di poter verificare l'autenticità di documentimanoscritti.
Atto di nascita si considera ilDe re diplomatica (1681), pubblicato aParigi dal monacobenedettino dellacongregazione di San MauroJean Mabillon. Negli ultimi quattro capitoli di quest'opera si tenta per la prima volta una distinzione sistematica dei generi di scrittura e una loro classificazione e datazione.
Bernard de Montfaucon (1655-1741), anch'egli monaco benedettino della Congregazione di San Mauro, pubblicaPalaeographia Graeca (1708); con quest'opera che dà il nome alla scienza iniziano gli studi sulle scritture greche.
In Italia, il marcheseScipione Maffei (1675-1755) pubblica, fra le altre cose, la suaIstoria diplomatica.
René Tassin eCharles Toustain, monaci benedettini della congregazione di San Mauro, pubblicano a Parigi ilNouveau traité de diplomatique (Nouveau traité de diplomatique, où l'on examine les fondemens de cet art: on établit des règles sur le discernement des titres, et l'on expose historiquement les caractères des bulles pontificales et des diplomes Donnés en chaque Siècle: ... par deux Religieux Bénédictins de la Congrégation de S. Maur).
La paleografia conquista una più approfondita coscienza critica e le ricerche si orientano verso una localizzazione e una più precisa individuazione delle scritture:
Wilhelm Wattenbach trattò per primo scientificamente gli argomenti relativi ai caratteri esterni dei manoscritti.
Ludwig Traube, fondatore della Scuola di Monaco, inserì definitivamente la paleografia nella storia della cultura mettendo in luce la sua importanza come componente della ricerca filologica. Pubblicò il primo studio sistematico suinomina sacra.
Moritz Steinschneider pubblicò nel 1878 una lista dei manoscritti ebraici (Verzeichnis der hebräischen Handschrifte)[1], uscita in ristampa nel 1980[2], al quale nel 1924 seguì il primo manuale diPaleografia ebraica a cura di Carlo Bernheimer.[3][4] Secondo Giancarlo Lacerenza.
«La “manoscrittologia” ebraica si è occupata costantemente del periodo medievale e moderno e ,specialmente, dei secoli XIII–XVI (limite è il 1540/41), ma spesso privilegiando — se si eccettuano i manoscritti biblici, ovviamente oggetto di un interesse a parte — il materiale più gratificante per confezione o illustrazione (le tavole unite al manuale del Bernheimer mostrano chiaramente tale impostazione), delegando volentieri la competenza sul materiale documentario non libresco in parte direttamente agli storici (per gli atti e i documenti) e in parte agli archeologi e/o ai filologi dell’antichità (per i papiri e le epigrafi). Tale situazione, dovuta in parte a scelte in qualche modo predeterminate — avviene non di rado che molti paleografi siano in primo luogo filologi, storici della letteratura o della filosofia — è stata agevolata dalle stesse condizioni di disponibilità dei manoscritti, a lungo sbilanciata sul versante tardomedievale e moderno, scarseggiando sino alla fine dell’Ottocento la documentazione epigrafica e papirologica, nonché i resti della produzione manoscritta antica, tardoantica e altomedievale.»
(G. Lacerenza,Lo studio del manoscritto ebraico medievale, 2005[5])
Come detto, la paleografia studia lascrittura; a tale scopo, essa si avvale di diversi concetti:
unamaiuscola è unalettera compresa in un sistema bilineare: essa è inclusa tra due linee parallele immaginarie, senza fuoriuscirne: esempio "A B C D E F G H I J ecc.";
unaminuscola è una lettera il cui corpo principale è compreso in un sistema bilineare, mentre altre due linee immaginarie, una sopra e una sotto, delimitano i limiti delle aste ascendenti o discendenti: esempio "a b c d e f g h i j ecc."; in generale comunque, e soprattutto per quelle minuscole senza aste (e quindi anch'esse comprese in un sistema bilineare), la differenza tra maiuscole e minuscole è di grandezza relativa ("C c") o di forma ("E e");
unlegamento o unalegatura è il collegamento tra due lettere: si ottiene quando esse vengono tracciate di seguito, senza staccare la penna (o in generale lo strumento con il quale si scrive) dal foglio (o in generale dal supporto scrittorio);
untratto è la parte costituente di una lettera;
unnesso è l'unione di due lettere, in modo tale che esse abbiano in comune almeno un tratto: esempio "æ" per "ae";
laforma odisegno è l'aspetto delle lettere;
ilmodulo è la loro misura: può essere grande, medio o piccolo;
iltratteggio è il modo in cui i tratti vengono eseguiti: quindi quanti tratti, in quale ordine e con quale direzione ogni lettera è tracciata;
l'andamento oductus è il modo in cui si scrive: in particolare si diceposato se la scrittura è diritta e con pochi legamenti,corsivo se è essa è realizzata senza staccare la penna dal foglio, per cui ha molti legamenti e in genere è inclinata;
l'angolo di scrittura è la posizione in cui si trova lo strumento scrittorio rispetto al foglio.
Studiando il modo in cui tutti questi concetti vengono applicati, consapevolmente o inconsapevolmente, nella pratica della scrittura, la paleografia identifica una determinata scrittura, dotata di certe caratteristiche. La paleografia poi ne ricostruisce la storia, studiando quali scritture si sono succedute nel tempo e nello spazio e in quale modo esse si sono evolute dall'una all'altra.
Nell'ambito dellapaleografia latina, per esempio, si avvicendano le seguenti scritture:
Timothy Janz.,Paleografia greca : dall'Antichità al Rinascimento, suThematic Pathways on the Web : IIIF annotations of manuscripts from the Vatican collections, Biblioteca Apostolica Vaticana.URL consultato il 18 giugno 2020.