Lanazionale di pallacanestro maschile statunitense (United States men's national basketball team) rappresenta gliStati Uniti d'America nelle competizioni internazionali dipallacanestro organizzate dallaFIBA. È gestita dallaUSA Basketball.
La pallacanestro ha avuto i suoi natali proprio negli USA e gli statunitensi si sono da sempre considerati ipadri del basket (in modo analogo rispetto a quanto sostenuto dagli inglesi per ilcalcio): in nessun luogo come negli Stati Uniti, infatti, si è mai cominciato a praticare così presto e con così tanti atleti questosport. Per questi motivi, a livello internazionale i cestisti americani sono da sempre considerati i migliori a livello globale, ragion per cui la nazionale ha, per lunghissimo tempo, rifiutato categoricamente di schierare i suoi atleti di maggior spessore nelle competizioni con altre rappresentative.
Se fino al 1989 la FIBA proibiva ai cestistiNBA statunitensi, e in generale a tutti gli atleti NBA (eccetto gli europei e sudamericani), di partecipare aiGiochi olimpici, gli USA avrebbero potuto comunque schierare i giocatori dell'NBA nelle altre competizioni internazionali (mondiali ecampionati americani) oppure formare una rappresentativa coi giocatori professionisti non militanti in NBA. La USA Basketball invece decise che dovevano essere i cosiddetti universitari (ocollegiali) a rappresentare il loro paese nelle grandi competizioni internazionali. Le stelle NBA vestirono la maglia della nazionale per la prima volta solamente aiGiochi olimpici di Barcellona del 1992: fu l'esordio del cosiddettoDream Team. Per estensione il termine "Dream Team" venne da allora talvolta utilizzato per indicare una squadra sportiva che, almeno sulla carta, schiera una rosa di giocatori considerati tra i migliori della specifica disciplina.
Nonostante qualcheflop negli ultimi vent'anni, la nazionale statunitense continua ad essere la squadra più vincente del globo. Grazie al successo ai giochi olimpici diRio de Janeiro nel 2016, dove ha superato in finale la Serbia, ha stabilito uno storico record di 53 vittorie consecutive in partite ufficiali. Nel 2024 la nazionale Usa vince l'oro olimpico ai giochi di Parigi (5° consecutivo e 17° in totale): 98-87 del team di coachSteve Kerr in finale sui padroni di casa della Francia.
Dalla sua nascita nel 1891, grazie al canadeseJames Naismith (insegnante di ginnastica alla "YMCA Training School" diSpringfield,Massachusetts), lo sport della pallacanestro divenne subito molto popolare negliStati Uniti e, in modo minore, in Canada. Solo anni dopo la diffusione interesserà altre nazioni del mondo. AlleOlimpiadi di Saint Louis nel 1904 il basket fece la sua prima comparsa, dopo solo 13 anni dalla nascita; si trattò di untorneo dimostrativo, quindi non furono assegnate medaglie. La competizione vide la sola partecipazione di squadre americane, dato che lo sport non era abbastanza conosciuto all'estero per permettere la formazione di rappresentative nazionali: d'altronde per quella data gli stessi USA erano ben lontani da riuscire ad organizzare un torneo a livello nazionale. Lo svolgimento del torneo infatti fu semplicemente una serie di incontri (senza premi o classifiche) tra le varie squadre, suddivise per categoria: amatori (6 squadre, tra cui iBuffalo Germans), college (3 squadre), high schools (4) e scuole elementari (3).
Negli anni a seguire il basket si diffuse in buona parte del globo: nel1932 viene fondata la FIBA; gli USA, tramite un'associazione denominata alloraAmateur Athletic Union (la futura USA Basketball), vi entrerannodue anni più tardi. Nel1935 si tiene ilprimo Campionato Europeo eun anno dopo si tiene il primo serio evento cestistico a livello internazionale, le Olimpiadi. Infatti in quell'anno, in occasione delleOlimpiadi di Berlino 1936, la pallacanestro tornò comecompetizione olimpica, stavolta valevole per le medaglie. La prima volta della pallacanestro agonistica ai giochi a cinque cerchi corrispose anche al primo risultato di rilievo della nazionale di Basket maschile USA, che sconfisse in finale ilCanada.
Al torneo diBerlino, che si disputò all'aperto (fu la FIBA a voler tentare questo sfortunato esperimento) causando problemi (dovuti alla pioggia) agli atleti, presero parte ben 23 squadre (ma con 3 ritiri anticipati). Gli statunitensi presentarono una squadra di collegiali dilettanti (guidati daJames Needles), provenienti in gran parte dagliUCLA Bruins o militanti nellaAAU. I cestisti statunitensi ebbero inoltre l'onore di ricevere le medaglie d'oro dalle mani di James Naismith, che inoltre sollevò la prima palla a due del torneo.
Dall'edizione tedesca di allora il basket non sarebbe più mancato aigiochi olimpici.
Il dominio americano, nonostante la rapida diffusione che lo sport ebbe nel mondo, continuò sempre coi collegiali alleOlimpiadi del '48, la prima dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Durante il suo cammino netto nella manifestazione londinese il team USA batté le avversarie con uno scarto medio di 33,5 punti a partita, e in finale umiliò larappresentativa francese 65-21.Gli olimpionici statunitensi, sotto la guida diBrowning, schieravano la futuraAll-StarBarksdale, oltre ad altri giocatori dal futuro radioso in NBA. Tra essi c'era il duo deiKentucky WildcatsBeard-Groza; un altro trascinatore della squadra statunitense del1948 fu il futuroHall of FameKurland (proveniente daOklahoma State), presente (e decisivo) anche allavittoriosa spedizione olimpica americana diquattro anni dopo.
Pur essendo il basket negliStati Uniti organizzato in modo professionale da qualche anno (laNBL dal 1937, laBAA-NBA che nasce nel 1946) la AAU continuò a schierare nelle competizioni internazionali dei dilettanti (scelta che era invece obbligatoria a livello di Olimpiadi). Con i collegiali sul parquet gli States conseguirono la vittoria alleOlimpiadi finlandesi del '52: gli atleti statunitensi, allenati daWarren Womble, provenivano per la maggior parte daiKansas Jayhawks, campioniNCAA diquell'anno, e potevano contare sulla futura stella NBA e Hall of FameLovellette. I cestisti statunitensi arrivarono ai quarti di finale battendo con scarti superiori ai 10 punti tutte le avversarie eccetto ilBrasile: dopo aver sconfitto icampioni mondiali argentini 85-76 conquistarono l'oro battendo l'Unione Sovietica 36 a 25.
Primo successo mondiale (1954) e dominio a Melbourne (1956)
Due anni dopo, sempre con Womble comecoach, gli States si presentarono aimondiali brasiliani del '54:Kirby Minter fu MVP della manifestazione vinta per la prima volta dagli USA, che finirono davanti al Brasile diAlgodão eWlamir Marques (che perse solo contro gli USA in tutto il torneo). Il primo trionfo mondiale degli Stati Uniti arrivò dopo che la rappresentativa a stelle e strisce chiuse imbattuta il girone finale, vincendo con facilità tutte e 7 le partite del torneo iridato. La federazione statunitense aveva scelto come sua rappresentante ai mondiali i dilettanti Peoria Caterpillars, freschi vincitori del titolo nazionale AAU.[2]
Alla vittoria mondiale (che saràbissata solamente nel 1986), seguì il successo alleolimpiadi di Melbourne (1956), dove la squadra poteva contare sulla futura leggenda NBABill Russell.
Aigiochi a cinque cerchi australiani in finale la nazionale di basket statunitense batté, per la seconda volta in quattro anni, 89-55, l'URSS, che arriverà all'argento anche nelle due successive edizioni olimpiche. Iltorneo olimpico diMelbourne vide gli USA di coachTucker assoluti protagonisti: la squadra vinse tutte le partite con un enorme distacco sugli avversari, oltre 54 punti di media (un record nella storia della pallacanestro olimpica maschile). Nel roster americano, oltre a Russell, c'era anche un altro atleta deiSan Francisco Dons:K.C. Jones sarebbe stato futuro compagno delpivot deiCeltics aBoston per lunghi anni, eavrebbe vinto 8titoli NBA.
A livello mondiale i risultati della Nazionale USA, che schiera roster di dilettanti assai mediocri sono alterni, avendo comunque a che fare, negli anni Sessanta, con nazionali in crescita quali il Brasile diWlamir Marques,Bira eAmaury, laJugoslavia diKorać eDaneu e la forte Unione Sovietica (Paulauskas su tutti).
Gli Stati Uniti ottengono infatti, tra il 1959 e il 1970 solamente un secondo posto (a Santiago del Cile nel '59), due quarti posti (aRio '63 eMontevideo '67) e un quinto posto (a Lubiana, dove schieravano un diciassettenneBill Walton eTal Brody, leggenda del basket israeliano).
AiMondiali del 1959 la squadra fu costituita da una rappresentativa dell'Air Force: la scelta fu dovuta al fatto che per motivi organizzativi (ritardo nel completamento del palazzetto cileno) la rassegna venne posticipata al gennaio del 1959 (pur essendo prevista per il '58), quando erano in svolgimento i campionati dei dilettanti AAU.[3] Quattro anni dopo la rappresentativa degli USA fu costituita da un mix di dilettanti AAU, collegiali e atleti delle forze armate[4], nel 1970 da collegiali.
Ai Giochi olimpici però l'USA Basketball si assicura di avere sempre una squadra di dilettanti in grado di dimostrare la superiorità della propria nazionale nella pallacanestro: gli statunitensi battono con grande agilità, e senza mai perdere una singola partita, gli avversari fino al 1972. In particolare dopo le 4 sconfitte consecutive inflitte ai sovietici (l'ultima aTokyo 73 a 59) aCittà del Messico è la Jugoslavia ad arrivare seconda (in finale gli USA si impongono 65-50). Questa striscia di vittorie arriva sempre ricorrendo a giocatori non professionisti, mettendo in mostra alcuni atleti del college destinati ad un radioso futuro nella NBA e/o nell'ABA (attiva tra il 1967 e il 1976).
Iltorneo olimpico del 1960 vide schierata una rappresentativa statunitense, agli ordini diPete Newell, altamente competitiva, tanto da essere considerata la squadra di collegiali più forte mai schierata dalla USA Basketball. Suiparquet romani si esibirono, oltre a futureAll Star NBA comeB. Boozer,Dischinger,Imhoff eA. Smith, 4 futuri Hall of Fame; si trattava diBellamy,Lucas,West eO. Robertson (gli ultimi 3 anche tra igiocatori del cinquantenario). Da notare anche che in quel periodoABA e NBA si disputavano il controllo della federazione di basket americana: per trovare un compromesso che accontentasse tutti il team USA fu composto da 7 collegiali, 4 giocatoriAAU e un rappresentante dell'aviazione (Smith): in questo modo si lasciarono però fuori alcuni eccellenti collegiali (e futuri Hall of Famer) comeHavlicek eWilkens.
La forza del roster permise alla nazionale a stelle e strisce, che inflisse oltre 42 punti di distacco medio, dichiudere al primo posto il girone finale davanti all'URSS, al Brasile di coachKanela e all'Italia, tutte battute di almeno di 24 punti. La forza e lo spettacolo messo in mostra dagli amatori della nazionale USA aRoma fu tale che essa verrà poi inserita prima nell'US Olympic Hall of Fame, nel 1984 e poi, nel 2010, tra le squadre del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame (assieme alDream Team del 1992).
La prima controversa sconfitta olimpica di Monaco (1972)
AlleOlimpiadi bavaresi del 1972 la finale deltorneo di basket è tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, che da anni si era distinta come la secondanazione più competitiva al mondo nella pallacanestro, avendo vinto ininterrottamente glieuropei per 8 volte, dal1957 all'anno prima, arrivando così a 10 titoli in 20 anni. L'URSS era anche stata la prima rappresentativa nazionale europea a fregiarsi deltitolo mondiale, conquistato nel1967. La federazione di pallacanestro sovietica schierava alleolimpiadi diMonaco grandi atleti qualiModestas Paulauskas eSergej Belov (oltre all'esperienza diVol'nov) che avevano condotto l'URSS a ottimi piazzamenti nella grandi manifestazioni internazionali. Questo roster, guidato da coachKondrašin, non faceva rimpiangere i campioni sovietici deglianni cinquanta esessanta (a lungo guidati daStepan Spandarjan) comeZubkov,Muižnieks eKrūmiņš. La rappresentativa sovietica, grazie a questi campioni, era riuscita a ottenere 4 argenti olimpici consecutivi nella pallacanestro, dal1952 al 1964, e il bronzo all'ultima Olimpiade messicana.
La grande tensione intorno al match era motivata da ragioni non solo agonistiche: in pienaguerra fredda la partita di USA contro URSS assumeva chiare valenze extra-sportive.
Gli Stati Uniti provenivano da una serie di 7 ori consecutivi, e avevano vinto l'ultima edizione aggiudicandosi 65-50 la finale contro la Jugoslavia grazie al talento di giocatori comeSpencer Haywood eJo Jo White. La USA Basketball aveva mandato inGermania Ovest una nazionale di collegiali di discreto livello, tra i quali c'era anche un futuro ottimo giocatore NBA (4 volte All-Star):Doug Collins.
Entrambe le squadre avevano finito imbattute il loro girone, vincendo quasi tutte le partite con margini di almeno 10 punti, tranne USA-Brasile e URSS-Jugoslavia. In semifinale la rappresentativa sovietica aveva ottenuto una risicata vittoria 67-61 suCuba, mentre gli Stati Uniti avevano travolto di 30 punti l'Italia, arrivando con i favori del pronostico al match conclusivo deltorneo.
Con tre secondi ancora da giocare, in un finale tiratissimo, l'arbitro concesse due tiri liberi agli States, entrambi realizzati da Collins, che portarono gli americani avanti 50-49. Immediatamente dopo che Collins ebbe seguito il secondo libero, i sovietici ripresero il gioco, ma esso fu quasi subito bloccato (mancava un secondo alla fine): uno degli arbitri aveva fischiato poiché si era creata molta confusione dovuta al fatto che i sovietici volevano usufruire del timeout che, a loro parere, avevano chiamato appena dopo il fischio di fallo su Collins (per costruire uno schema finale) e che doveva, per regolamento, essergli stato assegnato prima del secondo libero. Nella confusione generale gli arbitri decisero che i sovietici, pur non usufruendo del timeout, avrebbero rieseguito la rimessa dal fondo, con tre secondi ancora da giocare; sulla decisione di riprendere con 3 secondi da giocare dal fondo e non con uno con la palla in gioco influì molto l'insistenza dell'allora segretario della FIBA Renato William Jones. Il gioco fu ripreso per essere interrotto dopo un solo secondo dal suono della sirena, con il quale si voleva segnalare che il gioco non poteva riprendere a causa di un errore sul tabellone del tempo da giocare, che doveva ancora essere impostato regolarmente. Il suono della sirena, unito al fatto che in quel secondo i sovietici persero palla, convinsero molti che la partita fosse finita: ci fu un'invasione di campo per festeggiare la vittoria degli USA. Nella confusione ancora maggiore che ne derivò gli arbitri cercarono di far rientrare la situazione alla normalità per far eseguire finalmente la rimessa ai sovietici: la rimessa lunga arrivò a Belov che, sotto canestro, eseguì l'alley-oopbuzzer beater che sancì la vittoria sovietica. A gara finita, polemiche e proteste si susseguirono, e alla fine si ricorse a una giuria della FIBA; l'appello degli USA fu respinto 3-2 in una decisione probabilmente influenzata dal clima dellaguerra fredda, poichéItalia ePorto Rico votarono a favore mentreCuba,Polonia eUngheria contro; l'oro dell'URSS venne così confermato. Gli USA, guidati per la terza olimpiade consecutiva dal leggendarioHenry Iba, a lungo coach (2 volte vincitore) nella NCAA con gliOSU Cowboys non si presentarono alla cerimonia di premiazione. Si trattò della prima sconfitta olimpica per gli statunitensi, che non vedevano la loro nazionale battuta da oltre 60 incontri.
1973-1983: piazzamenti iridati e successo olimpico
Nel 1974 laAmateur Athletic Union, rappresentante fino ad allora degli States nei pannelli della pallacanestro mondiale, si fuse con altre organizzazioni, divenendo laAmateur Basketball Federation of the United States of America (ABAUSA), antenata della USA Basketball.
Dopo un terzo posto (ma i tre team arrivarono a pari merito nel girone facendo decidere il podio al coefficiente punti concessi) aiMondiali portoricani del 1974 (con una squadra inesperta e giovanissima), dietro alla Jugoslavia diKićanović (MVP della manifestazione) eDalipagić e all'URSS di Belov, gli USA si ripresero l'oro olimpiconel 1976. La vittoria diMontréal (con coachDean Smith) arrivò pur non incontrando l'URSS che fu eliminata in semifinale dalla solitaJugoslavia. Sarà la stessa nazionale balcanica a conquistare (dacampionessa europea in carica per la terza volta consecutiva) ilMondiale del 1978 (conĆosić, l'MVP Dalipagić eDelibašić), dove gli USA saranno solo quinti. In occasione dei mondiali diManila gli USA mandarono un team di atleti dellaAthletes In Action (AIA), in quanto il periodo di ottobre vedeva impegnati i collegiali nei campionati nazionali. In questo periodo, Jugoslavia e URSS rappresentano le due maggiori realtà che a livello internazionale riescano a scalfire lo strapotere degli statunitensi.
Nel 1980 gli USA non parteciparono né alprimo Campionato americano (vinto dalPorto Rico), che vinceranno nel'92 dopo avervi partecipato per la prima voltatre anni prima, né alleOlimpiadi di Mosca (perboicottaggio a causa dell'invasione sovietica dell'Afghanistan). Bisogna comunque osservare che tradizionalmente i Campionati americani sono sempre stati snobbati dagli USA, considerandoli al massimo come uno scomodo ma necessario torneo di preparazione/qualificazione per le Olimpiadi. I FIBA Americas Championship hanno comunque sempre visto gli States protagonisti; al 2009 la nazionale di basket a stelle e strisce ha vinto la maggior parte di ori lasciando le altre edizioni aPorto Rico,Argentina oBrasile.
Gli USA arrivarono fino alla finale deiMondiali 1982, ma finirono battuti dai sovietici diMyškin eTkačenko (vincitori dell'ultimo Europeo). Nel team a stelle e strisce si distinse comunque l'MVP del torneoDoc Rivers.
Gli USA non ottennero la rivincita olimpica diMonaco di Baviera in una sfida diretta nemmeno nel 1984, dato che l'URSS restituì il boicottaggio olimpico di 4 anni prima non portando atleti aLos Angeles. Alle Olimpiadicaliforniane arrivò uno scontato oro per gli americani diJordan (miglior marcatore del team con 17 PPG),Ewing,A. Robertson eMullin, collegiali con un futuro da superstar NBA. La squadra, considerata una tra le più forti mai portate alle Olimpiadi dagli USA e allenata daBob Knight, sconfisse nella finale laSpagna diSan Epifanio eMartín 96-65.
Nonostante la vittoria del Team americano il torneo esaltò comunque, per l'ennesima volta, nuove stelle (sempre in maggior numero) del basket internazionale:Oscar Schmidt (che portò ilBrasile al quarto posto ed a ottimi risultati ai campionati americani), il top scorer greco (el'anno successivocampione d'Europa)Galīs, l'MVP jugoslavoDražen Petrović e altri giocatori-simbolo di squadre in crescita comeSan Epifanio (Spagna) eRiva (Italia).
AlleOlimpiadi di Seul del 1988 gli USA, conManning,Richmond,Majerle e, ancora,David Robinson in squadra, conquistarono solamente il bronzo. Gli USA iniziarono benissimo il torneo, dominando il loro girone e vincendo 3 partite con oltre 40 punti di distacco. Ai quarti di finale arrivò la sesta, facilissima, vittoria consecutiva (94-57 suPorto Rico), che proiettò la squadra all'attesissimo match contro i co-favoriti del torneo, i sovietici. Le due "superpotenze" (cestistiche e politiche) USA e URSS non si affrontavano suiparquet a cinque cerchi dalla storica finale diMonaco del 1972: i sovietici, che potevano contare sul trio lituanoMarčiulionis-Kurtinaitis-Sabonis, andarono al riposo con 10 punti di margine che la nazionale americana non riuscì a recuperare perdendo 82 a 76.
Per gli Stati Uniti si trattò del secondo smacco olimpico di sempre, avendo la nazionale USA vinto tutte le altre edizioni a cui aveva partecipato; inoltre, per la prima volta nella loro storia, la rappresentativa di basket americana non arrivò alla finale del torneo a cinque cerchi. A peggiorare le cose ci fu il fatto che, differentemente da quanto accaduto nellacontestatissima edizione bavarese del 1972, stavolta la vittoria deisovietici inCorea del Sud fu chiara e netta, non offrendo scusanti di sospetti e stranezze al team allenato daThompson.
Come accaduto aSeul la medaglia di bronzo arrivò anche aiMondiali di due anni dopo: aBuenos Aires 1990 gli States (detentori del titolo) finirono terzi, venendo eliminati per 99-91 dallacampionessa europea efutura vincitrice, la rappresentativa jugoslava di Petrović,Divac e dell'MVPKukoč. Gli USA furono rappresentati in terraargentina da cestisti di scarsa esperienza e giovanissima età (20 anni di media), stelle dei college americani e molti destinati ad essere protagonisti delDraft NBA 1992. L'unico futuro grande campione del roster diMike Krzyzewski era peròAlonzo Mourning, mentreAnderson,Gatling e il fenomeno dei collegeLaettner sarebbero divenuti All-Star.
Di fronte alla seconda delusione in due anni allaUSA Basketball, il nuovo nome assunto (il 12 ottobre 1989) dalla federazione USA exABAUSA, fu chiaro a quel punto che gli universitari americani non erano più in grado di contrastare senza nessun problema le nazionali maggiori degli altri paesi. Da anni ormai lo scenario dellapallacanestro mondiale vedeva diffondersi questosport ovunque, producendo grandi campioni specialmente inEuropa, soprattuttoin quella orientale. Il successivo crollo delMuro di Berlino e la conseguente fine dellaguerra fredda inoltre contribuì non poco alla migrazione di alcuni talenti ex sovietici ed ex jugoslavi nella NBA, rinforzando il movimento cestistico non americano e dandogli maggiore visibilità.
La semifinale delleOlimpiadi sudcoreane del 1988 rimase una partita storica per ilbasket: gli americani erano abituati a vincere le Olimpiadi ininterrottamente dall'introduzione dello sport nei giochi nel 1936, eccezion fatta per la controversa finale del 1972 ed ovviamente per leOlimpiadi a Mosca del 1980, dove gli statunitensi non si presentarono per il famoso boicottaggio. La sconfitta con l'Unione Sovietica segnerà l'inizio di una nuova era nel basket, americano ed europeo: il mondiale perso nel 1990 contribuì sì ad accelerare ulteriormente la decisione di rendere maggiormente competitiva la nazionale USA, ma in modo lieve, dato il peso relativo con il quale vengono visti i mondiali di basket negli States. Il Dream Team del 1992 nacque anche e soprattutto per lavare l'onta della sconfitta del 1988, che fece comprendere al mondo cestistico made in USA l'inadeguatezza dei team di soli universitari nelle grandi competizioni. Gli USA capirono, definitivamente, che anche in Europa (e non solo) c'era ormai un folto gruppo di giocatori di alto livello, materiale interessante che adesso faceva ancor più gola alle franchigie della NBA, senza più il paradigma della superiorità dei giocatori indigeni.
Una modifica al regolamentoFIBA, nel 1989, permise agli atleti professionisti della NBA di giocare alle Olimpiadi, mentre in precedenza le eccezioni erano solo per i cestisti europei o sudamericani (a quel tempo gli altri continenti erano rappresentati in NBA con pochissimi atleti). Ciò rese possibile ai milionari del basket professionistico statunitense di prendere parte alle competizioni a cinque cerchi, e così laUSA Basketball decise di formare un team di stelle per riconquistare l'oro olimpico alla prima occasione.
IlDream Team (lasquadra dei sogni) è appunto il soprannome che venne dato alla squadra statunitense di pallacanestro che vinse la medaglia d'oro alleOlimpiadi di Barcellona 1992, schierando un mix di campioni come mai si erano visti tutti assieme.
La nazionale di Basket degli Stati Uniti d'America si qualificò per i Giochi diBarcellona con un record di sei vittorie e nessuna sconfitta neltorneo di qualificazione delle Americhe (ifuturi Campionati Americani) tenutosi negliStati Uniti nel 1992; dopo aver perso, senza i professionisti NBA, la finale di tre anni prima, questa volta gli USA travolsero tutte le avversarie di almeno 30 punti:
Il team che vinse il torneo di qualificazione a Barcelona '92 era composto da 12 tra i cestisti migliori nella storia di questo sport e l'élite dell'NBA di allora: gli stessi (e l'intero staff) saranno poi scelti per giocare il torneo olimpico:
Una curiosità: Stockton fu l'unico membro del Dream Team ad indossare il suo solito numeroNBA (il 12) alleOlimpiadi; in effetti ilplaymaker diUtah era l'unico chepoteva indossarlo: poiché nei tornei internazionali i numeri delle maglie dei giocatori vanno solo dal 4 al 15, e giocando gli altri componenti della squadra con numeri fuori dall'intervallo consentito, questi ultimi furono costretti a optare per altre numerazioni. Questo era l'elenco dei numeri del "Dream Team": 4 Laettner; 5 Robinson; 6 Ewing; 7 Bird; 8 Pippen; 9 Jordan; 10 Drexler; 11 Malone; 12 Stockton; 13 Mullin; 14 Barkley; 15 Johnson (Johnson volle il numero 15 per essere presentato per ultimo all'inizio delle partite). Infatti la presentazione veniva eseguita usando l'ordine crescente di numeri dei giocatori). Stockton, inoltre, fu il giocatore che mantenne l'ultimo possesso della partita conclusiva, conquistando il diritto di portare a casa ilpallone della finale. Gesto che si ripetéquattro anni dopo, alleOlimpiadi di Atlanta 1996. I palloni sono attualmente esposti alDelta Center, impianto degliUtah Jazz, squadra con la quale Stockton giocò per tutta la carriera.
La squadra aveva un potenziale impressionante, potendo contare tra le altre cose su due leggendarie coppie di cestisti dell'NBA: il duo Stockton-Malone (Utah) e quello Jordan-Pippen (Chicago), fresco direpeat; gli altri sette giocatori (Laettner era uncollegiale) erano comunque tutti uomini-franchigia delle rispettive compagini. Gli undici professionisti erano tutte pluri-All-Star, ed erano partiti tutti titolari nell'ultima sfidaEst-Ovest (Pippen sostituì comestarter l'infortunato Bird) tranne Stockton; in futuro, inoltre, sarebbero tutti stati inseriti come singoli giocatori sia nelNaismith Memorial Basketball Hall of Fame (dove sarà inserito anche ilDream Team in sé) sia (tranne Laettner) nell'elenco dei50 migliori giocatori del cinquantenario della NBA. Questi cestisti avevano vinto gli ultimi 9 titoli diMVP stagionali.
David Robinson
Nel team USA era presente tutto ilprimo quintetto All-NBA della stagione appena passata e 4/5 del secondo; tra questi tutti (tranne Pippen) erano stati già inseriti almeno 3 volte nei quintetti ideali.La stella assoluta dell'NBA di quel periodo, eraMichael Jordan (già olimpionico nel 1984 con Ewing e Mullin); Jordan fu nominato capitano della squadra assieme aMagic Johnson eLarry Bird. A completare il quadro dei nove (dieci con Laettner) mostri sacri della pallacanestro d'oltreoceano c'erano infatti questi due leggendari giocatori-bandiera dellaNBA: Bird (Boston Celtics), che aveva disputato le ultime stagioni a ottimi livelli pur limitato dagli acciacchi dell'età, e Johnson (Los Angeles Lakers), ritiratosi nel novembre 1991 dopo aver saputo di aver contratto ilvirus dell'HIV. Johnson era però tornato in campo per l'NBA All-Star Game 1992 (vincendo il titolo diMVP), e nell'estate era stato selezionato per il Team USA. Per entrambi i cestisti si tratterà delcanto del cigno di una straordinaria carriera suiparquet: Bird annuncerà il ritiro dopo aver vinto l'oro olimpico, mentre Johnson tenterà un brevissimo ritorno nell'NBA nel gennaio 1996 per poi allontanarsi definitivamente dal professionismo al termine delplayoffs di quell'anno.
Questa squadra straordinaria venne tenuta sotto il limite massimo della sua potenziale grandezza dall'obbligo di inserire uncollegiale, Laettner (già membro della sfortunata spedizione dei dilettanti aiMondiali del 1990), ancora privo di esperienza professionistica, al posto di giocatori più qualificati. Laettner era comunque un eccellente e pluripremiato giocatore a livello universitario, reputato tra i più grandi giocatori collegiali della storia, ed ebbe in seguito una discreta carriera in NBA; tuttavia di fronte a tanti mostri sacri di questosport non poteva che essere l'anello debole del team.
Medico di squadra: Steve Lombardo, Los Angeles Lakers
Medico di squadra: Norman Scott, New York Knicks
Preparatore atletico: Ed Lacerte, Boston Celtics
La scelta della USA Basketball per l'allenatore della rappresentativa statunitense era caduta suChuck Daly: il futuro Hall of Fame aveva appena lasciato (nell'estate del 1992) iDetroit Pistons per iNew Jersey Nets: nei 9 anni aDetroit era arrivato tre volte consecutive alle Finals vincendo due titoli. Pur non avendo esperienza pluridecennale nella lega Daly aveva portato i Pistons ad altissimi livelli: iBad Boys avevano stupito l'NBA con il loro gioco fisico e aggressivo, riuscendo a scalfire il dominio di Celtics e Lakers e, trascinati daDumars eIsiah Thomas, avevano ottenuto ilrepeat (1989/1990). Daly aveva una lunga striscia di stagioni dal bilancio positivo, che lo avevano portato a essere considerato tra i migliori coach in circolazione; inoltre, dopoPat Riley, era l'allenatore in attività con più anelli conquistati (a pari merito conK.C. Jones).
Come assistenti Daly poté contare su un altro coach NBA, l'espertissimo coach Hall-of-Fame Wilkens, e su due ottimi allenatori a livello di college come Carlesimo e Krzyzewski (Hall-of-Fame con esperienze con la nazionale USA).
Dopo aver vinto la preolimpica aMontecarlo dando 40 punti aifrancesi, il Dream Team sbarcò aBarcellona come una della maggiori attrattive sportive emediatiche dell'evento a cinque cerchi. A causa di questa formazione di stelle, le partite della squadra iniziavano di solito con la squadra avversaria che scattava foto ai propri idoli.[5]
La squadra vinse tutte le partite con margini abissali, senza mai la necessità di chiamare untime out, viaggiando ad una media di quasi 44 punti di distacco inflitti. Anche nella fase finale del torneo gli USA imposero la loro legge, dando 51 punti in semifinale alla Lituania diMarčiulionis-Kurtinaitis-Sabonis e battendo di 32 laCroazia (che pur schieravaDražen Petrović e i futuri atleti NBARađa eKukoč) nella partita valida per lamedaglia d'oro. I croati erano già stati battuti ampiamente nel girone eliminatorio, così come laGermania diSchrempf, ilBrasile diOscar e laSpagna diSan Epifanio.
Il miglior marcatore della squadra (e del torneo olimpico) fu Charles Barkley con una media di 18 punti a partita e un massimo di 30 realizzati contro ilBrasile. Il playmaker John Stockton fu il cestista con il maggior numero di assist (statistica nella quale era il migliore al mondo) della rassegna olimpica.
Mentre l'opportunità di veder giocare assieme i più grandi giocatori del momento venne apprezzata (così come la qualità mostrata), non fu così per l'attitudine con cui la squadra talvolta tendeva a sminuire gli avversari. La grandezza delDream Team e il suo impatto furono comunque tali da far sì che l'intera nazionale USA di basket maschile fosse successivamente inserita nelNaismith Memorial Basketball Hall of Fame, come era già accaduto agli olimpionici del1960, e nelFIBA Hall of Fame dal 2017.
Una volta infranto il "tabù" di schierare i giocatori NBA la Federazione di Basket USA mostrò l'intenzione di non rendere la prima volta del 1992 ununicum: anche alle successive squadre nazionali, olimpiche e non, degli Stati Uniti con questa caratteristica venne così affibbiato l'appellativo "Dream Team".
All'atto conclusivo della manifestazione gli Stati Uniti vinsero l'oro annientando irussi diBazarevič con il punteggio di 137-91; pur non reggendo il paragone con ilDream Team precedente gli Stati Uniti dimostrarono una superiorità schiacciante sulle avversarie e conquistarono per la terza volta nella loro storia il Mondiale.
L'unica squadra in grado di competere a livello qualitativo con quella del '92 fu quella del '96 (Olimpiadi di Atlanta): per dare maggior risalto ai Giochi olimpici in casa propria la federazione americana decise di creare una squadra sulla scia di quella che aveva divertito e stravinto inSpagna. Anche questo Team annoverò stelle di primissimo piano: col numero 4Charles Barkley, poi 5Grant Hill, 6Anfernee Hardaway, 7David Robinson, 8Scottie Pippen, 9Mitch Richmond, 10Reggie Miller, 11Karl Malone, 12John Stockton, 13Shaquille O'Neal, 14Gary Payton, 15Hakeem Olajuwon. Si trattava di un roster ottenuto dal mix di affermate stelle NBA (tra cui spiccavano Olajuwon e Payton, oltre a 5 reduci del primo Dream Team) e altre più giovani, tra cui O'Neal e Miller (tra i migliori ai vittoriosi Mondiali canadesi).
La rappresentativa degli Stati Uniti, allenata daLenny Wilkens, dominò iltorneo, seppure con una facilità meno irrisoria di quella mostrata 4 anni prima, infliggendo agli avversari in media poco più di 32 punti di distacco. In finale il Dream Team riconfermò l'oro battendo la Jugoslavia, conObradović in panchina, e sul parquet atleti comeDivac,Danilovic,Bodiroga eĐorđević; in questa occasione gli USA ebbero ragione di 26 punti (95-69) deicampioni europei del '95 (che si riconfermeranno anchenell'edizione successiva).
Nell'estate del1998, avvicinandosi imondiali in Grecia, la Federazione Americana si ritrovò nel mezzo della disputa contrattuale tra i proprietari della franchigie NBA e i giocatori, che era da poco sfociata nellaserrata da parte dei primi. Nel pieno dello scontro tra le due parti i giocatori NBA avevano palesato il dubbio di partecipare o meno all'evento iridato: dopo aver atteso a lungo, la USA Basketball decise di rinunciare ad un "Dream Team IV", e alla stelle NBA in generale. In Grecia andò così una squadra formata da giocatori della CBA (lega minore poi in futuro sostituita dalla D-League), collegiali e professionisti di livello minore che giocavano in Europa; l'NBA non era quindi rappresentata, se non con qualche giocatore che vi aveva giocato manciate di minuti (soloBrad Miller, in futuro, si costruirà una solida carriera nella Lega). L'unica nota di rilievo della nazione USA era il coach,Rudy Tomjanovich degliHouston Rockets, campione NBA coi texani nel biennio 1994-95.[6]
Il team che si recò adAtene era così composto: 4Trajan Langdon, 5Michael Hawkins, 6Kiwane Garris, 7Jason Sasser, 8Jimmy King, 9Bill Edwards, 10Jimmy Oliver, 11Wendell Alexis, 12Gerard King, 13David Wood, 14Ashraf Amaya e 15Brad Miller. Gli Stati Uniti, reduci da un periodo d'oro daBarcellona '92 in poi (avendo anche vinto ilCampionato Americano dell'anno prima con una squadra rimaneggiatissima), si presentarono così con una squadra sconosciuta e poco competitiva. Dopo aver concluso il girone imbattuti, gli USA vinsero di poco con l'Italia, per poi essere eliminati per 66-64 dalla Russia diKarasëv (che finì seconda dietro alla Iugoslavia dell'MVPBodiroga); alla fine per gli States arrivò il bronzo con la vittoria sulla Grecia. Il risultato, apparentemente negativo, non fu comunque preso con preoccupazione, essendo perlopiù attribuito alla scadente qualità generale del roster: inoltre da più parti la squadra ricevette invece molte lodi, tanto da venire soprannominataLa sporca dozzina (Dirty dozen, daltitolo del celebre film del1967) poiché, nonostante l'inesperienza, profuse grande impegno e mostrò un ottimo gioco di squadra, con il quale cercò di sopperire alla relativa scarsa qualità dei suoi singoli.
A partire dal 2000 la USA Basketball decise di puntare su giocatori dell'NBA di livello medio per partecipare aiGiochi olimpici, in controtendenza alle ultime due esperienze a cinque cerchi: i forfait di molti campioni furono decisivi per questa scelta. La squadra che disputò leOlimpiadi di Sydney 2000 era composta da: 4Steve Smith, 5Jason Kidd, 6Allan Houston, 7Alonzo Mourning, 8Tim Hardaway, 9Vince Carter, 10Kevin Garnett, 11Vin Baker, 12Ray Allen, 13Antonio McDyess, 14Gary Payton, 15Shareef Abdur-Rahim.Tolti tre fuoriclasse, uno per ruolo (Kiddplaymaker, Garnettala grande e Mourning pivot), gli altri membri della rappresentativa, sempre guidata daRudy Tomjanovich, erano di livello molto inferiore a quelli delle due squadre olimpiche precedenti. La squadra ricalcava per la maggior parte il team che aveva vinto agilmente iCampionati Americani 1999 (qualificanti perSydney), il che faceva ben sperare in vista deltorneo australiano. Al roster di qualità non eccelsa si aggiunse la sempre maggiore crescita delle altre nazionali (anche extraeuropee) che iniziarono a schierare giocatori che militavano nella NBA in modo massiccio, e non come singoli campioni inseriti in contesti mediocri, costituendo così mix di giocatori NBA e non, giovani e più esperti, altamente competitivi.
La nazionale USA passa imbattuta il proprio raggruppamento nella fase di qualificazione, dando 47 punti alla Cina, 46 alla Nuova Zelanda e 32 all'Italia diCarlton Myers, e vincendo con margini più ridotti con Lituania e Francia. Proprio l'ultima partita del girone contro la Francia (futura finalista), vinta 106-94, viene ricordata una strepitosa azione d'attacco diVince Carter, che recupera una palla persa e va a canestro scavalcando in schiacciata la testa del pivot franceseFrédéric Weis alto 2 metri e 18 cm. La schiacciata passerà alla storia come "le dunk de la mort", come titolarono i giornali francesi.Approdati alla fase ad eliminazione diretta, ai quarti di finale la rappresentativa statunitense batté con relativa facilità i russi (85-70), ma sfiorò la sconfitta in semifinale contro laLituania (vincendo 85-83), che avrebbe conquistato il suo terzo bronzo olimpico di fila, e che aveva già costretto gli States a un margine non i doppia cifra nella fase a gironi (prima volta che accadeva aipro). Grazie albuzzer-beater da 3 punti fallito daJasikevičius (che avrà anche una breve parentesi in NBA) gli americani approdarono in finale: ritrovata la sorprendente Francia nel match per l'oro, le Olimpiadi di Sydney 2000 furono vinte dagli USA battendo i "bleu" 85-75 in un match molto equilibrato.
Il torneo olimpico, vinto al termine di una serie di partite sempre combattute e con distacchi contenuti, incrinò l'aura di invincibilità della nazionale di basket americana, presagendo risultati molto meno straordinari di quelli del quadriennio 1992-1996.
Nel 2001 gli USA, dopo quattro vittorie consecutive, arrivarono ultimi aicampionati continentali, portando una squadra di collegiali assai debole, dal momento che erano già qualificati di diritto comehost nation ai Mondiali del 2002.
Un anno più tardi la Nazionale a stelle e strisce ottenne un imbarazzante sesto posto aiCampionati del Mondo del 2002, peggior piazzamento di sempre per una squadra americana inquesta manifestazione. La prestazione ai Mondiali, giocati per di più in casa, adIndianapolis, fece ritenere il soprannomeDream Team non più appropriato per la nazionale USA, che 24 anni dopo iMondiali di Manila (coi collegiali sul parquet) non arrivò sul podio. Il risultato del 2002 (grazie anche alla comunque imbarazzante prestazione agli ultimi campionati continentali), eclissò lavittoria olimpica inAustralia, perché il piazzamento fu ottenuto in una competizione di grande rilievo.
Durante larassegna iridata la rappresentativa degli Stati Uniti subì ben tre sconfitte: con l'Argentinacampione americana diGinóbili nel girone (prima sconfitta in assoluto di un team USA con giocatori NBA), con icampioni d'Europa della Jugoslavia (di Divac, Bodiroga eStojaković) nella fase ad eliminazione diretta ed infine con la Spagna diGasol nel match per il quinto posto.
Visti i recenti insuccessi, in otticaAtene 2004 vennero richiamati a rapporto i giocatori di primo piano, che conclusero facilmente al primo posto (che garantiva il pass perAtene) iCampionati Americani 2003 valevoli come qualificazioni per le Olimpiadi greche. L'estate successiva in Grecia però molti dei cestisti (10 su 12) di quel roster rifiutarono la convocazione, chi perinfortunio,chi per paura di attentati[senza fonte] e chi per altre ragioni: in particolare da notare le assenze di stelle quali Kidd, Bryant e McGrady.
Il "Dream Team" del 2004 si presentò quindi con: 4Allen Iverson, 5Stephon Marbury, 6Dwyane Wade, 7Carlos Boozer, 8Carmelo Anthony, 9LeBron James, 10Emeka Okafor, 11Shawn Marion, 12Amar'e Stoudemire, 13Tim Duncan, 14Lamar Odom, 15Richard Jefferson. Nonostante le defezioni si trattava comunque di un'ottima squadra, puntando sulla voglia di vittoria di molte giovani promesse (come le scelte delDraft 2003 Wade, Anthony e James) e sulle prestazioni dei campionissimi Duncan e Iverson. La squadra era completata da altri ottimi atleti NBA. Nonostante ciò, il 3 agosto2004, aColonia (Germania), nel corso di un torneo preolimpico, arrivò la prima sconfitta del "Dream Team" in unincontro amichevole: a battere gli Stati Uniti è l'Italia, con il punteggio di 95-78. Il risultato suscita scalpore, al punto che lastampa americana ribattezza la selezione USANightmare Team ("squadra da incubo"), facendo giustamente presagire la delusione a venire.
AdAtene la squadra statunitense, sotto la guida diLarry Brown, conquistò solo la medaglia di bronzo, dietro adArgentina edItalia, con un bilancio complessivo di 5 vittorie e 3 sconfitte (dal '48 ad allora alle Olimpiadi gli USA erano stati battuti solo due volte), confermando quelle che erano le prime cattive impressioni avute dai tornei preolimpici. Il risultato ottenuto nellarassegna olimpica pesò come un macigno sullaFederazione di basket USA, che si vide sfuggire la medaglia d'oro, a 16 anni dalla delusione diSeul.
Gli USA persero due partite nella fase a gironi: prima una netta sconfitta all'esordio conPorto Rico di 19 punti (massimo scarto mai subito dal basket maschile USA) e una con laLituania. Il girone fu concluso con la qualificazione con la testa di serie più bassa, nonostante le vittorie risicate controAustralia eGrecia e quella agile contro l'Angola. Il bronzo arrivò nella finalina per il terzo posto contro la Lituania, dopo l'estromissione in semifinale da parte dei futuri campioni dell'Argentina, trascinati daEmanuel Ginóbili eLuis Scola (anche lui futuro NBA), dopo che la rappresentativa statunitense aveva passato i quarti sconfiggendo laSpagna.
Un altro pessimo risultato arrivò aiMondiali di basket del 2006 inGiappone, in cui gli Stati Uniti conclusero con un altro terzo posto. Davanti alla Nazionale a stelle e strisce finì la campionessa Spagna (capitanata dall'MVP nonché stella NBA Pau Gasol, affiancato a giocatori comeGarbajosa) e la Greciacampionessa d'Europa in carica diPapaloukas,Diamantidīs eSpanoulis, che eliminò gli USA in semifinale. Dopo lo choc olimpico in terra ellenica la USA Basket incaricò il celebreGMJerry Colangelo di formare un Team per riscattarsi, in duo con l'altrettanto famoso coach diDukeMike Krzyzewski. La richiesta ai cestisti era un progetto a lungo termine di impegno triennale (Mondiali 2006-Olimpiadi 2008): gli americani schieravano una formazione di tutto rispetto, ma ciononostante incapace di tornare alle vittoria. I dodici erano: 4Joe Johnson, 5Kirk Hinrich, 6 LeBron James, 7Antawn Jamison, 8Shane Battier, 9 Dwyane Wade, 10Chris Paul, 11Chris Bosh, 12Amar'e Stoudemire, 13Brad Miller, 14Elton Brand, 15 Carmelo Anthony. Sebbene le rinunce fossero state molte, e il roster statunitense inGiappone si mostrò svogliato nonostante le indubbie qualità.
Il sempre maggiore miglioramento del livello medio delle nazionali di pallacanestro di tutto il mondo, oltre alla poche motivazioni dei campioni chiamati a rappresentare gli USA (e le difficoltà di gestione del roster), portarono così gli USA a perdere per la seconda volta in pochi anni una competizione che sulla carta li vedeva sicuri vincitori. La situazione in un certo senso si poté paragonare alle difficoltà incontrate dagli USA neglianni settanta eottanta contro le rappresentative dellaJugoslavia e dell'Unione Sovietica. In questo momento storico pur essendo sparite queste due grandi Nazionali (le cui eredigeopolitiche maggiori a livello cestistico furonoCroazia,Russia,Serbia eLituania), che si erano spartite, con gli USA 10 mondiali dal1967 al2002 e, tra loro, 22 edizioni degli europei (su 28) dal1957 al2001, altre nazionali (non ex stati delPatto di Varsavia) diventarono assai competitive, comeArgentina,Grecia eSpagna. Nonostante il bronzo mondiale del 2006, nel 2007 la nazionale statunitense vinse il campionato americano: infatti la squadra era formata da giocatori di alto livello, da ricordare Kobe Bryant, Dwyane Wade e LeBron James.
Lunedì 23 giugno2008 venne reso noto il roster dei dodici giocatori convocati per l'olimpiade di Pechino sotto la guida di coachMike Krzyzewski (alla guida degli USA anche ai Mondiali giapponesi):
Il roster si differenziava, in positivo, da quello deimondiali di due anni prima, dato che erano stati fatti innesti col chiaro scopo di alzare il livello medio della squadra ed evitare una nuova sconfitta olimpica: furono lasciati a casa giocatori come Hinrich, Battier o Miller, inserendo la superstar Kobe Bryant, oltre ad altri ottimi atleti come Dwight Howard e Deron Williams. Come playmaker titolare fu richiamato dopo 5 anni un giocatore di indubbia esperienza e di qualità tecniche comeJason Kidd, affiancato dal promettenteChris Paul. Altri ottimi atleti si rivelarono Chris Bosh, Tayshaun Prince ed un immarcabile Dwyane Wade, vero trascinatore del team Usa, oltre ai già affermati LeBron James e Carmelo Anthony. Si trattava per 2/3 della squadra che aveva conquistato, annientando tutte le avversarie, la qualificazione al torneo di basket a cinque cerchi l'estate precedente, ai vittoriosiFIBA Americas Championship 2007 diLas Vegas.
Questa squadra, considerata se non la più forte possibile che il Team statunitense potesse schierare ai Giochi di Pechino, ma comunque molto vicina, è stata ribattezzata con un'assonanza al più classico soprannomeDream Team, ossiaRedeem Team (Squadra della Redenzione), poiché doveva riconfermarsi campione dopo tante vergognose sconfitte come i già citatiMondiali 2002 adIndianapolis, leOlimpiadi di Atene 2004 e iMondiali 2006 inGiappone.
Wade, Anthony, James e Bosh.
Dopo aver dominato il girone battendo tra le altre i Campioni del Mondo (e vicecampioni europei) in carica dellaSpagna, laCina e la Germania (guidate dalle stelle NBAMing e Nowitzki) con uno scarto medio di 32,2 punti, gli USA accedono ai quarti di finale della competizione. Nella fase ad eliminazione diretta la squadra è riuscita a raggiungere la finale per la medaglia d'oro travolgendo prima l'Australia e poi prendendosi la rivincita di Atene 2004 contro l'Argentina. L'ultimo ostacolo per il Team USA, fu superato il 24 agosto, battendo per la seconda volta, in una memorabile finale, la Spagna. Il match conclusivo deltorneo maschile di pallacanestro finì con il punteggio di 118-107 (record di punti totali segnati in una gara olimpica per l'oro): il miglior marcatore del Team USA nella finale fu Dwyane Wade (top scorer USA del torneo con 16,1 ppg) con 27 punti (9/12 al tiro), seguito da un ispirato Kobe Bryant con 20 (11 nell'ultimo quarto), LeBron James (14), Chris Paul e Carmelo Anthony (13 ciascuno).
Il team statunitense conquistò così l'oro olimpico diPechino, vincendo tutte le 8 partite del torneo (dando spettacolo), infliggendo agli avversari uno scarto medio di 28 punti a partita, pur rimanendo distante dai livelli delle nazionali olimpiche diBarcellona '92 eAtlanta '96.
Il roster, con tutti cestistiNBA, era composto prevalentemente da giovani (in particolare 6 "classe '88"), bilanciato da innesti di esperienza (Billups eOdom) o comunque di buon livello. Il team USA era così composto: 4 Billups, 5Durant, 6Rose, 7Westbrook, 8Gay, 9Iguodala, 10Granger, 11Curry, 12Gordon, 13Love, 14 Odom e 15Chandler. Pur non schierando grandi campioni gli USA nelle partite di avvicinamento al Mondiale mostrano grande affiatamento ed ottenendo ottimi risultati: la squadra si presenta così ai nastri di partenza della manifestazione come principale favorita alla riconquista del trono iridato, 16 anni dopo il successo del 1994, anche grazie ai forfait di molti campioni delle altre rappresentative nazionali.
Kevin Durant, MVP del torneo
La giovane squadra statunitense non tradisce le aspettative e, dopo aver chiuso al primo posto il girone eliminatorio con 5 vittorie su altrettante partite, arriva all'oro iridato battendo nell'ordineAngola (121-66),Russia (89-79),Lituania (89-74) eTurchia (84-61).Stella assoluta del team USA e della manifestazione (premiato alla fine comeMVP del Mondiale) èKevin Durant, il più forte tra i giovani giocatori della NBA; è lui, iltop scorer dell'ultima stagione NBA, a condurre i suoi con grandi prestazioni offensive (media nel torneo 22,8 ppg). In particolare nella fase ad eliminazione diretta Durant segna 33 punti nei quarti contro laRussia, 38 (tournament high) contro laLituania (in semifinale) ed infine 28 nella finale vinta 81-64 contro i padroni di casa dellaTurchia, guidati daTürkoğlu.Il resto della squadra profonde comunque un ottimo impegno globale: pur con problemi di lunghi, un solocentro effettivo nel roster, gli USA dominano così iltorneo iridato con una squadra centrata su Durant e le rotazioni di una panchina molto profonda, mettendo in mostra velocità, forza atletica ed energia. Dopo 3 edizioni mediocri gli Stati Uniti, giàcampioni olimpici, tornano in possesso delNaismith Trophy, chiudendo ilMondiale imbattuti, con una sola vittoria non in doppia cifra (di 2 punti contro ilBrasile nel girone). La squadra statunitense ha saputo anche approfittare di un Mondiale con molti assenti illustri, che ha però comunque messo in risalto sia team giovani (come laSerbia diTeodosic e laLituania diKleiza) sia le solite big come l'Argentina diScola e laSpagna diNavarro, rispettivamente campionessaamericana eeuropea in carica.
Nella prima partita contro la Francia, il Team Usa ha vinto 98 a 71 con i 22 punti di Kevin Durant; i 14 punti di Kevin Love e i 10 di Kobe Bryant mentre per la Francia ci sono i 12 punti di Traore e i 10 diTony Parker. La seconda partita si disputa il 31 luglio contro la Tunisia dove Il Team Usa vince 110 a 63 con i 16 punti di Carmelo Antony e Kevin Love. Nella terza partita Team Usa stabilisce un nuovo record olimpico battendo la Nigeria 156-73 (ben 83 punti di scarto!), con una prestazione strepitosa da parte di Carmelo Anthony che in soli 14 minuti mette a segno ben 37 punti, con 10 su 12 da tre. Notevole anche la prestazione di Russell Westbrook con 21 punti e di Kobe Bryant con 16 punti mentre per la Nigeria ci sono i 27 punti diIke Diogu e i 7 diAl-Farouq Aminu. La quarta partita viene disputata contro la Lituania il 4 agosto dove il Team Usa dopo la splendida partita contro la Nigeria rischia la sconfitta vincendo solo di 5 punti: 99 a 94 con i 20 punti di LeBron James, altrettanti quelli di Carmelo Anthony, i 16 di Durant e i 6 di Bryant, mentre per la Lituania ci sono i 25 punti di Kleiza, gli 11 punti di Songaila, i 14 di Pocius. L'ultima partita del girone A il Team Usa la disputa contro l'Argentina dove vince 126 a 97. La partita nei primi due quarti è equilibrata con un 60 a 59 per gli Usa, ma nel terzo quarto il Team Usa segna 42 punti finendo il terzo quarto 102-76. Altra grande prestazione di Kevin Durant che mette a referto 28 punti.
I quarti di finale il Team Usa li disputa contro l'Australia battendola 119 a 86 con i 20 punti di Kobe Bryant che mette a segno nel quarto periodo in 1 minuto 12 punti con 4 triple consecutive, i 17 di Carmelo Anthony e i 18 di Williams, ottima anche la prestazione di LeBron James che mette a segno una tripla doppia con 11 punti,11 rimbalzi e 14 assist mentre per l'Australia ci sono i 26 punti di Mills, i 19 di Ingles e gli 11 di Anderson. La semifinale il Team Usa la disputa contro l'Argentina vincendo 83 a 109 con i 19 punti di Kevin Durant 18 punti di Lebron James con 7 rimbalzi e 7 assist e i 18 di Carmelo Anthony, per l'Argentina non bastano i 18 punti di Ginóbili e i 15 di Scola. La finale per l'oro vede di fronte al Team Usa la Spagna diSergio Scariolo, nel remake della finale di 4 anni prima. Dopo tre quarti equilibrati (con gli Stati Uniti avanti di un solo punto 83-82) il Team Usa prende il largo chiudendo 107-100 grazie ai 30 punti di Kevin Durant. Non bastano invece agli spagnoli i 24 punti diPau Gasol (con 9 rimbalzi e 7 assist) e i 21 diJuan Carlos Navarro.
Durante i Mondiali 2014 la squadra non è al suo meglio, infatti molti giocatori hanno deciso di non partecipare al mondiale ePaul George, non ha potuto partecipare a causa di un infortunio. La squadra è quindi composta da:4Stephen Curry, 5Klay Thompson, 6Derrick Rose, 7Kenneth Faried, 8Rudy Gay, 9DeMar DeRozan, 10Kyrie Irving, 11Mason Plumlee, 12DeMarcus Cousins, 13James Harden, 14Anthony Davis, 15Andre Drummond. In molti pensavano che a causa delle assenze questa squadra non potesse raggiungere il livello delle altre, e invece non è stato così: la squadra non solo ha vinto l'oro, ma ha anche battuto tutti i suoi avversari senza mai perdere una partita con la media superiore ai 33 punti di scarto a partita, facendo meglio anche di molte squadre precedenti. I gironi sono risultati semplici, con l'eccezione della partita contro la Turchia, che è riuscita a mettere in difficoltà il team USA per i primi tre quarti. Nella fase finale del torneo gli Stati Uniti hanno affrontato e battuto senza problemi il Messico e la Slovenia, poi in semifinale hanno battuto la Lituania e in finale la Serbia guidata daBogdan Bogdanovic, che però non è riuscito a guidare i suoi oltre il secondo posto. L'MVP del torneo è stato Kyrie Irving che ha giocato bene fin dalle prime partite riuscendo a guidare la sua squadra soprattutto nei momenti di difficoltà. Insieme a lui nel miglior quintetto del mondiale è stato selezionato Kenneth Faried, che ha avuto ottime prestazioni.
Il team USA vince l'oro in finale contro la Serbia superandola di 30 punti (96-66 il punteggio), rimanendo imbattuta per tutto il torneo olimpico.Kevin Durant risulta essere il top scorer dell'incontro con 30 punti a referto, oltre ad essere il miglior realizzatore di team USA del torneo olimpico con 19,4 punti a partita. Molto più deludente si rivelerà invece ilMondiale cinese del 2019, dove la nazionale a stelle e strisce dopo aver passato - con non poche difficoltà - i primi due turni eliminatori cade ai quarti di finale contro la Francia.
L'oro di Tokyo (2021) e il quarto posto mondiale (2023)
Team Usa si presenta aiGiochi della XXXII Olimpiade con i favori del pronostico nonostante si presenti con un roster allestito da coachGregg Popovich di qualità molto inferiore rispetto alle edizioni olimpiche precedenti. Nonostante defezioni importanti comeKevin Love,Steph Curry eKlay Thompson, vengono convocati comunque top player comeKevin Durant,Damian Lillard eDraymond Green, affiancando giovani promesse e giocatori già affermati comeKhris Middleton,Zach LaVine eJayson Tatum. L'obiettivo è anche riscattare la pessima figura rimediata nel 2019 ai mondiali, conclusi al settimo posto. Dopo un inizio incerto con la sconfitta contro la Francia per 83-76 (prima sconfitta ai Giochi dopo 17 anni, da Atene 2004), team Usa si riscatta travolgendo Iran per 120-66 e nella terza partita la Repubblica Ceca 119-84. Passato il girone da seconda alle spalle della Francia, gli Usa passano i quarti di finale superando i grandi rivali della Spagna diRicky Rubio (autore di 38 punti) ePau Gasol con il punteggio di 95-81 e i 29 punti di un ispirato Durant. In semifinale arriva la vittoria sull'Australia per 97-78 con Durant ancora protagonista con 23 punti e 9 rimbalzi. In finale per la medaglia d'oro team Usa si ritrova la Francia, che supera di un punto (90-89) la favorita Slovenia in semifinale. La squadra di Popovich gioca un buon incontro e rimane sempre avanti nel punteggio, in una partita molto equilibrata. Alla fine è 87-82 per gli Usa con 29 punti di Durant, 19 di Tatum e 11 di Lillard. Nella Francia chiudono con 16 punti a testaFournier eGobert. Team Usa vince così il quarto oro consecutivo, vincendo un torneo olimpico con buone prestazioni alternate a molte incerte e deludenti. Kevin Durant chiude il torneo con il terzo oro olimpico e una media di 20.7 punti a partita.
Se nei tornei a cinque cerchi il successo statunitense si conferma, dunque, una costante, la stessa cosa non si può dire per i campionati mondiali: anche nel2023, infatti, team USA (guidato ora daSteve Kerr) non riuscirà a conquistare il titolo, venendo sconfitto in semifinale dalla Germania futura vincitrice e concludendo in una quarta posizione frutto della successiva sconfitta nella finale per il bronzo contro il Canada.
* - Membri che sono stati inseriti sia in qualità di allenatori, sia in qualità di giocatori. ** - Membri che sono stati inseriti sia in qualità di allenatori, sia in qualità di contributori. *** - Membri che sono stati inseriti sia in qualità di contributori, sia in qualità di giocatori.