LaMaggiolina (La Maggiolina indialetto milanese,AFI:[ˌmad͡ʒuˈliːna]) è una zona residenziale diMilano, appartenente alMunicipio 2 e al NIL n. 12 "Maciachini - Maggiolina".[1]
Per quanto il suo nome, appartenuto a una cascina oggi scomparsa, si riferisse originariamente a un quartiere[2] residenziale sorto a ovest divia Melchiorre Gioia e quasi interamente a sud dellacirconvallazione esterna, col tempo sarebbe andato a indicare una zona più estesa e dai contorni decisamente sfumati, finendo per sovrapporsi al vicinoVillaggio dei Giornalisti (realizzato a partire dal1911) e per comprendere anche ilQuartiere Mirabello (1939).
La zona prende il nome da un'antica cascina demolita nel1920 che sorgeva lungo il corso delSeveso, a est dell'attualeferrovia Milano-Monza, approssimativamente sul luogo dell'attualevia della Maggiolina. Il nome della cascina, già attestato insieme all'edificio nelXVI secolo, è di origine incerta: secondo alcuni deriverebbe dalla famiglia dei Maggiolini, antichi proprietari della cascina, setaioli venuti in quel periodo in Lombardia da Firenze; per altri, invece, daltermine dialettalemagiòster, ossiafragole[3].
Agli inizi delNovecento, il termineMaggiolina era stato utilizzato come nome per il quartiere di villette sorto tra leMelchiorre Gioia (ad est), Stresa (a nord), Timavo (ad ovest) e Muzio (a sud), ben distinto quindi dal vicinoVillaggio dei Giornalisti, sorto a partire dal1911, a nord dellacirconvallazione esterna e a ovest dellaferrovia. Col progressivo sviluppo urbano che avrebbe di fatto saldato tutta la zona in un unico tessuto cittadino, l'uso del termine si sarebbe esteso finendo per comprendere ad esempio anche il recente complessorazionalista delQuartiere Mirabello (1939). Il complesso residenziale recintato realizzato neglianni Sessanta a nord-est delVillaggio dei Giornalisti, nell'ultima porzione di terreni rimasti inedificati tra questi e laferrovia avrebbe ad esempio assunto il nome diVillaggio Maggiolina, forse dal vicino storico ristorante di via Torelli Violler 28 che aveva negli anni precedenti cambiato il proprio nome daGallo d'Oro aLa Maggiolina.
L'interramento dellaferrovia Milano-Monza avvenuto nella seconda metà deglianni Sessanta avrebbe permesso nel decennio successivo la realizzazione di un'estesa porzione destinata a verde (i giardiniAldo Protti ed ilGregor Mendel), che da piazza Carbonari - punto di contatto tra quelli che erano i nuclei originari della Maggiolina (a sud-est) e del Villaggio dei Giornalisti (a nord-ovest) - si estende come un parco lineare fino a raggiungere l'attualePalazzo Lombardia.
Il quartiere della Maggiolina conserva ancor oggi al suo interno architetture di un certo rilievo o interessanti nella loro peculiarità.
L'edificio storico di maggior rilievo della zona è laquattrocentescaVilla Mirabello, ai margini occidentali delVillaggio dei Giornalisti. Nata come villa di campagna, sarebbe stata riadibita nei secoli successivi adazienda agricola; si presenta nelle sue forme attuali dopo i restauri del1916 e del1930.
Non distante dalla Maggiolina, a ovest delgiardino Gregor Mendel si trova l'oratorio dei Santi Carlo e Vitale alle Abbadesse, risalente alSeicento. La piccola chiesetta presenta al proprio interno alcuni affreschi diPietro Maggi, che ne hanno valso nel1911 la tutela da parte della Sovrintendenza, dopo un precedente periodo di abbandono.[4]
Tra le architetture più significative della Maggiolina, meritano una citazione particolare alcune abitazioni a pianta circolare realizzate nel1946 dall'architettoMario Cavallè, lungo una striscia di terreno a ridosso dellaferrovia Milano-Monza, ai margini delVillaggio dei Giornalisti (via Lepanto). Conosciute per la loro forma peculiare comecase a iglù, vennero realizzate adottando questo particolare modello mono-abitativo e la relativa tecnica di costruzione dagliStati Uniti.
Delle dodici unità abitative originariamente realizzate, ne sopravvivono oggi solo otto. Realizzate con un sistema a volta formato da mattoni forati disposti a losanghe convergenti, ciascun edificio consentiva un'assoluta libertà nella disposizione degli interni (all'incirca 45 m²). Erano presenti due livelli, uno fuori terra, l'altro seminterrato, accessibile solo dall'esterno (o da una ristretta botola all'interno) e illuminato da alcuni piccoli lucernai disposti all'altezza della strada. Le diverse ristrutturazioni subite dagli edifici hanno alterato più o meno pesantemente il progetto originario: delle otto unità abitative rimaste, probabilmente solo due mantengono ancora oggi la disposizione originaria degli spazi, con l'ingresso, il bagno, le due stanzette e la cucina.
Quattro unità abitative simili (a fungo, su due livelli) si possono tuttavia ancora osservare aNovate Milanese, in via Puccini e via Doninzetti.
Insieme allecase a iglù erano state realizzate dallo stesso architetto, sempre nel1946 anche due edifici dalla forma ancora più peculiare, a fungo, demolite tuttavia nel1965 e sostituite da un altro edificio residenziale.
Contrariamente alle precedenti, si sviluppavano su due livelli fuori terra: uno più ristretto (il gambo) ed uno più ampio (la cappella) e sembravano ispirarsi allaAmanita muscaria, famosa specie di fungo da cui sembravano trarre la forma caratteristica.
Villa Figini (detta anchela palafitta) è una villa unifamiliare, situata in via Perrone di San Martino 8, sul margine dell'originarioVillaggio dei Giornalisti. Fu progettata da Luigi Figini dal 1934 al 1935 come propria abitazione, secondo i dettami dell'architettura razionalista.
Ai limiti delVillaggio dei Giornalisti è anche lachiesa di Sant'Angela Merici, costruita tra il1958 e il1960 su progetto diMario Bacciocchi.
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