Il territorio massafrese si estende dalleMurge tarantine fino almar Ionio e presenta una grande varietà di paesaggi, fra cui una serie digravine e dilame (naturale continuazione delle gravine con pareti più dolci) di originecarsica. L'abitato si è sviluppato intorno a due di queste, la gravina di San Marco e quella della Madonna della Scala, ad un'altitudine compresa tra i39 m e i130 m s.l.m.. L'altitudine arriva fino a480 m s.l.m. in contrada "Cicerone" e ai450 m sul Monte Sant'Elia e sul Corno della Strega.
Il terreno è costituito da una forte coltre di ricoprimentisabbio-ghiaiosi eargillosi, tipica della conformazione geologica che va daTaranto in direzione del fiumeBradano. Nell'entroterra compaiono i sabbionipliocenici, sovrapposti alcalcare compattocretaceo da cui si estraggono itufi.
Il territorio comunale comprende una parte del litorale ionico, che va dalla zona di Lido Azzurro fino a Chiatona, attraversando zone più o meno omogenee: Pantano, la Macchia, Patemisco, Ferrara e Marinella. I fiumi che sfociano in mare sono ilTara e ilPatemisco.
Il clima èmediterraneo, coninverni miti edestati caldo aride, a volte anche torride per azione di caldi venti sciroccali. Le temperature medie in inverno registrano valori di 8-9 °C, eccezionalmente con minimi negativi e nevicate. In estate si hanno temperature medie quasi sempre oltre i30 °C, con punte che superano non di rado i40 °C. In inverno è frequente il fenomeno dellegelate che crea ingenti danni all'agricoltura. Le precipitazioni sono scarse, al di sotto della media regionale e in media ammontano a555 mm. Negli ultimi anni si sono intensificate le precipitazioni violente, che sono state causa di tre alluvioni.
Nella tabella sottostante sono riportati i valori medi che si registrano a Massafra[7].
Gli storici dibattono da tempo sulla storia del toponimo e tuttora non vi è certezza, né accordo unanime sulla sua origine.
Nella storiografia antica, il luogo fu talvolta indicato come possibile corrispondente all'anticaMessapia riportata daPlinio il Vecchio.Leandro Alberti, tuttavia, nellaDescrittione di tutta l'Italia del1550, smentisce questa ipotesi[8].
Nel corso del tempo sono poi state valutate ipotesi comeMassa-fracta (roccia fratturata),Massa-fera (luogo selvaggio),Man-sapris (ambiente grottale di eremiti).
Alcuni hanno sostenuto che Massafra sia sorta dall'accampamento militare costruito daAnnibale Barca durante il suo passaggio versoTaranto per laVia Appia, da cui il nomeMassa Afrorum. A svantaggio di tale ipotesi, il nome latino dei cartaginesi era "Poeni", non "Afri", oltre al fatto che la Via Appia, in età antica, nel territorio ad ovest diTaranto non seguiva il tracciato della modernaStrada Statale 7 Via Appia (che invece attualmente lambisce l'abitato), come dimostrano numerosi studi e ritrovamenti archeologici[9][10]. Nell'Itinerario da Napoli a Lecce e nella provincia di Terra d'Otranto nell'anno 1818 delmarchesenapoletanoGiuseppe Ceva Grimaldi, pubblicato nel1821, viene riportato il viaggio dell'autore per l'alloraRegno delle Due Sicilie, il marchese cita anche Massafra e scredita la suddetta teoria sulle origini puniche.[11]
via Muro, una delle strade principali del centro storicoL'antica via La Terra
Secondo una recente ipotesi il toponimo Massafra avrebbe origine longobarda: l'elaborazione si rifarebbe ad un“Massa-fara”, composto dai sostantivimassa efara; lafara era un'unità amministrativa dei Longobardi, il cui riferimento si trova nei nomi di città italiane (Fara Gera d'Adda,Fara Novarese). Tale tesi si poggia sulle ricerche nel villaggio di santa Marina e su un'annotazione presente in alcuni volumi seicenteschi della Bibbia in possesso della Biblioteca Comunale di Massafra, che riporta il nomeMassàfara[14][15]. Va tuttavia precisato che, a partire dall'età moderna e compreso ilXVII secolo, le attestazioni dei toponimi di Massafra e di altre località circostanti riportano ulteriori e significative varianti. Da studi condotti in ambito linguistico, inoltre, risulta che dopo il"Massa" non vi possa essere un termine come"Fara", in quanto dopo il primo sarebbe necessario un complemento di specificazione o un aggettivo (Massa d'Albe,Massa Fiscaglia)[13].
Una teoria avanzata negli ultimi anni (che però presenta alcune criticità) propone che il nome di Massafra sia l'esito di un originario"Massa Afra"[16], nata dopo la distruzione nellaGuerra greco-gotica dell'anticaAnxia[13][17], riportata nellaCosmografia ravennate e nellaGeographica diGuido da Pisa, e in seguito all'arrivo di un gruppo di profughi dell'Africa settentrionale fuggiti dall'invasionevandalica, guidato dasan Possidio, vescovo diCalama inNumidia e biografo diAgostino d'Ippona. Il santo sarebbe stato poi sepolto nella chiesa ipogea di San Possidonio (presunto nome grecizzato di Possidio), sita in territorio diCrispiano in prossimità del confine con Massafra[18], fin quando le spoglie, recuperate dall'imperatoreLudovico il Pio, furono donate alvescovo di Reggio Emilia per essere collocate nell'odierno comune diSan Possidonio, inprovincia di Modena[19]. Questa teoria presenta quindi alcuni aspetti critici: la Cosmografia ravennate è delVII secolo, successiva alla Guerra gotica del535; l'Anxia indicata è l'odiernaAnzi, inprovincia di Potenza[9], individuata con il pertinente numero in miglia di distanza da Potenza nellaTabula Peutingeriana, copia medievale di una carta stradale risalente all'impero romano; Anxia è erroneamente riportata subito dopo Taranto solo nellaGeographica di Guido da Pisa, delXII secolo. Non vi sono inoltre attestazioni documentarie ed archeologiche a supporto di questa ipotesi: levicinanze, indicate come segno dell'origine africana della città, sono molto più tarde (XIV secolo circa), così come le monete vandaliche sono state rinvenute in tutto ilMediterraneo, oltre che nelThesaurus Massafrensis, esan Possidonio è stato confuso consan Possidio nei secoli precedenti[20][21]. Nonostante questi elementi di perplessità sul piano prettamente storico, la teoria che vuole il nome di Massafra derivato da"Massa-Afra" è stata supportata anche dalle intuizioni diGirolamo Marciano delXVII secolo e di Janet Ross del 1889, i quali, pur sulla base di diverse considerazioni storiche e cronologiche, proposero la medesima etimologia.[13]
Il territorio massafrese ha conservato tracce di frequentazione a partire dal Neolitico[22], attestate dalle selci lavorate rinvenute nella gravina della Madonna della Scala.
Nella zona detta "Corvo" è stata rinvenuta un'iscrizionemessapica, che è la più settentrionale del territorio occupato da questa popolazione. Gli antichi contatti con il mondo greco sono testimoniati dai frammenti di ceramichemicenee.
Tracce di insediamenti abitativi e una necropoli nella località "Carrino-San Sergio"[23] testimoniano un insediamento agricoloitaliota, probabilmente dipendente dalla vicinaTaranto.
Il primo riferimento documentario all'insediamento medievale di Massafra è contenuto in una pergamena risalente al 970 e conservata presso l'Archivio dell'Abbazia di Montecassino: si tratta di una controversia giudiziaria per il possesso di un terreno promossa dall'abate Ilario del monastero bizantino di San Pietro Imperiale contro Iocardo, cittadino di Massafra[24].
Nel1155 Massafra fu conquistata dal generale bizantinoGiovanni Ducas, agli ordini dell'ImperatoreManuele I Comneno, durante lacampagna d'Italia. La città però, come il resto della Puglia preso dai Bizantini, tornò dopo pochi mesi nelle mani dei Normanni.
Nel1269, sotto gliAngioini, Massafra fu concessa aOddone di Soliac daCarlo I d'Angiò, rimasto padrone assoluto dell'Italia meridionale, dopo aver sconfitto gliSvevi. Il nuovo feudatario governò in modo violento e brutale[25] e nel1296, il reCarlo II lo privò del feudo e lo bandì dal regno.
Massafra venne unita quindi alPrincipato di Taranto in possesso del ramo Durazzo degliAngiò e vi rimase fino al1463. Sotto questa dominazione la città (dal1419) acquisì lo status dicittà libera o demaniale e fu prescelta come sede dell'allevamento delle cavalle regie.
Un decennio dopo (1497) fu saccheggiata dai francesi diCarlo VIII di Francia venuto nelRegno di Napoli per far valere i suoi diritti dinastici, e il feudo passò ad Artusio Pappacoda, di unanobile famiglianapoletana, il cui dominio durò per circa un secolo e mezzo. Ad Artusio successe il figlio Francesco, che restaurò il castello e fece costruire la chiesa diSanta Maria di Costantinopoli.
Nel1633 passò allafamiglia Carmignano, anch'essa originaria di Napoli, che l'acquistò per 110.000ducati. Dopo circa cinquant'anni passò allafamiglia Imperiale, marchesi diOria e diFrancavilla che tennero il feudo dal1661 al1778. Un membro di questa famiglia, Michele II, promosse nelXVIII secolo il riordinamento delle campagne, fece piantare uliveti, vigneti, mandorleti e frutteti, la ricostruzione e ammodernamento del Castello e la costruzione del monastero di San Benedetto e della Torre dell'Orologio. Per queste opere architettoniche si avvalse dei migliori artisti ed architetti delSalento fra i qualiMauro Manieri diLecce e la sua scuola.
Durante laprima guerra mondiale nel paese furono ospitati diversi reggimenti dell'Esercito Italiano diretti al fronte. Per ricordare i numerosi caduti massafresi fu edificato un Monumento in piazza Vittorio Emanuele II.
«D'azzurro, allatorre merlata di tre allaghibellina, al naturale, aperta, finestrata e murata di nero, fondata sulla pianura erbosa di verde. Ornamenti esteriori da Città.»
Nella simbologiaaraldica, la torre rappresenta forza e prestigio, la porta aperta ospitalità, l'azzurro giustizia e lealtà e ilverde la floridezza delle campagne.
Gonfalone
Gonfalone comunale
Il gonfalone è stato concesso con regio decreto del 2 maggio 1940.[6]
«Drappo troncato di azzurro e di verde, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato della stemma della città con l'iscrizione centrata in oro "Città di Massafra". Le parti di metallo ed i cordoni sono dorati. L'asta verticale è riccamente di velluto azzurro con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della città e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.[26]»
«Dichiariamo spettare al Comune di Massafra, in Provincia di Taranto, il Titolo di Città. Dichiariamo inoltre che di tali provvedimenti sia presa nota nel libro Araldico degli Enti Morali. Comandiamo poi alle Nostre Corti di Giustizia, ai Nostri Tribunali ed a tutte le Podestà Civili e Militari di riconoscere e mantenere alla Città di Massafra i diritti specifici in queste Nostre Lettere Patenti» — Regio Decreto del 1 giugno 1939[6][27]
«Al di là del ponte si trova il centro della città, una piazza affollata, verso sera, come in un giorno di festa. È una calca di uomini vestiti di nero e ragazzi disegnati col diamante e il carbone. Attorno a questa piazza si aggrovigliano, come visceri, i vicoli e le stradine scoscese, attraverso cui si regrediscono fino nel cuore del tempo. Il puro medioevo, intorno. Ti spingi giù verso il basso e arrivi alle mura di un forte, svevo o normanno, puntato come uno sperone verso là dove l'abisso di Massafra si apre sulla pianura sconfinata.»
La rettoria dell'antica Chiesa Madre di San Lorenzo Martire fu la prima chiesa ad ospitare il capitolo collegiale dalla seconda metà del XVI secolo al 1807. In essa è conservato il primo fonte battesimale della città in uso dalla sua costruzione (XVI secolo) fino al1931. Fu costruita nelXVI secolo su un'antica chiesa rupestre, presumibilmente dedicata a San Lorenzo, e fu consacrata da monsignor Giacomo Micheli l'11 febbraio del1582. NelXVIII secolo venne ricostruita la parte terminale e vennero aggiunti all'interno degli altari, che coprirono gli affreschi cinquecenteschi.
La chiesa presenta la facciata e i fianchi ad arcate cieche, coronate da caditoi simili a quelli presenti sul castello. La facciata, conrosone è coronata da untimpano che ospita la statuetta chiamataSande Miseriédde. Vi ha sede laVenerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, un tempo aggregata all’Arciconfraternita romana inSanta Maria sopra Minerva, attualmente la più antica della città, fondata nella prima metà delCinquecento, el’Associazione Maria SS.ma del Pozzo, formatasi nel1935 e riconosciuta canonicamente con decreto vescovile del Vescovo di Castellaneta il 1º luglio2011 quale “Associazione di fedeli” nellaDiocesi di Castellaneta. Tale sodalizio, legato alla Basilica Santuario della Madonna del Pozzo diCapurso, fin dal1935 rende vivo e presente il culto alla Vergine del Pozzo nella città di Massafra, promuovendo il pellegrinaggio annuale nella cittadina barese e al suo Santuario.
Alla sinistra di essa, accessibile anche dalla sagrestia, è presente una cappella, dedicata al Purgatorio, quasi interamente affrescata all'interno, presentando evidenti segni della necessità di restauri, nella quale sono custodite le statue della Processione dei Misteri del Venerdì Santo.
Il santuario è situato all'interno della gravina omonima ed è accessibile tramite una scalinata di 125 gradini, che secondo la tradizione popolare non possono essere contati, in quanto scendendo le scale risulta un numero e salendo un numero diverso.
L'attuale santuario, dedicato allaMadonna della Scala, fu costruito sopra una cappella più antica a partire dal1729, su progetto dell'ingegnere Scarcia di Taranto, e venne terminato ed aperto al culto nel1731. La facciata è in stilebarocco e l'interno è a croce latina.
Sull'altare maggiore è collocata l'icona della Madonna della Scala. Alle pareti si trovano altri sei altari, tre per lato: vi si conservano un dipinto di Nicola Galeone che rappresenta ilMiracolo delle cerve e sedici teleseicentesche, opere della scuola diCesare Fracanzano, raffigurantiApostoli ed Evangelisti.
La devozione verso la Madonna della Scala trae origine dal "Miracolo delle Cerve": secondo leggenda alcuni pastori videro questi animali soffermarsi ripetutamente presso un masso tufaceo sul quale si conservava una raffigurazione affrescata della Vergine, resto di una piccola cappella crollata. L'evento, ritenuto un segno miracoloso, diede vita a pellegrinaggi devozionali e alla costruzione di una chiesa, in seguito sostituita da quella attuale.
La chiesa, dedicata aisanti Cosma e Damiano è situata nella cosiddetta "Serra".Anticamente si trovava sul luogo una grotta detta "della Salute", dove sgorgava dell'acqua ritenuta miracolosa. La fonte era stata dedicata aiDioscuri, e con l'avvento del Cristianesimo venne dedicata ai due "Santi Medici".[senza fonte]
L'attuale struttura risale al1720 e presenta un'unicanavata a pianta rettangolare. Vi si conservanoaffreschi del Settecento e un piccolo affrescocinquecentesco con iSanti Medici, collocato presso la sacrestia.
Durante la festa dei Santi Medici (27-29 settembre) parte da qui una processione, con le statue portate dai "muschier", che percorre l'abitato fino all'ospedale "Matteo Pagliari".
La chiesamariano dedicata alla Madonna di Tutte le Grazie è ubicato nella parte sud della gravina della Madonna della Scala, in corrispondenza delle "Forche". Venne costruita tra il1648 e il1655, in seguito alla miracolosaapparizione della Vergine ad una pastorella, alla quale chiese la costruzione di una chiesa sul luogo stesso. Secondo la tradizione la giovinetta andò a riferire l'accaduto al vescovo di Mottola, Tommaso Aquino, il quale tuttavia inizialmente non le credette e fu convinto a costruire l’edificio solo in seguito ad una serie di intemperie[29].
L'edificio è ad una sola navata con quattro altari laterali. A destra dell'altare maggiore si conservano i resti della chiesa rupestre di Sant'Eustachio.All'esterno ci sono i resti di altre due chiese rupestri: Santa Maria Maddalena e Santa Parasceve. La chiesa non è riconosciuta Santuario, nonostante i miracoli, da parte dell’ente diocesano.
Chiesa e Santuario di "Gesù Bambino" con convento annesso
Il tempio sorge nell'omonimo rione, in dialettoU' Bommin, in largo Ciura ed è affiancato da un conventofrancescano.
L'origine del santuario è legata ad una statuetta in cera di Gesù Bambino ritenuta miracolosa. La statuetta, acquistata la vigilia di Natale del1846 da Isabella Accoliti Gil, sposata al nobile massafrese Francesco Broia avrebbe infatti trasudato e tre anni dopo vi sarebbero comparse tracce di sangue. Alle preghiere rivolte da donna Isabella alla statuetta sarebbe inoltre stata attribuita la guarigione del marito, colpito da emorragia.
La chiesa è costituita da una sola navata, con quattro cappelle laterali. La facciata è in stileneoclassico, affiancata da due piccoli campanili a cupoletta. All'interno una teca custodisce la statuetta miracolosa; su di essa è collocata una corona d'oro donata dal cardinaleBenedetto Aloisi Masella in occasione delle celebrazioni centenarie del miracolo nel1950. Il santuario è una delle cinque chiese d'Europa dedicate a Gesù Bambino.
Il complesso dedicato a Sant'Agostino è espressamente barocco e risale alla metà delXVI secolo. La chiesa è attualmente sconsacrata, quindi non più adibita al culto, e insieme all'annesso convento, dopo una ristrutturazione interna, è stata dedicata allo svolgimento di concerti ed eventi culturali[30].
La chiesa venne edificata verso la fine delSeicento in stilebarocco pugliese, per volere testamentario di donna Maddalena Capreoli. I lavori iniziarono nel1710 su progetto dell'ingegnereDonato Toselli, della scuola dell'architetto lecceseMauro Manieri, e venne terminata nel1765 con denaro dell'Università di Massafra (l'allora istituzione comunale).
La chiesa ha una ricca facciata barocca ed è ad una sola navata con altari laterali, con tele diDomenico Antonio Carella e diVincenzo Fato. L'interno è decorato a stucchi di color avorio su fondo azzurro realizzati daSaverio Amodeo nel1764. Il pavimento del presbiterio è in marmo e al centro vi è raffigurato l'antico stemma di Massafra. Nel coro vi è unorgano a mantice del1768.
Duomo dell’Immacolata Concezione di Maria, parrocchia di San Lorenzo Martire
Vista del "Cupolone" del Duomo di Massafra al crepuscolo
La chiesa, dedicata all'Immacolata Concezione di Maria poiché coeva nella posa della sua prima pietra alla proclamazione del dogma mariano1854, è sede della parrocchia di San Lorenzo Martire (costituita in origine nella Chiesa Madre di San Lorenzo Martire e di cui conserva il titolo) ed è ancora chiamata sin dagli anni della sua costruzione anche "Chiesa Nuova".
La sua costruzione fu iniziata nel1853, su suolo donato dalla marchesa Pizziferri e su progetto dell'architetto A. Bruni diNapoli e fu completata a cura dell'allora arciprete Antonio Ladiana. I lavori ebbero termine nel1931 su disegno dell'ingegner Giulio Giorgis diRoma.
Il colonnato esterno è di pietra locale, tagliata nelle cave diCitignano e l'interno ha pianta a croce greca, coperta acupola, con capitelli scolpiti ed una larga iscrizione in latino sul cornicione riportante la preghiera dell'Ave Maria. Tra gli altari spicca quello del Sacramento; vi si conservano tele e statue, molte delle quali provenienti da altre chiese dirute, come San Rocco alla Palata (la statua del Santo) e in modo particolare da Santa Maria di Costantinopoli demolita nel1929. In attesa di una loro ricollocazione nell’Antica Chiesa madre di San Lorenzo M., dopo i relativi restauri il Duomo custodisce due tavole cinquecentesche ritraenti rispettivamente la Madonna degli Angeli e Gesù Risorto, come anche un prezioso abito settecentesco della Madonna del Rosario venerata nella stessa Chiesa madre.
La chiesa, ben visibile da qualunque punto del circondario per la grande cupola che sovrasta l'abitato, è divenuta, assieme al Castello ed ai ponti, uno dei simboli della città.All'interno si conservano le statue del Patrono principale della città San Michele Arcangelo, San Rocco, San Gerardo, Sacro Cuore, Gesù morto, Martirio dei santi medici, Santa Rita, San Giovanni Bosco, Sant'Antonio da Padova, Santa Lucia, Madonna Immacolata, Addolorata, San Giuseppe e numerosissime tele e dipinti del 700, tra le quali una tela del Martirio di San Lorenzo Martire già pala d'altare dell'omonimo oratorio del Castello, e altre comeLa Natività diDiego Bianco. Opere più recenti sonoLa Cena di Emmaus (1931) eLa Madonna del Rosario (1931) diMario Prayer e i dieci pannelli dipinti da Nicola Andreace donati nel2000.
Nell'XI secolo vi fu costruita una piccola chiesa ad una sola navata con abside, con la caratteristica copertura a due cupolette piramidate. La costruzione è seminterrata e conserva resti di affreschi delXII secolo nella calotta absidale. La chiesa viene citata in un documento del maggio1081, con il quale venne donata da Riccardo Senescalco, insieme al convento annesso e a tutti i suoi beni, all'abbazia della Cava[31].
Chiesa di Santa Maria degli Angeli e Convento dei Cappuccini
L'anticoconvento dell'Ordine dei frati minori cappuccini è costituito da un vasto edificio con venticinque celle dei monaci al primo piano e una serie di ambienti al piano terreno. Dopo la ricostruzione della vicina chiesa è in corso di restauro ed è destinato a sede di un centro giovanile.
La chiesa dellaMadonna del Carmine è stata costruita nel1935 e successivamente ampliata: sorge su un'antica cappelletta del1875, oratorio della tuttora esistente omonima Confraternita. È stata la seconda parrocchia istituita a Massafra, eretta canonicamente nel gennaio del1934, dopo quella dedicata a San Lorenzo Martire, ed è situata nell'alloraBorgo diSanta Caterina, la cui forte espansione era cominciata negli ultimi decenni dell'Ottocento.
L'attuale chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù è stata aperta al culto nel1984, sostituendo una precedente chiesa, costruita tra il1948 e il1958, chiusa nel1968 e demolita un anno dopo nel pericolo imminente di crollo, dovuto a problemi strutturali. Tra la demolizione di questa e l'inaugurazione dell'attuale tempio, sono state utilizzate per il culto una cappella provvisoria, del1968, e poi una cripta, tuttora esistente nei sotterranei della nuova chiesa, del1970. I lavori di costruzione del nuovo tempio, basati su un progetto scelto mediante un concorso bandito nel1968 e revisionato nel1980, iniziarono solo nel1981. La chiesa è stata la prima in stile moderno nella città, suscitando non poche perplessità tra gli abitanti, non abituati ad un'opera architettonica così d'avanguardia.
Chiesa parrocchiale aperta al culto nel1972, su un suolo donato dal massafrese Francesco Viesti, il quale espresse il desiderio di intitolare la nuova chiesa aSan Francesco di Paola, di cui portava il nome e del quale era devoto. Il progetto è dell'architetto Michele Giannico. In seguito è stata aggiunta la torre campanaria stilizzata alta 25 metri.
La chiesa diSan Leopoldo Mandic è l'ultima costruzione religiosa realizzata sinora nella città. Sede dell'omonima parrocchia, istituita il 1º dicembre1991 con decreto delvescovo di CastellanetaMartino Scarafile, è stata costruita tra il1992, con la posa della prima pietra avvenuta con cerimonia solenne il 1º novembre, e il1994. La costruzione è frutto del generoso finanziamento di un cittadino massafrese, Raffaele Giannotta, devoto del santo frate cappuccino, che ha conosciuto le sue vicende durante un pellegrinaggio aPadova all'inizio deglianni settanta, quando il frate non era ancora stato proclamatobeato, iniziando così per primo a diffonderne il culto a Massafra.
L'attuale costruzione adibita al culto era in realtà, nel progetto iniziale, l'auditorium parrocchiale, parte di una serie di strutture, tra cui unacasa canonica, ultimata nel2008, affiancate da un centro sportivo polivalente, anch'esso frutto di una generosa donazione di una famiglia massafrese.
Nel2012 è stato redatto un nuovo progetto per la costruzione della definitiva aula liturgica, approvato dal Comune il 26 luglio2016[32], comprendente anche la riqualificazione dell'area prospiciente il complesso parrocchiale, sdemanializzata con delibera del Consiglio Comunale del 9 giugno2014[33].
"A Massafra si trovano anche piccole chiese nate come oratori privati o come cappelle di campagna.
San Gaetano, in via del Santuario, costruita nel1921, era una cappella rurale in seguito inglobata nell'abitato. È stata sede dell'attuale parrocchia di San Francesco di Paola dal momento dell'erezione canonica, nel1959, al1972, anno di apertura al culto della chiesa omonima.
San Toma, delXIV secolo a una sola navata e volta a botte su archetti ogivali. Al suo interno ci sono le tracce di affreschi e sull'altare maggiore l'affresco dell'Incredulità di San Tommaso del1809. Il retro della chiesetta coincide con l'unica porzione conservata delle mura medievali dell'abitato.
Sant'Antonio abate, in via Vittorio Veneto, vicino al vecchio ospedale "Opera Pia Matteo Pagliari". Vi si svolgeva il 17 gennaio, per la festa disant'Antonio abate la benedizione degli animali che dava inizio al "Carnevale Massafrese", secondo una tradizione tuttora in uso.
Facciata di palazzo De Carlo, ubicato ai piedi del quartiereSanti Medici
Palazzo De Notaristefani
Il palazzo signorile dei nobili de Notaristefani, patrizi di Ravello, situato sulla "Strada Maggiore" (attuale via Vittorio Veneto), è attualmente la sede di rappresentanza del Comune e del comando di Polizia Locale. Si conservano un giardino interno e due caratteristici camini ottagonali sulla terrazza superiore. Al palazzo è annessa una cappella delXVII secolo dedicata alla Santissima Trinità.
Il municipio di Massafra, ubicato in piazza Garibaldi, venne costruito nel1841, su progetto dell'architetto Campanella e per volontà del sindaco De Carlo. Ha sostituito il vecchio municipio all'interno del palazzo La Liscia, nel rione dei Santi Medici. Ospita la sala consiliare e il "Teatro comunale"
La "Torre dell'Orologio" si trova in piazza Garibaldi, all'inizio di via Vittorio Veneto, con fronte a via Laterra. Costruita nelXVIII secolo dal feudatario Michele II Imperiale cometorre civica, raggiunge un'altezza di22 m ed è dotata di campane settecentesche. Presenta una decorazione in stilebarocco, in accordo con la coeva chiesa di San Benedetto. Rappresenta il simbolo civico del paese.
Castello di Massafra al tramonto, veduta dal villaggio rupestre di "Santa Marina"
Le prime notizie sicure del castello risalgono al970, mentre in un diploma del1081 il castello risulta di proprietà diRiccardo Senescalco. Con il dominioangioino, il castello assunse l'aspetto di una fortezza con bastioni etorrimerlati. Subì ulteriori trasformazioni sotto gliAragonesi e nelXVIII secolo la famiglia degli Imperiali ricostruì la torre ottagonale e la facciata verso la gravina, opera dell'architettolecceseMauro Manieri. Il castello passò successivamente in possesso di diversi proprietari e fu infine acquistato dal Comune. Il 13 aprile2007 è stato emesso unfrancobollo dedicato al castello.
A Massafra sono presenti vari insediamenti rupestri, di origine siapreistorica siaalto-medievale (sviluppatisi nel periodo di instabilità e decadenza delV-X secolo, durante le incursioni diGoti,Longobardi eSaraceni), collocati in diverse parti del territorio comunale.
Veduta del villaggio rupestre di Santa MarinaParticolare dell'affresco dei santi Cosma e Damiano nella cripta bizantina di S. Leonardo
Chiesa ed insediamento rupestre di Millarti
Cripta di San Simeone a Famosa
Grotta carsica di San Michele, tombe e ritrovamenti preclassici e classici a Varcaturo
Grotta delle navi ed area sacrale a Sant'Angelo
Insediamento con chiesa ipogea di Sant'Angelo a Torella
Chiesa rupestre della Madonna della Greca
Chiesa rupestre della Buona Nuova
Chiesa rupestre inferiore della Madonna della Scala
Insediamento rupestre della Madonna della Scala.
Insediamento rupestre con chiesa di Santa Croce
Insediamento e chiesa rupestre della Madonna delle Rose
Chiese rupestri Panareddozza 1 e Panareddozza 2
Insediamento e necropoli di Sant'Agostino
Grotta dell'eremita
Insediamento e chiesa rupestre a Trovanza
Insediamento ipogeo fortificato "La Torretta"
Insediamento e chiesa rupestre di San Simine a Pantaleo
La città fa parte delParco naturale regionale Terra delle Gravine. Legravine hanno una lunghezza che va da 1 a10 km e una larghezza dai 10 ai300 m, con una profondità massima di50 m. Le pareti sono caratterizzate da grotte naturali e artificiali[35].
Sul territorio di Massafra insistono 11 gravine: oltre a quelle diVuolo,Polvere,Colombato,Portico del Ladro,Giulieno,Palombaro,Capo di Gavito eCanale Lungo, le tre gravine diMadonna della Scala,San Marco eSanta Caterina delimitano l'insediamento urbano.
Veduta panoramica della "Gravina della Madonna della Scala"Veduta interna
La gravina della Madonna della Scala è lunga4 km, profonda40 m circa e larga dai 30 ai50 m. Ha inizio dal bivio della strada provinciale traMartina Franca eNoci e, rasentando la parte settentrionale dell'abitato, termina in località dettaLa Pil d'u Boie ("la pila del boia"), quasi alla confluenza dellvia Appia.
Al suo interno si trova il Santuario dellaMadonna della Scala e oltre 200 nuclei abitativi dell'originario villaggio. La parte nord è denominata "Capo di Gravina", a cui segue la cosiddetta "Valle Delle Rose" che si estende ad ovest del paese, un tempo denominataVallis Rosarum per la ricca vegetazione spontanea che ricopre l'intero letto dell'antico fiumePatemisco.
Sono presenti molte varietà di piante, alcune molto rare, che gli antichi ritenevano essere medicamentose. All'estremità sud, detta "Gravina di Calìtro", vi è il santuarioseicentesco dellaMadonna di Tutte le Grazie e i resti di tre chiese rupestri: Santa Maria Maddalena, Santa Parasceve e Sant'Eustachio.
Sempre a nord dell'abitato, la gravina di San Marco ha origine nelle vicinanze della "Masseria Pantaleo". Si estende ad est del centro storico, separandolo dal resto del paese. Completamente inglobata nell'abitato, prende il nome da una chiesa rupestre dedicata aSan Marco.
Fu in passato chiamataIl Paradiso di Massafra (dalgrecoparadeisos ovverogiardino), perché, lungo i costoni e i terrazzamenti, si sviluppa una rigogliosa vegetazione spontanea insieme con orti terrazzati, giardini,agrumeti e una vasta coltivazione di fichi d'India.
Sullo spalto sud-est della gravina si estende il villaggio rupestre di Santa Marina, che comprende un percorso di interesse storico e paesaggistico.[36]
La gravina di Santa Caterina è situata a sud dell'abitato ed è oltrepassata dal terzo ponte di Massafra, che collega la zona di Sant'Oronzo con via La Rotonda. Prende il nome dalla chiesa rupestre di Santa Caterina d'Alessandria.
LaRiserva naturale del Monte Sant'Elia è un'oasi delWWF, al quale la "Comunità dell'Arca" ha donato circa cento ettari di bosco e seminativi. La riserva è costituita dall'omonimamasseria con un nucleo ditrulli databili alXVIII secolo, circondata dallamacchia mediterranea e da boschi dileccio efragno. L'oasi è aperta al pubblico ed attrezzata per visite.
La riserva si estende per 1.501 ettari e comprende anche i comuni diCastellaneta,Ginosa ePalagiano. Nella riserva viene tutelato il bosco costiero formato da una pineta di pini d'Aleppo. Il nome "stornara" deriva dai numerosi storni che vi migrano in inverno.
Al 31 dicembre2022 i cittadini stranieri residenti a Massafra sono 1 793, pari al 5,61% della popolazione allora registrata, (31 960)[38], in aumento rispetto al2021 quando si registravano 1.709 stranieri residenti (pari al 5,32% del totale della popolazione allora residente). Le comunità più numerose al 31 dicembre 2021 risultavano essere:
Fino al 27 giugno1818 Massafra appartenne alladiocesi di Mottola, eretta nel1023, che fu soppressa e confluì nella diocesi di Castellaneta. Negli anni dell'episcopato mottolese molti vescovi preferirono risiedere a Massafra.
Tipico carro allegorico del carnevale massafrese che ritraeChecco Zalone
Secondo la tradizione popolare Massafra sarebbe "terra dimasciari", cioè di coloro che praticano lamagia. A questa tradizione è legata la leggenda del "mago Greguro", di cui viene indicata l'abitazione rupestre nella gravina della Madonna della Scala. Secondo la leggenda Greguro aveva una figlia, Margherita o Margheritella, desiderata da tutti gli uomini e invidiata dalle donne: condannata al rogo, sarebbe stata salvata all'ultimo momento dall'igumeno Anselmo.
La tradizione della presenza deimasciari, diffusa in particolare nelXIX secolo, si tramanda in numerosi toponimi ("gravina della Zingara", "gravina del Volo", "farmacia del Mago Greguro", "Noce dei Maghi", "Corno della Strega", "grotta Kabirica", "grotta del Diavolo", "grotta dellaMasciaredda", "Sacco della Morte" presso la punta del Monte Moro, "Ponte degli Zingari", "rione degli Ostinati").
Le tipiche maschere del "Carnevale massafrese",Gibergallo elu Pagghjuse
Legata a questa credenza popolare magica è la consuetudine di raccogliere erbe medicamentose nelle gravine, dove fioriscono spontanee oltre 600 varietà dipiante officinali:agrimonio per l'epatite,alloro per decotti e infusi antidoloriferi,antillide per ferite e malattie cutanee,asparago diuretico,avena rinfrescante,biancospino per l'ipertensione e l'insonnia,camomilla per infusi antispasmodici e sedativi,carruba per decotti espettoranti,cisto disinfettante e astringente,edera per decotti purgativi,fico per catarri bronchiali,fragno per decotti disintossicanti,malva, per guarire ferite,origano, contro il catarro,papavero, come calmante dell'irrequietezza infantile,parietaria per la disinfezione dei genitali,rosmarino afrodisiaco,rovo per le infiammazioni dentarie,ruta contro le convulsioni,salvia digestivo,sambuco per le dissenterie.
Nel territorio comunale, in particolare, insistono una discarica e un inceneritore. Nel2009, in seguito a prelievi effettuati dall'ARPA Puglia, è stato riscontrato un valore di18,68 ng I-TE/kg didiossina in un terreno distante circa3 km dall'inceneritore cittadino e10 km daIlva Taranto, mentre in un altro terreno massafrese, nei pressi della MasseriaAccetta Grande, più distante dall'impianto di incenerimento e più vicino al centro siderurgico ionico, le analisi hanno rilevato un valore di4 ng I-TE/Kg[40]. In seguito a questi risultati, il Presidente dellaRegione Puglia ha emesso un'ordinanza di divieto del pascolo nelle aree incolte entro20 km dalla zona industriale di Taranto nel febbraio2010[41]. Nel2014 è stato rilevato un livello di 11,72 picogrammi per grammo di grasso, il doppio oltre la norma, di diossina nel latte di 64 bovini di un allevamento nella contrada Orofino, a2 km dall'inceneritore e10 km da Ilva[42], animali poi abbattuti su ordinanza dell'Asl di Taranto nel gennaio2015[43]. L'impianto, ora sottoposto a monitoraggio in continuo, insiste sul territorio delParco naturale regionale Terra delle Gravine.
La società proprietaria dell'inceneritore ha chiesto il raddoppio del proprio impianto, trovando il parere negativo di ARPA Puglia, Comune e Regione, nonché le proteste dell'ambientalismo locale[44]. LaProvincia di Taranto aveva inizialmente concesso l'autorizzazione del raddoppio nel settembre del2012, decidendone poi la revoca, impugnata dalla società presso ilTAR di Lecce, che l'ha invece annullata nel2013[45] con una sentenza impugnata da Comune, Provincia e Regione dinanzi alConsiglio di Stato, che ha però confermato il verdetto del TAR[46].
NelRapporto Mortalità 2015 e nell'aggiornamento dati delRegistro Tumori Asl Taranto 2006-2011[47] del2016, il Comune di Massafra ha rilevato tassi fra i più elevati nella Provincia di Taranto di mortalità perlinfomi eleucemia (sesto su 29),melanomi (secondo), tumori della mammella (nono), demenza emalattia di Alzheimer (quarto)[48].
Nel2018 è stato autorizzato il raddoppio dell'inceneritore dagli attuali10 MW di potenza ad ulteriori10 MW per trattareCSS e con un investimento di circa 50 milioni di euro.[49] Le normative per la costruzione dell'impianto prevedono che abbia una distanza di minimo100 m dal bosco e nel frattempo è scomparsa una parte di esso facendo risultare a norma le distanze.[50] In seguito si è fatto ricorso al TAR di Lecce, che ha accolto i motivi del comune di Massafra, fermando la realizzazione dell'impianto.[51]
Alla foce del fiumePatemisco è presente un impianto didepurazione delle acque reflue, che ha presentato negli anni diversi problemi, portando anche al divieto di balneazione nel giugno del2008, dopo un'anomala morìa di pesci, e nell'estate del2009[52], per la presenza di solvente nelle acque di scarico del depuratore. Nel2011 è stata segnalata dall'ambientalismo locale una "strozzatura" che impedisce il regolare deflusso dell'acqua, rappresentando un rischio per la popolazione ivi residente[53]. Nel2016 è stato avviato il potenziamento dell'impianto per risolvere la problematica[54].
IlCivico museo storico-archeologico della civiltà dell'olio e del vino è stato inaugurato nel giugno del2003. Insieme alla biblioteca comunale, è ospitato negli ambienti al piano terra delCastello.
Le raccolte comprendono oggetti d'uso quotidiano ed attrezzi tradizionali, testimonianze della vita rurale tra ilXVI secolo e i primianni cinquanta delXX secolo, legati alle produzioni tipiche del territorio massafrese. Tra questi si conservano una pressa del XVI secolo e un frantoio a tre macine delXVIII secolo. Nell'aprile del2005 è stata allestita una mostra permanente laBottega del Carradore o Maestro d'Ascia.Dal 12 aprile2007 il museo fa parte delFondo per l'Ambiente Italiano.
Secondo gli usi pugliesi lapasta casalinga per eccellenza è costituita dalleorecchiette, (dette "chiangarèdde"), condite con lecime di rapa o alragù. Altri tipi di pasta sono i '"cavateddi", glignocchi, '"lu friscidd", la '"tagghiarina" e ipizzarieddi (detti "'pizzicarieddi").
Tra i secondi sono piatti tipici della cucina locale gli involtini di carne di vitello, lesalsicce e i fegatini alla brace (detti "gnummaredde"). Non mancano i formaggi:mozzarelle ecaciocavalli.
I dolci sono cucinati in occasione delle feste: tipici del Natale sono lecarteddàte, ipurciedde (o "denti di san Giuseppe"), le "pettole", imustazzoli e lacupeta, una specie ditorrone con miele e mandorle. Acarnevale si fanno lechiacchiere e per la festa di san Giuseppe lezeppole. PerPasqua si preparano dolcetti a forma di pecorelle inpasta di mandorla, lescarcedde e i "taralli conlu scileppe".
Tipico dolce massafrese è anche il tornerai, un dolce composto da un cuore di pan di spagna bagnato di liquore Strega, gelato alla nocciola racchiuso da due cialde di biscotto e uno strato di cioccolato fondente alle estremità, ideato dal signor Zanframundo durante la Seconda Guerra Mondiale.[57]
Chiatona eMarina di Ferrara, borgate marine che si affacciano sulmare Ionio. Marina di Ferrara sorge nei pressi della foce del fiumePatemisco mentre Chiatona vicino al confine con il comune diPalagiano. Si animano d'estate grazie al turismo balneare.
Citignano eCernera sono delle piccole contrade abitate dagli stessi massafresi nei paraggi del Monte Sant'Elia. A Citignano sono stati rinvenuti numerosi fittili votivi di etàellenistica, segno della presenza di un impianto culturale non ancora identificato.
L'apicoltura costituiva un'attività molto redditizia, praticata un tempo nella gravina, dove le arnie venivano collocate nelle grotte (una delle quali è tuttora denominata "grotta del miele"). Oggi l'allevamento delle api avviene nella zona meridionale.
Fino ai primi decenni del secolo scorso operavano a Massafra molti produttori diceramica rustica ("cretaglia") etessitori difelpa (una sorta divelluto coordinato colorato, che si confezionava contelai, azionati in casa o nelle grotte). Collegabili a questi prodotti sono iricami artistici su stoffa, che venivano eseguiti per la preparazione dei corredi nuziali.
Un'altra attività artigiana popolare è quella ancora esistente dei "panierai", che confezionano, con sottili strisce dicanna, ceste e panieri di ogni dimensione ed uso.
In riferimento all'antica ed ormai scomparsa attività deimaestri d'ascia, si è diffusa la creazione di manufatti inlegno naturale. In prosecuzione dei tradizionali mestieri dei "ferrai" e degli "stagnini" in via Muro, si producono tuttora oggetti inferro battuto e inrame. I vecchi "zoccatori" e maestriscalpellini scolpivano la morbida pietra calcarea. Altri prodotti artigianali sono opera dei "fiscolari", che utilizzano cordame. Lacartapesta viene utilizzata per i carri che sfilano nel Carnevale massafrese.
L'attività industriale si è sviluppata con l'indotto dell'impiantosiderurgico dell'Italsider (oraILVA) diTaranto, aperto agli inizi deglianni sessanta. Nello stesso periodo, fu aperta a Massafra una fabbrica per la produzione dibirra di proprietà dellaDreher acquisita negli anni novanta dal gruppoHeineken Italia.
Il trasporto locale è garantito dagli autobus di linea della "Miccolis S.p.A", che collegano le varie zone di Massafra, la frazione di Chiatona (specialmente nel periodo estivo) e il Parco di Guerra.Il "Consorzio Trasporti Pubblici" di Taranto collega la cittadina conCrispiano,Statte,Palagiano,Martina Franca,Castellaneta eTaranto (tratte utilizzate principalmente da studenti e pendolari).Le "Ferrovie del Sud-Est"' garantiscono il collegamento diretto conBari, con salita dei passeggeri al cosiddetto "Bivio" lungo lavia Appia a sud di Massafra.
Hanno sede nel Comune le società di calcio: A.S.D. Città di Massafra, nata nel 2015 e A.S.D. Delfini Rossoblu, che hanno disputato campionati dilettantistici regionali. Fino al 2010 è stata attiva la squadra A.C.D. Massafra, fondata nel 1963
Vi hanno inoltre sede due società di pallavolo: l'A.S.D. Volley Massafra e la ELSAC Pallavolo Massafra.
^cfr. "La Chiesa di Taranto: studi storici in onore di mons.Guglielmo Motolese arcivescovo diTaranto nel XXV anniversario del suo episcopato. Dalle origini all'avvento dei Normanni", a cura diCosimo Damiano Fonseca, Galatina, Congedo, 1977, p. 91
^Alla Madonna di Tutte le Grazie di Massafra sono attribuiti numerosi miracoli, alcuni dei quali, tra il1655 e il1792, sono riportati in un manoscritto del canonico Ignazio Maria De Sanguine