Disambiguazione – "Religione slava" rimanda qui. Se stai cercando il movimento neo-pagano ispirato alla religione degli Slavi prima della loro cristianizzazione, vediFede nativa slava.
Baba Jaga è una delle figure classiche della mitologia slava e del mondo dellafiaba di origine slava. Illustrazione diBilibin
Con il terminemitologia slava ci si riferisce all'insieme dimiti,leggende e credenze su cui era fondata la cultura religiosa degli antichi popolislavi.
Le origini di talemitologia risalgono alla fase di unità culturale, etnica e linguistica di quei popoli, databile - sia pure in maniera semplicemente orientativa - dalneolitico ai primi secoli dell'era moderna.
Successivamente tale mitologia ebbe un'espansione territoriale con conseguente differenziazione tra le varie popolazioni che portò a cambiamenti, variazioni, modifiche, localizzazioni e ampliamenti della tradizione religiosa originaria.
Nonostante ciò, ilcorpus primario di questa mitologia è considerato patrimonio comune di tutti gli antichi slavi: di chiara derivazioneindoeuropea, presenta molti punti in comune con quella dellearee del Baltico, quindi retaggio di una comunanza linguistica e culturale balto-slava.
Si posseggono pochissime informazioni dirette sulla mitologia degli antichi slavi. La motivazione risiede nel fatto che questi popoli non possedevano una scrittura, che venne introdotta solamente insieme alcristianesimo.
La maggior parte delle notizie sullamitologia degli slavi deriva, quindi, principalmente dagli scritti di missionari e cronachisti cristiani, fonti non sempre attendibili, poiché caratterizzate sia da un atteggiamento di frequente disprezzo verso la materia trattata, sia da una commistione tra concezioni pagane e cristiane già in atto. Tra le poche fonti dirette possiamo annoverare:
la raccolta di antichicanti bulgari nota comeVeda Slovena, fonte sottovalutata, ma ricca di informazioni sulle credenze delpaganesimo slavo.
leGesta Danorum dello storicoSaxo Grammaticus, la cui attendibilità è ancora oggetto di discussione, oltre al fatto che egli descriveva perlopiù i miti e le usanze non propriamente slave, bensìnorrene
Tra le fonti slave più antiche di carattere non religioso, ma in ogni caso successive allacristianizzazione, si possono includere:
laCronaca degli anni passati, corpus di scritti annalistici tradizionalmente attribuita allo storicoNestore, ma in realtà opera di compilazioni successive di diversi storici antico-russi
Vanno anche tenute presenti le testimonianze di storici romani delVI secolo comeJordanes eProcopio di Cesarea. Nel suoDe bello gothico quest'ultimo afferma, ad esempio, che «...gli slavi riconoscevano un unico dio, creatore del fulmine, solo padrone dell'universo, a cui venivano sacrificati bestiame e uccelli di diverso tipo».
La scarsità delle informazioni di cui si dispone - che presentano un carattere frammentario, spesso contraddittorio e non sempre attendibile - è dovuta soprattutto alla sistematica eliminazione delle credenze slave attuata durante la cristianizzazione, o alla loro sostituzione con rituali e figure cristiane. I templi pagani, in maggioranza costruiti in legno, vennero distrutti o trasformati in chiese.
A creare ulteriore confusione in materia furono scritti come ilLibro di Veles, diffusi nell'Ottocento e nelNovecento, con la rinascita dell'interesse verso gli antichi miti, poi reinterpretati anche in chiave nazionalistica. In tali ricostruzioni, spesso si ricorreva a prestiti presso altre mitologie come quella greca o iranica (se già l'identificazione dello slavoSvarog con il grecoEfesto è un poco riduttiva, risulta fuorviante conHelios eUrano[1]), per colmare le lacune nei sistemi teologici che si cercava di descrivere.
La popolazione venne battezzata in massa, mentre i sacerdoti e gli sciamani slavi, quando non riuscirono a fuggire, a nascondersi o a camuffarsi, vennero uccisi. Gli alberi e i boschi sacri vennero sradicati. Le divinità e le creature mitologiche vennero degradate al ruolo didemoni e di incarnazioni diSatana o rielaborate tramite assimilazione o affiliazione con figure del cristianesimo.
In generale il numero ridotto di fonti dirette è un corollario della evangelizzazione aggressiva che in diversi momenti storici toccò tutta l'Europa pagana. Le credenze slave vennero però conservate soprattutto nelle fiabe, nei canti, nel folclore e nella tradizione orale. Molti riti pagani permangono fino ad oggi nella tradizione popolare accanto alla religione ufficiale.
Sulla religione degli antichi slavi esistono numerose teorie. Secondo Helmold, che in qualche misura riprende la testimonianza di Procopio, questi popoli erano caratterizzati da unenoteismopagano. Il pantheon slavo sarebbe stato dominato da un dio principale che regnava indiscutibilmente su tutte le altre figure che costituivano divinità chiaramente secondarie o accessorie.
Secondo diversi studiosi si trattava invece di una religionepoliteistica sul modello di quelle indoeuropee, con una compresenza di differenti divinità di uguale o paritetica importanza, tra cui venivano suddivisi funzioni e ruoli. Un'altra concezione ancora è quella che vede nella religione slava un carattereenoteistico, secondo cui le varie divinità erano strutturate gerarchicamente secondo un modello verticale, con al vertice una figura principale, da cui dipendevano in diverso grado le altre.
Il pantheon sarebbe stato suddiviso in tre gruppi principali: divinità superiori che gestivano gli aspetti principali dell'universo, delle stagioni e del tempo; divinità legate alla guerra; divinità connesse alle attività umane e all'economia.
Коловрат,Kolovrat, simbolo delRod (principio supremo e ordine del cosmo).
Il simbolo religioso principale era costituito dallaKolovrat, in un certo modo equivalente allacroce nelcristianesimo. Era un simbolo legato al sole, al fuoco, alla luce, alla produttività umana.
Nonostante alcuni studiosi ritengano che gli slavi non possedessero templi o strutture religiose precise, secondo una forma didruidismo sicuramente presente e legato ai boschi sacri come luogo di culto, la maggioranza degli storici ritiene che la religione slava venisse professata in templi costruiti in legno e andati distrutti con lacristianizzazione. Alcune fonti vogliono che l'ultimo venisse distrutto dal re dei danesiValdemaro I nel1168 adArkona sull'isola diRügen, nellaGermania orientale.
Gli slavi hanno lasciato anche monumenti in pietra, come quello ritrovato nel1848 sul fondo del fiume Zbrucz, un affluente delDnepr, risalente alIX secolo. Questo monumento, dell'altezza di 257cm e del peso di circa 500kg, è conservato attualmente nelMuseo archeologico di Cracovia.
La sua superficie è ricoperta dibassorilievi e presenta una struttura a tre livelli: sul più basso sono raffigurate tre figure umane inginocchiate, su quello centrale ci sono quattro figure che si tengono per mano (due sicuramente sono donne), su quello superiore altre quattro figure con una mano sul petto e una sul ventre. Secondo alcuni studiosi le figure del livello inferiore rappresentano le divinità degli inferi, quelle centrali ritraggono la terra o l'umanità, quelle superiori le divinità del cielo o le stagioni dell'anno.
Anche la struttura a tre livelli viene interpretata in diverso modo: costituisce una visione del cosmo per gli antichi slavi (luna, sole, cielo) o dei ceti sociali. In generale si ritiene che il monumento sia dedicato aSvetovit, dio principale degli slavi baltici.
Anche se esistono sostanziali differenze tra le culture, le storie, le lingue delle antiche popolazioni slave, la loro mitologia è piuttosto omogenea, poiché più antica della suddivisione degli slavi in strutture statali indipendenti. Secondo gli studiosi, le credenze slave, così come quelle di altre culture precristiane, rispecchiano tre aspetti principali:
Il conflitto e l'interazione tra la Luce e l'Ombra. Le divinità della mitologia slava erano contemporaneamente creatrici e distruttrici di vita, come ad esempio nel caso diJarylo, allo stesso tempo dio della primavera e della morte. Questo rispecchia l'idea che la natura sia fondata su un'eterna rigenerazione, su un alternarsi di vita e morte. Questa plurifunzionarietà venne utilizzata della chiesa per la definizione del cristianesimo come bene e luce, mentre tutte le credenze precedenti vennero interpretate e rappresentate come male e tenebre che è necessario combattere.
Il culto dei morti e degli antenati. La cultura slava antica era caratterizzata da complessi rituali funerari che indicano la presenza di unosciamanesimo articolato e un intenso rapporto con il mondo dei morti.
Divinità degli elementi. Oltre agli dei celesti e infernali, il pantheon slavo comprendeva numerose personificazioni dell'onnipotenza della natura, dalla cui benevolenza dipendeva la sopravvivenza dell'uomo. Prevedere il tempo poteva equivalere a prevedere il destino di un'intera società.
Jav è il mondo materiale, naturale, percepibile mediante i cinque sensi. Nav è quello immateriale, il regno degli spiriti e del soprannaturale. Prav rappresenta invece le leggi che governano questi mondi.
Il simbolo principale dellacosmogonia degli antichi slavi è l'Albero del Mondo. Si credeva che questi regni fossero strutturati verticalmente su una quercia gigantesca che sosteneva tutto l'universo. Sulla vetta si trovava ilparadiso slavo chiamatoSvarga, in cui abitavanoSvarog eIriy.
Nel tronco si trovava il mondo delle creature viventi, la realtà, ossia Jav. Nelle radici della quercia si trovavano gli inferi, abitati daČernobog,Morana eZmaj.
Secondo gli studiosi più eminenti, di nessuna divinità possiamo dire con certezza che fosse comune a tutti gli antichi popoli slavi. Inoltre, nella mitologia slava non è riconosciuto unanimemente un unico dio supremo, ma esistevano notevoli differenze di culto a seconda delle zone geografiche, in cui di volta in volta era posto al vertice del pantheon un dio differente.
La divinità più antica è con molta probabilitàRod, personificazione del destino e del fato, riconosciuto dalla maggioranza delle antiche tribù, in coppia conŽiva, personificazione dell'amore e della fertilità. In alcune culture slave la figura più importante eraSvarog, dio delcielo e delsole, che è probabilmente una delle personificazioni ed epiteti di Rod. Alcuni popoli slavi ponevano in cima al loro pantheonPerun, dio delfulmine e dellaluce, mentre per altri ancora la divinità più importante eraVeles, dio dell'aldilà, dellamagia, dell'arte e delcommercio.
Per questi motivi il pantheon slavo non ha una struttura fissa e univoca. Un tentativo in questa direzione venne attuato daVladimir I, principe diKiev negli anni980-988, all'interno della riforma religiosa immediatamente precedente alla cristianizzazione dellaRus' di Kiev. Vladimir eresse sette idoli vicino alla sua corte: Perun come dio supremo, Veles,Chors,Dažbog,Stribog,Simargl, eMokoš come divinità tribali.
Bisogna notare che molte divinità erano conosciute con nomi differenti anche nella stessa lingua, poiché si riteneva che chiamarle con il vero nome procurasse cattiva sorte. Veniva dunque usato un gran numero di perifrasi o aggettivi che descrivevano le loro qualità. Col tempo questi epiteti assunsero un ruolo indipendente e vennero ad accostare i nomi principali (si veda ad esempio il caso di Svarog e Rod).
Morana: dea della morte, dell'inverno, dell'oscurità e della successiva rinascita in primavera
Zmaj: eterno nemico degli dei celesti oppure protettrice delle acque e della semina
Živa: dea slava dell'amore, della vita, della primavera, della fertilità, della nascita, del grano e del frumento, della primavera e della vita in tutte le sue manifestazioni
Perun: Signore del Tuono e dio del fulmine e della luce
Veles: dio dell'aldilà, della magia, dell'arte, del commercio, della terra, delle acque e degli inferi associato ai draghi, al bestiame, alla magia, ai musicisti, alla ricchezza ed all'inganno
Mokoš: dea della pioggia e alla tempesta e rappresentazione della Madre Terra associata alla terra, all'acqua, alla pioggia, alla femminilità, alla fecondità, alla sessualità e ad attività come la tessitura e la filatura
Jarylo: dio dell'agricoltura, della fertilità, della giovinezza, della forza e della primavera
Peklenc: una divinità ctonia, signore del sottosuolo e giudice divino, governava il fuoco sotterraneo in cui si formavano i metalli e le pietre preziose. Regnava anche sulle acque che scorrevano sotto terra e che secondo le antiche credenze slave provocavano i terremoti quando giungevano in superficie. Su ordine di Peklenc la terra si spaccava e si formavano burroni e dirupi profondi come gole infernali
Perperuna: dea della pioggia e della fertilità del suolo
Radigost: protettore delle città, dei commercianti, dei viaggiatori, degli stranieri e dell'ospitalità