Situato nella Barbagia delMandrolisai, il suo territorio presentavigneti e ricche foreste disughere elecci. Il suo nome è spesso legato ai manufatti in sughero, prestigiosi per l'originalità e l'abilità degli artigiani, e per la tessitura dell'orbace che viene usato nella confezione degli abiti tradizionalisardi.
Le prime comunità umane si insediarono nel territorio di Ortueri nelNeolitico recente. Sono andati perduti i resti didolmen edomus de janas citati dalle fonti bibliografiche[3] ma restano, dislocate diversi punti del territorio, aree di dispersione di manufatti inossidiana tra cui lame, lamelle, raschiatoi, schegge e un nucleo (Mui Muscas, Iscudrecche, Sa minda de s’aide o Prunedda, Codinas). L'ossidiana in Sardegna si trova esclusivamente neigiacimenti del Monte Arci, situati ad una cinquantina di km a sudovest rispetto al territorio ortuerese, perciò la presenza nel territorio indica che in prossimità delle aree in cui è stata ritrovata vivevano comunità neolitiche che la utilizzavano per la produzione di manufatti taglienti o appuntiti necessari per le attività della vita quotidiana. In alcuni casi l’area di dispersione di ossidiana si trova in prossimità di edifici nuragici.
Un'area di particolare interesse si trova aMui Muscas, nella parte nordorientale del territorio comunale e attualmente adibita a Parco Comunale dell'Asino Sardo. Negli anni ’50 del 1900, durante un cantiere di rimboschimento di conifere, in una buca profonda mezzo metro, si rinvenne un deposito di circa 12 “coltelli di pietra, grossi e finemente lavorati”, alcuni dei quali furono consegnati al Museo Archeologico di Cagliari e lì esposti per qualche tempo. In quella stessa occasione vennero ritrovate anche asce in granito.[3] II manufatti sono costituiti da lame, lamelle, raschiatoi e schegge di ossidiana, pestelli e macinelli in granito locale e in pietra dura: è ciò che rimane di in insediamento di età neo-eneolitica, di cui non sono evidenti in superficie sacche archeologiche o tracce di capanne strutturate.[4]
Un'altra testimonianza del popolamento preistorico, riferibile con buona approssimazione al Neolitico finale, è rappresentata daimenhir. In localitàSa Frissa, Lilliu identificò unmenhir di cui non sono disponibili dettagli specifici sulla forma e dimensioni ma che lo studioso associò a rituali legati alla fertilità[5]. In localitàPeales, durante lavori agricoli è stato scoperto un imponentemenhir aniconico di forma cilindrica (altezza cm 306, diametro cm 70) realizzato in granito locale.[4]
L'area fu abitata in epocanuragica come dimostra la presenza sul territorio di alcuninuraghi. Successivamente gli abitanti si stanziarono nelle localitàTravi edAlas Ruinas che erano state, in precedenza, colonie deiRomani; numerosi resti di epoca romana si ritrovano infatti nel territorio, come la pietra conepigrafe funeraria nella zona diPedra Litterada che fino al 1932 presentava una grandenecropoli.
Il borgo attuale è di originemedioevale. Fece parte dellacuratoria del Mandrolisai delgiudicato di Arborea. Alla caduta del giudicato (1420) e del successivoMarchesato di Oristano (1478) passò sotto il dominioaragonese, e fu incorporato nell'Incontrada del Mandrolisai. L'intera Incontrada ottenne dal Re di Aragona di essere governata da un signore locale scelto tra i nativi del luogo mediante elezione. Nel1716 entrò a far parte della Contea di San Martino, feudo dei Valentino, con sede ad Atzara, ai quali il paese fu riscattato nel1839 con la soppressione del sistema feudale.
Lo stemma e il gonfalone del comune di Ortueri sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 14 febbraio 2008.[6]
«Stemmapartito semitroncato: il primo, di azzurro, allapianta di vite, al naturale, pampinosa di tre, di verde, fruttata di tre, di porpora, nodrita nel colle centrale delmonte all'italiana di tre colli, d'oro, fondato in punta; il secondo, di rosso, allamitria d'oro, munita delle infule dello stesso, svolazzanti all'ingiù; il terzo, di verde, alle quattroapi d'oro, poste due e due. Sotto lo scudo su lista bifida e svolazzante di azzurro, il motto, in lettere maiuscole di nero, LAETUS HORTUS HERILIS. Ornamenti esteriori da Comune.»
Lachiesa parrocchiale di San Nicolò con il suo campanile alto 37,43 metri e con la croce 39,63 metri, datata fra ilXVIII e ilXIX secolo, è situata al centro dell'abitato, risulta pertanto posizionarsi al 4º posto tra le torri campanare arborensi, dopo la Cattedrale, Busachi e San Vero Milis. I festeggiamenti in onore del santo, che è il patrono di Ortueri, si svolgono il 6 dicembre con processione, balli e cori tradizionali sardi. Altri festeggiamenti religiosi ricorrono la terza domenica di maggio per san Nicola di Bari, il 18 settembre per la festa della Madonna Addolorata e l'8 settembre per la festa di santa Maria a cui è dedicata l'omonima chiesa.
In occasione dei festeggiamenti per San Nicola viene realizzato un dolce tipico, S'angule.
Un dolce di origine bizantina che richiede una lunga preparazione e che coinvolge tutta la comunità la terza domenica di Maggio.
Sono interessanti i siti archeologici di epoca romana, in particolare la piana diPrani e Laccos, con sarcofagi che portano iscrizioni dedicate agli Dei Mani, e la zona diPedra Litterada per i resti della necropoli.
Di particolare interesse naturalistico sono l'impervia punta diPedrarba, su cui svetta la rocciaSa conca 'e s'Isteddu, ed il parcoMui Muscas con rigogliose sugherete,habitat naturale dell'asinello sardo che è possibile avvistare in piena libertà[7].
Si è notato un incremento della popolazione dovuto ad alcuni flussi migratori, non stanziali, provenienti dal nord Italia. Secondo alcuni sociologi trattasi per lo più di flussi di ritorno spinti dal settore servizi (terziario soprattutto) da sempre fiore all'occhiello di tutto il Mandrolisai.
^abBonu, R. 1975. Ricerche storiche su tre paesi della Sardegna centrale (Ortueri, Sorgono, Atzara). Cagliari.
^ab Lidia Puddu,Un contributo al censimento dei siti archeologici della Sardegna: il territorio comunale di Ortueri (Nu), inArcheoArte Rivista elettronica di Archeologia e Arte.
^ Giovanni Lilliu,La civiltà dei sardi dal paleolitico all’età dei nuraghi, Torino.