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Marius Barbarou

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Marius Jean-Baptiste Barbarou

Marius Jean-Baptiste Barbarou (Moissac,28 ottobre1876Neuilly-sur-Seine,8 dicembre1956) è stato uningegnerefrancese specializzato nellaprogettazione diautomobili e dimotori aeronautici di grande potenza.

Biografia

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Marius Barbarou al volante di una Clément-Bayard al Circuito delle Ardenne nel 1902.
Une prestante Delaunay-Belleville appartenente allabanda Bonnot.
Une Lorraine-Dietrich B3-6S comparsa nel filmBorsalino.
Un motore Lorraine 12 Eb esposto presso ilMusée de l'air et de l'espace.

Nacque aMoissac[1] (dipartimento diTarn e Garonna) il 28 ottobre1876,[1] figlio di un fonditore. Nel1891 abbandonò gli studi mentre frequentava la 4ªginnasio, per andare a lavorare presso le officine paterne. Tra il1893 e il1894 entrò come apprendista presso le officine parigine di Gustave Chauveau e di Aimé Witz, denominatePanhard-Levasseur. Nel1899 si trasferì presso l'industriaClément-Gladiator[1] sita aLevallois-Perret, nell'Hauts-de-Seine, rimanendovi fino al1901.[N 1] Nel 1900 presentò la sua prima realizzazione, un motore bicilindrico a V a valvole interne ed esterne, presso l'Esposizione universale tenutasi aParigi.

Tra il 1901 e il 1902, Barbarou pilotò sovente le sue vetture[2] Clément nelle gare automobilistiche. Nel 1901 abbandonò la Parigi-Berlino,[3] e nel 1902 si classificò undicesimo alla Parigi-Arras-Parigi, diciassettesimo alla Parigi-Vienna, e sedicesimo al Circuito delle Ardenne, vincendo nel 1902 la prima edizione della 12 Ore di Huy nella categoria delle vetture leggere. Nel mese di giugno vinse la gara di Huy[4], e nel settembre laCourse de côte de Malchamps al Meeting di Spa, lunga unmiglio, pilotando una Benz légère 60 HP. Nel corso del 1902 prese parte all’organizzazione della corsa Nizza-La Turbie.[N 2]

Nell'ottobre1902 uno membri delconsiglio di amministrazione della fabbricaBenz & Cie diMannheim,Julius Ganss, decise, contro il volere diKarl Benz,[5] di assumere l'ingegnerefrancese[N 3] con il compito di rinnovare la gamma dei modelli prodotti dall'industria, che stava patendo la forte concorrenza sul mercato interno portata dal nuovo marchioMercedes appartenente allaDaimler. Appena assunto iniziò a progettare una nuova gamma di vetture, designateBenz Parsifal, il cui primo modello fu presentato al salone dell'automobile diAmburgo il 30 ottobre1902. Nel maggio1903 prese personalmente parte allacorsa automobilistica Parigi-Madrid, classificandosi quarantaseiesimo su una Benz-Parsifal eccezionalmente equipaggiata con un motore da 60 HP.

Uno dei titolari della ditta, Benz,[6] non apprezzava il fatto che un team francese avesse la direzione tecnica della fabbrica,[6] e nei primi mesi del1904 decise di lasciare l'azienda per dare vita ad un proprio ufficio progetti, diretto dai connazionaliGeorg Diehl eFritz Erle.[1] Presso laBenz Barbarou realizzò anche il caratteristico marchio della ditta,[7] ma a causa delle sconfitte patite dalle Benz nellegare automobilistiche a vantaggio delleSimplex, Ganss lo licenziò, e ciò determinò il ritorno di karl Benz in seno all'azienda.

Nel maggio 1904 Barbarou ritornò aParigi[1] dove insieme ai fratelli Pierre e Robert Delaunay, aiutò a fondare la casa automobilisticaS.A. des Automobiles Delaunay-Belleville.[1] La famiglia Barbarou era proprietaria della società di costruzione caldaie St. Denis aBelleville, e gli stabilimenti della nuova società furono realizzati sfruttando quelli della preesistente azienda. A quell'epoca aveva 28 anni,[7] e maturato una buone esperienza in materia, avendo già lavorato per le case automobilistiche Clément-Gladiator e Benz. La prima vettura realizzata dalla Delaunay-Belleville, con Barbarou come direttore tecnico, fu esposta alSalone di Parigi del1904, ricevendo enormi consensi.[7]

Appassionatosi al mondo dell'aviazione, il 21 dicembre1911 prese il brevetto dipilota.[N 4] Presso la Delaunay-Belleville sviluppò una gamma di automobili di lusso caratterizzata dall'assoluta assenza di vibrazioni, ma nell'aprile 1914 lasciò la casa automobilistica per andare a lavorare presso la concorrenteLorraine-Dietrich.

Nell'agosto successivo la Lorraine-Dietrich[N 5] funazionalizzata a causa dello scoppio dellaguerra,[8] e verso la fine dell'anno Barbarou iniziò a lavorare come progettista dimotori di aeroplano di grande potenza. La sua prima realizzazione, presso lo stabilimento diArgenteuil, fu il motore A.M. 110 a sei cilindri erogante 110CV a 1 400 giri/minuto. Nel corso della sua permanenza all'ufficio tecnico della ditta progettò motori via via sempre più potenti, fino a culminare con ilLorraine 12Rcr Radium a 12 cilindri aV di 60°) erogante 2 200 CV (1 641kW) a 4 000g/min, destinato agliidrocorsa francesi partecipanti allaCoppa Schneider del1931. Tale motore, di cui furono realizzati sei esemplari, non fu mai messo a punto e venne ben presto abbandonato.

Nel 1919,[9] dopo la fine della guerra, era ritornato per un breve periodo alla progettazione di automobili, assumendo la direzione tecnica dellaSociété des Automobiles Lorraine, dove curò la realizzazione dei principali modelli. Tra di essi è da ricordare laLorraine-Dietrich B3-6 che corse aLe Mans vincendo nel1925 e1926.[9]

Nel1930 la fabbrica Lorraine-Dietrich assunse la denominazione di Socièté Générale d'Aéronautique (S.G.A.), raggruppando in un'unica entità la fabbrica di produzione diautomobili e quella di motori per l'aeronautica.Nel1934 la ditta S.G.A. Lorraine-Dietrich andò inbancarotta[N 6] fraudolenta,[10] e fu messa in vendita. Barbarou lasciò la società nel corso del1935, privando la ditta di tutte le sue competenze. Gli industriali aeronautici Henry Farman eMarcel Bloch[N 7] tentarono invano di rilevare la S.G.A., e la ditta rimase solo sul mercato automobilistico. Nel1937 la fabbrica divenneSociété Nationale de Construction de Moteurs (SNCM)[11]. Durante laseconda guerra mondiale le officine furono soggette all'occupazione tedesca, affidate all'amministrazione della Daimler-Benz per la produzione di motori destinati alla forze armate germaniche.

Dopo la liberazione la S.N.C.M. fu associata allaGnome et Rhône,[11] allaRenault[11] e alla GEHL,[11] dando vita allaSocièté Nationale d'Ètudes et de Construction de Moteurs d'Avion[11]. Nel1951 l'azienda fu venduta al gruppo Potez & Marcel Bloch.[12] Ritiratosi a vita privata, insignito dellaCroce di Commendatore della Legion d'onore, l'ingegnere Marius Barbarou si spense aNeuilly-sur-Seine l'8 dicembre1956, e fu inumato aMoissac il 13 dello stesso mese.

Onorificenze

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Cavaliere dell'Ordine della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria

Progetti

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Automobili

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Motori aeronautici

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Note

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Annotazioni

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  1. ^Presso tale industria progettò tre vetture, una duecilindri e due quattro cilindri, tutte messe in produzione.
  2. ^Che vide in gara anche le vetture diEmil Jellinek, equipaggiate con propulsore da 40 HP.
  3. ^Con lui arrivarono altri cinque tecnici.
  4. ^Suo il Brevetto n.702.
  5. ^Nel 1915 la ditta assunse la denominazione di Socièté Nationale de Construction de Moteurs.
  6. ^La causa della bancarotta fu il rifiuto dell'industrialeFélix Amiot ad accorpare i propri stabilimenti a quelli della Socièté Générale d'Aéronautique. Tale diniego provocò il crollo delle azioni della S.G.A. in borsa. Tre anni dopo la nazionalizzazione e il riordino dell'industria aeronautica nazionale resero possibile tale operazione.
  7. ^Durante il periodo della resistenza francese egli cambiò nome diMarcel Dassault.

Fonti

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  1. ^abcdefDick 2005, p. 175.
  2. ^Voitures Clément en compétition (entre 1897 et 1902).
  3. ^1901 Grand PrixArchiviato il 14 maggio 2013 inInternet Archive. (team DAN, et suivants).
  4. ^HILL CLIMB WINNERS 1897-1949 par Hans Etzrodt, part.4 (1927-1930)Archiviato il 23 novembre 2018 inInternet Archive. (Kolombus).
  5. ^Dick 2005, p. 173.
  6. ^abEckermann 2001, p. 52.
  7. ^abcWise, Ward 1974, p. 525.
  8. ^Gunston 2006, p. 128.
  9. ^abCodling 2013, p. 15.
  10. ^abcdefGunston 2006, p. 129.
  11. ^abcdeGunston 2006, p. 214.
  12. ^Gunston 2006, p. 216.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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