Illustrazione dei dodicidèi dell’Olimpo; su untrono, incoronato con unaregalia d’alloro,Omero.La trinità greca e la distribuzione dei tre regni della Terra:Zeus (dio dei cieli),Poseidone (mari e oceani) eAde (mondo sotterraneo e Inferi).
Lamitologia greca è la raccolta e lo studio deimiti[1] appartenenti allacultura religiosa degliantichi greci e che riguardano, in particolare, i lorodèi ederoi. I miti greci furono raccolti incicli che concernono le differenti aree del mondo ellenico. Unico elemento unificante è la composizione delpantheon greco, costituito da una gerarchia di figure divine che rappresentano anche le forze o gli aspetti della natura. Gli studiosi contemporanei studiano e analizzano gli antichi miti nel tentativo di fare luce sulle istituzioni politiche e religiose dell'antica Grecia e, in generale, di tutta l'anticaciviltà greca[2].
Si compone di una vasta raccolta diracconti che spiegano l'origine del mondo ed espongono dettagliatamente la vita e le avventure di un gran numero di dèi e dee, eroi ed eroine e altrecreature mitologiche. Questi racconti inizialmente furono composti e diffusi in unaforma poetica e compositiva orale, mentre sono invece giunti fino a noi principalmente attraverso i testi scritti dallatradizione letteraria greca.
Gli argomenti narrati dalla mitologia greca furono anche rappresentati in molti manufatti: i disegni geometrici sulla superficie divasi epiatti risalenti anche all'VIII secolo a.C.ritraggono scene ispirate al ciclo della guerra di Troia o alle avventure diEracle. Anche in seguito, sugli oggetti d'arte saranno rappresentate scene tratte da Omero o da altri miti, così da fornire agli studiosi materiale supplementare a supporto dei testi letterari[3].
Ebbe una grandissima influenza sullacultura, learti e laletteratura dellaciviltà occidentale e la sua eredità resta tuttora ben viva nei suoi linguaggi e nelle sue culture. È stata sempre presente nel sistema educativo, a partire dai primi gradi dell'istruzione, mentre poeti e artisti di tutte le epoche si sono ispirati a essa, mettendo in evidenza la rilevanza e il peso che i temi mitologici classici potevano rivestire in tutte le epoche dellastoria[4].
Il termine "mito" (μῦθος,mýthos) possiede in Omero ed Esiodo il significato di "racconto", "discorso", "storia"[5][6].
Un racconto "vero"[7], pronunciato in modo autorevole[8] perché «non c'è nulla di più vero e di più reale di un racconto declamato da un vecchio re saggio»[9].
NellaTeogonia èμύθος ciò con cui si rivolgono le deeMuse al pastoreEsiodo prima di trasformarlo in "cantore ispirato"[10].
Diversa è l'origine dellógos (λόγος)[11] che si presenta piuttosto come un "discorso calcolato, ragionato" non necessariamente "vero":
«Illogos della mitologia, in accordo con quello della sofistica, non tiene in nessun conto la verità; piuttosto, esso ha di mira la persuasione.»
(Michel Fattal,Ricerche sul logos. Da Omero a Plotino, Milano, Vita e Pensiero, 2005, p. 55)
Solo dopo il periodo "omerico" si osserva un cambiamento radicale nei significati dei due termini:
«Dopo l'età omerica il rapporto di frequenza dei due termini si inverte gradualmente, e così anche il loro rapporto di valore.Lógos prende via via importanza come designazione di un discorso che non fa appello a una tradizione, ma chiede di essere valutato secondo la sua organizzazione interna, mentremýthos, in quanto il suo valore è legato al prestigio di chi lo proferisce, assume il senso di un discorso non verificabile»
(Maria Michela Sassi,Gli inizi della filosofia: in Grecia, Torino, Boringhieri, 2009, p. 51)
Ciò premesso, conPlatone i due termini si incrociano inmythologia (il nostro usa anchemythous légein,mythologein) a significare quel genere dipoiésis che si occupa di raccontare "intorno a dèi, esseri divini, eroi e discese nell'aldilà"[12].
«Si può dunque concludere con discreto fondamento che il sostantivomythologia e il verbomythologeuo accolsero e conservarono un significato restrittivo dell'originaria parolamythos: il significato di "parola efficace" ridotta a "narrazione non obbligatoria, non implicante argomentazioni"; mentre il significato dimythos come "parola efficace", "progetto", "macchinazione", "deliberazione", si trasferì quasi esclusivamente nella parolalogos e sopravvisse nel verbomythiazomai. Questo vuol dire che la congiunzione dimythos elogos (mythologia,mythologeuo) corrispose alla svalutazione dimythos come "parola efficace", a vantaggio dilogos; […] E dunque ciò induce a supporre che nella storia della lingua greca dopo Omero si sia progressivamente attuata - già prima di Protagora - una svalutazione dimythos a favore dilogos, tanto che le commistioni dimythos elogos furono restrizioni del significato dimythos, quasi chemythos, al contatto diretto con il suo concorrente (non ancora con il suo "contrario"),logos, fosse destinato a cedere parte di sé. Ciò è particolarmente importante, poiché fornisce una base filologica all'ipotesi che la parolamythos significasse originariamente anche l'essenza dei racconti intorno a "dèi, esseri divini, ecc.", e che proprio questa essenza da un lato abbia determinato con la sua crisi la svalutazione e la restrizione semantica dimythos, d'altro lato sia sopravvissuta nell'oggetto indicato dal vocabolo caratteristico dell'istante di crisi:mythologia.»
(Furio Jesi,Il mito, Milano, Mondadori, 1989, pp. 20-1)
Cantori "ispirati" dalle Muse: l'origine sacra della mitologia greca
Le più antiche attestazioni della "mitologia" greca corrispondono ai poemi "omerici" e allaTeogonia diEsiodo, ambedue questi contesti di letteratura sacra si contraddistinguono per un precisoincipit che richiama l'intervento di alcune dee indicate con il termine "Muse" (Μοῦσαι,-ῶν).
LeMuse sono le dee che rappresentano l'ideale supremo dell'Arte, create da Zeus secondo il volere degli altri dei. L'arte va intesa come una visione chiara su tutte le cose, terrestri e divine[13]. Esse "possiedono" i poeti; questi sonoentheos (ἔνθεος "pieni di Dio"), come ricorda lo stessoDemocrito[14]. Essereentheos, è una condizione che «il poeta condivide con altri ispirati: iprofeti, lebaccanti e lepitonesse»[15][16][17].
Le Muse, dunque, sono le dee che donano agli uomini la possibilità di parlare secondo il vero[18], e, figlie di Mnemosýne (Μνημοσύνη), la Memoria, consentono ai cantori di "ricordare" avendo questa stessa funzione un valore religioso e un proprio culto[19].
La mitologia greca, ai giorni nostri, può essere conosciuta essenzialmente attraverso laletteratura. Oltre allefontiscritte possono venire in aiuto anche le rappresentazioni artistiche a carattere mitologico, i cui reperti più antichi risalgono al cosiddettoperiodo geometrico (tra il900 e l'800 a.C.)[20].
La narrazione di miti ricopre un ruolo molto importante in quasi tutti i generiletterarigreci. Ciononostante, l'unico testo completo di genere mitografico a essere sopravvissuto è laBiblioteca delloPseudo-Apollodoro, opera che tenta di conciliare tra loro i divergenti racconti dei poeti e fornisce un ampio compendio dellamitologia grecatradizionale e delleleggende di argomentoeroico[21].
Tra lefonti letterarie dell'epoca più antica, fondamentali sono i due poemiepici diOmero, l'Iliade e l'Odissea. Altri poeti provvidero in seguito a completare ilCiclo epico, ma questi poemi minori sono andati quasi interamente perduti. Nonostante il loro nome, gliInni omerici non hanno alcun rapporto con Omero e sono degli inni di caratterecorale, risalenti all'età dei lirici[22].
Esiodo, poeta forse contemporaneo di Omero, nellaTeogonia ("L'origine degli dei"), che tratta della creazione del mondo, offre la narrazione più completa a nostra disposizione dei miti più antichi, descrivendo la nascita didei,Titani eGiganti, dettagliate genealogie, racconti popolari e mitieziologici. Un altro testo diEsiodo, "Le opere e i giorni", che è unpoema didascalico sulla vita agreste, contiene anche le leggende diPrometeo,Pandora e delleetà dell'uomo. Il poeta dispensa consigli su come riuscire a vivere al meglio in un mondo pericoloso, reso ancora più pericoloso dagli dei che lo governano[23].
GlistoriciErodoto eDiodoro Siculo e igeografiPausania eStrabone viaggiarono a lungo in varie zone delmondo greco e annotarono le storie di cui venivano a conoscenza: in questo modo poterono inserire nei loro scritti numerosi miti locali, spesso versioni alternative e poco conosciute di leggende più note[24].Erodoto, in particolare, esaminò le varie tradizioni che gli si presentavano di fronte, ricostruendone le radici mitologiche e confrontando la tradizione greca con quella orientale[26].
Lapoesiaellenistica e quellaromana, sebbene ormai composte soltanto con finalità letterarie e non come supporto per ilculto, contengono comunque molti importanti dettagli di tipo mitologico, che sarebbero andati altrimenti perduti. Questa categoria include:
La scoperta delle rovine dellaciviltà micenea, da parte dell'archeologotedescoHeinrich Schliemann (XIX secolo), e di quelle dellaciviltà minoica aCreta, per mano dell'archeologobritannicoArthur Evans (XX secolo), è stata di grande aiuto per capire meglio il contesto storico-culturale dei poemi omerici e grazie ai molti reperti archeologici rinvenuti nelle campagne di scavo è stato possibile comprendere alcuni particolari dei racconti mitologici. Sfortunatamente le testimonianze trovate nei siti micenei e cretesi sono esclusivamente di tipomonumentale, dato che lascritturaLineare B (un'antica forma di lingua trovata sia sull'isola diCreta sia nellaGrecia continentale) era principalmente utilizzata per redigere registri e inventari, anche se talvolta, non senza qualche incertezza, è possibile rintracciare su queste tavolette i nomi di dei ed eroi[23].
I disegni geometrici sui manufatti diceramica risalenti all'VII secolo a.C. ritraggono scene tratte dalciclo troiano e dalle avventure diEracle[23]. Queste rappresentazioni grafiche di scene mitologiche sono importanti per due diverse ragioni: da un lato è stata trovata la testimonianza di molti miti greci su vasi di epoche anteriori a quelle delle fonti letterarie (delledodici fatiche di Eracle, soltanto l'episodio conCerbero è stato trovato prima su una fonte letteraria[27]), dall'altro le fonti tratte da oggetti d'arte talvolta ritraggono miti e scene mitologiche che non sono affatto presenti in testi scritti. In alcuni casi la rappresentazione di un mito sui vasi del periodo geometrico ha preceduto di parecchi secoli la prima testimonianza scritta da noi conosciuta[20].
La mitologia dei popoli greci non è stata un "corpus" immobile ed immutabile, ma nel corso del tempo è cambiata, adeguandosi all'evoluzione della loro cultura. I primi abitanti dellapenisola balcanica erano un popolo di agricoltori che tendeva ad attribuire il dominio di unospirito ad ogni aspetto della natura. Queste vaghe entità spirituali finirono per assumere un aspetto umano ed entrarono a far parte della mitologia locale con il ruolo di dei e dee[28]. Quando la zona venne invasa datribù provenienti dal nord della penisola, queste popolazioni portarono con sé il culto di nuove e diverse divinità, che erano in relazione con la conquista, la forza, il valore in battaglia, l'eroismo e la violenza. Alcune delle vecchie divinità create dalla precedente società rurale fusero i propri aspetti con quelle portate da questi potenti invasori, altre finirono per essere soppiantate e dimenticate[29].
Verso la metà dell'epoca arcaica divennero sempre più frequenti leggende riguardanti le relazioni tra divinità maschili ed eroi, fatto che indica il parallelo sviluppo in questo periodo dell'abitudine dellapederastia pedagogica (Eros paidikos,παιδικός ἔρως), sebbene la pratica si sia largamente diffusa attorno al630 a.C. Entro la fine delV secolo a.C. i poeti avevano attribuito uneromenos ad ognuno degli dei più importanti, eccettuatoAres, e a molti altri personaggi leggendari[30]. Anche miti precedentemente esistenti, come quello diAchille ePatroclo, furono riletti in chiaveomosessuale[31]. In periodi successivi, dapprima i poeti Alessandrini e poi i mitografi della prima età imperiale romana adattarono spesso, adeguandoli alla loro cultura, la storia dei personaggi della mitologia greca.
La poesia epica creò una serie di cicli di leggende, con il risultato di sviluppare una qualche forma di cronologia mitologica: in questo modo le storie narrate dalla mitologia greca finirono praticamente per narrare una fase dell'evoluzione del mondo e dell'uomo[32]. Le molte contraddizioni evidenti tra le varie leggende rendono impossibile ricostruire una linea cronologica completa, ma se ne può almeno abbozzare una approssimativa. Si può dividere la storia del mondo secondo la mitologia in 3 ampi periodi:
"I miti delle origini" ovvero "L'età degli dei" (Theogonies, "nascite degli dei") – Si tratta di miti riguardanti le origini del mondo, degli dei e della razza umana.
"L'epoca in cui gli dei e gli uomini vivevano insieme liberamente" – Racconti delle prime interazioni tra dei,semidei e mortali.
"L'epoca degli eroi" ovvero "L'età eroica" – In questo periodo gli dei erano meno attivi e meno presenti. Le ultime e più importanti tra le leggende di questo periodo sono quelle legate allaguerra di Troia e agli avvenimenti successivi (alcuni studiosi tendono a considerarle in una categoria a parte)[33].
L'epoca degli dei è stata spesso considerata la più interessante dagli studiosi contemporanei, ma gli autori greci delle epoche arcaica e classica mostrano invece una spiccata preferenza per l'epoca degli eroi. Ad esempio l'Iliade e l'Odissea, per il successo riscosso e le stesse dimensioni dei testi, fecero apparire laTeogonia e gliInni Omerici, le cui narrazioni erano incentrate sugli dei, come delle opere minori. Sotto l'influenza delle opere di Omero il "culto degli eroi" portò ad una revisione di alcune concezioni religiose, che si tradusse nella separazione tra il regno degli dei da quello dei morti (gli eroi), e tra le divinitàolimpiche da quellectonie[34]. NeLe opere e i giorni, Esiodo si serve dello schema delle quattroEtà dell'uomo:L'età dell'Oro, dell'Argento, del Bronzo e del Ferro. Queste età sono state create dagli dei separatamente; l'età dell'oro si riferisce al regno di Crono, mentre quelle successive sono opera di Zeus. Esiodo pone l'età degli eroi subito dopo quella del bronzo. L'ultima, quella del ferro, è quella in cui viveva il poeta stesso. Egli la considera la peggiore, in quanto nel mondo ha fatto la sua comparsa il male, come viene spiegato dal mito diPandora[35]. Nella sua opera,Le metamorfosi,Ovidio segue lo stesso schema delle quattro età introdotto da Esiodo[36].
"I miti dell'origine", o "miti della creazione", rappresentano un tentativo di tradurre l'universo in termini comprensibili all'uomo e di spiegare l'origine del mondo[37]. Il racconto tradizionalmente più diffuso e accettato degli inizi del mondo è quello narrato nellaTeogonia di Esiodo. Tutto comincia con ilCaos, un enorme ed indistinto nulla. Dal vuoto del caos apparveGea (la Terra) con alcune altre divinità primordiali:Eros (l'Amore), l'Abisso (ilTartaro) e i gemelliNyx (la notte) edErebo (l'oscurità)[38]. Gea, senza la collaborazione di alcuna figura maschile, generòUrano (il cielo), che una volta nato la fecondò. Dalla loro unione per primi nacquero iTitani, sei maschi e sei femmine:Oceano,Ceo,Crio,Iperione,Giapeto,Teia,Rea,Temi,Mnemosine,Febe,Teti eCrono. Poi nacquero i monocoliCiclopi (Bronte,Sterope eArge) e gliEcatonchiri (Briareo,Gige eCotto) dalle cento mani. Urano getta i figli nel Tartaro per paura di perdere per causa loro il posto di re, in quanto marito di Gea, del creato.
Crono – "l'astuto più giovane e terribile dei figli di Gea"[38] – venne salvato dalla madre Gea e poté così vendicare i suoi fratelli. Evirò il padre e divenne il sovrano dei titani prendendo come moglie la sorella Rea, mentre gli altri Titani andarono a comporre la sua corte. Da Rea ebbe diversi figli che, per paura che lo spodestassero, mangiò uno ad uno. Ma non il più piccolo, Zeus, che Rea riuscì a nascondere affidandolo alle cure della capraAmaltea e che sostituì con una pietra ravvolta in fasce e in panni. Crono, ignaro della sostituzione, ingoiò quello che credeva l'ultimo dei suoi figli. Una volta adulto Zeus affrontò suo padre e lo costrinse a bere un farmaco che gli fece vomitare tutti i figli che aveva divorato, infine lo sfidò scatenando una guerra per il trono degli dei. Alla fine, con l'aiuto dei Ciclopi (che aveva liberato dal Tartaro) e di Campe, Zeus e i suoi fratelli e sorelle riuscirono ad avere la meglio, mentre Crono ed i Titani furono gettati a loro volta nel Tartaro e lì imprigionati[39].
Nell'opinione dei primi antichi Greci che si occuparono di poesia, la teogonia era considerata un prototipo poetico – il prototipo del "mito" – e non si era lontani dall'attribuirle poteri magici.Orfeo, l'archetipo del poeta, era considerato anche il primo compositore di teogonie, delle quali nelleArgonautiche di Apollonio si serve per placare i mari e le tempeste e per commuovere gli induriti cuori degli dei dell'oltretomba durante la sua discesa all'Ade. QuandoErmes nell'"Inno Omerico ad Ermes" inventa lalira, la prima cosa che fa è usarla per cantare la nascita degli dei[40].
LaTeogonia di Esiodo non è soltanto la più completa descrizione delle leggende sugli dei giunta fino a noi ma anche, grazie alla lunga invocazione preliminare alleMuse, una fondamentale testimonianza di quale fosse il ruolo del poeta durante l'epoca arcaica. La teogonia fu il soggetto di molti poemi andati perduti – tra cui quelli attribuiti ad Orfeo,Museo,Epimenide,Abaride e ad altri leggendari cantori – che venivano usati nel corso di segreti rituali di purificazione eriti misterici. Alcuni indizi suggeriscono chePlatone conoscesse bene alcune versioni della teogonia Orfica[41]. Di queste opere non restano che pochi frammenti all'interno di citazioni deifilosofineoplatonici e su alcuni brandelli di papiro rinvenuti solo da poco nel corso di scavi archeologici. Uno di questi frammenti, ilPapiro di Derveni, prova come almeno nelV secolo a.C. un poema teo-cosmogonico attribuito ad Orfeo esistesse veramente. In questo poema, che tentava di superare il valore di quello di Esiodo, la genealogia divina veniva ampliata con l'aggiunta diNyx (la Notte), che nella linea temporale andava a posizionarsi prima di Urano, Crono e Zeus[42].
I primi filosofi naturalisti si opposero, o talvolta le usarono come base di partenza per le loro teorie, alle convinzioni popolari basate sulla mitologia e diffuse nel mondo greco. Alcune di queste idee possono essere rintracciate nelle opere di Omero e di Esiodo. In Omero la terra è concepita come un disco piatto che galleggia sul fiumeOceano, sovrastato da un cielo emisferico su cui si muovono il sole, la luna e le stelle. Il sole,Elio, attraversava i cieli alla guida del suo carro, mentre di notte si pensava che si spostasse attorno alla terra riposando in una coppa d'oro. Il sole, la terra, il cielo, i fiumi e i venti potevano essere oggetto di preghiere e chiamati a testimoni di giuramenti. Le cavità naturali erano generalmente interpretate come degli ingressi verso il mondo sotterraneo dell'Ade, la casa dei morti[43].
Dopo la cacciata dei Titani, emerse un nuovo pantheon di esseriimmortali composto daDei e Dee. Tra le principali divinità greche spiccano gliOlimpi (la determinazione del loro numero a dodici sembrerebbe essere un'idea relativamente moderna)[44], che risiedevano sulla cima del MonteOlimpo sotto la guida di Zeus. Oltre agli Olimpi, i Greci venerarono diverse divinità agresti come il dio-capraPan, leNinfe, leNaiadi (che abitavano le sorgenti), leDriadi (che dimoravano negli alberi), leNereidi (abitatrici dei mari), gli dei fluviali, iSatiri e altre. Oltre a queste esistevano le oscure forze del mondo sotterraneo come leErinni (o Furie), che si credeva perseguitassero chi avesse commesso crimini contro i propri consanguinei[45]. In onore degli dei del pantheon greco, i poeti composero gliInni omerici (una raccolta di 33 canti)[46].
Nei moltissimi miti e leggende di cui si compone la mitologia greca, le divinità sono descritte come esseriimmortali dotati di un corpo idealizzato ma assolutamente reale. SecondoWalter Burkert la caratteristica qualificante dell'antropomorfismo greco è che "gli dei greci sono persone, non astrazioni, idee o concetti"[47]. Al di là del loro aspetto, gli antichi dei greci erano dotati di fantastiche capacità; tra le più significative c'era l'immunità verso qualsiasi tipo di malattia e il poter essere feriti solo se si fossero verificate alcune circostanze straordinarie. I Greci pensavano che l'immortalità fosse una caratteristica distintiva dei loro dei; era assicurata loro, al pari dell'eterna giovinezza, dal costante consumo dinettare eambrosia, che rinnovavano il sangue divino che scorreva nelle loro vene[48].
Ogni dio ha la propriagenealogia, persegue i propri scopi e interessi, è dotato di specifiche capacità e possiede una personalità unica e chiaramente distinguibile da quelle degli altri; tuttavia queste descrizioni provengono da diverse varianti locali delle leggende, e queste varianti talvolta sono in contrasto tra di loro. Quando questi dei venivano invocati nei componimenti poetici, nelle preghiere o durante i rituali di culto, ci si rivolgeva loro combinando il loro nome con uno o piùepiteti, che distinguevano tra le varie forme in cui gli dei stessi si potevano manifestare (ad esempioApollo Musagetes indica "Apollo la guida delleMuse").
La maggior parte degli dei era associata ad aspetti specifici della vita. Ad esempio,Afrodite era la dea dell'amore e della bellezza,Artemide dea della caccia, della luna e protettrice di animali,Ares della guerra,Ade dei morti e del sottosuolo eAtena della saggezza e delle arti[49]. Alcune divinità, come Apollo eDioniso, mostravano personalità complesse e si occupavano di vari aspetti della vita, mentre altre, comeEstia oElio, erano poco più che mere personificazioni. Itempli greci più suggestivi e solenni furono dedicati per lo più ad un ristretto numero di dei, quelli il cui culto era centrale nella religiositàpanellenica. Era comunque comune che singole regioni o villaggi fossero particolarmente devote anche a divinità minori considerate le loro protettrici. Inoltre, in molte città il culto delle divinità più note era praticato seguendo particolari rituali locali, che li associavano a strane leggende altrove del tutto sconosciute. Durante l'età eroica, il culto degli eroi e deisemidei si affiancò a quello delle divinità principali.
Tra l'età in cui gli dei vivevano soli e quella in cui gli interventi divini negli affari umani diventarono limitati, ci fu un'epoca di transizione nella quale dei e uomini agivano fianco a fianco. Ciò accadde durante tempi immediatamente successivi alla creazione del mondo, in cui i due gruppi si unirono con molta più libertà di quanto non abbiano fatto in seguito. I racconti di queste vicende, la maggior parte dei quali fu successivamente riportata nelleMetamorfosi diOvidio, possono essere suddivisi in due categorie tematiche: i racconti d'amore e i racconti delle punizioni[50].
I racconti d'amore spesso narrano diincesti, oppure della seduzione o dellostupro di una donna mortale da parte di una divinità maschile, unioni dalle quali discendono glieroi. L'insegnamento di queste storie generalmente è che le relazioni tra dei e mortali sono qualcosa da cui è meglio tenersi alla larga; anche le relazioni consensuali raramente terminano con un lieto fine[51]. In alcuni casi è una divinità femminile che si accoppia con un mortale, come accade nell'Inno Omerico ad Afrodite, in cui la dea si giace conAnchise per generareEnea. Le nozze diPeleo eTeti, che portarono alla nascita diAchille, costituiscono un altro mito di questo secondo tipo.
I racconti delle punizioni ruotano perlopiù attorno al furto o all'invenzione di alcune importanti scoperte culturali, come quandoPrometeo ruba il fuoco agli dei, quandoTantalo sottrae il nettare e l'ambrosia dalla tavola di Zeus e li dà ai suoi sudditi rivelando loro i segreti degli dei, quando Prometeo oLicaone inventano i sacrifici, quandoDemetra insegna i segreti dell'agricoltura e iMisteri eleusini aTrittolemo, o quandoMarsia trova ilflauto gettato sulla Terra da Atena e sfida Apollo ad una gara di abilità musicale. Un frammento di papiro anonimo, che si fa risalire alIII secolo a.C., racconta in modo molto vivido la punizione che Dioniso infligge alre di TraciaLicurgo che aveva riconosciuto il dio con colpevole ritardo, ricevendone pene terribili che si sarebbero protratte anche nell'aldilà[52]. La storia dell'arrivo di Dioniso in Tracia per fondarvi il proprio culto fu anche il soggetto di una trilogiatragica diEschilo[53]. In un'altra tragedia,Le Baccanti diEuripide, il re diTebePenteo viene punito da Dioniso perché gli ha mancato di rispetto ed ha spiato le sueMenadi[54].
In un'altra leggenda, basata su un antico racconto popolare dal tema simile[55],Demetra, mentre stava cercando la figliaPersefone, aveva assunto l'aspetto di una vecchia di nomeDoso, godendo così dell'ospitalità del re diEleusiCeleo. Per compensarlo dell'accoglienza offerta, Demetra progettò di trasformarne il figlioDemofoonte in un dio, ma non riuscì a completare il necessario rituale perché la madreMetanira, vedendo il figlio tra le fiamme del focolare, la interruppe gridando spaventata. Demetra se ne ebbe a male e si lamentò dell'incomprensione che gli stupidi mortali riservano airiti divini[56].
La poesia epica e genealogica creò dei cicli di leggende che si raggruppavano attorno alla figura di determinati eroi o che sviluppavano la storia di alcuni eventi. In questo modo si spiegavano inoltre le relazioni familiari e le discendenze di eroi che figuravano in leggende diverse, finendo per riordinare le leggende stesse in una successione abbastanza stabile.
In seguito all'incremento dell'abitudine al culto degli eroi, gli dei e gli eroi finirono per fare parte di un unico immaginario sacro, venendo invocati insieme nei giuramenti e nelle preghiere[57]. Contrariamente a quanto accadde durante l'età degli dei, nel corso dell'età eroica il numero degli eroi non rimase fisso e non vi fu mai un loro elenco definitivo: mentre non si parlò più della nascita di nuovi grandi dei, eroi nuovi continuavano a sorgere nel corpus leggendario. Un'altra importante differenza tra i due culti è che l'eroe locale diventa il centro dei culti locali e le popolazioni delle varie zone e città si identificano in esso[58].
Le grandiose avventure diPerseo secondo molti rappresentano l'inizio dell'età degli eroi. Il più grande eroe in assoluto è però consideratoEracle, che tra l'altro prenderà parte alla spedizione degliArgonauti. Seguiranno poi due importanti eventi bellici: laguerra Tebana[59] e laguerra di Troia.
È possibile che ad ispirare la figura di Eracle e le complesse leggende che lo riguardano sia stato un uomo realmente esistito; forse si trattò di un condottiero militare al servizio del regno diArgo. Tuttavia, secondo la tradizione Eracle era figlio di Zeus e diAlcmena, la nipote diPerseo[60]. Le sue incredibili imprese, molte delle quali tratte dalfolklore locale, fornirono una gran mole di spunti per le leggende più note. Fu ritratto come molto devoto e dedito alla costruzione di altari, famoso però per il suo eccezionale appetito; questo è il ruolo in cui appare nei racconti più leggeri e divertenti, mentre la sua terribile fine è stata fonte di ispirazione per i tragediografi[61]. Nelle opere d'arte e in quelle letterarie Eracle fu rappresentato come un uomo estremamente muscoloso e forte, ma non eccessivamente alto; l'arma di cui solitamente si serviva era l'arco, ma usava frequentemente anche unaclava. Le decorazioni sugli oggetti ceramici dimostrano l'incomparabile popolarità raggiunta da Eracle: solo la sua lotta contro ilLeone di Nemea venne dipinta centinaia di volte[61].
La figura di Eracle venne recepita anche dalle mitologieromana edetrusca e l'esclamazione "Mehercule!" divenne abituale tra i Romani come "Herakleis!" lo era tra i Greci[61]. InItalia fu venerato come una divinità protettrice di mercanti e commercianti, anche se alcuni continuavano ad invocarlo, secondo tradizione, perché concedesse loro fortuna e li salvasse dai pericoli[60].
La figura di Eracle fu accostata alle classi sociali più illustri attribuendogli il ruolo di progenitore della dinastia realedorica. Questa leggenda probabilmente servì per legittimare a posteriori la migrazione del popolo dorico nelPeloponneso.Illo, l'eroe eponimo della stirpe dorica, fu trasformato nel figlio di Eracle e incluso tra gliEracleidi (i numerosi discendenti di Eracle, specialmente dalla linea che fa capo ad Illo stesso – altri Eracleidi furonoMacaria,Lamo,Manto,Bianore,Tlepolemo eTelefo). I sedicenti Eracleidi nel Peloponneso conquistarono i regni diMicene,Sparta eArgo rivendicando, secondo quanto sostenuto nelle leggende, il loro diritto a governare derivante dagli illustri progenitori. La loro ascesa al potere è stata spesso denominata comeInvasione Dorica. In epoche successive anche gli appartenenti alle case regnanti diLidia eMacedonia assunsero il titolo di Eracleidi[62].
Altri esponenti di questa prima generazione di eroi, comePerseo,Deucalione,Teseo eBellerofonte, condividono con Eracle alcuni tratti comuni: tutti compiono le loro imprese da soli e queste imprese, nelle quali sconfiggono mostri comeMedusa o laChimera, possiedono molti elementi fantastici e simili a quelli dellefiabe. Anche l'intervento degli dei che mandano l'eroe verso la morte è un tema ricorrente di questa prima tradizione eroica, come mostrano le leggende di Perseo e Bellerofonte[63].
L'unico poema epico sopravvissuto dell'epocaEllenistica sonoLe Argonautiche diApollonio Rodio (poeta, studioso e direttore dellaBiblioteca di Alessandria) che narrano la leggenda del viaggio diGiasone e degliArgonauti intrapreso per riprendere ilVello d'oro nel mitico paese dellaColchide. Nelle Argonautiche Giasone è spinto all'impresa dal rePelia, che aveva saputo da una profezia che un uomo con un solo sandalo sarebbe stato la suanemesi. Giasone arriva a corte dopo aver appunto perso un sandalo nel fiume e da questo antefatto prende il via l'avventura. Quasi tutti gli eroi di questa seconda generazione accompagnano Giasone sulla naveArgo nella sua ricerca del Vello d'oro: tra gli altri ci sonoEracle, iDioscuri,Atalanta eMeleagro al quale era stato dedicato un ciclo epico che rivaleggiava con Iliade e Odissea. SiaPindaro che Apollonio che loPseudo-Apollodoro si sforzarono nelle loro opere di dare un elenco completo degli Argonauti[64]
Apollonio compose il suo poema nelIII secolo a.C., ma la leggenda originaria è in realtà precedente all'Odissea, nelle cui pagine si possono trovare rimandi alle imprese di Giasone, tanto che la storia dei vagabondaggi e delle avventure di Odisseo potrebbe esserne stata ispirata.[65] Nell'antichità la spedizione fu considerata un fatto storico effettivamente accaduto, ed interpretata come un episodio della storia dell'apertura al commercio e alla colonizzazione greca nell'area delMar Nero.[66] La leggenda godette comunque di una grande popolarità, anche grazie al gran numero di leggende locali che, fondendosi con essa, finirono per creare un ciclo epico. In particolare, il personaggio diMedea catturò l'immaginazione dei poeti tragici divenendo fonte di ispirazione per molti componimenti Ψ.[67]
Tra quella degli Argonauti e quella che si cimentò nella guerra di Troia, ci fu una generazione di eroi conosciuta principalmente per essersi macchiata di orribili crimini: tra questi spiccanoAtreo eTieste. Dietro al mito della casata di Atreo (che insieme con quella diLabdaco è una delle due dinastie eroiche più importanti) si nasconde l'eterno problema del passaggio di mano del potere e delle modalità di accesso al trono. I due fratelli e i loro discendenti rivestono un ruolo fondamentale nel drammatico passaggio di potere nella città diMicene.[68]
IlCiclo tebano tratta soprattutto delle vicende legate aCadmo, il fondatore della città, e successivamente della storia diLaio edEdipo; si tratta di una serie di vicende che portano alla fine al saccheggio della città per mano deiSette contro Tebe (non è chiaro se le figure di questi sette eroi fossero già presenti nei miti antichi) e degliEpigoni.[69] Per quanto riguarda Edipo, i miti originari sembrerebbero raccontare una storia diversa da quella che è diventata famosa attraverso latragedia diSofocle e le leggende più tarde: pare infatti che, dopo aver scoperto cheGiocasta era sua madre, continuò ugualmente a governare la città, prendendo però in moglie un'altra donna che gli assicurasse la discendenza Ψ.[70]
La mitologia greca raggiunge il suo momento più significativo con laguerra di Troia, combattuta tra Greci e Troiani, e le vicende ad essa successive. Le linee principali di questo ciclo di leggende furono tratteggiate da Omero, mentre in epoche successive altri poeti e drammaturghi elaborarono e svilupparono le storie di vari singoli personaggi. Grazie alla storia del condottiero troianoEnea, raccontata daVirgilio nell'Eneide, la guerra di Troia finì per rivestire una certa importanza anche nellamitologia romana.
Il ciclo della guerra di Troia, una raccolta di poemi epici, narra il racconto degli eventi che fecero da prodromi alla guerra stessa: tra questi le leggende diEris e la mela d'oro, delgiudizio di Paride, del rapimento diElena, e del sacrificio diIfigenia inAulide. Per riprendere Elena i greci organizzarono una grande spedizione militare sotto il comando del fratello diMenelao, il re di MiceneAgamennone, ma i Troiani rifiutarono di restituire la donna. L'Iliade, ambientata durante il decimo anno di guerra, racconta della lite tra Agamennone eAchille, il migliore dei guerrieri greci, e delle conseguenti morti in battaglia dell'amico di AchillePatroclo, e diEttore, figlio diPriamo e comandante in capo dell'esercito troiano. Dopo la morte di Ettore, alle forze troiane si unirono due esotici alleati: la regina delleAmazzoniPentesilea ed il re degliEtiopiMemnone, figlio della dea dell'auroraEos.[71]
Achille uccise entrambi questi nuovi guerrieri, maParide riuscì a sua volta ad abbattere l'eroe greco con una freccia. Prima di poter conquistare la città, i Greci furono costretti a rubare dall'acropoli di Troia la statua di lignea di Atena, ilPalladium. Alla fine, con l'aiuto della dea, costruirono ilcelebre cavallo di legno che i Troiani, nonostante gli avvertimenti della profetessaCassandra e del sacerdoteLaocoonte, portarono entro le mura, persuasi daSinone, un acheo fintosi disertore. Quella stessa notte la flotta greca ritornò in segreto ed i guerrieri nascosti nel cavallo fecero irruzione in città, che venne saccheggiata e poi distrutta. Priamo e i suoi figli maschi rimasti furono uccisi, mentre le donne di Troia furono incluse nel bottino di guerra e portate in Grecia come schiave.
Gli avventurosi viaggi di ritorno dei capi dei greci sono narrati in due poemi epici: iRitorni (Nostoi andato perduto) e l'Odissea di Omero. Il ciclo delle leggende relative alla guerra di Troia include anche le avventure di alcuni dei figli degli eroi, comeTelemaco edOreste.[71]
La Guerra di Troia fornì una notevole quantità di spunti per gli artisti delle epoche successive e fu fonte di ispirazione per opere come lemetope delPartenone che rappresentano appunto scene tratte dal saccheggio della città; questa predilezione mostra piuttosto chiaramente l'importanza che questo ciclo di storie ebbe per l'antica civiltà greca.
La conoscenza della mitologia era profondamente radicata e faceva parte della vita quotidiana degli antichi greci.[72] I Greci consideravano la mitologia come parte della loro storia. Si servivano dei miti per spiegare sia i fenomeni naturali, sia le diversità culturali e le inimicizie e alleanze politiche. Provavano un sincero orgoglio quando pensavano di essere riusciti a scoprire che la lineagenealogica di uno dei loro re o leader risaliva fino ad un dio o a un eroe. Pochi credevano che i racconti dell'Iliade e dell'Odissea non corrispondessero ad eventi effettivamente accaduti. La profonda conoscenza dell'epica omerica era considerata dai Greci come la base del loro processo di accrescimento culturale. Omero era "l'istruzione della Grecia" (Ἑλλάδος παίδευσις), e i suoi componimenti "Il Libro".[73]
Verso la fine delV secolo a.C. videro la luce i primi scritti filosofici e storici ispirati a un pensiero razionale e il destino dei racconti mitologici si fece incerto, anche perché si stava facendo largo una concezione della storia, come quella diTucidide, che tendeva a escludere dalle genealogie le discendenze sovrannaturali[74]: mentre i poeti e i drammaturghi stavano rielaborando gli antichi miti, gli storici e i filosofi cominciarono a criticarli[75].
Alcuni filosofi comeSenofane diColofone già a partire dalVI secolo a.C. avevano cominciato a bollare i racconti dei poeti come menzogne blasfeme; Senofane lamentava che Omero ed Esiodo attribuissero agli dei «tutto ciò che è vergognoso e riprovevole tra gli uomini: rubano, commettono adulterio e si ingannano l'un l'altro»[76]. Questo modo di pensare trova la sua più compiuta espressione nellaRepubblica e nelleLeggi diPlatone. Il filosofo creò una propria mitologia allegorica, attaccò i racconti tradizionali e si oppose al ruolo centrale che avevano fino ad allora nella letteratura greca[77]. La critica di Platone (definiva gli antichi miti "chiacchiere da donnette")[56] rappresentò la prima vera sfida alla tradizione omerica[73]. Da parte sua,Aristotele criticò l'approccio filosofico deiPresocratici, ancora influenzato dai miti, e sottolineò che «Esiodo e i compositori di Teogonie si occupavano solo di ciò che sembrava vero a loro stessi, senza avere rispetto per noi […] Ma non vale la pena prendere sul serio scrittori che si basano sulla mitologia; da buoni studiosi che si preoccupano di provare le loro affermazioni, dobbiamo mettere le loro teorie alle strette»[74].
Neppure Platone fu comunque in grado di sottrarre pienamente se stesso, né tantomeno la società del tempo, dall'influenza esercitata dai miti: la caratterizzazione che fa nei suoi scritti del personaggio diSocrate è infatti chiaramente basata su modelli omerici e tragici tradizionali, dei quali il filosofo si serve per celebrare la virtuosa vita del suo maestro.[78]
Alcuni studiosi ritengono che il rifiuto della tradizione omerica propugnato da Platone non sia stato comunque effettivamente recepito dalla società greca.[73] Gli antichi miti continuarono ad essere mantenuti vivi nei culti locali e continuarono costituire fonte di ispirazione per poeti, pittori e scultori.[74]
NelV secolo a.C.Euripide, muovendosi con maggiore leggerezza, spesso giocò con le antiche tradizioni, parodiandole e facendo notare i suoi dubbi in materia attraverso le voci dei personaggi dei suoi lavori, le cui trame sono comunque tutte ispirate ai miti stessi. Molte di queste opere furono scritte come risposta a precedenti versioni delle leggende: Euripide si occupa soprattutto delle storie che riguardano gli dei e le critica in modo simile a quello di Senofane, facendo notare come gli dei, nell'immaginario tradizionale,assomiglino agli uomini in maniera fin troppo grossolana ".[76]
Durante l'epocaellenistica, la conoscenza della mitologia cominciò ad essere considerata come un segno di profonda cultura, e chi ne fosse stato in possesso come appartenente ad una classe sociale e culturale elevata. Allo stesso tempo, la virata verso un approccio scettico nei suoi confronti divenne ancor più accentuata.[79] Il mitografo grecoEvemero inaugurò l'abitudine di ricercare le basi storiche e reali a cui far risalire l'origine degli antichi miti.[80] Nonostante la sua operaSacra scrittura sia andata perduta, si è potuto ricostruirne gran parte del contenuto grazie a quanto riportato nelle opere di Diodoro Siculo eLattanzio.[81]
La razionalizzazione dell'ermeneutica del mito fu un procedimento che diventò ancora più popolare in epoca imperiale romana, grazie alle teorie materialiste dei filosofistoici edepicurei. Gli stoici spiegavano gli dei e gli eroi come interpretazioni fantasiose di fenomeni naturali, mentre glievemeristi li vedevano come adattamenti di figure storiche. Gli stoici e ineoplatonici valorizzavano però anche il significato morale posseduto dalle tradizioni mitologiche, spesso basandosi sull'etimologia dei nomi greci.[82]Lucrezio, con il suo insegnamento ispirato alla filosofia epicurea, tentò di estirpare le paure dettate dalla superstizione derivante dalla mitologia dalle menti dei suoi concittadini.[83] AncheTito Livio si mostra scettico nei confronti della tradizione mitologica e afferma che non intende dare giudizi su queste leggende (fabulae).[84]
Per i Romani, caratterizzati di un forte senso religioso e dalla tendenza alla mantenimento delle tradizioni, la sfida consisteva nel riuscire a difendere le tradizioni stesse ammettendo al tempo stesso che spesso si trattava di storie che fornivano terreno fertile allo sviluppo di mere superstizioni. L'eruditoMarco Terenzio Varrone, che considerava la religione come un'istituzione umana di grande importanza per la conservazione del bene sociale, studiò a lungo e con rigore le origini dei culti religiosi. Nella sua operaAntiquitates rerum divinarum (opera andata perduta ma della qualeLa città di Dio diAgostino d'Ippona riporta lo schema generale) Varrone sostiene che, mentre le persone superstiziose temono gli dei, chi è dotato di un vero sentimento religioso li venera come fossero i propri genitori.[83] Con il suo lavoro individua tre tipi di divinità:
Gli dei della natura: personificazioni dei fenomeni naturali come la pioggia ed il fuoco.
Gli dei dei poeti: inventati da cantori senza troppi scrupoli per accendere le passioni.
Gli dei della città: inventati da saggi legislatori per lusingare e fornire spiegazioni alla popolazione.
AncheCicerone si mostra generalmente sprezzante verso i miti ma, come Varrone, sostiene con entusiasmo la religione di Stato e le sue istituzioni. È difficile dire con sicurezza fino a quale gradino della scala sociale si fosse diffuso questo atteggiamento razionalista:[84] Cicerone afferma che nessuno (neppure le vecchie e i bambini) è così folle da temere i mostri dell'Ade,Scilla, icentauri o altre simili creature[85] ma, d'altra parte, in altri passi l'oratore si lamenta del carattere superstizioso e credulone del popolo.[86]
Nel corso dell'epoca romana fa la sua comparsa la tendenza da parte di alcuni strati di popolazione a fondere tra loro varie divinità greche e straniere, dando così origine a nuovi e sostanzialmente irriconoscibili culti. Questo processo disincretizzazione era dovuto innanzitutto al fatto che lamitologia romana originale era alquanto scarna, e aveva inglobato in sé buona parte delle tradizioni mitologiche greche: in questo modo si può dire che già le maggiori divinità romane erano fuse con quelle greche.[84] Oltre a questa precedente combinazione delle due tradizioni, l'accostarsi della civiltà romana ad ulteriori forme di religiosità di origine orientale portò a nuove contaminazioni e sincretismi.[87] Ad esempio, il culto del Sole fu introdotto a Roma dopo le vincenti campagne militari diAureliano inSiria. Le divinità asiaticheMitra (ovvero il sole) eBaal finirono per essere fuse conApollo edElio, dando vita al culto delSol Invictus che riunisce riti e attributi diversi.[88] Apollo tendenzialmente venne sempre più identificato con il sole, o talvolta anche conDioniso, ma i testi scritti che riportano i miti a lui legati raramente tengono conto di questi sviluppi. La letteratura mitologica tradizionale era sempre più lontana da quelli che erano i culti in realtà praticati.
Anche la raccolta degliInni Orfici e iSaturnali diMacrobio, risalenti alII secolo sono influenzati dalle teorie razionaliste e dalle tendenze sincretistiche. Gli Inni orfici sono una raccolta di componimenti poetici di epoca preclassica attribuiti adOrfeo, a sua volta oggetto di un mito mutato e rinnovato. In realtà questi poemetti furono composti da molti poeti diversi, e contengono molti interessanti riferimenti alla mitologia europea di epoca preistorica.[89]
La nascita delle moderne interpretazioni della mitologia greca è vista da alcuni studiosi come effetto della reazione avvenuta alla fine delXVIII secolo contro il «tradizionale atteggiamentocristiano di ostilità» dal quale era stata da sempre intrappolata lareinterpretazione cristiana dei miti, che li riduceva quindi a semplici favole o bugie.[90] Verso il1795 inGermania vi fu un crescente interesse verso Omero e la mitologia greca in generale:Johann Matthias Gesner aGottinga iniziò a sviluppare nuovamente gli studi sull'antica Grecia, mentre il suo successoreChristian Gottlob Heyne lavorò insieme aJohann Joachim Winckelmann ponendo le basi per la ripresa degli studi mitologici sia nel proprio paese che nel resto d'Europa.[91]
Max Müller (1823-1900) è considerato uno dei fondatori della mitologia comparativa.
Lo sviluppo dellafilologia comparativa avvenuto nelXIX secolo insieme con le scoperte di carattereetnologico del secolo successivo posero le basi per la nascita di un'effettiva scienza che si occupa dei miti. A partire dell'epocaromantica tutti gli studi mitologici hanno avuto un carattere comparativo.Wilhelm Mannhardt,James Frazer, eStith Thompson si servirono di questo tipo di approccio per raccogliere e classificare i diversi racconti popolari e mitologici,[92] Nel1871Edward Burnett Tylor pubblicò il suo lavoroPrimitive Culture nel quale, applicando il metodo comparativo, tentava di spiegare l'origine e l'evoluzione del pensiero religioso.[93] La procedura seguita da Tylor, che consisteva nell'analizzare insieme resti, rituali e miti appartenenti a culture molto diverse tra loro, influenzò l'opera diCarl Gustav Jung eJoseph Campbell.Max Müller applicò questa nuova scienza allo studio dei miti, nei quali rintracciò i resti trasformati dell'anticopanteismo di origineariana.Bronisław Malinowski pose l'accento sul modo in cui i miti adempiano a funzioni sociali comuni alle varie culture.Claude Lévi-Strauss e altristrutturalisti hanno comparato le relazioni formali e le strutture dei miti di tutto il mondo.[92]
Esistono varie teorie moderne riguardo all'origine della mitologia greca. Secondo una teoria tutte le leggende sono derivate dai racconti contenuti neiTesti sacri, sebbene i fatti siano stati in seguito fraintesi e alterati.[94] Secondo la "teoria storica" (evemerista) tutti i personaggi citati dalla mitologia furono in realtà persone umane realmente esistite, che in seguito i racconti che a loro si riferiscono hanno più o meno completamente trasfigurato. Così, ad esempio, la leggenda diEolo si suppone che derivi dal fatto che Eolo nei tempi antichi sia stato il signore di alcune isole delMar Tirreno[95]. La "teoria allegorica" suppone che tutti gli antichi miti siano interpretazioni allegoriche e simboliche dei fatti, mentre la "teoria fisica" è sposata da coloro che ritengono che in antico gli elementi naturali come acqua, terra e fuoco fossero oggetto di adorazione religiosa e quindi le divinità principali non fossero che personificazioni di queste forze della natura[96]. Max Müller tentò di ricostruire una forma di religioneIndoeuropea risalendo all'indietro verso le sue origini di tipo Ariano. Nel1891 egli affermò che «la più importante scoperta che è stata fatta nel corso del diciannovesimo secolo riguardo alla storia dell'umanità […] è questa semplice equazione:sanscritoDyaus-Pitar =greco Zeus =latinoIupiter =norrenoTýr».[97] Anche in altri casi i parallelismi che è possibile riscontrare tra i personaggi e le loro funzioni suggeriscono che vi sia un'origine comune, sebbene la mancanza di riscontri di tipo linguistico renda difficile provarlo, come nei casi di Urano ed il sanscritoVaruṇa o delleMoire e le nordicheNorne.[98]
Penelope (2010), scultura situata aMarkkleeberg (Germania), opera di Marie Josefin Flechsig e Stefan Zimmermann.
L'archeologia e lamitografia, da parte loro, hanno rivelato che i Greci subirono in parte l'influenza culturale di alcune delle civiltà dell'Asia Minore e del Vicino Oriente. La figura diAdone sembra in effetti essere la controparte greca – e la cosa è più evidente nel culto che nel mito – di un "dio morente" asiatico.Cibele ha un'origineanatolica mentre l'iconografia di Afrodite è in larga parte tratta da quella di divinitàsemitiche.[99] Alcuni studiosi ritengono che la mitologia greca sia debitrice anche nei confronti delle civiltà pre-elleniche: Creta, Micene, Pilo, Tebe eOrcomeno.[100] Gli storici della religione furono affascinati dal gran numero di antiche leggende che, apparentemente, mostrano una connessione con Creta (il dio-toro, Zeus ed Europa, il mito diPasifae ecc.):Martin P. Nilsson ne concluse che tutti i grandi miti greci classici erano legati ai centri della cultura micenea e trovano le loro radici in epoca preistorica.[101] Tuttavia, secondo Burkert, l'iconografia risalente all'epoca dei palazzi cretesi in sostanza non fornisce alcun appoggio per queste teorie.[102]
La mitologia greca, grazie alla sua grande importanza storica e popolarità, è stata utilizzata come fonte o ispirazione per numerose opere d'arte figurativa, e in film, videogiochi e libri. Alcuni esempi sono il film colossalTroy il quale narra gli eventi della notaGuerra di Troia e il film d'animazione dellaDisneyHercules. I videogiochi più noti basati sulla mitologia greca sono quelli appartenenti alla saga diGod of War con protagonistaKratos, un guerriero di Sparta, ispirato alla figura mitologica divina grecaCratos. Per quanto concerne le opere scritte, la mitologia greca ha dato l'ispirazione per numerose opere fra cuiIl canto di Penelope della scrittriceMargaret Atwood,Cassandra diChrista Wolf eCirce diMadeline Miller.
In ambito videoludico, nellavisual novel d'improntanoirDry Drowning il protagonista dovrà cercare di risolvere una serie di delitti ispirati ai miti della mitologia greca.
La mitologia greca nell'arte e nella letteratura occidentale
L'amplissima diffusione delCristianesimo non ostacolò comunque la popolarità dei miti. Con la riscoperta dell'antichità classica avvenuta nelRinascimento, le poesie diOvidio divennero una delle fonti di ispirazione principali per poeti, drammaturghi, musicisti e artisti.[103] A partire dai primi anni dell'epoca rinascimentale artisti comeLeonardo da Vinci,Michelangelo eRaffaello ritrassero scene pagane tratte dalla mitologia greca insieme a più convenzionali temi cristiani. Attraverso le traduzioni e le opere in latino, i miti greci influenzarono in Italia anche poeti comePetrarca,Dante eBoccaccio.
Nel nord dell'Europa, la mitologia greca non ebbe la stessa influenza nelle arti figurative, ma i suoi effetti furono evidenti in ambito letterario. L'immaginario inglese ne fu permeato a partire daGeoffrey Chaucer eJohn Milton, per continuare conWilliam Shakespeare e conRobert Bridges nelXX secolo. InFrancia eGermaniaRacine eGoethe riportarono in auge il dramma greco, rielaborando i miti antichi. Nonostante nelXVII secolo, l'età dell'Illuminismo vi sia stata una reazione di rigetto nei confronti dei miti greci, questi continuarono a rappresentare una fonte di materiali da rielaborare per i drammaturghi, tra i quali gli autori deilibretti di molte delleopere diHändel e diMozart. Alla fine del secolo l'avvento delRomanticismo segnò uno scoppio di entusiasmo e di attenzione per tutto ciò che era greco inclusa, ovviamente, la mitologia. InInghilterra le nuove traduzioni di Omero e delle tragedie classiche ispirarono poeti comeTennyson,Keats,Byron eShelley. In epoche più recenti i temi classici sono stati reinterpretati da drammaturghi comeJean Cocteau eJean Giraudoux in Francia,Eugene O'Neill in America eThomas Stearns Eliot in Inghilterra, oltre che da romanzieri comeJames Joyce eAndré Gide.
«The word mythology is used for the entire body of myths found in a given tradition. It is also used as a term for the study of myths.»
(Kees W. Bolle,Myth, inEncyclopedia of Religion, vol. 9, NY, Macmillan, 2004, pag. 6359)
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^J.M. Foley,Homer's Traditional Art ("L'arte tradizionale di Omero"), 43.
^«per gli antichi greciμύθος era semplicemente "la parola", la "storia", sinonimo diλόγος oἔπος; unμυθολόγος, è un narratore di storie» (Fritz Graf,Il mito in Grecia, Bari, Laterza, 2007, pag. 1.
^«“suite de paroles qui ont un sens, propos, discours”, associé àἔπος qui désigne le mot, la parole, la forme, en s'en distinguant …» (Pierre Chantraine,Dictionnaire Etymologique de la Langue Grecque, p. 718).
^polytonic (μυθολογεύω) (Odissea XII, 451) così Chantraine (Dictionnaire Etymologique de la Langue Grecque, 718) «"raconter une histoire (vraie)", dérivation en εύω pour des raisons métriques».
^«in Omeromýthos designa nella maggior parte delle sue attestazioni, un discorso pronunciato in pubblico, in posizione di autorità, da condottieri nell'assemblea o eroi sul campo di battaglia: è un discorso di potere, e impone obbedienza per il prestigio dell'oratore.» (Maria Michela Sassi,Gli inizi della filosofia: in Grecia, Torino, Boringhieri, 2009, p. 50).
^Giacomo Camuri,Mito, inEnciclopedia Filosofica, vol. 8, Milano 2006, pagg. 7492-3.
^Cfr. 23-5:Τόνδε δέ με πρώτιστα θεαὶ πρὸς μῦθον ἔειπον.
^Sullo studio dell'etimologia del termine oltre chePierre ChantraineDictionnaire Etymologique de la Langue Grecque, ancheHenri FournierLes verbes «dire» en Grec ancien, Parigi 1946.
^Furio Jesi,Il mito, Milano, Mondadori, 1989, p. 14.
^Rispetto alla μανία (mania) concessa per donazione divina (θείᾳ μέντοι δόσει διδομένης) e propria dei poeti, essa appartiene, perPlatone, ad uno dei quattro "divini furori": "furore profetico" (da Apollo); furore telestico o rituale (da Dioniso); furore poetico (dalle Muse); furore erotico (da Afrodite ed Eros), in tal senso cfr.Eric R. Dodds.I greci e l'irrazionale, Milano, Rizzoli, 2009, p.109.
«In terzo luogo viene l'invasamento e la mania che proviene dalle Muse, che, impossessatasi di un'anima tenere e pura, la desta e la trae fuori di sé nella ispirazione bacchica in canti e in altre poesie, e, rendendo onore ad innumerevoli opere degli antichi, istruisce i posteri.»
^Come ricordaEric R. Dodds.I greci e l'irrazionale. Milano, Rizzoli, 2009, nota 118 p.146 in moltelingue indoeuropee il "poeta" e il "veggente" sono indicati con la stessa parola:vates in latino;fili in irlandese;thurl in islandese.
«È chiaro che in tutte le antiche lingue dell'Europa settentrionale, le idee di poesia, eloquenza e conoscenza (specie delle cose antiche) e profezia sono intimamente connesse.»
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