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Mazzeratura

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Lamazzeratura è unapena di morte della cui pratica si hanno menzioni inepoca medievale. Destinata, secondo le fonti, a coloro che si erano macchiati ditradimento, consisteva nell'annegamento della vittima, dopo che quest'ultima era stata rinchiusa in un sacco.

Era analoga a un supplizio inflitto nellaRoma antica, lapoena cullei, che laLex Pompeia riservava aiparricidi. Rispetto a quest'ultima, però, la mazzeratura non è associata a un particolarerituale, né la morte avveniva necessariamente in compagnia di particolari bestie (scimmia,cane,vipera).

Etimologia

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Il verbomazzerare deriva probabilmente[1] damazzera, termine usato inambito linguistico meridionale per indicare unazavorra di pietrame, legata allatonnara dalla parte opposta ai sugheri, per appesantirla e farla così aderire al fondo.Mazzera deriva a sua volta dall'araboma῾ṣara, con il significato di «macina da mulino»[2].

Testimonianze

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I resti del castello diCapaccio, dove si consumò l'epilogo dellaomonima ribellione

Eventi storici

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Dell'uso di questa pena capitale esistono alcune menzioni in eventi collegati alla storia delRegno di Sicilia e delSacro Romano Impero, relativi all'età federiciana e ai fatti successivi alla rivolta deiVespri siciliani.

Datto di Bari

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Un caso di mazzeratura è registrato nell'epilogo della rivolta anti-bizantina organizzata daMelo di Bari e da suo cognatoDatto.Nel1015, con la benedizione dipapa Benedetto VIII,Melo si recò in Germania per chiedere aiuto all'imperatore Enrico II. Questi lo accolse tra i suoi vassalli e lo creòDuca di Puglia, ma non gli fornì alcun aiuto militare. Melo allora ritornò in Italia, si procurò il rinnovato appoggio dei principilongobardi e delle città dissidenti e assoldò alcunicavalierinormanni mercenari, guidati daGilbert Buatère, che fecero così la loro comparsa sulla scena geopolitica italiana. Con loro mosse daCapua verso laCapitanata: grazie ad alcuni successi iniziali (ad Arènola presso ilFortore, aCivitate, a Vaccarizza pressoTroia, nella primavera del1017), Melo si aprì la strada fino aTrani.Ma lo scontro decisivo con letruppe bizantine guidate dal nuovocatapanoBasilio Bojoannes avvenne nellabattaglia di Canne del 1º ottobre1018, che vide soccombere gli insorti.

Datto di Bari fu mandato a morte dai bizantini per mazzeratura il 15 giugno 1021.

Federico II di Svevia

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Congiura di Capaccio (1246)
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È noto che questa pena fu adottata dall'imperatoreFederico II di Svevia, che vi fece ricorso quando per punire alcuni dei traditori che avevano complottato contro di lui nellacongiura di Capaccio[3].

Federico II, per un certo verso, riprese un altro degli aspetti rituali dellapoena cullei deldiritto romano, comandando che dei serpenti fossero inseriti nei sacchi dei condannati[3].

Battaglia dell'isola del Giglio (1241)
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Labattaglia del Giglio, da unaminiatura dellaNova Cronica

Stando a quanto riporta laNova Cronica delcronistafiorentinoGiovanni Villani, Federico II si sarebbe già in precedenza servito della mazzeratura, per punire alcuni alti prelati fatti prigionieri nellabattaglia dell'isola del Giglio del 1241. In quell'occasione,Re Enzo, figlio di Federico II, aveva inviato la flotta dellaRepubblica di Genova, formalmente guidata daAnsaldo De Mari, appoggiata da una flotta dellaRepubblica di Pisa, incontro alla flotta su cuiPapa Gregorio IX aveva fatto imbarcare prelati europei diretti al concilio ecumenico previsto per laPasqua del 1241.

La battaglia, breve e cruenta, ebbe luogo nel braccio di mare tra ilGiglio e l'Isola di Montecristo: i cardinali scampati alla morte in battaglia, furono fatti prigionieri e condotti aPisa per andare incontro a una fine cheGiovanni Villani individua come una delle cause dellascomunica dell'imperatore e della successiva condanna alConcilio di Lione, e che descrive in questo modo:

«La terza causa[4] fu persacrilegio che fece, che per legalee diPisa e per lo figliuolore Enzo fece pigliare i cardinali e molti parlati in mare, come detto è in adietro, e di quegli mazzerare in mare, e tenere morendo in diverse e aspre carcere»

(Nova Cronica, VII, 25 –Della sentenzia chepapa Innocenzo diede alconcilio a Leone sovraRodano sopra Federigo imperadore[5])

Alaimo da Lentini

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Giacomo II presiede leCortes diBarcellona.

La mazzeratura fu anche la pena inflitta adAlaimo di Lentini, già eroe deiVespri siciliani, marito diMacalda di Scaletta, ma caduto in disgrazia agli occhi delladinastia aragonese dopo la morte dire Pietro d'Aragona, che lo aveva invece protetto e tenuto con in gran conto con sé.

Insieme con suo nipoteAdinolfo da Mineo, Alaimo fu gettato in mare presso l'isola di Marettimo, appena dopo che gli era stato consentito di rivedere all'orizzonte la suaSicilia: infatti, dietro la falsa promessa di un ritorno in patria, era stato persuaso con l'inganno a imbarcarsi daBarcellona, nell'agosto 1287[6], fiducioso che il suo rientro in Sicilia avrebbe esaudito la sua richiesta di unequo processo in patria, grazie al quale liberarsi dei sospetti addensatisi sul suo comportamento. Entrambi, invece, inconsapevoli del loro destino, erano già condannati pertradimento, con sentenza sommariamente decretata, a loro insaputa, daGiacomo II di Aragona[6][7].

Menzioni letterarie

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Divina Commedia

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Pier da Medicina conDante eVirgilio, illustrazione diGustave Doré

Una menzioneletteraria ricorre nellaDivina Commedia diDante Alighieri:Pier da Medicina, nelCanto XXVIII dell'Inferno, chiede al poeta di mettere in guardiaGuido I del Cassero eAngiolello da Carignano, due valenti uomini diFano, dall'infausto destino che egli era in grado diprevedere, la morte per "mazzeratura" pressoCattolica, quale pena per essersi opposti al bieco tirannoMalatestino I Malatesta:

«E fa saper a' due miglior diFano
amesser Guido e anco adAngiolello,
che, se l'antiveder qui non è vano,

gittati saran fuor di lor vasello
e mazzerati presso a laCattolica
per tradimento d'untiranno fello

(Dante Alighieri,Divina Commedia,Inferno,canto 28 - versi 76-81)

Francesco di Bartolo, nel commentare questo passo delleCommedia, definisce il «mazzerare [...] lo gittar l'umo in mare in un sacco con una pietra grande; o legate le mani, e i piedi, e con un grande sasso al collo»[8]. IlDizionario dell'Accademia della Crusca ne dà l'equivalente inlatino:proiectus in mare culeo inclusus[9] (scaraventato in mare all'interno di un sacco, n.d.r.).

Decameron

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Ne esistono alcune citazioni dalDecameron diGiovanni Boccaccio, come nella seconda novella della quinta giornata, narrata daFiammetta:

«co’ suoi compagni fu preso e rubato, e di loro la maggior parte da'saracini mazzerati»[10]

Altra citazione ricorre nella novella terza della quarta giornata (Filostrato):

«E fatto prima sembiante d’avere la Ninetta messa in un sacco e doverla quella notte stessa farla in mare mazzerare, seco la rimenò alla sua sorella e per prezzo di quella notte gliele donò[11]»

Note

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  1. ^mażżerare,Vocabolario Treccani on line
  2. ^màżżera,Vocabolario Treccani on line
  3. ^abErrico Cuozzo,Congiura di Capaccio (1246),Enciclopedia Fridericiana,Istituto dell'Enciclopedia Italiana
  4. ^N.d.r.: il cronista si riferisce alle cause dellascomunica inflitta daPapa Gregorio IX a Federico II, dopo le promesse, i tentennamenti, e i rinvii nell'organizzazione dellasesta crociata, partita solo nel 1228, cioè quando era già scaduto il termine ultimo per cui l'imperatore si era impegnato conPapa Onorio III nellaDieta di San Germano, suggellando la promessa congiuramento solenne.
  5. ^Nuova Cronica diGiovanni Villani,edizione critica di Giovanni Porta, FondazionePietro Bembo,Guanda, 1991
  6. ^abFrancesco Giunta, «ALAIMO (Alaimus, Alaimu, Alamo) da Lentini (di Latino, di Leontino)»,Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. I (1960),Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
  7. ^Bartolomeo di Neocastro,Historia Sicula, cap. CIX
  8. ^Francesco di Bartolo,Comento, o Lettura sopra Dante, Inf. XXVIII
  9. ^Vocabolario degli accademici della Crusca, 4ª edizione (1729-1738), Vol. 3, p. 190
  10. ^Giovanni Boccaccio,Decameron,V, 2, daWikisource
  11. ^Giovanni Boccaccio,Decameron,IV, 3, daWikisource

Bibliografia

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Altri progetti

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Altri progetti

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