Unamaschera è un oggetto o indumento utilizzato per coprire parzialmente o totalmente il volto perprotezione,travestimento,intrattenimento,spettacolo oscopo religioso, spesso integrata da uncostume. Di solito segue la forma di un volto umano e presenta fessure per gli occhi, la bocca e il naso, e può essere fatta dicartapesta,plastica,legno o altri materiali. Maschere diverse hanno usi diversi, come proteggere il volto di un atleta o di un lavoratore in un'industria pericolosa, prevenire l'inalazione di tossine, riscaldarsi, divertirsi, nascondere il volto allo scopo d'impedire l'identificazione o di emulare un personaggio.
Incerto l'etimo della parola: una prima ipotesi lo vorrebbe di origine preindoeuropea, damasca ("fuliggine", "fantasma nero"). Una seconda ipotesi, non incompatibile con la prima, lo deriverebbe dallatino tardo emedievalemasca.
Si trova traccia dell'origine del termine nell'antico altotedesco e nel provenzalemasc, stregone. Dal significato originale si giunge successivamente a quello di fantasma, larva, aspetto camuffato per incutere paura. L'evoluzione linguistica portò probabilmente all'aggiunta di una ‘r’ facendo assumere al termine la forma dapprima dimascra e successivamente dimascara.
Alcuni studiosi hanno suggerito una derivazione dell'etimo dallalocuzionearabamaschara omascharat, buffonata, burla, derivante dalverbosachira, deridere, burlare, importata nel linguaggio medievale dallecrociate. Tuttavia tale vocabolo è già presente in alcuni testi anteriori alle crociate.
Si è dunque probabilmente giunti ad una sorta di processo di assimilazione all'interno delsignificante 'maschera' sia dell'aspetto primordiale di 'anima cattiva' o 'defunto', sia di un aspetto goliardico e festoso.
Testimone illustre dell'utilizzo rituale della maschera èVirgilio, che in un passo delleGeorgiche (Georgiche II, 380 sgg.), descrive le maschere indossate in onore diBacco, in un clima celebrativo gioioso e spensierato, come “ora horrenda”.
Dai ritrovamenti archeologici sappiamo che nell'esercito romano erano in uso delle maschere facciali da parata; le maschere erano di metallo e avevano dei fori per occhi, naso e bocca.
Tuttavia il rapporto fra maschera e morte si accentua nuovamente nel mondo ellenistico e all'interno dei culti misterici romani.
La maschera diSileno, ad esempio, diviene uno dei simboli per eccellenza della morte iniziatica (cfr. affreschi della Villa dei Misteri aPompei); all'interno del contesto greco-romano possiamo così ritrovare l'interrelazione frasacro eprofano, attuata per mezzo dell'uso teatrale della maschera.
NellaVenezia delmedioevo, durante lepestilenze, i medici erano soliti indossare unamaschera il cui lungo naso veniva riempito dispezie a un doppio scopo: in primo luogo coprire i miasmi emanati dai corpi degli appestati e secondariamente offrire una difesa, seppur debole, dal contagio per l'inalazione dell'aria. Tale oggetto viene appunto definito "maschera dello speziale".
Uno sciamano mascherato effettua un rituale di esorcismo degli spiriti maligni per curare un ragazzo ammalato, Alaska,1890 circa
Comune a innumerevoli popolazioni era l'utilizzo di talesimbolo sin dall'età arcaica, raramente sostituito, ma spesso affiancato da pitture corporali, tatuaggi o scarificazioni. Esso si configura come un efficace mezzo di comunicazione tra gli uomini e le divinità, essendo uno strumento che permette di alienarsi dalle convenzioni spazio-temporali, al fine di proiettarsi all'interno di un mondo ‘altro’, divino, rituale,mistico. Colui che indossa la maschera perde la propriaidentità per assumere quella dall'oggetto rituale rappresentata.
Nell'antica Africa venivano usate maschere per nascondere il volto e rappresentare il Dio. Le maschere africane in casa, per superstizione, si accaniscono contro una persona con disgrazie malanni che la possono portare sino alla morte.
Un esempio significativo dell'uso funerario della maschera è presente presso la civiltàEgizia (cfr. pratica dell'imbalsamazione), dove l'utilizzo di tali oggetti è attestato a partire dall'Antico regno, sino all'Epoca Romana (I secolo d.C.). Le maschere funerarie compaiono anche nelle tombe regaliMicenee (cfr. tomba diAgamennone) ed attraverso ifenici si diffondono nelle zone occidentali d'influenzapunica. NellaGrecia arcaica e classica, la maschera non conserva la sua più diretta funzione funeraria, non viene più deposta sul volto del cadavere, ma resta pur sempre legata alla sfera della morte, dell'ira degli dei (maschere rituali di divinità nel loro aspetto irato, esibite dai sacerdoti, in particolare durante rituali misterici) o della natura selvaggia. In questa tipologia di impiego è spesso uno strumento di comunicazione con lo spirito del defunto per evitare che questi nuocia ai congiunti.
Nel mondo greco, sin dal VI sec. (Megara Hyblea) le maschere sono utilizzate nel teatro attico e nei teatri di Atene e di tutte le regioni. Sono state realizzate in materiali deperibili e non sono giunte a noi.
Riproduzioni di esse, ma di dimensioni inferiori sono attestate in terracotta e sono state trovate sia in Grecia (soprattutto Atene), che in Magna Grecia, in Sicilia, in Etruria e nell'Italia centrale) insieme a statuette comiche. Sono state trovate in scavi, sia in aree di abitato (Adrano (CT) Lipari (ME), Siracusa), che in necropoli, in alcuni corredi di tombe o in aree che raccolgono corredi di tombe dismesse o destinate a riti. La maschera associata ad altri manufatti fittili e pittorici è particolarmente frequente nei rinvenimenti di fine IV sec. a.C. di Lipari (ME) dove è probabilmente un simbolo della partecipazione della comunità e di suoi singoli esponenti (infanti o giovani) alla comunità culturale e rituale. Non sembra che necessariamente questo rinvii a profonde adesioni alla religiosità dei misteri dionisiaci, ma rappresenti una autorappresentazione dei defunti come esponenti di un mondo in cui è viva e significativa la conoscenza di testi, di miti e di tradizioni espressi in lingua greca.
Raffigurazione di maschere tragicomiche del teatro romano antico
Nelteatro greco le maschere avevano la doppia funzione di caratterizzare il personaggio e di fungere da cassa di risonanza sonora per amplificare la voce e rendere più udibili i dialoghi.
Il teatro osco, una forma di teatro diffuso nel centro Italia prima della conquista romana usava caratteri fissi per i personaggi rappresentati da maschere. Lacommedia dell'arte (comedie italienne) fa uso di maschere che si estendono, diventano costumi e ricoprono tutto il corpo.
L'uso di maschere è adottato nelle forme di teatro tradizionale di tutto il mondo.
Altre maschere sono talvolta utilizzate per evitare il riconoscimento o perpunire chi le indossa segnalando la propria umiliazione o causando sofferenza diretta:
Mordacchia, particolarmente scomoda e adatta per l'umiliazione, la punizione corporale o la tortura.
L'uso di maschere è contemplato anche in rappresentazioni musicali dell'epoca barocca
Importante è sottolineare brevemente come le numerose ricercheetnoantropologiche hanno distinto le differenti funzioni della maschera all'interno delle varie aree continentali: in linea molto generale, la maschera è strumento con cui captare la forza soprannaturale degli spiriti e appropriarsene, utilizzandola a beneficio della comunità.
Spesso è associata alculto degli antenati. Il soggetto umano o animale è il più diffuso; essa deve comunque assomigliare allo spirito sul quale si desidera agire, nascondendo colui che la indossa.
Tuttavia la maschera non è un travestimento con il quale si cerca di nascondere la propria identità personale: l'uomo mascherato non vuole farsi passare per una divinità, ma è la divinità stessa che lopossiede.
In psicologia indossare una maschera è una metafora per distinguere i tipi di atteggiamenti tenuti nelle diverse situazioni della vita (ad esempio non mi atteggio con il mio direttore come faccio con il/la mio/a compagno/a), quindi si può indossare la maschera dell'impiegato, come quella del burlone o del marito e ognuna in realtà non maschera nulla, ma permette di mostrare un lato della propria personalità. Infatti noi non siamo solo amici, compagni, lavoratori, politicamente schierati ecc. ecc. ma siamo l'essenza che interpreta tutti questi ruoli.
M. A. Mastelloni, Le maschere fittili di Lipari: nuove riflessioni sulle espressioni artigianali liparesi di IV e III sec. a.C., in Marina Cipriani, Angela Pontrandolfo, Michele Scafuro (a cura di), Atti del II Convegno Internazionale di Studi, in DialArchMed III.1-3 Paestum 2018, pp. 709 - 720.