Movatterモバイル変換


[0]ホーム

URL:


Vai al contenuto
WikipediaL'enciclopedia libera
Ricerca

Marco Pacuvio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento daPacuvio)

Marco Pacuvio (Brundisium,29 aprile220 a.C.Tarentum,7 febbraio130 a.C.) è stato undrammaturgo,poeta epittoreromano.

Nipote del poetaQuinto Ennio, fu il primo grande tragediografo latino.

Biografia

[modifica |modifica wikitesto]

Marco Pacuvio nacque nel220 a.C. aBrundisium[1], cittàmessapica in una zona influenzata dalla cultura greca, da una famiglia di originiosche[2]. Tali origini sembrano effettivamente essere confermate dalla forma del nome Pacuvio, anch'essa osca, e da alcuni particolarismi linguistici che si riscontrano nelle opere[1]. Sua madre era, secondo la testimonianza fornita daPlinio il Vecchio[3], sorella del celebre poeta e drammaturgo messapicoQuinto Ennio daRudiae; probabilmente errata[1] risulta invece la testimonianza diSofronio Eusebio Girolamo[4], secondo la quale Pacuvio sarebbe invece stato figlio della figlia di Ennio, e dunque nipote abiatico del poeta.

Formatosi grazie alle influenze dello zio e maestro Ennio, da cui ereditò anche gli interessi filosofici e le tendenze razionalistiche[5], si trasferì giovane aRoma, dove intraprese a lungo l'attività di pittore (nelI secolo a.C. era ancora integro un suo dipinto nel tempio di Ercole) e di poeta, frequentando ilCircolo degli Scipioni dal204 a.C.[2] Fu il primo poeta latino che si dedicò esclusivamente al genere della tragedia. A Roma, secondo la testimonianza diMarco Tullio Cicerone[6], strinse un solido legame di amicizia con l'aristocratico di ambientescipionicoGaio Lelio; tale notizia potrebbe però costituire una finzione letteraria elaborataa posteriori dallo stesso Cicerone per arricchire la trattazione pronunciata dallo stesso Lelio nelLaelius de amicitia.[7] La poetica di Pacuvio, altisonante e ricca di riferimenti mitologici, era infatti ben lontana da quella proposta dal cosiddetto circolo degli Scipioni, che tentava, invece, di diffondere un ideale di letteratura aderente alla vita reale e attenta all'individuo.[8]

Ancora attivo nel140 a.C., Pacuvio compose una tragedia che mise in scena in competizione con il giovaneLucio Accio, che si andava allora affermando e che dopo la morte dello stesso Pacuvio sarebbe divenuto il maggior tragediografo in attività a Roma[9]. Poco più tardi, tuttavia, il vecchio Pacuvio, malato, fu costretto a ritirarsi aTarentum, dove, attorno al135 a.C., ricevette la visita dello stesso Accio che si apprestava a partire per un viaggio in Asia: in quest'occasione, secondo la narrazione diAulo Gellio, il giovane autore lesse all'anziano commediografo il testo del suoAtreus[10]:

(latino)
«[1] Quibus otium et studium fuit vitas atque aetates doctorum hominum quaerere ac memoriae tradere, de M. Pacuvio et L. Accio tragicis poetis historiam scripserunt huiuscemodi: [2] "Cum Pacuvius" inquiunt "grandi iam aetate et morbo corporis diutino adfectus Tarentum ex urbe Roma concessisset, Accius tunc haut parvo iunior proficiscens in Asiam, cum in oppidum venisset, devertit ad Pacuvium comiterque invitatus plusculisque ab eo diebus retentus tragoediam suam, cui Atreus nomen est, desideranti legit. [3] Tum Pacuvium dixisse aiunt sonora quidem esse, quae scripsisset, et grandia, sed videri tamen ea sibi duriora paulum et acerbiora. [4] "Ita est," inquit Accius "uti dicis; neque id me sane paenitet; meliora enim fore spero, quae deinceps scribam. [5] Nam quod in pomis est, itidem" inquit "esse aiunt in ingeniis; quae dura et acerba nascuntur, post fiunt mitia et iucunda; sed quae gignuntur statim vieta et mollia atque in principio sunt uvida, non matura mox fiunt, sed putria. [6] Relinquendum igitur visum est in ingenio, quod dies atque aetas mitificet".»
(italiano)
«Coloro che hanno dedicato tempo e passione a studiare e a descrivere la vita e i tempi delle persone colte, hanno narrato questo aneddoto riguardante i poeti tragici Marco Pacuvio e Lucio Accio. Quando Pacuvio, già affievolito dall'età avanzata e da una malattia cronica, si ritirò da Roma a Taranto, Accio, di molto più giovane, in partenza per l'Asia, essendo arrivato in quella città, gli fece visita e, invitato cordialmente e trattenuto per parecchi giorni, lesse a Pacuvio che lo desiderava la propria tragedia intitolataAtreus. Narrano che Pacuvio affermasse che i versi di Accio erano nobili e sonanti, ma che gli sembravano un poco duri e aspri. Al che Accio: «È proprio come tu dici, ma non mi dispiace; spero però che saranno migliori i versi che ancora scriverò. Infatti accade ai talenti come ai frutti: quelli che nascono duri e aspri, poi divengono teneri e saporiti, ma quelli che nascono già teneri, molli e fin dal principio succulenti, non maturano poi, ma imputridiscono. Mi par dunque che per i prodotti dell'ingegno si debba lasciare che il tempo e l'età li facciano maturare.»»

(Aulo Gellio,Noctes Atticae, XIII, 2; adattamento della trad. di L. Rusca,Notti attiche, Rizzoli, Milano 1992.)

Tale aneddoto, che pure mette in luce l'orgoglio di Accio nel difendere la propria opera e nell'attaccare nascostamente quella del rivale,[11] è di dubbia autenticità,[7] in quanto del tutto affine all'episodio narrato daGaio Svetonio Tranquillo nellaVita Terentii, secondo il quale il giovane commediografoPublio Terenzio Afro avrebbe letto la suaAndria all'anzianoCecilio Stazio.[12]Ritiratosi, dunque, aTarentum, Pacuvio vi morì quasi novantenne[4] nel130 a.C.:[1][2] egli stesso compose il testo, secondo Gellio, dell'epitaffio che fu poi inciso sulla sua lapide tombale, "un garbato autoritratto che comunica un senso di urbanità, di dignità e di riserbo":[13]

(latino)
«ADULESCENS, TAMETSI PROPERAS, HOC TE SAXUM ROGAT
UT SESE ASPICIAS, DEINDE QUOD SCRIPTUM EST LEGAS:
HIC SUNT POETAE PACUVI MARCI SITA
OSSA. HOC VOLEBAM NESCIUS NE ESSES. VALE
»
(italiano)
«Anche se vai di fretta, giovane, questo sasso
ti implora di guardarlo, e che tu legga cosa
c'è scritto sopra. Qui riposano le ossa del poeta
Marco Pacuvio. Non volevo che lo ignorassi. Addio.»

(Aulo Gellio,Noctes Atticae, I, 24, 4; trad. diG. Pontiggia)

Tale epitaffio, per quanto ben noto e solenne, è di dubbia autenticità:[7] Gellio ne trovò il testo nelDe poetis diMarco Terenzio Varrone, assieme ai testi che avrebbero ornato le lapidi delle tombe diGneo Nevio eTito Maccio Plauto, ma nella sua opera non accenna ad alcuna visita personale a nessuna di tali tombe, dunque non risulta possibile sapere se gli epitaffi fossero stati composti o solo riportati dallo stesso Varrone.[7]

Opere

[modifica |modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio:Storia della letteratura latina (240 - 78 a.C.).

Così come Plauto, Cecilio e Terenzio si erano per primi specializzati nel solo genere dellacommediapalliata, Pacuvio fu il primo tra gli autori di lingua latina a specializzarsi in quello dellatragedia.[2] Dalle dubbie testimonianze dei grammatici tardiDiomede[14] ePomponio Porfirione,[15] di dubbia validità,[7] si evince che Pacuvio sarebbe anche stato autore diSaturae, affini a quelle di Ennio, che avrebbero però riscosso scarso successo e avrebbero dunque acquisito importanza marginale.[2] Dalla testimonianza di Plinio il Vecchio risulta che abbia esercitato anche il mestiere di pittore: inetà alto-imperiale si conservava ancora la memoria di una sua opera che era stata esposta inRoma neltempio di Ercole presso ilforo boario.[3]Della sua opera letteraria, non particolarmente vasta, sono a oggi pervenuti circa 365 frammenti per un totale di 380 versi di sede certa e 55 di sede incerta.[2][7] Fu autore di dodici o tredici tragediecothurnatae (Antiope,Armorum iudicium,Atalanta,Chryses,Dulorestes,Hermiona,Iliona,Medus,Niptra,Pentheus,Periboea eTeucer; incerta è l'attribuzione delProtesilaus) e di unapraetexta (Paulus).[2][7]

Lecothurnatae, sviluppate per lo più a partire da originaligreci oggi perduti dei tragiciEschilo,Sofocle edEuripide, trattavano in molti casi temi afferenti ai maggiori cicli mitici, quali quellotroiano (Armorum iudicium,Iliona,Niptra,Teucer, eProtesilaus), quello, connesso al troiano, diOreste (Chryses,Dulorestes,Hermiona), quellotebano (Antiope) e quelloargonautico (Medus).IlPaulus (Paolo) aveva, invece, carattere storico e celebrativo,[16] e fu probabilmente rappresentata per la prima volta nel168 a.C., in occasione deiludi organizzati per celebrare la vittoria diLucio Emilio Paolo aPidna sul re diMacedoniaPerseo.[16]Particolarmente esiguo risulta, dunque, il numero delle opere prodotte da Pacuvio se si considera che fu attivo fino all'estrema vecchiaia;[7] tale dato può essere però spiegato se si suppone che il drammaturgo dedicasse buona parte del suo tempo all'attività pittorica,[7] o curasse particolarmente l'elaborazione formale delle sue opere.[17]Egli scelse generalmente il suo repertorio fra i miti del mondo ellenico, prediligendo quelli a sfondo pastorale o idilliaco e descrivendo sapientemente paesaggi ed eventi naturali: da quanto resta, Pacuvio sapeva conferire ai personaggi delle sue tragedie una forza drammatica che affascinava il pubblico romano e che era apprezzata, come detto, dallo stessoCicerone, che ne ebbe altissima stima:

(latino)
«licet dicere et Ennium summum epicum poetam ... et Pacuvium tragicum et Caecilium fortasse comicum»
(italiano)
«...si può dire che Ennio sia il sommo poeta epico ... e Pacuvio il sommo tragico eCecilio forse il sommo comico»

(De optimo genere oratorum, 2.)

La cura che Pacuvio riservava alle sue opere gli procurò, mentre era ancora in vita, la fama di erudito;[18] l'erudizione, tuttavia, si prestava a degenerare in pedanteria,[18] come dimostrano ad esempio i versi delChryses in cui la descrizione del cosmo e del sole è interrotta da una parentesi di riflessione filologica sui termini con cui Greci e Romani indicavano il cielo.[19] Ciò non precluse comunque a Pacuvio la possibilità di riscuotere un ampio successo di pubblico presso il popolo romano e presso i suoi contemporanei:[8] l'ampia diffusione e il gradimento delle sue opere testimoniano inoltre la «capacità del pubblico romano di apprezzare un testo teatrale serio».[18]

L'autoresatiricoGaio Lucilio, attivo nella seconda metà delII secolo a.C., nell'affermare la sua nuova poetica legata all'esperienza personale, prese le distanze dalla poetica tragica di Ennio, ma soprattutto dei contemporanei Pacuvio e Accio, che tentavano, a suo giudizio, di affascinare il pubblico proponendogli esclusivamente storie di esseri fantastici quali «serpenti alati» o «draghi volanti».[20] Tale critica, dettata dunque da ragioni personali legate al modo di intendere l'attività letteraria stessa, nulla toglie comunque al vasto successo che Pacuvio riscosse tra i suoi contemporanei.[8]

Note

[modifica |modifica wikitesto]
  1. ^abcdBeare, p. 92.
  2. ^abcdefgPontiggia, Grandi, p. 390.
  3. ^abPlinio il Vecchio,Naturalis historia, XXXV, 19.
  4. ^abGirolamo,Chronicon, anno 1863 (=154 a.C.), p. 142 H.
  5. ^Pontiggia, Grandi, p. 407.
  6. ^Cicerone,Laelius de amicitia, 24.
  7. ^abcdefghiBeare, p. 93.
  8. ^abcPontiggia; Grandi, p. 391.
  9. ^Cicerone,Brutus, 229; Gellio, XIII 2, 2.
  10. ^Gellio, XIII 2, 2.
  11. ^Pontiggia, Grandi, p. 395.
  12. ^Svetonio,Vita Terentii, 3.
  13. ^Pontiggia, Grandi, p. 394.
  14. ^Diomede, inGrammatici latini, ed. Keil, I, p. 485.
  15. ^Porifirione,Ad Horatium; Saturae, I, 10, 46.
  16. ^abPontiggia, Grandi, p. 87.
  17. ^Beare, p. 94.
  18. ^abcBeare, p. 98.
  19. ^Chryses, vv. 86-92.
  20. ^Lucilio, vv. 587-589 Marx.

Bibliografia

[modifica |modifica wikitesto]

Voci correlate

[modifica |modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica |modifica wikitesto]

Altri progetti

Collegamenti esterni

[modifica |modifica wikitesto]
V · D · M
Tragedie latine
SenecaAgamennone ·Edipo ·Ercole furioso ·Ercole sul monte Eta ·Fedra ·Le fenicie ·Le troiane ·Medea ·Tieste ·Ottavia(spuria)
Tragedie perdute
o frammentarie
AccioAchille ·Alcesti ·Andromeda ·Antigone ·Astianatte ·Deifobo ·Ecuba ·Filottete ·Il giudizio delle armi ·Le fenicie ·Medea ·Prometeo
EnnioAchille ·Aiace ·Alessandro ·Ambracia ·Andromaca prigioniera ·Ecuba ·Ifigenia ·Il riscatto di Ettore ·Le sabine ·Medea ·Tieste
PacuvioAntiope ·Atalanta ·Crise ·Ermione ·Il bagno ·Il giudizio delle armi ·Iliona ·Medo ·Oreste schiavo ·Penteo ·Peribea ·Teucro
Livio AndronicoAiace fustigatore ·Andromeda ·Egisto ·Il cavallo di Troia
NevioCasteggio ·Licurgo ·Romolo
OvidioMedea
Vario RufoTieste
LucanoMedea
Teatro nell'antica Roma ·Cothurnata ·Praetexta ·Frammento
Controllo di autoritàVIAF(EN19725172 ·ISNI(EN0000 0000 6135 5084 ·SBNSBLV013835 ·BAV495/32996 ·CERLcnp01330093 ·Europeanaagent/base/71060 ·LCCN(ENn94119889 ·GND(DE118738976 ·BNE(ESXX1057397(data) ·BNF(FRcb12197922z(data) ·J9U(EN, HE987007447452005171 ·NSK(HR000118100
Estratto da "https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Marco_Pacuvio&oldid=143561110"
Categorie:
Categorie nascoste:

[8]ページ先頭

©2009-2025 Movatter.jp