Palazzo Vecchio si trova inpiazza della Signoria aFirenze ed è la sede del Comune. Rappresenta la migliore sintesi dell'architettura civile trecentesca cittadina ed è uno dei palazzi civici più conosciuti nel mondo.
Chiamato in originepalazzo dei Priori, venne successivamente identificato nel XV secolo comepalazzo della Signoria, dal nome dell'organismo principale dellaRepubblica di Firenze; nel 1540 divenne "palazzo Ducale", quando il ducaCosimo I de' Medici ne fece la sua residenza; infine il nomeVecchio quando, nel 1565, il granducaCosimo I elesse a reggia ilpalazzo Pitti (benché la corte vi sarà trasferita, ufficialmente, nel 1588 dal Granduca Ferdinando).
L'edificio si è gradualmente ingrandito verso est, arrivando ad occupare un isolato intero e allungando l'iniziale parallelepipedo trecentesco fino a quadruplicarne le dimensioni, con una pianta che ricorda un trapezio del quale la facciata è solo il lato più corto. Sulla facciata principale abugnato, laTorre di Arnolfo è uno degli emblemi della città.
Veduta notturna al Palazzo VecchioCortile di Michelozzo
Nell'antica città romana diFlorentia si trovava in questo punto l'antico teatro romano, che aveva la platea semicircolare versopiazza della Signoria e la più o meno lungo l'attuale via dei Leoni.
Negli scavi ancora in corso (iniziati nei primi anni del 2000) sono state scavate una serie di stanze nei sotterranei, senza intaccare la muratura portante, che hanno dato alla luce vari resti di epoche diverse. Tra i più interessanti ci sono tre stanze, accessibili al pubblico dal dicembre 2008, dove sono state ritrovate tracce dei pavimenti del palco del teatro, con un pezzo di colonna che dovette rompersi quando venne abbattuta la scena. Sono stati scavati poi resti di pozzi più tardi, monete, anfore e gioielli e uno scheletro di fanciullo, che dovrebbe risalire al I secolo (studi sono in corso)[1].
Nell'alto medioevo l'area era densamente edificata, con case e case-torri del tutto simili a quelle ancora visibili nel quadrilatero oltre la vicinavia della Condotta.
Nella seconda metà del XIII secolo la città diFirenze decise di costruire un palazzo in modo da assicurare aimagistrati un'efficace protezione in quei tempi turbolenti, ed al contempo celebrarne l'importanza. Il palazzo è attribuito aArnolfo di Cambio, architetto dellaCattedrale di Santa Maria del Fiore e dellaBasilica di Santa Croce, che iniziò a costruirlo nel 1299, secondo alcuni ispirandosi al già esistentePalazzo dei Priori diVolterra. Il palazzo al tempo, chiamato appuntoPalazzo dei Priori, fu costruito sulle rovine delPalazzo dei Fanti e delPalazzo dell'Esecutore di Giustizia, già posseduto dalla famiglia ghibellina degliUberti, cacciata nel 1266. Incorporò l'antica torre della Vacca utilizzandola come parte bassa della torre nella facciata. Questa è la ragione per cui la torre rettangolare (94 m) non è nel centro dell'edificio. Dopo la morte di Arnolfo nel 1302, il palazzo fu portato a termine da altri due maestri, nel 1314. Inoltre nei sotterranei venivano usate come prigioni le antiche cavità, dette burelle, sotto le arcate del teatro romano diFlorentia.
Dal 26 marzo 1302 (a inizio dell'anno secondo ilcalendario fiorentino) il palazzo fu la sede dellaSignoria, ovvero del consiglio cittadino con a capo iPriori, e delGonfaloniere di Giustizia, una via di mezzo tra un sindaco e un capo di governo con una carica che però durava per un periodo molto breve. La prima fase costruttiva si concluse nel 1315.
Il palazzo attuale è frutto di altre costruzioni e ampliamenti successivi, portati a termine fra il XIII e il XVI secolo. IlDuca di Atene,Gualtieri VI di Brienne iniziò le prime modifiche nel periodo (1342-1343), ingrandendolo verso via della Ninna e dandogli l'aspetto di una fortezza. Altre modifiche importanti avvennero nel periodo 1440-60 sottoCosimo de' Medici, con l'introduzione di decorazioni in stile rinascimentale nellaSala dei Dugento ed il primo cortile di Michelozzo. IlSalone dei Cinquecento fu costruito invece dal 1494 durante la repubblica diSavonarola.
Fra il 1540 e il 1550 fu la casa diCosimo I de' Medici, il quale incaricò primaBattista del Tasso e poi ilVasari di allargare ulteriormente il palazzo per assecondare le necessità della corte ducale. Il cantiere fu il luogo di fondamentali esperienze per molti artisti, fra cuiLivio Agresti ePier Paolo Menzocchi.
Il palazzo raddoppiò così il proprio volume per effetto delle aggiunte sulla parte posteriore. L'ultimo ampliamento risale alla fine del XVI secolo, quandoBernardo Buontalenti sistemò la parte posteriore come si presenta oggi.
Il nome venne cambiato ufficialmente quando nel 1565|1589 Francesco si spostò aPalazzo Pitti e chiamò la precedente residenzaPalazzo Vecchio, mentre lapiazza della Signoria mantenne il proprio nome.Vasari aveva costruito già nel 1565 un percorso, ilCorridoio vasariano, che collega ancor oggi Palazzo Vecchio aPalazzo Pitti attraversando l'Arno sulPonte Vecchio. Cosimo I inoltre spostò l'amministrazione governativa e le magistrature negli adiacentiUffizi.
Il municipio della città tedesca diFürth, costruito tra il 1840 e il 1844 su progetto diFriedrich Bürklein, vuole imitare il Palazzo Vecchio di Firenze.L'architettoGino Coppedè, nato a Firenze nel 1866, si ispirò anche al Palazzo Vecchio per la costruzione delCastello Mackenzie aGenova.
Tra il 1950 e il 1960 vennero effettuati lavori di restauro in alcuni quartieri del palazzo, compresi il salone del Cinquecento e lo studiolo di Francesco I, a opera diGiulio Cirri.
La gran parte di Palazzo Vecchio è adibita a museo, ma è rimasto il simbolo del governo locale, ospitando la sede del Comune di Firenze, del Sindaco e del consiglio comunale.
La facciata principale dà l'impressione di solidità anche grazie alla finitura esterna dibugnatorustico inpietraforte. È divisa in tre piani principali dacornici marcapiano, che sottolineano due file dibifore marmoree neogotiche con archetti trilobati, aggiunte nel Settecento in sostituzione di quelle originarie.
La parte antica è coronata da unballatoio aggettante sostenuto dabeccatelli suarchi a tutto sesto e caratterizzato da unamerlatura di tipoguelfo (con la sommità squadrata), mentre la torre ha una merlaturaghibellina ("a coda di rondine"). Ciascun beccatello era decorato da una testa scolpita, umana o animale, delle quali rimangono ancora visibili alcuni esemplari in bronzo. Alcuni di questi archi sono dotati dicaditoie che potevano essere utilizzate, a scopo difensivo, per gettare su eventuali invasori olio bollente o pietre.
Nelle quattro cantonate del ballatoio si trovavano altrettante nicchie conmarzocchi in pietra. La porta-finestra e il terrazzino sono aggiunte tarde.
Sull'angolo destro della facciata è scolpito sommariamente un profilo: non se ne conoscono le origini, ma la tradizione popolare indicaMichelangelo come autore delvolto. Il soggetto un suo importunatore,[2] un debitore o un condannato a morte.[3] Nel 2020, gli studiosi hanno ipotizzato possa invece trattarsi di un ritratto diFrancesco Granacci, pittore amico di Michelangelo.[4][5]
La pedana rialzata davanti al palazzo è il cosiddettoarengario oaringhiera, una zona che prende il nome dalla "ringhiera" che un tempo lo recintava e che fu eliminata durante i restauri ottocenteschi diGiuseppe Del Rosso. La scalinata stessa girava anche sul lato sinistro, ma venne tagliata con gli interventi rinascimentali. Da questo luogo i priori assistevano alle cerimonie cittadine sulla piazza. Durante il governo delDuca d'Atene (1342-1343) la ringhiera venne ulteriormente difesa da due antiporte e altri elementi. Fin dal Quattrocento venne decorato da sculture che, se non sostituite da copie o leggermente spostate, vi si possono ancora ammirare.
L'entrata principale col frontespizio
Le più antiche sono ilMarzocco e laGiuditta e Oloferne (1455-1460|60 circa), entrambe opere diDonatello, sostituite da copie per la loro preziosità (ilMarzocco è conservato alBargello, laGiuditta dentro il palazzo). Queste statue un tempo si trovavano più avanti sulla piazza.
IlDavid di Michelangelo marcò l'ingresso dal 1504, anno del suo completamento, fino al 1873 quando venne spostato all'Accademia. Una copia è al suo posto dal 1910, fiancheggiato dall'Ercole e Caco di Baccio Bandinelli, scultore che venne molto criticato per la sua "sfrontatezza" ad accostare una sua opera al capolavoro michelangiolesco.
Davanti agli stipiti del portale si trovano i dueTermini marmorei, quello maschile diVincenzo de' Rossi e quello femminile diBaccio Bandinelli che riprendono una tipologia della statuaria classica: essi in antico sostenevano una catena che serviva a sbarrare l'ingresso.
Sopra il portale principale campeggia frontespizio decorativo in marmo datato 1528, con il monogramma raggiato di Cristo Re. Al centro, affiancato da due leoni, c'è il trigramma di Cristo, circondato dalla scrittaRex Regum et Dominus Dominantium (Gesù Cristo, Re dei Re e Signore dei Signori). Questa iscrizione, fatta mettere dal gonfaloniereNiccolò Capponi nel 1551, risale al tempo diCosimo I e sostituiva l'iscrizione precedente ispirata daSavonarola: anche se non tutte le fonti sono concordi circa l'antica trascrizione, doveva suonare qualcosa comeIesus Christus rex florentini populi S.P. decreto electus, intendendo cioè che Cristo era il sovrano della città e che (sottinteso) nessuno avrebbe mai osato "spodestare" il Cristo prendendo il comando di Firenze. Cosimo I la fece sottilmente sostituire con quella presenza, indicando Cristo sì Re, maRe dei re e Signore dei signori.
Un'altra targa in bronzo ricorda il plebiscito del 15 marzo 1860 che permise l'unione della Toscana alRegno d'Italia.
Gli stemmi sulla facciata visti dalla terrazza sullaLoggia dei Lanzi
Sotto gli archi del ballatoio nel 1353 vennero dipinti una serie di stemmi che simboleggiano alcuni particolari aspetti dellaRepubblica fiorentina e ancora oggi fotografano, in certo senso, la situazione politica trecentesca.
La serie di nove stemmi si ripete due volte sulla facciata e due stemmi si ritrovano anche sul lato sinistro.
Il primo che si incontra da sinistra è lacroce rossa incampo bianco, che rappresenta le insegne del popolo fiorentino e segnala lecose pubbliche a Firenze.
Successivamente si incontra ilgiglio fiorentino rosso in campo bianco, attuale simbolo cittadino, adottato daiguelfi ai tempi della cacciata deighibellini nel 1266, ribaltando lo stemma ghibellino, dipinto un po' più avanti, che rappresenta un giglio bianco (come se ne trovano numerosi nella campagna di Firenze) in campo rosso.
Il successivo stemma èpartito verticalmente tra bianco e rosso e rappresenta il legame traFiesole (il cui stemma è in campo bianco) e Firenze (il cui antico stemma era in campo rosso, appunto), che i fiorentini hanno ricordato sempre come un rapporto dimadre/figlia.
Il quarto stemma sono lechiavi d'oro in campo rosso e rappresenta la fedeltà verso ilpapato. Il quinto simboleggia la Signoria, con la scrittaLibertas d'oro in campo azzurro, motto dellalibertà e indipendenza cittadina.
La successivaaquila rossa in campo bianco cheaggrinfia un drago verde è lo stemma dellaParte Guelfa. Le città guelfe erano caratterizzate nel medioevo da uno stemma bianco/rosso (Firenze,Lucca,Pistoia...), mentre quelle ghibelline generalmente presentavano come colori il bianco e il nero (Siena eArezzo).
Dopo il già citato giglio bianco in campo rosso, antico simbolo ghibellino della città, troviamo lo stemma del Re di Francia, i tre gigli d'oro in campo azzurro, diCarlo eRoberto d'Angiò, primi podestà stranieri della città. L'ultimo stemma, partito afasce nero/oro e gigli d'oro in campo azzurro è l'arma diLudovico d'Angiò,re d'Ungheria. Tutte queste figure straniere erano considerate protettrici e garanti dell'indipendenza della Repubblica.
Sul lato sinistro sopra i peducci degli archetti si trovano anche alcunefigure zoomorfe in bronzo. Queste sculture, già inpietra serena, sono teste leonine e altre figure.
Cortile interno e torre di ArnolfoTorre Palazzo Vecchio
La torre di Palazzo Vecchio fu costruita verso il 1310 quando il corpo del palazzo era quasi terminato. Posta sulla facciata (ispirandosi probabilmente alCastello dei Conti Guidi aPoppi), si appoggia solo in parte alle murature sottostanti, presentando il lato frontale costruito completamentein falso (cioè sporgente rispetto alle strutture sottostanti) con una soluzione architettonica insieme audacissima ed esteticamente soddisfacente.
Alta circa 94 metri, la torre non è centrata sulla facciata ma è decentrata verso il lato sud della stessa (verso destra per chi guarda frontalmente il palazzo) perché poggia su una casa-torre preesistente appartenuta ai Foraboschi detta "della Vacca" a causa del nomignolo affibbiato dai Fiorentini alla grossa campana che la sormontava (la vicina via che congiungepiazza della Signoria avia Por Santa Maria si chiama via Vacchereccia sempre a causa di tale campana). La presenza della torre è ancora oggi distinguibile dalle finestre murate presenti sulla parte di facciata sottostante la torre di Arnolfo.[6]
Il retro dell'edificio ben mostra la successione di ampliamenti avvenuta nei secoli; Nell'angolo superiore laTerrazza di Saturno
Il corpo della torre, oltre alle scale, presenta un piccolo vano denominato l'Alberghetto dentro il quale vennero tenuti prigionieri, tra gli altri,Cosimo il Vecchio prima di essere condannato all'esilio (1433) eGirolamo Savonarola prima di essere impiccato ed arso in piazza il 23 maggio 1498.
Il ballatoio della cella campanaria, con merli ghibellini (a coda di rondine), è sostenuto da mensoloni con archetti ogivali, sopra il quale poggia un'edicola con archi a tutto sesto sostenuti da quattro massicce colonne in muratura sormontate da capitelli a foglie. Nella cella sono attaccate tre campane:
LaMartinella, che richiama i fiorentini ad adunanza[7],
La campana del mezzogiorno,
La campana dei rintocchi (la più grande).
Attorno ad una delle colonne si può vedere la scaletta a chiocciola che permette di salire sulla copertura.
Sulla sommità si trova una grande banderuola (più di due metri d'altezza) a forma diMarzocco che tiene l'asta sormontata dal giglio fiorentino: si tratta di una copia, l'originale può essere ammirato in tutta la sua grandezza all'interno del palazzo.
Guardando lemensole che sostengono la balconata della torre dal basso si ha la strana sensazione che quelle d'angolo non poggino su niente, come piccole piramidi capovolte: è un curioso effetto ottico causato dalle ombre agli spigoli[8].
Il grande orologio fu originariamente costruito dal fiorentino Nicolò Bernardo, ma rimpiazzato nel 1667 da uno realizzato da Giorgio Lederle diAugusta e montato da Vincenzo Viviani, che è tuttora funzionante.
La porta di Tramontana, così chiamata per la sua ubicazione a nord da dove spira appunto il vento diTramontana, è la seconda entrata monumentale del palazzo trecentesco originario. È caratterizzata da un timpano con due nicchie dove un tempo erano presenti due leoni marzocchi. Da essa si entra nella camera d'arme, oggi usata solo per mostre temporanee.
La porta sul lato nord, vicino a via dei Gondi, reca sul portale, oltre ai consueti stemmi scolpiti di Firenze e del Popolo, una porticina merlata intarsiata in marmi policromi, stemma della Dogana. Da qui si accedeva infatti agli uffici della dogana che aveva i suoi magazzini nei sotterranei del palazzo, e che ancora dà il nome al cosiddettocortile della Dogana.
Sul lato di via dei Leoni si trova un grande portale realizzato daBernardo Buontalenti durante i lavori degli ultimi ampliamenti del palazzo (1549, completati dall'Ammannati nel 1596). Presenta un bozzato rustico e un grandestemma mediceo.
La piccola porta su via della Ninna risale invece all'epoca del Duca di Atene, che la fece aprire al termine di una scalinata "segreta" che partiva dai suoi appartamenti e che effettivamente gli fu d'aiuto all'epoca della sua precipitosa fuga dalla città.
La porta di Tramontana
La porta della Dogana
La porticciola per le fughe di emergenza fatta costruire dal Duca di Atene
Al centro, in sostituzione dell'antico pozzo, venne eretta una fontana in porfido daBattista del Tadda eRaffaello di Domenico di Polo, su disegno di Vasari e con la collaborazione probabile diBartolomeo Ammannati. Poggiante su un ampio basamento ottagonale, con gli ultimi due gradini rotondi, ha una colonnina diporfido che regge una vasca marmorea. Sulla fontana venne collocata nel 1557 la più antica statua bronzea delPutto con delfino diAndrea del Verrocchio (1470 circa), spostata dal 1959 al secondo piano del palazzo e sostituita nel cortile da una copia. Questa piccola scultura, che poggia su un balaustrino centrale a forma d'anfora con teste leonine zampillanti, era inizialmente situata nel giardino dellavilla Medicea di Careggi, nellafontana dell'Amore, ai bordi della quale si poteva riunire l'Accademia neoplatonica nei mesi estivi. L'acqua che ancora oggi la alimenta, sgorgando dalle narici del delfino, arriva fin dalla collina diBoboli grazie ad un antico sistema idrico di tubature.
Nella nicchia davanti alla fontana, accanto al portale inporfido opposto a quello d'entrata, è il gruppo conSansone e il filisteo diPierino da Vinci, scolpita per il provveditore di corteLuca Martini intorno al 1550 per la sua residenza pisana, trasferita a Firenze tra 1570 e 1579 e qui collocata nel 1592.[10]
Le volte a crociera su pilastri ottagonali della Sala d'Arme
Dal fianco sinistro del cortile una porta conduce all'anticaCamera d'Arme, un tempo utilizzata come deposito di armi e munizioni ed oggi usata per mostre temporanee ed eventi speciali. Costruita entro il 1312, è l'unico ambiente del palazzo a conservare la sua struttura primitiva, con coperture a crociera in laterizio costolonate epilastri inpietraforte. Durante il restauro del 1910 gli intonaci originali vennero abbattuti e fu riaperta la porta sulla piazza (di Tramontana), chiusa nel 1380.
Il secondo cortile, anche conosciuto comecortile della Dogana, ha pilastri massicci costruiti nel 1494 dalCronaca per sostenere il"salone dei Cinquecento" al secondo piano. Prende il nome dagli uffici della dogana che qui si trovavano fin dai tempi diLeopoldo II di Toscana, quando vennero istituiti.
La Dogana fiorentina accoglieva le merci provenienti da fuori ilGranducato e le prendeva in deposito, in attesa che il destinatario le rilevasse ("sdoganasse") pagando la relativa tassa. Dopo lapiena dell'Arno del 3 novembre 1844 le merci vennero gravemente alluvionate, per cui si spostò questo ufficio nelcasino di San Marco invia Cavour, prima che vi fossero sistemati gli uffici giudiziari della Corte d'Appello.
Nel cortile oggi si trovano la biglietteria del museo e la libreria. Sulla parete sinistra ci sono ancora tre stemmi in pietra risalenti ai secoli XIV e XV e relativi a Capitani del popolo.
Fra il primo ed il secondo cortile si trova l'imponente e monumentale scalone delVasari che porta alsalone dei Cinquecento. Di fronte all'ingresso di questo salone è stata, recentemente, collocata la banderuola originaria della torre: si tratta della sagoma di un Marzocco con il giglio di Firenze in ferro. Posta in cima alla torre nel 1493, fu sostituita nel 1981 da una copia invetroresina..
Il terzo cortile, dettocortile nuovo, già previsto dal Vasari, venne eseguito daBartolomeo Ammannati eBernardo Buontalenti a conclusione dell'ampliamento verso via dei Gondi e via dei Leoni. È aperto, senza arcate e vi si affacciano soprattutto uffici comunali. Lo scalone che inizia qui porta all'ufficio del Sindaco ed alla Giunta. Anticamente era decorato da una loggia e da ballatoi esterni andati perduti nel tempo.
Questa sala imponente ha una lunghezza di 54 metri ed una larghezza di 23. Fu costruita nel 1494 daSimone del Pollaiolo, dettoil Cronaca, su commissione diSavonarola che, rimpiazzando iMedici alla guida di Firenze, la volle come sede delConsiglio maggiore, che era composto da più di 1500 cittadini, che si riunivano a rotazione a gruppi di 500.
Fu in seguito allargata daVasari, così che Cosimo I potesse far corte in questo salone. Durante la trasformazione (1555-1572) non è chiaro se i famosi dipinti incompleti deLa battaglia di Anghiari diLeonardo da Vinci eLa battaglia di Cascina diMichelangelo vennero coperti o distrutti. DellaBattaglia di Anghiari esiste una celebre copia diRubens almuseo del Louvre, ma in ogni caso delle due opere restano altre copie e a volte i bozzetti.
Al tempo in cui Firenze fu capitale delRegno d'Italia, i parlamentari si adunavano qui (1865-1871).
Sulle pareti sono realizzati grandi affreschi che descrivono le battaglie e i successi militari di Firenze suPisa eSiena:
La sconfitta dei pisani alla torre diSan Vincenzo,
Massimiliano d'Austria tenta la conquista diLivorno,
Pisa attaccata dalle truppe fiorentine
Il soffitto è realizzato con 39 pannelli costruiti e dipinti da Vasari e dalla sua bottega, rappresentanti"Importanti episodi della vita di Cosimo I", i quartieri della città e la città stessa, con al centro l'apoteosi rappresentante:"Scena di glorificazione come gran duca di Firenze e di Toscana".
Sul lato nord della sala, illuminata da enormi finestre, c'è il livello rialzato chiamatoL'udienza, costruito daBaccio Bandinelli per Cosimo I per ricevere cittadini ed ambasciatori e completato per volontà diFerdinando I tra 1592 e 1594. Sopra ci sono affreschi di eventi storici fra cui quello in cui ilpapa Bonifacio VIII ricevette gli ambasciatori e rendendosi conto che erano tutti fiorentini pronunciò la famosa frase"Voi fiorentini siete laquintessenza".
Nelle nicchie sono ospitate sculture di Bandinelli: al centro la statua diLeone X (realizzata con l'aiuto dell'assistenteVincenzo de' Rossi) e sulla destra il gruppo diCarlo V incoronato daClemente VII completato daGiovanni Caccini nella figura del sovrano.
Alle pareti sono in mostra anche diversi sontuosi arazzi medicei inclusoStorie della vita di Giovanni Battista, ripreso da un affresco diAndrea del Sarto.
Le sei statue lungo le pareti che rappresentano leFatiche di Ercole sono opera diVincenzo de' Rossi.
Nella nicchia centrale (parte sud della sala) c'è il famoso gruppo marmoreo di MichelangeloIl genio della Vittoria (1533-1534), originariamente preparato per la tomba dipapa Giulio II.
Alla fine della sala è stata realizzata una piccola stanza laterale senza finestre. Questo capolavoro, loStudiolo o Studio diFrancesco I de' Medici, fu anch'esso progettato daVasari e realizzato in stile manieristico (1570-1575). Le pareti e le volte sono completamente coperte da dipinti, stucchi e sculture. Molti dipinti sono della scuola delVasari e rappresentano i quattro elementi: acqua, terra, aria e fuoco. I ritratti diCosimo I e di sua moglieEleonora di Toledo furono dipinti daAlessandro Allori, allievo prediletto delBronzino. Le delicate sculture in bronzo sono state realizzate dalGiambologna eBartolomeo Ammannati. Smontate da decenni, sono state ricostruite solamente nel XX secolo.
Dallo studiolo due scalette portano al più anticoStudiolo di Cosimo I oTesoretto.
Le altre stanze del primo piano sono i"Quartieri monumentali". Queste stanze sono riccamente decorate secondo un programma teso alla celebrazione della famigliaMedici. Esse sono state a lungo utilizzate come sale di rappresentanza dal Sindaco e solo una parte è oggi visitabile.
Nel quartiere di Leone X sono presenti affreschi che celebrano la genealogia della famiglia Medici, e prendono il nome da una delle sale più famose, quella dedicata appunto al primo papa mediceo. I dipinti sono opera diGiorgio Vasari, diGiovanni Stradano e diMarco da Faenza.
La Sala di Leone X è dedicata al papa figlio diLorenzo il Magnifico che iniziò le fortune della casata nel Cinquecento portandola a consolidare il suo potere e la sua importanza.
Sul soffitto è dipintaLe truppe alleate di Leone X riconquistano Milano ai francesi, mentre i pannelli rettangolari e ottagonali raffigurano vari episodi della vita di Leone X. Altri episodi sono raffigurati negli affreschi a monocromo, posti in zone laterali delle pareti.
È interessante anche l'affresco dellabattaglia di San Leo, vinta daLorenzo Duca d'Urbino per il papa stesso. Nello sfondo si vede bene la fortezza diSan Leo, celebre per essere stata il luogo di prigionia diCagliostro. Una curiosità del dipinto è rappresentata dalla personificazione di un fiume (un vecchio) in primo piano che tiene un grande orcio: nell'orcio zampilla acqua proveniente dalla roccia, che a ben guardare ha l'aspetto di un uomo in piedi che sta orinando (?), un'allegoria della sorgente del fiumeMarecchia.
La terza scena muraria èLeone X elegge il suo collegio cardinalizio. La parete con le finestre è decorata invece da alcuni ritratti medicei.
Agli angoli si trovano quattro nicchie con altrettanti busti marmorei: da sinistraGiuliano, duca di Nemours diAlfonso Lombardi,Lorenzo duca di Urbino diGino Lorenzi,Clemente VII sempre del Lombardi eLeone X del Lorenzi.
Il maestoso camino in marmo è su disegno diBartolomeo Ammannati; il pavimento è opera diSanti Buglioni ed è in terracotta bianca e rossa; al centro gli anelli medicei intrecciati e la partizione riprende quella del soffitto.
La Sala diCosimo il Vecchio presenta al centro del soffittoIl ritorno di Cosimo dall'esilio con i figli Piero e Giovanni (interessante è una veduta nel dipinto diporta San Gallo con il distruttomonastero di San Gallo). Le edicole ai lati, eseguite su disegno dell'Ammannati, sono decorate da episodi della vita di Cosimo e allegorie:
Partenza per l'esilio
Ritratto di Piero il Gottoso (sotto, al centro)
Cosimo svela a Santi Bentivoglio la sua origine perché governi Bologna
Ritratto di Giovanni di Bicci de' Medici
Brunelleschi e Ghiberti presentano a Cosimo il modello per la chiesa di San Lorenzo
Nella sala di Lorenzo il Magnifico prosegue il ciclo di affreschi celebrante la famiglia Medici. Nel soffitto, al centro, è dipintoLorenzo il Magnifico che riceve l'omaggio degli ambasciatori. Seguono ai latiLorenzo alla dieta di Cremona,Ritratto di Giuliano di Lorenzo de' Medici,Lorenzo si reca a Napoli da Ferdinando d'Aragona,Ritratto di Piero il Fatuo,Lorenzo tra filosofi e letterati,Ritratto di Giuliano de' Medici,La presa di Sarzana eRitratto di Giovanni de' Medici.
Al centro del soffitto si trova ilTrionfo di Cosimo I a Montemurlo. Le altre scene rappresentate sono:Cosimo tra gli artisti della sua corte, Ritratto di Francesco I de' Medici, Cosimo ordina di soccorrere Serravalle, Ritratto di Don Pietro de' Medici, Cosimo visita le fortificazioni dell'Elba, Ritratto di Eleonora di Toledo,Elezione di Cosimo I a duca di Firenze eDoppio ritratto di Giovanni e Garzia de' Medici.
Alle pareti sono raffigurate varie scene della vita di Cosimo:
Visita di Francesco de' Medici a Filippo di Spagna oAndata di Cosimo a Genova dall'Imperatore
La sala successiva è dedicata aGiovanni delle Bande Nere, padre di Cosimo I e unico condottiero di casa Medici. Al centro del soffitto è dipintoGiovanni passa a nuoto il Po e l'Adda con l'esercito. Ai lati, da sinistra, si trovano:
Giovanni difende il Ponte Rozzo sul Ticino
Ritratto di Maria Salviati
Giovanni dalle Bande Nere uccide un cavaliere spagnolo
Alle pareti sono affrescati vari episodi bellici legati a Giovanni dalle Bande Nere e i ritratti diCaterina Sforza (sua madre) e diPierfrancesco de' Medici (suo nonno).
Lo scrittoio è un piccolo locale attiguo alla sala di Cosimo I, dotato anticamente di armadi e deschi per scrivere; la finestra di vetro doveva illuminare la stanza.
Il soffitto è decorato conCesare che scrive i Commentarii. Il pavimento intarsiato è originale.
La cappella è intitolata ai protettori della famiglia Medici, isanti Cosma e Damiano. Il soffitto è decorato da un affresco dell'Eterno in gloria, mentre alle pareti si trovano tre affreschi a monocromo:
Episodi della vita di san Giovanni Battista
Ultima cena
Caduta della manna.
L'altare era originariamente decorato dalla stupendaMadonna dell'Impannata di Raffaello, oggi allaGalleria Palatina diPalazzo Pitti e sostituita da una copia. Ai lati si trovanoSan Damiano nelle fattezze di Cosimo I eSan Cosma nelle fattezze di Cosimo il Vecchio. Anche qui il pavimento è originale del Cinquecento.
La sala di Clemente VII è dedicata all'altro papa mediceo; al centro del soffittoClemente VII incorona Carlo V. Negli ovali e nei rettangoli attorno si trovano varie scene della vita del papa e di personaggi a lui contemporanei:
Clemente nomina cardinale il nipote Ippolito de' Medici
Ippolito de' Medici si reca in Ungheria come legato pontificio
Clemente VII apre la porta Santa per il giubileo del 1525
Sposalizio di Caterina de' Medici con Enrico II di Francia
Carlo V incorona Alessandro de' Medici duca di Firenze
Rientro di Alessandro a Firenze dopo la nomina imperiale
Alessandro de' Medici sposa Margherita d'Austria
Clemente VII torna a Roma dalla Francia
Alle pareti sono raffigurati vari episodi bellici, come il famosoAssedio di Firenze del 1530, dove è stata raffigurata un'ampia veduta della città molto conosciuta.
Dal lato opposto del primo piano, visitato di solito a conclusione del percorso museale, si trova il Ricetto, un ambiente caratterizzato dalla volta affrescata daLorenzo Sabatini nel 1565 con figure allegoriche, imprese e stemmi medicei e imperiali.
La Sala dei Dugento, affacciata sul ricetto, è il luogo dove si riunisce il consiglio comunale, per questo spesso non è visitabile. Originariamente era usata come sala del Consiglio e fa parte della sezione più antica del palazzo, quella trecentesca. È decorata dal soffitto acassettoni intagliato con le armi di Firenze, opera di Giuliano e Benedetto da Maiano con aiuti (1462). Inoltre i due portali marmorei sono opera diBaccio d'Agnolo. Gli arazzi creati per queste pareti sono leStorie di Giuseppe ebreo disegnate da importanti artisti del Rinascimento (Pontormo,Bronzino...).
L'attigua Sala degli Otto è un piccolo ambiente usato come ufficio, che presenta un soffitto intagliato con teste di cherubini e gigli, realizzato alla stessa epoca dei soffitti della Sala dei Duegento e della Sala dei Gigli al piano superiore. Da qui si accede a un passaggio con un'antica scala, dove si trova una lunetta con un'Annunciazione, diMarco da Faenza, autore anche della decorazione a grottesche del vicino bagno, che faceva parte delle stanze abitate privatamente da Cosimo I, stravolte e in larga parte cancellate dai lavori del 1865 per Firenze capitale.
Uno scalone monumentale, progettato dal Vasari, porta al secondo piano. Questo piano contiene ilQuartiere degli Elementi, un tempo zona privata diCosimo I e dedicati aAria, Acqua, Terra eFuoco, e ilQuartiere di Eleonora, un tempo abitato daEleonora di Toledo. Il tema iconografico venne elaborato dall'eruditoCosimo Bartoli, secondo un programma celebrativo collegato a quello del primo piano.
Sullo scalone, alla parete del primo pianerottolo, esiste l'affresco deiFuochi per la festa di San Giovanni diGiovanni Stradano; le decorazione sulle volte e cupolette del vano scale sono diMarco da Faenza.
Il soffitto della Sala di ErcoleLa Terrazza di Saturno
Questi appartamenti consistono in cinque sale e due loggiati. Cosimo I, che qui aveva il suo appartamento privato, commissionò originariamente la realizzazione aBattista del Tasso, ma alla sua morte le decorazioni furono portate a termine da Vasari e bottega (soprattuttoCristofano Gherardi detto ilDoceno eMarco da Faenza). Le pareti delle Sale degli elementi sono riempite con affreschi allegorici.
Nella prima sala,Sala degli Elementi, si incontrano le allegorie degli ElementiAcqua (Nascita di Venere),Terra (Primizie della Terra offerte e Saturno),Fuoco (Fucina di Vulcano) e il soffitto è decorato con l'allegoria dell'Aria, con al centroSaturno che mutila il cielo. Tra le finestre sono affrescatiMercurio ePlutone. Il maestoso camino fu disegnato dall'Ammannati.
Nella seconda sala, dettaSala di Opi, si trova l'affresco con ilTrionfo della DeaOpi (divinità talvolta identificata conCibele) sul soffitto e leallegorie dei Mesi lungo il fregio; il pavimento è in terracotta bianca e rossa che riprende le partizioni sul soffitto, con al centro l'iscrizione dedicata a Cosimo I datata 1556; contro le pareti armadietti in guscio di tartaruga e bronzo. Dalla finestra di questa stanza ci si affaccia sul terzo cortile.
Segue laSala di Cerere, che prende il nome dalle decorazione del soffitto dipinto dalDoceno (Cerere che cerca Proserpina circondato da raffigurazioni diDivinità e putti) e che espone alcuni arazzi fiorentini cinquecenteschi con scene di caccia su cartoni diGiovanni Stradano. Il successivoScrittoio di Calliope è decorato sul soffitto dall'affresco diCalliope e gli attributi delle Muse (al centro) e da un fregio con le imprese del Duca Cosimo I; la finestra ha una vetrata originaria conVenere acconciata dalle Grazie tra laFede e laSperanza.
LaSala di Giove ha un soffitto con l'affrescoGiove bambino allevato dalle Ninfe e dalla capraAmaltea e tappezzerie fiorentine fatte da cartoni diGiovanni Stradano. I due pregevoli stipi inebano con intarsi in pietre dure sono più tardi di circa un secolo e provengono dalla manifattura dell'Opificio delle pietre dure.
IlTerrazzo di Giunone è in realtà una stanza chiusa, ma, come suggerisce il nome, era anticamente aperta verso l'esterno. Fu murato all'epoca diFerdinando I de' Medici daBartolomeo Ammannati. Sulla volta è raffigurataGiunone su un carro trainato da pavoni,Allegoria dell'Abbondanza eAllegoria della Podestà. Alle pareti si trovano affreschi conGiunone, Giove e Io (a sinistra) eGiove Giunone e Callisto (a destra), mentre al centro si trova una nicchia dove si doveva trovare una statua diGiunone. In basso un fregio a monocromo è decorato con unaFontana con amorino, tra ovali con figure femminili. Qui si trovava l'originale della statua bronzea delPutto con delfino delVerrocchio, oggi spostato in una sala più piccola al primo piano (al piano terreno nella collocazione originaria della fontana del primo cortile si trova la copia).
Passato un piccolo ambiente affrescato, si giunge allaSala di Ercole, che ha un soffitto a cassettoni conLe dodici fatiche di Ercole (Ercole fanciullo che strozza i serpenti, al centro,Il toro di Creta,L'idra di Lerna,Il leone Nemeo,Cerbero,Ercole che ruba i pomi delle Esperidi,Ercole e Cacco, Ercole che soffoca Anteoe Ercole che uccide Nesso). La stanza ospita uno stipo inebano del XVII secolo intarsiato con pietre semipreziose.Nella sala di Ercole è custodita unaMadonna col Bambino e San Giovannino di incerta attribuzione (alcuni studiosi l'attribuiscono aSebastiano Mainardi, altri aJacopo del Sellaio oppure al cosiddettoMaestro del Tondo Miller) chiamata popolarmenteMadonna dell'Ufo per via di un oggetto volante non identificabile dipinto nel cielo sullo sfondo. Si tratta di un qualcosa di grigio che emette dei raggi dorati, al quale guardano due figurine sullo sfondo, ed è una delle fonti iconografiche antiche più citate nel campo dell'ufologia.[11]
Chiude i quartieri di Cosimo laTerrazza di Saturno, bellissimo loggiato aperto panoramicamente affacciato su Firenze, che permette la vista verso sudovest:piazzale Michelangelo,piazza Santa Croce con labasilica e ilForte Belvedere. Si possono anche vedere in basso i resti dellachiesa di San Pier Scheraggio. Il soffitto è decorato da numerosi pannelli dipinti:Saturno che divora i figli, Infanzia, Giovinezza, Vecchiaia, Virilità,Saturno sbarca nel Lazio, Saturno e Giano edificano Saturnia e leAllegorie delle ore del giorno, oltre aiQuattro elementi negli angoli. Qui si trovava il reggistendardo deldiavolino delGiambologna, proveniente dapalazzo Vecchietti e oggi alMuseo Bardini.
Agnolo Bronzino, Soffitto della Cappella di Eleonora
Per accedere alQuartiere di Eleonora si deve tornare allaSala degli Elementi e passare dal ballatoio prospiciente ilsalone dei Cinquecento: da un lato si affaccia sul salone, dall'altro ha grandi finestre, dalle quali si può vedere il primo tratto delCorridoio vasariano che esce da Palazzo Vecchio per andare negliUffizi.
Anche il quartiere di Eleonora venne progettato da Giorgio Vasari, per la moglie di Cosimo I,Eleonora di Toledo[12]. La prima sala che si incontra è laCamera Verde così chiamata per il colore delle pareti, un tempo decorate da paesaggi. Le decorazioni del soffitto, con lo stemma Medici-Toledo e legrottesche sono opera diRidolfo del Ghirlandaio (1540-1542). È in questa sala che si trova l'accesso al Corridoio vasariano.
A sinistra si accede alloScrittoio di Eleonora, con soffitto decorato a grottesche daFrancesco Salviati (dopo il 1545).
A destra si accede allaCappella di Eleonora, interamente affrescata daAgnolo Bronzino (1564), con leStorie di Mosè; sempre del Bronzino è la grandePietà sull'altare. Alla Cappella si accede da una magnifica porta marmorea realizzata su disegno diBartolomeo Ammannati.
Le stanze successive prospettano nella parte più antica del palazzo ed erano originariamente usate dai Priori e dal Gonfaloniere, prima di essere rinnovate dal Vasari con i contributi diGiovanni Stradano (per le pitture) e diBattista Botticelli (per gli intagli dei soffitti). Il tema iconografico di queste sale sono le vite di donne famose, le cui virtù alludevano alle virtù di Eleonora. Si incontrano così laSala delleSabine, per il tema della Concordia, laSala diEster, per l'Amore per la patria, laSala diPenelope, per la Fedeltà, e laSala diGualdrada per il rigore morale.
LaSala delle Sabine un tempo era usata come sala d'attesa per le signore che aspettavano di essere ammesse alla corte di Eleonora di Toledo. L'ovale al centro del soffitto è decorato daLe donne sabine mettono pace tra i mariti romani e i parenti sabini, circondato da quattroAllegorie delle Vittorie. Contiene anche iRitratti dei principi Medici diGiusto Sustermans, statue di scuola fiorentina ed arazzi diFevére.
LaSala di Ester faceva anche da sala da pranzo e presenta sul soffitto l'Incoronazione di Ester dello Stradano, con un'iscrizione in onore di Eleonora di Toledo nel fregio. Negli ovali del soffittoFatti della vita di Ester e episodi della storia del popolo ebreo. Vi sono conservati pure un lavabo marmoreo del XV secolo, spostato dalPalagio di Parte Guelfa nel 1842, e due arazzi diVan Assel rappresentanti laPrimavera e l'Autunno.
LaSala di Penelope ha sul soffittoPenelope al telaio con altre tessitrici e nel fregio,Storie di Ulisse alternate aAllegorie di Virtù; ai lati quattroDivinità fluviali e due stemmi Medici-Toledo. Sulle pareti:Madonna con Bambino eMadonna con Bambino con san Giovanni diBattista Botticelli. Il camino è una replica neo-rinascimentale del 1921.
LaSala della Gualdrada era per la camera privata di Eleonora.Gualdrada era un personaggio storico fiorentino, che rifiutò leavances dell'imperatoreOttone IV giurando fedeltà al marito. Le pitture sono sempre diGiovanni Stradano (sul soffittoGualdrada che rifiuta di baciare l'imperatore, con ai latiAmorini danzanti con fiori e le imprese di Cosimo I) e vi è conservato anche un pregevole stipo con pietre dure intarsiate. Particolarmente interessante è il fregio, dove sono dipinte varie vedute della Firenze del XVI secolo, con piazze, scene di festa, giochi e altri eventi, narrati con vivacità e minuzia dallo Stradano, che era fiammingo e quindi abituato a dipingere con cura i dettagli. Le vedute sono alternate adAllegorie di Virtù.
Una piccola porta laterale conduce a un breve e stretto passaggio che costeggia la torre dall'interno e che è decorato sulle pareti e sul soffitto da porzioni di affreschi dei secoli XIV-XV. Da qui si accede allaCappella della Signoria odei Priori, dedicata asan Bernardo, che contiene un reliquario del santo. Era detta anche, in antico, "San Bernardo degli Uberti". Qui i Priori erano soliti supplicare l'aiuto divino nell'espletamento del loro ufficio. In questa cappellaGirolamo Savonarola recitò la sua ultima preghiera prima di essere bruciato vivo in piazza della Signoria. Fu realizzata nel 1511-1514 daBaccio d'Agnolo.
I meravigliosi affreschi alle pareti ed al soffitto, imitantimosaici in oro, sono opera diRidolfo del Ghirlandaio (1511-1514). Di particolare interesse sono laTrinità con angeli e cherubini sul soffitto e la lunetta con l'Annunciazione sulla parete di fronte all'altare, dove si vede labasilica della Santissima Annunziata prima che venisse aggiunto il portico antistante la chiesa. Negli scomparti cruciformi del soffitto si trovano gliEvangelisti, e negli altri scompartiAngioletti con i simboli della Passione e scritte bibliche. L'altra lunetta riporta l'Apparizione della Vergine a san Bernardo. Sull'altare è presente un dipinto rappresentante laSacra Famiglia diMariano Graziadei daPescia, allievo di Ridolfo del Ghirlandaio, fatta al posto della pala mai realizzata, ma suo tempo commissionata, diDomenico Ghirlandaio.
La porta che conduce alla sala successiva è diBaccio d'Agnolo.
Storie diFurio Camillo nella Sala dell'UdienzaIl soffitto a cassettoni dellaSala dell'Udienza
LaSala dell'Udienza oSala della Giustizia era utilizzata per ospitare gli incontri di unGonfaloniere di Giustizia e otto Priori. Il soffitto, intagliato, dipinto e dorato, è opera diGiuliano da Maiano (1470-1476).
Sul portale verso la cappella c'è un'iscrizione in onore di Cristo (1529) ed è opera diBaccio d'Agnolo. Il portale in marmo che comunica con laSala dei Gigli, sormontato dalla statua dellaGiustizia nellalunetta, è opera dei fratelliGiuliano eBenedetto da Maiano.
I grandi affreschi alle pareti, rappresentanti leStorie di Furio Camillo[13] diFrancesco Salviati, con la collaborazione diDomenico Romano, furono realizzati nel 1543-1545. Questi affreschi furono una novità assoluta per Firenze, poiché Salviati si ispira profondamente alla scuola romana diRaffaello, della quale può essere considerato il più degno continuatore.
Il nome della stanza non deriva dalgiglio fiorentino, ma dalfleur-de-lys, emblema della corona di Francia, che si distingue dal blasone fiorentino per l'assenza degli stami e per i colori oro/blu invece di rosso/argento. I gigli si trovano sul mirabile soffitto acassettoni e sulle pareti, e questo omaggio fu un ringraziamento e un tributo di fedeltà agliAngiò, protettori della parte guelfa. Anche questo soffitto e il fregio con iMarzocchi furono realizzati dai fratelliBenedetto eGiuliano, autori anche della statua diSan Giovanni Battista e putti sul portale opposto in questa sala. Gli stessi fratelli, con la collaborazione del loro maestroFrancione, realizzarono anche le porte intarsia lignea, con le figure diDante ePetrarca.
In questa sala si trova esposta da 1988 uno dei capolavori diDonatello, laGiuditta e Oloferne, già collocata in piazza della Signoria ed oggi sostituita in loco (sull'Arengario dello stesso Palazzo Vecchio) da una copia.
Le finestre che si aprono sulle sale adiacenti testimoniano come questa fosse l'estremità est del palazzo prima che venisse ampliato.
Dallasala dei Gigli una porta fiancheggiata da due pilastri di marmo nero antichi, porta allaSala delle mappe geografiche odella Guardaroba, odegli Armadi, dove i Granduchi medicei custodivano i loro beni preziosi. La parte strettamente architettonica risale al Vasari, mentre i mobili ed il soffitto sono opera diDionigi Nigetti.
Le porte degli stipetti sono decorate con 53Mappe di interesse scientifico, dipinti ad olio del fratedomenicanoIgnazio Danti (1563-1575), fratello dello scultoreVincenzo Danti, eStefano Bonsignori (1575-1584). Sono di notevole interesse storico e danno l'idea delle conoscenze geografiche del XVI secolo. Danti, seguiva ilsistema tolemaico per il moto degli astri, ma utilizzava il nuovo sistema cartografico diMercatore.
Al centro della sala è esposto il celebre globoMappa mundi (che quando venne realizzato nel 1581 era il più grande del mondo), opera del Buonsignori e di Ignazio Danti, rovinato da successivi restauri.
Si accede allaVecchia Cancelleria da una bifora trecentesca della Sala dei Gigli trasformata in porta. Questo era probabilmente l'ufficio delMachiavelli quando era Segretario della Repubblica. Vi si trovano un suo busto policromo in terracotta del XV secolo, probabilmente modellato dalla sua maschera mortuaria, e il suo famoso ritratto diSanti di Tito. La parete di fondo ha un bassorilievo conSan Giorgio e il Drago proveniente daPorta San Giorgio.
Sempre dallaSala dei Gigli si accede anche alla cosiddettaSalotta, interessante per l'affresco staccato attribuito aOrcagna che raffigura laCacciata del Duca d'Atene (proveniente dal distruttocarcere delle Stinche), un reale episodio storico che all'epoca fu caricato di significati simbolici e mitologici: avvenne il 6 luglio 1343, giorno disant'Anna, la quale è ricordata nel dipinto nell'atto di benedire i vessilli dei fiorentini. Il bassorilievo conSan Zanobi sullo sfondo del Palazzo della Signoria e della città proviene dalla distruttaTorre dei Girolami, in via Por Santa Maria presso ilPonte Vecchio.
La stanza è stata usata daCellini per restaurare i tesori dei principi deiMedici. Dalla finestra piccola nella pareteCosimo I spiava i suoi assistenti ed ufficiali durante le riunioni nel Salone dei Cinquecento.
Dalla salotta parte la ripida rampa di scale che porta alballatoio e alla torre. La sala delle Bandiere, lungo il percorso, creata nel 1886, ospita oggi uno tra i più prestigiosi laboratori di restauro specializzato inarazzi, dipartimento dell'Opificio delle Pietre Dure.
Il mezzanino tra primo e secondo piano fu creato daMichelozzo nel 1453 ribassando i soffitti di alcune stanze al primo piano. In queste stanze abitòMaria Salviati, la madre di Cosimo I, ed alcuni giovani principi. Oggi vi è ospitata la Collezione Loeser, donata a Firenze dal critico d'arte americanoCharles Loeser morto nel 1928.
Nella prima sala si trova laMadonna con Bambino e san Giovannino, della scuola diLorenzo di Credi, unaMadonna col Bambino in stucco dipinto di scuola fiorentina del XV secolo, unaMadonna in adorazione del Bambino con san Giovannino diJacopo del Sellaio, laMadonna col Bambino attribuita alMaestro della Crocifissione Griggs (XV secolo) e unaMadonna in trono di scuola toscana del Trecento.
Pochi gradini in pietra conducono a una saletta che un tempo fu lo studio di Cosimo I nel mezzanino, con una finestra supiazza della Signoria e i resti di decorazioni di uccelli, animali pesci e elementi vegetali opera delBacchiacca.
La successiva sala da pranzo ospita l'opera forse più famosa della collezione, ilRitratto di Laura Battiferri (moglie dell'Ammannati) diAgnolo Bronzino. Vi si trovano anche altre opere dimanieristi, come ilRitratto di Lodovico Martelli delPontormo e laZuffa di Cavalieri (bozzetto ad affresco) delVasari. Ai lati del camino due sculture romaniche: un capitello con aquile (prima metà del XIII secolo) e unaTesta coronata (prima metà del XII secolo).
Nella Sala d'angolo sono esposte laMadonna col Bambino e san Giovannino della scuola diPacino di Buonaguida (XIV secolo), laMadonna col Bambino e san Giovannino delBerruguete e laMadonna col Bambino diPietro Lorenzetti. Vi si trovano inoltre unAngelo orante diTino di Camaino, dalla tomba del vescovo Orso inSanta Maria del Fiore, unSanto francescano, in terracotta dipinta del XV secolo, unBusto di Sant'Antonino, in stucco dipinto del XV secolo, unaMadonna col Bambino in terracotta invetriata (XVI secolo), unCristo nel sepolcro, ricamato su disegno diRaffaellino del Garbo, e unaCroce dipinta di un pittore senese risalente al 1280 circa. Sopra la porta si trova un mosaico romano con unaPavona.
La Sala dei Gigli d'Oro presenta unaMadonna col Bambino scolpita alla maniera diDonatello e un medesimo soggetto alla maniera diMichelozzo, mentre una terza è di un seguace diArnolfo di Cambio. Il dipinto dellaMadonna col Bambino e san Giovannino è nello stile diPontormo o diBronzino. L'Ultima cena è di un ignoto pittore veneto del XVI secolo, mentre sopra una credenza sono collocati due gruppi diGuerrieri e cavalieri diGiovan Francesco Rustici. La scultura lignea policroma raffiguraSanta Caterina da Siena, di scuola senese del Quattrocento. L'Anatomia di un cavallo è un bronzo diGiuseppe Valadier. La vetrina conservaAutunno, un bronzetto attribuito aBenvenuto Cellini, unErcole e l'Idra in cera delGiambologna, e unaSacra famiglia in cera copiata da un lavoro diMichelangelo nel XVI secolo. Sulla credenza infine si trovano dueAngeli diJacopo Sansovino, unRitratto di Cosimo I in terracotta diVincenzo de' Rossi e un dipinto appeso con laPassione di Cristo, attribuito aPiero di Cosimo.
Gli spettabili ssri Otto di Guardia E Balia della città di Firenze Proibirono a qvalvnqe persona di qvalsi Voglia stato grado o condizione che Non ardisca in torno a questa fonte a br Accia venti fare sporchezze di sorte al Cvna lavare in essa calamai panni o altr O ne buttarvi legnami o altre sporcizie Sotto pena di ducati quattro e dell'arb Itrio di ll ssri e tutto in conferma daltro d Ecreto del magistrato loro del di 21 agto 1646»
«Mi rivedo così tra il luglio e l'agosto 1944 alla vigilia dell'insurrezione, in Firenze, dove il mio destino mi aveva portato... Lo stato di emergenza dichiarato dai tedeschi, disumano ed implacabile, durava ormai da più di una settimana. Le rappresaglie naziste si succedevano alle rappresaglie, le fucilazioni alle fucilazioni, la vita diventava ogni giorno più dura e più difficile; le speranze si spegnevano nei nostri cuori; molti di noi si sentivano già nell'ombra della morte. Quel martirio sembrava non avere più fine, quando improvvisamente all'alba dell'undici agosto, la "Martinella" - il vecchio campanone di Palazzo Vecchio - suonò a distesa; risposero festose tutte le campane di Firenze. Era il segnale della riscossa. Scendemmo, allora, tutti i piazza; i fratelli nostri d'oltreArno passarono sulla destra, i partigiani scesero dalle colline, la libertà finalmente splendeva nel cielo di Firenze.»
^Rodolfo Malquori,Le vecchie strade e le piazze di Firenze raccontano la storia di Firenze Edizioni Polistampa, 2005.
^Biografia degli artisti, Tipi del Gondoliere, Venezia 1840, p. 656.
^Alessandra Giannotti,L'onore e la lode nella scultura fiorentina del secondo Cinquecento, inIl Cinquecento a Firenze. “Maniera moderna” e Controriforma, catalogo di mostra, Firenze 2017, pagg. 204 - 205.
^GÁLDY, ANDREA M. “Spectacular Antiquities: Power and Display of Anticaglie at the Court of Cosimo I De' Medici.” Renaissance and Reformation / Renaissance Et Réforme, vol. 29, no. 1, 2005, p. 49.
^Furio Camillo fu un generale Romano, menzionato nelle opere diPlutarco che salvò Roma dai Galli.