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Motto

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Unmotto è unafrase, o una collezione diparole, intesa a descrivere lemotivazioni o le intenzioni di ungruppo sociale o di un'organizzazione. Moltenazioni,università e altreistituzioni hanno un motto, così come icasatinobiliari.

I motti sono tradizionalmente inlatino, ma possono essere anche in altre lingue, soprattutto nell'araldica moderna; ad esempio, il motto dell'Università delle Hawaii è inhawaiano, e quello diNunavut è ininuktitut. Quando è sostenuto daumorismo, il motto può trasformarsi in freddura, destando ilarità, come nel caso del motto di spirito ofacezia.

Pisanello, medaglia diLudovico III Gonzaga, con lacalendula (in alto a destra), una delle imprese più antiche deiGonzaga.

Motto, divisa, impresa e grido di guerra nello stemma

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Inaraldica (anche delleforze armate), un motto è spesso raffigurato su unostemma, tipicamente su unnastro posto al di sotto delloscudo (comeornamento esteriore di quest'ultimo).

Motto

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In questi ambiti, in prima approssimazione, si possono definiremotti le brevi frasi che accompagnano gli stemmi (oarmi) ealludono a eventi particolarmente importanti o a caratteristiche significative dellafamiglia o del personaggio o delcorpo armato titolare dello stemma.

In base all'art. 109 dell'ultimoregolamento dellaConsulta araldica delRegno d'Italia, approvato conregio decreto 7 giugno 1943 n. 652 (pubblicato sullaGazzetta Ufficiale del Regno d'Italia del24 luglio1943, n. 170, supplemento ordinario ed allegato al numero del luglio-dicembre 2008 dellaRivista nobiliare): «I motti si scrivono sopra liste bifide e svolazzanti,smaltate come nelcampo dello scudo e scritte conlettere maiuscoleromane. Di regola si collocano sotto lapunta dello scudo». Per il successivo art. 110: «Si rispettano le tradizioni storiche per i motti scritti con caratteri speciali e per igridi d'armi». Infine per il successivo art. 111: «Nelle concessioni i motti saranno o italiani o latini, non scritti con lettere arcaiche».[1]

Il motto dicasa Savoia èFERT, diCesare BorgiaAut Caesar aut nihil, deiRothschildConcordia, integrità, industria, deiLuserna[disambiguare]Lux in tenebris lucet.

Ragnatela, impresa di reAlfonso II re di Napoli
Blasonatura araldica deiGonzaga successiva al1530. Vi si riconosce la corona ducale sormontata dalla parolafides (fede) che si riferisce al titolo ducale concesso dall'imperatoreCarlo V e la scritta in grecoOlimpos (Olimpo) che si riferisce all'impresa dell'Olimpo diFederico II Gonzaga.

Le Imprese

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L'impresa (in araldica inglese detta "Badge" in quella francese" Devise") era costituita da motti, simboli, o simboli accompagnati da motti, usati in araldica per indicare servitù, o servizio militare, sotto una casa. Esse nascono sottoEdoardo terzo d'Inghilterra, per poi diffondersi nel corso dei secoli nel resto d'Europa: è riportato cheRiccardo II, voleva eliminarli,Riccardo III nel 1483 ordinò la produzione di tredicimila immagini che rappresentavano la sua impresa, i soldati e i servi portavano i colori della livrea, con sopra le imprese.

Particolarmente diffuse in Gran Bretagna e Italia (meno in Polonia, Spagna e Germania) esse sono l'elemento dell'araldica sulle quali c'è più libertà, tant'è che alcune imprese, sono tanto singolari da renderne complicata l'interpretazione.

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Impresa (motto) del cavaliere inglese Arrigo Lee, XVI secolo.
Impresa di Francesco Sforza, capitano generale della cavalleria pontificia (1548)

Grido di guerra

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Lo stesso argomento in dettaglio:Lista di grida di guerra.

Analoghi aimotti sono igridi di guerra, detti anchegridi d'arme, costituiti da parole o brevi frasi che esortavano i combattenti in battaglia, e che sono scritti su listelli svolazzanti posti al di sopra dell'elmo o dello scudo.

Il grido di guerra trova la propria origine neitornei e nelle giostre durante i quali gliaraldi pronunciavano il grido di ciascuncavaliere al suo ingresso in campo onde egli fosse riconosciuto.

Inbattaglia lo si usava in segno di raccolta o di incitamento: in Italia SAVOIA, in Francia MONT JOIE, in Spagna SANTIAGO, i primi crociati DIEU LE VOLT.

L'impresa della colombina deiVisconti prima e degliSforza poi

"Questo grido, dice il Ginanni, deve essere un motto conciso in una, due, o tre parole, posto in cima all'arme.[2] IlMénèstrier divide i gridi dell'arme in otto categorie, cioè di decisione, di risoluzione, di invocazione, di sfida, di combattimento, di esortazione, di gioia, di avvenimento e di raccolta. IlCrollalanza vi aggiunge ancora, molto opportunamente, il grido di protezione, di orgoglio, di amore e quello allusivo all'arme."[3]

Note

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  1. ^Corpo della nobiltà italiana,Raccolta delle norme riguardanti il Corpo della nobiltà italiana (PDF), a cura di Commissione araldico genealogica per la Sicilia, Palermo, Arti grafiche siciliane, 1975, pp. 29-30.
  2. ^ Marco Antonio Ginanni,L'arte del blasone dichiarata per alfabeto, Venezia, Guglielmo Zerletti, 1756, p. 94.
  3. ^Dizionario Araldico, p. 299.
Cinghiale diRiccardo III, con sotto il suo motto Loyaulte me lie, ossia " la lealtà mi vincola"

Bibliografia

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  • Piero Guelfi Camajani,Dizionario araldico, Manuali Hoepli, Milano, Ulrico Hoepli, 1940.
  • Ottfried Neubecker, Araldica Origini, simboli, significati

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