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Il comune di Montevarchi si trova nelValdarno superiore, sulla riva sinistra dell'Arno. Il territorio, parte di un antico bacino lacustre preistorico, comprende ilfondovalle, dove si trova il capoluogo, e una parte delle colline che si trovano fra l'Arno e ilChianti senese.
In base alla media trentennale di riferimento (1961-1990), latemperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +4,5 °C; quella del mese più caldo, luglio è di +23,9 °C[5].
I ritrovamenti ceramici avvenuti nel vicino complesso della Ginestra attestano che la zona era sicuramente abitata già prima dell'anno Mille. Ulteriori ritrovamenti sul colle dei Cappuccini farebbero individuare nei romani i primi abitatori del luogo.
Fin dai tempi antichi il territorio dove sarebbe sorta Montevarchi ha occupato una posizione strategica per il fatto di trovarsi all'incrocio di strade che collegavanoArezzo,Firenze eSiena. Fino all'anno mille la pianura delValdarno era però quasi deserta, il territorio era boscoso e il libero scorrere dell'Arno produceva frequenti allagamenti.Firenze,Arezzo eSiena si contendevano il terreno e lasciavano che le truppe si scatenassero sugli inermi cittadini. Solo nei castelli posti in altura la vita poteva scorrere relativamente più tranquilla sotto la protezione dei signorotti locali.
Nell'XI secolo si trovavano su colli vicini due castelli, sul colle della Ginestra (così nominato per le piante di questa specie che lo circondavano) si trovava lospedale di San Michele Arcangelo retto dai Monaci Benedettini per l'assistenza ai pellegrini e viandanti in transito per i Luoghi Santi. Sull'altro colle, nel ventunesimo secolo denominato deiCappuccini dal convento dove i Francescani si stabilirono nel XVI secolo, sorgeva il "castellare" oCastrum Montisguarchi oMonteguarco (che più tardi assumerà la denominazione di Montevarchi) così designato probabilmente perché questa località segnava il passaggio o “varco” tra il territorio fiorentino e quello aretino.
Dai primi documenti che menzionano il Castello de Monteguarco si rileva che intorno al Mille ne erano padroni i MarchesiBourbon del Monte Santa Maria, famiglia che dominò la terra di Montevarchi per tutto il secolo XI.
Si ha infatti un atto dell'aprile 1079 che riguarda la vendita fatta dalla Contessa Sofia alla Chiesa Aretina della quarta parte della Corte e del Castello di Puliciano, con tutte le sue pertinenze. Dalla frase con la quale tale atto termina: “Actum in Comitatu Florentino, intus in Castello de Monteguarco feliciter” si rileva anche che Montevarchi era all'estremo confine del Comitato Fiorentino. Un altro documento menzionante il CastrumMontis Varchis è datato dall'ottobre 1098.
Agli inizi del XII secolo troviamo che il Castello di Montevarchi è menzionato, nei diplomi imperiali, fra i possessi della famiglia dei contiGuidi,Signori della Romagna e del Casentino I conti Guidi del ramo di Dovadola non abitarono a Montevarchi, ma preferirono il loro castello di Modigliana in Romagna.Guido Guerra invece scelse come sua residenza Montevarchi, ed è tradizione che abbia provveduto a far erigere robuste mura intorno agli sparsi raggruppamenti di case e borghi che si erano venuti formando nella pianura sottostante il vecchio castellare dando così origine almercatale di Montevarchi.
Il mercatale divenne presto un importante punto strategico, coinvolto spesso nelle vicende storiche di Firenze, come in occasione della cacciata dei Guelfi dalla città, nella notte della "candellara" il 2 febbraio 1248. Essi trovarono in Montevarchi un rifugio sicuro e vi tennero il loro quartier generale fino all'anno 1250. Sempre nell'anno 1248 il Conte Guido Guerra riportò una clamorosa vittoria, alla testa dei suoi Guelfi, respingendo le truppe imperiali diFederico II di Svevia.
Giovanni Villani scrive in proposito nella sua "cronica" che l'aspra battaglia si svolse nel mercatale di Montevarchi e alla fine i tedeschi vennero sconfitti e «gran parte di loro furono tra morti e presi». Le imprese militari di Guido Guerra sono così numerose che ilPapa Innocenzo IV lo nominò, nel 1248, Capitano Generale dellaSanta Sede. Anche Dante Alighieri lo ha voluto esaltare nella sua Commedia:
«fu di grado maggior che tu non credi: nepote fu de la buona Gualdrada; Guido Guerra ebbe nome, e in sua vita fece col senno assai e con la spada»
Ma la sua impresa più memorabile fu la partecipazione all'impresa diCarlo d'Angiò,conte di Provenza, controManfredi. Alla testa di uno squadrone di 400 cavalieri guelfi toscani, Guido Guerra si copre di gloria, con i suoi guelfi, nelle dure battaglie diSan Germano e diBenevento (26 febbraio 1266), conquistando a Carlo d'Angiò le ambite corone dei Regni diNapoli eSicilia strappandole a Manfredi. Carlo, ammirato del valore di Guido Guerra, vuol premiarlo con un particolare segno di riconoscenza, lasciandone a lui la scelta.
Secondo un'antica, ma radicata, tradizione, il pensiero di Guido Guerra corse al suo diletto Montevarchi ed alla chiesetta diSan Lorenzo, dove sua madreBeatrice dei Conti di Capraia aveva invocato su di lui e sulle sue rischiose imprese belliche la protezione dellaMadonna. Egli chiese così a Carlo, per la sua chiesa, il dono di una insignereliquia della Madonna, che, sotto il titolo "De lacte Beatae Mariae Virginis", ilRe di FranciaLuigi IX – fratello di Carlo d'Angiò – aveva riscattato dall'Imperatore di Costantinopoli. Ottenuta questa Reliquia, volle egli stesso portarla trionfalmente a Montevarchi per farne dono alla sua chiesa. Nel numeroso festante corteo che si formò in questa circostanza presero parte, al seguito di Guido Guerra e dei Guelfi diToscana, lo stesso Carlo d'Angiò con le sue truppe francesi, ed a lui si unirono molti cavalleggeri del popolo fiorentino.
Nel 1254, i quattro eredi del Conte Guido Guerra vendono castello e mercatale aFirenze. Con questo atto, salvo un breve periodo dopo labattaglia di Montaperti (1260), l'area entra definitivamente nella sfera di influenza fiorentina e Montevarchi vede notevolmente rafforzato il proprio ruolo di caposaldo militare nelle lotta dei fiorentini controArezzo (annessa definitivamente nel 1384).
Notevolmente rafforzata risultò anche la posizione economica del mercato nella valle dell'Arno: questo infatti divenne tanto importante da giustificare l'adozione di una propria unità di misura: "lo staio di Montevarchi", la cui esistenza è documentata fin dal 1261.
Con il consolidamento del dominio mediceo le fortificazioni lasciarono sempre più il posto ad edifici a preminente funzione economica, come imagazzini dell'Abbondanza, addossati alle mura, che inglobano laporta del Mulino. Questi magazzini fungevano da centro di raccolta e smistamento dei prodotti delle fattorie medicee delValdarno e dellaValdichiana. Si svilupparono quindi attività legate alla compravendita, al trasporto ed alla molitura dei cereali, ma anche alla lavorazione del lino e della canapa.
A partire dalla fine del Settecento le lavorazioni artigianali si trasformano in industriali: è di questo periodo la nascita del primo cappellificio.
Dopo l'unità d'Italia Montevarchi ebbe un notevole sviluppo industriale, insieme ai comuni circostanti, dovuto alla disponibilità di energia ricavata dalla combustione dilignite estratta dai giacimenti presenti nella zona.
Montevarchi divenne un distretto per la produzione di cappelli ed altri prodotti infeltro; è molto sviluppata la lavorazione della pelle con produzione di scarpe e borse di qualità, legata anche all'industria dell'alta moda.
La Pietà nella Chiesa del SS. RedentoreVia Roma, la via centrale di MontevarchiL'Elephas meridionalis al Museo Paleontologico cittadinoVilla Galeffi, ex residenza del pittore Ernesto Galeffi
Costruito durante il XIII secolo insieme alle mura che circondavano l’antico borgo di Montevarchi, il Cassero fu per secoli la sede del Podestà della Repubblica di Firenze. Rimaneggiato nei secoli, è uno dei pochi elementi difensivi della città sopravvissuti all’abbattimento delle mura nel corso dell'800 e fu destinato a caserma dei Reali Carabinieri.
Attualmente ospita “Il Cassero per la scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento”, un museo di arte contemporanea interamente dedicato alla scultura.
Secondo i datiISTAT al 1º gennaio 2022 la popolazione straniera residente era di 3 838 persone, che rappresentano il 16% della popolazione. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione straniera erano:[8]
La Biblioteca Comunale di MontevarchiGinestra Fabbrica della Conoscenza[9] prende il nome dall'omonimo quartiere cittadino ed è stata inaugurata nel 2014. Oltre ai libri, la biblioteca ospita anche l’archivio storico, spazi per bambini e ragazzi, una sala multimediale e una per le proiezioni video, uno spazio per i fumetti, postazione internet e per progettazioni grafiche.
IlMuseo paleontologico con una raccolta di circa 1600 reperti: rocce, fossili vegetali e fossili animali, provenienti quasi esclusivamente dal antico bacino lacustre preistorico del Valdarno, e di età compresa fra il Pliocene superiore e il Pleistocene inferiore.
Della Luna, speziali prima in Montevarchi e poi aFirenze dove divennero una delle famiglie più ricche e in vista della città
Del Zaccheria, originari di Montevarchi, si trasferirono a Firenze dove condussero una fiorente attività commerciale mantenendo, anche in Montevarchi, un vasto patrimonio latifondistico.
Pitti, nobile famiglia fiorentina che possedeva una delle due grandi fattorie del nucleo abitativo originario diLevanella e che dette alla città Caterina de' Pitti, sfortunata moglie del conte Guido da Moncione dei Conti Guidi assassinato nel 1421 a Montevarchi daAlbertaccio de' Ricasoli, e il poetaFrancesco Pitti divenuto celebre aVenezia con lo pseudonimo diPizio da Montevarchi.
Stemma dei Mini su uno dei palazzi di via RomaLo stemma dei Bartoli nella chiesa della Misericordia
Il più antico elenco delle famiglie montevarchine, conservato nei fondi archivistici dell'Accademia Valdarnese del Poggio, è datato 1592 e venne compilato al momento della divisione in quattro quartieri della città. Un altro elenco, più tardo, venne stilato nel 1634 dalle parrocchie diSan Lorenzo e diCennano che ricontavano i loro parrocchiani dopo la fine dellapestilenza "manzoniana" del 1630.
Famiglie di Montevarchi nel periodo 1592-1634
Amerighi, Arrighetti, Arrigucci
Bacci, Bani, Barboni, Barfalucci, Barlacchi, Barotti, Bartoli, Bartolini, Batacchi, Batelli, Bazzanti, Beccai, Belcorpo, Bencivenni, Bertolli, Betti, Bianchi, Bicilotti, Bicocchi, Bindi, Bogi o del Boggia, Bombarda, Borri o del Borro, Borrigiani, Del Bulla, Burchi, Burgalassi, Burzagli
Calzolai, Cancelli, Canonici, Cantucci, Capponcini, Del Cardinale, Carmignoli, Carucci, Casanova, Dalla Casa, Castellani, Castelli, Catani, Carucci, Ceccherini, Cenni, Cerrini, Cetica, Cevanti, Cherubini, Del Chiara, Chimentelli, Del Ciabatta, Cialdai, Ciaperoni, Ciatti, Cipolli, Corbi o Corboli o Del Corbo, Corsi, Crudeli, Cuffi o Del Cuffa
Dami, Danzini, Dendi, Diecinè, Dolfi, Dussi
Fabbri, Falugi, Fantaccini, Fantoni, Fattoi o Del Fattoio, Fattorini, Del Fora, Franci
La prima domenica di settembre si tiene laFesta del Perdono e, il lunedì successivo, una fiera.Ogni stagione si tiene in Piazza Varchi ilMercatale, con mostra e vendita di prodotti di stagione tipici della zona e prodotti da agricoltura biologica.Di grande interesse sono nei mesi di aprile e maggio le feste delPerdono del Pestello, dellaGinestra e delRione S. Andrea.Da segnalare come evento ormai di importanza nazionale, il VARCHI COMICS - Fiera del fumetto e del fantastico, che si tiene ogni anno a marzo, attirando visitatori da tutta Italia.
Come in molte altre località italiane, anche Montevarchi ebbe negli anni '70 ed '80 alcune stazioni radiofoniche con trasmissioni in modulazione di frequenza. La prima si chiamava Radio Tele Centrale, che iniziò le sue trasmissioni nel 1976 ed aveva gli studi in via Cennano. Dal 1977 iniziò a trasmettere Radio Zero, dagli studi in via Fonte Moschetta, angolo viale Diaz, in gran parte della Toscana. Altre emittenti di Montevarchi sono state Radio Emme (in attività, successivamente trasferita aTerranuova Bracciolini) e Radio Popolare del Valdarno.Dal 1986 è in attività l'emittente televisivaTV1, che a partire dal 2012, ha avviato la trasmissione di ulteriori canali su proprio multiplex.Nel 2008 sono iniziate le trasmissioni della seconda emittente televisiva cittadina Valdarno Channel, in attività fino al 30 giugno 2021.
Il deposito-officina e la sede sociale del gestore, la Società per la trazione elettrica del Valdarno superiore (STV), sorgevano in via Fiorentina, nel ventunesimo secolo viaAmmiraglio Burzagli. Per il passaggio del tram in città fu abbattuta la storica Porta Fiorentina.
Calciatori montevarchini:Aldo Scaramucci ha giocato nella Fiorentina campione d'Italia nel 1956 ed ha disputato la finale di coppa dei campioni Fiorentina Real Madrid al Santiago Bernabéu.
La principale societàMontevarchi, dopo anni fra i professionisti, ha militato nel Eccellenza Toscana fino al novembre2011 quando è stata radiata in seguito alla dichiarazione di fallimento.
Rifondata nello stesso anno, nel 2012/13 ha vinto il campionato di II categoria toscana, nel 2013/14 quello di I categoria toscana, e nel 2014/2015 quello di promozione.Attualmente milita in Serie C.
A novembre del 2011, a seguito del fallimento della vecchia società, ha unito le forze col (risorto) Club Sportivo Aquila 1902, col quale ha portato a termine il campionato di II categoria anno 2011/12.
Paracadutismo: appuntatoCasucci Francesco medaglia d'oro al campionato mondiale di paracadutismo di precisione a squadre svoltosi a Rijeka, in Croazia, nel 2004.Medaglia d'oro al valore atletico n*2909 rilasciata dalCONI nel febbraio 2007.
Pietro Accolti,Relazione del presente stato e bisogni della Terra di Montevarchi, 1627, ed. Montevarchi, Tipografia Varchi, 1901PDFdoc
Jacopo Sigoni,Cronaca breve della terra di Montevarchi, 1650, manoscritto conservato presso l'Accademia Valdarnese del Poggio
Jacopo Dendi,Palco di memorie attenenti al Ven. Capitolo, e Canonici dell'Insigne Collegiata chiesa di San Lorenzo di Montevarchi, Montevarchi, XVII secolo.
Prospero Maria Conti,Storia civile ed ecclesiastica della terra di Montevarchi, Montevarchi, Manoscritto conservato presso l'archivio della Collegiata di San Lorenzo, 1770