L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP; in araboمنظمة التحرير الفلسطينية?,Munaẓẓamat al-Taḥrīr al-Filasṭīniyya) è un'organizzazione politicapalestinese, considerata dallaLega araba a partire dal 1974 la legittima «rappresentante del popolopalestinese».[1]
Fondata aGerusalemme nel maggio 1964 da una riunione di 422 personalità nazionali palestinesi, a seguito di una precedente decisione dellaLega araba, il suo obiettivo era la «liberazione dellaPalestina» attraverso lalotta armata.[2] L'originale Statuto dell'OLP (del 28 maggio1964)[3] dichiarava che «la Palestina all'interno dei confini che esistevano al momento delmandato britannico è una singola unità regionale» e ha cercato di «vietare [...] l'esistenza e l'attività» delsionismo.[4] Lo Statuto fa anche riferimento aldiritto al ritorno e all'autodeterminazione per i palestinesi. UnoStato palestinese non è citato, anche se nel 1974 l'OLP ha chiesto uno Stato indipendente nel territorio delmandato di Palestina.[5] Nel 1988, l'OLP ha adottato ufficialmente unasoluzione a due Stati, conIsraele e la Palestina che vivono fianco a fianco e conGerusalemme Est come capitale delloStato di Palestina.[6]
Nel 1993, il presidente dell'OLPYasser Arafat ha politicamente riconosciuto lo Stato di Israele in una lettera ufficiale al suo primo ministroYitzhak Rabin, come conseguenza degliaccordi di Oslo, che portarono alla nascita dell'Autorità Nazionale Palestinese. Arafat è stato il presidente del Comitato esecutivo dell'OLP dal 1969 fino alla sua morte nel 2004. È stato sostituito daMahmūd Abbās (noto anche come Abu Mazen).
Secondo un report del "National Criminal Intelligence Service" del 2002, l'OLP è stato «il più ricco di tutte le organizzazioni terroristiche», con 8-10 miliardi di dollari in attività e un reddito annuo di 1,5-2 miliardi di dollari da «donazioni, estorsioni, saldi, traffici illegali di armi, traffico di stupefacenti, riciclaggio di denaro sporco, frodi, ecc». IlDaily Telegraph ha riferito nel 1999 che l'OLP aveva almeno 5 miliardi di sterline sui conti ad essa riconducibili.[7]
L'etichetta di "organizzazione terroristica" è stata contestata[8] ed è statade facto superata nel1993, a seguito della stipula degliaccordi di Oslo.
Fondata nel1964, l'OLP ha un teorico apparato legislativo, ilConsiglio Nazionale Palestinese (CNP), ma attualmente ogni potere politico e ogni decisione sono prese e controllate dalComitato Esecutivo dell'OLP, composto da 15 membri eletti dal CNP. L'OLP presenta al suo interno un ventaglio di ideologie sostanzialmente laiche espresse da diversi movimenti palestinesi impegnati nella lotta per il conseguimento dell'indipendenza palestinese e per la liberazione deiterritori palestinesi.
L'OLP è considerata la legittima rappresentante del popolo palestinese[9] e, dal2012, gode dellostatus di osservatore permanente all'interno dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
L'OLP non ha un organo cui spetta il processo decisionale od un meccanismo che consente di controllare direttamente le sue fazioni, ma esse devono seguire lo Statuto dell'OLP e le decisioni delComitato Esecutivo. L'adesione è oscillante, ed alcune organizzazioni hanno lasciato l'OLP o sono stati sospesi durante i periodi di turbolenza politica, ma più spesso questi gruppi sono rientrati nell'organizzazione.
Membri attuali
Fatah: partito più grande, di orientamento socialista-nazionalista.
Oltre ad Abu Mazen, l'OLP ha numerosi altri capi ben conosciuti. Uno di essi è una palestinese di religionecristiana,Hanan Ashrawi, professoressa di letteratura in un ateneo cisgiordano.
Yahya Hammuda (24 dicembre 1967 - 2 febbraio 1969)
Yāsir ʿArafāt "Abū ʿAmmār" (2 febbraio 1969 - 11 novembre 2004) (in esilio in Giordania, ad aprile 1971; Libano 1971 - dicembre 1982; e Tunisi dicembre 1982 - maggio 1994)
Mahmūd ʿAbbās "Abū Māzen" (dal 29 ottobre 2004) (delibera [per Arafat] all'11 novembre 2004)
LaLega Araba nel summit delCairo del 1964 avviò la discussione per la creazione di un'organizzazione che rappresentasse il popolo palestinese. Il Consiglio Nazionale Palestinese si riunì aGerusalemme il 29 maggio1964. Alla conclusione di tale incontro l'OLP fu fondata il 2 giugno 1964. Le sueDichiarazioni di proclamazione dell'Organizzazione[10] asserivano: "... il diritto del popolo arabo palestinese alla sua sacra patria della Palestina e l'affermazione dell'inevitabilità della battaglia per liberare le sue parti usurpate e la sua determinazione a generare la sua effettiva entità rivoluzionaria e a mobilitare le sue capacità e potenzialità oltre che le sue forze materiali, militari e spirituali".All'epoca Gaza e Cisgiordania non erano occupate da Israele, ma da Egitto e Giordania. Per parti usurpate, si intendeva lo Stato di Israele.
La disfatta della Siria,Giordania edEgitto nellaguerra dei sei giorni del1967 distrusse la credibilità degli Stati che intendevano essere i patroni del popolo palestinese e indebolì in modo significativoJamāl 'Abd al-Nāsir. Una nuova strada fu inaugurata daYasser Arafat che affermò il diritto di ricorrere allaguerriglia contro Israele e che operò con successo per rendere l'OLP un'organizzazione pienamente indipendente sotto il controllo deifedayyin (lett. "devoti"). Alle riunioni del Congresso Nazionale Palestinese del1969,il Fatḥ ottenne il controllo delle strutture esecutive dell'OLP. Al Congresso Nazionale Palestinese delCairo del 3 febbraio1969 Arafat fu eletto presidente del Comitato Esecutivo dell'OLP. Da allora Il Comitato Esecutivo fu composto essenzialmente da rappresentanti delle varie organizzazioni facenti parte dell'OLP.
L'OLP patì il suo maggior insuccesso con l'attacco giordano ai suoi gruppi armati negli eventi che sono meglio noti comeSettembre Nero nel1970. I gruppi palestinesi furono espulsi dalla Giordania e durante glianni settanta il nerbo dell'OLP fu in effetti costituito da otto organizzazioni acquartierate aDamasco eBeirut, tutte devote a ciò che esse definivano "resistenza armata sia alSionismo sia all'occupazione israeliana", col ricorso a metodi che comprendevano attacchi a civili e operazioni di guerriglia contro Israele.
Alcuni mesi dopo laguerra del Kippur, il Consiglio Nazionale Palestinese, riunitosi nella sua 12ª sessione al Cairo nel giugno 1974 e dominato dai leader di Fatah, adottò il cosiddetto «Programma dei dieci punti» o «Programma delle fasi», che invocava nel secondo punto la costituzione di una autorità nazionale «su ogni parte del territorio palestinese liberato»[11], sottintendendo che la liberazione della Palestina sarebbe potuta essere parziale, perlomeno temporaneamente. Il documento rappresentò «una svolta di tipo pragmatico che avrebbe portato alla sostituzione della lotta armata con la trattativa»[12] e al sostegno dellaSoluzione dei due Stati[13][14].
Tale svolta pragmatica sancì una frattura in seno all'OLP fra coloro che approvarono il documento, i «moderati», e coloro che vi si opposero, i «radicali». La tesi di questi ultimi, colizzatisi nel «Fronte delle forze palestinesi che si oppongono alla soluzioni di resa»[15], era che la creazione di una autorità nazionale palestinese in Cisgiordana e nella Striscia di Gaza avrebbe inevitabilmente condotto alla rinuncia della lotta armata, al riconoscimento delloStato di Israele e alla coesistenza con esso, e al dominio dei regimi arabi (che il Fronte considerava reazionari) sulla Palestina, relegata così aStato fantoccio.[16]
Il documento ribadiva comunque l'opposizione allaRisoluzione 242 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (primo punto) e la preminenza della strategia della lotta armata, considerata però non più esclusiva (secondo punto); prometteva inoltre uno sforzo maggiore nel sostegno aiPaesi socialisti e alle forze di liberazione e progressiste di tutto il mondo (nono punto).
All'epoca l'OLP comprendeva altri gruppi che avrebbero abbandonato l'Organizzazione per svariati motivi, quale il gruppo radicaleFronte Popolare per la Liberazione della Palestina - Comando Generale (FPLP-CG), una scheggia del FPLP che lasciò nel 1974 l'OLP per protesta contro il "Programma dei 10 Punti".
Con l'approvazione del «Programma dei dieci punti», l'OLP si conquistò il supporto dei regimi arabi[16], che a sua volta facilitò la svolta pragmatica recentemente intrapresa[12]: nell'ottobre 1974[17], i Paesi della Lega Araba si riunirono aRabat, riconoscendo l'OLP e di conseguenza Arafat come «l'unico legittimo rappresentante del popolo palestinese»[18], con voto unanime dei presenti, Giordania inclusa.[19]
L'OLP e Arafat furono invitati per la prima volta a parlare davanti all'assemblea dei Paesi aderenti.[20] Contestualmente, il Governo giordano rilasciò una dichiarazione nella quale affermava di non volersi sostituire alla Palestina e ad alcun altro Paese del Medio Oriente nei negoziati di pace.[21]
I produttori di petrolio della Lega Araba promisero un sostegno finanziario su un orizzonte pluriennale all'OLP e ai Paesi meno ricchi di questa risorsa naturale[22][23], somma della quale in realtà fu versata solamente una piccola quota simbolica.[20]
A metà deglianni settanta, Arafat e il suo movimento al-Fath si trovavano in una posizione politicamente fragile. Il Fronte del Rifiuto dell'OLP si opponeva ai crescenti appelli di Arafat alla diplomazia, simboleggiato forse in maniera convincente dal suo favore per una risoluzione delConsiglio di Sicurezza delleNazioni Unite avanzata nel 1976, che auspicava l'istituzione di uno Stato binazionale all'interno dei confini precedenti il 1967 e l'applicazione del suo "Programma dei 10 Punti", era stato denunciato anche dalle nazioni arabe che facevano parte del Fronte del Rifiuto (e d'altra parte alla risoluzione gliStati Uniti d'America avevano opposto il loro veto). La popolazione deiterritori occupati palestinesi, per canto loro, videro Arafat come la loro unica speranza per una risoluzione favorevole del conflitto, specialmente nel periodo di tempo immediatamente successivo agliaccordi di Camp David, che i Palestinesi avevano visto come un colpo assestato alle loro aspirazioni di auto-determinazione. D'altro canto i leader israeliani, che avevano i loro piani suiterritori occupati, si risentirono della popolarità di Arafat e della sua crescente credibilità diplomatica. Nel frattempo,Abū Niḍāl, un nemico accanito dell'OLP fin dal 1974, assassinò l'inviato diplomatico dell'OLP allaComunità Economica Europea, che nelladichiarazione di Venezia del 1980 aveva esortato Israele a riconoscere i diritti dei Palestinesi all'auto-determinazione. I complici dell'assassinio non furono mai definitivamente identificati ma era in ogni caso chiaro che i progetti diplomatici di Arafat non erano universalmente i benvenuti.
Nella guerra civilelibanese l'OLP dapprima combatté contro iMaroniti, poi controIsraele, quindi, alla fine, contro le milizie sostenute dalla Siria, quali le milizie diAmal. Dal 1985 al 1988 Amal assediò i campi profughi palestinesi in Libano per sradicarvi i sostenitori di Arafat. Molte migliaia di Palestinesi morirono per colpi d'arma da fuoco e per inedia. Dopo che finirono gli assedi di Amal si ebbe un'esplosione di confronti tra i Palestinesi all'interno dei campi.
L'opposizione ad Arafat fu assai dura non solo fra i gruppi radicali arabi ma anche fra i sostenitori dei diritti d'Israele, fra cuiMenachem Begin che ribadì in più di un'occasione che, se anche l'OLP aveva accettato la risoluzione n. 242 delConsiglio di Sicurezza e aveva riconosciuto il diritto d'Israele all'esistenza, egli non avrebbe mai negoziato con tale organizzazione. Ciò contraddiceva la posizione ufficiale degli USA secondo cui Washington avrebbe negoziato con l'OLP qualora questa avesse accettato la risoluzione n. 242 e avesse riconosciuto Israele: cosa che l'OLP era stata fino a quel momento assai riottosa a fare. Altre voci richiesero in quei tempi l'adozione di una soluzione diplomatica che mettesse fine alle ostilità in accordo col consenso internazionale, inclusi illeader egizianoAnwar al-Sādāt nel corso della sua visita aWashington nell'agosto del 1981 ed il principe ereditario dell'Arabia SauditaFahd ibn ʿAbd al-ʿAziz Āl Saʿūd con la sua proposta di pace del 7 agosto. Unitamente alle manovre diplomatiche di Arafat, questi sviluppi resero apparentemente sempre più problematico l'argomento di Israele secondo cui non vi era alcun "partner per la pace".
Nel 1982 l'OLP si rifugiò aTunisi dopo essere stata costretta ad abbandonare il Libano da Israele, in margine all'invasione del Libano realizzata lungo l'arco di 6 mesi. Qui subì un attacco da parte dell'aviazione israeliana il 1º ottobre1985, nell'operazione Gamba di Legno.
Nel1987 laPrima Intifada esplose nei Territori Occupati. L'Intifada colse di sorpresa l'OLP[1] e la sua dirigenza fu in grado solo dall'esterno di influenzare gli eventi mentre emergeva una nuova guida locale, il Comando Unificato dell'Intifada, che riuniva numerose importanti fazioni palestinesi.Quandore Husayn di Giordania proclamò la separazione amministrativa e legale della Sponda Occidentale (la Cisgiordania) dalla Giordania nel1988, il Consiglio Nazionale Palestinese adottò laDichiarazione d'indipendenza palestinese adAlgeri, proclamando unoStato indipendente della Palestina. La dichiarazione esprimeva il proprio assenso alle risoluzioni dell'ONU senza menzionare in modo esplicito le Risoluzioni n. 242 e 338 delConsiglio di Sicurezza dell'ONU. Un mese più tardi Arafat dichiarava aGinevra che l'OLP avrebbe appoggiato una soluzione del conflitto con Israele basata su tali Risoluzioni. In effetti l'OLP riconosceva i diritti d'Israele all'esistenza all'interno dei confini precedenti il 1967, con l'intesa che ai Palestinesi sarebbe stato consentito d'instaurare un loro Stato in Cisgiordania e aGaza. GliStati Uniti d'America accettarono tale chiarimento di Arafat e presero ad autorizzare contatti diplomatici con l'OLP.
Nel 1993, per diversi mesi l'OLP negoziò segretamente gliAccordi di Oslo con Israele. Gli Accordi si conclusero il 20 agosto1993. Vi fu quindi una cerimonia pubblica aWashington il 13 settembre1993 con Yasser Arafat eYitzhak Rabin, con la presenza di Clinton e dei rispettivi responsabili degli Esteri delle due parti. Gli Accordi garantivano i diritti palestinesi all'autogoverno dellaStriscia di Gaza e dellaCisgiordania tramite la creazione di un'Autorità Nazionale Palestinese. Yasser Arafat fu eletto capo dell'ANP nonostante l'OLP e l'ANP non fossero formalmente collegate, l'OLP dominò l'amministrazione palestinese. Fu permesso il ritorno dei leader palestinesi e il Quartier Generale dell'OLP fu trasferito da Tunisi aRamallah in Cisgiordania.
Il 9 settembre1993, Arafat rilasciò una dichiarazione di stampa nella quale stabiliva che "l'OLP riconosceva il diritto dello Stato d'Israele all'esistenza pacifica e sicura". Alcune fazioni all'interno dell'OLP e dell'ANP, che erano fautrici di una coesistenza pacifica con Israele nel processo di creazione di uno Stato palestinese sui territori di Cisgiordania e di Gaza, persero l'appoggio popolare a causa della rioccupazione da parte dell'ANP delle aree controllate in Cisgiordania.[24].
Dopo laDichiarazione d'indipendenza palestinese la rappresentanza dell'OLP è stata rinominata Palestina. Il 7 luglio1998, questostatus è stato esteso per consentire la partecipazione dell'OLP ai dibattiti dell'Assemblea generale, sempre senza diritto di voto.
Il testo dellaCarta Nazionale Palestinese, così come emendata nel 1968, contiene numerose clausole che richiamano l'esigenza della distruzione dello Stato d'Israele. Nella corrispondenza intercorsa fra Arafat e Rabin in occasione degliAccordi di Oslo del 1993, Arafat concordava che quelle clausole dovessero essere rimosse. Il 26 aprile1996 il Consiglio Nazionale Palestinese votò per rendere nulle o emendare ognuna di queste clausole, e invitò alla redazione di un nuovo testo. Una lettera inviata da Arafat al Presidente USAClinton nel 1998 elencava le clausole coinvolte e comunicava che, in un incontro, il Comitato Centrale Palestinese aveva approvato tale lista. Un incontro pubblico dell'OLP, dei membri del Consiglio Nazionale Palestinese e del Comitato Centrale Palestinese confermò del pari la lettera alla presenza di Clinton e il Primo Ministro israelianoBenjamin Netanyahu accettò tutto ciò come un impegno per l'annullamento delle clausole anzidette. Ciò nonostante un nuovo testo della Carta Nazionale palestinese non è stato mai redatto e questo costituisce una fonte di continue controversie e non manca chi afferma che tale fallimento nel produrre un nuovo testo dimostra la mancanza di sincerità dell'impegno ad annullare dette clausole ma una delle repliche avanzate da numerosi Palestinesi è che un'appropriata sostituzione della Carta avverrà solo con la costituzione del futuro Stato della Palestina. La bozza pubblicata della Costituzione stabilisce che il territorio palestinese "costituisce un'unità indivisibile basata sui suoi confini esistenti il 4 giugno 1967".
La Carta dell'OLP del 1968 approva l'uso della violenza, specificatamente della "lotta armata" contro ciò che essa chiama "imperialismo sionista". L'articolo 10 della Carta Nazionale Palestinese specifica che "le azioni di guerriglieri (fidāʾiyyūn) rappresentano il nucleo della guerra di liberazione popolare palestinese. Ciò richiede un'escalation, la loro completezza e la mobilitazione di tutti gli sforzi popolari palestinesi, di ogni impegno nel campo dell'istruzione e delle sue organizzazioni e il coinvolgimento nella rivoluzione armata palestinese. Viene altresì richiesto il conseguimento dell'unità per la lotta nazionale (waṭanī) fra i diversi raggruppamenti del popolo palestinese e delle masse arabe, così da assicurare la continuazione della rivoluzione, la sua intensificazione e la vittoria".
^Madiha Rashid al Madfai,Jordan, the United States and the Middle East Peace Process, 1974-1991, Cambridge Middle East Library, Cambridge University Press (1993).ISBN 0-521-41523-3. p. 21:"On 28 October 1974, the seventh Arab summit conference held in Rabat designated the PLO as the sole legitimate representative of the Palestinian people and reaffirmed their right to establish an independent state."
^(EN)The PNC Program of 1974, 8 giugno 1974. Sul sito del MidEastWeb for Coexistence R.A. - Middle East Resources. Incluso commentario. Visitato il 5 dicembre 2006.
^William L. Cleveland,A History of the Modern Middle East, Westview Press (2004).ISBN 0-8133-4048-9.
^G. Travalio,Terrorism, International law, and the use of military force, 18 Wis. International law journal 145, 183 (2000), in cui si indica nell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina un caso di gruppo sufficientemente organizzato ed in sufficiente controllo di popolazione e territorio per essere considerato un quasi-Stato abilitato a vedersi applicato il diritto umanitario dei conflitti armati; peraltro, esso rientra tra i movimenti di liberazione nazionale, che rispondono al principio diautodeterminazione dei popoli, ai quali la prassi delle sedi internazionali (in primo luogo le risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite) riconosce una soggettività talmente elevata da considerare applicabili integralmente il diritto umanitario, anche senza disporre del riconoscimento di belligeranza da parte della controparte. Per una disamina della problematica del rapporto tra terrorismo edinsorti, cfr. Jan Klabbers,Rebel with a Cause? Terrorists and Humanitarian Law, in European Journal of International Law, 2003, Vol. 14, No. 2, pp. 299-312.
^Iltesto completo del Programma è disponibile in lingua inglese sul sito della Missione osservatrice permanente dello Stato della Palestina presso le Nazioni Unite.
^abIlan Pappé,Storia della Palestina moderna. Una terra, due popoli, collanaPiccola Biblioteca Einaudi, traduzione di Piero Arlorio, Torino, Einaudi, 2014, p. 273,ISBN978-88-06-21520-0,OCLC894971064.