IlMercosur (acronimo dello spagnoloMercado Común del Sur, in portogheseMercado Comum do Sul, noto anche comeMercosul e in ingleseSouthern Common Market) è un’organizzazione economica regionale sudamericana che ha sede aMontevideo, inUruguay.[1] La sua nascita ha rappresentato un passo decisivo nel processo di integrazione del continente, dando seguito alle esperienze precedenti di cooperazione economica come l’Associazione latinoamericana di libero scambio, istituita nel 1960, e la successivaAssociazione latinoamericana di integrazione del 1980.[1]
Il percorso che portò alla creazione del Mercosur prese avvio nel 1985, quando Argentina e Brasile firmarono la Dichiarazione di Iguaçu, istituendo una commissione bilaterale volta a promuovere l’integrazione delle loro economie.[1] L’anno seguente furono negoziati diversi accordi commerciali, culminati nel Trattato di integrazione, cooperazione e sviluppo del 1988, che impegnava i due Paesi a costituire un mercato comune entro dieci anni e invitava altri Stati latinoamericani a unirsi all’iniziativa.[1] Il passo decisivo arrivò il 26 marzo 1991 con ilTrattato di Asunción, sottoscritto dai capi di Stato di Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, il quale istituì ufficialmente il Mercosur con l’obiettivo di creare un mercato comune fondato sulla libera circolazione di beni, servizi e fattori produttivi, sull’adozione di una tariffa esterna comune e sul coordinamento delle politiche macroeconomiche e settoriali.[1][2][3]
Nel 1994 il Protocollo di Ouro Preto completò l’architettura istituzionale del blocco, conferendogli personalità giuridica internazionale e fissando le basi per l’adozione di norme vincolanti per i membri.[1][2][3] Dal 1º gennaio 1995, dopo la progressiva eliminazione delle barriere tariffarie interne, venne formalmente istituita un’area di libero scambio accompagnata da un’unione doganale, anche se alcuni prodotti continuarono a essere soggetti a dazi e la piena armonizzazione tariffaria non fu mai del tutto realizzata.[1][2]
L’evoluzione del Mercosur è stata segnata anche da importanti dinamiche di allargamento. Nel 1996 Bolivia e Cile firmarono accordi di associazione, ottenendo accesso preferenziale al mercato comune pur senza diventare membri effettivi.[2][3][4][5] Nel 2003 il Perù entrò come Stato associato, seguito l’anno dopo da Colombia ed Ecuador, mentre il Messico ottenne lo status di osservatore.[2][3][4] Il Venezuela, approvato come membro a pieno titolo nel 2006, completò il processo di adesione nel luglio 2012, ma fu sospeso nel 2016 per irregolarità rispetto agli obblighi dell’organizzazione.[1][2][3][5] Nello stesso 2012, il Paraguay venne temporaneamente sospeso in seguito alla destituzione del presidente Lugo, per poi essere riammesso l’anno successivo.[1]
Sul piano politico, nel 1998 i quattro Paesi fondatori, insieme a Cile e Bolivia, istituirono il cosiddetto Mercosur politico, un meccanismo destinato a favorire consultazioni e coordinamento in ambito diplomatico.[2][3] Parallelamente, il blocco ha progressivamente rafforzato le proprie relazioni esterne: già nel 1995 venne firmato un accordo quadro con l’Unione europea per sviluppare cooperazione e liberalizzare gli scambi, negoziato che si è concluso molti anni dopo con un’intesa commerciale di ampio respiro.[2][3][5] Nel 2003 il Mercosur siglò un trattato di libero scambio con la Comunità Andina, entrato in vigore nel 2004, e nel 2025 sono in corso negoziati per un accordo con gli Emirati Arabi Uniti.[1]
Il 6 dicembre 2024 è stato siglato un trattato commerciale tra l’Unione europea e i Paesi del Mercosur.[6] Secondo la Commissione europea rappresenta la più ampia intesa di libero scambio mai conclusa dall’UE, con l’obiettivo di rafforzare i legami economici, promuovere investimenti e incrementare le esportazioni europee verso l’America meridionale, stimate in crescita del 39% con il sostegno a circa 440.000 posti di lavoro.[6][7]
I negoziati tra le parti sono iniziati nel 1999 e hanno subito interruzioni per divergenze politiche e preoccupazioni riguardanti l’ambiente e gli standard sanitari.[6] Nel 2019 era stato raggiunto un accordo di principio, ma la pandemia di COVID-19 ne aveva rallentato il percorso; il dialogo è ripreso nel 2022, con l’elezione di Luiz Inácio Lula da Silva in Brasile, e ha portato alla conclusione dell’intesa nel 2024.[6]
Il contenuto dell’accordo riguarda la progressiva eliminazione o riduzione dei dazi su circa il 90% dei prodotti scambiati tra le due aree.[6] Per i Paesi del Mercosur vengono liberalizzati articoli come carne bovina, pollame, zucchero, riso e frutta tropicale, mentre per l’Unione europea è previsto l’abbattimento delle tariffe su beni come vino, formaggi e automobili, oggi gravati da aliquote fino al 35%.[6] L’intesa introduce anche un accesso preferenziale agli appalti e agli investimenti e prevede la tutela di 568 indicazioni geografiche europee, con il mantenimento degli standard sanitari, fitosanitari e di benessere animale per le importazioni agroalimentari.[6]
Per rispondere alle preoccupazioni di Stati membri quali Francia, Italia e Polonia, l’accordo include meccanismi di salvaguardia a protezione del settore agricolo europeo.[6][7][8] Sono stabilite quote tariffarie per prodotti sensibili, come la carne bovina, limitata a circa l’1,5% del consumo europeo, con dazio del 7,5% entro la quota e tariffe comprese tra il 40% e il 50% al di fuori di essa.[6][7] La Commissione europea potrà avviare indagini e introdurre misure provvisorie qualora l’importazione di prodotti come manzo, pollo o zucchero superi del 10% i livelli precedenti e i prezzi all’importazione calino di almeno il 10% rispetto ai valori interni.[8] È previsto un monitoraggio semestrale dei flussi commerciali, insieme al rafforzamento dei controlli fitosanitari e a compensazioni per le filiere agricole eventualmente danneggiate.[7][8]
L’iter di approvazione è stato avviato dopo la firma del dicembre 2024, con la presentazione ufficiale dell’accordo ai 27 Stati membri e al Parlamento europeo nel settembre 2025.[7][8] Il testo prevede un accordo commerciale interinale che entrerà in vigore con l’approvazione a maggioranza qualificata del Consiglio, mentre la ratifica completa richiederà il consenso di tutti i governi e dell’Eurocamera.[6][7]
Fin dalla sua nascita, il Mercosur si è posto l’obiettivo di promuovere lo sviluppo economico e la modernizzazione dei Paesi membri attraverso un’integrazione graduale delle loro economie.[1][2] Tale progetto comprende non solo l’eliminazione progressiva delle barriere commerciali e la creazione di un’unione doganale, ma anche il perseguimento, come traguardo finale, di un vero e proprio mercato comune che consenta la libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone.[1][2][3] L’organizzazione mira inoltre ad armonizzare le normative nazionali in una serie di ambiti strategici, come la disciplina della concorrenza, la tutela della proprietà intellettuale, la protezione dell’ambiente, i trasporti e il turismo, settori considerati essenziali per garantire una concorrenza leale e uno sviluppo equilibrato della regione.[3][5]
Parallelamente, il blocco ha promosso l’adozione di principi democratici come condizione per la partecipazione dei membri, riaffermando l’importanza di istituzioni rappresentative e funzionanti per il consolidamento del processo integrativo.[1] L’obiettivo politico e sociale è dunque complementare a quello economico, in un’ottica di rafforzamento della stabilità e della cooperazione regionale.
L’assetto organizzativo del Mercosur è stato delineato principalmente dal Protocollo di Ouro Preto, che ha introdotto una serie di organi incaricati di guidare il processo di integrazione.[1][2][3] Al vertice si colloca il Consiglio del Mercato Comune, formato dai ministri degli Esteri e dell’Economia dei Paesi membri, responsabile della direzione politica generale e dell’adozione delle decisioni fondamentali.[1][2][3] A livello esecutivo opera il Gruppo del Mercato Comune, cui spetta il compito di implementare le politiche concordate e di supervisionare il funzionamento delle istituzioni subordinate.[1][2][3]
Un ruolo importante è svolto dalla Commissione del Commercio, che vigila sull’applicazione della politica commerciale comune e può intervenire per risolvere eventuali controversie tra i partner.[1][2][3] Per favorire il coinvolgimento della società civile e degli operatori economici, è stato creato il Forum consultivo economico-sociale, spazio in cui imprese e sindacati possono esprimere le proprie istanze e contribuire all’elaborazione delle raccomandazioni.[1][2][3] Sul piano della rappresentanza politica, la Commissione parlamentare congiunta – successivamente evoluta nel Parlamento del Mercosur, inaugurato nel 2007 – assicura il collegamento con i Parlamenti nazionali e sostiene l’armonizzazione delle legislazioni interne.[1][2][3]
Le attività amministrative sono coordinate dal Segretariato con sede a Montevideo, che provvede alla pubblicazione del bollettino ufficiale e alla conservazione della documentazione.[2][3] Le decisioni, in linea con il carattere intergovernativo del blocco, vengono generalmente adottate per consenso tra i membri, a conferma dell’equilibrio tra cooperazione e rispetto della sovranità nazionale.[1][3]