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Movimento per l'Ulivo

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IlMovimento per l'Ulivo (MpU) è stato un soggetto politico dicentro-sinistra, nato nella primavera 1995 con il nome diComitati per l'Italia che vogliamo (detti comunementeComitati Prodi) a sostegno della candidatura apremier dell'economistaRomano Prodi a capo della coalizione dell'Ulivo.[1][2][3][4]

Storia

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Il "Comitato per l'Italia che vogliamo" venne fondato a Bologna da Prodi il 13 febbraio 1995 in via Caprarie 1. Secondo l'idea del professore, candidato in pectore della nascente coalizione di centrosinistra alle successive elezioni politiche, questo comitato costituì il centro di un sistema di altri comitati distribuiti sull'intero territorio nazionale. Essi avrebbero dovuto diffondere sull'intero territorio nazionale il programma dell'Ulivo e organizzare iniziative sul territorio.[5] I comitati (ben presto rinominati "Comitati Prodi") traevano spunto anche daiComitati Dossetti per la difesa della Costituzione, fondati l'anno prima daGiuseppe Dossetti. Se tuttavia questi ultimi erano limitati alla difesa della Carta costituzionale contro quello che veniva percepito come un attacco da parte delgoverno Berlusconi, i Comitati Prodi assunsero, secondoStefano Ceccanti, una funzione di costruzione di un'alternativa politica.[6][7]

Dopo un primo raduno nazionale avvenuto a Napoli nel giugno 1995,[8] l'anno successivo, in vista delle elezioni, i Comitati entrarono nella lista Popolari per Prodi, insieme alPartito Popolare Italiano, alSüdtiroler Volkspartei, alPartito Repubblicano Italiano, e all'Unione Democratica. Alleelezioni politiche del 1996 la lista otterrà il 6,8% dei voti nella quota proporzionale. Il Movimento per l'Ulivo elesse 8 deputati e 3 senatori, tutti nella quota maggioritaria sotto le insegne dell'Ulivo.[9] Tra le proposte distintive dei Comitati prima delle elezioni vi fu quella di fare elezioni primarie per la scelta dei candidati del centro-sinistra nei singoli collegi: la proposta, che mirava, almeno nelle intenzioni, a favorire i candidati civici a scapito di quelli dei partiti, non sarà tuttavia accolta.[10]

Dopo le elezioni, il 1 ottobre1996 i comitati vennero rinominati inComitati per l'Ulivo, mentre la Coordinatrice nazionale divenneMarina Magistrelli.[11] Nel 1998 poi la galassia dei comitati venne riorganizzata sotto il nome diMovimento per L'Ulivo, che quell'anno avviò anche un proprio tesseramento.[5]

In occasione delleelezioni europee del 1999 l'MpU aderì alla lista deI Democratici, pur lasciando libertà di voto agli iscritti al Movimento membri di altri partiti della coalizione di centrosinistra.[12]

Il ruolo dei comitati andrà via via diminuendo negli anni successivi. Se nel 2002 tenteranno di rivendicare un proprio ruolo autonomo nel processo di istituzionalizzazione della coalizione, vennero successivamente accantonati col passaggio dalla coalizione dell'Ulivo al "partito dell'Ulivo", che porterà alla listaUniti nell'Ulivo nel 2004 e nel 2006 e infine alla fondazione delPartito Democratico nel 2007.[5]

Organizzazione

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La galassia dei comitati costituì, secondo il giurista Roberto Cerchi, una sorta diparty on the ground della coalizione. La struttura organizzativa fu orizzontale: ciascun comitato era autonomo e autofinanziato. Fondati autonomamente dai cittadini, il centro si limitava a "registrarli", ponendo, come unico limite, un numero massimo di 30 iscritti per comitato. L'unico accenno di struttura organizzativa verticale furono i responsabili regionali, decisi dal centro, che avevano però solo un ruolo di sostegno ai comitati locali. Dal canto loro questi ultimi non avevano però nessun potere di nomina di vertici nazionali o di determinare indirizzi politici: la loro azione era limitata all'arena locale.[5]

La natura di questa galassia fu dunque intenzionalmente movimentistica, basata molto sul rapporto con associazioni d'area, ma anche semplicemente su mailing list e blog personali. Un ruolo centrale fu giocato inoltre dai siti internet www.ulivo.it e soprattutto www.perlulivo.it: quest'ultimo sarà negli anni successivi il primo sito di un partito politico italiano (assieme a quello dellaLista Pannella-Riformatori) a permettere una seppure embrionale partecipazione, attraverso l'invio di suggerimenti e disponibilità ad aderire ai comitati. Sempre sullo stesso sito vi sarà il tentativo, poi arenatosi, di costituire una "geocities italiana".[13][5]

Note

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  1. ^Michele Smargiassi,Prodi, ultimatum al centro "Al voto o faccio il partito", inla Repubblica, 26 maggio 1995, p. 7.URL consultato il 2 gennaio 2012.
  2. ^ Michele Smargiassi,"Voleva la scissione...", inla Repubblica, 12 febbraio 1995, p. 8.URL consultato il 2 gennaio 2012.
  3. ^Giovanni Maria Bellu,Rosy Bindi "S'è perso già troppo tempo...", inla Repubblica, 13 marzo 1995, p. 2.URL consultato il 2 gennaio 2012.
  4. ^Di Virgilio 1996, p. 529.
  5. ^abcde Roberto M. Cerchi,La forma di governo all’alba del XXI secolo: dalle coalizioni ai partiti? (PDF), incostituzionalismo.it, n. 3, Editoriale Scientifica, 2008.
  6. ^Stefano Ceccanti,La trasformazione strisciante delle istituzioni, inScienza & Politica, n. 28,CLUEB, 2003, pp. 40-41,DOI:10.1400/90534.
  7. ^Giuseppe Dossetti e i comitati per la difesa della Costituzione, subibliotecasalaborsa.it.
  8. ^Marco Damilano,Chi ha sbagliato più forte: Le vittorie, le cadute, i duelli dall'Ulivo al Pd, Editori Laterza, 2013,ISBN 9788858110539.
  9. ^(EN) Aldo Di Virgilio,Electoral alliances: Party identities and coalition games (abstract), inEuropean Journal of Political Research, vol. 34, n. 1, 1998, pp. 13-21,DOI:10.1111/1475-6765.00397.
  10. ^Di Virgilio 1996, p. 581.
  11. ^I festeggiamenti per la nascita dei Comitati Ulivo eredi dei Comitati Prodi, inRadio Radicale, 1º ottobre 1996.
  12. ^ Marco Marozzi,Europee, Prodi lancia la sfida, inla Repubblica, 6 febbraio 1999, p. 6.URL consultato il 2 gennaio 2012.
  13. ^ Domenico Carzo,I media e la polis: la costruzione giornalistica delle campagne elettorali amministrative, FrancoAngeli, 2001, p. 67,ISBN 9788846428103.

Bibliografia

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  • Aldo Di Virgilio,Le alleanze elettorali. Identità partitiche e logiche coalizionali (abstract), inItalian Political Science Review / Rivista Italiana di Scienza Politica, vol. 26, n. 3, dicembre 1996, pp. 519-584,DOI:10.1017/S0048840200024503.

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