Diverse informazioni sulla vita di Marco sono sparse nelNuovo Testamento, sufficienti per tratteggiarne il quadro generale.
Altre informazioni sono contenute nellaStoria ecclesiastica diEusebio di Cesarea e negliAtti apocrifi di Marco, questi ultimi molto tardivi e quindi di incerta attendibilità. Esistono anche altri frammenti apocrifi che parlano di Marco, nonché dueMartirio di Marco, uno in arabo e uno in etiopico[2].
NegliAtti degli Apostoli vi è un primo riferimento preciso su di lui nell'episodio in cui si descrive la liberazionemiracolosa diPietro dalla prigione:
« Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera » (At 12,12, sulaparola.net.)
Secondo il brano sua madre si chiamava dunque Maria e a quel tempo abitava nei pressi diGerusalemme. Alcuni studiosi vedono perciò in Marco il figlio della vedova, proprietaria della casa in cui avvenne l'Ultima Cena e alcune apparizioni di Gesù successive alla sua morte[4]. Si noti anche che Marco aveva due nomi, uno gentile e uno ebreo; quello ebreo era Giovanni. A quel tempo era un'usanza abbastanza comune tra gli israeliti: basti ricordarePaolo, che viene indicato anche con il nome di Saulo. In altri passi degli Atti viene chiamato o con il nome di Giovanni o con quello di Marco o con entrambi. Non è noto da alcuna fonte se conobbe direttamente Gesù, ma se abitava a quel tempo a Gerusalemme deve aver perlomeno sentito parlare di lui. Di sicuro è noto che, pochi anni dopo la morte del Maestro, gli apostoli e i discepoli si riunivano a casa di sua madre.
Il fatto che sia l'unico evangelista a menzionare la fuga di un giovinetto che seguiva da lontano gli avvenimenti della cattura di Cristo nell'orto degli ulivi ha fatto supporre che fosse egli stesso questo giovinetto:
« Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo » (Mc 14,1.51.52, sulaparola.net.)
Tale brano è stato comunque oggetto di speculazioni di ogni genere, e si è anche supposto che il giovane fuggito nudo potesse essere una figura puramente simbolica oppure - tra gli altri, oltre a Marco - Giovanni di Zebedeo o Giacomo il “fratello” di Gesù o un angelo.[Nota 2] Il teologoRaymond Brown[5] ritiene che "queste ipotesi siano null'altro che immaginativi voli di fantasia" e osserva altresì, oltre alla mancanza di alcuna prova in merito, come sia improbabile che il fuggitivo fosse uno deiDodici sia perché "il versetto precedente indica che tutti i discepoli erano già fuggiti", sia perché "nella logica della narrativa sicuramente egli non avrebbe potuto andare all'Ultima Cena con gli altri discepoli di Gesù, indossando solo un lenzuolo [sindōn] per coprire la propria nudità".[Nota 3]
Il passo potrebbe però intendersi anche con la presenza di Marco a fianco di Pietro a Roma. Infatti, nel linguaggio dei primi cristiani, Babilonia indicava anche laRomapagana eidolatra[6]. Labasilica romana di San Marco testimonia la presenza di Marco a Roma, visto che, secondo una tradizione, fu eretta sul luogo in cui sorgeva la casa in cui risiedette l'evangelista nel suo soggiorno nella capitale dell'impero. Essa si trova proprio di fronte alCampidoglio, nel centro dell'antica Roma, e non come l'abitazione di Paolo, nel quartiere ebraico sulla sponda delTevere. SecondoEusebio, Pietro e Marco giunsero a Roma per la prima volta «al principio del Regno diClaudio» (Hist. eccl., II, 14.6) e, quindi, nel41 d.C. Il fatto che Pietro, nella sua lettera, chiami "mio figlio" l'evangelista, fa pensare che debba aver ricevuto ilbattesimo dallo stesso principe degli apostoli.
San Marco trascinato nella Sinagoga (1499), opera diGiovanni di Niccolò Mansueti (Vaduz, Fürstlich Liechtensteinische Gemäldegalerie)Basilica di Aquileia, Cripta degli Affreschi, San Marco presenta Sant'Ermacora a San Pietro
DagliAtti si apprende che partì insieme a Paolo e a suo cugino perAntiochia. Viene indicato come aiutante di Paolo quando egli predicava aSalamina (Cipro) (Atti 13,5[7]). In seguito, lo stesso libro ci riferisce che abbandonò Paolo, forse spaventato dalle tremende fatiche degli spostamenti dell'apostolo o dalla crescente ostilità che lo stesso incontrava.
« Salpati daPafo, Paolo e i suoi compagni giunsero aPerge diPanfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme » (At 13,13, sulaparola.net.)
In seguito alla sua defezione Paolo, partendo per consolidare le chiese dellaSiria e dellaCilicia, si scelse come compagnoSila, mentre Marco partì con suo cugino perCipro (Atti 15,37.41[8]). Questo accadde nel52. NegliAtti queste sono le ultime indicazioni sull'evangelista. In seguito, Paolo dovette dimenticare questi dissidi in quanto si ritrova Marco a fianco dell'apostolo a Roma nel62-64, secondo quanto riportato da una lettera di Paolo:
« Vi saluta Aristarco, il mio compagno di prigione, e Marco, il cugino di Barnaba (intorno al quale avete ricevuto ordini; qualora venisse da voi, ricevetelo), e Gesù detto il Giusto, i quali sono dellacirconcisione; fra questi sono i soli miei collaboratori per il regno di Dio, in quanto mi sono stati di consolazione » (Col 4,10ss, sulaparola.net.)
Qualche anno più tardi lo si ritrova in compagnia di Pietro, che lo cita nella sua prima Lettera come indicato in precedenza. Questo dimostra la sua grande attività svolta negli anni cinquanta non solo a Cipro. Forse era rientrato in Levante prima dellapersecuzione scatenata da Nerone nel64, ma Paolo nel66 lo rivolle con sé. Come indicato nella sua lettera aTimoteo:
« Affrettati a venire da me al più presto [...] Solo Luca è con me. Prendi Marco e conducilo con te, perché mi è utile per il ministero » (2Tim 4,9-11, sulaparola.net.)
Dopo la morte a Roma del principe degli Apostoli, non vi sono più notizie certe su Marco. La tradizione lo vuoleevangelizzatore inEgitto e fondatore della Chiesa diAlessandria, della quale sarebbe stato il primovescovo.
La tradizione cristiana attribuisce, inoltre, a Marco la stesura del Vangelo che oggi porta il suo nome, benché secondo alcuni studiosi, anche cristiani[10], il vangelo sarebbe anonimo e non scritto da un testimone oculare. Tale attribuzione a Marco, secondo alcuni, troverebbe proprio riscontro in indizi che sembrano confermare che l'autore fosse un discepolo di Pietro[11]. Il teologo e sacerdote cattolicoRaymond Brown[12] evidenzia comunque che, tra gli studiosi, "pochi oggi accetterebbero questa spiegazione" anche perché "il processo formativo dei Vangeli necessitò decenni di predicazioni e insegnamenti, dando forma a singoli elementi e a collezioni di storie di miracoli, detti, parabole, etc...".
Altra tradizione vuole che Marco, prima di trasferirsi in Egitto, fosse stato inviato da Pietro nella metropoli diAquileia (capoluogo dellaRegione Venetia et Histria), per curare l'evangelizzazione dell'area alto-adriatica. A Marco si deve la scelta del primo vescovo della diocesi di Aquileia (Ermagora, associato sempre al suodiacono Fortunato). NellaBasilica di Aquileia (la cuicripta è affrescata con il ciclo della predicazione di san Marco) e poi nella sede patriarcale diCividale del Friuli si conservava ilVangelo di San Marco, attribuito dalla tradizione alla stessa mano dell'evangelista. Il testo (in realtà tardivo) è denominatoEvangelarium Forojuliense ed è oggi ripartito in tre parti: una conservata nelMuseo archeologico nazionale di Cividale; la seconda nell'archivio capitolare delDuomo di Praga (dono delPatriarca di AquileiaNicola di Lussemburgo al fratellastroCarlo IV,Sacro Romano Imperatore nelXIV secolo); la terza nellaBiblioteca Marciana di Venezia (preda di guerra dopo la conquista del Friuli da parte dellaSerenissima, nel 1420).
Non vi sono notizie certe su dove, come e quando Marco morì.Eusebio sostiene che la sua morte avvenne adAlessandria d'Egitto, dove venne martirizzato facendone trascinare il corpo per la città. Tale versione dei fatti viene riportata anche nellaLegenda Aurea.
Le spoglie del Santo sarebbero state sepolte originariamente adAlessandria d'Egitto. Nell'anno828 furono trafugate con uno stratagemma da due mercanti veneziani,Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, e trasportate, dopo essere state nascoste in una cesta di ortaggi e di carne di maiale[13], aVenezia, dove pochi anni dopo venne dato inizio alla costruzione dellaBasilica intitolata al santo. La primitiva chiesa venne poco dopo sostituita da una nuova nell'832 e ricostruita nuovamente nel978 (per ovviare alla distruzione a seguito di un incendio scoppiato durante una rivolta nel976).
Nel 1063, il dogeDomenico I Contarini commissionò la costruzione della basilica attuale: i resti delle precedenti costruzioni furono trasformate in cripta e la nuova basilica venne costruita sopra di essa. La consacrazione della Basilica di Venezia dedicata a San Marco avvenne il 25 aprile 1094. Va osservato che nel frattempo si era persa memoria del luogo esatto ove fossero custodite le reliquie dell’Evangelista (nascoste per timore che venissero trafugate). Leggenda vuole che dopo la Messa di consacrazione della basilica, celebrata dal vescovo, si spezzò il marmo di rivestimento di un pilastro della navata destra, a lato dell’ambone e al suo interno comparve la cassetta contenente le reliquie, mentre un profumo dolcissimo si spargeva per la Basilica. Il 6 maggio 1811 le reliquie vennero ispezionate. Il 26 agosto 1835 il patriarca Jacopo Monico ne fece solenne esumazione e le trasferì in una posizione più sicura, visto il rischio di allagamento della cripta.
È stato ipotizzato che iresti conservati nella basilica veneziana possano essere invece quelli diAlessandro Magno[14][15] in quanto nella sepoltura del Corpo del Santo sarebbe stata impiegata una lastra decorata con una panoplia nella quale spiccherebbe il simbolo argeade del Sole di Verghina. Questa lastra sarebbe stata portata da Alessandria d'Egitto assieme al corpo del Santo. La questione è da tempo risolta, in quanto la lastra è risultata essere di trachite di Trieste, non africana, e l'esame della stessa l'ha ricondotta a una sepoltura di un milite romano tra I secolo a.C. e II secolo d.C.
Lafesta liturgica è il25 aprile, in occasione della ricorrenza delmartirio. Nell'anticaRepubblica di Venezia, erano dedicati a san Marco anche il 31 gennaio, ricordo della traslazione a Venezia delle reliquie, e il 25 giugno, data del rinvenimento, nel1094, del luogo in cui esse erano state occultate (secondo la leggenda, dentro un pilastro).[16][17]
La raffigurazione di san Marco compare sin dalla primaarte cristiana, assieme a quella degli altri Evangelisti.San Girolamo (IV secolo) argomentò come si possano associare iquattro evangelisti con i simboli del "tetramorfo" che compaiono nelle profezie diEzechiele, riprese poi nelle visioni dell'Apocalisse:
«Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l'aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l'aspetto d'uomo, il quarto vivente era simile a un'aquila mentre vola; i quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi»
Già nell'arte bizantina, tuttavia, alcuni mosaici, ad esempio in quelli dellaBasilica di San Vitale aRavenna, raffiguravano i quattro evangelisti in forma umana, con in mano il Vangelo e con a fianco i loro simboli. Tale iconografia divenne diffusissima nell'arte romanica, poi in quellagotica. Nelle chiese di tale periodo i quattro santi vennero molto spesso effigiati nelle vele dellevolte a crociera, seduti allo scrittoio, intenti alla stesura dei vangeli; talvolta si affiancano a essi i quattroDottori della Chiesa. Troviamo anche talvolta (ad es. neibassorilievi che ornano ilBattistero di Parma) la raffigurazione dei quattro santi in formemostruose, ove su un corpo umano alato si erge la testa del loro simbolo.
Tutti e quattro glievangelisti hanno un simbolo iconico che generalmente viene raffigurato vicino o al posto del santo nelle pitture e nelle sculture. Questi simboli sono associati al Vangelo proprio del santo e al verso dell'Apocalisse 4,7, dove vengono descritti quattro esseri viventi, un leone, un uomo, un vitello ed uno «simile ad aquila mentre vola», i quali, attorno a Dio, sono intenti a cantarne le lodi. Il simbolo di san Marco è illeone. Il motivo principale sembra essere il fatto che nel Vangelo di Marco viene narrato il maggior numero di profezie che Cristo fece riguardo alla propria risurrezione (Mc 8,31; Mc 9,9; Mc 9,31; Mc 10,34; Mc 14,28), ed il leone rappresenterebbe, in virtù della sua forza, proprio la risurrezione. Questo in accordo sia con il pensiero del Padre della Chiesasan Gregorio Magno, sia con quanto diceva laglossa della Sacra Bibbia sempre usata (la glossa all'epoca aveva una rilevanza maggiore di quella attuale).
Lo stesso san Gregorio Magno suggerisce anche un secondo motivo, ovvero il leone sarebbe il simbolo di Marco in quanto il suo Vangelo inizia con la voce disan Giovanni Battista che, nel deserto, si eleva simile a un ruggito, preannunciando agli uomini la venuta del Cristo.
San Marco evangelista è ilpatrono diVenezia. Secondo un'antichissima tradizione delle Venezie, un angelo in forma dileone alato avrebbe rivolto al santo, naufrago nelle lagune, le parole «Pax tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum.»[18] (Pace a te, Marco, mio evangelista. Qui riposerà il tuo corpo.) preannunciandogli che in quelle terre avrebbe trovato un giorno riposo e venerazione il suo corpo.
LaRepubblica di Venezia assunse il leone alato, dettoleone di san Marco come proprio simbolo. Non è storicamente provata la tradizione che indica il libro simbolo dipace quando aperto con su scritta la frase «PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS», o di guerra, quando era rappresentato chiuso. Il leone poteva essere rappresentato con il libro chiuso con la zampa sinistra e con una spada nella destra. Il leone di san Marco viene rappresentato infine con due posture:andante, cioè in piedi sulle quattro zampe, oppure inmoleca, cioè seduto. Tuttora è il simbolo dei veneti, che hanno come bandiera il leone alato, ripreso dalla tradizione della Serenissima.
^La scritta, inlatino, significa "Pace a te, Marco [mio evangelista]".
^Come precisa il teologoRaymond Brown. (Raymond E. Brown,The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 294ISBN 978-0-300-14009-5. Cfr anche: Corrado Augias e Remo Cacitti,Inchiesta sul cristianesimo, Mondadori, 2012, p. 137,ISBN 978-88-04-59702-5.).
^L'episodio, come precisa Brown, è probabilmente simbolico, introdotto nel Vangelo di Marco per sottolineare che "il tentativo del giovane [come nuovo discepolo] di seguire Gesù nella sua prova [peirasmos] è un misero fallimento; quando Gesù è arrestato, egli è così ansioso di scappare che lascia nelle mani dei suoi rapitori l'unico abito che indossa e sceglie il totale disonore di fuggire nudo, una fuga anche più disperata di quella scelta dagli altri discepoli. La nudità non è qualcosa di positivo, come interpretazione simbolica; è qualcosa da evitare, come in Mt25,36; Gv21,7; Giac2,15; Ap3,17 e Ap16,15 ".
^Cfr, ad esempio: Raymond E. Brown,The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 4-6, 47, 13-14, 22-25, 47,51-56, 92-93,ISBN 978-0-300-14009-5; Raymond E. Brown,The Birth of the Messiah, Doubleday, 1993, pp. 27, 573,ISBN 0-385-47202-1; Rudolf Bultmann,History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963,ISBN 1-56563-041-6; John Dominic Crossan,Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 16-26,ISBN 978-0-06-061480-5; Bart Ehrman,Jesus apocalyptic prophet of the new millennium, Oxford University Press, 1999, pp. 41-48,ISBN 978-0-19-512474-3.
^Dopo il Concilio di Calcedonia la comunità dei fedeli si divise in due gruppi: uno con coloro che accettavano le decisioni conciliari e l'altro con coloro che le rifiutavano. Nei decenni successivi al concilio il patriarca fu l'espressione di uno o dell'altro gruppo e questo li portò in alcuni casi a non riconoscere il patriarca dalla diversa visione dottrinale. La concretizzazione dello scisma si ebbe nel 536 quando i due gruppi fondarono i rispettivi patriarcati, non boicottandosi più.