Nato a Roma da genitoritoscani, studia presso il Collegio Massimo deiGesuiti. Dotato di una sensibilità straordinaria, inizia a scrivere molto presto, descrivendo leDolomiti, all'età di quattordici anni, dalla terrazza di un alberghetto aVillabassa, in Alto Adige. Per un certo periodo si dedica allo studio della letteratura greca; traduce e pubblica presso l'editore Capriotti l'Agamennone diEschilo, preceduto da un saggio introduttivo.
Nel1945, a soli 21 anni, si laurea in Lettere allaSapienza di Roma con una tesi sulle operette amatorie diLeon Battista Alberti; segue poi un corso di perfezionamento in letteratura inglese, proseguendo in varie traduzioni, tra le quali un dramma elisabettiano diCyril Tourneur accolto nel volumeTeatro elisabettiano dell'editore Sansoni; sul medesimo autore, nell'estate del1950 pubblica sulla rivistaInventario il saggioI personaggi negativi di Tourneur.
Tra i giornali con cui Ottieri avvia collaborazioni figura anche laFiera letteraria, rivista diretta daAlba de Céspedes su cui nel1947 pubblica il raccontoL'isola che si aggiudica il Premio Mercurio. Insoddisfatto delle sporadiche collaborazioni a riviste e giornali, deluso dall'ambiente letterario romano, secondo lui chiuso ed elitario, agli inizi di febbraio del1948 decide di partire perMilano, la città del lavoro, dell'impegno sociale e morale, dove spera di trovare ulteriori stimoli.
Nel libroLa linea Gotica (1963), ricordandosi delle sensazioni provate al suo arrivo a Milano, scrive:
«[...]Ho lasciato la letteratura, la casa agiata dei miei, la nevrosi di figlio unico [...]Solo, appoggiato con la testa sul tavolino dello scompartimento, dalla stazione scendo su una Milano nera dentro una malinconia nera [...]Sono un intellettuale di sinistra, sono venuto per esserlo, come uno va a frequentare una scuola in un'altra città... Roma è il mio essere, Milano il mio dover essere.»
Arrivato a Milano, Ottieri incomincia a lavorare come assistente di Guido Lopez, capo dell'ufficio stampa dellaArnoldo Mondadori Editore. Per la sua propensione innata verso lo studio in generale, segue con grande entusiasmostudi sociali epsicologici, conosceCesare Musatti, frequenta assiduamente la sede delPSI milanese e inizia a scrivere per il quotidianoAvanti!. Nel1950, aLerici, sposaSilvana Mauri, nipote diValentino Bompiani, conosciuta a Roma in casa di Brianna Carafa il 2 giugno 1946; l'anno dopo inizia a dirigere la rivista mensile di divulgazione scientificaLa Scienza Illustrata. Dalla loro unione nascono nel 1953Maria Pace Ottieri e nel 1960 Alberto Ottieri, Vicepresidente e Consigliere Delegato diMessaggerie Italiane.[1]
Il manoscritto del suo primo libroMemorie dell'incoscienza, iniziato a scrivere nel1947 (con alcune correzioni del1952) e proposto dallo stesso aElio Vittorini, viene pubblicato nel1954. Si tratta di un libro sui suoi trascorsi giovanili, che mette in evidenza un certofascismo interpretato psicologicamente, come incoscienza, e come aspetto di un infantilismo politico che in Italia era stato ed era ancora molto diffuso. Racconta la vita in un paese toscano nel1943, prima e dopo l'armistizio, e, nel contesto di un fascismo intriso d'ignoranza e fuori da qualsiasi realtà oggettiva, delinea in modo molto efficace rapporti sentimentali subiti secondo meccanismi tanto crudeli quanto inconsapevoli.
Nel1953, da poco assunto all'Olivetti con l'incarico di selezionatore del personale, si ammala di una meningite improvvisa e per quattro mesi resta ricoverato nella clinica fiorentina del dottor Cocchi, l'unico, a quell'epoca, in grado di curare questo tipo di malattia. Una volta guarito,Adriano Olivetti (il quale aveva, e ha sempre tenuto in debita considerazione i suoi dirigenti provenienti dal mondo intellettuale: daGeno Pampaloni aPaolo Volponi, daGiovanni Giudici aFranco Fortini), dopo avere pagato ugualmente lo stipendio a Ottieri, gli propone di riprendere il lavoro di selezionatore in un clima migliore di quello diIvrea e di Milano, nella sede della nuova fabbrica diPozzuoli.
Ottieri si trasferisce allora con tutta la famiglia a Pozzuoli e in questo contesto sociale diverso, nel1957, scrive il secondo libro,Tempi Stretti, in cui descrive il mondo della fabbrica dal suo interno in un momento di trasformazioni e di difficili lotte. Il libro è pubblicato nella collana "Gettoni" di Einaudi, diretta da Vittorini e Calvino, presso la quale furono pubblicati numerosi titoli appartenenti al filone dellaletteratura industriale. I due però rimarcarono più i difetti che i pregi dell'opera. Per Vittorini, dal romanzo si evinceva una
«volontà documentaristica non realizzata»
mentre per Calvino, all'opposto, il romanzo era davvero un ottimo documento della realtà industriale, ma mancava proprio di bellezza lirica, e soprattutto era un'ottima panoramica della vita dentro la fabbrica,
«ma il romanzo è triste.»
Nel1959, ispirato proprio dall'esperienza come selezionatore del personale dellaOlivetti a Pozzuoli, esceDonnarumma all'assalto, il suo libro più celebre, pubblicato da Bompiani. Il veroimprimatur per la pubblicazione di questo romanzo (malgrado la delicatezza dell'argomento riferito a una vicenda reale e imbarazzante, interna alla nuova azienda sorta a Pozzuoli, nella quale Ottieri era un funzionario) venne proprio dal patronAdriano Olivetti, «più intelligente di alcuni suoi collaboratori», come acutamente annotò Geno Pampaloni.[2] Lo strappo di Ottieri, che si rivolse di persona a quest'editore, fu causato da un'eccessiva svalutazione di Calvino nei confronti di Ottieri. Calvino non mostrò grande interesse per questo lavoro, e in una lettera – postuma alla pubblicazione da parte di Bompiani – rivolta all'amico Vittorini, sinceramente affermerà:
«Ho cominciato Donnarumma con grande interesse. Sento del grande successo e – pur mordendomi le pugna – ne godo.»
Il titolo,Donnarumma all'assalto, s'ispira a una vicenda interna al romanzo: un disoccupato senza qualifiche disposto a tutto pur di avere un posto nella luminosa fabbrica aperta al Sud dall'Olivetti. Ottieri coglie tra i primi la drammaticità del contrasto tra il progresso tecnico e materiale e l'arretratezza culturale delmeridione d'Italia. Invero però la discussione interna è molto più che una semplice critica della dicotomia Nord-Sud, anzi Ottieri valuta gli operai del Sud uguali nell'operosità a quelli del Nord, ma nella sua trama convivono – accanto a racconti biografici – anche molti spunti saggistici di natura sociologica ed esistenziale, in linea con una matrice kafkiana:
«L’aziendalismo è l’amore umano, inevitabile ma orgoglioso, al proprio lavoro, al marchio di fabbrica; ma anche la rinuncia a capire, a confrontarsi con altri marchi di fabbrica e a partecipare una vita più larga. L’aziendalismo è il rifugio di una società cui non si crede, in cui non si spera più»
«Forse è inutile chiedersi se gli operai assunti in questa fabbrica, i vincitori della psicotecnica, ormai saranno felici comunque, o se comunque debbano cadere nella infelicità e nella delusione. Tuttavia ce lo chiediamo»
«Le biografie sono più forti del giudizio. Padre, invalido. Madre, casalinga. Tre fratelli: uno invalido (demente), uno studente, uno disoccupato. Una sorella, casalinga. Un altro fratello, quello che mi sta di fronte»
Nel saggioL'esperienza meridionalistica di Ottieri,Giuseppe Iadanza osserva tra l'altro che l'intensità quasi drammatica di queste giornate tese del selezionatore anima anche la prosa solitamente pacata di Ottieri e l'arricchisce di partecipazione umana, tanto che la conclusione delDonnarumma diventa «decisamente commossa e scopertamente nostalgica».[3]
Il successo come scrittore induce Ottieri a rifiutare l'offerta di Adriano Olivetti di restare aPozzuoli da direttore del personale della fabbrica, in quanto tale incarico non gli lascerebbe più tempo sufficiente per la scrittura. Tornato a Milano, si accorda allora per un nuovo contratto di consulente esterno, un impegno meno vincolante che gli consente di firmare racconti e articoli d'attualità sul settimanale Il Mondo e, dalla metà degli anni Sessanta fino ai Settanta, di collaborare con il quotidianoil Giorno.
Giudicando interessante e molto significativo un diario scritto da Ottieri durante l'impegno nel mondo dell'industria,Italo Calvino gli suggerisce di pubblicarne alcuni pezzi sulla rivistaIl Menabò. I pezzi uscirono con il titolo diTaccuino Industriale, consacrando Ottieri come pioniere della cosiddetta "letteratura industriale". Nel1963 l'intero diario è pubblicato da Bompiani con il titoloLa linea gotica, vincendo nello stesso anno ilPremio Bagutta. Nel 1972, conIl campo di concentrazione, riceve ilPremio Selezione Campiello.[4]
Esaurita la stagione industriale, lo scrittore sempre alla ricerca di nuovi stimoli, li trova fuori dal mondo letterario. Chiamato aRoma daTonino Guerra a collaborare alla sceneggiatura del filmL'eclisse diMichelangelo Antonioni incentrato sulla nevrosi che corrode esistenze e rapporti umani, Ottieri scopre il cinema, se n'entusiasma e subito è preso dalla smania di mettersi in proprio e misurarsi con questo nuovo modo di veicolare una storia. La storia realistica del libroL'impagliatore di sedie (1964) è raccontata come una sceneggiatura fatta d'azione, gesti, linguaggio parlato, ma dietro la tentazione di sperimentare una nuova tecnica narrativa si nasconde altro; Ottieri lo spiega nella prefazione:
«Così ho tentato senza pudore e senza gusto dell'orrore di mettere in scena momenti in cui la ragazza, tanto ragionevole e intelligente peraltro, si abbandona ad attività interiori ed esteriori che di solito rimangono segrete, perché (secondo il parere di un illustre psichiatra) chi le ha provate non può ricordarle, chi non le ha provate non può immaginarle, e chi le sta provando non può trascriverle.»
Nel 1996, ormai più che settantenne, Ottiero Ottieri termina la sua vasta produzione letteraria conIl poema osceno (1996), un'opera di centinaia di pagine sulla sessualità, una tematica costante della poetica di Ottieri ma che nei lavori precedenti era soprattutto letta in una chiave di disagio psicanalitico (Il campo di concentrazione), e che ora invece diventa un senile ma vivace e provocatorio torrenziale omaggio in versi ai rapporti carnali. Fu scritto per sette volte di getto e rivisto due in bozze.
Opere scelte, scelta dei testi e saggio introduttivo di Giuseppe Montesano; cronologia di Maria Pace Ottieri; notizie sui testi e bibliografia a cura di Cristina Nesi, Milano, Meridiano Mondadori, 2009,ISBN 978-88-04-58351-6 [contieneDonnarumma all'assalto,La linea gotica,L'irrealtà quotidiana,Contessa,Poema osceno,Cery].
Per una rassegna degli scritti critici sulle opere di Ottieri, limitata peraltro al periodo 1954-1972, si veda Giacinto Spagnoletti,Ottiero Ottieri, inLetteratura italiana - I Contemporanei, volume sesto, Milano, Marzorati, 1974, pp. 1603-1624,Bibliografia, pp. 1623-1624. Per il periodo successivo (1973-2014) si elenca qui di seguito una serie di scritti critici in volume:
Ferdinando Camon,Il mestiere di scrittore. Conversazioni critiche, Milano, Garzanti, 1973, pp. 144-161.
Giacinto Spagnoletti,Ottiero Ottieri, inLetteratura italiana - I Contemporanei, volume sesto, Milano, Marzorati, 1974, pp. 1604-1624.
Giuseppe Iadanza,L'esperienza meridionalistica di Ottieri. Lettura critica del «Donnarumma all'assalto», Prefazione di Geno Pampaloni, Roma, Bulzoni, 1976.
Lea Vergine,Gli ultimi eccentrici, Milano, Rizzoli, 1990, pp. 231-237.
Vittorio Coletti,La sintassi della follia nella narrativa italiana del Novecento, inNevrosi e follia nella letteratura moderna, Atti del Seminario internazionale, Trento 1992, Roma, Bulzoni, 1993, pp. 267-279.
Andrea Zanzotto,Aure e disincanti nel Novecento letterario, Milano, Mondadori, 1994, pp. 55-58.
Maurizio Cucchi - Stefano Giovanardi,Poeti italiani del secondo Novecento, 1945-1995, Milano, Mondadori, 1996, p. 1271.
Ferruccio Monterosso,La dolorosa intelligenza - Testimonianze e saggi tra Romanticismo e fine del Novecento, Viareggio, Baroni, 1997, pp. 251-257.
Saverio Tomaiuolo,Ottiero Ottieri. il poeta osceno, Napoli, Liguori, 1997.
Paolo Mauri,L'opera imminente. Diario di un critico, Torino, Einaudi, 1998, pp. 176-179.
Pier Paolo Pasolini,Saggi sulla letteratura e sull'arte, Milano, Mondadori, 1999, volume primo, pp. 588-591; volume secondo, pp. 2318 e segg., 2566-2569.
Patrizia Bartoli Amici,Lucioli Ottieri della Ciaja, Ottiero, inDizionario biografico degli italiani, volume 66, Treccani, 2006, ad vocem. (URL consultato il 23.03.2020).
Giuseppe Lupo,Psicotecnica e letteratura in Ottiero Ottieri, in M. Antonelli - P. Zecchi (a cura di),Psicologi in fabbrica, Roma, Aracne, 2014, pp. 203-214.