
Ilmito di Gesù è l'insieme diipotesi che sostengono l'inesistenza storica delGesù di Nazareth di tradizionecristiana e in partemusulmana. La tesi è considerata oggipseudostorica dagli studiosi delGesù storico.
I sostenitori di questa posizione[Nota 1] affermano che Gesù sarebbe unpersonaggio fittizio,mitico omitologico, creato dallacomunità cristiana primitiva e che quindi non sia mai esistito.[1] La tesi secondo cui Gesù sarebbe un mito nasce nel secolo XVIII ed è in larga parte figlia delle controversie sulla data da assegnare alla redazione dei vangeli.
Questa tesi non è oggi accolta nel mondo accademico, che non registra dibattiti riguardo all'esistenza storica di Gesù.[Nota 2][2][Nota 3][Nota 4]
La tesi di un'origine esclusivamente mitica di Gesù trae spunto soprattutto dal fatto che moltissimi fatti riguardanti la vita di Cristo troverebbe analogie in altri miti derivati da più antiche religioni e culti misterici (soprattutto la figura diOsiride-Dioniso e di suo figlioHorus,[Nota 5] ma anche diMitra, delSol Invictus, diEsculapio, eccetera). La persona di Gesù sarebbe il risultato di un'elaborazioneteologica posteriore, avente l'obiettivo di costruire un fondamento tangibile per assicurare la diffusione di una nuovareligione. Premesso che date le circostanze e a così grande distanza di tempo non è possibile dimostrare con assoluta certezza né la fondatezza del personaggio storico di Gesù di Nazareth né la sua infondatezza, lo studio sulla sua figura può comunque avvantaggiarsi di attente ricostruzionifilologiche estoriografiche al fine di cercare di definire cosa sia storicamente fondato di quanto ci è stato tramandato e cosa non lo sia.
I sostenitori della tesi del mito ricordano in particolare che Gesù (inaramaico:Yeshua) è un nome comune di persona[3] ed evidenziano come il materiale più importante a supporto dell'esistenza di Gesù provenga da fonti cristiane postume e non da fonti indipendenti o neutrali. Nei casi nei quali vi è traccia del personaggio in scritti diautori non cristiani, alcuni sospettano alterazioni o manomissioni per opera dei copisti che hanno contribuito a tramandare i testi: è dibattuta, ad esempio, l'autenticità delTestimonium Flavianum.[4] Le stesse fonti cristiane sono successive agli eventi di alcune decine di anni e la fonte più prossima, le lettere diPaolo di Tarso, furono scritte venti o trenta anni dopo la morte di Gesù e non contengono alcun resoconto sulla sua vita (a parte l'istituzione dell'eucaristia), benché siano una testimonianza importante dell'esistenza precoce di una comunità di fedeli, che credono nella morte in croce e nella divinità di Cristo.
Le tesi mitiche guadagnano credibilità se la redazione dei vangeli viene posticipata rispetto al consenso comune degli studiosi. Per esempio il vangelo più antico, quello di Marco, viene solitamente datato agli anni immediatamente precedenti o successivi il 70 e.v. La datazione successiva viene suggerita se il brano dellapiccola apocalisse viene considerato un riferimento alla distruzione del Tempio di Gerusalemme avvenuta in quell'anno. Un piccolo numero di studiosi, tra cui il tedesco Hermann Detering, propongono una datazione delVangelo secondo Marco alII secolo: la "piccola apocalisse" sarebbe un riferimento agli eventi dellarivolta di Bar Kokhba del 132-135, che secondo loro collimerebbero meglio col testo rispetto agli eventi dellaprima guerra giudaica del 70.[5] Anche qualora le ragioni di Detering fossero accettate, l'argomento risulta meno probante per quegli studiosi che ritengono che il processo redazionale dei vangeli abbia coinvolto diversi autori e possa essere durato alcuni decenni: altre parti del vangelo potrebbero senza alcuna contraddizione essere molto più antiche, come sostenuto da diversi autori (cfr.Vangelo secondo Marco per alcune datazioni molto precoci). Tuttavia mancano attestazioni storiografiche immediatamente successive agli eventi e anche quelle successive sono vaghe e talora contestate (questo fatto viene utilizzato da alcuni polemisti). I vangeli però descrivono una figura attiva in Galilea e in altre regioni remote da Gerusalemme e attenta a non creare inutili clamori soprattutto a riguardo dei suoi miracoli (il cosiddetto "segreto messianico"). Secondo i sinottici l'incursione a Gerusalemme dura pochi giorni e si conclude con la crocifissione.Giuseppe Flavio, appartenente a famiglia sacerdotale e perciò ben informato sulle vicende gerosolimitane, parla diGiovanni Battista, che battezzava gli abitanti di Gerusalemme nella vicinaGerico, mentre il suoriferimento a Gesù è controverso. Ciò viene utilizzato per sostenere l'inesistenza storica di Gesù, ma potrebbe anche essere dovuto al fatto che lo considerava un semplice e sfortunato seguace del Battista.
Oggi i biblisti sembrano avere un'accresciuta fiducia,[6] grazie anche a scoperte archeologiche come labiblioteca di Nag Hammâdi, di poter ricostruire la vita di Gesù, nell'ambito di una ricerca dai tratti internazionali e interconfessionali.[6][Nota 6] La tesi di Gesù come mito è rifiutata da quasi tutti gli studiosi moderni,[7][8][9][10][Nota 7] che ricordano come la figura di Gesù sia molto meglio conosciuta e documentata di altre persone vissute nello stesso periodo e nella stessa area geografica.[11][12][13]
Va comunque tenuto presente che la storicità di Cristo costituisce solo una parte della letteratura, del mistero e dell'importanza che l’accompagnano da secoli. Altro dibattito rilevante resta ovviamente quello sulla sua divinità, sia come Figlio di Dio che come Dio egli stesso (dogma dellaTrinità).

(Piero Martinetti,Gesù Cristo e il Cristianesimo)
La tesi mitica vede Gesù come un incrocio tra più antiche religioni misteriche concernenti dèi morti e resuscitati, quali quelle diOsiride-Dioniso (si vedano le analogie tra la figura di Siosiri – «il figlio di Osiride» – e quella di Gesù nelPapiro Westcar), delMitraismo, delSol Invictus e diEsculapio.
In quest'ottica l'ipotesi mitica sostiene sulla base di argomentazioni di caratterestorico efilologico che l'esistenza di Gesù non sia accertata sul piano storico. Secondo i sostenitori di questa tesi Gesù si configura piuttosto come un personaggio concettuale, un mito che di fatto prescinde dalla storicità. Viene a questo proposito rilevato come nella seconda metà delII secolo si aprì una dialettica tra fazioni opposte: tra chi intendeva che Gesù si fosse presentato agli uomini sotto forma dirivelazione e coloro (ben presto la maggioranza) che sostenevano la natura umana oltre che divina del personaggio (vedisan Paolo apostolo,gnosi).
Le tesi sul "mito di Gesù" sono di diverso genere:
Il tempo utile per elaborare la biografia della figura di Gesù, stanti le fonti archeologiche (ilVangelo di Marco databile intorno al 60 o 70, gli scritti disan Paolo databili fra il 54 e il 57lettera ai Galati), è ristretto a pochissimi anni nel caso della sua effettiva esistenza, mentre è virtualmente molto lungo nel caso invece della pura creazione letteraria, fatti salvi naturalmente gli aggiustamenti al tessuto narrativo che devono contestualizzarlo.
Secondo i sostenitori della tesi mitica la ricerca storica ha incontrato e incontra innumerevoli ostacoli di natura psicologica e culturale (tabù) dovuti sia all'importanza sia alla complessità degli interessi in gioco. Va peraltro ricordato che lo scetticismo riguardo ai limiti dell'indagine sulGesù storico riguarda, specularmente, ancheteologi cristiani, per i quali l'unica modalità legittima di accostarsi alla figura di Gesù sarebbe la fede.
Alla luce del suo lavoro del 1840,Bruno Bauer è generalmente considerato il primo sostenitore del fatto che Gesù sia un personaggio mitico, e come tale Bauer viene citato dal teologoAlbert Schweitzer nella sua operaStoria della ricerca sulla vita di Gesù (1902)[15]. Tra i contributi più recenti possono essere considerati particolarmente interessanti quelli diEarl Doherty,Michel Onfray,Robert Price eRichard Carrier nonché, in Italia, quello diLuigi Cascioli ed Emilio Salsi.
Secondo alcuni storici è assai improbabile che Gesù Cristo, deposto dalla croce, possa essere stato sepolto in una tomba privata e men che meno che ne sia potuto risorgere, come asserito nei Vangeli. Essi ritengono che Gesù fu seppellito in una tomba che il tribunale ebraico riservava ai criminali, dove il suo cadavere si decompose in modo naturale[16] oppure che possa essere stato lasciato per qualche tempo sulla croce e poi sepolto in una fossa comune.[17] Secondo tale corrente di pensiero, che comprende anche lo storico e teologoRudolf Bultmann, il racconto della tomba rinvenuta vuota dai discepoli tre giorni dopo la morte del Cristo sarebbe un espediente elaborato dai primi cristiani per rendere più credibile e suggestiva alle orecchie del popolo la storia dellarisurrezione di Gesù.[18] Alcuni studiosi fanno notare che l'apoteosi seguita alla sparizione del corpo del defunto era untopos molto ricorrente nei miti antichi (dal mito diAlcmena a quello diEnea, daCleomede adAntinoo,Arianna,Proteo e così via). Si racconta che lo stessoAlessandro Magno avrebbe tentato di ricorrere a un simile espediente, così da poter essere venerato come dio anche dopo morto[Nota 8] e con lo stesso proposito secondo taluni il filosofoEmpedocle si sarebbe gettato nell'Etna.[19] Nel caso di Gesù sarebbe avvenuto qualcosa di simile, unendo l'evento mitico della sparizione del suo corpo dal sepolcro a quello della sua apoteosi.
A partire dalXVIII secolo alcuni autori e/oanticlericali cominciano a dubitare dell'esistenza storica di Gesù. Sulla scia dei primi interrogativi sulle incoerenze dei testi biblici (ad esempioGiuda Iscariota per ilvangelo diMatteo si impiccò 27,3-5[20], mentre negliAtti degli Apostoli si dice che cadde squarciandosi il ventre 1,18[21]), diffuse per la prima volta con l'illuminismo inFrancia eGermania, essi pubblicano le loro riflessioni, solo parzialmente di tipo storico-critico; sono da annoverare i lavori diRichard Simon,Jean Astruc o ancora dei Libertini, come l'abate Meslier e ilBarone d'Holbach (in primisLe bons sens du curé Meslier, Londra, 1772).

Tra questiVoltaire pone l'accento sullo scarso valore documentale dei vangeli, "scritti da persone che non hanno niente da dire, zeppi di contraddizioni e di imposture", oltre che sull'improbabilità delle profezieescatologiche, contro le quali si ribella il buon senso. Scrive:
In numerose occasioni Voltaire richiama l'attenzione sul silenzio degli autori non cristiani riguardo alla storia raccontata nei vangeli. Manifestamente la tradizione cristiana non gli ispira alcuna fiducia, tuttavia non si azzarda a dire che essa non è conforme al vero. Egli è cosciente che "taluni partigiani di Bolingbroke, più abili che eruditi, si credono autorizzati a causa delle ambiguità e delle contraddizioni della tradizione evangelica a negare l'intera esistenza storica di Gesù".
Il filosofo tedescoBruno Bauer è considerato il primo sostenitore di questa tesi. In una serie di studi, realizzati mentre insegnava all'Università di Bonn (dal 1839 al 1842) e intesi a criticare le posizioni comunque critiche del contemporaneoDavid Friedrich Strauß, Bauer contesta infatti il valore storico dei quattro vangeli canonici e li riconduce tutti alla sola opera diMarco, rendendo così credibile l'ipotesi di un'invenzione letteraria. In opere successive Bauer nega quindi la personalità storica di Gesù e collega l'emergere del cristianesimo alla fine del mondo antico.
Le opere classiche su Gesù come mito si sviluppano nel solco dei lavori storico-critici inaugurati dopo la metà del XIX secolo, anche alla luce dei contributi della correnteDutch Radikal Kritik.
Una panoramica sul queste opere è proposta e discussa dal teologoMaurice Goguel nella sua opera del 1926Jésus le Nazaréen: Mythe ou Histoire?[22]
Tra gli autori che possono essere ricondotti alla posizione mitica classica è possibile citareJohn M. Robertson,Paul-Louis Couchoud,Prosper Alfaric,Arthur Drews,Albert Kalthoff,Georges Las Vergnas,Guy Fau eGeorges Ory. Un discorso a parte riguardaSalomon Reinach che, pur non sostenendo la non-storicità di Gesù, sostenne il limitato valore documentale dei vangeli.
Il giornalistaJohn M. Robertson (1856-1933) è l'autore diPagan Christs.In quest'opera, l'autore ammette autenticità storica, tra i vari personaggimessianici, al soloApollonio di Tiana. Il problema più grave riguarda il metodo comparativista e la sua mancanza di qualità. Ad esempio, l'autore presuppone che un gran numero di insegnamenti e di profeti (messia) delMedio Oriente trovino la loro prima elaborazione/comparsa originale inIndia. Ma questa tesi è verificata solo nel caso deigimnosofisti d'Egitto, che potrebbero ben essere degliyogi.[senza fonte]L'idea che l'autore si fa delBuddha, secondo lui certamente un messia (nel senso di profeta), pur interessante, apparefalsa nella stessa concezionebuddista. Buddha non si proclamò mai messia, ma disse solo di aver raggiunto l'illuminazione. L'autore tenta anche lungo molte pagine di trovare delle radici asiatiche alle religioni del Nuovo Mondo;ma il suo metodo comparativista è piuttosto embrionale, da qualunque indizio muova (ad esempio uno zodiaco che divide in quattro un insieme di dodici simboli viene qualificato "rimarchevole").[senza fonte]
Lo storicoSalomon Reinach (1858-1932), senza arrivare a sostenere la non-storicità di Gesù, sottolineava lo scarso valore documentario dei Vangeli; in un certo qual modo, tiene per buona la comprensione del personaggiodoceta basandosi sullelettere di Paolo, delle quali solamente una parte rifiuta come false. Insiste su tre elementi che ritiene di capitale importanza:
Secondo il filosofo e poetaPaul-Louis Couchoud (1879-1959), la cui opera principale nel campo fuLe Mystère de Jésus, l'unica testimonianza autentica è quella diPaolo di Tarso.
Il metodo secondo il quale gli storici a lui coevi, qualiErnest Renan eAlfred Loisy, tentarono di comprendere il personaggio di Gesù e la genesi del cristianesimo deve affrontare due scogli principali:
Infatti, prescindendo dagli scritti cristiani, rigettata l'autenticità delTestimonium Flavianum[4] e sapendo che tutto ciò che nelTalmud riguarda Gesù dipende dal cristianesimo, le tre testimonianze pagane che rimangono non aiutano molto.Svetonio riferisce di un agitatore giudeo di nome "Chrestos";Plinio eTacito attestano semplicemente l'esistenza di un movimento cristiano, mentre per quanto riguarda l'origine di tale movimento, non fanno altro che ripetere quanto gli stessi cristiani affermano.
Per Couchoud, il Cristo di cui parla Paolo non è un soggetto storico, ma un personaggio puramente ideale (nel sensoplatonico del termine). Couchoud ha una comprensione dei valori del cristianesimo e dell'influenza dellacredenza in Gesù che lo distinguono dagli altri teologi.Maurice Goguel descrive la cosa affermando che Couchoud non aderisce a una tesi mitica, ma a una spiritualista.
Le tesi di Couchoud saranno criticate da esegeti di ogni estrazione, come ilgesuitaLéonce de Grandmaison (fondatore della rivistaRecherches de science religieuse), ilprotestante Maurice Goguel (EPHE eSorbona), il cattolico scomunicatoAlfred Loisy (professore alCollège de France) e ilrazionalistaCharles Guignebert (professore alla Sorbona). A queste critiche Couchoud risponde pubblicando nel 1937Jésus: le dieu fait homme. Couchoud afferma che "il Cristo", così come lo rappresenta laletteratura paolina, non è un'incarnazione di Yahweh, il dio di "sempre" del popolo ebraico, ma un nuovo dio che si integra nel pantheon dei "culti orientali".
La tesi di Couchoud diventa la seguente: Gesù non è un uomo divinizzato, ma il dio di unculto misterico, umanizzato dalla narrazione che ne viene fatta. È lì che egli raggiunge la concezione docetista del cristianesimo. Questa posizione prende il nome di "docetismo estremo" di Couchoud.
La tesi di Couchoud fu esposta successivamente in un articolo pubblicato nel 1924 sulMercure de France e seguito da conferenze tenute pressol'Union pour la Vérité dal gennaio all'aprile dello stesso anno. L'Union pour la Vérité[23] era un'istituzione culturale alla ricerca di una cittadinanza intellettuale tra la borghesia cattolica e modernista, che trovò due interlocutori in Maurice Goguel e nel padre di Grandmaison.
È riassunta nelMystère de Jésus, aumentata di tre capitoli nei quali egli vuole di dimostrare che lo studio dell'Apocalisse e delle lettere non paoline confermino le sue teorie desunte dalle lettere paoline. Il tutto è pubblicato sulMercure de France (marzo 1924).
Una buona parte delle critiche avanzate da Goguel[24] nei confronti di Couchoud paiono fondate. Ad esempio, quella per cui si è fondato su una filosofia delle religioni, e non sui testi e i dati disponibili, ciò che limita le possibilità di risposta. Tuttavia una parte della riflessione di Couchoud ha trovato un seguito; ciò ne restituisce il suo valore. Da una parte, più nessuno tenta di riscrivere unavita di Gesù come fece Strauss. Al contrario, si confrontano gli elementi del racconto dei vangeli con la storia dellaPalestina delI secolo e con quella delperiodo del Secondo Tempio nella stessa epoca, per valutare la possibilità di questo o quell'avvenimento, verificare ilrealismo di questo o quell'avvenimento. È ciò che si chiama contestualizzazione o ancora ilSitz im Leben a seconda delle scuole.

Gli elementi che hanno trovato un seguito sono:
I suoi principali esponenti sono stati:Georges Las Vergnas,Guy Fau,Georges Ory,Emilio Bossi.
Il canadeseEarl Doherty ha sostenuto nel suo libroThe Jesus Puzzle[26] chePaolo di Tarso e gli altri autori degli scritti cristiani più antichi non avrebbero concepito Gesù come una figura storica, ma come un essere spirituale. Il cristianesimo avrebbe quindi avuto origine dalla credenza in una figura spirituale mitica, derivante dall'incontro fra ilmedioplatonismo e lamerkavah, una corrente delmisticismo ebraico. Secondo Doherty, la credenza in un Gesù storico sarebbe emersa solo nella seconda generazione cristiana, tra la fine delI secolo e l'inizio delII secolo.
Il biblistaBart Ehrman ha contestato l'uso da parte di Doherty di diverse citazioni di studiosi professionisti a favore della sua ipotesi di un Gesù concepito come un essere spirituale senza alcuna realtà storica, affermando che le fonti citate contraddicono in realtà tale ipotesi.[27]
Verso una sorta di tesi mitica sembra propendere anche il filosofoMichel Onfray nel suoTrattato di ateologia: egli parte innanzitutto dalla premessa che l'esistenza di Gesù non è accertata sul piano storico (nessuna prova archeologica, nessun documento contemporaneo) e che alcuni tentativi di costruire delle prove si sono rivelati evidenti falsi (vengono citate in proposito le "scoperte" di sant'Elena, madre diCostantino), mentre ciò che rimane non è affidabile (una "manciata di parole" imprecise diGiuseppe Flavio,Svetonio eTacito ricavate da documenti che sono "copie effettuate alcuni secoli dopo la pretesa crocefissione di Gesù"). Pertanto, l'evangelista Marco - di cui non c'è prova che abbia conosciuto personalmente Gesù - verso l'anno 70 diventa "l'autore di Gesù" scrivendo un testo che "appartiene al genere propagandistico", dovendo fare proseliti, e che pertanto punta sul racconto meraviglioso e metastorico. Sotto questo profilo, a Onfray poco importa che sia esistito o meno davvero un Gesù, resta il fatto che si tratta in realtà di un "personaggio concettuale" e di tale personaggio si è fatto un mito, quello sì reale, nato come "cristallizzazione delle aspirazioni profetiche del suo tempo" e poi, non diversamente da altri miti, piegato di volta in volta nei secoli alle mire e alle esigenze del Potere costituito.
Lo storico statunitenseRichard Carrier ritiene che ilcristianesimo sia stato inizialmente una setta ebraica che credeva in una nuova figura spirituale semidivina (una specie diarcangelo), a cui fu dato il nome diGesù. Successivamente questo essere fu trasformato in una figura storica, con le caratteristiche di un semidio (un essere divino venuto al mondo attraverso una madre umana) e di un maestro simile a un filosofocinico. Per Carrier, la religione cristiana deriverebbe da unsincretismo fra credenze religiose dell'ebraismo e credenzepagane del mondoellenistico.[28][29]
Lo studioso di religioni statunitense Daniel N. Gullotta ritiene che le tesi di Carrier siano problematiche e non persuasive e obietta che non ci sono evidenze storiche (documentali o archeologiche) che provino che i primi cristiani credevano che Gesù fosse un essere spirituale e non un essere umano realmente vissuto sulla Terra.[30]
Questo soggetto attira numerosi autodidatti, alcuni dei quali ascrivibili alla correnteanticlericale, altri alle correntiatee.L'aggettivomarginale vuole significare che tali tesi sono difficilmente citate nelle bibliografie dei libri "che contano", e in genere non vengono approfondite dalla comunità "scientifica". Caratteristica delle tesi marginali è quella di prendere per ipotesi l'inesistenza storica di Gesù, ossia di assumere la conclusione come ipotesi (petitio principii) anziché partire dai testi e dai loro contesti (storico, linguistico, ecc.) di produzione.

PerBernard Dubourg ilNuovo Testamento sarebbe stato messo a punto a partire da discussioni rituali e teologiche derivanti dalla traduzione detta deiSettanta. Questi testi non sarebbero né di natura storica né mitologica, e neppure una trasfigurazione mitologica di avvenimenti storici. Si tratterebbe dimidrashim, sarebbero cioè derivati da ricerche sull'escatologia e i Tempi messianici, fatte a partire dallaBibbia ebraica tramite procedimenti dimidrash, tra cui lagematria.[32]
I nomi dei personaggi e i luoghi del Nuovo Testamento sarebbero così calcolati e costruiti a partire da nomi e parole corrispondenti della Bibbia ebraica. Piuttosto che a Mitra oDioniso, l'ipotesi midrashica raffronterebbe Gesù adAbramo,Mosè oSalomone, personaggi presenti solo nella Bibbia ebraica.
La tesi di Bernard Dubourg è stata dapprima citata inLa Résistance au Christianisme, diRaoul Vaneigem, quindi sviluppata, in maniera diversa, daMaurice Mergui eRoland Tournaire.
Secondo alcuni autori, il Gesù descritto nel Nuovo Testamento non sarebbe interamente una figura mitologica, ma deriverebbe dalla fusione di una figura storica e una figura mitica.
George Albert Wells, che inizialmente riteneva Gesù un personaggio totalmente mitico,[33] si è in seguito convinto che il Gesù storico era un predicatore galileo, i cui insegnamenti sarebbero stati tramandati dallafonte Q; questa figura reale si sarebbe fusa con una figura mitologica derivante dalla speculazione suilibri sapienziali ebraici, presentata nelle lettere di Paolo come un personaggio celeste, preesistente alla sua nascita e vissuta in un periodo imprecisato del passato.[34]
PerAlvar Ellegård, il vero Gesù sarebbe stato un maestro degliEsseni vissuto circa cento anni prima degli eventi raccontati dai Vangeli. Di questo Gesù sarebbe esistita una tradizione orale e Paolo di Tarso, che sarebbe stato in contatto con gli Esseni, avrebbe avuto una visione di questo Gesù. Il Gesù descritto dai vangeli come un predicatore itinerante vissuto nel I secolo d.C. e accompagnato da dodici apostoli sarebbe stato invece una figura interamente inventata.[35]
Allo stato attuale della ricerca, la teoria del mito di Gesù è comunemente rifiutata da quasi tutti gli studiosi di settore, sia cristiani sia non cristiani[2][Nota 10]. È stato evidenziato in proposito che la maggior parte dei sostenitori contemporanei della teoria non sono accademici, oppure non hanno conseguito adeguate qualifiche accademiche in settori pertinenti (studi storici o studiesegetici nel campo delNuovo Testamento).[36]
In particolare, lo storico Michael Grant sostiene che la teoria non regge al moderno metodo critico[7], mentre i teologiRichard A. Burridge e Graham Gould evidenziano come la tesi dell'inesistenza storica di Gesù non sia accettata in ambito accademico[8]. Lo storicoMorton Smith considera poco credibili alcune posizioni mitiche ed evidenzia come queste non riuscirebbero a fornire alternative convincenti per spiegare l'origine del cristianesimo[10]. Per il teologoRobert Van Voorst, studiosi e storici considerano di fatto superata la tesi del mito di Gesù[9], e il biblistaGraham Stanton afferma che - attualmente - quasi tutti gli storici, cristiani e no, accettano che Gesù sia esistito, e come ci sia un generale accordo sul fatto che, con la possibile eccezione di Paolo, Gesù di Nazareth sia meglio conosciuto di qualsiasi altro predicatore ebreo o pagano vissuto nel primo o nel secondo secolo.[12] Lo storico Chester G. Starr considera il cristianesimo fondato su avvenimenti storici[37] e il teologoJames H. Charlesworth ricorda che praticamente nessun ricercatore oggi nega l'esistenza storica di Gesù[11]. Il teologoIan Howard Marshall rileva quanto poco numerosi e autorevoli sarebbero le fonti che sostengono le teorie su Gesù come mito[38], mentre un altro teologo,Richard T. France, evidenza i dati archeologici che supporterebbero le testimonianze dei vangeli[39].
Secondo lo storico Pierre Geoltrain la tesi del mito non reggerebbe all'analisi[40]. Lo storico rileva come nessuno dei primi avversari del cristianesimo metta infatti in discussione l'esistenza di Gesù; sostiene che la crocifissione si presterebbe difficilmente a un'invenzione; come nell'ambito della critica testuale, le incoerenze e le contraddizioni tra i testi del Nuovo Testamento sarebbero a sfavore dell'ipotesi di una creazione letteraria; come nessuna delle teorie alternative avanzate per spiegare l'origine del cristianesimo indipendentemente dall'esistenza di Gesù gli sembri pienamente soddisfacente.
Tra i primi critici dell'ipotesi mitica è possibile ricordare lo storico razionalistaCharles Guignebert[41] che, pur considerando i vangeli come scritti propagandisti, rifiuta questa tesi. Non si comprende, a suo avviso, perché i primi cristiani avrebbero dovuto rivestire la divinità di una parvenza di umanità, pretendendo oltre tutto di inserirlo in un contesto storico preciso e attuale, anziché allontanarne la leggenda in un passato indeterminato. In particolare, Guignebert non ritiene possibile dubitare della storicità della crocifissione.
Il lavoro di Guignebert, che sarà seguito pochi anni dopo da quello del biblista e storico Herbert Wood[42], è preceduto dagli studi critici di confutazione di questa ipotesi da parte dei teologi e biblistiMaurice Goguel[24],Shirley Jackson Case[43] e Fred C. Conybeare[44].
Anche il biblista britannico scetticoMaurice Casey è critico verso questa teoria. Secondo Casey, la maggioranza dei sostenitori del mito di Gesù sembrano porre obiezioni alle tesi dei cristiani fondamentalisti, ma non tengono conto che esistono anche forme liberali della cristianità.[45]
L'ipotesi mitologica è criticata anche dal biblista agnosticoBart Ehrman, che ritiene che Gesù sia realmente esistito e sia stato un profeta apocalittico ebreo, successivamente divinizzato dai suoi seguaci. Ehrman ha osservato che ai tempi di Gesù alcune correnti dell'ebraismo (come iFarisei) credevano già nella risurrezione, anche se la collocavano alla fine dei tempi; per lo studioso, la credenza nella risurrezione di Gesù non avrebbe nulla a che fare con i miti di altre religioni, ma si sarebbe sviluppata nell'ambito delle credenze dell'ebraismo[46].
Zeitgeist: The Movie', web film diPeter Joseph del 2007
(Robert M. Price, citato in David A. Jacoby,Compelling Evidence For God and the Bible: Finding Truth in an Age of Doubt. Harvest House Publishers, 2010, p.97.ISBN 978-0-7369-2708-6.)
Daniel Boyarin,Morire per Dio. Il martirio e la formazione di cristianesimo e giudaismo. Il Nuovo Melangolo, Genova, 2008.ISBN 978-88-7018-683-3.
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