GliOrsini sono tra le più antiche famiglienobili diRoma, d'Italia e d'Europa. Dotati di numerosi rami, hanno avuto un passato illustre per potenza e ricchezza, per legami di parentela con diverse casate reali d'Europa e per aver dato allaChiesa papi e cardinali, nonché senatori, gonfalonieri e uomini d'arme e di stato alla città di Roma, alloStato Pontificio e alRegno di Napoli.[1]
Famiglia papale romana, tuttora esistente, i cui membri godono dei titoli di principi romani, principi del S.R.I. ed assistenti al Soglio Pontificio, da essa provengono trePapi:Celestino III, ovvero Giacinto di Bobone Orsini;Niccolò III, ovvero Giovanni Gaetano Orsini; eBenedetto XIII, nato Pietro Francesco Orsini. Autentici artefici della politica pontificia, durante lacattività avignonese si scontrarono con gli interessi della famigliaColonna, dando luogo ad una famosa rivalità che ebbe fine solo nel1511 per mezzo diPapa Giulio II e con un matrimonio tra i due casati.
Ebbero numerosi titoli e feudi, tra cui:principi diAmatrice,Bomarzo,Ponticelli,Monterotondo,Roccagorga,Solofra,Vallata,Vasanello,Vicovaro eTaranto,duchi diAmalfi,Bracciano eGravina,conti diCaserta,Muro Lucano,Nola,Pitigliano eTagliacozzo,signori diMugnano,Penna eSoriano nel Cimino,prefetto di Roma,gonfaloniere della Chiesa,principe assistente al Soglio pontificio,gran connestabile egran cancelliere delRegno di Napoli. Furono insigniti degli Ordini delToson d'oro,Teutonico e delloSpirito Santo.
Le numerose parentele dei vari rami della famiglia contratte durante i secoli con le varie casate regnanti d'Europa confermarono agli Orsini i trattamenti diprincipe del sangue eprincipe sovrano.[2]
Secondo testimonianze storiche ed archeologiche le origini della famiglia Orsini risalirebbero all'anno333 d.C ed avrebbero come capostipite un certo Orsicino, generale dell'ImperatoreCostante, il quale, rimosso per calunnia dalla carica, fu esiliato aRoma, dove diede origine alla casata degli Orsini. Comunque già dall'anno598 d.C. cominciò ad essere celebre la famiglia Orsini, chiamata anchede filiis Ursis.
Sempre in base a studi storici, viene affermato che i PonteficiStefano II ePaolo I facciano parte della famiglia.
Ricostruzioni genealogiche risalenti alRinascimento citano quale fondatore della dinastia un certo Orso, nobile romano sposatosi per due volte e padre di cinque figli. Dal primo matrimonio sarebbero nati Giordano e Costanzo, mentre dal secondo Amalrico, Amedeo e Pantaleone. Da Costanzo deriverebbe la linea romana, mentre da Amalrico la linea piemontese. Le stesse genealogie indicano che facciano parte della famiglia le dinastie tedesche degliAnhalt eBaden e quella boema deiRosenberg.
La famiglia degli Orsini è discendente di quella deiBobone, famiglia che compare negli atti a partire dagli inizi delX secolo. Infatti nei documenti sono riportati quasi sempre con il doppio cognome Orsini-Bobone e addirittura alcuni componenti alternano i cognomi, quasi a significare che siano la stessa famiglia. Comunque il primo filo genealogico sicuramente orsino parte da un certo Bobone, vissuto nella prima metà delXII secolo, padre di Pietro, a sua volta padre diGiacinto dei Bobone Orsini, futuro Papa Celestino III.
Celestino III fu l'artefice della fortuna della dinastia. Creatocardinalediacono daCelestino II nel1144, salì al soglio pontificio nel1191. Visse una grave crisi con l'ImperatoreEnrico VI che perseguiva una politica fortemente aggressiva nei confronti dellaChiesa. Fu anche il primo pontefice che perseguì una politicanepotistica in forma quasi scientifica. Creò cardinali due nipoti e, nel 1191, permise al cugino Giovanni, noto come Giangaetano, di comprare i feudi diLicenza,Nettuno,Roccagiovine eVicovaro. Tali feudi avrebbero costituito il primo nucleo della potenza territoriale della famiglia. Da Giangaetano si perse il cognome Bobone e i suoi figli vennero definitide domo filiorum Ursi. Due di essi, Napoleone eMatteo Rosso, incrementarono notevolmente il prestigio e il potere della famiglia. Napoleone, fondatore della prima linea abruzzese, estintasi nel1553 conCamillo Pardo, ottenne la città diManoppello, poi eretta in contea, e fugonfaloniere della Chiesa. Matteo Rosso, dettoil Grande, rimase nell'orbita romana scontrandosi con le altre famiglie per il controllo della città. Nel1241 sconfisse le truppe imperiali divenendo padrone assoluto di Roma per circa due anni, con la carica disenatore. Furono senatori anche i suoi figli e il fratello Napoleone. In questo periodo di tempo scacciò da Roma iColonna e pose definitivamente gli Orsini nell'orbitaguelfa. I territori controllati dalla famiglia si estendevano, a sud fin quasi adAvellino e a nord fino aPitigliano.
Matteo Rosso ebbe una decina di figli tra i quali divise i feudi: Gentile diede origine alla linea di Pitigliano e alla seconda linea meridionale, Rinaldo a quella diMonterotondo, Napoleone a quella di Bracciano e un altro Matteo Rosso a quella di Montegiordano. Tra i suoi figli, comunque, colui che si distinse maggiormente fuGiovanni Gaetano. Questi in un primo momento appoggiòCarlo I d'Angiò contro gliSvevi e in seguito, una volta eletto Papa, portò avanti una politica antifrancese. Anche Niccolò III portò avanti una politica fortemente nepotistica nominando il nipoteBertoldo,conte diRomagna, e creando cardinali due nipoti ed un fratello. Nel1280, favorendo la pace traRodolfo I e Carlo I, ottenne un notevole successo diplomatico: il Papa dopo anni di eclissi tornava in primo piano come arbitro della politica internazionale. La morte di Niccolò III non impedì, comunque, l'ascesa della dinastia. La promozione a Pontefice di Giovanni Gaetano Orsini col nome di Niccolò III (1287) innalzò questa famiglia con quella dei Colonna al più alto grado di potenza. Gli Orsini divennero fautori e capi di una grande fazione, forti nello Stato e potenti nella Chiesa.
Nel corso dei tempi gli Orsini vennero chiamati in diversi modi in base alla denominazione del loro luogo di residenza in Roma, avendosi così gli Orsinide Monte residenti inMonte Giordano (rami di Bracciano, Monterotondo e Pitigliano), gli Orsinide Campo residenti pressoCampo de' Fiori (ramo di Licenza, Manoppello, Tagliacozzo e Vicovaro) e gli Orsinide Ponte residenti inCastel Sant'Angelo (linea diSoriano) presso ilponte omonimo.[3]
Dopo Bertoldo, conte di Romagna, il figlio di questi, Gentile II, continuò la politica d'espansione familiare.
Divenne varie voltesenatore di Roma, fupodestà diViterbo e, nel1314, assunse la carica digran giustiziere delRegno di Napoli, uno dei sette grandi offici del Regno. Si sposò con ClarissaRuffo, figlia del conte diCatanzaro, alleandosi così con la massima dinastia calabrese. Il figlio Romano, detto Romanello, fu vicario regio di Roma nel1326, ed ereditò la contea diSoana dal suo matrimonio con Anastasia di Monforte. Anche in questo periodo, caratterizzato dallacattività avignonese, la politica di Romano fu nettamente guelfa. Alla sua morte divise il feudo tra i suoi due figli creando così la seconda linea meridionale e quella di Pitigliano.
Roberto Orsini, primogenito di Romanello, sposòSveva del Balzo, figlia di Ugone, conte diSoleto egran siniscalco del Regno diNapoli, appartenente alla più potente famiglia nobile meridionale, imparentata con la dinastiaangioina e quellaaragonese. Dal1318 al1337 ebbero tra i loro possedimenti la città diArta ed altre aree dell'Epiro. Dei suoi figli, Giacomo fu creato cardinale daGregorio XI nel1371 e Nicola ereditò dalla moglie le contee diAriano eCelano, fu senatore di Roma e rettore delpatrimonio di San Pietro, ingrandì la potenza della famiglia nelLazio e inToscana e continuò con successo la politica matrimoniale dinastica.
Il suo secondogenito,Raimondo Orsini del Balzo, detto Raimondello, appoggiò il colpo di Stato diCarlo III d'Angiò-Durazzo ai danni diGiovanna I d'Angiò rimanendo in ottimi rapporti con il Re, ma il suo successore,Ladislao d'Angiò-Durazzo, cambiò atteggiamento cercando di frenare il potere dei suoi feudatari. La situazione peggiorò nel1403, quando il Re fu oggetto di una congiura in cui erano implicate le maggiori famiglie del Regno. ISanseverino furono decimati, iRuffo subirono numerose confische e Raimondello dovette subire una guerra, alla quale riuscì a resistere. Morì nel1406. L'anno successivo (1407) la vedovaMaria d'Enghien fu costretta a sposare Ladislao, che le confiscò i feudi. Alla morte di Ladislao ascese al trono la sorellaGiovanna II d'Angiò-Durazzo. I rapporti tra gli eredi di Raimondello e la Regina erano molto freddi, ma le cose cambiarono quando, grazie all'intervento delle truppe di Maria d'Enghien e del figlioGiovanni Antonio Orsini del Balzo, il tentativo di usurpazione diGiacomo II di Borbone-La Marche fallì. La Regina, per sdebitarsi, restituì ilprincipato di Taranto a Giovanni Antonio, che fu ritenuto il più potente feudatario napoletano delXV secolo.
Con l'avvento al potere diSergianni Caracciolo, amante della Regina e gran siniscalco del Regno, i rapporti con gli Orsini migliorarono sempre di più, tanto che il fratello minore di Giannantonio, Gabriele, sposò MariaCaracciolo, figlia di Sergianni. Il Caracciolo convinse la Regina a nominare come suo eredeAlfonso V d'Aragona, in contrasto conLuigi III d'Angiò, appoggiato daPapa Martino V. Ulteriori vicende portarono la Regina a favorire Luigi, ma gli Orsini continuarono a spalleggiare l'aragonese. Dopo la morte di Sergianni, si affermò il partito filofrancese e Giovanni Antonio subì la discesa di Luigi. Fu salvato solo dalla morte dell'angioino. Nel frattempo morì anche Giovanna e l'Orsini fu ricompensato da Alfonso con ilducato di Bari, la carica digran connestabile e l'appannaggio di 100 000ducati. Giovanni Antonio fu fedele anche aFerrante d'Aragona, successore di Alfonso, che però lo fece uccidere dopo che questi aderì allacongiura dei baroni. Giovanni Antonio non ebbe figli legittimi, solo naturali, per questo l'asse ereditario passò al reale demanio.
Guido Orsini era il secondogenito di Romano. Nella spartizione dei beni, ereditò la contea di Soana (l'odiernaSovana) al momento dell'estinzione del ramo di Sovana degliAldobrandeschi. Egli e i suoi discendenti, insieme ai cugini del ramo meridionale, governarono i feudi diNola,Pitigliano e Soana con il sistema associativo tipico dellefamiglie baronali romane. Agli inizi delXV secolo scoppiarono delle rivalità conSiena ed i Colonna che portarono alla perdita di molti territori. Tra il1406 ed il1410 il nipote di Guido, Bertoldo, perse quasi tutti i feudi, riuscendo a recuperare Pitigliano. Orso, nipote, forse illegittimo, di Bertoldo, fu conte di Nola e condusse vita da mercenario al soldo del duca diMilano e dellaRepubblica di Venezia. In seguito passò al servizio di Ferrante d'Aragona, ma non partecipò alla congiura dei baroni, tant'è che il sovrano lo ricompensò con i feudi diAscoli eAtripalda. Prese parte alla campagna diToscana del1478 e fu presente all'assedio diViterbo, dove perse la vita.
Il personaggio più rappresentativo di questa linea fu il conteNiccolò. Fu un grandecondottiero. Iniziò la sua carriera al servizio diJacopo Piccinino, poi si mise al soldo dellaRepubblica di Firenze contro Ferrante, che aveva appoggiato lacongiura dei Pazzi. Partecipò anche allaguerra del sale del1482 e all'assedio di Nola del1494. Subito dopo si mise al soldo della Repubblica di Venezia con il grado di capitano generale delle forze della Serenissima, distinguendosi nella conquista diCremona. In seguito restò sempre al servizio dei veneziani. Nel1509 fu il principale responsabile della sconfitta veneta nellabattaglia di Agnadello. Suo figlio Ludovico e suo nipote Enrico parteciparono alle guerre tra francesi e spagnoli passando disinvoltamente da un campo all'altro.Due figlie di Ludovico contrassero illustri matrimoni: Geronima sposòPier Luigi Farnese, figlio naturale diAlessandro, e Marzia sposòGian Giacomo Medici, marchese di Marignano.
La decadenza della linea di Pitigliano iniziò, tuttavia, con il conte Ludovico. Costui perse Nola e fu costretto ad accettare la supremazia dellaRepubblica di Siena su Pitigliano. Nel1555 suo figlio Giovan Francesco fece atto di sottomissione al granduca di Toscana e portò le residenze della famiglia a Roma ed a Firenze. In seguito il conte Alessandro pretese di succedere nei domini della linea di Monterotondo, maGregorio XIII si oppose. Nel1604 suo figlio Giannantonio vendette la contea di Pitigliano al granduca di Toscana. In cambio ottenne il marchesato diMonte San Savino. Gli Orsini di Pitigliano, ultimi discendenti della linea di Gentile, si estinsero nel1640 con Alessandro.
Al terzogenito diMatteo Rossoil Grande, Rinaldo, toccò la signoria diMonterotondo. Da questa posizione privilegiata i suoi discendenti presero parte attiva alle lotte nella Roma medievale. Almeno tre componenti della famiglia ricoprirono la carica di senatore di Roma e molti altri abbracciarono il mestiere delle armi. Nel1370 Francesco fu al servizio dei fiorentini nella guerra contro iVisconti. Orso morì al servizio del Re di Napoli nellabattaglia di Zagonara del1424, mentre combatteva il duca di Milano. I suoi figliGiacomo e Lorenzo militarono nelle file pontificie, napoletane e fiorentine. Una figlia di Giacomo,Clarice, divenne la moglie diLorenzo il Magnifico.Franciotto Orsini fu creato cardinale daPapa Leone X nelconcistoro del 1º luglio1517.
Il personaggio più rappresentativo di questa linea fuGiovanni Battista Orsini, creato cardinale daPapa Sisto IV nel concistoro del 15 novembre1483. Contrastò la politica nepotistica diPapa Innocenzo VIII e fu tra i fautori dell'elezione diPapa Alessandro VI, che da speranza di giustizia divenne giustiziere della famiglia. Il Papa di casaBorgia perseguiva lo scopo di creare uno Stato all'interno del papato con a capo il figlioCesare. Questi tra il1500 ed il1501 eliminò iRiario diForlì, iMalatesta diRimini, gliSforza diPesaro e iManfredi diFaenza. Nel1502 preseCamerino edUrbino, ma, quando puntò suBologna, cinque suoi capitani, tra cui due Orsini, organizzarono la sua eliminazione. Sembra che l'ispiratore della cosiddettacongiura della Magione, che fallì a causa della disorganizzazione dei congiurati, fosse proprio il cardinale Giovanni Battista Orsini. Con uno stratagemma Cesare Borgia catturò i cospiratori, che furono uccisi nel1503. La stessa sorte toccò al cardinale ed a molti rappresentanti della famiglia.
Sul finire delXVI secolo la dinastia decadde. Molti suoi componenti furono coinvolti in tristi vicende e persero i feudi per confische o furono assassinati. Enrico e Francesco, gli ultimi rappresentanti della linea, vendettero Monterotondo alla famigliaBarberini nel1641.
La linea diBracciano fu originata daNapoleone, altro figlio cadetto di Matteo Rossoil Grande, a cui toccarono Bracciano,Nerola e altre terre. Come tradizione di famiglia, ricoprì la carica di senatore di Roma nel1259. Molti componenti di questa linea ricoprirono varie cariche municipali nella Roma delXIV secolo insieme ai Colonna, aiSavelli e agliAnnibaldi. NelLazio i signori di Bracciano furono la linea più potente degli Orsini. Grazie alla compattezza dei loro domini, alla loro posizione strategica e alla costruzione della fortezza sul lago di Bracciano, da cui potevano controllare l'accesso a Roma, questa famiglia raggiunse ben presto una posizione di privilegio tra i nobili della città eterna. FuPapa Martino V a concedere nel1419 Bracciano in vicariato a Carlo Orsini, fratello del cardinaleGiordano. Da suo figlio Napoleone, gonfaloniere della Chiesa, e da Francesca Orsini di Monterotondo nacqueGentile Virginio, uno dei maggiori personaggi della politica italiana della fine del XV secolo.
Nel1480, alla morte di Napoleone, Gentile Virginio subentrò al padre ed aggiunse ai propri altri feudi, portati in dote dalla moglie Isabella Orsini, figlia di Raimondo, principe di Salerno, ed Eleonora d'Aragona dei conti di Urgell. A causa di questo matrimonio, Gentile Virginio divenne il favorito di Ferrante d'Aragona, che lo elevò alla carica di gran connestabile. Insieme al cugino, il cardinale Giovanni Battista Orsini, fu il più accanito oppositore dei papi Innocenzo VIII ed Alessandro VI.
Innocenzo VIII intendeva sostituire Ferrante con un sovrano più fedele alla Chiesa (il Regno di Napoli era in teoria un feudo ecclesiastico) per controllare gli uffici e le rendite provenienti da quel territorio. Per questo il Papa cercava ogni pretesto per favorire sollevazioni o congiure contro il Re. Ferrante, dal suo canto, era nato illegittimo e rischiava comunque e sempre di veder contestato il suo potere. Tuttavia, Innocenzo VIII aspirava anche a creare uno Stato familiare, pertanto investì il figlio Franceschetto Cybo della contea diAnguillara, uno dei feudi più importanti del Lazio. Alla morte del padre, Franceschetto si trasferì in Toscana e vendette la contea a Gentile Virginio, che la comprò nel1492.
Con l'ascesa al soglio pontificio diAlessandro VI la situazione si fece cupa. Il Papa tramava per occupare Anguillara e neutralizzare Ferrante. Si alleò con il duca di MilanoLudovico il Moro, che chiamòCarlo VIII. Temendo un conflitto generalizzato, Ferrante spinse Gentile Virginio ad accordarsi con il Pontefice. Ne risultò un accordo che fu di breve durata a causa della morte di Ferrante. Era il 25 gennaio del1494.
Il duca di Milano si accordò con Carlo VIII, che si convinse di una facile vittoria suAlfonso II d'Aragona, che era considerato debole. Alessandro VI prese una posizione ambigua, pronto a trarre il massimo vantaggio personale da qualsiasi situazione si fosse presentata. Gli altri stati italiani, soprattutto Venezia e Firenze, si dichiararono neutrali.
Carlo VIII scese in Italia con un forte esercito nel settembre del 1494. Gentile Virginio fu messo al comando delle truppe pontificie di Romagna ma, catturato dal nemico assieme ad altri componenti della sua famiglia, arrivò ad un accordo con Carlo VIII: evitava di combattere per il francese ma permetteva ai figli e agli altri parenti di farlo, in cambio otteneva la salvaguardia di Bracciano e dei suoi stati. In questo modo Gentile Virginio non tradì ufficialmente il Re di Napoli e non disturbò troppo il Papa.
Nel frattempo a Napoli Alfonso II, successore di Ferrante, fu costretto ad abdicare ed il nuovo sovrano,Ferrandino d'Aragona, si ritrovò con uno Stato invaso ed in preda alle lotte intestine. La capitale venne subito occupata e il Re si ritirò prima adIschia e poi inSicilia. Comunque, nellabattaglia di Fornovo del1495, Carlo VIII fu sconfitto e dovette tornare in Francia. Nel frattempo Ferrandino iniziò la riconquista del Regno.
Dopo la battaglia, anche Gentile Virginio riuscì a scappare e si ritirò a Bracciano. L'anno successivo, però, tradì definitivamente Ferrandino, che gli confiscò i beni, e si diresse inAbruzzo per liberarlo dalle bande dei Colonna. Nel Regno di Napoli le cose non andarono bene e il comandante supremo francese Gilberto di Borbone, conte di Montpensier, fu costretto ad una resa umiliante: avrebbe avuto salva la vita e un lasciapassare per sé e i suoi se si fosse consegnato insieme agli Orsini. Ferrandino, comunque, non rispettò il patto e li fece imprigionare. Gentile Virginio venne tradotto nelCastel dell'Ovo di Napoli. Ferrandino ed Alessandro VI si accordarono per eliminarlo ed il signore di Bracciano venne avvelenato nel1497.
La morte di Gentile Virginio, le relative confische e la successiva strage del1503 produssero un forte indebolimento della famiglia. Tuttavia, la morte di Alessandro VI e l'elezione di papi amici o parenti degli Orsini (Giulio II,Leone X eClemente VII), fecero tirare un sospiro di sollievo alla famiglia.
Il figlio di Gentile Virginio, Giangiordano, fuprincipe assistente al Soglio pontificio, qualifica che elevò il ramo di Bracciano al di sopra degli altri. Suo nipote Virginio, conte d'Anguillara, fu un famoso ammiraglio, prima pontificio, poi al soldo della Francia, dopo che gli furono confiscati i feudi con l'accusa di tradimento nel1539. La più curiosa impresa di Virginio fu il cordiale accordo con il pirata turcoKhair-ad-din, suo avversario nelle campagne in terra d'Africa.
Nel1560Paolo Giordano I fu creato primo duca di Bracciano. Militò come capitano allabattaglia di Lepanto. Sposò la figlia del granduca di ToscanaCosimo I de' MediciIsabella, che strangolò in un eccesso di gelosia nel1578. Dopo l'uxoricidio fuggì a Roma e si legò aVittoria Accoramboni, moglie di un nipote diSisto V, il quale venne assassinato su suo incarico nel1583. Dopo quest'altro omicidio, inseguito dalla giustizia pontificia e dai sicari del granduca di Toscana, fuggì nel nord Italia con l'amante, sposandola nel1585. Nel dicembre dello stesso anno l'Accoramboni venne assassinata da Ludovico Orsini di Monterotondo, che voleva vendicare la morte del fratello Roberto (ucciso perché implicato in una faida con il duca Paolo Giordano). Ludovico venne eliminato qualche giorno dopo per ordine delle autorità venete che lo avevano arrestato.
Il figlio di Paolo Giordano I, il ducaVirginio, fu insignito dell'Ordine del Toson d'Oro. I suoi figli ebbero tutti importanti carriere o fecero grandi matrimoni.
Le figlie Isabella, Maria Felicia e Maria Camilla sposarono rispettivamente il duca diGuastalla, ilduca di Montmorency e il principe diSulmona.
Il primogenito Paolo Giordano II sposò la principessa regnante diPiombino e venne innalzato al titolo di principe delSacro Romano Impero con la qualifica di Altezza Serenissima, titolo che lo elevò al di sopra di tutti gli altri principi romani.
Il fratelloAlessandro Orsini fu cardinale elegato pontificio inRomagna, mentre l'altro fratello Ferdinando fece confluire nei beni familiari quelli della linea degli Orsini di San Gemini.
NelXVII secolo anche i duchi di Bracciano lasciarono i loro castelli per trasferirsi a Roma, dove mantennero un elevatissimo stile di vita sfruttando a fondo i loro feudi, andando a risiedere nelle loro ricche dimore diMonte Giordano,Campo de' Fiori e ilpalazzo a Pasquino. Tuttavia carestie, banditismo e povertà diffusa danneggiarono fortemente la situazione economica di famiglia, tant'è che tra il1692 ed il1696, l'ultimo principe e duca DonFlavio I, sommerso dai debiti, fu costretto a vendere tutti i suoi feudi più importanti. Bracciano fu acquistata dagliOdescalchi. Alla sua morte si ebbe una lite giudiziaria tra la vedovaMarie Anne de La Trémoille e gli Orsini di Gravina per la successione ai pochi feudi rimasti vincolati da fidecommessi e primogeniture.
Dal cardinaleLatino, figlio di Carlo capostipite del ramo di Bracciano che aveva avuto in eredità dal padre i feudi di Mentana, Selci e Palombara e che in gioventù aveva avuto un figlio,Paolo, legittimato in punto di morte con il consenso di Sisto IV a succedere nel patrimonio del padre, discese il ramo degli Orsini di Mentana e dei principi di Amatrice.
Attualmente la principale linea superstite della famiglia è quella di Gravina, discendente daFrancesco, figlio di Giovanni,[4] signore diBracciano. Il capostipite di questa linea aveva i suoi feudi principalmente nelLazio e ricopriva la carica di prefetto perpetuo dell'Urbe, quando nel1418 venne chiamato a Napoli daSergianni Caracciolo.
Francesco fu il difensore di Napoli contro le truppe angioine, che sconfisse il 28 settembre 1418. In seguito sposò una ricca ereditiera pugliese,Margherita Della Marra, che gli portò in dote la contea diGravina e molti altri feudi. Nel1421 fu tra i fautori dell'adozione diAlfonso V d'Aragona da parte diGiovanna II d'Angiò-Durazzo[. Alfonso V lo ricompensò con la contea diCopertino, alla quale si aggiunsero quelle diConversano eCampagna. Sposò in seconde nozze IlariaStellato che gli portò in dote il feudo diCeppaloni; egli fu anche feudatario di Terranova-Fossaceca eMonteverde inCampania.[5] Fu creatoduca di Gravina nel1436, titolo che fu confermato definitivamente al figlio Giacomo. Due dei suoi figli naturali, Marino e Giovanni Battista divennero rispettivamentearcivescovo diTaranto egran maestro dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme.
Il 4º duca,Francesco, fu fatto strangolare daCesare Borgia nel gennaio del1503. Un suo nipote,Flavio Orsini, fu creato cardinale nel1565.
Gli spagnoli confiscarono tutti i feudi per fellonia al 5º duca, Ferdinando, che aveva fatto iniziare la costruzione delPalazzo Orsini di Gravina in Napoli, dove prese dimora la famiglia, riuscendo a recuperarli dietro il pagamento di un indennizzo di 40.000 ducati.
Giulia Orsini, figlia di Antonio, il 6º duca, e di FeliciaSanseverino, lottò per vedersi riconosciuti i diritti di principessa diBisignano (1608), ma morì poco tempo dopo (1609), probabilmente avvelenata.[6]
Alla morte senza eredi del duca Michele Antonio, il ducato di Gravina passò al cugino e nipote acquisito Pietro Orsini, conte diMuro Lucano. Il nipotePier Francesco rinunciò alla successione nel1668 per diventaredomenicano con il nome di Vincenzo Maria. Fuarcivescovo di Benevento, poi cardinale e quindi papa con il nome di Benedetto XIII e durante il suo pontificato legittimò il proprio ramo familiare a succedere agli Orsini di Bracciano, estintisi a Roma sul finire delXVII secolo, anche nella prerogativa diprincipe assistente al Soglio pontificio per il quale titolo dovettero acquistare verso il1722 il feudo diRoccagorga da Scipione Ginetti Lancellotti per 65.000 scudi, prendendo nuova dimora nel palazzo diMonte Savello. Grazie a questa nuova elezione al soglio pontificio l'importanza della famiglia vide accrescere nuovo prestigio.
La famiglia giunse a Roma tuttavia in condizioni finanziarie ormai depauperate dopo la fallita acquisizione (1767)[7] di quanto rimaneva del ducato di Bracciano e del patrimonio del principato diAmatrice verso i cui eredi, anch'essi Orsini, avevano maturato una notevole esposizione creditoria non più ricostituita dopo lo scontro legale con iMedici di Toscana che prevalsero nell'acquisire il principato, che entrò poi a far parte deglistati mediceo farnesiani.[8]
Un nipote di Benedetto XIII, il ducaDomenico Orsini, abbandonò ogni carica di famiglia e prese i voti. Fu l'ultimo cardinale della casata.
Nel1806 gli Orsini persero i diritti feudali sul feudo di Gravina. Il principe Filippo Bernualdo II ne sarà l'ultimo duca feudatario per la perdita di tutti i feudi tramite leleggi eversive della feudalità. Rimarranno i titoli della famiglia compresi quelli di principi romani e del S.R.I. che i cinque figli maschi Francesco, Marino, Giacinto, Ferdinando e Benedetto trasmetteranno ai loro discendenti. La trasmissibilità del titolo non è prerogativa delle loro sorelle Maria Antonia, moglie del principe Giacomo Saluzzo, e Paola, moglie del duca FrancescoCarafa.
Il principe Filippo Bernualdo concesse al nipoteDomenico III, figlio del figlio Domenico, prematuramente scomparso, il titolo di principe diSolofra eVallata. Con il tramonto del regime feudale gli Orsini si trovarono di fronte a gravi difficoltà economiche, per cui il principe Domenico, nel1823 sposò Maria LuisaTorlonia, figlia del ricchissimo duca di BraccianoGiovanni Raimondo. Nel1850 Domenico fu ministro della guerra, luogotenente generale delle armate pontificie e senatore di Roma. Il principe Domenico ebbe quattro figlie e lasciò il titolo al figlio Filippo Orsini Sarzina Gravina. L'attuale rappresentante di questo ramo è Domenico Napoleone Orsini, XXII Duca di Gravina e XIII Principe di Solofra, che nel 2012 ha potuto ricomprare parte del palazzo Orsini-Savelli di Roma (costruito sulteatro di Marcello) sul cosiddettoMonte Savello. Il ramo continua con la famigliaMajo Orsini Durazzo Conte Don Giuseppe Raimondo detto Pepito nato a Napoli 25 Giugno 1964 Hidalgo di Spagna confratello della Reale Arciconfraternita dei nobili Spagnoli, congiunto familiare con il Principe Domenico Napoleone Orsini Capo di Nome e d'Armi della nobilissima famiglia Orsini.
(in ordine cronologico)
(in ordine cronologico e con riportato tra parentesi l'anno della nomina)
(in ordine alfabetico)
Di seguito è riportato un elenco non completo delle dimore abitate dalla famiglia Orsini:
Altri progetti
Area del tufo | ||
---|---|---|
Comuni | Castell'Azzara ·Pitigliano ·Sorano | ![]() |
Frazioni | Casone ·Castell'Ottieri ·Cerreto ·Elmo ·Montebuono ·Montevitozzo ·Montorio ·San Giovanni delle Contee ·San Quirico ·San Valentino ·Sovana | |
Geografia | Colline dell'Albegna e del Fiora ·Fiora ·Lente ·Meleta ·Monte Amiata ·Monte Elmo ·Poggio Evangelista ·Prochio ·Stridolone ·Terme di Sorano | |
Cultura | Museo archeologico all'aperto Alberto Manzi ·Museo civico archeologico di Pitigliano ·Museo civico archeologico di Sorano ·Museo di Palazzo Orsini ·Parco archeologico Città del Tufo ·Percorso ebraico di Pitigliano ·Polo museale di Sovana | |
Prodotti tipici | Cialdino dei Tufi ·Frittelle di San Giuseppe di Pitigliano ·Sfratto di Pitigliano | |
Religione | Comunità ebraica di Pitigliano ·Comunità ebraica di Sorano ·Concattedrale dei Santi Pietro e Paolo ·Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello ·Duomo di Pitigliano ·Sinagoga di Pitigliano ·Sinagoga di Sorano | |
Siti archeologici | Sovana ·Poggio Buco ·Vie Cave ·Vitozza | |
Altro | Aldobrandeschi ·Contea di Pitigliano ·Contea di Sovana ·Orsini ·Unione dei comuni montani Colline del Fiora |
Controllo di autorità | VIAF(EN) 13099769 ·BAV495/73749 ·CERLcnp00561552 ·GND(DE) 118590286 ·J9U(EN, HE) 987007284300605171 |
---|