Mario Carli (San Severo,30 dicembre1888 –Roma,9 settembre1935) è stato unoscrittore,giornalista epoetaitaliano.
Personaggio indocile e ribelle, fondatore di numerose riviste diavanguardia tra cuiL'Italia futurista, diede con il suo lavoro una coscienza politica all'arditismo e fu fautore assieme aFilippo Tommaso Marinetti di un "futurismo politico".
Nato aSan Severo da padre romagnolo e madre pugliese[1], maturò artisticamente aFirenze collaborando con alcune riviste locali:La difesa dell'arte (1900-1910),Il centauro (1912-1913),La rivista (1913). Negli anni dieci incontròFilippo Tommaso Marinetti, con il quale strinse una profonda amicizia che resterà inalterata fino all'ultimo e aderì alFuturismo, partecipando attivamente alla cosiddetta "pattuglia azzurra". Durante quegli anni diede vita, con tutto il gruppo umano con cui aveva redatto quelle riviste, alla celeberrimaL'Italia futurista, la pubblicazione più rappresentativa del pensiero futurista durante la guerra, una rivista diavanguardia che divenne il punto di riferimento per tutta una generazione di giovani assetati di novità e che accoglieva gli esperimenti di chiunque. Di quel gruppo facevano parteEmilio Settimelli,Bruno Corra,Arnaldo Ginna eRemo Chiti.
Allo scoppio dellaGrande Guerra fu esonerato dal servizio al fronte a causa di una fortemiopia ed assegnato a compiti amministrativo-burocratici adAvellino. Ma la "voglia di trincea" di Carli era talmente forte che prima si aggregò ad un reparto di zappatori come volontario, poi nel1917, con la creazione degliArditi, si arruolò nel 18º reparto d'assalto, unreparto d'élite. Da semplice soldato, ben presto diventa capitano delRegio Esercito conquistando sul campo lamedaglia d'argento al valore e lacroce di guerra.
Nell'estate del1918, assieme a Marinetti e a Emilio Settimelli, dà vita aRoma Futurista, una vera e propria tribuna dell'arditismo futurista. Già nel primo numero pubblica un appello alle Fiamme nere (il simbolo che figurava sui baveri delle divise degliArditi della fanteria), nel quale getta le basi per la creazione di una piattaforma politica nella quale avrebbero dovuto convergere i soldati che avevano fatto parte delle truppe d'assalto.
(Mario Carli,A me, Fiamme nere![2])
Sul numero 9 del 10 dicembre dello stesso anno pubblicherà un secondo proclama,Associazione tra gli Arditi di Italia, che darà il via alla costituzione dell'Associazione che verrà fondata aRoma il 1º gennaio1919.Nello stesso periodo in diverse città italiane si organizzavano e nascevano i "fasci futuristi", di poco antecedenti iFasci di combattimento, e Carli diede vita aRoma al Fascio Futurista, la cui direzione mantenne fino a quando per punizione fu trasferito aCremona. Aveva infatti tenuto un infuocato comizio a favore diFiume eDalmazia e si era posto alla testa, lui ufficiale dell'esercito italiano, di una manifestazione diArditi nel corso della qualeVittorio Emanuele Orlando, delegato allaConferenza di Parigi ove si batteva per l'annessione diFiume all'Italia, era stato portato in trionfo nel tragitto dalla stazione ferroviaria alQuirinale.
Il 23 marzo1919 fu tra isansepolcristi all'atto difondazione dei Fasci italiani di combattimento durante l'adunata dipiazza San Sepolcro aMilano.
L'11 maggio1919 fonda, assieme a Ferruccio Vecchi, una nuova testata,L'Ardito, che pochi giorni dopo la sua nascita venne interdetta nelle caserme in quanto, in risposta alla proposta di alcuni generali di usare leFiamme in funzione antisovversiva, Carli rispose con il famoso articoloArditi non gendarmi.[3]
Giornalista di successo, prese subito parte all'Impresa di Fiume. AFiume fece gruppo conMino Somenzi, uno dei numerosi ebrei che aderirono alfascismo, con i futuristiCesare Cerati e Angelo Scambelluri, ma soprattutto con l'aviatoreGuido Keller che Carli nel suo romanzoTrillirì definirà: «Spirito sottile, arguto e pensoso, aveva doti futuriste di demolitore e sfottitore. Conosceva la frenesia dell'azione e la calma superiore della cerebralità pura. Amava la vita da uomo immaginoso e beffardo, che sapeva giocare con le cose e con gli uomini, e inventare divertimenti paradossali»[4].
Nel febbraio del1920 fondaLa Testa di ferro, giornale ideato per i legionari fiumani. Sulle pagine de La Testa di ferro Carli prende posizioni molto radicali e poco ortodosse. È l'epoca in cui il giornalista pugliese subisce il fascino dellarivoluzione russa, assunta come modello per un assalto definitivo allostato liberale, senza mostrare tuttavia una sincera adesione alle promesse ideologiche del bolscevismo (si può parlare più propriamente di anarco-futurismo)[5]. Due citazioni che riguardano il periodo fiumano:
(Mario Carli inCon D'Annunzio a Fiume[6])
Proprio a causa della linea editoriale eterodossa deLa Testa di ferro, nonostante gli elogi diGabriele D'Annunzio, il comando dellaReggenza del Carnaro lo invitò a trasferire la redazione della rivista aMilano. Ciò comportò anche un momentaneo allontanamento dalla linea mussoliniana.
Alla vigilia del "Natale di sangue", Carli con Cesare Cerati e l'aiuto di alcunianarchici progettò unattentato esplosivo ai danni dellacentrale elettrica diMilano da compiersi il 28 dicembre1920. Inoltre dalle colonne deLa Testa di ferro esortava i cittadini all'insurrezione armata. Proprio per questo fu arrestato e tenuto in prigione.
Concluso il periodo diFiume, Carli, assieme all'amico e scrittore Emilio Settimelli, si avvicina all'ambientemonarchico e il 21 aprile1922 fondaIl Principe, testata che raccoglie i transfughi futuristi che non seguono Marinetti e (non ancora)Mussolini. Tra gli altri:Volt,Mario Dessy,Bruno Corra,Ernesto Daquanno.
Dopo queste alterne vicende, a seguito dellaMarcia su Roma, aderì definitivamente alfascismo e, conEmilio Settimelli, l'11 marzo1923 fondò il quotidianoL'Impero. Il giornale fondato da Carli ha innanzitutto il merito di ricomporre le frammentazioni che si crearono durante gli anni tra la fine della prima guerra mondiale e la Marcia su Roma. Difatti Marinetti firmò con Carli e Settimelli ilmanifesto deL'impero italiano (25 aprile1923) e molti di quanti parteciparono alle precedenti iniziative editoriali di Carli iniziarono a collaborare con il nuovo organo di stampa.
Con questa nuova esperienza Carli si mise a sentinella del fascismo radicale ed intransigente, in aperta e aspra polemica con quegli intellettuali liberali che accorrevano sul carro del vincitore. C'era nel Carli deL'impero «la ricerca d'una nuova atmosfera (che) avvenne all'insegna di un "fascismo intransigente", che implicava l'individuazione di un moderno stile di vita..»[7]
L'esperienza deL'impero si concluse nei primianni trenta.
Tra il1930 e il1932 intraprese una nuova esperienza editoriale conOggi e domani, il cui termine coincise con la sua nomina a console generale d'Italia aPorto Alegre, inBrasile, poi aSalonicco, inGrecia dove risiedette dal1934 al1935.
Colpito da un male incurabile, fece rientro aRoma dove, il 9 settembre1935, morì all'età di 47 anni. Riposa nelcimitero monumentale del Verano. Al riguardo l'arditoPiero Bolzon disse: «Che Carli dovesse morire di morbo lento è terribile, è pena, cui non so tuttora adattarmi. Solo una fine eroica, che gli fallì, sarebbe stata degna di così eccezionale giovinezza»[8].
Carli ha scritto numerose opere, tra cui il romanzo sperimentaleRetroscena (1915) e il libroCon d'Annunzio a Fiume (1920), che trae spunto dalla sua partecipazione alla celebre impresa dannunziana. Nel1923 pubblicòLa mia divinità, un testo nel quale racchiuse la sua produzione poetica, formata da poemetti inprosa, tra cui spiccaNotti filtrate, considerato un testopresurrealistico di grande rilievo, e come tale presente in numerose antologie. Il poemetto contiene, come si legge in apertura, "dieci momenti di lirico sonnambulismo, nei quali i ricordi e le immagini si coagulano in essenza, lasciando filtrare la inutile zavorra dei legamenti coordinatori".
La recente rivalutazione delfuturismo ha fatto di Carli un personaggio assai considerato. Al centro della sua produzione c'è l'esaltazione del dinamismo esistenziale, nella convinzione che la vita sia energia, sforzo di realizzare le proprie possibilità, sprezzando i pericoli e i sacrifici.
Opere su Mario Carli:
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