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Matrimonio romano

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Il marito raccoglie nelle sue mani la mano della moglie (dextrarum iunctio). Museo delleTerme di Diocleziano, Roma.

Ilmatrimonio romano (matrimonium), come implica la stessa radicemater- della locuzione, ha la precipua finalità diliberorum creandorum causa, una necessità ben espressa dalcensore Quinto Cecilio Metello Macedonico nel131 a.C. in un'orazione conservata daAulo Gellio e che fu letta daAugusto in occasione della presentazione delle sue leggi per l'incremento delle nascite:

«Se potessimo vivere senza donne faremmo volentieri a meno di questa seccatura (ea molestia) ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della razza piuttosto che ricercare piaceri effimeri[1]»

Per questa primaria finalità genetica il matrimonio romano si differenzia dalmatrimonio moderno per essere una situazione di fatto, da cui l'ordinamento fa discendere effetti giuridici sia in positivo che in negativo a seconda che si tratti dimatrimonium iustum (legittimo) oiniustum (illegittimo). In quanto stato di fatto il vincolo matrimoniale si può fare cessaread libitum.

Il "ius connubii"

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Sarcofago delIV secolo raffigurante una coppia romana che unisce le mani; la cintura della sposa mostra il nodo che il marito "legato e avvinto" a lei dovrà sciogliere nel letto nuziale[2]

Neldiritto romano, per dueindividui puberi di diversosesso, ossiapubes l'uomo eviripotens ladonna, oltre alla volontà di costituire un rapporto coniugale e al possesso dellacapacità naturale è indispensabile perché si possa avere un matrimonio legittimo ilpossesso reciproco delconubium, cioè di quello stato giuridico personale che l'ordinamento richiede perché si possa parlare diiustae nuptiae, dalle quali fa derivare effetti diversi di quelli del matrimonio non legittimo.

Il connubio è una capacità matrimoniale specifica che non tutti gli individui hanno. Negli ordinamenti moderni tutti indistintamente i cittadini, in assenza di eventuali impedimenti, capaci di esprimere una valida volontà matrimoniale e che hanno una determinata età possono porre in essere il negozio giuridico del matrimonio.

Nell'ordinamento romano, che non conosce il concetto diuguaglianza universale degli uomini di fronte allalegge, solo i cittadini che possiedono la capacità matrimoniale dipendente dal propriostatus giuridico possono porre in essere uniustum matrimonium: questa capacità è ilconubium.

Laddove oggi si parla di assenza di impedimenti e quindi in senso negativo, i romani parlavano di possesso delconubium, in senso positivo.

In via esemplificativa, lo status dischiavo, l'appartenenza a diversi ordini sociali, determinati rapporti diparentela o agnatizi escludevano il possesso del connubio ovvero della capacità matrimoniale:

(latino)
«inter parentes et liberos infinite cuiuscumque gradus sint conubium non est[3]»
(italiano)
«tra i genitori e i figli in linea retta all'infinito non vi è "conubium"»

L'assenza delconubium rendeva lenuptiae noniustae:

(latino)
«et si tales personae inter se coierint, nefarias et incestas nuptias contraxisse dicuntur[4]»
(italiano)
«e se fra tali persone vi siano stati rapporti coniugali, questo matrimonio si può definire illegale e incestuoso»

e i generati da esse seguivano lo status della madre anziché del padre

(latino)
«conubio interveniente liberi semper patrem sequuntur: non interveniente conubio matris condicioni accedunt[5]»
(italiano)
«i figli in presenza dello ius connubii seguono sempre la condizione del padre: in assenza dello ius connubii quella della madre»

Il "ius connubii" più gravido di conseguenze nella società romana fu quello che nelV secolo a.C. concedeva il diritto di contrarre matrimonio tra le diverse classi sociali.

Questo ius connubii risale all'emanazione dellaLex Canuleia (inlatinoLex Canuleia de conubio patrum et plebis) proposta dal tribunoGaio Canuleio nel445 a.C. con la quale venne abolito il divieto di nozze trapatrizi eplebei, risalente alle tradizioni dell'epoca arcaica di Roma e codificato dalleLeggi delle XII tavole da pochi anni (450 a.C.) entrate in vigore.

La "Lex Canuleia"

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In epoca regia e nella legislazione delleXII tavole ipatrizi e iplebei costituivano due gruppi rigidamente divisi, con accesso alle magistrature, come ilconsolato[6] riservate ai patrizi, riti religiosi distinti e divieto di contrarre matrimoni tra gli appartenenti alle due classi.

Tito Livio nel Libro IV diAb Urbe condita libri espone le ragioni "genetiche" addotte dai patrizi:

(latino)
«Quam enim aliam vim conubia promiscua habere nisi ut ferarum propre ritu volgentur concubitus plebis patrumque[7]»
(italiano)
«Quale altro scopo, infatti, avevano i matrimoni misti se non la diffusione di accoppiamenti fra plebe e patrizi, quasi a somiglianza delle bestie selvagge?»

Motivazioni che vengono contestate da Canuleio nel suo discorso:

(latino)
«Altera conubium petimus, quod finitimis externisque dari solet; nos quidem civitatem, quae plus quam conubium est, hostibus etiam victis dedimus.[8]»
(italiano)
«chiediamo matrimoni misti che vengono concessi ai popoli confinanti e agli stranieri e del resto noi abbiamo concesso la cittadinanza, che sicuramente è più significativa del diritto di connubio, anche a dei nemici sconfitti.»

Unagens come iClaudii, proveniente dalla nemicaSabina, era stata accolta a Roma, aveva ricevuto terre in dotazione, era stata annoverata come patrizia. Canuleio si domandava retoricamente: se uno straniero poteva diventare patrizio e quindi console, uncivis romanus non poteva diventarlo solo perché plebeo?

LaRepubblica romana, infatti, era maestra nel legare con vincoli matrimoniali (e quindi economici) le varie famiglie delle classi superiori dei popoli vicini che in tempi più o meno lontani erano stati necessariamente nemici. La rete di alleanze matrimoniali iniziate in tempo tanto remoti, permise a Roma la sopravvivenza durante le guerreSannitiche e soprattutto durante l'invasione diAnnibale e laSeconda guerra punica.

Alla fine i patrizi concessero la presentazione della legge, convinti che i tribuni, gratificati, non avrebbero presentato la parallela legge per la concessione del consolato ai plebei e che avrebbero accettato la leva militare contro i nemici esterni.

(latino)
«Nam anni principio et de conubio patrum et plebis C.Canuleius tribunus plebis rogationem promulgavit qua contaminari sanguinem suum patres confundique iura gentium rebantur.[7]»
(italiano)
«Infatti all'inizio dell'anno il tribuno della plebe Gaio Canuleio presentò una legge sul matrimonio tra patrizi e plebei in seguito alla quale i patrizi ebbero a temere che il loro sangue fosse contaminato e ne fossero sconvolti i diritti detenuti dalle famiglie del patriziato.»

Lalegge Canuleia fu sottoposta votazione e, come ci ricordaMarco Tullio Cicerone:

(latino)
«....inhumanissima lege sanxerunt, quae postea plebiscito Canuleio abrogata est.[9]»
(italiano)
«... [I decemviri] stabilirono una legge estremamente disumana che fu abrogata dalla legge Canuleia»

Sull'onda del parziale successo di Canuleio, i tribuni accentuarono invece la pressione fino a giungere a un compromesso: i plebei avrebbero potuto essere eletti alla carica diTribuni consolari, una figura politica simile al consolato come potere ma formalmente diversa.

Le"nuptiae"sine manu

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Negliordinamenti moderni il matrimonio si forma solo con il compimento di determinatiatti e secondo forme ben individuate e dettagliate che assumono, ai fini della validità del matrimonio stesso, dignità di sostanza. Si tratta, in effetti, di unnegozio giuridico in cui la volontà delle parti, diretta alla formazione del rapporto coniugale, è espressa nelle forme specifiche stabilite dagli ordinamenti giuridici relativi che ne disciplinano gli effetti.

Il matrimonio in quanto negozio giuridico sottostà, quindi, oltre che alle disposizioni specifiche previste per esso anche alle altre relative al negozio giuridico in generale. Si può arrivare, pertanto, allanullità oannullabilità del matrimonio quando gli atti indicati come essenziali per la sua formazione presentano dei vizi, anche di forma, tali da inficiare il negozio giuridico che ne è la base.

Nell'ordinamento romano il matrimonio è

(latino)
«iustum se inter eos qui nuptia contrahunt conubium sit, et tam masculus pubes quam femina potens sit, et utrique consentiant, si sui iuris sunt, aut etiam parentes eorum, si in potestate sunt[10]»
(italiano)
«legittimo se coloro che contraggono le nozze ne abbiano il diritto, e che tanto il maschio che la femmina siano in grado di generare figli, e che ambedue siano consenzienti, se siano responsabili di sé giuridicamente, o che lo siano i loro genitori se ancora sono sotto la loro tutela»

La sussistenza di questi elementi, tuttavia, non basta perché si abbianoiustae nuptiae, vi deve essere concretamente il fatto materiale dellaconvivenza che inizia con ladeductio in domum mariti della donna nella casa del marito. Ladeductio non è una formalità costitutiva del matrimonio bensì laprova materiale della esistenza del suo inizio, ancorché accompagnata da cerimonie e feste a seconda dello stato socioeconomico degli sposi.[11]

Perché esista realmente il matrimonio è necessaria poi non una manifestazione iniziale di volontà ma il continuo esercizio della volontà di condurre il matrimonio: la cosiddettaaffectio maritalis senza la quale l'unione dei due soggetti era considerataconcubinato.

Matrimoniocum manu

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Matrimonio fra due cittadini romani. Sarcofago nelMuseo di Capodimonte

Quello di cui si è parlato fino ad ora è una forma di matrimonio dettasine manu, ossia priva del potere dimanus del marito sulla moglie. Questo tipo di matrimonio non concedeva al marito alcun tipo di potere sulla donna, che restava legata alla propria famiglia di origine e, quindi, non poteva avere nessuna aspettativa ereditaria dalla famiglia del marito.

Il marito poteva acquisire lamanus sulla moglie a seguito della celebrazione di particolari cerimonie nuziali (laconfarreatio o lacoemptio) o comunque se sussistevano determinate condizioni (questo è il caso dell'usus). I poteri della manus arrivavano a comprendere il diritto di uccidere la propria moglie, come stabilito da una legge attribuita a Romolo, nel caso in cui avesse commessoadulterio o avesse bevuto vino.

Confarreatio

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Tra i riti nuziali con i quali il marito acquisiva lamanus, laconfarreatio, così chiamata perché gli sposi facevano offerta di una focaccia difarro aGiove Capitolino, è sicuramente il più antico, che la tradizione faceva risalire aRomolo.[12] Questo rito era riservato soltanto alle classi sociali più elevate e richiedeva la presenza delPontifex Maximus e delFlamen Dialis. Per questi motivi laconfarreatio entrò presto in disuso, sostituita da altri rituali più pratici come lacoemptio.

Coemptio

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Lacoemptio altro non era se non un adattamento dellamancipatio, il negozio anticamente usato per l'acquisto delle cose di maggior valore (res mancipi). In origine, si trattava, in effetti, di una forma di celebrazione del matrimonio per compera, come la stessa etimologia del termine sembra rivelare (coemptio deriva dacum, "con" edemptio, "acquisto, compera"). Il padreplebeo metteva in atto una vendita fittizia della figlia, così emancipandola, al marito. Lacoemptio era quindi accessibile anche aiplebei, ai quali laconfarreatio era invece preclusa. Tuttavia, quando laconfarreatio cadde in disuso, la coemptio venne spesso usata anche daipatrizi.

Usus

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L'usus era una forma di matrimonio perusucapione. Si basava su un versetto delleXII tavole, che stabiliva che lecose mobili potessero essere usucapite dopo un anno. Così, dopo un anno di convivenza, il marito "usucapiva" lamanus sulla moglie. La coabitazione ininterrotta di un anno ad esempio di un plebeo con unapatrizia era considerata un matrimonio legale.

Nei casi in cui si volesse contrarre matrimonio senza acquisire lamanus, si ricorreva all'istituto dellatrinoctis usurpatio (o semplicementetrinoctium). La donna si allontanava ogni anno per tre notti dalla casa coniugale prima che scadesse il termine dell'usus così da impedire che l'usucapione si compisse.

NelII secolo d.C. nessuna di queste tre forme era sopravvissuta. Il primo a scomparire fu l'usus molto probabilmente abolito daAugusto. L'ultimo esempio di matrimonio secondo l'uso dellacoemptio risale all'epoca delsecondo triumvirato (43 a.C.). Laconfarreatio era così caduta in disuso che al tempo diTiberio risultavano solo tre patrizi nati da un matrimonio di questa forma.

Quelle antiche forme di matrimonio al tempo diGaio[13]erano ormai argomento delle dissertazioni dei giureconsulti mentre ormai si era consolidato un rito matrimoniale che nelle sue caratteristiche esteriori, ma anche nello spirito, era molto simile al nostro.

"NozzeAldobrandini" (Musei Vaticani). Affresco romano delI secolo a.C.

Il fidanzamento

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Corteggiamento tra due innamorati inepoca romana, da un dipinto diLawrence Alma-Tadema (1906).
Proposta di matrimonio tra due innamorati inepoca romana, da un dipinto diLawrence Alma-Tadema (1892).

Questo matrimonio da cui probabilmente deriva il nostro era preceduto dalfidanzamento, che non imponeva particolari obblighi ma era così diffuso chePlinio il Giovane si lamenta del fatto che i Romani, invece di dedicarsi a cose più costruttive, perdano tempo a celebrare questa cerimonia che consisteva in un impegno reciproco che i fidanzati si assumevano di fronte ai rispettivi padri, con la funzione di testimoni, e a un certo numero di parenti ed amici, interessati più che altro alla partecipazione al banchetto che chiudeva la festa.

Il fidanzato durante la celebrazione dava alla promessa sposa regali più o meno costosi[14] e un anello, sopravvivenza forse dei pegni scambiati nell'uso della coemptio.[15] L'anello di ferro rivestito d'oro o interamente d'oro veniva infilato durante la cerimonia all'anulare o come diceGiovenale «nel dito vicino almignolo della mano sinistra»[16]

Perché proprio l'anulare (anularius) lo spiegaAulo Gellio: «Quando si apre il corpo umano, come fanno gliEgiziani, e si operano le dissezioni, ἁνατομαί, per parlare come i Greci, si trova un nervo molto sottile, che parte dall'anulare e arriva al cuore. Si ritiene opportuno dare l'onore di portare l'anello a questo dito piuttosto che ad altri, per la stretta connessione, per quel certo legame che lo unisce all'organo principale».[17] Aulo Gellio evidentemente voleva stabilire quasi un legame fisico che si connetteva a quello spirituale dando in questo modo quasi valore scientifico a un vincolo affettivo ed evidenziare anche la serietà con cui veniva considerato un atto pubblico, premessa del vincolo giuridico del matrimonio.

La cerimonia del matrimonio

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La cerimonia degli sponsali è stata minutamente descritta da vari autori romani: il giorno stabilito, la fidanzata, che la sera prima aveva raccolto i capelli in una reticella rossa, indossava unatunica senza orli (tunica recta), fissata con una cintura di lana con un nodo doppio (cingulum herculeum), e un mantello (palla) color zafferano, ai piedi sandali dello stesso colore, al collo una collana di metallo e sulla testa un'acconciatura, come quella delleVestali, formata da seicercini posticci separati da piccole fasce (seni crines), avvolta inun velo color arancio fiammeggiante (flammeum) che copre la parte superiore del viso; sul velo una corona intrecciata dimaggiorana everbena, al tempo diCesare e d'Augusto, più tardi dimirto efiori d'arancio.

Quando ha finito di vestirsi la fidanzata riceve il fidanzato, la famiglia e gli amici di lui: tutti assieme poi sacrificano agli dei nell'atrium della casa o presso un tempio vicino. Quando il sacrificio della pecora o di un bue, più frequentemente di un maiale è stato compiuto, l'auspex e i testimoni, solitamente una decina, pongono il loro sigillo sull'atto di matrimonio che però può anche mancare. L'auspex, che non è un sacerdote né un funzionario, esamina le interiora per vedere se gli dei gradiscano quanto è stato celebrato: se così non fosse il matrimonio sarebbe annullato. L'auspex dunque in un religioso silenzio annunzia il favore degli dei e gli sposi pronunciano una formula che nella concisione romana esprime meglio di mille parole lo spirito della unione matrimoniale:Ubi tu Gaius, ego Gaia.

A questo punto la cerimonia è conclusa e gli invitati e i parenti festeggiano gli sposi innalzando grida augurali:feliciter («La felicità sia con voi!») oTalasius[18][19] e si dà inizio al banchetto nuziale che dura sino al tramonto. Quindi la sposa viene condotta a casa dello sposo con una processione aperta da suonatori di flauto e cinquetedofori mentre si levano canzoni licenziose e gioiose. Durante il cammino la sposa lancia ai ragazzini accorsi delle noci come quelle con cui giocava da bambina. Alla testa del corteo sono tre amici dello sposo, uno ilpronubus, porta una torcia intrecciata dibiancospini, e gli altri due prendono la sposa e senza farle toccare i piedi in terra la sollevano al di là della soglia della casa ornata con paramenti bianchi e verdi fronde.

Tre amiche della novella sposa entrano anche loro in casa, una porta laconocchia, un'altra ilfuso, chiari simboli di quelle che saranno le sue attività casalinghe, mentre la terza, la più importante, accompagna la sposa al letto nuziale dov'è il marito che le toglie il mantello e le scioglie il triplice nodo della cintura che ferma la tunica mentre tutti gli invitati discretamente se ne vanno.

Somiglianze con il rito cristiano

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«Salvo l'aruspicina, tutto il rituale nuziale romano è stato conservato nell'uso cristiano. E sono state mantenute fin le corone... La Chiesa, essenzialmente conservatrice , in questo genere di cose modificava solo ciò che era incompatibile con le sue credenze.[20]»

Appare evidente come la Chiesa cristiana abbia conservato, tolto il rito cruento del sacrificio, gran parte della cerimonia pagana compresa la stessa funzione dell'aruspex: anche il sacerdote cristiano infatti è semplice testimone del rito dove i due attori e celebranti sono gli stessi sposi.

Allo stesso modo avveniva nel matrimonio romano che si attuava nel momento in cui era manifesto il consenso della divinità testimoniato dall'aruspex: la parte essenziale del rito era la dichiarazione con cui Gaio e Gaia si legavano, tutto il resto erano formalità che già scompaiono alla fine della repubblica quandoCatone Uticense si rimaritò con Marcia eliminando ogni orpello formale e unendosi alla sola presenza dell'aruspex. A questa severità ed insieme nobiltà del matrimonio dovettero influire anche le convinzioni filosofichestoiche degli sposi ma ormai ildiritto romano ha assunto una forma moderna molto diversa da quella delle origini.

Altra similitudine consiste nel fatto che la sposa indossava un abito bianco, portando in testa un rocchetto bianco candido abbinato ad un colore porpora.[21][22]

L'emancipazione della donna

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Per gli antichi la donna era considerata una creatura per natura irresponsabile da tenere continuamente sotto tutela[23]

Nel matrimoniocum manu essa si liberava dalla soggezione dei parenti per cadere sotto quella del marito, in quellosine manu restava sottoposta altutore "legittimo", designato dalla legge, scelto tra i suoi agnati,[24] alla morte dell'ultimo ascendente in linea diretta; così sino a quando, scomparsa la prima forma di matrimonio, anche in quellasine manu sopravvissuta la tutela legittima venne del tutto trascurata. Bastava infatti che una donna prendesse a pretesto una disattenzione del tutore legittimo che ilpretore compiacente ne indicasse un altro più gradito.

Quando poi s'instaurò il programmademografico diAugusto, con una normativa della legislazione sociale (Ius trium liberorum, "diritto dei tre figli") che puntava a rendere più numerose le famiglie, ogni donna che avesse già avuto tre figli veniva esentata dalla tutela e veniva revocato d'ufficio il tutore che avesse contrastato la volontà nuziale della pupilla o non avesse versato la suadote.

Al tempo diAdriano questo processo di liberazione giuridica della donna prevede che essa non abbia più bisogno del tutore per redigere il suotestamento e i padri hanno perso ogni capacità d'imporre alle figlie il matrimonio o di contrastare la loro volontà di sposarsi perché, come dice il giureconsultoSalvio Giuliano, nel matrimonio conta il libero consenso della donna e non la costrizione: «nuptiae consensu contrahentium fiunt; nuptis filiam familias consentire oportet».[25]

Note

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  1. ^In Danielle Gourevitch, M. Thérèse Raepsaet-Charlier,La donna nella Roma antica, Giunti, 2003 p. 73
  2. ^Cinctus vinctusque, secondoFesto 55 (edizione di Lindsay); Karen K. Hersch,The Roman Wedding: Ritual and Meaning in Antiquity (Cambridge University Press, 2010), pp. 101, 110, 211.
  3. ^Ulpiano, 5, 6.
  4. ^Gaio, 1, 59.
  5. ^Ulpiano, 5, 7.
  6. ^Ai plebei era precluso il consolato anche perché essi non possedevano il "diritto di auspicio" e quindi non potevano guidare l'esercito.
  7. ^abTito Livio,Ab Urbe condita libri, IV, 1., Newton Compton, Roma, trad.: G.D. Mazzocato
  8. ^Tito Livio,Ab Urbe condita libri, IV, 1., (in Newton Compton, Roma, trad.: G.D. Mazzocato)
  9. ^Marco Tullio Cicerone,De re publica, II, 63
  10. ^Ulpiano, 5, 2.
  11. ^Madeleine Rage-Brocard,La deductio in domum mariti: Rites de mariage, 1934
  12. ^Dionigi di Alicarnasso,Antichità romane, II, 25, 2.
  13. ^Giurista romano del II secolo, la cui eccezionale fama tra gli studiosi deldiritto romano e deldiritto in generale è dovuta al ritrovamento nel1816 di un manoscritto contenente leInstitutiones, opera di didattica in quattro libri (ocommentari) che il giurista aveva predisposto a fini didattici e che fotografa con impareggiabile nitidezza il quadro del diritto romano classico. Si tratta dell'unica opera del periodo classico ad esserci pervenuta direttamente, senza il tramite (e le interpolazioni) dei giuristi bizantini.
  14. ^Ulpiano,Dig., XVI, 3, 25
  15. ^Plinio,N.H.,XXXIII, 28
  16. ^Giovenale, VI, 25 e sgg.
  17. ^Aulo Gellio, X, 10
  18. ^«Allorquando [i Romani] rapiron essi le Sabine, i soldati di Talasio, giovane che in Roma godeva di molta considerazione, ed uno dei principali capi dei Romani, rapirono una donzella di straordinaria bellezza: fu loro domandato a chi la riserbavano, ed eglino, temendo che venisse lor tolta, gridarono tutt'insieme che quella era per Talasio; la qual cosa tenne in freno tutti coloro che dalla bellezza di lei erano stati tentati;» (DaTito Livio,Ab Urbe condita, Liber I, 9. in Giovanni PozzoliDizionario storico-mitologico di tutti i popoli del mondo, Tip. Vignozzi, 1829, p.1435
  19. ^«Ma Sestio Siila il Cartaginese, uomo alle Muse accetto e alle Grazie, diceami che Romolo diede questo vocabolo per segno pattuito del rapimento; e che quindi tutti, portando via le fanciulle, gridavan Talasio» (in Plutarchus,Le vite parallele, ed. F. Le Monnier, 1845, p.68
  20. ^Louis Duchesne,Origines du culte chrétien p.455
  21. ^ Pietro Nelli,ROMA Le Vestali, Lulu.com, 6 marzo 2015,ISBN 978-1-326-20638-3.URL consultato il 20 giugno 2025.
  22. ^IL MATRIMONIO ROMANO, suromanoimpero.com.URL consultato il 19 giugno 2025.
  23. ^Gaio I, 144 «Veters enim voluerunt foeminas etiamsi perfectae aetatis sint propter animi levitatem in tutela esse».
  24. ^Agnati: parenti per discendenza maschile
  25. ^Giuliano,Dig.XXIII, 1, 11

Bibliografia

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  • Vincenzo Arangio-Ruiz,Persone e famiglia nel diritto dei papiri, Milano, Vita e pensiero, 1930.
  • Perozzi S. -Problemi di origini. Confarreatio e coemptio matrimonii causa.
  • Edoardo Volterra,La Conception du mariage d'apres les juristes romains, Padova, Tip. Editrice La Garangola, 1940.
  • Edoardo Volterra -La nozione giuridica del conubium, inStudi in memoria di E. Albertario.
  • Edoardo VolterraIniustum matrimonium, in Studi in onore di G. Scherillo.
  • Margherita Guarducci,Il "Conubium" nei riti del matrimonio etrusco e di quello romano, Roma, Tipografia Cuggiani, 1928.
  • Paul Martin Meyer:Der römische Konkubinat nach den Rechtsquellen und den Inschriften, Leipzig 1895, Neudruck Aalen 1966
  • Jérôme Carcopino,La vita quotidiana a Roma, Bari, Laterza, 1971.
  • Alberto Angela,Una giornata nell'antica Roma. Vita quotidiana, segreti e curiosità, Milano, Rai Eri, Mondadori, 2008,ISBN 978-88-04-56013-5.
  • Andrea Giardina (a cura di),L'uomo romano, Roma-Bari, Laterza, 1998,ISBN 88-420-4352-4.
  • Andrea Giardina,Profili di storia antica e medievale. vol. 1 Laterza Edizioni Scolastiche - 2005

Voci correlate

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