| Madonna della Vallicella | |
|---|---|
| Autore | Peter Paul Rubens |
| Data | 1606-1608 |
| Tecnica | olio suardesia |
| Dimensioni | 425×250 cm |
| Ubicazione | Chiesa Nuova,Roma |
LaMadonna della Vallicella è un dipinto a olio su tavola diardesia (425x250 cm) realizzato tra il1606 ed il1608 dal pittorePeter Paul Rubens. È la seconda commissione pubblica cui attese l'artista a Roma, che alcuni anni prima aveva realizzato un ciclo pittorico, non più in loco e in parte perduto, per labasilica di Santa Croce in Gerusalemme.
LaMadonna della Vallicella è pala dell'altare maggiore della chiesa diSanta Maria in Vallicella, detta anchechiesa Nuova, aRoma ed ospita al suo interno un'antica immagine miracolosa (laMadonna vallicelliana, un'icona ad affresco del tipo dellaNicopeia oKyriotissa).
Intorno alla nicchia che ospita l'immagine, si posizionano cerchi concentrici di angeli e cherubini adoranti, mentre una lastra dirame, sulla quale venne dipinta dallo stesso Rubens unaMadonna e con il bambino benedicente, riproduce e protegge l'icona sacra sottostante[1], ma è sollevabile per mezzo di un meccanismo di pulegge e corde.
L'insieme è completato, formando un trittico, per così dire, espanso, da altri due dipinti su lastre di lavagna, collocati sulle pareti dell'ambiente che ospita l'altare, con iSantiGregorio Magno,Papia e Mauro (sulla parete sinistra) e iSantiFlavia Domitilla,Nereo eAchilleo (sulla parete destra).[2] Santi che figurano in queste due tavole laterali in quanto la chiesa Nuova ne possiede delle reliquie.La scelta del Trittico con le tele in dialogo visivo tra loro, fu forse suggerita a Rubens dall'analogascelta compositiva messa in atto, pochi anni prima, daAnnibale Carracci nella Cappella Salviati inSan Gregorio al Celio[3].Rubens, infatti, distanziò i due laterali, con figure di santi, dalla tavola centrale, posta sull'altar maggiore della chiesa. Le tavole laterali sono quindi orientate verso il pannello centrale all'interno del quale vi è, anche in questo caso, un'antica e venerata icona, cui si indirizzano gli sguardi devoti di san Gregorio Magno (altro punto di contatto con la perduta tavola del Celio) e di santa Domitilla[3].
Nella tavola centrale lo spazio sembra dilatarsi oltre i confini della cornice, motivo che sarà ripreso dalla successivapittura barocca.
Una prima versione era stata realizzata su tela, ma non soddisfece i committenti a causa dei riflessi che in quell'ambiente produceva la luce naturale su quel tipo di supporto. Rubens mise allora mano ad una nuova versione su lastre di ardesia, materiale che per le diverse proprietà riflettenti eliminava l'inconveniente iniziale.
I dipinti della chiesa Nuova sono le uniche opere eseguite da Rubens a Roma rimaste nella loro collocazione originaria.
Altri progetti