
Margherita Cagol, conosciuta anche con ilnome di battaglia "Mara" (Trento,8 aprile1945 –Melazzo,5 giugno1975), è stata unaterroristaitaliana, tra i fondatori, assieme al maritoRenato Curcio e adAlberto Franceschini, delleBrigate Rosse.
Fu tra i principali dirigenti delgruppo armato diestrema sinistra, impegnandosi con determinazione per sviluppare lalotta armata in Italia. Partecipò al sequestro del magistratoMario Sossi e guidò con successo l'assalto al carcere diCasale Monferrato (AL) per liberare Curcio che vi era detenuto.
Il 5 giugno 1975 rimase uccisa nel corso di uno scontro a fuoco coicarabinieri, con armi automatiche ebombe a mano, avvenuto nella cascinaSpiotta d'Arzello, dov'era stato nascosto l'industrialeVittorio Vallarino Gancia,sequestrato il giorno precedente da un nucleo brigatista. La morte di Margherita Cagol segnò fortemente le Brigate Rosse e, per le sue circostanze ritenute non del tutto chiare, favorì un'accentuazione della radicalità e della violenza dell'azione del gruppo armato.
Margherita Cagol nacque nella frazione diSardagna aTrento in una famiglia dellapiccola borghesia. La madre era una farmacista, il padre Carlo gestiva una profumeria “La casa del sapone” aTrento[1][2]. Aveva due sorelle, Milena e Lucia, e ricevette un'educazionecattolica (Trento è una città di lunga tradizione cattolica).[3] Dopo aver conseguito con buoni voti il diploma in ragioneria e quello in chitarra classica al conservatorio[4][5], nel 1964 si iscrisse alla facoltà discienze sociali diTrento.


Presto entrò a far parte delmovimento degli studenti a Trento, dove conobbeRenato Curcio, ideologo e futuro fondatore delleBrigate Rosse, al quale si legò sentimentalmente.[6]
Dal 1967 Curcio e il suo gruppo collaboravano con la rivistaLavoro Politico, che pubblicò solo nove numeri ma divenne un punto di riferimento per lasinistra extraparlamentare italiana d'ispirazionemarxista-leninista. La redazione della rivista entrò poi nelPartito Comunista d'Italia d'ispirazionemaoista. Anche Margherita Cagol collaborò alla rivista: «Il nostro giornale in questo momento in Italia è il periodico di sinistra più letto e maggiormente influente (tiriamo 5 000 copie!). Ogni decisione è quindi della massima importanza», scrisse in una lettera. Condusse ricerche minuziose, come quella sulle condizioni dei contadini del Trentino, che servirono all'elaborazione teorica del gruppo.[6]
Nel 1969 si laureò con una tesi sullaQualificazione della forza lavoro nelle fasi dello sviluppo capitalistico, in cui discusse iGrundrisse diKarl Marx. Il relatore eraFrancesco Alberoni. Le cronache narrano che, conclusa la discussione, alzò il braccio sinistro con ilpugno chiuso. La votazione fu di 110 e lode e le offrirono di svolgere un corso biennale disociologia all'Umanitaria di Milano, dietro compenso di unaborsa di studio. Il 1º agosto 1969 si sposò con Renato Curcio nelsantuario di San Romedio inVal di Non,[7][8] e con lui si trasferì in seguito aMilano. L'8 settembre 1969 Margherita Cagol, Curcio e altri fondarono ilCollettivo Politico Metropolitano (CPM). È questo il periodo in cui vengono introdotti nelle fabbriche e in cui conobbero i giovani che avrebbero fatto parte delle future Brigate Rosse.[6]
Nel 1970 fondò, insieme a Curcio eAlberto Franceschini, dopo i convegni diChiavari ePecorile, quelle che divennero poi leBrigate Rosse. Ricorda Curcio: "Che lei(Margherita Cagol, N.d.A.) abbia voluto l'organizzazione armata quanto me, se non più di me, è un fatto"[9]. Cagol e Curcio vennero fermati durante un'occupazione di case aQuarto Oggiaro (Milano) e questo fermo fu seguito da una prima perquisizione nel loro appartamento: i poliziotti non trovarono nulla, ma il fatto rimbalzò allaMondadori, dove lavorava Curcio, che perse il lavoro. Da quel momento entrarono in clandestinità. Se si eccettua un breve fermo nel marzo 1972 dopo la morte diFeltrinelli (venne rilasciata dopo un interrogatorio di rito), di lei si persero le tracce.[6]

La storia di Margherita Cagol, ormai la "compagna Mara", divenne la storia delle BR: era una "capocolonna", che organizzava e partecipava a tutte le più importanti azioni delle Brigate Rosse. Nell'estate del 1972 "Mara" e Curcio, in clandestinità, si trasferirono aTorino, cominciando la penetrazione delle Brigate Rosse allaFIAT. Andarono a vivere nell'Istituto Santo Natale incorso Francia 166, sede della Congregazione delle Suore del Santo Natale.[6]
Nella primavera del 1974 Cagol organizzò, diresse e partecipò al rapimento del giudiceMario Sossi, conclusosi con la liberazione dell'ostaggio dopo oltre un mese di prigionia.[6] L'8 settembre 1974 Curcio e Franceschini vennero arrestati. Poco dopo Mara scrisse ai genitori:
(Margherita Cagol)
Le Brigate Rosse, e Mara Cagol per prima, cominciarono a organizzare un piano per far evadere Curcio, rinchiuso nel carcere diCasale Monferrato. Nel pomeriggio del 18 febbraio 1975 Margherita Cagol guidò il nucleo armato brigatista di cinque militanti, tra cuiMario Moretti,Rocco Micaletto ePierluigi Zuffada, che fece irruzione nel carcere e riuscì a far fuggire Curcio.[6]

Nell'aprile del 1975 Cagol, Curcio eMoretti decisero di attuare un sequestro di persona per autofinanziarsi. Il 4 giugno l'industrialeVittorio Vallarino Gancia fu rapito e trasportato alla cascina Spiotta, in località Arzello nel comune diMelazzo, sulle colline diAcqui Terme (AL). Margherita Cagol rimase a sorvegliare Gancia, insieme con un altro brigatista, anni dopo identificato inLauro Azzolini.[11][12]
La mattina del 5 giugno una pattuglia di quattro carabinieri, in perlustrazione sulle colline di Arzello, giunse alla cascina Spiotta. I due terroristi tesero una imboscata ai carabinieri e, quando questi si avvicinano alla porta, lanciarono una bomba a mano che prese in pieno il tenenteUmberto Rocca, che perse un braccio e un occhio, mentre il maresciallo Rosario Cattafi, investito dalle schegge, rimase ferito. I dueterroristi uscirono dalla casa sparando; nel conflitto a fuoco rimase ucciso l'appuntato Giovanni D'Alfonso, morto in ospedale dopo alcuni giorni di agonia, colpito secondo le testimonianze dei colleghi dalla Cagol stessa. I due terroristi riuscirono a raggiungere una loro auto, la misero in moto ma si scontrarono con un'auto deicarabinieri posteggiata in mezzo alla strada. Finsero di arrendersi ma ripresero a sparare: nel conflitto a fuoco Margherita Cagol rimase uccisa per i numerosi colpi d'arma da fuoco. L'unico a rimanere illeso tra i carabinieri fu l'appuntato Pietro Barberis, mentre l'altro dei due brigatisti, rimasto sconosciuto, riuscì a fuggire verso il bosco.[11] Secondo i brigatisti,[13] il fuggitivo avrebbe poi raccontato di aver sentito un ulteriore sparo dopo lo scontro a fuoco, e in seguito a questo racconto le BR hanno insinuato il dubbio di un'uccisione a freddo, ma non esistono conferme di tutto ciò.[11]

Nel referto dell'autopsia, eseguita dal professor Athos La Cavera, si legge: "Ferita da arma da fuoco con caratteri di entrata alla regione mediale del cavo ascellare sinistro con alone ecchimotico circostante e ferita da arma da fuoco con i caratteri di uscita sulla linea ascellare posteriore destra pressoché orizzontale rispetto al foro di entrata".[14][15] I risultati dell'autopsia concludono che fu colpita sulla parte sinistra del petto con fuoriuscita del proiettile nella parte destra dellaschiena. Le BR emisero un comunicato celebrativo[11]:
Margherita Cagol fu tumulata nelcimitero di Trento[16].
Il procedimento penale per il sequestro dell'imprenditore Vallerino Gancia e il conflitto a fuoco nella cascina spiotta è stato riaperto su richiesta del figlio dell'appuntato dei carabinieri che rimase ucciso. È in corso presso il Tribunale di Alessandria il procedimento penale relativo alla vicenda.
Un commando dellaRote Armee Fraktion, attivo in azioni terroristiche, fu intitolato a suo nome[17].
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