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Manetone

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Anonimo sacerdote egizio d'epoca ellenistica o poco successiva.Museo Nazionale di Alessandria,Alessandria d'Egitto

Manetone (ingreco antico:Μανέθων?,Manèthōn oΜανέθως,Manèthōs; in latinoManĕthō;fl.III secolo a.C.) è stato unostorico esacerdoteegizio originario diSebennito (inegizio: Djebnetjer) vissuto inepoca tolemaica, all'inizio delIII secolo a.C.

Nome

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Il nome originale egizio di Manetone è andato perduto, ma alcuni, basandosi suantroponimi egizi assonanti con la versione greca, hanno ipotizzato che significasse "Dato daThot", "Amato da Thot", "Amato daNeith" oppure "Amante di Neith"[1][2]. Proposte di ricostruzione meno accettate sonoMyinyuheter ("Mandria di cavalli" o "Sposo") eMa'anidjehuti ("Ho visto Thot"). Nella lingua greca, i primi frammenti (un'iscrizione di data incerta sulla base di un busto inmarmo nel Tempio diSerapide aCartagine e gli scritti dello storico giudaicoFlavio Giuseppe delI secolo d.C.) indicano il suo nome come Μανέθων,Manèthōn.

Dibattito sull'esistenza e sulle opere

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Benché non si disponga di alcuna informazione sulle date della sua vita e della sua morte, Manetone è associato al regno diTolomeo I Soter (323283 a.C.) dallo storico grecoPlutarco mentre, secondo lo storicobizantinoGiorgio Sincello (che ebbe modo di leggerlo), Manetone avrebbe indicato il proprio rapporto con il successoreTolomeo II Filadelfo (285246 a.C.). Se la menzione di un tale di nome Manetone neiPapiri Hibeh[3], risalenti al241/0 a.C., si riferisse al celebrato autore degliAegyptiaca, allora Manetone potrebbe aver scritto durante il regno diTolomeo III Evergete (246–222 a.C.) ma anche in anni successivi: non è infatti detto che si tratti del Manetone presente neiPapiri Hibeh. Benché la storicità di Manetone di Sebennito fosse data per certa già da Flavio Giuseppe e dagli autori successivi, il dibattito sulla sua effettiva esistenza è ancora aperto e problematico. Il Manetone deiPapiri Hibeh non ha titoli e il documento concerne certi affari nell'Alto Egitto, dove si ritiene che lo storiografo Manetone abbia svolto le proprie funzioni sacerdotali, e non nelBasso Egitto. Il nomeManetone è raro ma non esiste una ragione per assumerea priori che il Manetone deiPapiri Hibeh sia lo storico di Sebennito che si ritiene abbia redatto gliAegyptiaca per Tolomeo II Filadelfo.

Manetone è passato alla storia come un nativo egizio: la sualingua madre sarebbe verosimilmente stata l'antico egizio. Benché abbia trattato di argomenti propriamente antico-egizi, pare abbia scritto in greco per un pubblico di madrelingua greca. Altre opere letterarie attribuitegli includono:Critica adErodoto[4];Libro Sacro[5];Sul rito antico e sulla religione[6];Sulle feste[7];Sulla preparazione del kyphi (una sorta diincenso)[8] e unaEpitome di dottrine fisiche[9][10]. Anche ilLibro di Sothis è stato attribuito a Manetone. È importante notare che nessuno dei testi menzionati compare in attestazioni risalenti all'epoca tolemaica, il periodo in cui sarebbe vissuto Manetone di Sebennito: di fatto, nessuna fonte antecedente alI secolo a.C. li menziona. Ne deriverebbe una discrepanza di tre secoli tra il periodo in cui si suppone siano stati composti gliAegyptiaca e quello della loro prima attestazione documentata; la forbice si allarga se si considerano gli altri testi elencati: ilLibro Sacro, per esempio, non fu mai nominato fino alIV secolo, quando lo prese in considerazione lo scrittoreEusebio di Cesarea.

Qualora Manetone sia stato una figura storica realmente esistita, sembra sia stato un sacerdote deldio-soleRa pressoEliopoli, centro del suo culto (il bizantino Giorgio Sincello riferisce che sarebbe stato proprio il sommo sacerdote). Plutarco lo considerò un'autorità del culto diSerapide (fusione sincretica diOsiride eApi): lo stesso Serapide era una versionegreco-macedone del culto egizio iniziato, probabilmente, al tempo della fondazione diAlessandria d'Egitto da parte diAlessandro Magno; una sua statua fu importata da Tolomeo I nel286 a.C. (o da Tolomeo II nel278 a.C.) come attestanoTacito e Plutarco[11]. Vi è anche una tradizione antica secondo cui Timoteo di Atene (autorità del culto diDemetra aEleusi) avrebbe collaborato con Manetone per l'instaurazione del nuovo culto di Serapide[2][12], ma la fonte di ciò non è mai stata chiarita e potrebbe derivare da un'opera attribuita a Manetone: nel qual caso non avrebbe valore documentario a sé stante e non rafforzerebbe la storicità del Manetone sacerdote e storico del III secolo a.C.

Aegyptiaca

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Lo stesso argomento in dettaglio:Liste reali egizie.

Manetone è ritenuto l'autore degliAegyptiaca (gr. Αἰγυπτιακά,Aigyptiakà[13]), oStoria dell'Egitto, su commissione di Tolomeo II Filadelfo[14]. L'opera è di primario interesse per gliegittologi per le informazioni che fornisce sullacronologia dei regni degli antichi faraoni. Potrebbe essere stata l'opera più imponente fra quelle attribuite a Manetone: certamente la più importante. Era organizzata in ordine cronologico e suddivisa in tre libri (vedi oltre)[15]. Aver diviso i sovrani per dinastie (I dinastia,II dinastia ecc.) costituì una novità[16]; il termine "dinastia" (in greco δυναστεία,dynasteia, "potere di governo") intende un gruppo di sovrani con la medesima origine. Ciononostante, l'autore non impiegò il termine in senso moderno, seguendo la solaconsanguineità, ma attribuendo a ciascuna dinastia una sorta di continuità: geografica (laIV dinastia diMenfi, laV dinastia daElefantina) oppure genealogica (soprattutto la I dinastia, per la quale l'autore chiama il successore "figlio" del predecessore per chiarirne la continuità). NegliAegyptiaca, la sovrastruttura della suddivisione genealogico/dinastica forniva la base alla narrazione vera e propria delle vite dei faraoni. Alcuni hanno ipotizzato che gliAegyptiaca siano stati redatti per competere con leStorie diErodoto e fornire all'Egitto una storia nazionale mai analizzata prima d'allora; in questa prospettiva laCritica ad Erodoto potrebbe essere stata un sunto o una parte degliAegyptiaca che avrebbe goduto di circolazione indipendente. Purtroppo, né gliAegyptiaca né laCritica ad Erodoto si sono conservati; circa il primo scritto sussistono 32 frammenti, provenienti da estratti di due tipi[17][18].

Schema delle vicende della trasmissione del testo manetoniano.

Paternità dell'opera e data di composizione

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La più antica menzione nota degliAegyptiaca è dello scrittore giudaicoFlavio Giuseppe nella sua operaContro Apione (Contra Apionem), posteriore al94 d.C. Non si è conservato alcuno scritto dei tre secoli precedenti che nomini gliAegyptiaca: ciò ha sollevato seri dubbi sulle reali data e paternità dell'opera. La nozione che vuole si trattasse storia ufficiale e autorevole dell'Egitto composta ingreco su commissione di reTolomeo II Filadelfo potrebbe essere stata ignorata dagli studiosi ebibliotecari di Alessandria dell'età ellenistica (appunto per tale assenza di documentazione coeva su Manetone) e di conseguenza l'informazione di Flavio Giuseppe perderebbe credibilità.

Ipotesi di Tolomeo di Mendes

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Si può perfino supporre che gliAegyptiaca siano stati composti durante ladominazione romana dell'Egitto, iniziata nel30 a.C. — ovviamente non dopo la menzione che Flavio Giuseppe ne fece intorno al 94 d.C. e quindi tra il 30 a.C. e il 94 d.C.

Se così fosse, l'autore reale, che alcuni studiosi speculano possa essere statoTolomeo di Mendes[19], un colto greco nato e cresciuto nell'Egittoaugusteo[20], sacerdote dellareligione egizia, potrebbe aver attribuito la sua ricerca storiografica in tre volumi al più antico Manetone per motivi di prestigio e credibilità. Stando alla testimonianza diClemente di Alessandria (circa150215), Tolomeo diMendes avrebbe composto una storia dell'Egitto in tre libri all'epoca dell'imperatore e faraoneAugusto[21]. Clemente di Alessandria citò numerosi autori nelle proprie opere, avendo normalmente accesso alla straordinariaBiblioteca di Alessandria, ma non menzionò mai Manetone né tantomeno i suoiAegyptiaca in tre libri. Lo stesso si può dire per lo scrittoreTaziano il Siro (circa120180), altroautore cristiano molto letto nelII secolo d.C.; nella suaOratio ad Graecos (Appello ai Greci) Taziano menziona solo Tolomeo di Mendes come "interprete delle loro [degli Egizi] azioni": egli menzionò virtualmente ogni autore in cui si sarebbe imbattuto durante i suoi studi (si interessò anche alla cronologia storica), senza mai nominare Manetone o gliAegyptiaca. Taziano scrisse:

«Esistono anche accurate cronache degli Egizi. Tolomeo (non il re, ma il sacerdote diMendes), è l'interprete delle loro azioni. Questo scrittore, narrando gli atti dei re, dice che lapartenza degli Ebrei fino ai luoghi ove giunseroavvenne al tempo di reAmosis [Ahmose I], sotto la guida diMosè. Egli aggiunge: "Amosi visse al tempo di reInaco". Dopo di luiApione il grammatico, uomo assai stimato, nel quarto libro dei suoiAegyptiaca (di cui vi sono cinque libri), tra le altre cose, dice cheAmosi distrusseAvaris al tempo dell'argivo Inaco, come il mendesiano Tolomeo ha scritto nei suoi annali.»

(Taziano il Siro,Oratio ad Graecos 38[22].)

Ritratto ipotetico diFlavio Giuseppe, il primo autore a menzionare Manetone, tre secoli dopo l'epoca in cui si suppone sia vissuto.

Il nomeAmosi (Ἄμωσις,Ámōsis) è la trascrizione greca del "nome del trono"Ahmose (in egizio: ah.mss.e), utilizzata per ilfaraone fondatore della gloriosaXVIII dinastia nell'edizione degliAegyptiaca che Eusebio di Cesarea consultò per realizzarne l'epitome[23]. Stando a quanto scrisseTertulliano (circa155240), Tolomeo di Mendes avrebbe scritto dopo di Manetone, "seguendolo"[24]. Quest'ultima affermazione ha dato adito all'ipotesi che Tolomeo di Mendes avesse consultato e commentato gli scritti di Manetone; potrebbe anche significare che Tolomeo di Mendes sarebbe il responsabile di tutto ciò che pensiamo di conoscere di Manetone. È assai inverosimile che Taziano, Apione e Clemente di Alessandria fossero ignari dell'opera di Manetone di Sebennito in tre libri ma, stando a Taziano, Apione avrebbe letto e seguito lo scritto di Tolomeo di Mendes nel redigere la propria opera storiografica in cinque libri. Sembra quindi plausibile che Taziano, Apione e Clemente identificassero proprio Tolomeo di Mendes come autore degliAegyptiaca in tre libri, e che lo stesso Tolomeo di Mendes si presentasse come trasmettitore delle parole di Manetone: in questo caso non si tratterebbe di uno scritto anonimo opseudonimico, ma di uno scritto in cui Tolomeo di Mendes, sacerdote e storico egizio d'età augustea, avrebbe esplicitamente dichiarato di trascrivere le parole di un importante sommo sacerdote egizio vissuto tre secoli prima, Manetone di Sebennito.

Questa teoria sulla vera paternità e data di composizione degliAegyptiaca è supportata da un fraintendimento presente nellaSuda[25], un'imponente enciclopedia bizantina delX secolo. Stando allaSuda sarebbero esistiti due autori di nome Manetone: uno da Mendes e uno da Sebennito o Diospoli Magna (la grandeTebe, nell'Alto Egitto). Eppure laSuda non attribuisce gliAegyptiaca a nessuno dei due: il Manetone mendesiano si sarebbe occupato della preparazione delkyphi (un tipo d'incenso), mentre il Manetone sebennitano/tebano avrebbe scritto "Ricerche sulla natura;Apotelesmatica in versi e altre opereastrologiche." LaSuda menziona autori che scrissero opere in greco durante il regno diTolomeo II Filadelfo, ma non include Manetone. Tutto ciò che si può affermare, perciò, è che il redattore dellaSuda potrebbe aver confuso Tolomeo di Mendes con Manetone di Sebennito e che non avrebbe concordato con la versione riportata daSincello, secondo il quale gliAegyptiaca risalirebbero al regno di Tolomeo II Filadelfo (III secolo a.C.).

Contenuto e struttura

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Primo libro

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Il primo libro della trattazione manetoniana iniziava con una introduzione o un preambolo che forniva senza dubbio una breve biografia di Manetone e ne esponeva i propositi storico-letterari. Nel preambolo l'autore affermava che ildio grecoErmes, identificato con ildio egizioThot, avrebbe inventato lascrittura[26]; gli scritti di questo primo Ermes sarebbero stati tradotti, da parte del figlio "Ermes Trismegisto, in una nuova scrittura chiamata "geroglifici"; i libri scritti da questo secondo Ermes sarebbero quindi stati raccolti e riadattati dal figlio, il dioAgatodemone. Stando all'autore, Agatodemone avrebbe finito la sua opera di ordinamento dei "libri sacri" del padre Ermes Trismegistodopo l'ascesa al trono di Tolomeo II Filadelfo (285/3 a.C.): solamente allora sarebbe stato consentito al sacerdote Manetone di accedere a tali fonti: egli se ne sarebbe servito per redigere in lingua greca, per il faraone in carica, una storia dell'antico Egitto.Giorgio Sincello (VIII/IX secolo) ha scritto:

«Al tempo di Tolomeo Filadelfo egli [Manetone] fu fatto sommo sacerdote deitempli pagani d'Egitto, e scrisse da iscrizioni nella Terra Seriadica tracciate, dice, in linguaggio e caratteri sacri daThot, il primo Ermes, e tradotto [dal secondo Ermes] in caratteri geroglifici. Quando l'opera fu riadattata in libri da Agatodemone, figlio del secondo Ermes e padre di Tat, nei santuari d'Egitto, Manetone lo dedico al succitato re Tolomeo II Filadelfo nel suoLibro di Sothis [...].»

(Giorgio Sincello[26])

Il dioThot, indicato come inventore dellascrittura anche nell'introduzione degliAegyptiaca di Manetone. Tempio diRamses II,Abido.

È evidente che Giorgio Sincello, nominando questoLibro di Sothis, intendesse proprio gliAegyptiaca: infatti il veroLibro di Sothis non trattava di mitici regni didèi,semidèi espiriti dei morti; né i faraoni d'Egitto vi comparivano suddivisi in trenta dinastie come invece negliAegyptiaca. Sembra quindi che Giorgio Sincello abbia preferito chiamare alternativamente gliAegyptiaca di Manetone "Libro di Sothis", anche se le ragioni di ciò non sono esplicabili. Un'attenta analisi dei contenuti del veroLibro di Sothis rivela che l'autore ebbe ben presente gliAegyptiaca, stando ben attento a non toccare gli stessi argomenti; potrebbe trattarsi di una contraffazione d'epoca sconosciuta. Ogni faraone menzionato nelLibro di Sothis dopoMenes, il primo faraone, è del tutto inconciliabile con i resoconti dinastici diSesto Giulio Africano edEusebio di Cesarea.

A dispetto della confusione generata da Giorgio Sincello, il significato del preambolo degliAegyptiaca è chiaro: l'autore considerava l'ascesa di Tolomeo II Filadelfo altrono come un punto di svolta per la storia egizia perché solo durante il suo regno il dio Agatodemone avrebbe completato la redazione dei "libri sacri", il che avrebbe consentito a Manetone di realizzare la sua storia dell'Egitto. Attraverso tre generazioni di dei (Thot, Ermes Trismegisto e Agatodemone) si sarebbe dipanata anche l'invenzione dei geroglifici, mediante i quali l'intera storia dell'Egitto sarebbe stata registrata in tre libri per Tolomeo II Filadelfo, a cui è indirizzata una "lettera" che l'autore riporta:

«Al Grande Re Tolomeo FiladelfoAugusto. Ossequi al mio Signore Tolomeo da parte di Manetone, sommo sacerdote escriba dei sacri santuari d'Egitto, nato aSebennito e residente aEliopoli. È mio dovere, Re onnipotente, riflettere su tutte le discipline che può essere Tuo desiderio che io investighi. Così, mentre Tu fai ricerche sul futuro dell'universo, in obbedienza al Tuo comando io porrò di fronte a Te i sacri libri che ho studiato, scritti dal Tuo antenato Ermes Trismegisto. Addio, Re mio Signore.»

(Manetone)

La lettera è ovviamente una contraffazione, dal momento che in essa Manetone appella Tolomeo II con il titoloimperiale romano di "Augusto". Questo non piccoloanacronismo permette però di determinare ilterminus post quem oppure la prima data di composizione, cioè ilprincipato dell'imperatore romanoGaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto (28 a.C.-14 d.C.), nel periodo d'attività di Tolomeo di Mendes. Dopo la lettera lo scritto prosegue enunciando le epoche più antiche della storia egizia ed enumerando gli dei, i semidèi e gli spiriti dei morti comesovrani d'Egitto: sette dèi-faraoni, poi quattro linee di semidèi e infine gli spiriti dei morti (evidentemente un altro genere di semidèi), ma il numero e i nomi dei quali non sono stati restituiti dai frammenti sopravvissuti.

Questa lista di dèi, semidèi e "spiriti dei morti" deriva dall'edizione dell'opera di Manetone di cui si servì Eusebio di Cesarea[27]. Giorgio Sincello scrive nell'Ecloga chronographica che sarebbe apparsa una diversa edizione di Manetone nella cui lista non figuravano gli "spiriti dei morti"[28]. Sincello accettò la lista trasmessa da Eusebio, così come la teoria di Eusebio secondo cui gli Egizi avrebbe avuto regolari mesi lunari di 30 giorni durante il periodo degli immortali, e rigettò l'altra lista di immortali che ometteva gli "spiriti dei morti".

Seth in bronzo (AEIN 614) allaNy Carlsberg Glyptotek diCopenaghen. Anche a lui Manetone attribuì un periodo di regno sull'Egitto.

DÈI

Totale: 13.900 anni.

SEMIDÈI:

  • Semidèi per 1255 anni;
  • Semidèi per 1815 anni;
  • 30 semidèi di Menfi per 1790 anni;
  • Semidèi di This (Tini) per 350 anni.

Totale: 5212 anni.

SPIRITI DEI MORTI

  • Spiriti dei morti per 5813 anni.
Faraone arcaico in avorio (EA37996).British Museum,Londra.

Totale per dèi, semidèi e spiriti dei morti: 24.925 anni.

L'autore non traslitterò i nomi delle divinità, fornendone piuttosto gliequivalenti greci secondo una convenzione molto più antica:Ptah (egizio) =Efesto (greco);Ra =Elio;Shu, figlio di Ra = Sosis;Geb =Crono;Seth =Tifone;Horus = Orus;Thot = il primoErmes.

Per quanto riguarda le dinastie che seguirono i "regni" degli "spiriti dei morti", Manetone indicava inizialmente cinque dinastie egizie native, cui se ne aggiunsero altre per un totale di trenta dinastie (ma successive edizioni ne riportavano trentuno) prima cheAlessandro Magnoconquistasse l'Egitto divenendo faraone[16]. Il primo libro degliAegyptiaca trattava delle prime undici dinastie, che coprirono i periodo della storia egizia oggi convenzionalmente noti comePeriodo arcaico dell'Egitto,Antico Regno,Primo periodo intermedio e l'inizio delMedio Regno:

DinastiaEpocaDinastiaEpoca
I dinastiaca.31502890 a.C.VII dinastiaimmaginaria
II dinastia2890–2686 a.C.VIII dinastia2181–2160 a.C.
III dinastia2686–2613 a.C.IX dinastia2160–2130 a.C.
IV dinastia2613–2498 a.C.X dinastia2130–2040 a.C.
V dinastia2498–2345 a.C.XI dinastia2134–1991 a.C.
VI dinastia2345–2181 a.C.

Secondo libro

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Il secondo libro interessava ledinastie XIIXVIII nella prima edizione, raggruppando nella XVIII dinastia anche i faraoni dellaXIX. Tale libro discuteva la caduta del Medio Regno, ilSecondo periodo intermedio, l'invasione degliHyksos e la loro successiva cacciata dallavalle del Nilo da parte del fondatore delNuovo Regno, reAhmose I (circa1549–1524 a.C.) della XVIII dinastia. Tale dinastia, nella prima edizione degliAegyptiaca, avrebbe avuto fine conThouoris (in egizio: T3-wsr.t,Tausert, morta nel1189 a.C., ultima sovrana della XIX dinastia), che l'autore confondeva erroneamente con un sovrano maschile e con un re tebano di nomePolibo, menzionato daOmero[29] e durante il regno del quale, continua l'autore, sarebbecaduta Troia[30].

Sigillo attribuito al rehyksosKhamudi, ultimo occupante delBasso Egitto, sconfitto daAhmose I e dallaregina madreAhhotep I.Museo egizio del Cairo.

Il secondo libro si rivelò di particolare interesse per lo scrittore giudaico Flavio Giuseppe, che identificò gli invasori asiatici Hyksos con gli antichiIsraeliti usciti dall'Egitto durante l'Esodo (Contro Apione 1.82–92)[30] e produsse una dissertazione etimologica sul termine "Hyksos", notando che il termine era riferito in differenti versioni da Manetone nelle edizioni conflittuali degliAegyptiaca; Flavio Giuseppe si pronunciò a favore della etimologia manetoniana di "pastori prigionieri" (Contro Apione 1.91), che sembra risalire alla prima edizione, rispetto alla successiva ricostruzione etimologica di "re pastori" (Contro Apione 1.82–83) propugnata dalla seconda e terza edizione. Evidentemente, nella prima edizione gli Hykosos erano sospettati essere invasori dall'Arabia, mentre la seconda e la terza edizione li avrebbero appellati "Fenici" (intendendoCananei); stando a Manetone, essi avrebbero edificatoGerusalemme, prima nota come "Salem", dopo la loro espulsione dall'Egitto[30][31]. Questa tradizione sembrerebbe suggerire la loro identificazione con iGebusei, unatribù biblica[32].

Testa diAhmose I inarenaria.Brooklyn Museum,New York.

Le tre edizioni degliAegyptiaca sono evidenziate dai nomi attribuiti al faraone fondatore della XVIII dinastia: nella prima edizione il suo nome era erroneamente e curiosamente scrittoTethmosis (Τέθμωσις)[33]; nella seconda edizione divenneAmosis (Ἄμωσις)[23]; finalmente, nella terza, fu corretto inAmos (Ἄμως)[34], che è la trascrizione greca più accurata dell'originale egizioAhmose (Ah.mss.e).

Terzo libro

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Il terzo libro continuava con la "XIX dinastia" egizia, che divenne laXX dinastia nella seconda a terza edizione, e si concludeva con la "XXX dinastia", cioè laXXXI dinastia delle due edizioni successive. Il "rinascimentosaita" veniva fatto coincidere con la "XXV dinastia" (XXVI dinastia), mentre la "XXVI dinastia" corrisponde allaXXVII dinastia degliimperatori achemenidi che si feceroincoronare faraoni. Seguiva la menzione di altre tre dinastie autoctone, indi la "XXX dinastia" di Manetone, laXXXI dinastia nella realtà, con gli ultimi tre faraonipersiani (anche se quest'ultima potrebbe essere stata aggiunta dopo la morte di Manetone). Entrambi gli antichi autoriMosè di Corene (410490) eSofronio Eusebio Girolamo (347419/20) ritennero di far finire la storia egizia con l'ultimo faraone autoctonoNectanebo II, deposto nel342 a.C. (dicono rispettivamente "ultimo re degli Egizi" e "distruzione della monarchia egizia"[35]), ma la persiana XXX dinastia (= XXXI dinastia) rientra nell'intenzione dell'autore di narrare la storia egizia dai primi tempi, attraverso le dinastie, fino all'epoca del faraonemacedone Tolomeo II.

Il sistema di numerazione delle dinastie seguito nella prima edizione fu poi modificato dall'autore in quelle successive, ma quasi certamente concluse il terzo libro con la figura diDario III di Persia, ultimo faraone achemenide (336330 a.C.); parlava anche, erroneamente, della cattura ed esecuzione di Dario III da parte diAlessandro Magno[36], svista che provvide a rimuovere nella redazione finale (Dario III fu infatti assassinato a tradimento daun suo satrapo)[37].

Trasmissione e ricezione

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Estratti dal lavoro originale nella sua interezza sono conservati daGiuseppe Flavio, insieme ad altri brani pseudo-manetoniani: la conservazione di Manetone soprattutto in Giuseppe dipende dal fatto che gli ebrei ellenizzati erano molto interessati alla sua opera a causa del legame dei loro antenati con l'Egitto e che cercarono di basare le loro teorie sull'origine e l'antichità degli ebrei fondandosi saldamente sulle tradizioni autentiche d'Egitto. In Manetone, infatti, anche se ritrovavano una sgradevole testimonianza della discendenza degli ebrei da colonie di lebbrosi, i giudei ellenizzati identificarono i loro antenati con gliHyksos, e l'Esodo con l'espulsione di questi invasori.

UnaEpitome della storia di Manetone fu fatta in tempi brevi - non da Manetone stesso - sotto forma di elenchi di dinastie, con brevi note su eventi importanti. I resti di questaEpitomesono preservati da cronografi cristiani, soprattutto Africano ed Eusebio, il cui scopo era quello di confrontare le cronologie delle nazioni orientali con laBibbia. Dei due, il fondatore della cronografia cristiana, Sesto Giulio Africano, la cuiCronacagiungeva al 217 o 221, trasmette l'Epitome in una forma più precisa; mentre Eusebio, il cui lavoro si estende al 326, è responsabile di alterazioni notevoli del testo originale di Manetone.

Giorgio Sincello (761846) inserisce nella sua operaCronografia proprio taleEpitome, ossia una lista di sovrani dell'antico Egitto, in cui suddivide tutti i sovrani tra trenta dinastie, assegnando a ciascuno di essi una durata del regno. L'epitome di Sincello è basata sui dati diSesto Africano edEusebio di Cesarea, e quindi, in definitiva, di Manetone.

La composizione di una simile opera si rese necessaria per farsi comprendere dai conquistatori diAlessandro Magno, che dell'Egitto avevano l'immagine, non sempre affidabile, tramandata da Erodoto. Tuttavia, nello sforzo di compilare una storia esaustiva dei faraoni, Manetone non è sempre obiettivo, pur dichiarando di attingere alle cronache reali.

Non sempre, in effetti, è stato possibile associare ai nomi forniti da Manetone un sovrano conosciuto attraverso altrefonti, siaepigrafiche chearcheologiche.Scarsamente affidabili sono le durate dei regni, che risultano spesso sovrastimate; secondo Manetone, le trenta dinastie avrebbero governato l'Egitto per oltre 5000 anni.

Note

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  2. ^ab(EN)Manetho from the McClintock and Strong Biblical Cyclopedia., suMcClintock and Strong Biblical Cyclopedia Online.URL consultato il 9 agosto 2017.
  3. ^ Egypt Exploration Fund. Graeco-Roman Branch, Egypt Exploration Society e Bernard P. (Bernard Pyne) Grenfell,The Hibeh papyri, London : Egypt Exploration Fund, 1906-1955.URL consultato il 9 agosto 2017.
  4. ^F 88 J.
  5. ^F 76‑81 J.
  6. ^F 85‑86 J.
  7. ^F 84 J.
  8. ^F 87 J.
  9. ^F 82‑83 J.
  10. ^(EN)LacusCurtius • Manetho's Sacred Book, supenelope.uchicago.edu.URL consultato il 10 agosto 2017.
  11. ^Tacito,Historiae 4, 83;Plutarco,Su Iside e Osiride 28.
  12. ^(EN) Russell Gmirkin,Berossus and Genesis, Manetho and Exodus: Hellenistic Histories and the Date of the Pentateuch, Bloomsbury Publishing USA, 15 maggio 2006,ISBN 9780567134394.URL consultato il 9 agosto 2017.
  13. ^Waddell 1940, pp. 98-9.
  14. ^Waddell 1940, pp. 10–1, 210–1.
  15. ^F 1 J.
  16. ^ab(EN) Peter Lundström,Comparing the Manetho king lists, inPharaoh.se.URL consultato il 12 agosto 2017.
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  28. ^Waddell 1940, pp. 10-7.
  29. ^"Polibo, che a Tebe d'Egitto / abitava, ove son nelle case ricchezze infinite" (trad.Calzecchi Onesti).Omero,Odissea 4.126.
  30. ^abcManetho's king list, suargyrou.eclipse.co.uk.URL consultato il 12 agosto 2017.
  31. ^The Hyksos in the writings of Manetho and Josephus Flavius, sureshafim.org.il.URL consultato il 12 agosto 2017(archiviato dall'url originale l'8 agosto 2017).
  32. ^(EN) D. M. Murdock e Acharya S,Did Moses Exist?: The Myth of the Israelite Lawgiver, Stellar House Publishing, 2014,ISBN 9780979963186.URL consultato il 12 agosto 2017.
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Bibliografia

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