Marcello Nizzoli (Boretto,2 gennaio1887 –Camogli,31 luglio1969) è stato undesigner epubblicitarioitaliano.


Marcello Nizzoli nacque a San Rocco diBoretto, primogenito di Massimino, pittore di paesaggi[1] e di Rosa Malvina Savi.
Dopo i primi studi in seminario, nel triennio1910-1913 frequentò l'Istituto d'Arte Paolo Toschi diParma,[2] dove studiò l'architettura, la decorazione e l'ornato. Qui fu allievo diLatino Barilli,Gian Giuseppe Mancini ePaolo Baratta.[3] Fra il 1911 e il 1913 eseguì la decorazione dell'Aula Consiliare nel municipio diBoretto in collaborazione con Giuseppe Malgarini, ricca di influssiklimtiani.[4]
Nel 1914 aMilano, partecipò alla mostraNuove Tendenze.[5] Nel1915 iniziò la collaborazione con leAcciaierie Ansaldo di Cornigliano, che proseguì fino al1943.[6]
Daglianni Venti si dedicò all'arte applicata, disegnando decorazioni per edifici, mosaici, arazzi, stoffe. Eseguì anche bozzetti per scenografie e intraprese un'attività nei campi dell'architettura, del disegno industriale, dei manifesti e cartelloni pubblicitari.
Dal1921 si trasferì aMilano, iniziando la collaborazione con ilCotonificio Bernocchi per la realizzazione della grafica dei manifesti pubblicitari e degli allestimenti.
Dopo la sua partecipazione alla Mostra Internazionale diMonza, si moltiplicarono le collaborazioni con grandi industrie: la seteria Piatti di Como, lo Studio Magagnoli, laCampari, laFiat, laMontecatini.
Con gli architetti Baldessari,Figini e Pollini,[7]Giuseppe Terragni, fu tra i protagonisti della nuova architettura italiana.[8]
Fino al 1930 svolse attività di scenografo, decoratore e cartellonista[9] e la sua attività fu fortemente sostenuta dal mecenateAntonio Bernocchi. Nel 1931, in occasione della I Quadriennale Romana, presentò un dipinto; realizzò con Persico una pubblicità perOlivetti, iniziando così il suo legame con la ditta di Ivrea. Nel 1932 impaginò il progetto di un edificio dell'architetto Terragni e ne disegnò la decorazione esterna. Alla Triennale di Milano del 1933 ordinò conSironi le decorazioni interne del Padiglione della Stampa progettato da Baldessari. Nel 1934 realizzò il manifesto per la XIX Biennale di Venezia.
Neglianni trenta ha insegnato all'ISIA diMonza.[10]
Prese parte all'allestimento di varie mostre, tra cui laMostra della Rivoluzione Fascista (1932). Collaborò come architetto nell'ambito del razionalismo conEdoardo Persico, realizzando la Sala delle Medaglie d'oro alla mostra dell'Aeronautica del1934 aMilano.[11]
Nel 1935 con il gruppo Carminati, Lingeri, Saliva, Terragni, Vietti, progettò il Palazzo Littorio di Roma curando con Sironi le decorazioni parietali.
Nel1936 fu fra gli esecutori del Salone d'onore e il Salone della Vittoria alla V Triennale di Milano, con Persico, Palanti e Fontana.[11] Nel1940 sottoscrive il Manifesto dei Valori Primordiali,[12] espressione di unmodernismo di ispirazionefascista.[13]
Durante la guerra intensificò l'attività pittorica: bombardamenti, edifici distrutti, figure in fuga, crocefissioni, sono pagine intense della sua narrazione figurativa che accusava il crollo di un'epoca. Nel1955 partecipò alla XIX Biennale di Milano, organizzata dall'Accademia di Brera e dallaPermanente. Con Mario Olivieri progetta il Primo Palazzo Uffici dell'ENI aMetanopoli, terminato nel1957.[14]
Sono sue le sei mappe delle città d'Italia (Assisi,Napoli,Padova,Pisa,Bologna,Trieste) affrescate sulle pareti della sala d'aspetto di terza classe dellastazione centrale di Milano, poi trasformata in Libreria Feltrinelli.[15]
Dopo la morte diPersico, fu chiamato daLeonardo Sinisgalli a collaborare con l'Ufficio tecnico di pubblicità dellaOlivetti diIvrea, prima come grafico e poi, dal1940, come disegnatore industriale:[16][11] disegnòmacchine da scrivere ecalcolatrici come la Lexicon 80, la Diaspron 82 e laLettera 22, macchina per scrivere con meccanica portatile, tra i prodotti di maggior successo dell'Olivetti. Negli anni cinquanta ricevette premi sia in Italia (Compasso d'Oro nel 1954) che all'estero (miglior prodotto di design del secolo secondo l'Illinois Institute of Technology nel 1959). Per laOlivetti progettò il quartiere a Canton Vesco (1950-1953), le case per impiegati a Ivrea (1955),il palazzo per uffici in via Clerici aMilano (1954) e ilpalazzo per uffici aIvrea (1964), il quartiere residenziale aPozzuoli (1963). Nel 1965 lo studio divenneNizzoli Associati con la collaborazione di Mario Oliveri, Paolo Viola, Antonio Susini eAlessandro Mendini. Nel1950 Marcello Nizzoli disegnò la macchina da scrivere OlivettiLettera 22 che, progettata daGiuseppe Beccio, diventerà una icona di stile ed eleganza italiana anche dopo il termine della sua messa in produzione nel 1956. La Lettera 22 è inoltre esposta nella collezione permanente di design al Museum of Modern Art di New York.[17] Nel1966 Nizzoli ricevette dalPolitecnico di Milano lalaurea ad honorem inarchitettura.[16]
Nel1968 la Triennale allestì una mostra personale[18] e al XVII Convegno Artisti Critici e Studiosi d'Arte di Rimini gli venne conferita una medaglia d'oro.[14]
IlCentro studi e archivio della comunicazione diParma conserva un fondo dedicato a Nizzoli, composto da 8172 opere. La prima donazione consta di 43 album di disegni, 101 lucidi, 262 copie, 56 copie con intervento, 4777 disegni e schizzi, 307 stampe fotografiche, 8 disegni incorniciati, 2 quadri, due stampe incorniciate insieme, 11 disegni su carta, 1 cuscino ricamato, 7 tessuti di seta, 1 panno lenci con figura geometrica a cinque colori sovrapposta, 3 spolveri. La seconda donazione consta di 1 scultura totemica in metallo, 151 schizzi, 1133 fotografie, 359 pellicole, 85 lastre, 19 tempere, 3 collage con fotografie, 21 manifesti, 1 ricamo per cuscino. La terza donazione 133 schizzi, disegni e bozzetti; 154 stampe fotografiche; 20 oggetti e maquette, oltre alla documentazione e agli stampati relativi alla attività daglianni Trenta sino aglianni Sessanta. Questo fondo è pubblico e liberamente consultabile.[3]



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