La nascita dell'attuale centro urbano è anteriore all'anno 1000: uno dei primi documenti in cui compare il nome di Morano risale al961.In precedenza era nota l'esistenza di un villaggio romano, probabilmente preceduto da insediamentigalli e prima ancora da popolazioniliguri.La scoperta di unanecropoli, avvenuta neglianni novanta del XX secolo in localitàPobietto, ha spostato le origini fino all'età del bronzo finale, intorno all'XI secolo a.C.
L'origine del nome è incerta, per cui sussistono tre ipotesi. La prima sostiene che il primo toponimo fosseAurianus, in riferimento ad alcuni giacimentiauriferi che si sarebbero trovati nelle aree alluvionali delPo, che successivamente si trasformò inMaurianus visto l'impiego di schiavi mori impegnati nell'estrazione del prezioso metallo.La seconda ipotesi fa derivare il nome dalla presenza di grandi quantità di piante digelso (inpiemontesemoron[muˈrʊɲ]) utilizzate per l'allevamento deibachi da seta, attività un tempo molto diffusa. Infine, l'ultima ipotesi fa risalire il nome alle incursioni nel nord Italia da parte deiSaraceni (mori) che, dopo essere state sconfitti nelle zone diFrassinello Monferrato edOttiglio, cercarono rifugio su una grande isola in mezzo al Po nelle vicinanze del paese.
Intorno all'anno Mille Morano fu possedimento dellaDiocesi di Vercelli; nell'agosto1182, con atto notorio, passò alMarchese del Monferrato. Nel1431 Morano venne occupata da truppe sabaude delDuca di Savoia e nel1435 venne restituita al Marchese del Monferrato. Nel1538 il borgo venne infeudato adAlberto Bobba diLu.[4]Seguirono anni di continue dominazioni, con presenza costante di eserciti anche stranieri, sovente mercenari.
A fine ottobre1656 transitò sul Po l'imbarcazione della reginaCristina di Svezia in pellegrinaggio daTorino versoRoma. A Morano fu salutata con grande giubilo dalla folla accorsa sull'argine.[5]
Nel1685, estintosi il casato deiCattaneo, il feudo passò ai Marchesi Paleotti-Lanzoni su concessione diFerdinando Carlo di Gonzaga Nevers Duca di Mantova e del Monferrato. Nel 1706 Annibale Paleotti Lanzoni cedette il feudo moranese a Francesco Giovanni Tomaso Mossi, III Marchese del Torrione, che venne investito ufficialmente dal Duca di Mantova in data 18 ottobre 1706.[6] Francesco divenne pertanto il primo Marchese di Morano della famiglia Mossi. Nel1720 il ReVittorio Amedeo II di Savoia confermò il feudo ai Marchesi Mossi.[7] Trascorsero quindi alcuni decenni di relativa tranquillità.
Il 29 luglio1829 morì a Torino l'arcivescovoVincenzo Maria Mossi di Morano (1742-1829), ultimo rappresentante della omonima famiglia marchionale di Morano, del Torrione e diPenango. Lasciò in eredità la sua pinacoteca all'Accademia Albertina di Torino[8] e le immense sostanze della famiglia, ereditate nel 1803 alla morte del fratello Tommaso,[9] al marcheseLodovico Pallavicino di Parma suo cugino dal lato materno.[10][11]
Il ripristino della navigazione sulfiume Po (1884) e la realizzazione della ferroviaCasale –Chivasso (1885 -1887) favorirono la nascita e lo sviluppo di insediamenti produttivicementieri, sorti nel 1887 nei pressi dellastazione ferroviaria. La materia prima proveniva dalle cave diConiolo a mezzo di carri, l’attraversamento del fiume avveniva su idonee imbarcazioni. Anche lungo la fascia fluviale lato Morano iniziò l'attività estrattiva per la presenza di banchi affioranti, che si esaurirono dopo pochi anni. Fra la fine delXIX Sec. e l'inizio delXX Sec. i trasporti primitivi furono sostituiti da un sistema integrato diteleferiche e binari industriali.[12]
Il rapporto fabbrica ferrovia fu di fondamentale importanza per lo sviluppo urbano ed economico del paese. L’avvento del nuovo lavoro nelle cave e nelle fornaci rappresentò una pietra miliare per le risorse dell’intera comunità.[13]
Lo stemma comunale rappresenta una testa di moro ed un leone rampante, accompagnati da due stelle, con lo scudo sormontato da un cimiero. Non ne è chiara l'origine (la testa di moro probabilmente vuole avere assonanza con il toponimo) e non segue le regole araldiche; probabilmente è stato disegnato in tutta fretta, a metà del Ventennio, allorché si decise che tutti i comuni dovevano avere un emblema che li rappresentasse[18] e viene utilizzato dal comune privo di un formale decreto di riconoscimento o concessione. Il gonfalone in uso è un drappo di azzurro,
Situata nell’omonima via, presenta pareti esterne in mattoni a vista eabside semicircolare. L'interno è a trenavate, divise da robuste colonne intonacate con scanalature dipinte sorreggenti archi a sesto acuto. Non è nota la data di fondazione, probabilmente venne edificata dai frati domenicani in epoca anteriore al 1400 con annesso convento ora scomparso. Fu sede della confraternita di S. Pietro martire, detta della Cappa Bianca, la cui epoca di costituzione non si conosce.[19]
Tra gli affreschi dell'interno si distingue il trittico della navata laterale destra datato1478 ad opera di un'antica scuola che ha operato anche nella cappella della Madonna alSantuario di Crea. Raffigura la Vergine attorniata daSan Giovanni Battista,San Giovanni Evangelista,S. Rocco e San Pietro Martire in atto di adorazione.[20]
Situata nella Via Giovanni Pietro Gallo, la chiesa presenta pianta a croce e facciata in mattoni a vista, segnata da paraste, in due ordini con timpano; nel secondo ripiano si apre una finestra dal profilo superiore sinuoso. Sulla parte posteriore del lato sinistro dell'edificio si innalza ilcampanile, che ha terminazione a bulbo. Non si conosce l'anno di fondazione, ma sicuramente risale ad un'epoca anteriore al 1608. Fu sede della confraternita della Cappa Rossa, aggregata nel 1608 all’Arciconfraternita della SS. Trinità di Roma,[21] cui veniva autorizzato l'abito rosso durante le cerimonie religiose. Scopo dell'Associazione era di fornire ospitalità ai pellegrini ed ai convalescenti, nonché di provvedere la dote per le ragazze più povere del paese. Nell'interno si trovano affreschi di scuola di second'ordine, restaurati nel corso del XIX sec.[22] La chiesa, sconsacrata, venne donata nel1989 dalla Parrocchia al Comune. È utilizzata saltuariamente per scopi associativi e culturali.[21]
Chiesa Campestre della Consolata o della Madonna del Ceppo
È situata sulla strada per la frazione Due Sture a 2 km dal centro abitato di Morano. Da una lapide murata sopra la porta di ingresso, la chiesa risulterebbe costruita nel 1277 daGuillelminus de Careto, rettore della Casa Religiosa di Morano dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme.[23] Probabilmente fu un nobile della famiglia gentilizia deiDel Carretto a volerne la costruzione a seguito della nascita di un figlio ottenuta per grazia divina.[24]
La parte inferiore della facciata è costituita da un atrio con tre arcate a tutto sesto disuguali. La parte superiore è conclusa da un timpano. Al fondo della fiancata destra della chiesa s'innalza il campanile. Al resto della parete esterna aderisce una costruzione più bassa, che in passato fungeva da abitazione del cappellano, mentre la sacrestia si trova alla base del campanile. L'interno è ad aula rettangolare, voltata a botte, che si prolunga nel presbiterio-coro a sua volta lievemente ristretto e con volta a crociera. Nell'arco che separa i due ambienti si legge la data 1732. Fino al sec. XIX era indicata come chiesa dellaConsolata. Non si sa da quando ha preso l’appellativo attuale “del Ceppo".[23] Secondo la tradizione popolare il simulacro della Madonna è stato rinvenuto da un contadino proprio sotto un ceppo. Custodiva una statua lignea della Vergine seduta in trono datata intorno all'anno 1200.[24]
È una cappella instile barocco situata sull’argine, nell'omonima via dopo l'incrocio con via Po. Non è nota la data di costruzione. Fino al sec. XIX nella giornata dedicata a San Rocco vi si effettuava una processione che si concludeva nella chiesa parrocchiale. Nel corso del XX secolo venne adibita a ripostiglio di strumenti agricoli e deturpata dall’innesto edilizio di una cabina elettrica. Attualmente è in stato di abbandono.[25]
Chiesa di San Giovanni Battista (frazione Due Sture)
È situata nella Regione San Giovanni della frazione Due Sture. È dedicata aSan Giovanni Battista ed è sempre stata in dipendenza della Chiesa Parrocchiale dellaNatività di Maria Vergine dell'antico feudo marchionale del Torrione di Costanzana. Dal 1986 è unita alla Parrocchia dellaBeata Vergine Assunta in Robella di Trino. Appartiene alla Arcidiocesi di Vercelli.[26][27]
È la chiesa della frazione Pobietto, una grande tenuta agricola fondata intorno al1185 ed organizzata secondo il modello delle grange monastiche medioevali afferenti all'abbazia di Lucedio. Nella parte antica e centrale dell'insediamento sorge la chiesa la cui data di erezione e di consacrazione è sconosciuta. Dedicata asan Nicola Vescovo di Mira, nel 1457 con bolla papale diCallisto III viene elevata a vicaria amovibile rimanendo legata all'Abbazia di Lucedio fino al1474, anno in cui è inserita all'interno dellaDiocesi di Casale Monferrato. Divenuta chiesa parrocchiale nell'agosto del1713, l'anno successivoGiovanni Battista Scapitta, ingegnere dellaCamera Ducale di Monferrato, inizia la ricostruzione della chiesa nuova in stile barocco, caratterizzata da maggior volume e visibilità degli elementi decorativi. Presenta un'unica navata a tre altari, con un piccolo coro e un presbiterio. L'altare maggiore della chiesa è dedicato a san Nicola, mentre i due altari minori laterali sono rispettivamente dedicati allaVergine del Santissimo Rosario e aSan Giuseppe. Verso la fine del Settecento per concessione pontificia la chiesa di San Nicola passò all'Ordine Mauriziano e nel1805 viene riassegnata alla Diocesi di Vercelli.[28] Al contrario del capoluogo Morano, non tornò successivamente alla Diocesi di Casale e tuttora, pur facendo parte del Comune di Morano, è di pertinenza vercellese. La Parrocchia nel 1986 venne unita alla ParrocchiaSan Bartolomeo di Trino.[26]
Il Ricreatorio parrocchiale, conosciuto anche come “Il Ricre”, è un edificio destinato alla pastorale giovanile della parrocchia del capoluogo. Sito nella ViaGiovanni Emanuel nel sedime dell'antico cimitero, è stato costruito su progetto del1909 degli IngegneriPietro Fenoglio eGiovanni Antonio Porcheddu, operativi a Morano fra il 1906 e il 1912 nel settore cementiero.[29][30]
Le linee architettoniche erano molto simili a quelle dell’ex manifattura militare diCorso Regina Margherita a Torino, realizzata da Fenoglio nel1907.[31] In seguito all'evento alluvionale del 1994 è stata inserita una copertura a due falde che ha modificato l'aspettoliberty della facciata. Viene utilizzato per spettacoli teatrali e per manifestazioni. L'area esterna è dotata di un campo da pallavolo e di un campo da calcetto in erba sintetica.
È una casa porticata in stilegotico (XIV-XV sec.) situata fra il Palazzo Municipale e la Chiesa Parrocchiale. Attualmente è sede della Biblioteca Civica “A. Ferrari”.[32]
L'edificio fu costruito nel 1839 dall'allora medico condotto dott. Finazzi.[33] Nel 1879 venne adattato per esigenze pubbliche e destinato a sede del Comune. È dotato di un porticato prospiciente la via principale del capoluogo che ospita sotto la prima arcata una lastra di granito di notevoli dimensioni denominata “pietra del medico”. La tradizione popolare designa il blocco lapideo proveniente dalla cinta di un antico ospedale costruito a Morano nel XII sec. daiCavalieri di San Giovanni.[34]
L’Arco di Morano sul Po è un'infrastruttura adarco parabolico che permetteva alla teleferica di superare in sicurezza la statale durante il trasporto dellamarna da cemento dalla miniera Palazzina Borino di Coniolo alla cementeria di Morano. È stato edificato nel1951 dalla ditta Unione CementiMarchino/Unicem di Casale Monferrato su progetto dell’Ingegnere Guido Sarti ed è rimasto in funzione fino al1958 circa. Si tratta di un sistema costruito sul tracciato di una precedente teleferica realizzata daRiccardo Gualino nel1908.[35] La struttura è incalcestruzzo armato e si compone di due archi parabolici, collegati attraverso due serie di travi per lato. L’impalcato utilizzato per proteggere la strada dalle cadute accidentali di materiale è stato rimosso in seguito alla dismissione dell'impianto. L'Arco è stato oggetto di recupero da parte del Comune di Morano sul Po in quanto testimonianza dell’identità industriale del territorio.[36][37][38][39] Nei pressi è stato realizzato un centro di interpretazione della memoria industriale composto da un container denominato “Heritage in a box” e da una web app interattiva.[40][41][42][43]
È stata localizzata nel febbraio 1994 in seguito all’avvio di uno spianamento agricolo all’interno di una risaia situata a nord della frazione Pobietto. La necropoli è costituita da sepolture a cremazione, in parte collocate all’interno di recinti di forma circolare o rettangolare con tumulo terragno. È stata oggetto di un primo recupero a carattere di urgenza e, a partire dalla primavera 1995, di un’indagine archeologica finanziata delMinistero per i Beni Culturali e Ambientali, articolatasi in quattro campagne, che ha portato nel 1998 al recupero di oltre quaranta tombe. Il sito, collocato a quota 129 s.l.m. sulla sinistra idrografica del fiume Po, comprende un’area di 14.600 m² e non è visitabile.[44][45] Le campagne di scavo sono state accompagnate da studi multidisciplinari, dalla realizzazione di una mostra presso ilMuseo Civico di Casale Monferrato e dalla edizione dei relativi atti (2006).[46]
Una parte del territorio moranese è interessato dall'Ente di gestione delle Aree Protette del Po piemontese, nato nel 2021 dall'unione delParco del Po Torinese, delParco del Po Vercellese Alessandrino e di alcune zone del territorio del Parco del Po Cuneese.[47] Presso la frazione Pobietto l'Ente parco ha una sede operativa realizzata nel 2012 in una porzione dell'anticagrangia dotata di una sala conferenze, di un laboratorio didattico e di un porticato esterno che consente lo svolgimento di attività all'aperto.[48]
Il territorio di Morano appare omogeneo rispetto alla coltura predominante delriso, attuale principale risorsa economica del paese. L'attività di lavorazione avviene principalmente nella locale riseria e in quelle dei comuni limitrofi.
La coltivazione si era affermata nel corso del XIX, introdotta nelle vaste tenute di derivazione feudale in possesso dei signori locali, incontrando l'avversità della popolazione a causa dei problemi ambientali ad essa connessi. Dapprima destinato ai terreni di difficile utilizzazione, il riso diventava poco alla volta un prodotto non più marginale, ma oggetto di particolare attenzione per i vantaggi economici che prometteva. All'inizio del XX secolo il territorio risultava coltivato per un terzo a riso e per il resto afrumento,meliga, prato e ortaggi.[49]
Nel corso del XX sec. la maggior parte degli abitanti di Morano ha lasciato i campi per l'industria trovando occupazione nella locale cementeria[50] e nelle aziende dei vicini centri di Casale Monferrato e di Trino. Significativa è stata l'emigrazione verso i centri urbani di Torino e di Milano.
Morano è stato per più di un secolo un importante centro di produzione del cemento. L'attività ebbe inizio con l'apertura della stazione ferroviaria presso la quale si insediarono nel 1887 la ditta Bertone e nel 1899 la ditta Zaccone, Fornero e Cinzano, entrambe dotate di forni da calce e forni verticali da cemento. La materia prima giungeva dalle cave di Coniolo a mezzo di carri che attraversavano il fiume su imbarcazioni.[12]
I miglioramenti tecnici dei sistemi di produzione, la maggiore richiesta dei leganti dovuta all'espansione edilizia ed industriale e le crisi economico finanziarie di inizio secolo (1905/06)[51] favorirono gli investimenti di grandi capitali nella nascente industria. A Morano (1906) la Società Anonima Cementi del Monferrato degli IngegneriPietro Fenoglio eGiovanni Antonio Porcheddu succedette alla ditta Bertone e la Società Anonima Cementi Casalesi dell’Avvocato Riccardo Gualino succedette alla ditta Zaccone e Fornero. Dopo l'unificazione dei due opifici avvenuta fra il 1912 e il 1919 ad opera dell'Unione Italiana Cementi, lo stabilimento seguì le sorti del gruppo Gualino.[52][53]
Il 1 Gennaio 1933 furono incorporate nella ditta Marchino le attività industriali della Unione Italiana Cementi, società controllata dallaI.F.I. dellafamiglia Agnelli in seguito al dissesto finanziario di Riccardo Gualino. La nuova Unione Cementi Marchino, con sede a Casale Monferrato, aveva capitale paritetico fra la famiglia Marchino e la famiglia Agnelli.[54][55] L’IngegnereVittorio Bonadè Bottino, amministratore delegato succeduto al dott. Ottavio Marchino nel 1943,[56] diresse la ditta fino al 1969-70 occupandosi fra il 1950 e il 1960 dell'ammodernamento della cementeria di Morano con gli Ingegneri Aldo Sarti e Guido Sarti. In seguito ai potenziamenti del dopoguerra il numero degli operai ebbe un forte aumento arrivando a più di 500 unità.[57] Nel 1969 la denominazione sociale viene modificata in Unicem (Unione Cementerie Marchino ed Emiliane e di Augusta SpA).[58]
Alla fine degli anni '80 la cementeria venne alienata al Gruppo Merone che continuò la produzione fino agli inizi del XXI sec. Fra il 2007 e il 2010 gli impianti vennero dismessi e smantellati.[59]
Durante il XX sec il paese vantava la presenza di piccole e medie impreseedili emetalmeccaniche che operavano nell'indotto della cementeria. Negli anni '70 e '80 si erano insediate alcune attività di produzione di borse e accessori in pelle.
In campo calcistico, Morano era rappresentata dalla U.S. Moranese fondata nel 1908. Negli anni '20 e '30 del XX secolo la squadra riuscì ad affermarsi in più occasioni in ambito regionale aggiudicandosi i titoli di campione monferrino e di campione regionale.[62]
La squadra ha sempre disputato campionati dilettantistici. Il campo sportivo comunale, intitolato a “Pietro Bazzano”, era sito nell'area golenale del fiume Po nel territorio del Comune di Coniolo. In seguito agli eventi alluvionali del 1994 e del 2000 la società cessava ogni attività a causa dell'inagibilità e della successiva dismissione dell'impianto sportivo.
Morano è rappresentata dalla U.S. Bocciofila Moranese con sede nel bocciodromo comunale “Walter Pane” sito sull'argine del fiume Po nel territorio del Comune di Coniolo. L'impianto è dotato di campi da bocce all'aperto e al coperto e di un campo da tennis.[63]
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Banca Dati MonferratoArte: Morano sul Po Il sito contiene un vasto repertorio storico-bibliografico degli artisti attivi nelle Chiese extraurbane della diocesi di Casale Monferrato.