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Manzoni e Leopardi

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Manzoni e Leopardi
Prima edizione del 1928
AutoreGiovanni Gentile
1ª ed. originale1928
Generesaggio
Lingua originaleitaliano
Modifica dati su Wikidata ·Manuale

Manzoni e Leopardi è una raccolta di saggi e studi letterari del filosofo e pedagogistaGiovanni Gentile, pubblicata nel1928.

In essa, l'autore recupera la lettura svolta daVincenzo Gioberti eFrancesco De Sanctis che faceva diManzoni eLeopardi i precursori sul piano letterario delRisorgimento italiano, avendo costoro dato avvio a quel rinnovamento della coscienza e della morale nazionali, la cui suprema realizzazione era stata per Gentile compiuta dalfascismo.

Struttura dell'opera

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L'opera è divisibile in due parti, di cui la prima dedicata a Manzoni, la seconda contenente alcuni saggi critici su Leopardi scritti da Gentile in anni diversi.

Di seguito i vari capitoli con l'indicazione dell'anno di composizione; gli ultimi due saggi su Leopardi, scritti posteriormente, furono aggiunti in un'edizione successiva:

  • Alessandro Manzoni (1923)
  • Studi leopardiani (1907-1917)
  • Introduzione a Leopardi (1927)
  • Le «operette morali» (1916)
  • Prosa e poesia nel Leopardi (1919)
  • La poesia del Leopardi (1927)
  • Nel centenario della morte di Leopardi (1937)
  • Poesia e filosofia di Giacomo Leopardi (1939)

L'importanza di Manzoni e Leopardi per il Risorgimento italiano, la loro vitalitàfilosofica,politica ereligiosa, ritenuta di grande attualità nell'Italia del suo tempo, spinse Gentile ad accorpare l'analisi dei due autori in un unico volume.

Alessandro Manzoni

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Alessandro Manzoni

Il saggio suAlessandro Manzoni fu composto nel1923 in occasione del cinquantenario dalla sua morte, commemorato il23 maggio di quell'anno con una conferenza allaScala di Milano.[1]

In esso, Gentile riprende l'interpretazione diGiuseppe Mazzini eVincenzo Gioberti, che vedevano in Manzoni «non soltanto un poeta», ma «un grande maestro nazionale», comeOmero e comeDante.[2]

Più affine, rispetto a Leopardi, al suoidealismo religioso, di cui vedeva permeato il Risorgimento, Manzoni fu perGentile un filosofo alla portata della gente comune, in tal senso equiparabile aSocrate:

«[...] ha l'orecchio per ascoltare ogni parola, e ha la parola per ogni orecchio: umile cogli umili, alto con gli spiriti superiori; non mai tanto filosofo da non potere essere inteso dai cuori più semplici, non così assorto nell'osservazione e nell'amore di tutte le creature da non sollevarsi col pensiero costantemente ai più alti che son pure i più semplici concetti filosofici: saggio della saggezza pacata e longanime d'un Socrate, e come Socrate, perciò, ironico verso tutte le vanità e debolezze umane.»

(Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, pp. 8-9)

Manzoni mantiene, agli occhi di Gentile, un atteggiamento concretamente rivolto allaverità, a quel «santo Vero»[3] che il grande scrittore esortava a non tradire mai, il cui «riconoscimento pratico», secondo le parole diRosmini, prevale in lui sul mero «riconoscimento teorico».[4]La «grande tragedia» della vita,[5] pur presente in lui, acquista tuttavia significato, rispetto a Leopardi, nel rapporto intimo conDio.[6]

IlVero manzoniano è lo spirito che permea tutta la sua opera, in particolare iPromessi Sposi, i quali, a differenza di quanto affermavaBenedetto Croce, per Gentile non vanno disgiunti dalla produzione poetica di Manzoni, essendo animati nella loro interezza dalla vita dello spirito divino che si esprime nell'animo dell'uomo.[7]Essi furono così elevati da Gentile al rango di «libro nazionale» al pari dellaDivina Commedia.[8]

Tutta la poesia manzoniana è al contempo un esempio di azione; dalla divergenza rispetto a quella diFoscolo eParini, che pure le aprono la strada, dal suo rifiuto dellamitologia, emerge come essa insegni a «prendere sul serio» la vita:[4]

«Essa sta sulla soglia del nostroRisorgimento, di quella sorta di miracolo che nella storia moderna di Europa fu compiuto da un "popolo di morti" – poiché morto parve agli stranieri il popolo italiano – a segnare l'inizio di un'era nuova.»

(Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, pag. 21)

Agli occhi di Gentile, infatti, il problemapolitico del riscatto dellaPatria aveva acquistato, grazie a Manzoni, un significatomorale, che a sua volta implicava un contenuto di tiporeligioso, perché la religione «richiede una regola che sia legge assoluta» che sorpassa «infinitamente la sfera della iniziativa individuale».[9]

E fu proprio Manzoni, «il grande liberatore del popolo italiano dal secolare servaggio della letteratura, dell'arte pura, dell'indifferentismo e del dilettantismo, della rettorica e del classicismo vuoto e formale»[10] a indicare a tutti gli italiani, cattolici o no, che «è lafede a creare il coraggio, e che una fede era, perciò, necessaria per liberare l'Italia dalla lunga servitù».[9]

Gentile auspica quindi, con il suo intervento alla Scala, di contribuire a far risorgere lo spirito patriottico, morale e religioso di Manzoni, dopo che esso era caduto «in mano ai pedanti» e «nella più desolata superficialità» una volta raggiunta l'unità d'Italia.[11]

Giacomo Leopardi

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Giacomo Leopardi

Molto più estesa è la trattazione suGiacomo Leopardi, nonostante la distanza filosofica daGentile, il quale, a differenza diBenedetto Croce, svolse una costante opera di studio su di lui e lo apprezzò intensamente, soprattutto alla luce dell'interpretazione diFrancesco de Sanctis,[12] ritenuto «il maggior critico che Leopardi abbia avuto».[13]

L'influsso di De Sanctis traspare dal modo in cui Gentile sottolinea la contraddizione di Leopardi tra l'aspetto lirico-ascetico della suapoetica, e l'impronta materialistica presente nelle sue riflessioni filosofiche.[12]

Studi leopardiani

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Il primo saggio su Leopardi,Studi leopardiani, è una raccolta di tre scritti nei quali Gentile effettua unarecensione delle opere di tre diversi autori. InLa filosofia del Leopardi Gentile contesta la lettura di Pasquale Gatti che attribuiva al poeta recanatese la teorizzazione di un vero e proprio sistema filosofico,[14] mentre Gentile nega con decisione che si possa parlare di una «filosofia leopardiana».

Leopardi è per Gentile innanzitutto «unpoeta, un grande, un divino poeta», e benché sia «incontestabile l'esistenza di una filosofia» in fondo a ogni mente umana, essa va considerata una «filosofia dei poeti», con la quale egli «esprime soltanto un suo stato d'animo».[15]

«La filosofia vera e propria non deve aver niente dell'anima individuale di chi la costruisce. Essa è una liberazione assoluta compiuta dal filosofo dai limiti della soggettività; è una contemplazione, diciamo così, d'una verità eterna, in cui il filosofo, come persona particolare, si dimentica di se stesso, e dei suoi dolori, e di tutte le tendenze affettive dell'animo suo.»

(Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, pag. 36)

L'erronea convinzione di Pasquale Gatti che «nello Zibaldone stesse, pezzo per pezzo, tutto un sistema» ignora le differenze cronologiche con cui quel diario personale fu composto, i cui pensieri, lungi dall'essere «parti integranti d'un sistema logico», coprono un «periodo lungo per ogni vita, lunghissimo per quella del Leopardi, che in 39 anni forse non visse meno che il Manzoni in 78».[15]

LoZibaldone va studiato non come filosofia a sé stante, bensì per intendere la poesia di Leopardi: esso non contiene che i «detriti della sua poesia», non ancora ravvivati dal canto. «La filosofia dei poeti, si potrebbe dire, scompare nell'animo dei poeti stessi; l'animo dei filosofi, invece, scompare nella loro filosofia».[15]

«Il Leopardi lo ritroveremo sempre nel disperato lamento de' suoi canti e nel sorriso amarissimo e pur soave delle prose. Ilmaterialismo della suametafisica, ilsensismo della suagnoseologia, loscetticismo finale della suaepistemologia, l'eudemonismo pessimistico della suaetica sono nei pensieri inediti, come in tutti gli altri scritti già noti, i motivi costanti del breve filosofare leopardiano: ma sono spunti filosofici, anzi che principii d'un pensiero sistematico; sono credenze d'uno spirito addolorato, anziché veri teoremi di un organismo speculativo.»

(Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, pag. 42)

Le speculazioni leopardiane, del resto, che non nascono da vera passione filosofica, si basano esclusivamente su osservazioni empiriche, non contengono alcunacritica dellaragione, come inMontaigne o inPascal, al quale pur somiglia, né egli volle intendere a fondo il pensiero diPlatone eAristotele; la sua filosofia è semmai il retaggio delloscetticismo, daPirrone in poi.[15]

Concordando quindi su questo punto conBenedetto Croce, il quale toglieva ogni valore filosofico al genio di Leopardi, Gentile tuttavia riconosce che il talento della sua opera sta piuttosto nell'«uomo Leopardi, intero, con l'ansia e il terrore che gli desta lo spettacolo dell'infinito misterioso».[15]

Nella seconda recensione,Una storia del pensiero leopardiano, dedicata a uno studio di Giulio A. Levi,[16] che sostenenva l'unità di una vocazione filosofica, poetica e religiosa, Gentile ribadisce come nello Zibaldone non si trova niente «di più che non fosse» nelle altre opere di Leopardi, e che si può valutare la sua grandezza «facendogli il conto del tanto di verità speculativa che è nella sua poesia», poiché anche ilGioberti, nonostante la sua «profonda simpatia congeniale col Leopardi» non gli risparmiò «critiche profonde e ineluttabili».[17]

«Perché il Leopardi va considerato come poeta, e non come filosofo? [...] Io ci vedo bensì dentro una filosofia; ma questa filosofia la vedo chiusa, compressa, fusa e assorbita nella intuizione immediata che questo spirito ha della sua personalità materiata di cosiffatta filosofia; per cui dico che egli non rappresenta una filosofia, ma la suaanima

(Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, pag. 48)

Giovanni Gentile

È stato rilevato in questo giudizio di Gentile una certa riluttanza a considerare valida l'esistenza di un collegamento trapoesia efilosofia che, come già inBenedetto Croce, la sua formazioneidealistica tendeva a negare. Per Gentile, più che altro, non può esserci vera filosofia senza quella visionespirituale che al Leopardi ripugnava. Il suopessimismo «è assolutamente inconciliabile col concetto del valore dellospirito».[15]

Francesco De Sanctis, autore diSchopenhauer e Leopardi (1858)

In Leopardi, secondo Gentile, è tuttavia presente il sentimento dell'umana grandezza, il quale avrebbe potuto fargli riconoscere che «la presunta concretezza dellamateria come tale non è altro che un'astrazione»; si tratta di unsentimento non elevato allacoscienza e che perciò confligge con ilconcetto della nullità dell'uomo di fronte alla natura.

«Questa è la grande situazione poetica del Leopardi rappresentata così splendidamente dalDe Sanctis nel saggiosullo Schopenhauer: "Leopardi produce l'effetto contrario a quello che si propone".»

(Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, pag. 54)

Recensendo infine, conLeopardi maestro di vita,[18] un saggio di Bertacchi,[19] giudicato retorico ed eccessivamente ottimista, Gentile si muove verso un'evoluzione della sua interpretazione di Leopardi: rifacendosi ancora a De Sanctis e alla contrapposizione tra «spirito buono» e «natura cattiva», rileva che da quella contrapposizione «trae alimento tutta la poesia del Leopardi; per intender la quale non bisogna lasciarsi sfuggire né l'uno né l'altro dei due elementi contraddittorii».[18]

Entrambi traggono alimento da una radice unitaria, nell'ottica della quale diventa lecito attribuire agli scritti di Leopardi, «dolente e desolato pessimista», «un'alta virtùeducativa e consolatrice».[18]

Introduzione a Leopardi

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In una prolusione del 1927, rivolta al popolo italiano «raccolto nella coscienza di grandi doveri da assolvere»,[20] Gentile sottolinea nuovamente l'alto valore educativo di Leopardi, il cui «pessimismo non ha mai fiaccato, anzi ha rinvigorito gli animi; e lungi dallo spegnere, ha infiammato nei cuori lafede nella vita, nella virtù e negli ideali che fanno degna e feconda la vita umana degli individui e dei popoli».[20]

Accostando Leopardi a Manzoni, ne riconosce ora una sua dignità filosofica,[21] attribuendogli una filosofia «in senso largo», anche se egli fu poi, viceversa, «un poeta in senso stretto». Leopardi «filosofo non fu, non ebbe un sistema»; «le sue idee non furono fecondate da una sua speciale ispirazione»; e tuttavia la filosofia, «come la poesia, non è privilegio né monopolio dei pochi [...] ma è in fondo allo spirito umano, e quindi nell'animo di tutti».[20]

Nonostante il suosensismo ematerialismo, la filosofia di Leopardi si espande «in una religiosa elevazione di tutto il cuore verso l'eterno e l'infinito»;[20] per questa sua capacità, come rilevava ilDe Sanctis, è in grado di suscitareottimismo e amore per lavita.

«Quanto più mette in luce il deserto desolante e disamabile della vita, tanto più ce la fa amare; quanto più dichiara illusione la virtù, tanto più ce ne accende vivo nel petto il desiderio e il bisogno. [...] E di lui può dirsi che preso per metà è il più nero dei pessimisti; preso tutto intero, è uno dei più sani e vigorosi ottimisti, che ci possano apprendere il segreto della vita operosa e feconda.»

(Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, p. 100)

Egli non si rassegna «alla pura affermazione materialistica, perché la ricca e sensibilissima vita morale che gli riempie il cuore, è la negazione del materialismo»; proprio per questa sua «lotta» tra la libertà dellospirito e il pessimismo materialistico della «noia», della «morte», della «nullità», egli non si condanna ad unnichilismo inerte, ma va annoverato tra i personaggi della grande tradizionerisorgimentale italiana.

«Leopardi, con diversa temperie spirituale e cultura diversissima, è dell'età stessa delManzoni: figlio di quella nuovaItalia che guarda la vita religiosamente, e ne sente il valore e la serietà; profondamente differente da quella anteriore all'Alfieri e alParini, quando i poeti italiani cominciarono ad accorgersi che nella stessa poesia c'è il vuoto se non c'è tutto l'uomo.»

(Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, p. 84)

LeOperette morali

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Lo stesso argomento in dettaglio:Analisi delle Operette morali.

Nel proemio del 1918 a un'edizione delleOperette morali,[22] Gentile intende evidenziarne la profonda unità che le anima, dissentendo stavolta dalla lettura frammentaria del De Sanctis, e contestando l'ordine cronologico con cui venivano tradizionalmente presentate.

Riscattandole anche dal giudizio negativo diCroce, egli le struttura in tre gruppi di sei operette, di cui il prologo, intitolatoStoria del genere umano rappresenta la loro chiave di comprensione.[23] Nelle prime dodici operette prevale una visione nichilista della vita e della natura, mentre le ultime sei «ricostruiscono [...] quello che le prime dodici hanno abbattuto».[23]

Nell'esito finale delle Operette, quali ad esempio ilDialogo di Plotino e Porfirio, Gentile vede il trionfo dell'amore sulla sofferenza e sulla fatalità del destino, il trionfo dell'«affetto che lega le anime con nodi divini, e della bellezza, della libertà, della patria, e di tutte le cose nobili e alte che fan grande l'uomo».

«Amore è la prima e l'ultima parola delleOperette. Le quali ebbero ancora una ripresa, come dicemmo, nel'32, nei due dialoghi fiorentini:Il Venditore d'Almanacchi eTristano

(Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, p. 153)

Per la sua «coscienza dell'umana grandezza e sovranità sulla trista natura» Leopardi viene da Gentile equiparato aPascal quando ricorda che, per il poeta di Recanati, la prova della «grandezza e la potenza dell'umano intelletto, ossia l'altezza e la nobiltà dell'uomo»,[23] è data dal conoscere la propria piccolezza.[23]

Prosa e poesia nel Leopardi

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Rispondendo ad una recensione critica del filosofoAdolfo Faggi sulleOperette, Gentile puntualizza il rapporto leopardiano tra filosofia e poesia:

«Il Leopardi, anche nelle sue prose, è indubbiamente poeta. [...] Il che non vuol dire che non abbia anche lui la sua filosofia; ma è una filosofia fatta vita e persona, fatta vibrazione e ritmo del suo stesso sentimento, incapace come tale d'acquistare intera coscienza di sé, e perciò di superarsi.»

(Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, p. 162)

Chi cerchi in lui il filosofo, troverà «lo scettico, ironista, materialista piuttosto mediocre nell'invenzione», e non riuscirà a vedere il poeta, quello cioè che propriamente in lui «è vivo ed eterno e grande».[24]

La poesia del Leopardi

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La vivente unità organica delleOperette è ribadita in una commemorazione tenuta il 29 giugno 1927. Esse per Gentile non sono soltantoprosa, ma scritti dal sublime valorepoetico, in cui ricorre il perenne tema leopardiano del contrasto tra spirito e materia.[25]

«L'incanto della poesia è qui, in questa unità dei due opposti motivi. [...] Due cuori diversi, ma non posti l'uno accanto all'altro, bensì unificati in un cuore solo. Questa tragedia, che non è ottimismo, né pessimismo, ma il commosso e serio concetto della nobiltà, del valore e della suprema letizia dellavita, tremenda insieme e adorabile, angosciosa e felice: questa è l'essenza della poesia leopardiana.»

(Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, pag. 198)

Per Gentile, l'origine del dolore è nelpensiero; «ma il Poeta sa, e soprattutto sperimenta in se stesso, che quel pensiero che ferisce, sana esso stesso le sue ferite».[25]

Nel centenario della morte di Leopardi

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In occasione del centenario della morte di Leopardi, nel 1937 Gentile tenne un discorso pubblicato nell'opuscoloPoesia e filosofia di Giacomo Leopardi,[26] e aggiunto alla raccoltaManzoni e Leopardi in un'edizione successiva del 1960.

Citando di nuovo ilDialogo su Schopenhauer di De Sanctis, egli contrappone il «momentosatanico» di Leopardi, del senso del nulla e della vanità del tutto, alla sua «forza d'unafede», propria del «regno immortale dello spirito», e del «divino che è nell'uomo».[27]

Poesia e filosofia del Leopardi

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L'ultimo saggio della raccolta è una conferenza di Gentile tenuta al Lyceum di Firenze il 6 aprile 1938 e pubblicata anch'essa nell'opuscoloPoesia e filosofia di Giacomo Leopardi.[26]

In esso Gentile torna a sottolineare lo spirito unitario che anima tutta la produzione del Leopardi. Non ha senso cioè distinguere variefasi del suo pessimismo:[28]

«Chi distingue nel pessimismo leopardiano due fasi o forme, la prima di un pessimismo storico in cui tutto il male è frutto dell'"irrequieto ingegno" e dello "scellerato ardimento" degli uomini contro gl'inermi regni della saggia natura (di cui si parla nell'Inno ai Patriarchi), e l'altra di un pessimismo cosmico che fa gli stessi uomini vittime incolpevoli della immane natura, si lascia sfuggire l'unità fondamentale dello spirito del Poeta, dov'è, ripeto, il segreto della sua poesia.»

(Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, pag. 232)

Poesia che è dominata costantemente dall'antitesi tra il «crudomaterialismo» da un lato, e il «misticosentimento» della «vita infinita e divina» della Natura dall'altro. Quello di Leopardi è un sentimento religioso da cui la sua «filosofia inferiore» lo distoglie, ma a cui viene ricondotto da una superiore «ultrafilosofia».[28]

Edizioni

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  • Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi: saggi critici, Milano, Fratelli Treves, 1928.
  • Giovanni Gentile,Manzoni e Leopardi, seconda edizione riveduta e accresciuta, Firenze, Sansoni, 1960.

Note

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  1. ^IntitolatoAlessandro Manzoni, apparve dapprima in «Rendiconti del Reale istituto lombardo», 1923, 56, e in vari quotidiani; poi in G. Gentile,Dante e Manzoni, con un saggio su arte e religione, Firenze, Vallecchi, 1923, pp. 107-140; infine nel 1928 inManzoni e Leopardi.
  2. ^Gentile,op.cit., pag. 3.
  3. ^Espressione utilizzata dal Manzoni nel carmeIn morte di Carlo Imbonati.
  4. ^abGentile,op.cit., pag. 14.
  5. ^Gentile,op.cit., pag. 20.
  6. ^«La vita», sostiene Gentile, «non è quella che troviamo, ma quella che ci facciamo con la nostravolontà» (Gentile,op.cit., pag. 20).
  7. ^Gentile,op.cit., pp. 12-13.
  8. ^Gentile,op.cit., pag. 27.
  9. ^abGentile,op.cit., pag. 24.
  10. ^Gentile,op.cit., pp. 21-22.
  11. ^Gentile,op.cit., pag. 25.
  12. ^abGennaro Maria Barbuto,De Sanctis, Gentile e Leopardi, in "Studi desanctisiani", pag. 85 e segg., Pisa-Roma, Serra editore, n. 5, 2017.
  13. ^Gentile,op.cit., pag. 124.
  14. ^Pasquale Gatti,Esposizione del sistema filosofico di Giacomo Leopardi: saggio sullo Zibaldone, 2 voll., Firenze, Le Monnier, 1906.
  15. ^abcdefGentile,op.cit., pp. 31-43.
  16. ^Storia del pensiero di Giacomo Leopardi (Torino, Bocca, 1911) di Giulio Augusto Levi, studioso ebreo stimato da Gentile come «uno degl'ingegni più fini tra gli studiosi di letteratura italiana, e dei più valenti e competenti interpreti del pensiero leopardiano» (G. Gentile,op.cit., pag. 44).
  17. ^Gentile,op.cit., pp. 44-67.
  18. ^abcGentile,op.cit., pp. 68-76.
  19. ^Saggio di Giovanni Bertacchi intitolatoUn maestro di vita, parte I, deIl poeta e la natura (1917).
  20. ^abcdGentile,op.cit., pp. 77-102.
  21. ^Come ha rilevato Vittorio Stella, il rapporto tra la poesia e la filosofia di Leopardi concerne in Gentile lo stesso problema di come conciliare il momento dell'arte con quello dellafilosofia entro l'orizzonte dell'idealismoattualistico (V. Stella,Leopardi e Manzoni nel pensiero di Gentile, in «Studi europei. Annali del Dipartimento di studi sulla storia del pensiero europeo 'Michele Federico Sciacca'», pag. 39, n. 2, 1994). Contro l'impostazione diBenedetto Croce, Gentile era anche impegnato a sostenere il valore spirituale delsentimento quale motore del pensiero inatto.
  22. ^Proemio di Giovanni Gentile alleOperette morali (1918) su wikisource, apparso la prima volta nel 1916 comeL'unità del pensiero leopardiano nelle "Operette morali", in «Annali delle università toscane», pp. 1-59, n. 1, 1916.
  23. ^abcdGentile,op.cit., pp. 103-158.
  24. ^Gentile,op.cit., pp. 159-180.
  25. ^abGentile,op.cit., pp. 181-202.
  26. ^abEdito a Firenze da Sansoni nel 1939.
  27. ^Gentile,op.cit., pp. 203-222.
  28. ^abGentile,op.cit., pp. 223-242.

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SaggiDissertazione sopra l'anima delle bestie ·Dissertazioni filosofiche ·Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani
EpistolarioEpistolario
Famiglia LeopardiMonaldo Leopardi ·Adelaide Antici ·Carlo Leopardi ·Paolina Leopardi ·Pierfrancesco Leopardi ·Mosca (marchesi) ·Terenzio Mamiani ·Anna Leopardi
Persone correlate
e contemporanei
Pietro Giordani ·Fanny Targioni Tozzetti ·Antonio Ranieri ·Teresa Carniani Malvezzi ·Joseph Anton Vogel ·Gino Capponi ·Niccolò Tommaseo ·Alessandro Manzoni ·Antonio Fortunato Stella ·Pietro Colletta ·Gian Pietro Viesseux ·August von Platen-Hallermünde ·Carlo Pepoli ·Arthur Schopenhauer
Voci correlateParco Vergiliano a Piedigrotta ·Palazzo Leopardi ·Recanati ·Villa delle Ginestre ·Cratere Leopardi ·Il giovane favoloso
Pensiero e poetica ·Canzone leopardiana ·Schopenhauer e Leopardi ·Manzoni e Leopardi
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