| Mastino I della Scala | |
|---|---|
| Signore di Verona | |
| In carica | 1262 – 1277 |
| Successore | Alberto I della Scala |
| Nome completo | Leonardino della Scala |
| Nascita | 1220 (?) |
| Morte | Verona, 26 ottobre1277 |
| Luogo di sepoltura | Arche Scaligere |
| Padre | Jacopino della Scala |
| Madre | Elisa Superbi |
| Figli | Niccolò Guido Pietro Ardito Francesco Verde (tutti figli naturali) |
| Religione | Cattolicesimo |
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| Mastino I della Scala | |
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| Nascita | 1220 (?) |
| Morte | Verona, 26 ottobre 1277 |
| Cause della morte | assassinato |
| Dati militari | |
| Paese servito | |
| Anni di servizio | 1259 - 1277 |
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| Manuale | |
Leonardino della Scala, dettoMastino I (1220? –Verona,26 ottobre1277), è stato uncondottieroitaliano, appartenente al casato veronese deidella Scala.
Figlio diJacopino della Scala, fu podestà diCerea e di Verona nel1259, capitano del Popolo di Verona dal1260 e capitano della Casa dei Mercanti dal1261 al1269.
Appresa la notizia della morte diEzzelino III da Romano, il Comune veronese si riunì e decise di nominare in gran fretta un nuovo podestà. Così fu eletto Leonardino della Scala (poi Mastino), figlio diJacopino della Scala, che era già stato podestà del Comune per conto di Ezzelino nel gennaio del1259. La tradizione locale lo indicò sempre come un capo di origini modeste, discendente da un ramo della famiglia che professava il mestiere del mercante. E modesto era anche il suo modo di comportarsi: egli si faceva vedere tra il popolo, si sentiva un "uomo del popolo, eletto dal popolo, per il popolo". Tuttavia non si deve pensare che Mastino conducesse una vita umile sotto la tirannia ezzeliniana. Infatti, un documento accerta che egli era vassallo diSanta Maria in Organo, possedendo qualche appezzamento nel territorio di quel monastero ed inoltre fu podestà diCerea, con alle spalle tutta la ricchezza accumulata negli anni dai commerci di lana della famiglia. Salito al potere, non si definì mai come il Signore della città ma piuttosto come il suo protettore. Per dimostrare il suo amore verso la popolazione, infatti, si fece affidare la carica di Capitano del popolo e non del Comune.
Di ideali ghibellini, dimostrò di preferire la pace alla guerra: fece richiamare all'interno delle mura cittadine avversari già espulsi come la famiglia dei conti diSan Bonifacio e stipulò amichevoli trattati di pace con la guelfa e vicinissimaMantova, oltre che con gliestensi. Un cronista del tempo, per riassumere in poche parole il capitanato di Mastino, affermò: "Fu fatta pace". Finito il breve periodo in cui ricoprì la carica di podestà, lasciò l'incarico al veneziano Andrea Zeno. Così facendo ottenne dalla sempre più potente Venezia, la possibilità, per i mercanti veronesi, di commerciare e trafficare liberamente nelle acque dell'Adige.
Mastino, nonostante avesse tra i suoi obiettivi fin dall'inizio un piano di conquista della signoria di Verona, sapeva come agire senza destare timori ai concittadini e fuori città[1]. Tenne particolarmente conto dei consigli del fratelloAlberto, anch'egli molto abile. Mastino capì che importantissimo era l'appoggio dellaclasse mercantile, della quale faceva parte, che produceva ricchezza e poteva fornire soldati, oltre ad avere la maggioranza nei consigli cittadini.
Nel1259,per volontà unanime della popolazione, Mastino venne eletto podestà del popolo, opotestas populi, una carica in cui il popolo si identificava. Mastino divenne nel1261 il podestà dellaDomus Mercatorum, il consiglio dei mercanti veronesi, di grande importanza: poteva disporre così delle Arti, che nella città detenevano, in sostanza, il potere. La carica rimase nelle sue mani sino al1269, quando la trasmise al fratello (il quale nel1277, quando prenderà il titolo dicapitano e rettore dei gastaldioni dei Mestieri e di tutto il popolo, assumerà poteri straordinari e nascerà così la signoria degliScaligeri). Negli anni che seguirono, perdurò la pace, pur interrotta da tumulti, facilmente domabili.
Assecondando il volere del suo popolo portò la pace con gli esuli guelfi, con gli estensi e con i mantovani. Riuscì però a conquistareTrento nel1265 eVicenza nel1266, anche se le due conquiste furono di breve durata, dato che a nord era forte il potere vescovile e ad est l'influenza del comune diPadova.
Nel1266 l'ultimo rampollo della dinastiaHohenstaufen,Corradino di Svevia, figlio dell'imperatoreCorrado IV e diElisabetta di Baviera, diede notizia di un suo imminente arrivo armato inItalia, con la scusa di ristabilire la pace tra i comuni italici, martoriati dalle continue lotte interne. Il Duca di Svevia si decise a varcare leAlpi solo nel1267, dopo aver placato i feudatari germanici, presso i quali non godeva di grande stima. Intanto Mastino, aiutato dal Conte delTirolo, era riuscito a scacciare dalla sua sede il vescovo diTrento, imponendo in quell'importante cittadina di confine la Signoria veronese, ingrandendo così notevolmente il territorio controllato da Verona, pur per poco tempo. Finalmente, il 21 ottobre1267, Corradino varcò le porte diVerona, accolto festosamente da Mastino che fece adornare la città e allestire grandi ed abbondanti banchetti per l'arrivo dell'illustre ospite. Ma mentre a Verona si erano presentati ambasciatori da gran parte delle città venete, lombarde e persino dallaToscana e dallaSicilia per rendere omaggio al giovane Corradino, aRoma,papa Clemente IV, il 18 novembre del1267, emise la scomunica verso il principe tedesco e verso tutti i ghibellini italiani che lo appoggiavano, veronesi in particolare. Il popolo di Verona ne fu profondamente colpito, ma i più se ne dimenticarono presto, "potendo ancora presenziare alle messe dominicali". Ben presto Corradino fu invitato aPavia e vi si recò, nel1268, scortato dallo stesso Mastino e dalle sue milizie veronesi. Arrivato a Pavia, dove fu nuovamente accolto con festosità, alzò Mastino al titolo di podestà della città lombarda.
A Verona, mentre Mastino era assente, la situazione era presto degenerata: il partito dei conti diSambonifacio, con in testa il conte Lodovico, alleato con Pulcinella delle Carceri, riuscì ad eliminare le guarnigioni scaligere diLegnago,Villafranca,Illasi, e di molti altri paesi del veronese. Si accese così un'aspra lotta fra le campagne, che coinvolse non solo i due eserciti rivali, ma anche la popolazione locale, che si vide costretta a dare asilo sia agli Scaligeri, sia ai loro avversari. In uno scontro particolarmente acceso, perse la vitaBocca dalla Scala, fratello di Mastino. Ben presto però, il Capitano del popolo e le sue truppe ebbero la meglio: ripresero il controllo delle cittadine e dei borghi caduti, e furono intavolate trattative di pace e alleanza conMantova, da sempre sede dei fuoriusciti veronesi, che furono puniti anche se non con la crudeltà che subiranno i traditori sotto i governi diAlberto I o diMastino II.
Nel1274, Mastino riuscì ad imporre comepodestà di Mantova il fratello Alberto, garantendo così una pace duratura ed un periodo di rapporti amichevoli tra le due città. Durante i periodi di pace, Mastino si dedicava ad abbellire e ad ingrandire i suoi palazzi e i suoi castelli, a curare l'economia e il commercio cittadino e ad invitare alla sua corte artisti e letterati da tutto il Veneto.
Alla morte di Corradino, la gloriosa dinastia degliHohenstaufen si estinse. Ma ben presto giunse a Verona in gran pompa un'ambasceria del nuovo imperatore germanico, Rodolfo d'Asburgo, con il vessillo imperiale e con lo stendardo personale dell'imperatore. Egli portava il saluto del nuovo sovrano e aspettava il consueto atto di fedeltà da parte del Comune e del popolo veronese. Il Consiglio si riunì e mise nelle mani dell'ambasciatore il giuramento di fedeltà diVerona, che tornava ad essere un feudo sotto la "protezione" dell'imperatore di Germania.Se da una parte Verona era sicura sotto il controllo germanico, i rapporti con la Chiesa erano sempre molto precari. Sulla città gravava ancora la scomunica.

PressoSirmione, cittadina dellago di Garda poco distante daVerona, era presente una corposa comunità di ereticiCàtari ePatareni, che avevano ormai assunto il controllo spirituale ed amministrativo della città. Essi erano governati da un vescovo, che aveva concentrati nelle sue mani tutti i poteri cittadini. IlTribunale dell'Inquisizione inviò dapprima numerosi inquisitori aSirmione, per verificare la situazione: vista la potenza che andavano assumendo gli eretici, il vescovo di Verona, fra' Timido, promosse una campagna militare contro Sirmione per bloccare il potente vescovo cataro Lorenzo, appoggiato dal vescovo albigese di Tolosa, Bernardo di Oliba.Alberto, il fratello di Mastino, partì alla volta della città di Catullo con le milizie diVerona e dopo un brevissimo assedio, riuscì a farla capitolare. Gli eretici e le eretiche furono catturati e portati nelle prigioni veronesi, sotto la tutela di Mastino. Egli li tenne nelle carceri senza nuocere alla loro incolumità, trattenendoli con severità ma senza eccessive punizioni[2]. Qualche anno dopo, sotto il capitanato diAlberto, 166 eretici furono fatti bruciare pubblicamente nell'Arena e la città fu sciolta definitivamente dalla scomunica , grazie alla riconciliazione con ilpapa Nicolò IV.
Mentre le città guelfe della pianura Padana rifiutavano la signoria diCarlo I d'Angiò, Verona, nel1274, giurò fedeltà aAlfonso X di Castiglia, ma, obbedendo al volere delpapa Gregorio X, riconobbe come sovranoRodolfo d'Asburgo, il quale cedette al pontefice l'esarcato di Ravenna e ilducato di Spoleto, e rinunciò al dominio delregno di Sicilia: la pace con la chiesa era infatti per Mastino una necessità, soprattutto per la pace interna a Verona.
Il 26 ottobre1277, Mastino della Scala venne assassinato a tradimento assieme al fidoAntonio Nogarola, nei pressi della sua abitazione. La maggior parte delle fonti indica come assassiniIsnardo de' Scaramelli, un esponente della famiglia Pigozzo e forse degli esponenti della famiglia Spallino. Altre fonti, tuttavia poco attendibili storicamente, mostrano Alberto congiurare contro il fratello per usurparne il posto e farlo uccidere di notte. Quest'ultima ipotesi sembra irreale, dal momento cheAlberto avrebbe comunque ereditato la carica di Mastino e che aveva da lui ricevuto larghi riconoscimenti politici. Anzi Alberto avvertito tornò velocemente da Mantova, dove era podestà, e, giunto in città, la suavendetta non lasciò scampo aicongiurati.
Il suo sarcofago si trova all'interno delleArche scaligere a Verona.[3][4][5]
Mastino ebbe un unico figlio legittimo,Niccolò (1267-?), che fupodestà di Mantova nel1292 e armato cavaliere da suo zioAlberto nel1294.[6]
Ebbe anche sette figli naturali:
Altri progetti
| Predecessore | Signori di Verona | Successore | |
|---|---|---|---|
| Ezzelino III da Romano | 1262–1277 | Alberto I della Scala |
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