| Movimento Sociale Italiano | |
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| Movimento Sociale Italiano(1946-1972) Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale(1972-1993) Movimento Sociale Italiano - Alleanza Nazionale (1993-1994) Alleanza Nazionale - MSI (1994-1995) | |
| Leader | Pino Romualdi Giorgio Almirante Augusto De Marsanich Arturo Michelini Pino Rauti Gianfranco Fini |
| Presidente | Junio Valerio Borghese (1951–1953) Rodolfo Graziani (1953–1954) Augusto De Marsanich (1954–1972) Gino Birindelli (1972–1974) Alfredo Covelli (1973–1977) Pino Romualdi (1977–1982) Nino Tripodi (1982–1988) Giorgio Almirante (1988) Alfredo Pazzaglia (1990–1994) Cesco Giulio Baghino (1990–1995) |
| Segretario | Giacinto Trevisonno (1946–1947) Giorgio Almirante (1947–1950, 1969–1987) Augusto De Marsanich (1950–1954) Arturo Michelini (1954–1969) Gianfranco Fini (1987–1990, 1991-1995) Pino Rauti (1990–1991) |
| Stato | |
| Sede | Via Quattro Fontane 22,Roma Via della Scrofa 39,Roma |
| Abbreviazione | MSI(1946-1972) MSI-DN(1972-1993) MSI-AN(1993-1994) AN-MSI(1994-1995) |
| Fondazione | 26 dicembre 1946 |
| Dissoluzione | 27 gennaio 1995 |
| Confluito in |
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| Ideologia | Neofascismo[1][2][3] Populismo di destra[4] Nazionalismo italiano[5] Anticomunismo[5] Post-fascismo (dopo il 1993)[6] |
| Collocazione | Estrema destra[7][8][9][10] |
| Coalizione |
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| Partito europeo | Movimento Sociale Europeo (1951–1962) Partito Nazionale d'Europa (1962–1966) Eurodestra (1978–1984) |
| Gruppo parl. europeo | Non iscritti (1979–1984) Gruppo delle Destre Europee (1984–1989) Non iscritti (1989–1995) |
| Seggi massimiCamera | |
| Seggi massimiSenato | |
| Seggi massimiEuroparlamento | |
| Seggi massimiConsigli regionali | |
| Testata |
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| Organizzazione giovanile | Scuole superiori Raggruppamento giovanile studenti e lavoratori (1947 - 1971) Giovane Italia (1954-1971) Fronte della Gioventù (1971–1995) Università FUAN (1950-1995) |
| Iscritti | 240 063 (1963) 202 715 (1993) |
| Colori | Nero |
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IlMovimento Sociale Italiano (MSI), dopo il 1972Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale (MSI-DN), è stato unpartito politicoitaliano d'ispirazioneneofascista[7][8][9][12], considerato l'erede delPartito Fascista Repubblicano fondato daBenito Mussolini.
Fondato il 26 dicembre 1946 da reduci dellaRepubblica Sociale Italiana comeGiorgio Almirante,Pino Romualdi ed ex esponenti delregime fascista, dal 1947 ha come simbolo lafiamma tricolore, sovente identificata in quella che arde sulla tomba di Mussolini che sarebbe riconducibile al trapezio sottostante[13].Cesco Giulio Baghino, uno dei fondatori del MSI, affermò che tale riferimento apologetico, diffusosi in seguito alla diffusione del simbolo, non era nelle intenzioni iniziali degli ideatori dello stesso, poiché il trapezio sottostante sarebbe stato introdotto per trovare uno spazio grafico alla scritta, evidenziando come l'idea originale fosse unicamente legata alla fiamma[14].
Voluto «in opposizione al sistema democratico per mantenere viva l'idea del fascismo»[15] nell'Italia repubblicana, non lo condannò espressamente, ma allo stesso tempo e a differenza di altri movimentineofascisti sottolineò ripetutamente di non aver alcuna intenzione di riportare in vita il vecchio regime, ormai fuori dal tempo.[16] Tale atteggiamento trovò efficacia nella formula «Non rinnegare, non restaurare» coniata daAugusto De Marsanich, segretario dal 1950 al 1954 e presidente dal 1954 al 1972.[17] A livello interno era diviso tra una "destra",corrente prevalentemente meridionale, conservatrice, borghese eatlantista, su posizionicorporative in materia economica, e una "sinistra", formata da chi rivendicava l'eredità della Repubblica Sociale Italiana, in materia economica su posizioni "socializzatrici" e a favore di unaterza via tra socialismo e capitalismo.[5]
La dizione "Destra Nazionale" risale all'unione con ilPartito Democratico Italiano di Unità Monarchica del 1972.[18]
A partire dalla fine deglianni 1970, sebbene rimanessero delle componenti interne ancora legate al fascismo e all'estrema destra extraparlamentare (come l'area radicalerautiana), si verificò un mutamento di strategia consistente in una sostanziale accettazione delle regolecostituzionali e democratiche, che in seguito avrebbe condotto allasvolta di Fiuggi, preceduta dai richiami all'ideologia post-fascista[19][20][21][22].
Il 27 gennaio 1995 confluì in maggioranza inAlleanza Nazionale e in parte nelMovimento Sociale Fiamma Tricolore.
La sigla MSI viene spesso lettamis e per indicare ciò che riguarda il partito si diffuse l'aggettivo "missino"[23].
Il 12 novembre 1946 venne fondato ilMovimento Italiano di Unità Sociale daGiorgio Almirante,Cesco Giulio Baghino,Giorgio Bacchi,Giacinto Trevisonno,Biagio Pace e altriveterani dellaRepubblica Sociale Italiana. La costituzione ufficiale del partito aveva lo scopo di dare una veste ufficiale ai due rappresentanti, Baghino e Almirante, che avrebbero dovuto partecipare alla più ampia riunione successiva.
Il 3 dicembre 1946 avvenne la riunione con i rappresentanti di diversi gruppineofascisti, il Fronte dell'Italiano, il Movimento Italiano di Unità Sociale, il Fronte del Lavoro e il Gruppo reduci indipendenti, per la stipula dell'atto costitutivo.[24]
Il 26 dicembre, nello studio del padre diArturo Michelini, presenti anchePino Romualdi,Giorgio Almirante,Biagio Pace, avvenne la costituzione ufficiale del Movimento Sociale Italiano e la nomina della giunta esecutiva, formata daGiacinto Trevisonno, Raffaele Di Lauro, Alfonso Mario Cassiano, Giovanni Tonelli e Carlo Guidoboni. Su indicazione di Romualdi, Trevisonno fu scelto come segretario perché poco esposto nel regime fascista e decise di fondare un movimento invece che un partito[25]. Tuttavia Trevisonno si dimise il 15 giugno 1947 perché la giunta esecutiva aveva deciso di accettare nelle sue file anche deputati dellaCostituente dissidenti provenienti dall'Uomo Qualunque[26].
Il partito, di cui Giorgio Almirante fu così il successivo segretario, eletto dal nuovo comitato centrale, ricevette inizialmente l'appoggio del generale fascistaRodolfo Graziani, ed ebbe il suo battesimo elettorale in un clima pesante nel settembre 1947 alle comunali diRoma, quando il MSI riuscì a eleggere tre consiglieri comunali, che furono pure determinanti nell'eleggere sindaco il democristianoSalvatore Rebecchini[27].
Intanto aderì al MSI il primo parlamentare nella Costituente: nel febbraio 1948 fu accettata l'adesione del palermitanoGuido Russo Perez[28].Furono leelezioni politiche dell'aprile 1948 il primo test nazionale, quando ottenne il 2,01% dei voti allaCamera dei deputati, eleggendo sei deputati: lo stesso Almirante,Roberto Mieville,Arturo Michelini,Giovanni Roberti,Guido Russo Perez eLuigi Filosa; e lo 0,89% alSenato della Repubblica. Subito dopo il voto aderì al MSI il senatoreEnea Franza, eletto nelle liste di una lista civica, "Democrazia del Lavoro". Ma Filosa restò deputato fino al giugno 1949[29]. Aveva infatti fatto ricorso il primo dei non eletti nella circoscrizione di Catanzaro,Luigi Palmieri, denunciandolo per attività clandestina fascista. Palmieri subentrò, ma fu espulso dal partito[30]. Filosa tornerà deputato nel 1953.
Il primo congresso del partito si svolse a Napoli tra il 27 e il 29 giugno 1948 e il comitato centrale approvò tre relazioni. Con la relazionePolitica interna e costituzionale il MSI si opponeva all'istituzione delle Regioni come previsto dalla Costituzione; con la relazionepolitica estera rifiutava iltrattato di Parigi; e con la relazionePolitica sociale ed economica venne proposta la sintesi tra ilcorporativismo e lasocializzazione e laprogrammazione nazionale in contrapposizione al libero mercato. Nei confronti del fascismo la posizione venne sintetizzata dalla frase diAugusto De Marsanich «Non rinnegare e non restaurare»[31]. Le due correnti del partito, i socializzatori, rivoluzionari e reduci di Salò, e i corporativisti, moderati, raggiunsero una convergenza nel confermare alla segreteria un esponente della destra, Almirante.
Con la scomparsa della lista dell'Uomo Qualunque, il MSI aumentò discretamente i suoi consensi soprattutto nelSud Italia, dove piccola borghesia e proprietari terrieri lo sostennero in risposta alle occupazioni e alle proteste contadine dei braccianti sostenuti dalPCI[32]. La divisione fra le prime due correnti maggioritarie divenne così più marcata, poiché al sud i voti erano il doppio di quelli del nord, con punte del 15% aNapoli,Lecce,Catania eReggio Calabria.
Dal 1948 al 1950 vi furono i primi arresti «eccellenti» per la sospetta ricostituzione del partito fascista: prima delle elezioni Romualdi, in seguito le incriminazioni diJulius Evola,Pino Rauti,Fausto Gianfranceschi,Clemente Graziani,Egidio Sterpa, Mario Gionfrida,Cesco Giulio Baghino,Franco Petronio eCesare Pozzo.
La rottura delle due componenti portò in minoranza il socializzatore Almirante e nel 1950 fu eletto nuovo segretarioAugusto De Marsanich propugnatore di una lineaatlantista,cattolica e favorevole all'accordo con imonarchici, diede il via all'inserimento del partito nel panorama politico italiano. Nonostante questo nel 1951 fu impedito al MSI di celebrare il suo terzo congresso (che poté svolgersi solo dopo un anno aL'Aquila).
Al 1950 risale la fondazione dellaCISNAL,sindacato vicino al MSI, il cui presidenteGiovanni Roberti era deputato missino, con segretario l'ex deputato delPNFGiuseppe Landi.

Alleelezioni amministrative del 1951 edel 1952 vi fu l'apparentamento del MSI colPartito Nazionale Monarchico e l'alleanza ottenne un buon successo, conquistando molte città delsud Italia comeNapoli,Caserta,Lecce,Bari,Foggia,Reggio Calabria,Catania,Trapani,Latina,Pescara,Campobasso eSalerno. Grazie ai suoi appelli alla creazione di unacoalizioneanticomunista e alla sua svolta moderata, il partito ottenne anche la considerazione dipapa Pio XII che, per scongiurare una vittoria alle amministrative diRoma delFronte Democratico Popolare, spinse per un'alleanza elettorale traDC e MSI, la cosiddetta «Operazione Sturzo», destinata però a non essere perseguita a causa del rifiuto diAlcide De Gasperi.
Al III congresso del partito, svoltosi a L'Aquila tra il 26 e il 28 luglio 1952, venne proclamato irrinunciabile l'ingresso di Trieste in Italia e De Marsanich venne inoltre confermato segretario nazionale. Pochi giorni dopo uscirono gli esponenti dellacorrente di sinistra repubblichina Gruppi Autonomi Repubblicani conGiorgio Pini, uno dei fondatori del MSI, che fondarono ilRaggruppamento Sociale Repubblicano. Il successo elettorale venne confermato alleelezioni politiche del 1953 in cui il MSI, schierato contro la cosiddettalegge truffa, conquistò il 5,84% alla Camera e il 6,07% al Senato, passando da 7 a 38 seggi inParlamento. L'espansione del MSI era avvenuta grazie all'appoggio delceto medio,moderato eborghese del sud Italia ai danni della DC.
Dopo le politiche del '53, si tenne il IV Congresso del partito aViareggio (Lucca) tra il 9 e l'11 gennaio 1954, dove venne elettoArturo Michelini come segretario del MSI; Michelini rappresentava la correnteborghese e moderata, legata maggiormente ai ricordi delVentennio rispetto a quelli dellaRepubblica di Salò, desiderosa d'inserire ilneofascismo nell'alveo delladestra per facilitare l'entrata nel gioco politico e parlamentare italiano di quegli anni, caratterizzati dallaguerra fredda e dal timore, dentro e fuori d'Italia, d'una presa del potere da parte delPartito Comunista Italiano. A seguito dell'elezione di Michelini, la componente spiritualista edevoliana diPino Rauti,Clemente Graziani eSergio Baldassini, per segnare la lontananza dal neosegretario, si riunì nella corrente diOrdine Nuovo, che però rimase inizialmente all'interno del MSI.
Durante la segreteria di Michelini il MSI tenne una politica estera filo-atlantica, tant'è che accettò l'Alleanza Atlantica; tuttavia si contrapponeva alla correntemicheliniana quella di coloro che avevano partecipato alla guerra dalla parte della Repubblica Sociale, radicale quanto ai modi e ai metodi di lotta politica, tendenzialmente antiborghese, socialisteggiante eanticapitalista sul piano sociale ed economico; a guidarla eraGiorgio Almirante..
In occasione del V congresso, tenutosi nel 1956 aMilano, dove Michelini veniva confermato segretario, si verificò la scissione dal partito di un gruppo di dirigenti guidati daRauti, con la trasformazione della propria corrente nelCentro Studi Ordine Nuovo, uscendo dal MSI. Nel 1957, inoltre, la componente di sinistra del partito capeggiata daErnesto Massi, dopo le varie derive borghesi e conservatrici, uscì anch'essa dal partito dando vita, avvalendosi del contributo delRaggruppamento Sociale Repubblicano di Giorgio Pini, alPartito Nazionale del Lavoro, attivo fino agli anni '60.
Dal 1956 il MSI siciliano entrò nell'area di maggioranza e di governo, dapprima dall'esterno con la giunta deldemocristianoGiuseppe La Loggia e in un secondo momento, dal 1958, partecipando alla prima incisiva fase delmilazzismo, stagione politica iniziatasi quando il democristianoSilvio Milazzo fu eletto presidente dellaRegione Siciliana dai partiti di destra e di sinistra. Nel primo governo Milazzo entrarono anche esponenti missini e il MSI governò insieme alPSI e al PCI, con l'assenso di Michelini eTogliatti, fino alleelezioni regionali del 1959. Nelle successive giunte Milazzo, conclusesi nel 1960, il MSI tornò all'opposizione. In quella fase si sostenneroEnrico Mattei e le politiche della suaEni.[33]
Il MSI garantì il sostegno a un governo monocolore guidato dal democristianoFernando Tambroni (1960). Il partito aveva già votato la fiducia ai governiZoli eSegni II, ma questa volta fu l'unico a sostenere ilgoverno Tambroni, oltre allaDemocrazia Cristiana. Da parte delle opposizioni questa inedita alleanza fu interpretata come un avvio di svolta autoritaria e si creò un clima di grave imbarazzo per il quale la DC, in difficoltà nei confronti degli altri partiti che minacciavano di fare insorgere il Paese, costrinse Tambroni alle dimissioni; inaspettatamente (ma in modo proceduralmente corretto), ilPresidente della RepubblicaGiovanni Gronchi respinse queste dimissioni, principalmente perché nessun altro democristiano, vista la temperatura rovente del dibattito politico, accettava di sostituirlo e di comporre nuove alleanze.
Il MSI restava dunque il sostegno essenziale di quel governo e l'occasione fu sfruttata per proporsi all'attenzione generale, organizzando un congresso aGenova, cittàMedaglia d'Oro dellaResistenza; si disse allora che la scelta di questa città da parte del movimento fosse stata intenzionalmente provocatoria. LaCamera del Lavoro di Genova, appoggiata dall'opposizione di sinistra, il 30 giugno 1960 indisse un corteo per protestare contro la convocazione a Genova del sesto congresso del Movimento Sociale Italiano che causòduri scontri tra manifestanti e forze di polizia. In conclusione il MSI rinunciò a tenere quel congresso; tuttavia questo non fu sufficiente e altri scontri tra polizia e manifestanti di sinistra, come aRoma ePalermo, non furono meno violenti e provocarono una decina di morti, culminando con lastrage di Reggio Emilia il 7 luglio 1960.
Dopo la caduta di questalegislatura in seguito ai fatti diGenova, il MSI fu isolato dalla scena politica. Fu creata, nel dibattito politico, la locuzione «arco costituzionale» per indicare in pratica tutti partiti che avevano preso parte ai lavori della Costituente, meno il MSI, nato nel 1948; tale locuzione però si fondava anche sul rigetto, da parte del movimento, dei valori antifascisti contenuti nella Carta. Negli anni successivi il MSI sarebbe dunque stato palesemente tenuto fuori dai giochi di potere della politica nazionale, con la sola eccezione degli atti e delle prassi costituzionali e parlamentari. I suoi voti, però, furono determinanti nell'elezione a Presidente della Repubblica diGiovanni Leone, nel dicembre 1971, come già lo erano stati per quella diAntonio Segni, nel 1962.
Nel 1963, in occasione del VII Congresso del Movimento Sociale Italiano, tenutosi a Roma, Michelini sconfisse nuovamente la minoranza di «sinistra» guidata da Giorgio Almirante ed organizzatasi nella nuova correnteRinnovamento. Indetto l'VIII Congresso a Pescara nel 1965, Romualdi presentò una propria mozione, ma Michelini e Almirante votarono una mozione unitaria e Michelini, grazie all'appoggio deglialmirantiani, fu riconfermato segretario.

Dopo la morte di Michelini si aprì il dibattito su chi dovesse succedergli. Si fece l'ipotesi diGiovanni Roberti, leader dellaCISNAL, ma prevalsero i sostenitori di Almirante, che tornò il 29 giugno 1969 al vertice del partito. A far prevalere la candidatura di Almirante concorse il fatto che, pur essendo all'interno della nuova corrente maggioritaria e moderata di Michelini, non aveva mai rinunciato a essere il punto di riferimento della base più movimentista eantisistema[34]. A seguito della sua elezione alla segreteria rientrarono nel partito parte dei dissidenti del Centro Studi Ordine Nuovo guidati da Pino Rauti. Almirante, dopo gli anni di immobilismo di Michelini, operò immediatamente un riassetto organizzativo e ideologico del partito che fu definito come la «politica del doppiopetto», che rimase sempre in bilico tra le rivendicazioni dell'eredità fascista e l'apertura al sistema politico italiano.

Almirante, grazie anche alle sue spiccate capacità oratorie, seppe sfruttare politicamente questo isolamento, costituendosi come unico partito al di fuori del presunto «regime», di cui avrebbe fatto parte una sotterranea alleanza consociativa fra laDC e le sinistre; con la crescente affermazione delle formule delcentro-sinistra e l'avvicinarsi delle proposte dicompromesso storico, questa solitudine di opposizione guadagnò sempre più consensi.
In particolare, con l'inizio del nuovo decennio l'MSI (e tutta l'area politica della destra in generale) entrò in un periodo di particolare fervore e movimentazione, che la portò ad essere protagonista di molti fatti sociali in rapida successione, tanto da far parlare di "triennio di destra" (il 1970-1972).[35]
Nel luglio del 1970 il partito si rese protagonista deifatti di Reggio, quando lacittà calabrese insorse contro la decisione di assegnare aCatanzaro il capoluogo dellaregione. La reazione era stata inizialmente sostenuta anche dalle sinistre, ma un esponente dellaCISNAL (il sindacato missino),Ciccio Franco, riprese lo slogan «Boia chi molla» e organizzò una sollevazione delladestra che si produsse in una vera e propria rivolta con barricate stradali e scontri armati con laPolizia. La rivolta si sarebbe conclusa solo nel febbraio dell'anno successivo, con l'ingresso deicarri armati incittà. Il partito ottenne clamorose affermazioni nelle comunali che si tennero nel giugno del 1971, in particolare aReggio Calabria con il 21% (alle politiche dell'anno successivoCiccio Franco, candidato al Senato nel collegio di Reggio di Calabria, raggiunse addirittura il 46,29% nel capoluogo[36]).
Alle elezioni regionali inSicilia dello stesso anno, cavalcando la protesta contro i patti agrari, ottenne un clamoroso 16 per cento e l'elezione di 15 deputati all'Assemblea regionale siciliana su 90, con il 23% aCatania e il 21% aTrapani. Il risultato fu reso possibile dal fatto che le attese di un periodo riformista proposto dal centro-sinistra erano state frustrate nelle regioni del sud e da un periodo di crisi della Democrazia Cristiana.[37]

Nel febbraio 1972 Almirante riuscì a formare un'alleanza con ilPartito Democratico Italiano di Unità Monarchica, una delle maggiori formazioni monarchiche italiane, da cui derivò anche un mutamento di denominazione delpartito, da quel momento chiamatoMovimento Sociale Italiano – Destra Nazionale.

Come risultato del particolare fervore dei due anni precedenti, alleelezioni politiche del maggio 1972 il MSI-DN (nel quale si erano anche candidati i monarchici e molti ufficiali dell'esercito e funzionari delleForze dell'ordine tra cui l'ex partigianoGiovanni de Lorenzo) fece registrare un considerevole successo, raccogliendo l'8,7% dei voti allaCamera e il 9,2% alSenato, addirittura raddoppiando i voti in termini assoluti. Contemporaneamente, in quell'anno la procura diMilano richiamandosi allaXII disposizione transitoria mise sotto inchiesta Almirante, accusandolo di tentata ricostituzione delPartito Fascista. Un anno più tardi laCamera votò l'autorizzazione a procedere con 484 voti a favore e 60 contrari. L'inchiesta andò avanti per qualche tempo coinvolgendo vari dirigenti missini, per essere abbandonata una volta constatato il riflusso elettorale del partito.
Il 10 luglio 1972 il Consiglio Nazionale del PDIUM deliberò lo scioglimento del partito e la confluenza nel Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale, con una piccola parte del partito, più legata all'ispirazione liberale e risorgimentale, che rifiutò di entrare del MSI-DN e dette vita adAlleanza Monarchica.
Il congresso del gennaio 1973 introdusse ufficialmente il nuovo nome nello statuto del partito, eleggendo segretario Giorgio Almirante, presidenti l'ex monarchicoAlfredo Covelli e l'ammiraglioGino Birindelli, presidente del Consiglio nazionale l'ex monarchicoAchille Lauro[38].

In quegli anni il MSI-DN fece appassionate campagne (per esempio in occasione delreferendum sul divorzio) sposando quasi appieno le posizioni dellaChiesa cattolica, con l'evidente intento di sottrarre elettorato allaDC e sviluppando un fronte dialettico sulla via del moralismo, sia in opposizione alle posizioni ritenute «scandalose» delPartito Radicale e delPSI, sia costantemente segnalando scandali di malversazione e corruttela di governanti e pubblici amministratori.
Negli anni '70 il consenso giovanile al MSI-DN crebbe verticalmente e andò ad alimentare loscontro di piazza fra i cosiddettiopposti estremismi. IlFronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del partito (che aveva preso il posto dellaGiovane Italia degli anni 1950–1960), si trovò opposto allaFGCI, organizzazione giovanile delPCI e a quelle extraparlamentari, così come le frange estreme di entrambi gli schieramenti si trovarono in qualche modo rispettivamente a contatto con gruppi armati o organizzazioni terroristiche.
La drammaticità della situazione insanguinata da decine di omicidi, quasi sempre di giovanissimi, in ambedue i versanti e non meno luttuosa per le forze dell'ordine, fece del MSI-DN un partito del quale in qualche modo pubblicamente si discuteva ogni giorno, fatto che gli assicurò quell'accesso all'informazioneche pure molti quotidiani e talvolta la stessa televisione di Stato cercavano di negargli[senza fonte]. Il partito era diviso fra la corrente maggioritaria almirantiana, di carattere nazionalconservatore, e una cospicua ma minoritaria corrente più ancorata alneofascismo facente capo aPino Rauti, da questi definita «nazionalpopolare», mentre presidente restava l'autorevolePino Romualdi.
Il MSI alla fine avrà oltre una ventina di vittime tra dirigenti e giovani militanti[39].
Nel gennaio 1975, come evoluzione della Destra Nazionale, fu creata da Almirante la "Costituente di destra per la libertà", a cui aderirono in funzioneanticomunista persino personalità antifasciste: l'ex deputato DCEnzo Giacchero, che era stato comandante partigiano, ne fu il presidente[40], l'ex parlamentare DCAgostino Greggi, che ne fu il segretario, e il generaleGiulio Cesare Graziani[41]. Ripetendo la strategia delleelezioni politiche del 1972, dove fu eletto l'ammiraglioGino Birindelli (medaglia d'oro al V.M.), il MSI-DN fece ripetute e franche aperture all'elettoratomilitare, col quale effettivamente si stabilì una vicinanza: alcuni esponenti delleforze armate furono candidati nelle sue file, comeVito Miceli (eletto successivamente).
Leelezioni politiche del 1976 registrarono un calo rispetto al successo del 1972 e pochi mesi dopo vi fu una scissione nei gruppi parlamentari: gli esponenti della corrente moderataDemocrazia Nazionale uscirono dai gruppi MSI-DN e ne formarono dei propri, intendendo così collocarsi dentro l'arco costituzionale; a questi gruppi aderì la maggioranza dei parlamentari[42].
Il MSI si avviava all'XI congresso del gennaio 1977 diviso in quattro correnti: quella maggioritaria dettaUnità nella chiarezza di Almirante e Romualdi, quella dettaDestra popolare diMassimo Anderson e del mondo giovanile, quella dettaDemocrazia Nazionale diErnesto De Marzio eGastone Nencioni e infine quella dettaLinea Futura diPino Rauti.
Democrazia Nazionale tuttavia uscì dal MSI prima dell'assise per trasformarsi il 20 gennaio 1977 in un nuovo partito[43]. Almirante riuscì a far cambiare lo statuto del partito: da questo momento il segretario nazionale sarebbe stato eletto direttamente dal congresso, e non come precedentemente avveniva da parte dal comitato centrale o dalla direzione nazionale.Unità nella chiarezza fu la più votata, seguita daLinea Futura eDestra Popolare: Almirante fu confermato segretario[44]. Pochi mesi dopo Massimo Anderson e alcuni esponenti di Destra popolare uscirono dal partito per aderire a DN.
Sul finire degli anni '70 l'MSI cominciò a riflettere su una nuova identità europea della destra italiana e degli altri, in vista dell'inaugurazione delParlamento europeo e anche per diventare ulteriormente il polo di riferimento dei giovani.[senza fonte]
Nel maggio 1977 furono costituiti iCampi Hobbit, delle feste giovanili annuali promosse inizialmente daPino Rautisulla scia del successo delle feste di partito di altri gruppi politici, come leFeste de l'Unità (sulla scia di tale successo pochi mesi dopo fu inaugurata anche laFesta dell'Amicizia da parte dellaDC).[senza fonte]
Nel 1978 il partito diede poi origine al progetto dell'Eurodestra, un accordo con altri movimenti di estrema destra europei come il franceseParti des Forces Nouvelles diJean-Louis Tixier-Vignancour, lo spagnoloFuerza Nueva diBlas Piñar e il grecoUnione Politica Nazionale. Alleelezioni europee del 1979, tuttavia, solo il MSI-DN riuscì a ottenere degli eletti, quattro, che finirono nelGruppo dei non iscritti.
Da un punto di vista tematico, il partito insisté sulla «crisi del sistema», ovvero sull'inadeguatezza della struttura istituzionale del paese ai suoi reali bisogni, testimoniata d'altra parte dall'enorme instabilità politica di cui continuava a soffrire. Fu proposta anche una forma di governo alternativo basata sul modello dellarepubblica presidenziale. Malgrado ciò, i risultati non andarono oltre un certo limite e anzi negli anni '80 il movimento raggiunse una crescita elettorale alleelezioni politiche del 1983, ma subito dopo subì un processo di ridimensionamento, giungendo a ottenere meno del 6% dei consensi alleelezioni del 1987.

In seguito alleelezioni europee del 1984 il MSI-DN ottiene il 6,47% e 5 europarlamentari che, insieme con gli eurodeputati delFront National, formano ilGruppo delle Destre Europee al Parlamento europeo.
In questo periodo però gradualmente si affievolì l'emarginazione del partito e nel 1985 il MSI votò a favore della conversione in legge deldecreto di liberalizzazione del mercato televisivo e ottenne, per la prima volta nella storia repubblicana, la presidenza di una Giunta, quella delle elezioni allaCamera, conEnzo Trantino, con il consenso delPresidente del ConsiglioBettino Craxi; quest'ultimo fu il primo ad abbandonare la delimitazione dei rapporti politici all'arco costituzionale, ricevendo anche Almirante nelle consultazioni di governo[45].
Nel 1987 le condizioni di salute obbligarono Almirante ad abbandonare la segreteria del partito, indicando come proprio delfinoGianfranco Fini, segretario delFronte della Gioventù. Al XV congresso, tenutosi aSorrento tra l'11 e il 14 dicembre, la carica di segretario viene contesa da quattro candidati:
Fini e Rauti furono i più votati e andarono alballottaggio, dove ancheImpegno unitario sostenne Fini e quest'ultimo, all'età di 35 anni, venne eletto come nuovo segretario del MSI-DN[47]. Almirante, al momento della nomina di Fini a segretario del MSI, esclamò: «Nessuno potrà dare delfascista a chi è nato neldopoguerra».[48]
Il 24 gennaio 1988 Almirante venne eletto presidente del partito dalla maggioranza del comitato centrale, ma il 21 maggio seguente scomparve Pino Romualdi e ilgiorno seguente Almirante stesso. Per loro si svolsero esequie comuni a Roma, inPiazza Navona, mentre allacamera ardente arrivarono anche icomunistiNilde Iotti (alloraPresidente della Camera) eGian Carlo Pajetta (storico leader delPCI)[49].

Al XVI congresso, tenutosi aRimini tra l'11 e il 14 gennaio 1990,Pino Rauti, alleatosi conMennitti,Lo Porto,Alfredo Pazzaglia eGiorgio Pisanò, riuscì a farsi eleggere come segretario del partito al posto diFini[50]. Tuttavia, in seguito alla sconfitta del MSI alleelezioni amministrative eregionali in Sicilia del 1991, dove il partito uscì praticamente dimezzato, Rauti si dimise da segretario, dopo un anno e mezzo dall'elezione, e il comitato centrale rielesse Gianfranco Fini con 137 voti, prevalendo sulrautiano Mennitti che ottenne 95 voti.[51]
I primi anni '90 furono critici per il partito, ormai in piena crisi di identità e a rischio di scomparsa dopo ilreferendum sul sistema elettorale e la conseguente approvazione dellalegge elettorale maggioritaria del 1993. L'opera di propaganda del partito in questo periodo, alquanto discontinua, era caratterizzata sia da un richiamo al passato fascista, testimoniato dal proposito, espresso da Fini nel 1991, di attuare ilfascismo del 2000, o dall'elezione inparlamento diAlessandra Mussolini nel 1992, o ancora dalla commemorazione del settantesimo anniversario dellamarcia su Roma sempre nello stesso anno; sia, d'altra parte, cavalcando nuovamente la protesta anti-sistema, ad esempio attraverso l'incondizionato sostegno espresso dal MSI-DN alPresidente della RepubblicaFrancesco Cossiga, da alcuni ritenuto uno dei suoi primi "sdoganatori".[52]
A luglio 1991 si ebbero la fuoriuscita dal MSI diTommaso Staiti di Cuddia prima, esponente dell'area sociale del partito, e successivamente diGiorgio Pisanò e dei membri della sua corrente,Fascismo e Libertà[53]. Il successivo 25 luglio questi ultimi fondarono ilMovimento Fascismo e Libertà.
Allo scoppio dell'inchiestaMani pulite il MSI-DN condusse un'energica campagna contro ilPentapartito e i cosiddetti «ladri di regime», dichiarando aperto appoggio ai giudici delpool e presentandosi con lo slogan «Ogni voto una picconata» alla campagna elettorale del 1992[52]. Il MSI lombardo presentò una mozione al consiglio regionale della Lombardia in favore del giudiceAntonio Di Pietro e dei suoi colleghi impegnati nelle indagini sulle tangenti[54].
Diversi esponenti di partito hanno dichiarato in seguito che il MSI non avesse mai intascato alcuna tangente, anche citando dichiarazioni di alcuni magistrati di Mani pulite in questo senso[55]. Tuttavia, anche il MSI fu coinvolto da inchieste relative a tangenti, seppur non a Milano: infatti, secondoLuca Ricolfi, la percentuale dei parlamentari missini inquisiti in processi relativi a tangenti si attestava al 12% (più bassa della media degli altri partiti, ma comunque significativa)[56].
SuIl Tempo del 19 settembre 1992 ilpolitologoDomenico Fisichella lanciava un'idea, affermando che «se iprogressisti lavorano per unaAlleanza Democratica, sul versante opposto tutti quelli che ne hanno abbastanza delle gioie delprogressismo debbono cominciare a lavorare per una Alleanza Nazionale» dove «ci potranno essereliberali,repubblicani,cattolici»[57].
Il 27 aprile 1993, un articolo sulSecolo d'Italia firmato daFrancesco Storace, allora portavoce del segretario del MSI Gianfranco Fini, rilancia l'idea di una nuova Alleanza Nazionale che associasse imissini con altri personaggi o schieramenti di ideeconservatrici, come la "destrademocristiana". L'articolo suscitò le critiche di diversi esponenti del MSI, che lamentarono le modalità di esposizione di un progetto che avrebbe potuto comportare lo scioglimento del partito, senza una discussione interna.[58]
Dal 24 aprile 1993 la costruzione di Alleanza Nazionale sembrava avviata dal MSI[59]. Anche se l'idea nell'immediato venne bocciata[60], già aBelluno in giugno si tenne un primo test elettorale[61][62] e se ne sarebbe discusso per tutta l'estate del 1993[63].
In questa fase Fini presentò AN come «una strategia. Non è un partito nuovo, ma è una politica: chiamare a raccolta tutte quelle categorie, quei ceti economici, quegli spazi della società che oggi sono liberi perché non hanno più dei referenti». La speranza del segretario missino è «che già dalle prossime elezioni del 21 novembre» la strategia di AN «saprà evidenziare, con percentuali a due cifre, un polo nazionale di centro destra, che sarà la vera novità del panorama politico italiano». Lo stesso Fini decise di candidarsi a sindaco di Roma: «Presentiamo liste aperte, cioè non solo missine, in molte città, da Cosenza a Pescara a Palermo. [...] Siamo una forza superiore al 10% nel Centro Sud. Se i dati ci daranno ragione si potrà così arrivare a edificare un quarto polo nazionale (dopo quelli di sinistra, centro e Lega Nord)»[64][65].
Il MSI-DN riscosse un ottimo successo alleelezioni amministrative del novembre 1993: aChieti,Benevento,Latina eCaltanissetta[66] i suoi candidati vennero eletti sindaci. Il successo fu rimarcato soprattutto aRoma e aNapoli. Nella capitale il segretarioGianfranco Fini ottiene il 35,5 % e a NapoliAlessandra Mussolini il 31,1%: entrambi arrivarono alballottaggio[67][68]. Il 23 novembre 1993 aCasalecchio di Reno l'imprenditoreSilvio Berlusconi, inaugurando un supermercato, alla domanda di un giornalista per chi avrebbe votato a Roma, a sorpresa rispose: «Certamente Gianfranco Fini». Al ballottaggio romano, forse anche grazie alla frase di Berlusconi, Fini raggiunse il 47%[69].
Il 26 novembre venne presentato ufficialmente il progetto di AN e nacquero i primi circoli sul territorio[70][71], ma solo l'11 dicembre successivo il Comitato Centrale del partito approvò definitivamente la nascita del nuovo Movimento Sociale Italiano – Alleanza Nazionale[72][73][74], con l'astensione di dieci dirigentirautiani[75].

Alleelezioni politiche del 1994 MSI-AN si presentò come alleato diForza Italia alSud (all'interno della coalizione dettaPolo del Buon Governo) e non coalizzato al Nord, dove però riuscì a fare suo ilcollegio maggioritario di Bolzano allaCamera. Il partito raggiunse il suo massimo storico e suoi esponenti, per la prima volta nella storia della Repubblica, entrarono a far parte delgoverno: ministri furonoGiuseppe Tatarella comeVicepresidente del Consiglio e ministro delle Telecomunicazioni,Altero Matteoli all'ambiente eAdriana Poli Bortone all'agricoltura; altri due ministri,Domenico Fisichella alla cultura, ePublio Fiori ai trasporti, pur eletti con la lista di MSI-AN, non provenivano dalla storia missina. Il governo rimase in carica fino al 17 gennaio 1995.
Il 27 gennaio 1995 alle 16,30[76], il congresso nazionale, preso atto che AN si identificava in massima parte con la storica classe dirigente dellaDestra italiana, sciolse il MSI-AN per lasciare definitivamente spazio alla solaAlleanza Nazionale. Fu il congresso che sarebbe passato alla storia come «svolta di Fiuggi», per via della città che ospitava l'ultima assise missina.
Rauti, da sempre animatore dell'ala sociale, non accettò questo cambiamento, interpretato come un «disconoscimento» del proprio passato, e il 3 marzo 1995 fondò ilMovimento Sociale Fiamma Tricolore, rivelatasi negli anni successivi una presenza relativamente stabile all'interno del panorama politico.
Diversi furono negli anni gli esponenti che ricoprirono le cariche di vice segretario unico o di capo corrente nel MSI, senza divenire segretario o capigruppo in Parlamento.
Il MSI ebbe varie organizzazioni giovanili e alcune, come ilFUAN e laGiovane Italia, nella lunga storia del partito, assunsero anche posizioni più accese rispetto ad una segreteria, a loro avviso,in doppiopetto.[83]
Il Movimento Sociale Italiano fu presente nelle istituzioni governative nelgoverno Berlusconi I, quando si presentò comeAlleanza Nazionale - MSI.
| Elezione | Voti | % | Seggi | |
|---|---|---|---|---|
| Politiche 1948 | Camera | 526.670 | 2,0 | 6 / 574 |
| Senato | 200.241 | 0,9 | 1 / 237 | |
| Politiche 1953 | Camera | 1.582.567 | 5,8 | 29 / 590 |
| Senato | 1.473.596 | 6,0 | 9 / 237 | |
| Politiche 1958 | Camera | 1.407.913 | 4,7 | 24 / 596 |
| Senato | 1.149.873 | 4,4 | 8 / 246 | |
| Politiche 1963 | Camera | 1.571.187 | 5,1 | 27 / 630 |
| Senato | 1.459.046 | 5,3 | 15 / 315 | |
| Politiche 1968 | Camera | 1.414.794 | 4,4 | 24 / 630 |
| Senato | 1.380.452 | 4,5 | 11 / 315 | |
| Politiche 1972 | Camera | 2.896.762 | 8,6 | 56 / 630 |
| Senato | 2.737.695 | 9,1 | 26 / 315 | |
| Politiche 1976 | Camera | 2.245.376 | 6,1 | 35 / 630 |
| Senato | 1.780.950 | 5,7 | 15 / 315 | |
| Politiche 1979 | Camera | 1.930.639 | 5,2 | 30 / 630 |
| Senato | 1.782.004 | 5,6 | 13 / 315 | |
| Europee 1979 | 1.909.055 | 5,5 | 4 / 81 | |
| Politiche 1983 | Camera | 2.511.487 | 6,8 | 42 / 630 |
| Senato | 2.283.870 | 7,3 | 18 / 315 | |
| Europee 1984 | 2.274.556 | 6,5 | 5 / 81 | |
| Politiche 1987 | Camera | 2.282.256 | 5,9 | 35 / 630 |
| Senato | 2.121.026 | 6,5 | 16 / 315 | |
| Europee 1989 | 1.918.650 | 5,5 | 4 / 81 | |
| Politiche 1992 | Camera | 2.107.037 | 5,3 | 34 / 630 |
| Senato | 2.170.134 | 6,5 | 16 / 315 | |
| Politiche 1994 | Camera | NelPolo del Buon Governo | 109 / 630 | |
| Senato | NelPolo del Buon Governo | 48 / 315 | ||
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| Movimento Sociale Italiano (1946–1972) | Giacinto Trevisonno (1946-1947) ·Giorgio Almirante (1947-1948;* 1948-1950) ·Augusto De Marsanich (1950-1954) ·Arturo Michelini (1954-1969) ·Giorgio Almirante (1969-1972) | |
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