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Osteria

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Tipica osteria veneta (aCastello Roganzuolo)

L'osteria è unesercizio pubblico nel quale si serve prevalentementevino e, in alcuni casi,cibi e spuntini.

Origini

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Thermopolium aPompei
Statuti per gli osti di Cremona, 1711
All’osteria

Il termine "osteria" viene dall'antico franceseoste,ostesse (secoli XII e XIII), che a sua volta deriva dallatinohospite(m).[1] Una delle prime attestazioni del terminehostaria si trova nei capitolari della magistratura deiSignori della Notte, che, come suggerito dal nome, vegliava sulla tranquillità notturna dellaVenezia delXIII secolo. L'etimologia della denominazione attuale richiama la funzione del luogo che è appunto quella dell'ospitalità.

Locali simili alle osterie esistevano già nell'antica Roma chiamatioenopolia otabernae vinariae, mentre neithermopolia o, meglio,popinae ocauponae (se di superiore qualità), si servivano anche cibi ebevande caldi, mantenuti a temperatura in grandivasi diterracotta incassati nel bancone: esempi ben conservati sono visibili presso gli scavi dell'anticaPompei.

Le osterie sorsero, come punti di ristoro, nei luoghi di passaggio o in quelli di commercio che nella fattispecie sono strade, incroci, piazze e mercati. Ben presto divennero anche luoghi d'incontro e di ritrovo, direlazioni sociali. Gli edifici, spesso poveri e dimessi, assumevano importanza in base al luogo dove sorgevano e alla vita che vi si alimentava. Il vino era l'elemento immancabile intorno al quale tutti gli altri facoltativi giravano: il cibo, lecamere da letto, laprostituzione.

Già nelTrecento aBologna si contavano ben 150 osterie[2]. A partire dalXV secolo, le osterie divennero sempre più numerose, punto di ritrovo di cittadini e intellettuali, fino a ricoprire un ruolo di aggregazione e dibattito molto importante nel tessuto sociale cittadino. Ancora oggi sono molti in città i locali improntati sull'antico concetto di osteria[3].

Implicazioni sociologiche

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L'osteria, fino alla metà delNovecento, era un tipico luogo di ritrovo serale popolare delle persone di sesso maschile; luogo di incontro e di socializzazione ha costituito per lungo tempo, uno dei pochi momenti di incontro e di scambio d'idee, in aggiunta alla chiesa e alla piazza.

Daldopoguerra ad oggi la frequentazione di questi locali è venuta sempre meno; dal primo decennio del 2000 però si è visto un rifiorire di questi locali che stanno recuperando la loro funzione di luogo di recupero della tradizione ristorativa locale.

Il gestore dell'osteria si chiamaoste o, se donna,ostessa; tipicamente, quando si mangia, i piatti vengono presentati a voce o sono riportati su una lavagna.

Le più antiche osterie

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Osteria Al Brindisi

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AFerrara, a lato del Duomo, v'è quella che è documentata (fin dal 1435) come la più antica osteria delRinascimento e, forse, del mondo.

Già nel '400 esisteva l'Hostaria del Chiucchiolino e, uscendo o evitando la porta della chiesa, ci si infilava nel viottolo adiacente (ora via degli Adelardi 11) per assaggiare del buon vino a bordo di una barca; l'osteria si trovava - infatti - in una piccola insenatura formata dall'acqua piovana.

Si racconta che molti ospiti illustri abbiano frequentato questo locale. Tra loro: lo scultoreBenvenuto Cellini, i poetiLudovico Ariosto eTorquato Tasso, l'astronomoNiccolò Copernico che visse e studiò proprio sopra l'osteria.

Nel 1973 il CardinaleStefan Wyszyński,Primate dellaPolonia, eKarol Wojtyła, che lo accompagnava, furono aFerrara in occasione del V centenario della nascita dell'astronomo e, per visitare l'abitazione dell'illustre connazionale, dovettero attraversare l'interno dell'osteria "Al brindisi", come ora si chiama l'osteria ritenuta la più antica del mondo (tuttora in attività).

Osteria del Sole

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ABologna si hanno notizie certe fin dal 1465[4] circa l'attività dell'Osteria del Sole, situata in un vicolo del centro a due passi dapiazza Maggiore, rimasta ancora intatta come allora[5]. Nel 1712, nelGiuoco nuovo di tutte le osterie che sono in Bologna illustrato daGiuseppe Maria Mitelli, appare il logo dell'osteria così come lo vediamo ancora adesso[6][7][8].

Nell'osteria si vende solo vino, ma si possono portare vivande e mangiarle al suo interno[9][10]. Un piccolo cortile interno, in cui trovano posto alcuni tavolini, è dedicato all'assiduo clienteFabio Testoni degliSkiantos e intitolato proprio "piazza FabioDandyBestia Testoni".

Osteria Del cappello o Al cappello rosso

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L'osteria "Del cappello", anche nota come l'osteria "Al Cappello Rosso" è una delle più antiche diBologna. Svolge ancora oggi la sua funzione di albergo ed esercizio pubblico in cui si servono cibo e bevande.È situata in Via de Fusari nei pressi diPiazza Maggiore. Dagli archivi storici bolognesi si è potuti risalire a una “hosteria del cappello” attestata fin dal 1375. Tale osteria potrebbe aver cambiato ubicazione diverse volte sino al 1700. I locali infatti non erano di proprietà dell'oste per cui spesso il simbolo di una osteria rimaneva invariato al cambiare della sua posizione. L'ubicazione attuale viene fatta risalire al 1652, quando l'oste Domenico Simoncini pone definitivamente la locanda in Via dei Fusari.

Nel 1712, nel "Giuoco nuovo di tutte le osterie che sono in Bologna" di Giuseppe Maria Mitelli appare il logo dell'osteria.

Osteria all'Antico Termine

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L'Osteria all'Antico Termine nel giugno del 1916, indicata come in Austria

AdAsiago (VI), lungo l'attualeStrada Statale 349 diVal d'Assa, un tempo mulattiera, si trova l'Osteria all'Antico Termine, costruita attorno alla metà delXVII secolo, per secoli fu rifugio alpestre e stazione di posta. Venne costruita lungo il nuovo confine (donde il nome) tra laFederazione dei Sette Comuni e ilSacro Romano Impero. Nel 1866 nei pressi dell'osteria venne fatto passare il nuovo confine di Stato. Attualmente si trova al confine tra le regioniVeneto eTrentino-Alto Adige.
Costruita originariamente in tronchi squadrati, nei primi dell'Ottocento l'edificio venne ricostruito in muratura. Proprio a causa della sua posizione, l'osteria durante laprima guerra mondiale si trovò lungo la linea del fronte e fu inizialmente centro operativo della 34ª divisione italiana. Successivamente l'avanzata nemica divenne invece importante sede di comando dell'esercito austro-ungarico (in particolare del 27º Reggimento di fanteria diGraz "König der Belgier"). Vi presero alloggio anche l'arciduca d'Austria e principe d'Ungheria e di BoemiaEugenio Ferdinando Pio d'Asburgo-Teschen e l'imperatore d'Austria, re d'Ungheria e Boemia, e monarca della Casa d'Asburgo-LorenaCarlo I d'Austria[11]. Era inoltre un luogo caro allo scrittoreMario Rigoni Stern.[12]
L'osteria, che si trova a 12 km dal centro abitato più vicino, fu anche rifugio dei reparti partigiani durante laResistenza.

L'osteria, da sempre (tranne durante la Grande guerra), è aperta solo nel periodo estivo.

L'osteria nella letteratura

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L'osteria e la figura dell'oste sono presenti in vari testi letterari. Si trova menzione già neiVangeli, ad esempio nellaParabola del buon samaritano nelVangelo secondo Luca (10- 25, 37) in cui un samaritano soccorse un uomo aggredito dai briganti, lo fasciò e lo portò in una locanda. "Il giorno dopo, presi due denari li diede all'oste e gli disse: - Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno".[13]

Le osterie e le taverne sono presentate dai poeti latiniMarziale[14] eGiovenale che mostrano come fossero frequentate da larghe masse di popolo e da gente di malaffare nell'antica Roma imperiale.

NelDecameron diGiovanni Boccaccio l'osteria è menzionata in alcune novelle come ad esempio in quelle difrate Cipolla (VI, 10), diAndreuccio da Perugia (III, 5) e di Re Carlo e le fanciulle (X, 6).

Il poetaCecco Angiolieri, nel XIII secolo, nelsonettoTre cose solamente mi so 'n grado enumera le cose che più gli sono gradite: "la donna, la taverna e 'l dado". Altro documento di epoca medievale è ilCarmen Potatorium, ilCanto dei bevitori neiCarmina Burana deigoliardi.[15]

NeI racconti di Canterbury diGeoffrey Chaucer (secolo XIV) i pellegrini diretti alla tomba diTommaso Becket nellacattedrale di Canterbury partono, in aprile, dall'osteria del Tabarro (Tabard Inn) aLondra e sono guidati dall'oste. Raggiungono la meta raccontando novelle.[16]

Ricco di trovate beffarde è l'episodio diMorgante e Margutte all'osteria nel poema comicoMorgante (XVIII, 150-179) diLuigi Pulci (secolo XV). Qui i protagonisti sono il giganteMorgante, armato del batacchio di una campana, ed il semigiganteMargutte. I due protagonisti mangiano con enorme voracità; poi Margutte, esperto d'ogni vizio e rotto ad ogni ribalderia, mette a soqquadro la casa e, durante la notte, deruba astutamente l'oste, brucia l'osteria e se ne va con Morgante tra matte risate.[17]

Nel romanzo franceseGargantua e Pantagruele diRabelais (XVI secolo) le osterie sono frequentemente menzionate. Il protagonista, Gargantua, è uno straordinario mangiatore e bevitore.[18][19]

Le osterie sono presenti anche nelDon Chisciotte diMiguel Cervantes. Ad esempio, nella prima parte del romanzo, il protagonista, ribaltando realtà e illusione, scambia un'umile osteria per un castello e l'oste per un castellano.[20] Nell'osteria Don Chisciotte si fece poi armare cavaliere dall'oste che fingeva "di leggere uno scartafaccio come se recitasse una preghiera" . Infine l'oste "gli dette un sonoro scapaccione, e poi con la sua stessa spada una soda piattonata" (I, 3). In un'osteria si svolge anche la zuffa con gli otri di vino rosso scambiati da Don Chisciotte per il gigante del regno di Micomicone:"... e credendo di dargli al gigante aveva dato tanti colpi di spada agli otri che tutta la stanza era piena di vino" (parte I, cap.35). Il Don Chisciotte riflette altresì i tratti delromanzo picaresco spagnolo nel quale povere osterie fanno parte dei desolati paesaggi e dei degradati ambienti in cui si muovono i personaggi.[21]

NeiPromessi sposi diAlessandro ManzoniRenzo Tramaglino passa varie vicissitudini in alcune osterie, luoghi di passaggio, di intrighi e inganni nonché importanti luoghi di snodo delle vicende del romanzo. Nel capolavoro manzoniano gli osti sono presentati come personaggi ambigui che badano al proprio tornaconto. All'osteria con l'insegna dellaLuna Piena aMilano (capitoli XIV e XV)[22] Renzo viene arrestato dal notaio criminale dopo essere stato denunciato alle autorità dall'oste. Durante la fuga verso l'Adda si ferma poi in un'osteria aGorgonzola (capitolo XVI) dove evita le domande degli avventori e sente il racconto di un mercante sui tumulti di Milano a cui egli stesso aveva partecipato.[23] La taverna dellaMalanotte si trova invece presso il castello dell'Innominato (capitolo XX).[24][25]

Fondamentali, per la conoscenza degli ambienti e dei personaggi, sono le soste nelle locande nel romanzoIl Circolo Pickwick diCharles Dickens[26] il quale presenta questi ambienti anche negli altri romanzi realistici a sfondo sociale:Oliver Twist[27] eDavid Copperfield. Lapensione Vauquer con i suoi frequentatori è invece descritta con vivace realismo nel romanzopapà Goriot diHonoré de Balzac.[28]Victor Hugo neI miserabili, vasto affresco storico e sociale della prima metà dell'Ottocento, ci descrive le osterie del sobborgo parigino Saint-Antoine, "un serbatoio di popolo".[29]

Nellaletteratura russa incontriamo un famoso evento nel romanzoI fratelli Karamazov diDostoevskij (libro VIII, cap. 8): "Cominciò quasi un'orgia, una festa indiavolata". Inizia così l'ampia descrizione della grande baldoria nella locandaTrifòn Borisyč, al termine della quale Mìtja Karamazov viene arrestato sotto l'accusa di avere ucciso il padre in quella notte.[30]

L'osteria è luogo di abbrutimento e depravazione nel romanzo naturalista ottocentesco diÉmile Zola (L'ammazzatoio)[31] e nel romanzo verista diGiovanni Verga. Verga neI Malavoglia presenta 'Ntoni che, bighellonando, frequenta spesso l'osteria contrapponendo così il proprio stile di vita a quello del nonno padron 'Ntoni, emblema delle sane tradizioni e dei valori della famiglia patriarcale (l'ideale dell'ostrica).[32]

Troviamo ulteriori esempi nel romanzoTom Jones diHenry Fielding per giungere poi fino alla celebreosteria del Gambero Rosso inPinocchio diCarlo Collodi.[33] Si trova invece aPraga la tavernaIl calice (U' kalicha) frequentata daIl buon soldato Sc'vèik, antieroe protagonista dell'omonimo romanzo dello scrittorececoJaroslav Hašek.[34]

Nella letteratura del Novecento gli ambienti un poco sordidi con avventori anonimi e loschi trovano corrispondenze in certe caffetterie e bar di malaffare come nei racconti "gialli" diGeorges Simenon, che hanno come protagonista ilcommissario Maigret, o come nella pagina iniziale del romanzoZorba il greco (1946) diNikos Kazantzakis. Nella poesia diUmberto Saba, nella raccoltaIl Canzoniere, incontriamo l'osteriaAll'isoletta.Italo Calvino nel romanzoIl sentiero dei nidi di ragno tratta di Pin, un bambino orfano che vive nella riviera ligure di Ponente e cerca di entrare in contatto con il mondo dei "grandi" e di integrarsi con esso frequentando, all'inizio, l'osteria "fumosa e viola" (cap. I) del paese dove vi sono donne "vecchie ubriacone con la faccia rossa" e uomini che per lo più erano stati in prigione.[35] Nell'Ulisse diJames Joyce la taverna diDublino in cui Bloom e Stephen discutono di razionalità e istinto assumeun suo particolare significato in quanto corrisponde alla grotta del ciclopePolifemo (istinto) che verrà sconfitto daUlisse (razionalità).

L'osteria nel teatro

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William Shakespeare nellacommediaFalstaff mette in scena un personaggio millantatore e beone. Questa figura è ripresa nelFalstaff diGiuseppe Verdi,opera lirica nella quale troviamo il protagonista seduttore di donne che progetta i suoi piani nell’Osteria della Giarrettiera.

Un elogio dei piaceri della taverna ("O taverna santa, o taverna miracolosa....") è presente all'inizio del II atto della commediaLa cortigiana diPietro Aretino.

Molto nota è la figura diMirandolina nella commediala locandiera diCarlo Goldoni.Mirandolina, che gestisce una locanda aFirenze, è un personaggio volitivo, astuto e ben caratterizzato psicologicamente.

L'osteria nella pittura

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In un'osteria romana, dipinto di genere diCarl Heinrich Bloch, olio su tela, 1866,Statens Museum for Kunst

Le osterie e taverne furono rappresentate da vari pittori. Si ricordanoDavid Teniers il Giovane,Pieter Bruegel il Vecchio (Lotta tra Carnevale e Quaresima,Banchetto nuziale),Caravaggio, iBamboccianti ed in particolare i pittori delsecolo d'oro olandese, il Seicento.

L'osteria nella musica

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Le osterie hanno un ruolo centrale nellaCanzone delle osterie di fuori porta diFrancesco Guccini.

L'osteria nei giochi

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Ilgioco delle osterie è una delle varianti delgioco dell'oca,incisa nel 1712 daGiuseppe Maria Mitelli. Il gioco ha per caselle le insegne delle osterie di Bologna del periodo[36].

Modi di dire

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Domandare all'oste se ha buon vino significa "fare una domanda inutile".Fare i conti senza l'oste significa "fare piani senza considerare eventuali difficoltà".Fermarsi alla prima osteria significa invece "accettare la prima cosa che càpita, senza riflettere".

L'esclamazioneosteria! è uneufemismo popolare (in luogo di:ostia!)

Quando si entra in una stanza e le persone all'interno sono chiassose e hanno comportamenti poco consoni per il locale in cui si trovano (ad esempio un'aula scolastica), si può esclamare "Oh, ma dove siamo, all'osteria?" per richiamare l'attenzione e nello stesso tempo correggere il comportamento scorretto.

Celebre è il proverbio toscano“chi va via perde il posto all’osteria”, riferendosi all’osteria che, essendo un luogo di incontro e di transito, il posto di chi se ne va viene occupato dal cliente successivo.

Note

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  1. ^Dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli.
  2. ^Emilia Romagna e Marche, Touring Editore, 2002, p. 52,ISBN 978-88-365-2706-9.
  3. ^Nel1405 aPadova sul luogo dove poi sorse l'edificio universitario delPalazzo del Bo, un macellaio vi aveva aperto una locanda (Hospitium Bovis) che aveva come insegna unbucranio, simbolo poi dell'Università padovana.
  4. ^La nostra storia, suOsteria del Sole.URL consultato il 10 settembre 2023.
  5. ^Percorsi in città - Bologna Welcome, subolognawelcome.com.URL consultato il 3 novembre 2012(archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2014).
  6. ^Il gioco nuovo di tutte le osterie, suLombardiaBeniCulturali, Sistema Informativo Regionale dei Beni Culturali (SIRBeC), Regione Lombardia.URL consultato l'8 settembre 2023.
  7. ^Giuseppe Maria Mitelli, Gioco nuovo di tutte l'osterie (1712), suCultura Bologna, 16 giugno 2023.URL consultato l'8 settembre 2023. (immagine a maggiore risoluzione su Imago,Biblioteca comunale dell'Archiginnasio)
  8. ^(EN)Gioco nuovo di tutte l'osterie che sono in Bologna con le sue insegne e sue strade, suBritish Museum.URL consultato l'8 settembre 2023. (in alta risoluzione)
  9. ^Home Page, suOsteria del Sole.URL consultato il 10 settembre 2023.
  10. ^Bologna e l'Osteria (del sole) dove non si serve cibo, sula Repubblica, 21 gennaio 2022.URL consultato l'8 settembre 2023.
  11. ^Tratto da:Mario Rigoni Stern,Sentieri sotto la neve
  12. ^Osteria al Termine, suI luoghi di Mario Rigoni Stern.URL consultato l'8 settembre 2023.
  13. ^Lc 10,25-37, sulaparola.net.
  14. ^Per esempio neIl canto dell'osteria.
  15. ^Il canto inizia così: "Quando in taberna sumus,/ non curamus quid sit humus, / sed ad ludum properamus / cui semper insudamus".("Quando siamo alla taverna,/ non ci curiamo più del mondo, / ma al giuoco ci affrettiamo, / al quale ognora ci accaniamo").
  16. ^Scrive Chaucer nelPrologo generale:" Un giorno, appunto in quella stagione, mentre sostavo alla locanda delTabarro inSouthwark, pronto a mettermi devotamente in pellegrinaggio per Canterbury, ecco capitare verso sera una brigata di ben ventinove persone, gente d'ogni ceto trovatasi per caso in compagnia e tutti pellegrini che intendevano recarsi a cavallo fino a Canterbury. Camere e stalle erano grandi e perciò fummo alloggiati nel migliore dei modi". Più oltre l'autore presenta l'oste: "Era proprio affabile con tutti, questo nostro Oste, degno di fare il maggiordomo di palazzo. Era un uomo grande e grosso, con gli occhi sporgenti, il miglior cittadino che esistesse a Cheapside: franco nel parlare, saggio, ben istruito, non mancava certo di virilità, ed era per di più un vero bontempone".
  17. ^http://letteritaliana.weebly.com/morgante-e-margutte-allosteria.html
  18. ^L'aggettivopantagruelico significa "insaziabile"
  19. ^Rabelais parla ad esempio dell'Osteria del Castello (cap. XVII). In un altro passo scrive:" Homenaz ci disse: - Le nostre sante decretali c'impongono e comandano di visitare prima le chiese, che le osterie. Pertanto, senza deflettere dal bel comandamento, andiamo in chiesa, poi andremo a banchettare" (cap. XLIX).
  20. ^"... appena scorse l'osteria, si figurò fosse un castello con le sue quattro torri e i comignoli d'argento lucido, munito del suo bravoponte levatoio e del suo profondo fossato, e con tutti gli accessori con cui sono descritti di solito i castelli".[...] "Don Chisciotte, vedendo l'umiltà del governatore della fortezza (tali gli parvero l'oste e l'osteria), rispose: - Per me, signor castellano, qualunque cosa mi basta, perché i miei arredi son l'armi, e riposo m'è il pugnar"(Don Chisciotte, I, 2).
  21. ^Osterie piene di gente allegra e spensierata sono presenti nel seicentesco romanzo picarescoL'avventuroso Simplicissimus, opera in stilebarocco dello scrittore tedescoHans Jakob Christoffel von Grimmelshausen.
  22. ^"Entrò in un usciaccio, sopra il quale pendeva l'insegna della luna piena" (cap. XIV).
  23. ^"Maledetti gli osti!" esclamò Renzo tra sé: "più ne conosco, peggio li trovo" (cap. XVI).
  24. ^"Sur una vecchia insegna che pendeva sopra l'uscio, era dipinto da tutt'e due le parti un sole raggiante, ma la voce pubblica, che talvolta ripete i nomi come le vengono insegnati, talvolta li rifà a modo suo, non chiamava quella taverna che col nome Malanotte".
  25. ^Nel romanzo manzoniano vi sono altre osterie, nelle quali i proprietari appaiono come personaggi infidi ed ipocriti che agiscono spesso in modo falso ed opportunistico guardando ai propri interessi. Nell’osteria del paese (capp. VI e VII) Renzo organizza il tentato "matrimonio a sorpresa", e i bravi didon Rodrigo preparano il rapimento di Lucia. Nell’osteria di Monza (cap. IX) si riparano per una breve sosta Renzo, Lucia e Agnese in fuga, la mattina seguente la "notte degli imbrogli" e qui i due fidanzati si separano. Nell’osteria della Frasca (cap. XVI) Renzo fa la sua prima sosta nella sua fuga da Milano verso Bergamo e ottiene informazioni sulla strada verso il confine. Nell’osteria oltre Adda (cap. XVII) Renzo, giunto salvo oltre confine nel territorio dellaRepubblica di Venezia, spende gli ultimi spiccioli per rifocillarsi e in elemosina.
  26. ^Numerose sono le taverne e le osterie descritte in quest'opera. Gli ambienti sono molto umili: "una miserabile osteria, con davanti due olmi, una tina ed una insegna ..."; oppure, per citare un secondo esempio, "questa favorita osteria, consacrata alle orge notturne del signor Lowten e dei suoi compagni".
  27. ^Ad esempio all'inizio del capitolo XV del romanzo Dickens ci descrive un'osteria come un luogo degradato: "Nella buia sala di una bettola, nella zona più sudicia di Little Safron Hill, un covo fosco e tetro dove una fiammella a gas ardeva tutto il giorno durante l'inverno e, d'estate, non penetrava mai un raggio di sole, era seduto, meditando davanti a una piccola brocca di stagno e a un bicchierino che sapeva fortemente di liquore, un uomo dalla giacca di velluto, i calzoni corti di cotone, scarpe basse e calze, nel quale, anche a quella fioca luce, nessun esperto agente di polizia avrebbe esitato a riconoscere il signor Guglielmo Sikes".
  28. ^Nell'àmbito del romanzo realista ottocentesco, le osterie, come l'osteria - albergo di Yonville, sono luoghi ricorrenti anche inMadame Bovary diGustave Flaubert.
  29. ^"Le osterie del sobborgo Saint-Antoine, più volte da noi descritte, hanno una notorietà storica. Nei tempi torbidi, c'è lì più ebbrezza di parole che di vino; vi circola, per così dire, uno spirito profetico, un effluvio di avvenire, che infiamma i cuori e ingrandisce le anime".[....] "Il sobborgo Saint-Antoine è un serbatoio di popolo; lo scuotimento rivoluzionario vi fa delle fessure, da cui scorre la sovranità popolare" (parte IV, libro I, cap. V).
  30. ^Dostoèvskij scrive che l’ispravnik, funzionario di polizia, grida: "Guardatelo! Di notte, ubriaco, con una ragazza perduta e macchiato del sangue di suo padre... Delirio, delirio!". [...] "Signor tenente Karamazov, devo dichiararvi che siete accusato dell'assassinio di vostro padre, Fëdor Pàvlovič Karamazov, avvenuto questa notte" (libro VIII, cap. 8).
  31. ^L'ammazzatoio è l'osteria di père Colombe frequentata da alcolisti. L'alambicco, posto al suo interno, è simbolo dell'alcolismo. Sull'ingresso è collocata un'insegna: "Distillazione". Il locale è molto misero e trascurato, con all'interno un "enorme bancone con le sue file di bicchieri". "C'erano sulla porta, fra due mezze botti, degli oleandri polverosi".(cap. 2). Quando Gervasia giunge all'osteria dell'Assommoir per trovare il marito ubriacone, Zola ci descrive molto realisticamente l'ambiente:" Faceva molto caldo, il fumo delle pipe saliva nella luce abbagliante del gas, dove turbinava come polvere, avvolgendo i bevitori in una nebbia lenta e spessa e da quel nuvolo veniva fuori un baccano assordante e confuso, delle voci chiocce, urti di bicchieri, bestemmie e pugni forti come martellate" (parte II, capitolo X).
  32. ^"E 'Ntoni Malavoglia! altro bell'uomo nuovo! suo nonno e tutti gli altri sudano e si affannano per tirarsi su un'altra volta; e lui, quando può scappare con un pretesto, va a girandolare pel paese, e davanti all'osteria, tale e quale come Rocco Spatu" (I Malavoglia, cap. X).
  33. ^Collodi racconta che Pinocchio, il Gatto e la Volpe giungono all'osteria: "Cammina, cammina, cammina, alla fine sul far della sera arrivarono stanchi morti all'osteria del Gambero Rosso" (Pinocchio, cap.13).
  34. ^L'"Osteria del Calice" è un luogo d'incontro di diversi personaggi che discutono di vari argomenti, soprattutto di politica dopo l'assassinio dell'arciducaFrancesco Ferdinando aSarajevo nel 1914. L'oste Palivec "era celebre per il suo turpiloquio" (parte I; capitolo 1), mentre "l'ostessa Palivec stava dietro il banco da mescita e contemplava ottusamente i rubinetti della birra" (parte I; capitolo 6).
  35. ^"All'osteria ci sono sempre gli stessi, tutt'il giorno, da anni, a gomiti sui tavoli e menti sui pugni che guardano le mosche sull'incerato e l'ombra viola in fondo ai bicchieri" (cap. I). Più oltre Calvino scrive: "Gli uomini ascoltano in silenzio, a occhi bassi come fosse un inno di chiesa. Tutti sono stati in prigione: chi non è stato mai in prigione non è un uomo. E la vecchia canzone da galeotti è piena di quello sconforto che viene nelle ossa alla sera, in prigione, quando i secondini passano a battere le grate con una spranga di ferro, e a poco a poco tutti i litigi, le imprecazioni si quietano, e rimane solo una voce che canta quella canzone, come ora Pin, e nessuno gli grida di smettere" (cap. I).
  36. ^Giochi dell'Oca e di percorso, sugiochidelloca.it.URL consultato il 7 febbraio 2021.

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