La prima attestazione scritta del nome "Magnacavallo" risale al1575, nel libro dei matrimoni della parrocchia di Poggio (attualePoggio Rusco).[7]
Esistono diverse ipotesi sull'origine del toponimo. Il nome di Magnacavallo potrebbe derivare damagna cava in vallo[8] omagna cava vallis,[9] grandecava nella valle.
Una tradizione popolare lega invece il nome del paese a una breve sosta di Guerrino, il leggendario cavaliere protagonista delGuerrin Meschino, poema diAndrea da Barberino, che, sceso da cavallo per riposarsi all'ombra di un albero, avrebbe detto al suo destriero: "Magna caual, che l'erba la cress!" ("Mangia, cavallo, che l'erba cresce!") oppure "Magna caual, che Guerin riposa!". Da allora il luogo della sosta avrebbe preso il nome di "Prà Guerin".[9]
Secondo un'altra teoria, il paese avrebbe preso il nome da un nobile della famiglia Magnocavalli, originaria diNizza Monferrato, che vi avrebbe avuto dei possedimenti. Sebbene manchino fonti archivistiche per suffragare quest'ipotesi, è degno di nota il fatto che Mantova e ilMonferrato furono uniti per secoli sotto la famigliaGonzaga.[9]
Tra ilXVI e ilXVIII secolo Magnacavallo era noto anche col nome "Boschi" o "Comunità de Boschi", come risulta da diversi documenti conservati nell'Archivio di Stato di Mantova, a dimostrazione della boscosità della zona.[10]
Già a metà del XVI secolo è attestata la presenza di piccolo oratorio pubblico intitolato aSan Ludovico Re di Francia. A seguito dell'incremento demografico, nel 1603 l'oratorio divenne parrocchia sotto il vescovofra' Francesco Gonzaga.[11]
Nel 1610 venne costruita la chiesa dei Santi Pietro e Paolo apostoli, a cui fu affiancata la torre campanaria del 1723 per opera di don Giovanni Zapparoli, il quale fece realizzare gli arredi sacri in legno.[12]
Nel 1850 risultavano censiti 1 294 abitanti e il suo territorio risultava "alquanto paludoso e coltivato abiade e prati".[16]
In quegli anni iniziarono a diffondersi anche nel territorio magnacavallese le idee patriottiche e liberali tipiche delRisorgimento, unite talvolta alla renitenza alla leva nell'Esercito imperiale austriaco. I renitenti alla leva spesso erano costretti a darsi al brigantaggio e, se catturati, erano spesso condannati alla pena capitale. Per impressionare la popolazione locale, il 3 giugno1852 quattro giovani di Magnacavallo furono riportati in paese per essere fucilati pubblicamente dopo essere stati processati da un tribunale aEste.[17]
Dopo l'8 settembre 1943 anche Magnacavallo fu occupato dalle truppe dellaWehrmacht. In quel periodo il paese subì dei bombardamentialleati che fecero vittime civili: il 22 settembre 1943 alla stazione ferroviaria[18] e il 10 marzo1945 in località Agnolo, dove i tedeschi avevano realizzato un deposito di munizioni.[19] Il paese fu liberato la sera del 23 aprile, con la ritirata dei tedeschi e l'ingresso dei primi carri armatiamericani.[20]
Il 3 dicembre 2014 è stata palcoscenico del cosiddettoomicidio di Magnacavallo. Fausto Bottura, di 48 anni, fu brutalmente assassinato dal nipote Massimo Bottura, aiutato dai suoi due amici Armando Esposito e Alessio Magnani. Questi poi cercarono di occultare il cadavere gettandolo nel fiume Po in località Bardelle (San Benedetto Po).[21]
Lachiesa dei Santi Pietro e Paolo apostoli del 1610 fu realizzata originariamente a navata unica; un quadro con i santi Pietro e Paolo raffigurati nel 1792 daGiorgio Anselmi si trova nell'abside.[22] Dopo i danneggiamenti dellaSeconda guerra mondiale, che riguardarono soprattutto il campanile, l'allora arciprete don Rodolfo Daolio fece svolgere dei lavori di restauro e ampliamento della chiesa, su progetti dell'architettosermidese Bruno Sarti (1898-1962): l'edificio fu prolungato con la costruzione di una nuova abside, furono aggiunte le navate laterali e il campanile fu innalzato.[23][24] I lavori terminarono sotto il suo successore don Antonio Fiozzi, che nel1966 inaugurò la nuova facciata ispirata allostile romanico in sostituzione di quella originalebarocca.[25][26]
Monumento all'emigrato
IlMonumento all'Emigrato, inaugurato l'8 settembre 1990 e traslato nel 2010 nella piazza del municipio, ricorda la grandeemigrazione dei mantovani nel mondo e principalmenteverso il Brasile. A loro è dedicato anche il piccoloMuseo dell'emigrato,[27] in cui sono raccolti documenti, fotografie e cimeli legati all'emigrazione. Ogni seconda domenica di settembre, in occasione dell'anniversario di inaugurazione del monumento, viene organizzata laFesta dell'emigrato, con convegni, manifestazioni e intrattenimenti.[28]
Ilpalazzo gonzaghesco è una storica residenza cinquecentesca utilizzata in estate dalla famiglia deiGonzaga di Vescovato e situata in località Dosso dell'Inferno.[29] Contiene l'oratorio (attualmente non officiato) di Santa Caterina, che costituisce l'ala sinistra del corpo di fabbrica principale, la cui struttura attuale risale alXVII secolo.[30]