La villa fu donata nel 1928 al comune di Genova dagli eredi dei Pallavicini con il vincolo di utilizzarla a scopi culturali e all'inizio deglianni trenta fu deciso di destinarla a sede del museo civico diarcheologia.Recuperati numerosi reperti già dispersi in vari musei, in particolare quelli portati alMuseo di antichità diTorino nei primi decenni delNovecento, le collezioni sarebbero state ampliate con tutti i nuovi reperti trovati in Liguria. Tutti i materiali furono catalogati e riordinati con la collaborazione diLuigi Cardini[1] (1898-1971), tra i maggiori studiosi italiani dipreistoria.[2]
Accanto a questi sono esposte anche testimonianze delle città liguri in epoca romana, antichitàegizie provenienti dalla collezioned'Albertis ed una raccolta di vasi antichi donata alla città dalprincipe Oddone di Savoia.[2][3][4]
Il percorso espositivo, neglianni duemila ampliato e dotato di numerosi supporti didattici, si sviluppa attraverso 13 sale, descrivendo secondo un criterio cronologico le varie epoche della preistoria in Liguria.[2][3][4]
Sepolture paleolitiche, tra le più cospicue e meglio conservate d'Europa di cui la più antica, risalente a circa 24.000 anni fa, è quella dettadel Principe per la straordinaria ricchezza del corredo funerario, proveniente dallagrotta delle Arene Candide, sempre nel Finalese. Ritrovata nel corso agli scavi condotti da Cardini e Bernabò Brea neglianni quaranta la sepoltura appartiene ad un giovane alto e robusto di circa 15 anni di età, morto per un trauma violento, che gli distrusse gran parte del volto. Il ricco corredo funerario, comprendente un copricapo di rare conchiglie, ciondoli e bracciali diavorio dimammut, una lunga lama inselce e corna dialce, induce a ritenere che il giovane, morto forse durante una sfortunata battuta di caccia, fosse un individuo di rango all'interno del suo gruppo.[2][3][4]
Statua-stele di Zignago
Utensilineolitici in pietra levigata e scheggiata, ornamenti ed oggetti inceramica trovati nelle grotte del Finalese e dell'Albenganese e le sepolture neolitiche della grotta della Pollera (Finale Ligure).[3][4]
Corredi funerari provenienti dalla vastanecropoli in cui, a partire dal 500 a.C., furono sepolti i primi abitanti di Genova e che si estendeva dalpiano di Sant'Andrea all'omonimo colle ed all'area dove sarebbe poi sorta lachiesa di S. Stefano. I resti di queste sepolture vennero alla luce alla fine dell'Ottocento durante i lavori per la costruzione divia XX Settembre. Le tombe, simili a quelleetrusche, testimoniano la presenza etrusca a presidio dell'insenatura portuale, situata lungo la rotta perMarsiglia, attorno alla quale si era formato il primitivo insediamento della città. Gli oggetti rinvenuti comprendonoceramiche greche a figure rosse, bronzi etruschi, vasi dialabastro e di vetro di produzione mediorientale.[3][4]
Tavola bronzea di Polcevera
Tavola bronzea di Polcevera, già collocata nell'ufficio del sindaco apalazzo Tursi. Rinvenuta nel 1506 a Pedemonte diSerra Riccò, riporta il testo di una sentenza emanata dal Senato romano nel 117 a.C. e relativa alla delimitazione dei confini tra i Genuates, gli abitanti di Genova, e i Viturii Langenses, che vivevano nell'altaval Polcevera. A margine della sentenza la tavola documenta le attività economiche (principalmente agricoltura e pastorizia) delle tribù liguri dell'entroterra genovese nelII secolo a.C.[3][4]
Statua diCerbero, il cane a tre teste posto a guardia degl'inferi, ritrovato nella zona di Ponticello (attualepiazza Dante), anticamente ingresso alla città da levante. Il ritrovamento documenta la Genova in epoca romana, di cui decenni di ricerche archeologiche in ambito urbano hanno permesso di identificare i luoghi più significativi, sepolti sotto le vie dei quartieri più antichi della città.[3]
Nella sala egizia sono esposte lamummia di Pasherienaset, sacerdote egizio vissuto inetà saitica (VII secolo a.C.), con ilsarcofago in legno dipinto ed altri oggetti del corredo funerario. Dal 2006 è esposta anche la statuetta funeraria, individuata ed acquistata sul mercato antiquario.[3][4]
Marmi romani, databili tra ilII secolo a.C. eV secolo d.C., provenienti da altri musei civici genovesi ed in particolare quelli che facevano parte della collezioneLunardi, già esposta a villa Gruber e qui trasferiti nel 2004.[4]
Completa la rassegna la preziosa ed eclettica raccolta del principeOddone di Savoia, figlio diVittorio Emanuele II, che alla sua morte prematura lasciò alla città un patrimonio rilevante di vasi greci, bronzi, ceramiche, vetri e gemme romane, provenienti da diverse aree archeologiche italiane: la raccolta comprende oggetti etruschi ed altri provenienti dallaSardegna, dallaMagna Grecia e da aree archeologiche del nord Italia.[2]