Costituisce un'appendice meridionale della città diCaserta con cui è strettamente conurbato. Parte del comune è situato lungo l'antico percorso dellavia Appia, nel tratto che dalla Capua d'epoca romana (oggiSanta Maria Capua Vetere) conduceva aBenevento. Tanta è la presenza di monumenti ed edifici storici, tra cui il Collegio Reale della provincia di Terra di Lavoro voluto daGiuseppe Bonaparte (oggi Convitto Nazionale Giordano Bruno), le tantissime chiese (tra cui la basilica minore del Corpus Domini) e l'acquedotto Carolino.
Nel corso del tempo vari studiosi si sono cimentati nella ricerca dell'origine del toponimoMataluni, ma non si è ancora giunti ad una conclusione certa; tra i tanti, il de' Sivo si concentra sul Castrum Kalato Magdala, cioè il monastero di Maria Maddalena la cui chiesa fu distrutta dal terremoto del 5 giugno1694. Secondo il Mazzocchi «questo nome fosse venuto al castello dalla voce araba diMagdalo, che vuol dire appuntocastello, imposta a quel luogo forte dàSaraceni, che assai probabilmente dovettero farsene un nido di rapina». Per don Francesco Piscitelli, arciprete della Collegiata di San Pietro e studioso maddalonese, invece, il toponimo deriverebbe dal principe Matalo, capitano deiGalliBoi che seguironoAnnibale nella sua discesa in Italia durante laseconda guerra punica: poiché lo stesso Annibale si curò poco di loro, essi, «avvezzi ad abitare appiè delleAlpi, trovarono alle falde del Tifata un sito conforme alle loro abitudini».
Decisero, quindi, di stabilirsi lì e di non seguire il condottiero punico aCapua: dal nome del principe, Matalo, gli abitanti di quella zona furono detti Mataluni. Altra ipotesi vorrebbe che il nome derivi, dal Medioevo, da "Mezza Luna", descrivendo così la forma che è andata assumendo l'espansione del centro abitato rispetto alla collina che sorge dietro di esso. Una quarta ipotesi vede la città citata al tempo deiRomani con il nome di Meta Leonis, ovvero a forma di leone, sembra a causa di un masso di tale forma sito nei pressi.
Al confine tra gli attuali comuni di Maddaloni e diS. Marco Evangelista, lungo lavia Appia, sorgeva la cittàetrusca diCalatia, fondata probabilmente intorno all'VIII secolo a.C. durante l'età del ferro dell'Europa centrale. Essa si estendeva su una superficie di dodici ettari di terreno, mentre tutto il perimetro fuori le mura abbracciava un vasto territorio di circa sessanta ettari. Difficile ricostruire le sue origini e conoscerne la storia, in quanto risulta ormai del tutto distrutta e pochissimi sono i documenti che la citano. Parte, però, della vita che si svolgeva in questo luogo è ricostruibile attraverso le campagne di scavo che, grazie al ritrovamento di vari oggetti, cercano di interpretare la quotidianità del tempo ormai perduto.
I primi abitanti della città furono gliOsci, un popolo prettamente campano, del quale purtroppo scarne sono le notizie; successivamente arrivarono gliEtruschi, poi iSanniti, e solo nell'anno309 a.C. la città fu conquistata daiRomani. Durante laseconda guerra punica, quandoAnnibale, a capo dell'esercito cartaginese riuscì a piegare la potenza diRoma. Annibale, nella sua marcia verso Roma, temporeggiò nella città diCapua aspettando che arrivassero i rinforzi. Allora Capua e le città ad essa sottoposte, tra le quali anche Calatia, non si opposero all'impresa del comandante cartaginese, anzi si allearono con lui. Quando Roma riuscì a risollevare le sorti del conflitto e a cacciare dall'Italia il condottiero cartaginese con tutto il suo esercito, le città sottoposte a Capua e alleate di Annibale vennero sottomesse dai Romani. Nell'età imperiale, tra ilI secolo a.C. e ilI d.C., anni in cui si rinvigorirono i traffici commerciali e le varie attività si risvegliarono, Calatia si riprese sia economicamente che demograficamente. A partire dalII secolo d.C. Calatia, come il resto della Campania e dell'Impero Romano, visse un periodo di decadenza a causa delleorde barbariche provenienti dai paesi del nord Europa, dall'Asia e dall'Africa alla conquista di nuovi territori.
Di tale periodo è laTabula Peutingeriana che rappresenta uno dei documenti cartografici più importanti dell'antichità. Tale documento[5] fu scoperto in una Biblioteca di Worms, nelXV secolo daKonrad Celtes, umanista viennese, che lo consegnò aKonrad Peutinger, un antiquario dal quale poi prese il nome. La Tabula indica luoghi e strade dell'età romana imperiale dell'intero mondo conosciuto dagli antichi con i tre continenti Europa, Asia e Africa; alla V tavola sono evidenziate le strade che nella pianura campana collegavano tra loro luoghi e città, tra le quali Calatia, Capua e altre.
Una nuova fase storica iniziò per la città nell'anno439, quando fu istituita la diocesi ad opera disant'Augusto, primo vescovo di Calatia. La figura di questo vescovo è avvolta dalla leggenda, infatti si narra che egli con altri undici uomini, in seguito alle invasioni deiVandali diGenserico, scappò dalle coste dell'Africa per approdare sulle coste della Campania e più precisamente nella zona dell'odiernaMondragone, per poi vagare per i luoghi campani e fondare le prime dodici diocesi della Campania. Sant'Augusto fondò dunque la diocesi di Calatia e si racconta anche che abbia operato dei miracoli nella stessa città, risuscitando dei morti, dando la vista a dei ciechi e convertendo alcuni Giudei che abitavano la zona. Per queste ragioni fu perseguitato a tal punto da dover scappare dalla città e rifugiarsi nell'antico monastero dellaMaddalena che si trovava nell'antico borgo di Maddaloni e che oggi non esiste più.
Tuttavia, presunto o vero che sia il racconto della vita di sant'Augusto, ciò che interessa è la sede della diocesi che si venne ad istituire a Calatia in quel presunto anno 439 d.C. Tale diocesi fu anche sede episcopale con l'annessa chiesa dedicata a san Giacomo (tutta la zona di Calatia fino a qualche tempo fa era denominata infatti San Giacomo alle Gallazze, mentre oggi questa toponimo è quasi del tutto scomparso). La diocesi dovette assumere una forte importanza al punto tale che, quando la città subì le ultime devastazioni (nel corso delIX secolo) e i suoi abitanti furono costretti ad abbandonarla, istituzionalmente essa fu traslocata aCasahirta, l'attualeCasertavecchia sul Monte Virgo, dove ancora per un lungo periodo i vari vescovi preposti conservarono il titolo di "Episcopus Calatinus". La distruzione della città di Calatia, dunque, comportò lo spostamento della popolazione in luoghi più riparati dalle incursioni barbariche che in quel periodo erano frequenti nella zona.
Quindi, parte dei Calatini si rifugiò sul Monte Virgo e fondò o popolò quello che già esisteva diCasahirta trasferendo in quel luogo anche la diocesi, e parte si stanziò presso la forse già esistente Maddaloni. In questo borgo, a quel tempo, dovevano esserci almeno cinque o sei chiese tra le quali San Benedetto, San Martino, Sant'Agnello, e il monastero della Maddalena, così come già esisteva il Castello, anche se non ne conosciamo la struttura originaria. Esso doveva già esistere nelII secolo a.C., in quanto citato daTito Livio nell'operaAb Urbe condita libri quando, nel raccontare i fatti annibalici, lo storico latino, nel passaggio dallavia Sannitica verso Calatia,cita un Kastrum, da identificare con il castello di Maddaloni[senza fonte]. Quindi dall'anno880 in poi per il borgo di Maddaloni iniziò una nuova fase storica: la popolazione si arroccò intorno alla collina del castello, furono costruite le varie abitazioni e la cinta muraria, percorribile a piedi, che cingeva tutto il borgo, allo scopo di difenderlo.
Negli stessi anni fu costruita anche la torre piccola o torre nord affinché essa potesse rappresentare un punto di avvistamento. Nel corso del tempo la città di Maddaloni continuò a crescere e il castello divenne il suo principale punto di riferimento, infatti già in epoca Normanna fu fortificato, mentre un secolo più tardi, nel1231, con la dominazione sveva, fu riparato a spese della popolazione. Nell'anno1390, il nuovo feudatario di Maddaloni, Carlod'Artus, volle costruire una nuova torre, denominata appunto torre Artus, questa volta vicino al castello a rappresentare un nuovo punto di difesa della città; i lavori durarono dal 1390 al1402. La vita e le abitudini della popolazione intanto subivano profondi cambiamenti: si cominciavano a risvegliare i commerci e non si viveva più arroccati in montagna, ma in pianura, dove si potevano agevolmente coltivare i campi e scambiare le merci.
Quindi, anche gli abitanti del borgo di Maddaloni, già a partire dalXII -XIII secolo, incominciarono a costruire nuove abitazioni fuori dalla cinta muraria del castello e di conseguenza si creò un nuovo assetto urbanistico della città, divisa in due parti, la zona della Pescara o più comunemente detta dei Formali da un lato e la zona dell'Oliveto dall'altro. Ma la svolta decisiva per Maddaloni avvenne nel1460, quando tutto il borgo fu dato alle fiamme daFerrante d'Aragona, re di Napoli per la ribellione del nuovo feudatario Pietro da Mondrago, e quindi il castello e il borgo all'interno della cinta muraria furono abbandonati, determinando una diversa urbanizzazione della città lungo la fascia pedemontana. Nel1465 Ferrante I di Napoli concesse il feudo di Maddaloni al suo consigliereDiomede I Carafa (1406-1487) figlio di Antonio Carafa detto il Malizia. La famiglia napoletana deiCarafa, molto vicina alla dinastia regnante degli Aragona, tenne Maddaloni fino all'eversione della feudalità nel1806. Diomede I Carafa non ristrutturò il castello, ma pensò di costruire un nuovo palazzo ai piedi della collina in modo da costituire una cesura con il nucleo urbano che si era formato nel corso del tempo lungo tutta la fascia pedemontana.
Il palazzo, quindi, rappresentava non solo la sede della corte ducale, ma svolgeva anche la funzione di controllo della fiera settimanale che si teneva all'interno del suo cortile, nonché una funzione di controllo della strada che passava proprio davanti all'edificio, rappresentando così un punto di riferimento politico, sociale ed economico di tutta la vita che si svolgeva in Maddaloni. Dal1465 fu costruito il palazzo Ducale (l'attuale Villaggio dei Ragazzi) e dal1546 la cappella del Corpus Domini. Questa piazza cambiò aspetto a partire dal Settecento, quando iniziarono i lavori di ampliamento della chiesa del Corpus Domini con il suo imponente campanile e l'edificazione della congrega del Redentore.
Tra ilXVI e ilXVII secolo la città di Maddaloni visse allora un lento ma decisivo miglioramento: furono ampliate piazze, costruite nuove chiese e migliorate le preesistenti, edificati nuovi palazzi e, dato ancora più importante, ci furono risvegli commerciali.
Il percorso fu lento e difficoltoso: guerre intestine, crisi economiche e carestie ne caratterizzarono i tempi, ma ugualmente furono gettate le basi della Maddaloni che noi oggi conosciamo, mentre ilXVIII secolo costituì il momento di maggior splendore per la città, in particolar modo l'anno1734, quandoCarlo di Borbone, Re di Napoli e di Sicilia, consegnava al DucaMarzio Domenico IV Carafa iltitolo di Città per Maddaloni, che così era diventata nel corso del tempo ufficialmente un punto di riferimento culturale, sociale ed economico di tutta Terra di Lavoro. Questa ferma convinzione era già stata espressa qualche anno prima, quando lo storicoGiovan Battista Pacichelli nel suo importantissimo lavoroIlRegno di Napoli in prospettiva del1702, nella descrizione della città di Maddaloni scriveva che "questa piazza era luogo di passeggio, riunioni, di affari, e che il palazzo ospitava una galleria di pittura, un museo di manoscritti, una raccolta di strumenti matematici, scuderie di cavalli e officine di ogni genere".
Lo stemma di Maddaloni è il castello della città merlato alla ghibellina fondato su rocce al naturale, aperto e finestrato di tre, torricellato di tre pezzi di giallo, il mediano più elevato, merlati alla guelfa. Il gonfalone, invece è un drappo azzurro riccamente ornato di ricami dorati e caricato dello stemma comunale con la iscrizione centrata in oro: Città di Maddaloni. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto azzurro con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolori dai colori nazionali franciati d'oro.[6]
Santuario di San Michele Arcangelo e Santa Maria del Monte
All'altezza di 427 m si trova questo santuario che è anche uno dei luoghi più suggestivi della città; secondo fonti accertate il santuario era presente già nel969 quando viene menzionato, per la prima volta, dall'Arcivescovo di Benevento, Landulfo. Altre citazioni risalgono al1092 e al1113. Da fonti si apprende che nel1216 San Francesco d'Assisi vi si fermò a far visita al suo amico, il Beato Agostino
Un sentiero che parte dalla città da un'altitudine di circa 95 m si inerpica verso il santuario con la possibilità di deviare verso il castello; lungo tale sentiero sono poste le croci indicanti il percorso della tradizionaleVia Crucis cittadina delvenerdì santo; dal 2008 su ognuna delle 14 croci è affissa una tavoletta rappresentante il percorso tradizionale diCristo verso ilGolgota, opera realizzata dall'artista maddalonese Carmine Confessore. Il 10 maggio dell'anno 1993Raffaele Nogaro, vescovo diCaserta, ha denominato il santuario di San Michele con il nuovo nome di santuario di San Michele Arcangelo e Santa Maria del Monte.
La statua di San Michele, Santo Patrono della città di Maddaloni, risale alla seconda metà del XVIII secolo; negli anni è stata restaurata diverse volte. L'Arcangelo è rappresentato come un guerriero che porta nella mano sinistra una bilancia contenente due anime nei piattini, mentre nella mano destra impugna una lancia che colpisce Satana. La tradizione locale vuole che il giorno 8 maggio si festeggi l'apparizione del Santo al Monte Gargano. Nel mese di agosto, la statua scende dal colle e viene portata in città, presso laBasilica minore del Corpus Domini, per i festeggiamenti del 29 settembre. Alla fine dei festeggiamenti, il Santo risale al Santuario.
Una delle testimonianze del florido periodo maddalonese. Da citare sono le splendide opere che si trovano all'interno della chiesa, ma le opere di maggior rilievo sono l'altare disegnato dall'architettoLuigi Vanvitelli e il campanile di scuola vanvitelliana.
Nota dai primi decenni del 1300, la chiesa di santa Margherita conserva cornici di archi e finestre in tufo in stile gotico, nonché gli affreschi trecenteschi e dei primi decenni del 1400 della cappella di san Leonardo.
Il ConvittoGiordano Bruno è la più antica istituzione scolastica della provincia casertana; il convitto nasce grazie aGiuseppe Bonaparte che emana una legge nel1807. La struttura trova residenza a Maddaloni nel soppresso monastero dei Conventuali. Tra i suoi allievi più famosi è da citareLuigi Settembrini che frequentò l'istituto dal1821 al1827.[7]
Veduta del Castello Medioevale e della Torre Longobarda
Castello
Simbolo della città, risale all'epoca normanna e fu costruito per la sua posizione strategica. L'edificio è situato a un'altitudine di 170 metri sul livello del mare, ha una forma irregolare e nel corso degli anni ha subito molte trasformazioni. Il complesso della fortificazione è sviluppato intorno alla grande torre rettangolare che è alta più di venti metri. Essa si sviluppa su due livelli: il primo è composto da due stanzoni, separati da un muro centrale, traforato da due archi a tutto sesto, che mantiene le due volte a botte; il secondo è formato da un unico ambiente, attualmente scoperto, ma tempo fa coperto da una volta a crociera. Il castello ha una connotazione molto più remota, età romana, infattiTito Livio ne fa menzione negliAnnales quando parla dell'attestazione diAnnibale alle spalle del castello di Magdalo (Storia della città del De Sivo[senza fonte]).
Un riferimento esplicito alla sua esistenza risale solo all'anno1099,citato come "Castrum Kalato Maddala"[senza fonte]. Intorno all'VIII secolo fu rafforzato nelle sue difese dalla torre superiore piccola, detta anche Castelluccio: essa fu costruita allo scopo ben preciso di rispondere alla funzionalità difensiva del borgo, allungando lo sguardo non solo sulla vasta piana diTerra di Lavoro, ma anche verso le colline delSannio. Il borgo di Maddaloni nel corso del tempo acquistò sempre più importanza e proprio il castello fu oggetto di ricostruzione in epoca normanna, quando divenne luogo di incontri e soggiorno di importanti personaggi. Appena un secolo dopo (1231) fu di nuovo oggetto di restauro a spese degli abitanti di Maddaloni. NelXIV secolo fu possesso dei Sabrano, poi fu presidiato dall'esercito diLuigi I d'Angiò e per qualche anno restò nelle mani del conte di Caserta, Francesco Della Ratta.
La svolta avvenne nel1390, quando fu concesso a Carlo d'Artus, conte diSant'Agata de' Goti, il quale divenne il nuovo feudatario di Maddaloni. A lui si deve l'ulteriore rafforzamento del borgo, infatti costruì la torre cilindrica grande denominata per l'appunto torre Artus (1390-1402), questa volta vicino al castello. Alla morte di Carlo d'Artus (1413) il feudo fu ceduto a Ottino Caracciolo; nel1442 fu venduto a Giannantonio Marzano, duca di Sessa; nel1445 fu riscattato da Pietro da Mondrago, il quale si rese protagonista della famosacongiura dei baroni e perciò fu scacciato dalla città nel1460, quando Ferrante d'Aragona mise a ferro e a fuoco il castello con il suo borgo. Da questo momento in poi il castello fu abbandonato e disabitato fino al1821, quando fu acquistato dalla famiglia De Sivo, che lo trasformò in una dimora per incontri e battute di caccia.
Degni di nota sono l'Antro di Matalo, cavità artificiale utilizzata in tempi remoti per l'estrazione della pietra calcarea, e il mulino ducale, realizzato dal duca Domenico Marzio Carafa alla fine del Seicento, con il suo acquedotto e le vasche di raccolta dell'acqua e un'architettura secentesca che lo ha reso soggetto a vincolo architettonico da parte delMinistero dei Beni Culturali.
La clinica San Michele è una struttura sanitaria attiva a Maddaloni da oltre 60 anni. Dagli iniziali 35 posti letto, è passata agli attuali 150[senza fonte].
Fondata nel 1947 daDon Salvatore D'angelo, è situata nell'antica residenza dei duchi Carafa.L’antica residenza dei Carafa fu sede, per volere del re Ferdinando II, dell’Accademia militare “Nunziatella” dal 21 aprile del1855 al 7 novembre del1859.La Fondazione è sede di attività di assistenza, formazione, educazione ed istruzione dei minori in stato di necessità e disagio familiare.Sono presenti una scuola materna, un istituto tecnico industriale, un istituto tecnico trasporti e logistica, un liceo linguistico e un istituto professionale alberghiero.[14][15]
La biblioteca comunale di Maddaloni fu istituita il 1º marzo 1969 con patrimonio librario di circa 17.000 volumi, e 57 tra quotidiani e periodici. Nella sala convegni si svolgono molte attività culturali organizzate dalla biblioteca e da altri organismi. La nuova sede della biblioteca comunale, dal 23 febbraio 2014, è il palazzo dell'ex liceo classico Giordano Bruno.
Raccoglie oggetti di archeologia (dalla Preistoria al 6º secolo d. C.), di arte (scultura, pittura, decorazioni, gioielli dal medioevo al 1960), etnografia. Fa parte del Sistema Museale "Terra di Lavoro"
Inaugurato nel2003, è situato all'interno del Casino ducale deiCarafa della Stadera: si tratta di una masseria fortificata delXVI secolo e fu una delle residenze principali di questa famiglia, il cui stemma domina la volta del portone d'entrata; spesso vi era ospite il sovranoCarlo III di Borbone nelle sue frequenti battute di caccia.[16] La mostra riguarda tre temi principali: il territorio, lacittà e lanecropoli. Nelle cinque sale del museo sono esposti numerosi e preziosi reperti utili a ricostruire la vita quotidiana che si svolgeva nell'antica città diCalatia a partire dall'VIII secolo a.C. Al piano terra, nelle stanze che venivano utilizzate per le attività agricole, vi è la sezione dedicata al territorio, alla città e allenecropoli; mentre al piano superiore, negli antichi ambienti privati e di rappresentanza organizzati in “quarti”, i reperti testimoniano la storia della viabilità, delle aristocrazie traVI eV secolo a.C. e la vita delle donne e degli uomini in età orientalizzante.[16]
Il percorso è autodidattico e studiato anche per persone disabili. Attualmente il cortile interno ospita una fedele ricostruzione di unadomus che è stata oggetto di studio da parte della S.U.N. e una mostra relativa alle fasi di scavo in essa condotte e i vari reperti recuperati.[17]
È possibile visitare anche la cappella settecentesca, piccolo edificio apianta centrale con tre altari in marmo evolta a botte, decorata con stucchi bianchi e oro.[16]
La maggior parte della popolazione è dedita al terziario, ma molte persone lavorano in fabbriche dislocate in zona o nelle prossime vicinanze. Da citare è la grande presenza di industrie agricole nelle zone più esterne del comune.Radicata tradizione è la produzione della sedia impagliata Maddalonese[senza fonte].Negli anni, l'economia industriale ha visto la chiusura delle fabbriche "storiche".È doveroso ricordare[senza fonte] la Face Standard, multinazionale operante nel ramo telefonico e delle telecomunicazioni, il cementificio (ex Cementir), la C.I.S.A. (Commercio Industrie Salumerie Alfieri – Fabbrica della mortadella) e la Cerciello (fabbrica di pomodori) che diedero un notevole impulso in termini di occupazione e di sviluppo del territorio.
Il territorio di Maddaloni è direttamente collegato con latangenziale di Caserta che attraversa tutto il capoluogo e il suo hinterland.Le altre arterie principali sono:
La squadra di calcio locale è la U.S. Maddalonese; la squadra è stata iscritta alcampionato di Eccellenza anche se in seguito (2023) il titolo è stato ceduto ad altra compagine.
Nella stagione 2008/2009 la città ha avuto una rappresentanza in C2 ovvero la Virtus Maddaloni. Nella stagione 2010/2011 la Virtus Maddaloni è passata in serie C1.
Dalla stagione 2004-05 alla stagione 2006-07 ha avuto una squadra nelcampionato di A1 donne di basket, il Kalati, giunta alle semifinali diFIBA Europe Cup nel 2005-06; nella stessa stagione ha inoltre partecipato ai play-off scudetto uscendo ai quarti. Il quintetto base della stagione dei record era composto da: Anna Zimerle (playmaker), 'Rosi' Sanchez (guardia), Anna Vicenzetto (ala piccola), Plenette Pierson (ala grande), 'Mama' Dantas (pivot). La tradizione della pallacanestro femminile a Maddaloni è stata portata avanti dal Centro Diana Maddaloni che partendo dalla serie C, è arrivata alla conquista della serie A3 nel campionato 2011/2012 vincendo il concentramento finale svoltosi aBari contro Cagliari, Palermo e Roma.
Inoltre ha una squadra di basket maschile, l'Artus Basket Maddaloni, che dalla stagione 2002/03 alla stagione 2008-09 ha militato ininterrottamente in B2. Il sodalizio annovera tra le sue file atleti quali Davide Serino, Pablo Enrique Albertinazzi, Di Lauro, il capitano Carlos Mainoldi, Pietro Saccoccio, Stefano Bazzucchi, Salvatore Desiato, Nando Gentile, Domenico Marzaioli, Aniello Garofalo, Stefano D'Aiello, Antonio Zamo e Dario D'Orta. Dalla stagione 2009-2010 la rappresentanza del basket maschile in città è passata alla Pallacanestro San Michele - Navale Maddaloni che, dopo l'uscita di scena dell'Artus (rimasta però come settore giovanile), tiene alta la tradizione della pallacanestro calatina militando nel campionato di serie C2, vinto nell'anno 2011/2012 entrando a far parte della Lega Nazionale C. Nel 2012/2013 ha vinto il campionato di Lega Nazionale C entrando a far parte della Lega Nazionale B (LNB).
Le squadre presenti sono:
Pallacanestro San Michele Maddaloni (maschile - serie C)
ASD Unio Basket Maddaloni (maschile - Prima Divisione Regionale – serie D)
ASD Olympia Basket Maddaloni (maschile - Prima Divisione Regionale – serie D)