
Luigi Maria Ugolini (Bertinoro,8 settembre1895 –Bologna,4 ottobre1936) è stato unarcheologoitaliano, concentrato in particolare sugli scavi archeologici inAlbania eMalta.
Nacque l'8 settembre1895 aBertinoro, inprovincia di Forlì inRomagna, come primogenito di Giuseppe Ugolini, orologiaio, ed Eurosia Fabbri in una famiglia modesta ecattolica praticante; ebbe inoltre un fratello Riniero, e due sorelle, Eustella e Clarice Maria. Frequentò la scuola elementare del paese natale, proseguendo gli studi ginnasiali e liceali prima aFaenza, nelliceo-ginnasio Torricelli, e poi aCesena, presso il liceo Vincenzo Monti, dove si diplomò nel 1914. Subito dopo il diploma si iscrisse presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bologna.[1] Fu attivo fin da giovane in parrocchia, dove suo zio Taddeo Fabbri era parroco, e in diverse associazioni religiose, venendo nominato cavaliere dell'Ordine di San Gregorio Magno nel 1923.[2]
Durante laprima guerra mondiale fu arruolato nel 1915 come soldato semplice nel 58º Reggimento fanteria delRegio Esercito, ottenendo poi il grado disottotenente nel 1917 nel Battaglione Monte Rosa del 4º ReggimentoAlpini. Partecipò allaprima battaglia del Piave, venendo stanziato insieme al suo plotone presso lo sbarramento diTezze, e si distinse al punto da ricevere nel 1922 unamedaglia di bronzo al valor militare. Si ammalò poi ditifo e subì l'asportazione delrene destro, che lo costrinse a una lunga degenza ospedaliera con esonero dal servizio per due anni. Fu dichiaratomutilato di guerra[1] e a partire dal 1924 ricevette una modesta pensione pari a9000lire annue.[2] Nel 1920, riconosciuto inabile al servizio militare, fu iscritto nella forza in congedo, venendo promosso al grado dicapitano nel 1932.[3]
Al termine del conflitto riprese gli studi e nonostante la richiesta di passare alla Facoltà di Agraria nel 1918, ritirata poco dopo per rientrare a Lettere e Filosofia, si laureò nel 1921 con una tesi sulla fonte sacraneolitica della Panighina, presso Bertinoro, avendo come relatore primaGherardo Ghirardini e poi, in seguito alla sua morte,Pericle Ducati. Durante la preparazione della tesi iniziò a stringere rapporti di ricerca e amicizia col collegaGiulio Quirino Giglioli, figura in rapida ascesa nell'ambiente accademico romano. Tra il 1922 e il 1924 poté frequentare la Regia scuola di archeologia di Roma, partecipando ad importanti spedizioni archeologiche come quella diGiacomo Boni suPalatino eForo Romano, quella diAntonio Taramelli inSardegna e quella diPaolo Orsi inSicilia.[1]
Tra la primavera del 1924 e il 1925, su iniziativa del direttore delle missioni archeologiche in LevanteRoberto Paribeni, fu inviato nellaRepubblica albanese, col chiaro intento politico di contrastare la presenza francese negli scavi diApollonia eDurazzo; inviò un primo e dettagliato rapporto al ministero già nel luglio 1924. Durante questo primo viaggio rimase particolarmente colpito daFenice, menzionata daPolibio come città maggiormente fortificata dell'Epiro, tentando invano di predisporre una prima campagna di scavi. Sempre nel 1924 la sua tesi di laurea fu pubblicata, apparendo negliAtti dell'Accademia dei Lincei, ed ebbe la possibilità di visitare anche le isole diMalta ePantelleria.[1] Fu inoltre amico stretto diCorrado Ricci.[4]
Nel 1925 si iscrisse allaScuola archeologica italiana di Atene, compiendo altre importanti esperienze insieme a due tra i massimi archeologici italiani del tempo, ovveroAlessandro Della Seta, direttore della scuola, eFederico Halbherr, partecipando agli scavi sulle isole diTino eCreta, dove conobbeArthur Evans.[5] Nel corso dell'anno successivo, grazie all'intercessione di Halbherr[1], ottenne una borsa di studio che gli consentì di recarsi in Europa settentrionale, soggiornando inGermania e recandosi anche aBruxelles,Londra,Oxford eParigi; il soggiorno tedesco gli consentì di confrontarsi con le idee dei colleghi tedeschi, su cui tuttavia maturò una scarsa considerazione, soprattutto in merito alle teorie in ambito preistorico.[5]
Grazie ad un accordo sottoscritto nel 1926, poté realizzare il suo proposito di scavare a Fenice, dove condusse per diversi mesi, inizialmente in solitudine, le prime ricerche. Nel corso del 1927 fu inoltre affiancato da quello che sarebbe poi diventato uno dei suoi più stretti collaboratori, l'ingegnere Dario Roversi Monaco, divenuto topografo della missione archeologica. Si interfacciò prevalentemente colMinistero degli affari esteri, informato periodicamente con dettagliati rapporti, e il suo metodo di scavo si caratterizzò da subito per una propensione all'indagine stratigrafica e una considerazione non selettiva dei monumenti antichi; fu inoltre un ottimo fotografo, come testimoniato dalle numerose lastre scattate in prima persona e conservate in vari archivi. Il resoconto dei suoi viaggi in Albania fu pubblicato nel 1927, venendo sostenuto vigorosamente daBenito Mussolini.[1]

A partire dal 1928 la missione archeologica italiana diretta da Ugolini si spostò nella vicinaButrinto, menzionata nell'Eneide diVirgilio come colonia fondata da esulitroiani. Il sito, che non era stato precedentemente indagato, restituì importanti ritrovamenti tra cui: un santuario di Asclepio, un teatro con importanti iscrizioni greche e rilevanti sculture, diverse basiliche paleocristiane e un importante battistero del VI secolo. A questa campagna di scavi risale il ritrovamento della cosiddettaDea di Butrinto, la testa di una scultura marmorea a cui lo stesso Ugolini diede ampio risalto; la testa fu probabilmente donata dal monarca albaneseZog I a Mussolini, venendo poi donata a sua volta alMuseo Nazionale Romano su richiesta del direttore Paribeni ed esposta diversi anni dopo alla Mostra triennale delle terre italiane d'oltremare diNapoli nel 1940. Per i suoi meriti il Sottosegretario di Stato agli affari esteriDino Grandi, con l'appoggio dichiarato di Mussolini stesso, caldeggiò la sua nomina nel Servizio archeologico delDodecaneso e dellaLibia senza concorso ma tale tentativo naufragò per la strenua opposizione di Paribeni, a capo della Direzione generale delle antichità; il rifiuto di Paribeni irritò profondamente il capo del governo e un posto di ruolo poté essere affidato a Ugolini solo nel 1931.[5]
A partire dal 1930 si recò in veste privata sull'isola di Malta, alloracolonia britannica con una forte presenza italofona-indipendentista invisa all'amministrazione britannica, guidata da lordGerald Strickland; Ugolini aveva già visitato Malta nel 1924 e il suo interesse per l'isola mediterranea era nato su sollecitazione di Orsi, ferventeirredentista e "mediterraneista". Iniziò quindi nell'aprile 1930 una serie di conferenze con laSocietà Dante Alighieri, venendo appoggiato dagli ambienti filo-italiani dell'isola e in particolare dall'archeologoThemistocles Zammit.[5] Pubblicò nel 1934 la sua operaMalta. Origini della civiltà mediterranea, nata per contrastare le teorie di Strickland e analizzare le origini della civiltà europea, da ricercarsi nelMediterraneo (in contrapposizione alla teoria dell'ex oriente lux, che riconduceva l'origine delle civiltà aOriente), ricevendo l'approvazione del Duce oltre che un finanziamento di22000 lire da parte del Ministero degli affari esteri italiano; tale volume sarebbe dovuto essere il primo di una collana denominataMalta Antica, rimasta inedita per la prematura scomparsa di Ugolini e pubblicata postuma nel 2023.[6] Durante la sua attività a Malta si interessò anche alFezzan, cercando di avviarvi una nuova missione archeologica che però non ebbe seguito.[5]
Nonostante le sempre maggiori tensioni nei rapporti diplomatici tra Italia e Regno Unito in merito alla questione maltese, l'opera di Ugolini fu particolarmente stimata da Strickland, che sarebbe arrivato a definirlo come il "Lawrence d'Arabia dell'Italia a Malta". Fu inoltre socio della Regia Deputazione per la Storia di Malta, organo fondato nel 1934 e poi confluito nelComitato d'Azione Maltese.[5]
Nel 1934 ottenne lalibera docenza inpaletnologia presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" e pubblicò articoli sui risultati dei suoi scavi a Butrinto su diverse riviste scientifiche, tra cui ilBollettino d'arte del Ministero della pubblica istruzione.
Morì prematuramente il 4 ottobre 1936 aBologna, in una clinica dove era stato ricoverato per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute, e la famiglia ricevette le condoglianze da parte di Mussolini.[2] Non si sposò ma fu sentimentalmente legato alla marchesa Augusta Incontri, pronipote da parte di madre del Triumviro dellaRepubblica RomanaCarlo Armellini.[2]
Il suo imponente lascito archivistico è frammentato presso diverse istituzioni tra cui: ilMuseo della civiltà romana (che conserva diversi suoi scritti inediti), l'Università "La Sapienza" (che conserva tra le altre cose numerose foto di reperti archeologici realizzate da Ugolini) e ilMuseo delle civiltà (che conserva l'archivio maltese)[6][7] di Roma.
Nel 1965 il comune di Roma gli ha dedicato una strada in zonaOstia Antica[8], così come anche Bertinoro gli ha dedicato una strada.
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