Nato aMilano in via Petrarca, il padre Francesco si allontanò da casa pochi mesi dopo senza fare più ritorno[2]. Orio Vergani visse presso il prozio Vittorio dai sei anni ai sedici. Trascorse l'adolescenza traChioggia,Sansepolcro,Viterbo eColorno. A 15 anni pubblicò la sua prima novella, apparsa sulla rivistaIl secolo XX, supplemento deIl Secolo diretto daPio Schinetti[3].
Interrotti gli studi universitari, si trasferì aRoma, dove conobbeFederigo Tozzi, di cui divenne amico.Luigi Pirandello lesse i suoi racconti e lo considerò il più promettente dei suoi discepoli. Nel1923 debuttò come attore al Teatro degli Indipendenti diAnton Giulio Bragaglia conUn vigliacco[4].
A 20 anni Vergani pubblicò il suo primo libro di novelle,Acqua alla gola, mentre già svolgeva un'intensa attività giornalistica scrivendo per il quotidiano romanoLa Tribuna, per l'inserto deIl Messaggero "Il Messaggero della domenica" e per le rivisteCronache d'attualità eLo Spettatore italiano[5]. Successivamente passò aL'Idea Nazionale. Nella narrativa rimase fedele alnaturalismo, dopo la giovane esperienza nelrealismo magico.
A soli 26 anni Vergani fu chiamato daUgo Ojetti alCorriere della Sera come inviato speciale dellaTerza pagina. Lavorò nel maggiore quotidiano italiano per 34 anni, coprendo con i suoi articoli la pagina politica, la terza pagina e la pagina sportiva.Orio Vergani divenne celebre nel giornalismo sportivo come inviato al seguito di ben 25 «Giri d'Italia» e di altrettanti «Tour de France». Con il suo talento letterario portò ai massimi livelli la ritrattistica dei campioni dello sport. Esemplari i pezzi suAlfredo Binda, il campione della sua generazione. Vergani è stato anche tra i primi scrittori italiani a interessarsi di arti "nuove" come iljazz, ilcinema, lacoreografia.
Nel1926 fu uno dei fondatori delpremio Bagutta, che è per anzianità il primo premio letterario italiano.
Dalla fine degli anni Venti, Vergani divenne cronista ufficiale dei viaggi dei sovrani e dellafamiglia reale (e, dal 1930, anche diBenito Mussolini) nonché dei più importanti eventi della vita del regime[6].
Nel gennaio del 1930 si sposò con Ida Lorini, detta Mimì (da cui ebbe due figli: Leonardo nel 1932 e Guido nel 1935).
Il comune diFrancavilla al Mare gli ha dedicato uno slargo in piazza sant'Alfonso.
Aderì, fra i pochi intellettuali, alla R.S.I. Dopo la fine dellaRepubblica sociale fu, in pratica, l'unico epurato del «Corriere della Sera» su indicazione delComitato di Liberazione Nazionale, il cui regime commissariale si prolungò fino al giugno 1946[7]. Fino a quella data Vergani collaborò al quotidiano del pomeriggio «Milano-Sera» (si stampava nella stessa tipografia del Corriere), grazie ai buoni uffici diGaetano Afeltra, ex collega di via Solferino. La sua firma riapparve sul «Corriere della Sera» il 19 settembre1946[4].
^Formalmente il direttore del Secolo era all'epoca l'industriale Giuseppe Pontremoli. Schinetti aveva la carica diredattore capo con funzioni direttive.
^abcOreste Del Buono,Amici. Amici degli amici. Maestri..., Baldini&Castoldi, Milano 1994, pp. 141-146.