La sua superficie approssimativa è di 2,51 milioni di km², con uno sviluppo massimo lungo iparalleli di circa3700km, la lunghezza totale delle sue coste è di46000 km, laprofondità media si aggira sui1500 m, quella massima di5270 m presso le coste delPeloponneso, mentre lasalinità media varia fra il 36,2 e il 39‰[2]. Lapopolazione presente negli stati bagnati dalle sue acque, noto comebacino del Mediterraneo, ammonta a circa 450 milioni di persone.[2]
Il termine Mediterraneo deriva dalla parolalatinamediterraneus, che significa 'in mezzo alle terre'. Il mar Mediterraneo attraverso la storia dell'umanità è stato conosciuto con diversi nomi. Gliantichi Romani lo chiamavano, ad esempio,Mare nostrum, ossia "il nostro mare", e, in effetti, la conquista romana toccò tutte le regioni affacciate sul Mediterraneo.
La denominazione in araboالبحر الأبيض المتوسط?,al-Baḥr al-Abyaḍ al-Mutawassiṭ, ossiaMar Bianco di Mezzo, ha evidentemente ispirato la dizioneturca diAkdeniz,Mare Bianco. Nelle altre lingue del mondo, solitamente si ha sia unprestito dal latino o dalingue neolatine (es.ingleseMediterranean Sea) sia, più spesso, uncalco dal senso di "mare medio, in mezzo (alle terre)" (es.tedescoMittelmeer,ebraicoHayam Hatikhon (הַיָּם הַתִּיכוֹן), "il mare di mezzo",berberoilel Agrakal, "mare tra-terre",giapponeseChichūkai (地中海), "mare in mezzo alle terre",albanesedeti mesdhe, "mare in mezzo alle terre",georgianokhmeltashua zghva (ხმელთაშუა ზღვა), "mare in mezzo alle terre").
Vero ponte tra territori, la regione del Mediterraneo è considerata culla di alcune tra le più anticheciviltà delPianeta, nonché teatro principale della storia e della cultura dellaciviltà occidentale assieme alMedio Oriente e alVicino Oriente. L'agricoltura insieme all'allevamento si diffuse sulle sue coste intorno al 6000 a.C. Successivamente, nella sua parte orientale, una più accentuata dinamicità culturale portò verso la nascita di aree urbane caratterizzate da fiorenti attività artigianali e da vivacità nei commerci.
Abili navigatori e altrettanto abili nei commerci, i Fenici (nomegreco per indicare iCananei)[4] navigarono in lungo e in largo per tutto il Mediterraneo, esportando i prodotti del loro fiorente artigianato e importando materie prime, creando empori e porti commerciali e dando impulso alla creazione di città costiere comeCartagine. NelVII secolo a.C., lungo le rotte commerciali tra oriente e occidente, ai Fenici si affiancarono iGreci, che impiantarono colonie nel bacino ionico, nel Tirreno e nell'Egeo fino al Mar Nero; nacquero così lepoleis dellaMagna Grecia e dellaSicilia greca, cuore della grecità d'Occidente. Il costante aumento di nuovi insediamenti creò forti tensioni fra i popoli rivieraschi a causa della concorrenza nei mercati, infatti l'espansione greca a occidente fu bloccata, nel541 a.C., dall'alleanza traEtruschi eCartaginesi nellabattaglia del Mare Sardo. Nel secolo successivo sempre i Greci furono protagonisti nell'epico scontro che, nel480 a.C., li oppose alle mire diSerse nellabattaglia di Salamina, salvando le loro terre dall'occupazione persiana.
NelSettecento le debolezze dell'Impero ottomano favorirono le mire espansionistiche degliinglesi nel bacino occidentale, degliAustriaci verso l'Adriatico e deiRussi nel bacino orientale. Nell'Ottocento, durante leguerre napoleoniche,Francia eGran Bretagna si scontrarono violentemente nel Mediterraneo, combattendo una guerra che vide gli inglesi prevalere e assicurarsi così il dominio incontrastato dei mari. Sempre nell'Ottocento, la costruzione delcanale di Suez rese possibile il collegamento del Mediterraneo all'Oceano Indiano e costituì un evento di fondamentale importanza per i commerci marittimi in quanto si evitava in questo modo la circumnavigazione dell'Africa per raggiungere via mare i ricchi mercati asiatici.
Dalla fine deglianni ottanta il Mediterraneo è attraversato dallerotte dell'immigrazione dall'Africa verso l'Europa. Ogni anno alcune decine di migliaia di migranti economici, profughi e rifugiati politici raggiungono via mare le coste italiane, greche e spagnole. Negli anni duemila il Mediterraneo è stato descritto da analisti geopolitici come "medioceano", un corridoio strategico tra l'Indo-Pacifico e l'Atlantico.[5]
Potenziale distribuzione di ulivi nel bacino del Mediterraneo. Indicatore biologico del bacino del Mediterraneo. (Oteros, 2014)[6]Una panoramica del Mar Mediterraneo al largo della costa
Per quanto riguarda la topografia del fondale il Mediterraneo è diviso in due parti principali:
Il Mediterraneo occidentale comprende due bacini principali, quello algero-provenzale e il bacino tirrenico. Il primo occupa un'area più o meno triangolare che comprende ilmare di Alborán, ilmare delle Baleari, ilcanale di Sardegna, ilmar di Sardegna, ilmare di Corsica e ilmar Ligure. Ha una superficie di circa240000km² e una profondità massima di circa2800 m In alcuni tratti costieri, tipicamente alle foci dell'Ebro e delRodano la piattaforma continentale raggiunge anche i 60 km di larghezza, con un massimo di 72 km presso ilGolfo del Leone.
La larghezza minima si ha invece traGenova eTolone, dove il fondale è caratterizzato da ampi e profondi canyon. Le isole diMaiorca eMinorca hanno una piattaforma comune mentreIbiza è separata da unbraccio di mare profondo 800 m. Al centro del bacino si trova la piana abissale delle Baleari, profonda dai 2600 a i 2800 metri. Il bacino tirrenico è la parte più profonda del Mediterraneo Occidentale, raggiunge infatti i 3800 m di profondità (Fossa del Tirreno). Il fondale è caratterizzato dalla presenza di numerose dorsali e di rilievi di tipo vulcanico. Vi sonomontagne ed enormivulcani sottomarini che in alcuni casi si elevano fino a -500 m come ilMarsili e ilVavilov (e addirittura a soli -70 m come il relativamente piccoloPalinuro davanti alCilento)[7].
Poche e di modeste dimensioni sono le piane abissali fra le quali si trovano la piana di Corsica, la piana diOrosei, la piana diOlbia, la piana abissale tirrenica e il rialzo pliniano. Il bacino è praticamente chiuso, è messo in comunicazione con i bacini adiacenti da pochi stretti passaggi. A nord un canale profondo circa 3/400 m lo mette in comunicazione con il Mar Ligure, lostretto di Bonifacio, profondo non oltre i 50 m, lo mette in comunicazione con il bacino algerino così come il profondocanale di Sardegna, caratterizzato dalla presenza della fossa algero-tirrenica, mette in comunicazione i due bacini a sud dellaSardegna.
Ilcanale di Sicilia, dal fondale basso e caratterizzato dalla presenza di banchi che possono ridurre la profondità a poche decine di metri, lo mette in comunicazione con il Mediterraneo Orientale. Bagna la costa sud-occidentale dell'isola, daMarsala alcapo delle Correnti (in prossimità dell'omonimo isolotto).
L'Adriatico ha una superficie di circa135000km² e una profondità massima di1 230 m. Da un punto di vista morfologico può essere diviso in tre aree: la parte settentrionale completamente dominata daldelta del Po è un lento declivio nel quale la profondità non supera i75 m; la parte centrale, traAncona ed ilGargano, è caratterizzata dalla presenza di una depressione detta "fossa del medio Adriatico"(266 m). La zona meridionale ha una piattaforma continentale che si restringe in corrispondenza dellaPuglia fino a circa20 km; fra la Puglia e l'Albania si trova la piana adriatica con una profondità media di circa1 000 m e la massima di1 200 m Da qui la profondità risale a circa800 m in corrispondenza delcanale d'Otranto che separa l'Adriatico dallo Ionio.
Il mar Ionio si estende su una superficie di circa616000km² dalle coste dellaLibia e dellaTunisia fino allaGrecia e all'Italia meridionale. Raggiunge la massima profondità(5 270 m) nellafossa Calypso (detta anche fossa ellenica), al largo della costa meridionale delPeloponneso. Nello Ionio si trova la piana abissale più estesa del Mediterraneo. Il Mar Egeo ha una superficie di circa80000km² e conta oltre 200 isole. Lo collega allo Ionio ilgolfo di Corinto(56 m) e numerosi canali profondi fra i300 m e gli800 m fra le isole diRodi eCreta. Raggiunge la massima profondità(2 500 m) in corrispondenza della fossa di Creta che si estende dalgolfo di Argolide a Rodi.
Il Mar Libico si estende dalla costa sud diCreta fino alle sponde dellaLibia. Il Mar di Levante è la parte più orientale del Mediterraneo, ha una superficie di circa320 000 km² ed è delimitato a ovest dalla linea che congiungeCapo Ra's al-Hilal, in Libia con l'isola diGavdos presso Creta. La piattaforma continentale è molto estesa sia presso ildelta del Nilo sia nelgolfo di Alessandretta. La massima profondità è di4 384 m in corrispondenza della fossa di Plinio.
Il mar Mediterraneo è un bacino semichiuso con una forteevaporazione e un ridotto apporto di acque dolcifluviali, apporto influenzato da attività umane (dighe e sbarramenti). Nei mesiestivi l'evaporazione è relativamente ridotta a causa deiventi non eccessivamente frequenti, al contrario nei mesiinvernali l'evaporazione è molto elevata a causa della prevalenza di venti secchi di origine continentale (Bora,Maestrale,Vardarac,Scirocco eMeltemi). L'evaporazione e il ridotto apporto di acque fluviali fanno sì che il Mediterraneo sia in costante deficit idrico. Questo viene compensato dall'oceano Atlantico che annualmente riversa nel Mediterraneo, attraverso lo Stretto di Gibilterra, tra980 e 1440km³ d'acqua[8]. Questo apporto di grandi quantità d'acqua provoca forti correnti durante tutto l'anno, favorendo la pulizia dei bassi fondali dello Stretto che, diversamente, nel corso dei millenni si sarebbe inevitabilmente chiuso.
Le correnti superficiali mediterranee si originano tutte dall'afflusso di acqua atlantica e seguono in prevalenza gli andamenti di tipo ciclonico, cioè antiorario. L'acqua atlantica, più fredda ma menosalata (motivo per cui rimane in superficie) entra nel Mediterraneo dopo aver lambito le coste delMarocco. Una volta varcato lo stretto di Gibilterra viene spinta a sud dallaforza di Coriolis e segue prevalentemente la costanordafricana dando origine allacorrente algerina, ma una parte della massa d'acqua, scontrandosi con la corrente anticiclonica delmare di Alborán, si biforca versonord in direzione delleisole Baleari.
La corrente algerina, nel prosieguo del suo corso, si biforca nuovamente: una parte prosegue verso ilcanale di Sicilia, un'altra invece risale verso laCorsica e unendosi alla parte che fin dall'inizio si era diretta verso leBaleari dà origine alla corrente ligure provenzale catalana che scorre verso ovest lambendo le costeliguri, francesi ecatalane e attraversando ilGolfo del Leone. I bassi fondali delcanale di Sicilia fanno sì che la corrente algerina si biforchi nuovamente, una parte risale infatti verso ilTirreno dando origine a una corrente ciclonica che in parte lambisce le coste liguri e si riunisce con la corrente ligure-provenzale catalana.
La parte di corrente algerina che riesce a valicare il canale di Sicilia attraversa dapprima un'area prospiciente le coste dellaTunisia e dellaLibia caratterizzata da correnti anticicloniche (ilGolfo della Sirte) e poi forma la corrente africana che scorre lungo ilmare di Levante dando origine alla corrente dell'Asia Minore che lambisce la costaTurca fino aRodi. Nell'Adriatico, nello Ionio e nell'Egeo vi sono altre correnti minori di tipo ciclonico. Oltre alle citate correnti costiere vi è la corrente centro-mediterranea che scorre sopra la dorsale mediterranea in direzione Creta e Cipro.
Lo strato d'acqua compreso fra i 200 e i 500 metri è interessato da un movimento in senso opposto a quello delle correnti di superficie. Origina infatti dal mar di Levante, il tratto di Mediterraneo con i più elevati valori disalinità, (si raggiunge qui il 39,1 per mille di salinità). D'inverno, con il calo della temperatura si ha un aumento della densità dello strato superficiale che "comprime" lo strato d'acqua inferiore dando origine alla corrente intermedia.
Questa corrente è divisa in un ramo principale che percorre l'intero Mediterraneo e due rami secondari che attraversano l'uno il Golfo della Sirte e l'altro, più cospicuo, lo Ionio fino a entrare nell'Adriatico dove incontra le fredde acque invernali per poi uscire nuovamente dallostretto di Otranto.
Il ramo principale si dirige invece verso il canale di Sicilia dove, a causa dei fondali bassi e della portata della corrente di superficie, deve dividersi in due stretti passaggi laterali situati a quote diverse. L'acqua proveniente dal più settentrionale si dirige verso il Tirreno dove fa un lungo giro antiorario e in gran parte esce per ricongiungersi con il ramo secondario e risalire verso la Sardegna per poi seguire la costa francese e spagnola e uscire dalloStretto di Gibilterra. Dalle analisi deglioceanografi pare che una goccia d'acqua entrata dallo stretto di Gibilterra impieghi circa 150 anni per compiere tutto il "giro" e ritornare, profondamente modificata nella composizione, all'oceano Atlantico.
Le correnti di profondità interessano due aree del Mediterraneo, il bacino ligure provenzale e lo Ionio. In entrambi i casi le correnti originano nella stagione invernale in seguito a un rapido raffreddamento delle acque provocato dal vento. Nel primo caso il maestrale raffredda rapidamente le acque al centro del Golfo del Leone. In seguito all'aumento di densità l'acqua si dirige verso il fondo, sino ai 2000 metri di profondità, contribuendo al lento ricambio delle acque profonde. Nel bacino orientale è la Bora che abbassando la temperatura delle acque nel mare Adriatico origina una corrente diretta verso sud che si inabissa oltre il canale di Otranto e contribuisce al ricambio delle acque profonde dello Ionio.
Aree del Pianeta caratterizzate da clima mediterraneo
Lemaree sono molto limitate anche a causa dello scarso collegamento con l'oceano, che limita la massa d'acqua complessiva investita dal fenomeno. Le temperature del Mediterraneo hanno estremi compresi fra gli 11 e i 32 °C. In genere si oscilla dai 12~18 °C nei mesi invernali ai 23~30 °C dei mesi estivi, a seconda delle zone. L'azione del Mar Mediterraneo come serbatoio termico è in buona parte dovuto alclima mediterraneo, generalmente caratterizzato dainverni umidi edestati calde e secche. Coltivazioni caratteristiche della regione sonoolivo,vite,agrumi equercia da sughero.
Carta tettonica del Mar MediterraneoCrisi di salinità del Messiniano
Il Bacino del mar Mediterraneo è composto da un complesso sistema di strutture generate dall'interazione tra laPlacca euroasiatica e laPlacca africana. Secondo la teoria dellaTettonica delle placche, queste due placche si sono avvicinate con un movimento rotatorio durante gli ultimi 300 milioni di anni, durante i quali le zone intermedie tra le due placche si sono deformate, scivolando e ruotando tra di loro, sovrapponendosi e lasciando spazio per l'apertura di nuovi bacini interni. Circa 6 milioni di anni fa, forse a causa di eventi sismici tra le due placche e/o fasi glaciali, l'afflusso di acqua dall'oceano atlantico venne interrotto più volte. Ciò causò per una decina di volte l'evaporazione del Mediterraneo trasformandolo in distese desertiche, simili agli odierni Laghi Salati delloUtah. Successivi eventi ripristinarono il collegamento con l'Atlantico, anche attraverso l'ampio corridoio di Siviglia/Cordova (Corridoio Betico) che per un certo tempo sostituì il passaggio che si era temporaneamente chiuso a Gibilterra, riportando il livello dell'acqua del Mediterraneo al livello normale. Tali eventi vanno sotto il nome dicrisi di salinità del Messiniano.
La recente costituzione della zona Mediterranea è il risultato di questa complessa storia geodinamica e mostra una serie di microplacche deformate, zone mobili tra queste microplacche (le catene montuose) e vecchie e nuove croste oceaniche (i bacini). Non esiste tuttora una singola teoria complessiva per descrivere la storia di questo sistema, e numerosi modelli sono stati proposti. Il sistema del Mediterraneo normalmente viene suddiviso in tre aree principali: il sistema del Mediterraneo occidentale, del Mediterraneo centrale e del Mediterraneo orientale.
Il sistema del Mediterraneo occidentale è composto dalla microplacca iberica, lacatena dei Pirenei, lacatena dell'Atlante (Marocco,Algeria eTunisia occidentale), leisole Baleari e il bacino Mediterraneo occidentale. Il sistema del Mediterraneo centrale è composto dalla catena delleAlpi, la catena degliAppennini, l'Arco calabro peloritano, il Bacino tirrenico, il Bacino adriatico, il Bacino ionico, le zone mobile di deformazione dellaTunisia orientale e laLibia occidentale. Il sistema del Mediterraneo orientale è composto dallaCatena dinarica, dal sistema dell'Arco ellenico (con l'isola di Creta), il Mar Egeo, il Bacino del Mediterraneo orientale, laplacca anatolica, la catena diCipro, le zone mobili del Mediterraneo orientale (Libano,Israele,Egitto) e le catene nordafricane libiche.
Parossismo diStromboli (luglio 2019), uno dei vulcani più attivi al mondo, situato all'interno dell'Arco Eoliano.
Il clima di gran parte dei paesi che si affacciano sul bacino del Mar Mediterraneo è caratterizzato da estati calde e asciutte con piovosità concentrata nel periodo autunnale e invernale. Queste caratteristiche climatiche sono riscontrate anche in altre parti del Pianeta e precisamente nellaCalifornia centro-meridionale, inAustralia occidentale, inSudafrica e nella parte centro settentrionale delCile. L'influenza dellecorrenti marine ne costituisce uno dei fattori fondamentali in quanto queste convogliano acque la cui temperatura è più elevata rispetto allalatitudine, inoltre la vicinanza deltropico permette nei periodi estivi la permanenza di masse di aria calda e secca, come neiclimi sub-tropicali.
Di seguito viene riportato un grafico che riferisce la temperatura del Mediterraneo presso varie città marittime che vi si affacciano.
Alcuni studi stimano un innalzamento medio delle temperature del bacino del mediterraneo di 6 °C tra il 2070 e il 2100. Questa variazione climatica secondo imodelli climatici produrràsiccità ed estati torride con notevoli riduzioni delle precipitazioni in inverno.[25] Attivo in questo senso è ilCentro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.
Nonostante il mar Mediterraneo sia un mareoligotrofico, quindi piuttosto povero di nutrienti, in esso è presente una grandebiodiversità e circa il 28% dellespecie presenti sonoendemiche di questo mare[26]. Tutto ciò è dovuto principalmente alla presenza dihabitat diversificati che favoriscono l'insorgenza dinicchie ecologiche e alle condizioni idrologiche e climatiche proprie di questo bacino. Un'eccezione alla condizione oligotrofica si riscontra nei pressi delle foci dei numerosi grandi fiumi che vi affluiscono, dalNilo alRodano, dall'Ebro alPo. I loro delta formano veri e propri ecosistemi diversi sulle coste delMare nostrum.
Perès e Picard nel1964 hanno messo a punto un sistema di classificazione dei vari tipi di ecosistemi presenti nel Mediterraneo che ancora oggi è utilizzato dalla maggior parte degli studiosi di questo mare[27]. Questo sistema di classificazione si basa sia sufattori abiotici, comeprofondità, temperatura, tipi di substrati, ecc., sia sulleinterazioni interspecifiche tra gli organismi. Rispetto agli organismi che vivono negli oceani, quelli che vivono nel Mediterraneo raggiungono dimensioni minori e possiedono un ciclo vitale piuttosto breve.[28] Nel tratto di mare tra Liguria e Toscana è stata istituita un'area protetta denominataSantuario per i mammiferi marini, ove vivono varie specie di cetacei tra cui labalenottera comune.Nella stessa area è stato altresì riscontrato il più grande accumulo di microplastiche in sospensione[29].
Nell'ecosistema costiero del mar Mediterraneo un ruolo fondamentale è svolto dallaPosidonia oceanica. Grazie al suo sviluppo fogliare produce un'alta quantità diossigeno, fino a 20 litri al giorno per ogni metro quadrato di prateria. Contribuisce inoltre al consolidamento dei fondali e delle spiagge, proteggendole dalla erosione. Ma soprattutto le praterie marine di questafanerogama sono l'ambiente ideale per la crescita dipesci,crostacei e altre forme di vita, costituendo una vera e proprianursery delle specie ittiche.
Attualmente la Posidonia è in forte regressione in tutto il bacino mediterraneo, a causa dell'inquinamento chimico, ma anche delle opere di protezione costiera e dell'"aratura" dei fondali provocata dalle ancore delle barche e dallapesca a strascico abusiva, sotto costa.
Si tratta di organismi microfagi, che si nutrono cioè di minuscole particelle di cibo sospese in acqua, che hanno un ruolo importante per il mantenimento dell'equilibrio dell'ecosistema.
Tra essi vanno ricordati:
iCopepodi, piccolicrostacei, raramente più lunghi di 1–2 mm, che si nutrono dei prodotti dellafotosintesi oceanica e a loro volta costituiscono nutrimento per moltipesci.
leSpugne (il Mediterraneo ne ospita oltre 500 specie), e in particolare quelle appartenenti alla famiglia delleSpongiidae, che costituiscono una tipica risorsa del Mediterraneo, oggetto di intenso sfruttamento commerciale
Per tropicalizzazione si intende il processo di insediamento in Mediterraneo di specie provenienti da aree tropicali o sub-tropicali, mentre, per meridionalizzazione si intende lo spostamento verso nord dell'areale di specie tipiche delle coste sud di questo mare. In alcuni casi si tratta di specie (migrazione lessepsiana) passate attraverso ilcanale di Suez, provenienti dalMar Rosso, ovvero di specie provenienti dalle coste africane dell'Oceano Atlantico, giunte attraverso lostretto di Gibilterra. Un altro canale d'ingresso è rappresentato dallo scarico incontrollato delle acque di zavorra delle navi cisterna. Un contributo allo sviluppo del fenomeno è dato inoltre dai mutamenti climatici in corso, con il conseguente innalzamento della temperatura delle acque.
Alcune di queste specie si sono ambientate e riprodotte benissimo, al punto di arrivare a soppiantare le specie autoctone e di essere comunemente pescate e commercializzate. Fra di esse ricordiamo: il pesce palla (Sphoeroides cutaneus), la ricciola fasciata (Seriola fasciata), il pesce scorpione (Pteroides miles), la triglia del Mar Rosso (Upeneus moluccensis). Sempre in conseguenza dell'aumento della temperatura delle acque si assiste a un significativo cambiamento di distribuzione della fauna ittica autoctona, che porta molte specie tipiche delle aree più calde del Mediterraneo a espandersi verso nord. È il caso del pesce balestra (Balistes carolinensis) o del pesce pappagallo (Sparisoma cretense).
Il fenomeno dell'importazione di specie alloctone non riguarda solo i pesci, ma anche lealghe: alghe delle coste giapponesi (Laminaria japonica,Undaria pinnatifida eSargassum muticum) sono state segnalate già dalla fine degli anni Sessanta, mentre più recentemente è stata segnalata la presenza di un'alga tropicale, laCaulerpa taxifolia che attualmente minaccia soprattutto un ampio tratto della costa francese traTolone eMentone, moltiplicandosi a una velocità impressionante, ostacolando i cicli vitali degli altri organismi con alterazione degli equilibri ecologici.
^Oteros Jose (2014) Modelización del ciclo fenológico reproductor del olivo (Tesis Doctoral). Universidad de Córdoba, Córdoba, EspañaLink(archiviato dall'url originale il 27 agosto 2016).
^Fredj, G., Bellan-Santini, D., Menardi, M., 1992. Etat des connaissances sur la faune marine Mediterraneenne, Bull Inst Oc, No 9, Monaco, 133–145
^Pérès J.M., Picard J.C. (1964) - Nouveau manuel de bionomie benthique de la mer Méditerranée. Rec. Trav. Stat. Mar. Endoume, 31(47): 5-137
^Bellan-Santini, D., Lacaze, J.C. and Poizat, C., 1994. Les biocenoses marines et littorales de la Mediterranée, synthèse, menaces et perspectives, Muséum National d'Histoire Naturelle, Paris
Italo Farnetani,Mediterraneo. Un mare di salute daIppocrate ai giorni nostri,Mazara del Vallo (Trapani), Città di Mazara del Vallo; Rotary Club di Mazara del Vallo, 2021.
Egidio Trainito,Atlante di flora & fauna del Mediterraneo: guida all'ambiente sommerso, Trezzano sul Naviglio (MI), Il Castello, 2005,ISBN88-8039-395-2.