IMarcomanni erano un'anticapopolazionegermanica. Furono menzionati per la prima volta daCesare come facenti parte dell'esercito diAriovisto[4] e forse anche della prima invasione dell'epoca diGaio Mario (eranoSuebi). Vivevano tra ilReno, ilMeno ed ilDanubio superiore (zona precedentemente occupata dagliElvezi) fino alla fine delI secolo a.C. Più potenti e famosi delle popolazionisuebiche come loro deiNaristi (a sud-ovest) e deiQuadi (a sud-est).[2]
In seguitoMaroboduo fu cacciato da un giovane nobile, un certo Catualda, che in passato era stato mandato in esilio, avendo approfittato della sconfitta del vecchio sovrano. Maroboduo chiese, a quel punto, asilo politico aTiberio, che glielo accordò mandandolo a vivere aRavenna. Catualda, impadronitosi del potere, non durò a lungo. Nel19-20 affrontò un esercito diErmunduri, capitanato da un certo Vibilio, ma venne sconfitto sonoramente, tanto da richiedere anch'egli asilo ai Romani. Tiberio accolse anche lui e lo inviò aForum Iulii nellaGallia Narbonense.
Ora era insediato sul trono di Marcomanni eQuadi un re filo-romano, un certoVannio, il quale regnò per numerosi anni, dal19 al50. Alla fine del suo regno, Tacito racconta che Vannio fu cacciato dagli stessi Suebi, grazie anche all'aiuto del re degliErmunduri, il solitoVibilio, e deiLugi, e che l'imperatoreClaudio preoccupato, pur essendosi rifiutato di intervenire direttamente in questa contesa, ordinò al governatore dellaPannonia,Sesto Palpellio Istro:
«di disporre una legione con un corpo scelto di milizie ausiliarie sulla riva del Danubio... per proteggere i perdenti e dissuadere i barbari vittoriosi dalla tentazione di invadere la provincia.»
I figli della sorella diVannio,Vangio eSidone si spartirono il grande regno deiSuebi (Quadi e Marcomanni) mantenendo verso Roma assoluta lealtà, mentre Vannio con la sua corte fu sistemato inPannonia.
Nuovi scontri con i Romani si ebbero lungo il fronte danubiano sotto l'imperatoreDomiziano durante gli anni del primo conflitto contro iDaci diDecebalo. Marcomanni, Quadi eSarmati Iazigi, non avendo fornito in qualità dipopolazioni clienti il necessario aiuto a Roma controDecebalo, furono attaccati con intento punitivo dagli eserciti romani. La guerra si protrasse con esito incerto ed altalenante per circa un decennio: dall'89 al97 d.C., quando fu definitivamente rinegoziata con loro la pace dal futuro imperatore,Traiano, che per questi successi ottenne il titolo diGermanicus e l'adozione imperiale da parte diNerva (96-98 d.C.).
Nuovi scontri si ebbero ancora sotto l'imperatoreAdriano, quando il potenziale successore,Elio Cesare (morto nel138), fu inviato per un paio d'anni, tra il136 e il 137 d.C., lungo il fronte pannonico (Carnuntum) a combatterli, e li vinse.
Marco Aurelio, sebbene avesse una personalità tutt'altro che bellicosa (come testimonia anche la sua appartenenza alla dottrina dellostoicismo), fu costretto a passare interi anni lungo il fronte danubiano per combattere queste popolazioni, che avevano formato una grande e potente coalizione politico-militare. Questo passaggio dalla dispersione anarchica al raggruppamento organizzato conferì alla pressione delle tribù sul confine una forza allora mai raggiunta. Si trattava di ben 11 tribù (Marcomanni inclusi), tra cui:Longobardi, Obii,Vandali Victuali,Quadi,Naristi,Cotini, forse ancheBuri, Vandali Asdingi e Lacringi, oltre ai Iazigi; che scelsero come loro portavoce il re dei Marcomanni,Ballomar. La stessaHistoria Augusta ci tramanda che furono proprio i Marcomanni ed i Vandali Victuali a “provocare disordini ovunque" lungo il frontepannonico.
La guerra, molto violenta e vinta alla fine dall'esercito romano, segnò la fine dellapax romana, periodo iniziato con l'imperatoreTraiano, il quale, dopo aver consolidato i domini dell'Impero, aveva avviato un lungo periodo caratterizzato da stabilità politica e benessere economico senza alcun conflitto bellico esterno (ovvero di conquista), continuata anche sotto gli imperatoriAdriano edAntonino Pio.
Dal III secolo alla caduta dell'Impero romano d'Occidente
Dei Marcomanni e dei viciniQuadi, si sa che rimasero relativamente tranquilli durante laDinastia dei Severi. Ripresero le armi sotto la spinta di altri popoli come iVandali e iIutungi verso la metà del III secolo. Si racconta che al tempo dell'ImperatoreGallieno, quest'ultimo concesse ad alcune tribù di Marcomanni di insediarsi nellaPannonia romana a sud delDanubio, probabilmente per ripopolare le campagne devastate dalle invasioni dei decenni precedenti, e - cosa curiosa - contrasse un matrimonio secondario con la figlia di un loro principe.[6][7]
«[Gallieno] ebbe come concubina una ragazza di nome Pipa, che ricevette quando una parte della provincia della Pannonia superiore fu concessa in base ad un trattato a suo padre, re dei Marcomanni, donatagli come regalo di nozze.[8]»
Nella primavera del357 la consueta coalizione tra Marcomanni e Quadi, cui si erano uniti anche iSarmatiiranici, tornò ad agitarsi sulDanubio, invadendo e saccheggiandoRezia,Pannonia eMesia. Le razzie furono arginate daCostanzo II, che operò sia militarmente sia diplomaticamente, anche assegnando nuove aree d'insediamento ad alcune tribù della coalizione. Di loro si perdono le tracce dopo la campagna condotta daValentiniano I nei loro confronti.
I Marcomanni, come i viciniquadi, furono almeno a cavallo delI secolo a.C. eI secolo d.C. governati da re, percorrendo la linea dinastica diMaroboduo. In seguito, gli furono dati principi stranieri, d'accordo con l'amministrazione imperiale romana, che ne pagava un tributo per mantenerne la loro alleanza e amicizia.[9]
Lo storicoTacito ci racconta che al tempo diMaroboduo, dopo cheTiberio aveva stabilito con lo stesso un trattato diamicitia con il popolo romano, erano presenti nella capitale dei Marcomanni, in Boemia, un gran numero di vivandieri e commercianti.[10] Non dimentichiamo che i Marcomanni si erano qui stabiliti alla fine delI secolo a.C.,[3] che un giovane Maroboduo era stato inItalia e che lo stesso incoraggiò il commercio anche in segno di distensione con il vicino alleato romano.[11] Alla Boemia si accedeva facilmente seguendo lavia dell'ambra che, passando attraversoCarnuntum sulDanubio (alla confluenza con laMorava), giungeva daAquileia.[11][12]
Quasi due secoli più tardi, dopo lasconfitta dei Marcomanni (173 ca.), l'imperatore romanoMarco Aurelio «fissò i luoghi e i giorni per il commercio degli stessi, poiché non erano stati fissati in precedenza».[13] Ancora Tacito alla fine delI secolo, nello scrivere la suaGermania, scrisse che si potevano trovare tra queste popolazioni dei vasi d'argento, dati in dono agli ambasciatori e ai loro capi tribù, mentre la loro forza dipendeva ancora dall'autorità di Roma che spesso li finanziava condenarii.[14] Comunque sia dai ritrovamenti archeologici in Boemia, risultano numerosi i vasi italici in bronzo delI secolo, insieme soprattutto amonete d'argento ed'oro. Poi questi oggetti di importazione dall'Impero romano si diffusero verso nord, attraverso le valli fluviali fino alMare del Nord e alMar Baltico.[15]