Permassaio, omassaro, si intendeva in età medievale il coltivatore di unmanso, ovvero un piccolo lotto agricolo. Successivamente il termine è passato ad indicare svariate cariche amministrative ed economiche, diverse a seconda della zona geografica.[1]
Etimologicamente, deriva dallatinomansionarius, poimansiarius emassarius; Il termine a sua volta si riferisce allamassa (omansa), ovveromansus, manso.[senza fonte]
Il massaio o massaro era durante il medioevo il contadino di unmanso, che poteva essere sia di condizione libera che servile. Con la diffusione dei nuovi contratti agricoli durante ilbasso medioevo fu sostituito da altre figure come ilmezzadro o da piccoli affittuari. Nell'Italia centro-meridionale è stato utilizzato poi per indicare ilfattore responsabile dell'amministrazione dei poderi o di un'azienda agricola.[2]
Per massaro o massaio, principalmente inetà comunale, si intende una molteplicità di cariche pubbliche, specialmente dedite all'amministrazione economica o finanziaria, quali economi, tesorieri, esattori, ufficiali preposti alle dogane o alle entrate, stimatori, contabili, a seconda delle varie zone geografiche.[1]
Neicomuni ruraliemiliani perMassaro si intendeva il rappresentante della comunità locale presso il signore o il comune urbano a cui era sottoposto. Il termine è attestato sin dalXIII secolo e rimarrà in uso per tutto il medioevo, e nei territori soggetti alloStato pontificio, anche per tutta l'età moderna fino all'unità d'Italia.[3][4]Esso rimane in carica per sei mesi od un anno; Viene eletto dall'assemblea degli abitanti della comunità e ha principalmente incarichi di natura amministrativa locale: in primo luogo la riscossione delle tasse, ma anche compiti di ordine pubblico, manutenzione viaria, giustizia ordinaria, regolamentazione di pesi e misure; Inoltre come prima magistratura comunale, convoca e presiede i vari consigli, assemblee earenghi.[5]
Nella città diForlì, la figura del massaro era precisamente regolata dagli statuti: la sua gestione era strettamente controllata, ed egli stesso doveva poi renderne conto al termine del mandato. Il massaro era anche uno dei due detentori della chiave della cassa contenente i privilegi del Comune, di norma custodita in un convento. La cassa era dotata di due diverse serrature: oltre alla chiave del massaro, per l'apertura occorreva anche la seconda, custodita di solito dal padre guardiano del convento stesso. L'apertura, poi, era consentita solo alla presenza dei rappresentanti del Consiglio generale del Comune.[senza fonte]