«A Locris Italiae frons incipit, Magna Graecia appellata...Ipsi de ea [Italia] iudicavere Grai, quotam partem ex ea appellando Graeciam Magnam!»
(italiano) «ALocri inizia la costa d'Italia detta Magna Grecia...il giudizio dei greci [sull'Italia] fu tale che chiamarono una piccola parte di essa Grande Grecia!»
Varie sono le ipotesi sull’origine del nome: il termine si spiegherebbe con la prosperità e lo splendore culturale ed economico della regione al tempo dei pitagorici (VI-V sec. a.C.); o sarebbe stato dato dai coloni achei alla regione d’insediamento in contrapposizione all’angusta madrepatria[1]. Secondo un'altra spiegazione invece l’aggettivoΜεγάλη non rappresenta un comparativo per sottolineare la superiorità delle colonie occidentali rispetto alla madre patria, ma esprime la condizione di ‘crescita’ rispetto ad un inizio di dimensione limitata da riferirsi all’area delle città ‘achee’ della Ἑλλάς delle origini in età storica[2]. Precisamente, sebbene l'espressioneMegálē Hellás sia attestata per la prima volta relativamente tardi, nelIII secolo a.C. daTimeo di Tauromenio e poi nelII secolo a.C. in un passo dellostorico grecoPolibio[3], si ritiene[4] tuttavia che la genesi del concetto sottostante sia avvenuta nelV secolo a.C., che segna l'apogeo della storia della Magna Grecia, in relazione ai fatti politici, economici, culturali e artistici raggiunti in quel periodo[4].
La denominazioneMegálē Hellás non fu dunque una definizione di origine popolare ed emotiva ma è stata motivatamente creata dagliAcheipitagorici e si riferisce, orgogliosamente, alla rete di colonie fondate o controllate dagli stessi Achei tra fine VI e metà del V secolo sotto la regìa diCrotone; questapolis achea, dopo aver distruttoSibari nel510 a.C., e prima ancora insieme alle altre achee la ionica Siris, guida in accordo con altre realtà storico-politiche un ancor più grande 'impero' che abbraccia etnicamente fino aPoseidonia gran parte dell'Italia meridionale continentale (esclusaReggio a sud eTaranto a nord)[5].
Le colonie macedoni in Italia meridionale e in Sicilia
Dopo lacolonizzazione delMar Egeo, tra ilX e l'VIII secolo a.C., genti di origine greca (mercanti, contadini, allevatori, artigiani) comparvero nella parte meridionale dell'Italia (le attualiBasilicata,Calabria,Campania,Puglia eSicilia) nell'ambito di unflusso migratorio originato da singolecittà dellaGrecia antica, motivato sia dall'interesse per lo sviluppo delle attività commerciali, che da tensioni sociali dovute all'incremento della popolazione a cui la magra produzione agricola non riusciva a dare sostentamento. Queste genti stabilirono la colonia diPithecussai sull'attualeisola d'Ischia, poi giunte sulle coste Italiche fondarono diverse città qualiKyme eMetapontion, poiTaras eRhegion.[6]
Per tradizione, la località dove stabilirsi era individuata seguendo l'indicazione che dava l'Oracolo del Santuario di Apollo aDelfi, che veniva interrogato dall'ecista, colui che era stato posto a capo degli aspiranti coloni. Per i discendenti delle genti greche stabilitesi nellaPenisola italiana, questo fu il periodo in cui fu raggiunta la massima ricchezza economica, a cui s'aggiunse lo splendore in campo culturale ed artistico, avendo seguito l'evoluzione della Civiltà Greca, inletteratura,filosofia earte, con punte di sviluppo spesso superiori alla stessa madrepatria.
Come conseguenza di questa realtà di grande splendore, le zone colonizzate nella penisola italiana ci sono state tramandate col nome di Magna Grecia (Megàle Hellàs): un nome che volle testimoniare l'orgoglio per aver dato vita, lontano dalla Grecia, ad una comunità di Greci che aveva raggiunto così alti livelli in campo sociale, culturale ed economico, da poter essere considerata, in confronto, più grande della stessa madrepatria. Dunque verso ilIII secolo a.C., si cominciò a definire le colonie greche dell'Italia meridionale come facenti parte della Magna Grecia (Megàle Hellàs). Riferimento che si presume sia stato coniato nelle colonie stesse, per mostrare la loro grandezza in relazione alla vecchia Grecia.
Le genti originarie della città diCalcide della grande isolaEubea, fondarono primaPithecusa (sull'odiernaIsola di Ischia), poiKyme (Cuma) in Campania, quest'ultima insieme a coloni provenienti daCuma eolica, e tra il756 ed730 a.C. le due città diZancle (Messina) eRhegion (Reggio), rispettivamente sulla sponda messinese e quella reggina delloStretto che separa le due terre.
Negli anni successivi, Greci distirpe achea diedero vita sulversante jonico prima aSybaris (Sibari,720 a.C.) e poi aKroton (Crotone710 a.C.). Le motivazioni della spinta alla colonizzazione non sono ancora chiaramente identificate, e la generica idea di "necessità di sfuggire carestie e sovrappopolazione" non trova giustificazione dagli studi storici ed archeologi relativi alla madrepatria; anzi probabilmente la condizione è stata contraria: ovvero si è trattato di un'operazione di espansione economica-commerciale che richiese uno straordinario sforzo; ma la rapida crescita delle dimensioni delle colonie, non si giustifica con il solo apporto della madrepatria[7].
Sempre sullo Ionio, secondo fonti tramandate dallo storicoEusebio di Cesarea, alcuni colonispartani fondarono la città diTaras (Taranto,706 a.C.). Fra il710 a.C. e il690 a.C., un gruppo diLocresi, condotti da Evante, provenienti dalle regioni dellaGrecia sul golfo di Crisa, fondaronoLokroi Epizephyroi (Locri Epizefiri), ultima città fondata in Calabria da gente proveniente direttamente dalla Grecia. In una data sconosciuta fra l'VIII e il VI secolo a.C. gliateniesi, di stirpeionica, fondaronoSkylletion (nei pressi dell'odiernaCatanzaro).[8]
Nel tempo le nuove città, per ragioni politiche, di sovrappopolazione, commerciali e di controllo del territorio, ampliarono la loro presenza in Italia, espandendo di fatto la civiltà greca a tutto il territorio oggi chiamato Calabria, allora conosciuto come Enotria o Italia, e ad altre zone.
I reggini fondaronoPyxus (Policastro Bussentino) inLucania; i locresi fondaronoMedma (Rosarno) passando daCittà-forte (Polistena) eHipponion (Vibo Valentia) nell'attualeCalabria; i sibariti rivitalizzarono i centri indigeni diLaos eSkydros in Calabria e fondaronoPoseidonia (Paestum), inCampania; i crotoniati fondaronoTerina e parteciparono alla fondazione diKaulon (vicino aMonasterace marina) in Calabria; gli zanclei (secondo fonti in collaborazione con Rhegium) fondaronoMetauros (Gioia Tauro) in Calabria intorno al VII secolo a.C., iTarantini insieme ai Thurioti fondaronoHeracleia (Policoro) in Lucania nel 434 a.C.
I Tarantini si appropriarono anche diGallipoli (Kallípolis, dal greco "bella città"), probabile antico porto della città messapica diAlezio e conosciuto fino ad allora con il toponimo di Anxa.[1][2]
Nel tentativo di espandersi inMessapia ed inPeucezia, continue furono le guerre dei Tarantini condotte ai danni dei viciniPeucezi eMessapi ma che non portarono alla conquista della Penisola Salentina. Tuttavia rimane indubbia l'influenza diTaranto nel processo di ellenizzazione di quest'area geografica e delle sue popolazioni che vantavano comunque già antiche origini micenee e cretesi.
I Messapi salentini peraltro, inflissero ai tarantini una delle più pesanti sconfitte militari della loro storia nel473 a.C., annoverata dallo storico grecoErodoto come una tra le più gravi sconfitte inflitte a popolazioni di stirpe greca, per via dell’ingente numero di perdite umane.
Nel 338 a.c., il re spartanoArchidamo III, accorso in aiuto di Taranto in uno dei suoi ripetuti tentativi di espansione, trovò la sconfitta e la morte, secondo la testimonianza diPlutarco, sotto le mura della città messapica diMendonion (l'odiernaManduria). Questa sconfitta, portò ad una crisi nell’aristocrazia tarantina e ad un cambio di governo: dal regime aristocratico di stampo spartano si passò ad un governo di tipo democratico.
Sarà l'arrivo delle legioni romane avvenuto tra il290 ed il280 a.C., dopo un iniziale trattato di non belligeranza traTaranto eRoma, le 3guerre tarantine (oguerre pirriche) con l’arrivo diPirro in aiuto di Taranto, il consequenziale controllo su gran parte dei territori dell’Italia meridionale che culminò con la caduta di Taranto nel 272 a.c. nella terza guerra controRoma (dopo le prime due, adHeraclea edAusculum Apulum che avevano visto i Tarantini e Pirro vittoriosi) a sancire il passaggio sotto la protezione della medesima di tutte le città greche della penisola italiana che divennero alleate dello Stato Romano.
La conquista definitiva della Magna Grecia e delle popolazioni meridionali native da parte di Roma dovette aspettare ancora per ben due secoli e si concluse definitivamente solo con la cosiddettaguerra sociale (dal latino socius - alleato), e la concessione della cittadinanza romana a tutti i cittadini della Magna Grecia e dei territori limitrofi.
L'integrazione della Magna Grecia nel dominio dellaRepubblica romana rappresentò l'inizio di varie evoluzioni sociali per quest'ultima. La forte presenza ellenica avrebbe in seguito influenzato culturalmente la stessa società romana.
Con questo programma di colonizzazioneDionisio il Grande si assicurò un controllo totale sulle rotte adriatiche che portavano il grano verso la madrepatria, permettendo così a Siracusa di competere con gliEtruschi in questo commercio. Inoltre risolse un grave problema di politica interna, mandando a popolare la colonia diAnkón con dissidenti politici[11].
Prima della colonizzazione siracusana, già erano presenti nell'Adriatico orientale alcune colonie greche: nell'attuale territorio albanese sorgevanoApollonia eEpidamnos-Dyrrachion (attualeDurazzo); nell'odierno territorio croato era invece la colonia diEpidayron (attualeRagusa Vecchia).
Le colonie adriatiche siracusane non fanno propriamente parte della Magna Grecia, la cui area, in senso stretto, si estendeva esclusivamente lungo le coste dell'Italia meridionale, daCuma aTaras[12].
Le cittàsiceliote (sikeloe in greco), cioè le colonie greche inSicilia, non sono da considerarsi appartenenti alla Magna Grecia, poiché la denominazione era riferita solo alle zone grecizzate dell'Italia continentale. La confusione deriva da un passaggio apparentemente ambiguo di Strabone (VI 1, 2) e da taluni la Sicilia viene associata alla Magna Grecia, ma non ha ragione per esserlo[16].
Di seguito si elencano le principali colonie identificate:
L'organizzazione amministrativa della Magna Grecia e della Sicilia greca, è stata ereditata dalle poleis elleniche, riprendendo il concetto di "città-stato" amministrate dall'aristocrazia. Le città della Magna Grecia erano indipendenti come le poleis greche, disponevano di un nutrito esercito e vi era un reggente che governava o un sistema di governo democratico. Vi furono anche casi di tirannia come nella poderosa Siracusa, retta dal tiranno Dionisio che combatté iCartaginesi sino alla sua morte, adAtene, in seguito ad un malore. La flotta era un'arma micidiale che i coloni della Magna Grecia utilizzarono e dunque numerose città erano situate in riva al mare e disponevano di grandi porti dove erano ancorate centinaia di navi.
Nelle città della Magna Grecia, si sviluppò subito il commercio, l'agricoltura e l'artigianato. Inizialmente orientato alle indigene popolazioni italiche, il commercio fu subito un ottimo canale di scambio con i greci dellamadrepatria che importava dal grano ai manufatti, dalle opere letterarie al marmo e così via. I coloni entrarono in contatto anche con iCartaginesi che però si rivelarono presto dei temibili nemici.
Dalla madre patria Grecia, l'arte, laletteratura e lafilosofia influenzarono in modo decisivo la vita delle colonie. In Magna Grecia e nella Sicilia greca si diede molto credito alla cultura. Basta pensare che nelle poleis si raggiunse un tasso di ingegneria ed istruzione pari a quello della madrepatria. I coloni ellenici, dopo aver sottomesso le popolazioni indigene, stabilirono biblioteche e centri di studi che formarono abili filosofi, letterati e medici.Pitagora di Samo si trasferì aCrotone dove fondò lasua scuola nel 530 a.C.Visitarono la Magna Grecia, fra gli altri,Eschilo,Erodoto,Senofane ePlatone.
Le colonie inviavano atleti di tutte le discipline aigiochi che si tenevano periodicamente adOlimpia eDelfi inGrecia. Inoltre i coloni della Magna Grecia tenevano molto ai giochi ellenici dove potevano dare prova ai greci della loro appartenenza allo stesso luogo d'origine, della loro forza fisica e delle capacità nei giochi praticati anche dai loro avi decine di generazioni prima. E per questo i più grandi sovrani esigevano che venissero addestrate squadre da inviare inGrecia.
Lo sport era dunque un canale di comunicazione con la penisola ellenica, un mezzo con il quale le colonie della Magna Grecia facevano sentire la propria voce. Spesso era un movimento gestito più dalla politica che dalla dedizione per la lotta, il lancio del disco e per tutte le altre attività che si praticavano durante quelle importanti prove agonistiche. Gli italioti ed i sicelioti ebbero grandi successi nelle competizione sportive in madrepatria. Basta pensare che gli atleti di Crotone vinsero 20 titoli in 26 Olimpiadi tra il588 a.C. e il488 a.C., tanto da essere secondi solo aSparta, davanti adAtene.
^ Giuseppe Celsi,Ripe (Rhypes), gli Achei e l’Achaia, Crotone, Gruppo Archeologico Krotonate, 28 maggio 2022, p. L’Achāia e i rapporti con le colonie magno-greche.URL consultato il 19 marzo 2024.
^Nel XIX secolo ci fu un ampio dibattito tra cittavecchiani e lesignani circa l'ubicazione dellaPharos greca e dellaFaria romana. Per tutti: Simeone Gliubich,Faria Cittavecchia e non Lesina, Pietro Hektorović cittavecchiano e non lesignano, Zagabria 1873.
^Lorenzo Braccesi,capitolo IV, inGrecità adriatica: un capitolo della colonizzazione greca in Occidente, 2ª ed., Bologna, Pàtron, 1977.
periodo in cui Dionisio il grande fu tiranno di Siracusa (dal 405 al 367 a.C.);
data della colonia siracusana di Alessio, considerata l'inizio della colonizzazione dell'Adriatico:Diodoro Siculo la dice fondata prima del 385 a.C.;
data di fondazione della colonia pario-siracusana di Pharos, sull'isola di Lesina (385 a.C.);
alleanza tra Dionisio e i Galli (387/386), premessa per le colonie adriatiche;
esilio dei seguaci di Filisto e Leptine (386 - 385), secondo alcuni da identificare con coloro che "fuggivano la tirannide di Dionisio" ricordati da Strabone.
^Si parla di 70 anni dopo la fondazione di Siracusa, senza anno certo.
^Poseidonia risale alVII secolo a.C. La presenza tra le date di Eusebio (e di Gerolamo che curò la traduzione latina della sua opera) di indicazioni cronologiche molto alte è, probabilmente, dovuta al tentativo della tradizione storica antica di stabilire una certa continuità tra le frequentazioni greche più antiche ed il periodo coloniale dell'VIII secolo a.C.; fatto, questo, escluso dagli studiosi moderni.
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