Con il terminemarrana (omarana) vengono indicati, soprattutto nellacampagna romana (o nelTavoliere delle Puglie), i fossi e i piccoli corsi d'acqua che attraversano zone suburbane, o comunque territori non montani.
Il termine sembra derivi daAger maranus, zona nei pressi dellavia Appia, dove scorreva (e in parte scorre tuttora) il fosso dell'Acqua Mariana. Per estensione la parola passò poi a indicare tutti i fossi romani.[1]
Le principali marrane romane sono:
Altre marrane minori, che prendono generalmente il nome dalle zone in cui sorgono sono: la marrana di Val Melaina, la marrana di Settecamini, la marrana dell'acqua vergine, la marrana di Lunghezza, la marrana di San Vittorino.
Alcune marrane sono state interrate nel secolo scorso durante i lavori di sviluppo urbanistico che poco spazio hanno lasciato all'originaria idrografia della città (marrana del Fosso di Sant'Agnese,[2] marrana di Centocelle, marrana di Bravetta, marrana di Casal de' Pazzi, la marrana del Mandrione, la marrana di Torre Angela).[3]
Analogamente a quanto avviene nella Campagna romana, nel Tavoliere delle Puglie, permarana si intende un fosso o ruscello derivante dall'affioramento di unafalda freatica locale (diversamente dai fiumi e torrenti, che invece discendono dall'Appennino campano o dalle sue propaggini, costituite daiMonti della Daunia).[4]