Terza[8]città della regione per popolazione (dopoFirenze ePrato), ospita da sola quasi la metà degli abitanti della propria provincia; con i comuni limitrofi diPisa eCollesalvetti costituisce, inoltre, un vertice di un "triangolo industriale"[9].
È situata lungo la costa delMar Ligure[10] ed è uno dei più importantiporti italiani, sia come scalo commerciale sia come scalo turistico. Centro industriale di rilevanza nazionale, è però da tempo in declino[11][12], tanto da essere riconosciuta nel 2015 come "area di crisi industriale complessa"[13].
Tra tutte le città toscane è solitamente ritenuta la più recente[14][15], sebbene nel suo territorio siano presenti diverse testimonianze storiche, artistiche e architettoniche sopravvissute aimassicci bombardamenti dellaseconda guerra mondiale e alla successiva ricostruzione.
La città, notevolmente sviluppatasi dalla seconda metà del XVI secolo per volontà deiMedici prima e deiLorena in seguito, fu un importanteporto franco frequentato da numerosi mercanti stranieri, sede di consolati[16] e compagnie di navigazione. Ciò contribuì ad affermare, sin dalla fine del Cinquecento, i caratteri di città multietnica e multiculturale per eccellenza, dei quali sopravvivono importanti vestigia, qualichiese ecimiteri nazionali,palazzi,ville e opere di pubblica utilità indissolubilmente legate ai nomi delle importanti comunità straniere che frequentarono il porto franco fino alla seconda metà dell'Ottocento. La vocazione internazionale portò a identificare la città comeLeghorn nelRegno Unito e negliStati Uniti,Livourne inFrancia,Liorna inSpagna, ecc., analogamente alle più importanti capitali di Stato dell'epoca[17].
Tra il XIX secolo e i primi anni del Novecento, parallelamente all'avvio del processo di industrializzazione, Livorno fu anche una meta turistica di rilevanza internazionale per la presenza di rinomatistabilimenti balneari etermali, che conferirono alla città l'appellativo diMontecatini al mare[18].
Il comune di Livorno ha una superficie di104,79 km²[19].
La città si trova a tre metri sul livello del mare (quota inpiazza del Municipio). Non vi sono corsi d'acqua rilevanti, a parte alcuni piccoli torrenti (Chioma,Rio Ardenza,Rio Cigna,Rio Maggiore,Torrente Ugione). Il terreno è generalmente pianeggiante, salvo elevarsi a est e a sud, dove ha inizio il sistema della Colline Livornesi (quota massima 462 metri sul livello del mare presso ilPoggio Lecceta)[19]. Conseguentemente anche la costa, che da Marina diCarrara aPiombino è sempre bassa, si alza quasi a picco sul mare, nella zona detta delRomito.
L'isola di Gorgona ha una superficie di220 ha e si trova a37 km dalla costa labronica.
Dal punto di vistageologico il territorio livornese e i suoi dintorni sono caratterizzati da numerosi materiali come learenarie e igabbri[20]; in particolare, le colline alle spalle della città presentano terre dalla intensa tonalità rossa; più in basso, lapanchina livornese è formata dacalcarenite color ocra. La parte settentrionale del comune fa invece parte della pianura alluvionale dell'Arno.
Il comune è classificato, allo stesso modo della maggior parte dei comuni toscani, con grado disismicità 9 (categoria 2), con il territorio comunale che è stato anche l'epicentro di alcuniterremoti. Il 5 aprile 1646 l'evento sismico raggiunse lamagnitudo 5,17 dellascala Richter e il VII grado dellascala Mercalli; il 27 gennaio 1742 il sisma ebbe una magnitudo 5,15 e il VI-VII grado d'intensità; l'8 gennaio 1771 il terremoto raggiunse la magnitudo 5,03 e il VI-VII grado d'intensità; il 3 aprile 1814 si ebbe la magnitudo 5,22 e il VI-VII grado d'intensità[21].
Il clima della città è di tipomediterraneo, con estati mitigate dalla brezza marina (massima assoluta di38,5 °C registrata dalLamma nel luglio 1986) e inverni miti (minima storica di−7 °C registrata dal Lamma nel gennaio 1985). Leprecipitazioni sono concentrate principalmente inprimavera (massimo secondario) eautunno[24]. Tuttavia sono presenti differenze: sulla zona costiera, le precipitazioni annuali medie rilevate dal Mareografo si aggirano sui700 mm, mentre la stazione dellaValle Benedetta (300 m s.l.m.) in collina, rileva una media che oscilla tra800 e 1000 mm annui[25].
Rare le nevicate: Livorno ha una media di giorni di neve inferiori a uno e accumuli inferiori a5 cm ogni anno;[26] in pochissimi casi le nevicate sono copiose (nel 2012 raggiunti quasi i30 cm); talvolta si verificano nevicate miste a pioggia nelle zone collinari o più interne, con piccoli o assenti accumuli. SulleColline Livornesi, in particolareGabbro e Valle Benedetta, solitamentealmeno una volta all'anno[senza fonte] si verificano precipitazioni nevose con modesti accumuli.
Il toponimo potrebbe essere ricondotto a un nome personale etrusco *Leprnal/Lebĕrna,[27] oppureLiburna/Liburnānu,[28] a cui si possono accostare gli antroponimi latiniLiburnius,Leburna oLeburnius, oppure in qualche relazione con il latinoliburna, nel senso di "imbaracazione tipo brigantino" o "feluca".[29]
Un'altra ipotesi è che il termine abbia relazione con la parola del francese anticolibe, che si usava per indicare un blocco di pietra da lavorare, come, appunto, quelle estratte sulle scogliere di Livorno. Alla radice prelatinalib- si sarebbe poi aggiunto il suffisso–orna, oppure-orno.[30]
Le origini di Livorno sono ignote e si perdono nelle leggende e nella mitologia, ma certamente il sito era frequentato sin dall'epocapreistorica, come documentato da numerosi reperti archeologici, quali cuspidi di freccia, lamine usate come coltelli, raschiatoi e punteruoli. Nelle campagne intorno alla città furono rinvenuti anche oggetti d'epocaetrusca eromana, a testimoniare la frequentazione del sito.[31]Già nel I secolo a.C.Cicerone nella lettera al fratello Quinto («…ut aut Labrone aut Pisis conscenderet. Tu, mi frater, simul et ille venerit, primam navigationem…»)[32] cita il nome diLabrone, a testimonianza che il territorio era abitato stabilmente sin dai tempi antichi. L'aggettivolabronico è tutt'oggi comunemente utilizzato come sinonimo dilivornese[33].
Il toponimoLivorna, originaria variante di quello che già a partire dal XIV secolo[30] diventerà "Livorno", appare per la prima volta in un documento risalente al 904 d.C.[29] e successivamente il 13 novembre 1017[34], nel quale il vescovo diPisa dette in livello allafamiglia degli Orlandi, il castello di Livorno ed un piccolo agglomerato di abitazioni poste sulla costa dell'odiernoMar Ligure, in una cala naturale, a pochi chilometri a sud della foce dell'Arno e diPisa[30]. All'epoca Livorno collaborava con il vicinoPorto Pisano, il grande scalo marittimo dellaRepubblica di Pisa[35], ma il progressivo interramento di quest'ultimo favorì lo sviluppo del piccolo borgo labronico, che tra il XIII e il XIV secolo fu dotato di un sistema di fortificazioni e di un maestosofaro, noto con il nome diFanale.
Tramontata la Repubblica Livorno passò aiVisconti di Milano, successivamente, nel 1407, aigenovesi e infine nel 1421 aifiorentini in cambio di100000 fiorini d'oro.Nel XVI secolo iMedici,granduchi di Toscana, contribuirono in maniera determinante allo sviluppo di Livorno e del suo sistema portuale con l'intento di farne il principale sbocco a mare delGranducato.Bernardo Buontalenti fu pertanto incaricato di progettare una nuova città fortificata intorno al nucleo originario dell'abitato labronico, con un imponente sistema difossati ebastioni (si veda la voceFosso Reale).
Al popolamento della nuova città contribuì l'emanazione, tra il 1591 e il 1593, delle cosiddette "Leggi Livornine", che richiamarono a Livorno mercanti diqualsivoglia natione, garantendo agli abitantilibertà di culto e di professione religiosa (seppur con forti limitazioni per i protestanti), nonché l'annullamento di condanne penali (con l'eccezione delle condanne per assassinio e "falsa moneta"). Questi privilegi erano diretti soprattutto agliebreisefarditi scacciati dallapenisola iberica. Arrivarono in molti, soprattutto commercianti, e costituirono una florida e operosacomunità ebraica di lingua spagnola e portoghese. Gli ebrei vivevano liberi a Livorno, non rinchiusi in unghetto, come invece avveniva nelle altre città d'Italia fino all'epoca dell'Unità d'Italia. Nel tempo la comunità ebraica divenne tra le più importanti d'Italia, come testimoniato dai nomi illustri di molti suoi membri, tra i quali spiccano il pittoreAmedeo Modigliani, il filantropoMoses Montefiore e i rabbiniElia Benamozegh edElio Toaff. Il porto e la città furono anche soggiorno di numerose altre comunità straniere, organizzate in "Nazioni", i cui membri, a differenza degli ebrei, non erano ritenuti sudditi toscani (inglesi, olandesi, francesi, corsi,ragusei, greci, armeni, spagnoli, portoghesi, sardi, svedesi, danesi, austriaci, prussiani, ecc.) ed erano rappresentati da propri consoli, disponendo anche di specifici luoghi di culto e di sepoltura.
Dal punto di vista economico l'istituzione delporto franco favorì il proliferare di attività commerciali strettamente legate alle intense attività portuali[36], tanto da divenire il modello per analoghe iniziative nel resto d'Europa, come nel caso della cittadina svedese diMarstrand[37].
Nel XVIII secolo la fine della dinastia medicea e l'avvento deiLorena non ostacolarono l'espansione cittadina, con la formazione di grandi sobborghi suburbani a ridosso delle fortificazioni buontalentiane. Anche dal punto di vista culturale il Settecento portò a un proliferare delle arti in genere e in particolare dell'editoria; qui vennero pubblicatiDei delitti e delle pene diCesare Beccaria (nel 1764, in forma anonima) e, nel 1770, la terza edizione dell'Encyclopédie ou Dictionnaire raisonnè des Sciences, des Arts et des Métiers diDiderot eD'Alembert, nella stamperiaColtellini ricavata nel vecchioBagno dei forzati[38].
Tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento la città subì l'assedio delle truppe francesi, capeggiate daNapoleone Bonaparte, degli spagnoli e degli inglesi. Durante l'occupazione francese, alcune opere d'arte presero la via della Francia[39] a causa dellespoliazioni napoleoniche. Secondo il catalogo pubblicato nelBulletin de la Société de l'art français del 1936[40], da Livorno i francesi prelevarono una sola opera d'arte per inviarla in Francia nel luglio 1796, ma questa non fece mai ritorno in Italia dopo ilCongresso di Vienna.
LaRestaurazione e il ritorno al potere dei Lorena conFerdinando III e poiLeopoldo II, permise la realizzazione di grandi opere pubbliche, come il completamento dell'acquedotto di Colognole, mentre le fortificazioni medicee furono in gran parte smantellate per far posto a eleganti palazzi della borghesia livornese.All'epoca, l'importanza internazionale del suo porto si rilevava anche dalle numerose rappresentanze diplomatiche e consolari in città, qualificate da importanti personaggi non estranei alla storia livornese: per esempio Grabau per Hannover, Anversa, Brema e Lubecca, Binda per gli Stati Uniti, Tausch per l'Austria, Gebhard per la Baviera, Mac Bean per la Gran Bretagna, Tossizza per la Grecia, Appelius per la Prussia, De Yough per i Paesi Bassi, Stub per la Svezia e Norvegia, Feher per la Svizzera[41].
Imoti rivoluzionari del 1849 precedettero di pochi anni la definitiva annessione delGranducato di Toscana alRegno d'Italia.Nel 1868, con l'unità d'Italia, furono abolite le franchigie doganali di Livorno, che porteranno a un drastico calo delle attività commerciali e dei traffici marittimi, ma la successiva fondazione delCantiere navale Orlando diede avvio a un esteso processo di industrializzazione[42].Sul finire del medesimo secolo, il prestigio della città, ormai prossima ai100000 abitanti, fu sancito dall'istituzione della celebreAccademia navale, che andò a occupare l'area del Lazzaretto di San Jacopo, estendendosi in seguito anche sull'adiacente Lazzaretto di San Leopoldo.
Livorno fu spesso all'avanguardia nella realizzazione di nuove tecnologie, come per esempio l'inaugurazione nel 1844 di una delle prime ferrovie italiane (lalinea Leopolda che collegava la città aPisa eFirenze in poco più di tre ore), nel 1847 l'installazione della prima lineatelegrafica che la collegava con Pisa, la lineatelefonica attivata nel 1881; inoltre nel 1888 fu aperta, invia Paolo Emilio Demi, la centrale elettrica (la quarta in Italia, poi di fatto sostituita dallaCentrale termoelettrica Marzocco, aperta nel 1907), nel 1889 i primi lampioni pubblici elettrici, nell'estate del 1896 si proiettò uno dei primi spettacoli cinematografici italiani all'"Eden" (attualeTerrazza Mascagni), nel 1899 entrò in funzione presso gliSpedali di Sant'Antonio il primo apparecchio araggi X, nel 1903 l'illuminazione pubblica a incandescenza elettrica e infine dal 1906 la pavimentazione bituminosa per le strade[43].
Gli inizi del XX secolo portarono a un fiorire di numerosi progetti architettonici e urbanistici: dagli stabilimenti termali e balneari, che avevano fatto di Livorno una delle mete turistiche più note sin dalla prima metà dell'Ottocento, alla nuova stazione ferroviaria della linea Livorno -Cecina sino ai piani di risanamento del centro.Poco prima dell'avvento delfascismo Livorno fu teatro dellafondazione del Partito Comunista Italiano (1921), a seguito della scissione della corrente diestrema sinistra dalPSI al suoXVII Congresso.
Lapide commemorativa fondazione Partito Comunista d'Italia
L'affermazione del fascismo e l'ascesa politica diCostanzo Ciano portarono alla realizzazione di grandi opere pubbliche e industriali (nuovoospedale, impianti Stanic,Terrazza del lungomare, ecc.), all'ampliamento deiconfini provinciali e, al contempo, all'ideazione di massicci piani di sventramento per la città, che mutarono parte dell'antico assetto urbanistico, e alla proliferazione di quartieri dormitorio[44].
Lo scoppio dellaseconda guerra mondiale e i successivibombardamenti alleati causarono la distruzione di gran parte della città storica e la morte di numerosi civili: ingenti danni si registrarono anche nelle aree industriali e portuali, che furono tra i principali obiettivi delle incursioni aeree.La città subì circa novanta incursioni aeree con conseguenti bombardamenti, tra questi quelli più gravi per danni provocati alla popolazione, edifici e impianti industriali furono: 28 maggio 1943 (distruzioni delporto industriale eStazione Marittima, area Stanic, quartiereVenezia, aree limitrofe alVoltone, fortezze), 28 giugno 1943 (stessi obiettivi eStazione,lungomare eAccademia navale), 25 luglio 1943 (Voltone, quartiere industriale di Torretta), 14 aprile 1944 (Stazione e quartiere circostante, linea ferroviaria), 19 maggio 1944 (completa distruzione del centro storico), 7 giugno 1944 (completa distruzione dell'area industriale). La città fu liberata dall'occupazione tedesca dagli americani che vi entrarono tra il 18 e il 19 luglio 1944.
La ricostruzione postbellica durò molti anni: lo sminamento di alcune zone del centro cittadino terminò solo negli anni cinquanta, mentre la cinquecentescaFortezza Nuova ospitò baracche di sfollati fino agli anni sessanta.Livorno acquistò il volto di una città moderna e fortemente industrializzata, tuttavia il successivo disimpegno della partecipazione pubblica nei grandi centri industriali ha portato a uno spostamento del baricentro economico dall'industria pesante alle piccole e medie imprese e al terziario.
«Stemma di rosso, alla fortezza torricellata di due, al naturale, la torre didestra cimata da una banderuola d'argento, svolazzante a sinistra con la legenda FIDES in nero, astata dello stesso; la fortezza movente da unmare d'azzurro ombrato d'argento.»
Lo stemma del Comune di Livorno si rifà a uno più antico mostrante una torre in mezzo al mare e sormontato dalla lettera capitale latina "L". Nel 1605 ilgranduca di ToscanaFerdinando I de' Medici concesse lo stemma attuale (riconosciuto poi con decreto delcapo del governo del 19 settembre 1929)[45], mentre il 19 marzo 1606 la elevò al rango dicittà.[46]
La "liburna" dei Romani, dalla quale potrebbe derivare il nome della città, era un'imbarcazione (brigantino ofeluca): alcuni asseriscono che il primitivo stemma della città mostrava detta imbarcazione in luogo della fortezza.
«In ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza nella difesa fatta nelle giornate del 10 ed 11 maggio 1849. La coraggiosadifesa di Livorno dall'assalto austriaco del maggio 1849 costituisce l'ultimo episodio di una vicenda rivoluzionaria pressoché ininterrotta che ha caratterizzato l'intero biennio 1848-1849 e che ha fatto di Livorno il centro più importante del movimento democratico e repubblicano. Dopo la sconfitta piemontese di Novara, il 23 marzo 1849, gli Austriaci si spingevano verso sud ed entrarono il 1º maggio a Pisa, dove si prepararono all'assalto della città labronica. Dopo quarantotto ore di combattimenti furiosi, Livorno veniva espugnata» — Regio Decreto 11 marzo 1906[49]
Il disciolto Corpo dei pompieri civici di Livorno era insignito di:
Dopo ledistruzioni subite nel corso dellaseconda guerra mondiale e le successive mutilazioni inflitte alla città con la ricostruzione, Livorno ha perso gran parte del suo retaggio storico, anche se resistono vestigia delle sue varie fasi, soprattutto del periodotardobarocco eneoclassico.
Il Quattrocento, che segnò l'inizio del dominio fiorentino, coincise con la costruzione dellaTorre del Marzocco, nella cui architettura è possibile cogliere un riferimento allaTorre dei Venti diAtene. Tuttavia, fu solo sul finire del XVI secolo che il modesto insediamento livornese fu trasformato, per volere deiMedici, in una dinamica città portuale, caratterizzata da un impianto urbanistico regolare, chiuso entro un pentagono fortificato.Ai primi interventitardorinascimentali, come ilPalazzo Mediceo, si affiancarono edifici improntati alla ricerca di un'estrema funzionalità. La fitta maglia viaria si apriva in corrispondenza della centralissimapiazza Grande, la quale ispirò l'architettoInigo Jones nella concezione delCovent Garden diLondra. A margine della piazza, contornato dai portici speculari delPieroni, fu costruito ilduomo, a navata unica, con soffitto ligneo ornato con tele delPossagnano eJacopo Chimenti.
Al contempo la promulgazione delleLeggi Livornine favorì il sorgere di numerosiluoghi di culto ecimiteri nazionali. Durante il periodo mediceo si ricordano, per esempio, laSinagoga, tra le maggiori d'Europa, lachiesa dei Greci Uniti, caratterizzata da una notevoleiconostasi, lachiesa della Madonna, con gli altari di quattro gruppi nazionali, nonché quellaarmena, con cupola rivestita in lamine di piombo. Tra i cimiteri merita di essere ricordato ilcimitero degli inglesi di via Verdi, che risulta il più antico cimitero acattolico-protestante d'Italia e il più antico, ancora esistente, nel bacino del Mediterraneo[52].
La politica illuminata dei granduchi di Toscana e il clima di reciproca tolleranza tra le varie comunità nazionali presenti all'interno del porto franco, gettarono le basi per la costruzione della prima chiesa acattolica di tutta la Toscana (lachiesa greco-ortodossa della Santissima Trinità, distrutta)[53], nonché per l'apertura di importanti librerie, tipografie e prestigiositeatri; qui per esempio fu pubblicata la terza edizione dell'Encyclopédie, mentre numerosi letterati, comeTobias Smollett oCarlo Goldoni, soggiornarono nelleville sorte nelle amene località intorno a Livorno.
Il XX secolo, aperto con le opere vagamenteLiberty diAngiolo Badaloni (come loStabilimento termale Acque della Salute, vicino al quale nel 1910 fu inaugurata l'eleganteStazione Centrale, pure con influenze floreali) e altri progettisti minori (autori di numerosi villini nei dintorni della città), si indirizzò, negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale, sulla costruzione di strutture eclettiche (per esempio ilPalazzo della Galleria e, per certi versi, anche il nuovo complesso degliSpedali Riuniti) e di stampo più razionalista (come ilPalazzo del Governo), ma il faraonicoMausoleo della famiglia Ciano, che avrebbe dovuto dominare Livorno dal colle Monteburrone, non fu mai portato a termine.
Gli eventi bellici causarono ingenti danni al centro cittadino; la ricostruzione, ispirata alle proposte urbanistiche presentate già prima della guerra, portò a un parziale stravolgimento dell'assetto della città e alla costruzione del controversoPalazzo Grande, opera diLuigi Vagnetti.Nei successivi anni sessanta si registra la costruzione di due importanti edifici: la nuovaSinagoga e ilGrattacielo di piazza Matteotti, opera rispettivamente diAngelo Di Castro e diGiovanni Michelucci.
Cimitero della Congregazione olandese alemanna, adiacente a quello greco-ortodosso e fu realizzato in sostituzione del più antico cimiteroprotestante detto "Giardino degli olandesi". Qui si trovano le tombe delle famiglie Mayer e Kotzian.
Duomo, dedicato aSan Francesco, fu incominciato alla fine del Cinquecento su progetto diAlessandro Pieroni. Successivamente fu ampliato con l'aggiunta di due cappelle laterali. Da segnalare il pregevole soffitto ligneo intagliato, andato perduto nel corso dell'ultima guerra mondiale, a seguito della quasi totale distruzione della chiesa.
Chiesa di Santa Caterina, iniziatasi nel 1720 su progetto diGiovanni del Fantasia, fu consacrata nel 1755. La chiesa, a pianta ottagonale, è caratterizzata da una grandecupola ridotta all'aspetto di torrione a causa di problemi di natura statica. All'interno si può ammirare un notevole dipinto a olio delVasari.
Chiesa di San Jacopo in Acquaviva, di origini millenarie, sino al Cinquecento l'eremo di San Jacopo era affidato ai Padri Agostiniani. Nel XVI secolo il complesso fu ceduto alla comunità dei Greci Uniti per poi tornare agli Agostiniani. Modificata profondamente nella seconda metà del Settecento, l'aspetto attuale risale invece alla fine del XIX secolo.
Chiesa armena di San Gregorio Illuminatore, fu costruita nei primi anni del Settecento. Danneggiata durante laseconda guerra mondiale, fu abbattuta durante la ricostruzione del centro cittadino. Oggi resta solo la facciata, mentre alcuni resti delle decorazioni interne sono abbandonati nel giardino pubblico diVilla Fabbricotti.
Chiesa dei Greci Uniti, fu costruita nei primi anni del Seicento e intitolata alla Santissima Annunziata. È stata la chiesa nazionale dei greci che prestavano il loro servizio sulle navi dell'Ordine di Santo Stefano. Semidistrutta durante laseconda guerra mondiale, è sopravvissuta pressoché intatta la facciata settecentesca. L'interno, ricostruito, ospita una preziosaiconostasi.
Chiesa valdese, in stileneogotico, fu costruita intorno alla metà dell'Ottocento e fu sede, fino ai primi anni del Novecento, della chiesaPresbiteriana Scozzese. Al fine di non turbare il clero cattolico fu imposto al progettista di realizzare un edificio simile a un palazzo, comprendente anche gli alloggipastorali.
Sinagoga ebraica, l'antica sinagoga seicentesca, una della più grandi d'Europa, fu gravemente danneggiata nel corso dell'ultima guerra mondiale. Per volontà dellacomunità ebraica fu deciso di abbattere gli antichi resti e di costruire una nuova sinagoga, inaugurata nel 1962 e che nelle sue forme architettoniche richiama la Grande Tenda nella quale veniva custodita l'Arca dell'Alleanza.
Tempio della Congregazione olandese alemanna, questa chiesaprotestante, fu costruita in stileneogotico tra il 1862 e il 1864 su progetto dell'architettoDario Giacomelli. La facciata è ornata da trerosoni e finestrebifore, mentre l'interno presenta un'aula a pianta rettangolare aperta da finestre ogivali e una tribuna posta sopra il vestibolo di ingresso. La chiesa è da anni in stato di completo abbandono.
Acquedotto di Colognole, detto Lorenese, è unacquedotto cominciato sul finire del Settecento per alimentare la città. Le condotte, originandosi dalle sorgenti diColognole, raggiungono Livorno dopo un percorso di diciotto chilometri incastonati tra le sinuose colline che costituiscono il sistema deiMonti Livornesi. È gestito daASA.
Bottini dell'olio, questo antico magazzino per la conservazione dell'olio si trova nel quartiere dellaVenezia Nuova e il nucleo originario risale al 1705. Oggi ospita numerose esposizioni, mentre il piano superiore è una sede, assieme ad altri edifici cittadini, dellaBiblioteca Labronica.
Casini d'Ardenza, nell'Ottocento erano un'elegante struttura ricettiva suddivisa in numerosi appartamenti. Il progetto si deve aGiuseppe Cappellini, che per alcuni si ispirò alCrescent diBath.
Hotel Palazzo, si tratta di un grande e lussuoso albergo ubicato davanti allaTerrazza Mascagni e caratterizzato da una imponente facciata sormontata da due caratteristiche torrette. Fu costruito nella seconda metà del XIX secolo per volontà di Bernardo Fabbricotti, già proprietario dell'omonima villa livornese. Da luglio 2008 è stato aperto nuovamente al pubblico, dopo un lungo periodo di inattività.
Palazzo de Larderel, è il più sontuoso palazzo cittadino. Ubicato sulla via omonima, fu residenza della importante famigliade Larderel. In origine era costituito da alcune palazzine isolate che furono unite intorno alla metà dell'Ottocento dietro a una monumentale facciata, caratterizzata da un raffinatotimpano riccamente decorato.
Stabilimento termale Acque della Salute, questo stabilimento è una pregevolissima architettura dell'inizio del Novecento che si inserisce a breve distanza dallaStazione Centrale e a pochi chilometri dai più antichiBagnetti della Puzzolente. Svolse la sua attività fino allo scoppio dellaseconda guerra mondiale, mentre nel 1968 fu danneggiato da un incendio: oggi è oggetto di restauro a partire dal Padiglione della mescita, luogo dove ,un tempo, 5 fontane erogavano l'acqua di altrettante sorgenti naturali.
Castello del Boccale, edificio residenziale costruito alla fine dell'Ottocento, ingloba una torre quadrata di epoca precedente. È ubicato sulla costa nei pressi diAntignano. Recentemente restaurato, è stato frazionato in lussuosi appartamenti.
Castello Sonnino, fu residenza del baroneSidney Sonnino e si erge su un promontorio a picco sul mare a pochi chilometri dalla città, presso la frazione diQuercianella. Qui, in una grotta della scogliera, fu tumulata la salma dello stesso Sonnino, da sempre particolarmente legato a questi affascinanti luoghi.
Villa Fabbricotti, l'aspetto attuale risale alla seconda metà dell'Ottocento, quandoVincenzo Micheli, su incarico di Bernardo Fabbricotti, trasformò un edificio preesistente in una sontuosa dimora signorile. È circondata da un grande parco pubblico. In estate ospita un cinema all'aperto.
Fanale, è il faro delporto di Livorno e fu costruito dallaRepubblica di Pisa nei primi anni del Trecento. Distrutto durante laseconda guerra mondiale, è stato ricostruito fedelmente impiegando anche il materiale recuperato tra le macerie dalla famiglia Ghezzani, storica famiglia di imprenditori labronici.
Mercato delle vettovaglie, è un maestoso edificio ubicato lungo ilFosso Reale. Progettato dall'ingegnere comunaleAngiolo Badaloni, fu inaugurato, dopo circa quattro anni di lavoro, nel 1894. All'epoca il mercato labronico costituiva uno dei più grandi mercati coperti d'Europa, tanto che i livornesi lo avevano soprannominatoilLouvre.
Silo granario, è un edificio dei primi decenni del Novecento, parzialmente recuperato per essere destinato a eventi e iniziative culturali.
Torre della Meloria, è una costruzione settecentesca innalzata al largo della costa labronica, nello specchio di mare che nel 1284 fu teatro della celebrebattaglia tra genovesi e pisani.
Mura Leopoldine, rappresentano l'antica cinta daziaria della città e non avevano scopo difensivo. Furono costruite a partire dagli anni trenta del XIX secolo su progetto diAlessandro Manetti eCarlo Reishammer. Sul finire del medesimo secolo la cinta fu ampliata; demolita nei primi decenni del Novecento, si conservano ancora alcune barriere (Porta San Marco,Barriera Fiorentina,Barriera Margherita, ruderi dellaDogana d'acqua) e parte del tracciato, costituito da un elegante muraglione rivestito in pietra.
Fortezza Nuova, fu costruita su progetto diBernardo Buontalenti eDon Giovanni de' Medici, alla fine del Cinquecento, per essere poi modificata successivamente per fare posto all'accrescimento del quartiere dellaVenezia Nuova. Oggi la Fortezza è adibita a spazio verde pubblico oltre che sede di eventi e manifestazioni.
Fortezza Vecchia, in questo fortilizio si sovrappongono tutti i secoli della storia cittadina, partendo dai primi insediamenti romani, fino ad arrivare alle devastazioni belliche del Novecento. L'aspetto attuale si deve comunque adAntonio da Sangallo il Vecchio, che, nei primi anni del XVI secolo, ebbe incarico di trasformare una fortificazione di origine pisana in una imponente macchina bellica.
Fosso Reale, è l'anticofossato posto a difesa della cittàmedicea e modificato nel corso dei secoli, con una sostanziale rettifica intorno al 1840 e la creazione dipiazza della Repubblica. I lavori del Fosso furono incominciati contemporaneamente alla fondazione della cittàbuontalentiana, nel 1577. Lungo il fosso si estendevano le mura difensive, di cui oggi restano solo poche tracce.
Torre del Marzocco, attribuita dapprima aLorenzo Ghiberti e successivamente aLeon Battista Alberti, questa torre, di forma ottagonale, fu edificata nella prima metà del Quattrocento dai fiorentini padroni del castello di Livorno. È alta ben 54 metri ed è rivestita interamente in marmo. A breve distanza si trovava la storicaTorre del Magnale, gravemente danneggiata nel 1944 e demolita nel dopoguerra.
Piazza della Repubblica, questa vasta piazza (chiamata dai livornesi il "Voltone") funge da collegamento tra la città pentagonale delBuontalenti e quelli che furono i sobborghi ottocenteschi della città di Livorno. Fu realizzata intorno al 1840 convogliando ilFosso Reale all'interno di una galleria lunga oltre 200 metri, caratteristica che per alcuni porrebbe la piazza come il ponte più largo d'Europa. Al livello del piano stradale si trovano le statue deigranduchilorenesiFerdinando III e diLeopoldo II.
Piazza Grande, ubicata nel cuore della città pentagonale, in origine era una vasta piazza sulla quale si affacciavano i più importanti edifici della vita cittadina, quali ilDuomo e ilPalazzo Comunale. Distrutta durante laseconda guerra mondiale, è stata completamente stravolta durante la successiva ricostruzione.
Terrazza Mascagni, è il cuore dellapasseggiata a mare labronica e sorge nell'area un tempo occupata dal Forte dei Cavalleggeri. Si tratta di un belvedere di circa8500m² delimitato verso il mare da una sinuosa balaustra composta da4100 eleganti colonnine. La sua costruzione è stata effettuata in due tempi: la prima parte, lato sud, fu portata a termine nel 1928 dopo tre anni di lavori e intitolata aCostanzo Ciano; la seconda parte risale al 1948 quando fu anche modificata l'intestazione della terrazza aPietro Mascagni.
Livorno, che alla fine del XIX secolo contava circa100000 abitanti ed era l'undicesima città d'Italia e la seconda della Toscana per popolazione[57], negli ultimi decenni, dopo aver oltrepassato la soglia dei175000 abitanti, è andata incontro a un sensibile decremento del numero di abitanti, scendendo sotto le160000 unità.
Al 31 dicembre 2023 gli stranieri residenti nel comune erano 12 348, ovvero l'8,05% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti:[59]
Storicamente ilcosmopolitismo ha rappresentato una caratteristica importante della società livornese. LaCostituzione Livornina del 1593 incoraggiò l'afflusso in città di «Levantini, Ponentini, Spagnuoli, Portoghesi, Greci, Todeschi, ed Italiani, Hebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani, et altri Stati»[60], caratterizzando fortemente l'immagine di quella che è stata spesso definita la "Livorno delle Nazioni". Nel corso dei secoli infatti queste leggi, insieme con la crescente importanza del suo porto, conferirono a Livorno le caratteristiche di città multirazziale e multireligiosa, favorendo la costituzione in città di numerose "Nazioni" di mercanti e operatori economici stabilmente residenti. Il termine "Nazioni" ha incluso nel tempo anche le diverse comunità religiose.
Nel 1601 gli ebrei erano 114; mezzo secolo dopo ammontavano già a3300 e nel 1808 erano quasi5000, tanto cheJohann Caspar, padre del celebreJohann Wolfgang von Goethe, definì Livornoil Paradiso degli ebrei[61]. A differenza delle altre comunità, gli ebrei erano riconosciuti sudditi toscani, sia pure con leggi e giurisdizione a parte (legge talmudica), particolarmente tutelati rispetto alle altre comunità. La loro presenza non portò alla formazione di un ghetto separato dal resto della città. La comunità, che oggi si attesta su settecento persone, lasciò segni importanti della propria presenza a partire dalla grandeSinagoga; disponevano inoltre di numerosicimiteri e istituirono il primomonte di pietà.
Sul finire del XVI secolo comunitàgreco-cattoliche (dirito bizantino) daiBalcani, prettamentealbanesi[62], fondarono un primo nucleo nei pressi dellachiesa di San Jacopo in Acquaviva. Erano specializzati nella marineria e tra il 1601 e il 1606 costruirono la lorochiesa greco-cattolica dellaSantissima Annunziata. Dal Settecento giunsero a Livorno altri albanesi "graeci ritus" dell'Epiro e dallaMorea, così come in diversa misura slavi e greci di varia provenienza, che però si differenziarono dai precedenti connazionali cristiano-orientali edificando la chiesaortodossa della Santissima Trinità dirito ortodosso non unito. Gli ortodossi, circa 200 persone, esclusero dalla comunità tutti coloro che avevano mogli o figli non ortodossi, ma la misura non impedì una lenta integrazione con gli italiani[63]. La comunità, riunita dall'aspetto religioso ma non da quello linguistico di origine perché di varia provenienza balcanica[64], fu a lungo chiamata e definita "greca" fino ai tempi recenti, in virtù appunto del rito religioso orientale professato nellakoinè, in contrapposizione della comunità locale italiana "latina" dirito romano-cattolico.
Sin dal XVII secolo, con l'affermazione di Livorno (Leghorn, nome con il quale viene indicata occasionalmente, ancor oggi, la città in lingua inglese) quale emporio del Mediterraneo, notevole fu l'affluenza britannica. Nel Seicento Livorno era già la principale base commerciale inglese nel Mediterraneo occidentale[65], nonché punto di riferimento per la flotta da guerra, attiva sia in scorta alle navi mercantili sia nelle spedizioni contro ipirati barbareschi[66]. Un secolo più tardi, intorno al 1750, la comunità contava circa 500 persone che costituivano di fatto unaBritish Factory dalle molteplici funzioni; laBritish Factory in particolare costituiva una sorta diCamera di Commercio del consolato, un gruppo religioso tenuto insieme dalla comune fede protestante, una società di assistenza e beneficenza e molto altro[67]. La comunità era la più numerosa e attiva dopo quella ebraica, dando un grosso contributo all'economia cittadina. Lo stesso Consiglio di Reggenza fiorentino chiedeva ai consoli britannici consigli e pareri sull'economia marittima della città. La ricchezza dei suoi mercanti è testimoniata dalle numerose e sontuose ville suburbane: è il caso diVilla Gower, situata nella frazione diCastellaccio, diVilla Henderson,Villa Jermy[68], e altre. Senza trascurare la presenza di eminenti personalità della cultura britannica del tempo comeTobias Smollett,Percy Bysshe Shelley eGeorge Gordon Byron. Nell'Ottocento gli inglesi (ma più in generale gli acattolici di varie nazionalità, compresi gli statunitensi) avevano due cimiteri (il vecchiocimitero inglese di via Verdi, chiuso ufficialmente alla fine del 1839, e ilnuovo di via Pera) e unachiesa anglicana, mentre gli scozzesi, che ebbero la loro figura di riferimento inRobert Walter Stewart[69], innalzarono la lorochiesa presbiteriana (ora deivaldesi) e successivamente ilSeamen's Institute (distrutto durante laseconda guerra mondiale).
Al Seicento risale anche il primo statuto della Nazione Olandese-Alemanna, successivamente nota come Congregazione Olandese-Alemanna, i cui membri erano presenti a Livorno soprattutto per il fiorente dinamismo commerciale della città. La comunità era inizialmente cattolica, ma nel tempo la componenteprotestante aumentò sensibilmente anche per l'ingresso di tedeschi e svizzeri. Nel 1832 la "Nazione Olandese-Alemanna" contava 25 membri, con due soli olandesi, mentre il resto era formato soprattutto da svizzeri e bavaresi. I principali segni della loro presenza sono ilcimitero di via Mastacchi, costruito in sostituzione di una precedente area cimiteriale oggi scomparsa, e ilneogoticoTempio della Congregazione olandese alemanna, oggi in completa rovina[70]. Ancora oggi vi sono numerosi discendenti dalle famiglie di tale comunità (Mayer, Kotzian, Dalgas, Dieterich, Heusch e altri).
Non mancavano poi i francesi, la cui presenza però era meno avvertita in quanto essi erano di religione cattolica. Infatti, il principale punto di riferimento della comunità divenne lachiesa della Madonna, dove era presente un altare intitolato aSan Luigi. Flussi francesi si ebbero anche all'epoca dellaRivoluzione francese; personalità di spicco fuFrançois Jacques de Larderel, imprenditore originario diVienne, che avviò lo sfruttamento industriale deisoffioni boraciferi delleColline Metallifere[71].
I portoghesi giunti in città disponevano di un altare nellachiesa della Madonna, dove fu posta una statua lignea dellaMadonna sottratta ai pirati saraceni (ora collocata presso l'altare maggiore) che in seguito fu però sostituita da quella diSant'Antonio di Padova. Da questo altare, ogni 13 giugno, ricorrenza di sant'Antonio, i membri della comunità portavano in processione la statua per le vie del centro[72].
La maggior parte degli armeni, che nel 1689 erano circa 70[73] e vestivano con caratteristiciturbanti, era cattolica; nel 1701 ebbero il permesso di edificare la propriachiesa nazionale, oggi trasformata in un centro interculturale dopo le distruzioni subite nel corso dellaseconda guerra mondiale. I resti mortali recuperati nelle tombe della distrutta chiesa furono inumati presso ilcimitero della Misericordia[74].Disponevano anche di uncimitero, del quale non restano più tracce.
Altre presenze importanti furono quelle deimaroniti, che dal 1888 ebbero unacappella in via Mangini, e dei turchi. I maroniti e i cattolici orientali di lingua araba, prima di trasferirsi in via Mangini, parteciparono alla costruzione della prima cappella a destra dell'ingresso dellachiesa di Santa Caterina dei Domenicani. Era dedicata con l'altare a San Tommaso d'Aquino il cui trionfo fu dipinto in alto. Con approvazione sovrana del 1755 fu autorizzata per le loro celebrazioni.Invece gli ottomani, catturati durante le battaglie navali, erano detenuti nelBagno dei forzati. All'interno del Bagno avevano una stanza adibita a piccola moschea sotto la direzione del loro ministro detto "Coggia". Nel 1689 erano 845, avevano diritto a un vestito nuovo all'anno, "tre pani al giorno con sue minestre", e, in caso di gravi malattie, di essere curati all'ospedale del Bagno. Avevano inoltre una serie di botteghe fuori dal Bagno e potevano vendere l'acqua o prestare la loro attività in qualità di facchini. Successivamente affluirono a Livorno numerosi mercanti ottomani che ebbero l'autorizzazione ad aprire un proprio cimitero all'attuale largo Bellavista, dal 1780 circondato da un caratteristico muro merlato e dipinto di rosso, fino alla sua soppressione con la costruzione del nuovo lungomare. La presenza della comunità musulmana è ancora oggi attestata da alcune lapidi sepolcrali sormontate da una mezzaluna nelcimitero comunale dei Lupi[75].
Livorno vanta una lunga e forte relazione con lanazione corsa: basti pensare al fatto che la santa patrona della città, Santa Giulia, è corsa.I primi documenti di una loro presenza nella città portuale medicea risalgono ai primi anni del Seicento. Tuttavia, essendo sudditi diGenova non potevano essere riconosciuti formalmente come effettiva nazione. La loro presenza è testimoniata dall'erezione dell'altare di San Giovanni Evangelista (1630) nellachiesa della Madonna con una tela commissionata al Curradi. Nel 1766 un loro membro, il capitano Santi Mattei, in occasione della rivolta isolana contro Genova, chiese al governo toscano il riconoscimento ufficiale della nazione corsa, rivendicando la sua funzione di console. Molte famiglie discendono da tale comunità (Lorenzi, Mattei, D'Angelo, Manfredini, Di Santi, Morazzani, Cardi, Franceschi)[76].
I rapporti dellarepubblica di Ragusa con Pisa e la Toscana sono antichissimi. Così anche a Livorno si costituisce una propria comunità a tutela dei propri interessi commerciali. Ne è documentato il suo primo console nel 1517. Grazie alla sua neutralità e alla sua sudditanza dell'Impero ottomano, le sue navi erano esenti dagli attacchi delle varie potenze belligeranti che si contendevano il primato nel Mediterraneo. I Ragusei da Livorno, aprirono nuove rotte commerciali per l'Inghilterra e il Nord America, dando a nolo le proprie navi ai commercianti livornesi, toscani ed ebrei, specie per il commercio con il Levante.[77] Tra le famiglie legate alla comunità ragusea merita di essere ricordata la famiglia Mimbelli, originaria diSabbioncello (oggi Orebic), che nella seconda metà dell'Ottocento fece erigere unavilla alle porte meridionali della città[78].
Ilvernacolo livornese è fondamentalmente una variante deltoscano parlato nelle province diPisa e Livorno, che si discosta dal resto deidialetti toscani per certi tratti tipici della pronuncia, i più appariscenti dei quali sono alcune realizzazioni molto aperte delle vocali medie e la /k/ scempia intervocalica che viene completamente omessa (e non soltanto aspirata, come accade nella maggior parte delle parlate toscane), mentre quella doppia rimane tale. Per esempio la frase "la mia casa" è pronunciata in livornese [lami'aːsa], mentre invece la frase "vado a casa" rimane tale perché nella pronuncia livornese, come in italiano, è presente il raddoppiamento fonosintattico [ˌvɔakˈkaːsa]; anche in una frase come "Il cane abbaia" la /k/ conserva la realizzazione occlusiva [k] perché non è intervocalica[80].
Del tutto peculiare è anche la frequente interiezionedé, da non confondere con il "deh" esortativo italiano, ormai desueto. Al contrario, il "dé" livornese è praticamente onnipresente, e può assumere un vasto spettro di significati, spesso decodificabili solo mediante l'intonazione. Può assumere il significato di rafforzativo di un concetto, oppure semplicemente di risposta affermativa a domanda retorica. Assieme al "dé" spesso troviamo il termine "boia", che viene usato come esclamazione ("Boiadé")[81].
Inoltre, il lessico contiene tracce (vocaboli e locuzioni) di alcune delle numerose lingue parlate dalle comunità ospitate da Livorno attraverso i secoli: per esempio talvolta i piedi vengono detti "le fétte" parafrasando alla buona il vocabolo inglese "feet", tale interpretazione deriva dal periodo dellaseconda guerra mondiale, in quanto i soldati americani presenti a Livorno utilizzavano l'inglese per parlare con i livornesi, conoscendo solo poche parole di italiano. Ad esempio, per dire "Hai i piedi grandi" si può sentir dire "Ciai dù fètte paiono zattere". E a tal proposito la grafìa livornese corretta "ci hai" e "ci hanno" sarà sempre "ciai" (pron. ciài) e "cianno" (pron. ciànno), mai "c'hai", che equivale foneticamente a "kai". Altro esempio di storpiatura postbellica rimasta nel livornese è quella dei cartelli con su scritto "no trespassing" (non oltrepassare) ad argine delle zone minate del centro. Ancora ai giorni nostri si usa la locuzione "lèvati da tre passi" per invitare qualcuno ad andare a quel paese o più semplicemente a spostarsi. Qualcuno richiama anche l'espressione angloamericana "Oh, boy", indicante stupore, come origine della livornese "O boia", analoga alla celebre "Boiadé". Dallo spagnolo "rosco" (rotondo) proviene la denominazione delle "roschette", sorta di taralli preparati con acqua, farina, olio (talvolta burro) e sale, chiamate così per via della loro forma circolare. Va anche notata la presenza, in seno alla numerosa presenza ebraica, delbagitto, ormai però relegato ai pochi che ne conservano ricordo. Uno dei vocaboli più usati, ricollegabile a tale matrice, è la parola "gadollo", a indicare persona grassa od obesa.
Altra particolarità, stavolta retorica, è l'uso di una forma di ironia che consiste nell'uso di locuzioni iperboliche con una determinata intonazione, per significare l'esatto opposto: per esempio "e sei parigino!", per intendere che l'interlocutore è tutt'altro che proveniente da Parigi (città dell'eleganza e del buon gusto perantonomasia). Inoltre la lettera "l" in molti casi viene pronunciata "r", per esempio al (ar), nel (ner), il (ir), del (der) oppure albero (arbero), soldi (sordi), dolce (dorce), anche per i nomi e cognomi vige la stessa regola, esempio: Silvio (Sirvio), Alfio (Arfio), Alfano (Arfano) ecc.
Grande rappresentanza delvernacolo livornese viene data anche dalVernacoliere, mensile di satira politica/sociale diretto daMario Cardinali, che include varie rubriche di attualità, vignette, fumetti, posta dei lettori tutte (o quasi) rigorosamente in vernacolo livornese. Il mensile non solo è apprezzato e diffuso a livello locale, ma è seguito da appassionati del genere in tutta Italia[82].
Società medica di Livorno: venne fondata nel 1825 dai medici della città e aveva lo scopo di favorire l'avanzamento della medicina e il suo perfezionamento, favorire la pubblica assistenza agli indigenti, praticando la vaccinazione antivaiolosa gratuitamente. Cessò la sua attività dopo il 1847.
Gruppo di Cultura Scientifica "Diacinto Cestoni": fondato nel 1947, il gruppo nasce allo scopo di divulgare la ricerca scientifica della medicina, della fisica, della biologia, delle comunicazioni e dell'arte.
Associazione di storia, lettere, arti livornesi: fondata nel 1986 da alcuni promotori come l'avvocato Giovanni Gelati, il dottor Lodovico Inghirami e l'editore Ugo Bastogi, con lo scopo di divulgare, con incontri e pubblicazioni annuali, una collana di studi sulla città come strumento di cultura per tutti. I numerosi articoli sono stati pubblicati annualmente dallo stesso Bastogi. Dal 1993 l'associazione cambia denominazione delle proprie pubblicazioni in "Nuovi studi livornesi", editi da Belforte.
LaMMA CoMMA-Med, il Centro di Meteorologia Marina e Monitoraggio Ambientale del Mediterraneo delConsorzio LaMMA inaugurato il 9 settembre 2003, che si occupa dimeteorologia marina a supporto deltrasporto marittimo e delle altre attività produttive marittime e delle aree costiere.
Livorno, città di antiche tradizioni nell'ambito della stampa e dell'editoria, ospita una grande biblioteca pubblica in cui sono conservati volumi di notevole importanza, come l'edizione livornese dell'Encyclopédie e alcuni manoscritti diUgo Foscolo; inoltre, presso il fondoBastogi, sono conservati60000 autografi di personalità di rilievo, qualiGiacomo Leopardi eGalileo Galilei.[83]La Biblioteca Labronica è suddivisa in diverse sedi:
Villa Maria (trasferito provvisoriamente presso sede centrale);
Biblioteca dei ragazzi, presso il parco di Villa Fabbricotti.
Sono inoltre presenti biblioteche presso le strutture museali (per esempio nelMuseo di storia naturale del Mediterraneo), nella sede della fondazione L.E.M. (Livorno Euro Mediterranea), nelSeminario Gavi, in alcune circoscrizioni cittadine (in particolare la Biblioteca Igiene e Sanità pubblica della Circoscrizione IV), nell'Archivio di Stato e in alcuni istituti scolastici.[84]
A Livorno ha sede il Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed Ecologia Applicata "Guido Bacci", un consorzio fondato nel 1967 dal Comune di Livorno e dalle Università degli Studi diBologna,Firenze,Modena,Pisa,Siena eTorino. Il Centro svolge attività scientifica e di ricerca nel settore delle scienze marine eambientali.[85]
La principale istituzione universitaria presente a Livorno è l'Accademia navale, un ente universitario militare che si occupa della formazione tecnica e della preparazione militare degli Ufficiali dellaMarina Militare.
Museo della Città: inaugurato nel 2018, ospita un polo culturale con collezioni che ripercorrono la storia della città, nonché una esposizione di arte contemporanea e una sezione dellaBiblioteca Labronica.
Museo di storia naturale del Mediterraneo, ubicato invia Roma, fu fondato nel 1929. Si tratta di un museo ritenuto all'avanguardia sia dal punto di vista del contenuto esposto, sia delle strutture.
Museo ebraico "Yeshivà Marini", situato invia Micali 21, oltre a una collezione di arredi e paramenti sacri del culto ebraico (in gran parte portati qui dalla vecchiaSinagoga che fu distrutta a seguito dei bombardamenti dellaseconda guerra mondiale), si possono qui trovare raccolte di libri dal XVII al XX secolo e unHekhàl del Cinquecento che contiene i rotoli dellaTōrāh.
Museo di Santa Giulia, situato presso l'omonima chiesa, in (Largo Duomo). Contiene arredi sacri, paramenti liturgici e l'antica tavola di scuola giottesca raffigurantesanta Giulia con scene della sua vita e del martirio.
Acquario, situato nei pressi dellaTerrazza Mascagni, fu inaugurato nel 1937 e ricostruito nel 1950, è stato notevolmente ampliato nel corso del restauro conclusosi nel 2010 e oggi risulta il terzo acquario più grande d'Italia.[87]
Museo Mediceo, è situato all’interno dei Granai di Villa Mimbelli, la collezione è stata disposta a far conoscere ai visitatori lati inediti e curiosità legate ai Medici e alla loro influenza sui tempi che vissero.[90]
«Illibeccio soffia impetuoso travolgendo tutto ciò che incontra; il mare azzurro in tempesta, gli esili tronchi degli arbusti impotenti davanti a cotanta potenza della natura e là, tra le fredde tonalità che saltano dall'azzurro al giallo chiaro, la tamerice resiste impavida, piegata, quasi spezzata dalle raffiche di vento.»
(Luca Dal Canto,Livorno e la pittura,Corriere di Livorno del 2 gennaio 2008)
Con questa immagine Livorno è nota attraverso l'opera di uno dei più importanti pittori dell'Ottocento italiano:Giovanni Fattori, maestro della corrente "verista" deiMacchiaioli nata aFirenze intorno agli anni sessanta dell'Ottocento e sviluppatasi sulla costa labronica proprio nel periodo in cui nacque un altro livornese, fuggito poi aParigi, destinato a sconvolgere l'arte europea:Amedeo Modigliani. NeLa libecciata (1880-1885), ma già neLa Rotonda dei bagni Palmieri (1866), così come in molti altri dipinti macchiaioli, Livorno è ritratta con la sua luce accecante resa visivamente, secondo le teorie della macchia, con un contrasto di macchie di colore e chiaroscuro ottenute attraverso la cosiddetta "tecnica dello specchio nero".
Ma la Livorno artistica non è soltanto Ottocento,Macchiaioli e Modigliani. Essendo una cittàportuale, ricca a partire dal XVI secolo sia di scambi commerciali sia culturali, è stata per centinaia di anni il crocevia di opere d'arte e il luogo dove molti artisti, non soltanto labronici, hanno operato chiamati a corte prima daiMedici e poi daiLorena. Le più antiche tracce di arte pittorica ancora esistenti appartengono alBasso Medioevo e in particolare agli inizi del XIV secolo, periodo al quale risalgono sia i due santiagostiniani dellachiesa di San Jacopo in Acquaviva (attribuiti, se non aGiotto stesso, quasi sicuramente alla sua bottega, oggi nelMuseo diocesano Leonello Barsotti), sia laPala di Santa Giulia presente in un'antica pieve di Livorno e oggi collocata nellaConfraternita omonima.
Un discorso a parte va fatto perGiuseppe Maria Terreni, nato a Livorno nel 1739, celebre pittore attivo principalmente in Toscana e autore di molte vedute di città del Granducato e di alcuni affreschi nel Santuario di Montenero e in altrechiese cittadine. Un dipinto a lui attribuito,Festa al Santuario di Montenero (1770), si trova oggi allaAlbright-Knox Art Gallery diBuffalo probabilmente esportato nel Nuovo Mondo attraverso uno dei tanti scambi commerciali che il porto di Livorno intraprendeva tra Sette e Ottocento con gliStati Uniti d'America.
Nella pittura uno dei principali artisti dell'Ottocento livornese fuEnrico Pollastrini, di cui si ricorda l'Immacolata Concezione nellachiesa dei Santi Pietro e Paolo. I nomi citati sono soltanto alcuni dei molti artisti che hanno avuto contatti, diretti o indiretti, con la città labronica e la cui storia serve per dimostrare che l'arte livornese ha una tradizione radicata sin dal Cinquecento e un'eredità importante che prosegue per tutto il Novecento (Gruppo Labronico) e va oltre i Macchiaioli, con iPostmacchiaioli, tra cuiGiovanni Bartolena eUlvi Liegi (quest'ultimo vicino all'espressionismoFauves), ilDivisionismo diPlinio Nomellini, e molti altri artisti comeGiulio Allori,Renato Natali eMario Madiai che fanno della luce e dell'ispirazione labronica uno strumento di raffinatezza pittorica.
Prima delle distruzioni belliche del 1943 Livorno ha ospitato una decina di teatri e arene, nonché una serie di spazi teatrali minori[98].Laseconda guerra mondiale ha cancellato gran parte di questo patrimonio: infatti, i bombardamenti colpirono inesorabilmente ilTeatro San Marco, il Rossini e il Teatro degli Avvalorati, mentre nei decenni successivi fu raso al suolo il grande Politeama.Oggi, dell'antico patrimonio teatrale resta solo ilGoldoni, riportato agli antichi splendori dopo un lungo restauro conclusosi nel 2004.
Nel secondo dopoguerra furono tuttavia innalzate nuove strutture, come ilCinema Teatro Grande, la Gran Guardia e ilCinema Odeon, delle quali solo la prima risulta ancora in attività, sebbene sia stata riconvertita in una multisala.
Livorno fu scelta daifratelli Lumière durante la loro prima tournée transalpina il 30 giugno 1896[99].
Ai primi decenni del Novecento risalgono i primi generi cinematografici narrativi e Livorno fu scelta quale sede dell'anteprima del primo film di finzione italiano:La presa di Roma, diFiloteo Alberini (1905)[100]; la città fu scelta per il consistente numero di sale cinematografiche: al 1907 se ne contavano quindici, con una media di una sala ogni7163 abitanti[101].
In città fu girato il filmato che documentava il varo della corazzata Varese nel 1897, e nel 1926Fred Niblo ambientò alcune scene del suoBen-Hur allaMeloria e al largo delMolo Novo[102].
Livorno è stata sede anche di produzioni internazionali, come i film diTollywoodPaglu del registaRajiv Kumar. Successivamente la città ha fatto da sfondo aI più grandi di tutti di Carlo Virzì.
Notevolissima è stata nel passato la presenza dellalirica a Livorno "tanto che si poteva parlare di una tradizione esecutiva livornese" soprattutto a cavallo tra i secoli XIX e XX: "tra il 1880 e il 1930" a Livorno si dava "uno spettacolo ogni cinque giorni"[107].
Vivacissimo è, da sempre, l'ambiente livornese deljazz[108], che si sviluppò velocemente sulla costa toscana grazie ai traffici commerciali e agli intensi rapporti politici, culturali e turistici con gliStati Uniti d'America[109]. Dopo laseconda guerra mondiale, il primo jazz club di Livorno fu l'“Hot Club” (1948), ma già nel 1933 nella città labronica si era esibita per esempio l'orchestra jazz del ballerino Harry Fleming, di origini etiopi: proprio a quegli anni risalgono le prime esibizioni di gruppi musicali jazzistici a Livorno.Nel luglio 1945 si esibì inpiazza della VittoriaFrank Sinatra al seguito delle forze armate USA. Il primo evento importante di jazz moderno a Livorno fu il concerto dei "Jazz at the Philharmonic" diNorman Granz, il 2 marzo 1954, con, tra gli altri,Oscar Peterson,Ella Fitzgerald,Roy Eldridge eBenny Carter.Dal 1957 agli anni settanta si sono esibiti a Livorno numerosi interpreti della musica jazz, soprattutto alTeatro La Gran Guardia[110].Oggi si ha un gran numero di jazzisti livornesi attivi anche a livello internazionale, qualiMauro Grossi,Stefano Onorati,Andrea Pellegrini,Tino Tracanna, Dimitri Grechi Espinosa (nato a Mosca, ma cresciuto in città) e molti altri.
Negli anni sessanta del Novecento, nella scia deiBeatles, uno dei primi complessi Italiani ad aver avuto successo nazionale furonoI Satelliti, gruppo formatosi a Livorno nel 1961. Numerose esperienze furono condotte in quegli anni anche nel campo del jazz-rock, da gruppi come i Campo di Marte e altri. Il Rock è anch'esso presente da sempre a Livorno con centinaia di gruppi musicali giovanili e professionali[111].
Fondamentale per la vita musicale della città oltre alTeatro Goldoni è l'Istituto superiore di studi musicali Pietro Mascagni, organismo formativo accreditato dalla Regione Toscana, nato come "Scuola musicale Pietro Mascagni" nel 1953, prima scuola di musica pubblica nella storia della città. Nel 1963 la gestione della scuola passò a un consorzio tra il Comune e la Provincia di Livorno e nel 1969 il "Mascagni" ha assunto la denominazione di "Istituto". Nel 1978 è stato pareggiato ai Conservatori di Stato. In seguito è divenuto ente di alta formazione universitaria (AFAM).
La musica contemporanea "colta" è presente a Livorno con alcuni interessanti compositori come Marco Lenzi, Carlo Deri, con numerose attività collegate all'Istituto Mascagni e a centri anche dedicati allamusica elettronica e allacomputer music comeAudiofficine e altri.
Livorno ha inoltre una banda cittadina (associazione "Banda della Città di Livorno"), numerosissime corali (Del Corona,Mascagni,Guido Monaco eccetera), una decina di scuole di musica come laDel Corona, laScarlatti, laAmadeus,Percorsi Musicali e molte altre di varie dimensioni e caratteristiche, a testimoniare la grande vitalità musicale della città di Pietro Mascagni.
Le prime voci significative ci giungono dalla letteratura teatrale, di cui fu primo interpreteGiovanni De Gamerra, autore di alcune opere ascrivibili al cosiddetto dramma lagrimoso del diciottesimo secolo. Successivamente si ebbero delle buone testimonianze teatrali soprattutto per merito di commediografi comeSabatino Lopez,Dario Niccodemi eGuido Cantini, autore anche di varie sceneggiature cinematografiche.Nel campo della poesia furono notevoli i contributi diGiovanni Marradi, poeta risorgimentale, diGuelfo Civinini, esponente in età giovanile delCrepuscolarismo e infine diGiorgio Caproni, una delle più autorevoli voci della poesia italiana del dopoguerra.Da menzionare per il suo talento poliedrico èGiosuè Borsi, uno dei non pochi artisti e letterati italiani periti durante i combattimenti dellaprima guerra mondiale.Livorno ebbe anche i suoi romanzieri di rilievo. I primi che ebbero un certo successo furono i patrioti risorgimentaliCarlo Bini, autore del non trascurabileManoscritto di un prigioniero (1833) eFrancesco Domenico Guerrazzi che si cimentò con un certo successo nel romanzo storico. Non va infine dimenticatoYa'qub Sannu' (1839-1912), anche detto James Sanua o Giacomo Sanua, intellettuale ebreo italo-egiziano di padre livornese e autore in lingua italiana[112] e araba[113], che dal 1853 al 1855 si formò a Livorno e aderì alla massoneria e infine, di ritorno al Cairo, diffuse i valori risorgimentali italiani in Egitto.
Nel secolo successivo si assiste a una presenza di romanzieri livornesi significativa, ma che rimane ai margini della storia della letteratura italiana. Si sta parlando in particolare dello scrittoreEzio Taddei, amico diArthur Miller, autore di un'opera con venature spirituali come ilQuinto vangelo.Fu un vero e proprio caso letterario il romanzoLa traduzione, scritto daSilvano Ceccherini, un esempio forse unico di scrittore-galeotto.Scrittore cosmopolita fuCarlo Coccioli, che visse tra l'Italia, la Francia e il Messico, e quindi in grado di comporre e tradurre i suoi romanzi in tre lingue. Il suo romanzo,Fabrizio Lupo del 1952, pubblicato in Francia, rappresenta una delle prime opere europee in prosa sul tema dell'omosessualità.
Livorno è stato lo scenario dei romanziCalafuria (1929) eArdenza (1942), entrambi opere dello scrittore fiorentinoDelfino Cinelli.
Per quanto riguarda la stampa, dal 1808 al 1814 si pubblicò a Livorno ilCorriere Etrusco, storico bisettimanale locale che cessò le pubblicazioni in seguito all'occupazione napoletana della Toscana.
La cucina tradizionale di Livorno è stata definita daAldo Santini comerissosa e popolaresca in quanto riflette il carattere originario della popolazione povera della città nei secoli XVII e XVIII, proveniente da varie parti del Mediterraneo in fuga dalla legge o dalle persecuzioni religiose. La tradizione culinaria cittadina si è mantenuta relativamente intatta fino allaseconda guerra mondiale, ma in seguito, con le mutate condizioni socio-economiche, molti piatti sono scomparsi e molti altri sono stati banalizzati.
I piatti principali sono naturalmente a base dipesce e vedono un uso notevole delpomodoro, introdotto a Livorno dagliebreisefarditi; esempi tipici sono ilbaccalà alla livornese, letriglie alla livornese e ilcacciucco, il piatto più famoso della città. Sempre a base di pesce numerosi altri piatti "minori": oltre a vari altri modi di cucinare baccalà,stoccafisso e triglie, si ricordano piatti a base dicee (lo stadio larvale delleanguille),acciughe,sarde,tonno,palombo,bivalvi,crostacei,cefalopodi e pesci vari.
Di derivazione ebraica sono anche molti piatti tradizionali della vecchia cucina livornese, come ilcuscussù, ilpollo in galantina, letriglie alla mosaica, l'impannata di pesce, icarciofi ripieni, oltre a dolci come lacotognata, leroschette (portate dagli ebrei fuggiti dalla Spagna, ai tempi di Ferdinando d'Aragona e di Isabella di Castiglia) e leuova filate.
Ancora più caratteristici sono i piatti "poveri", tanto che costituiscono una sorta di sottogenere della cucina livornese, e che un tempo venivano consumati dallo strato più indigente della popolazione. Appartengono a questo sottogenere ilbordatino, l'inno di Garibaldi, ilpicchiante con le patate, lafrancesina, ilcavolo strascicato, lafavetta, ifagioli con le cotenne, leboghe al pomodoro, glizerri sotto il pesto, laminestra sulla palla, leacciughe alla povera, lasalvia fritta, lepatate rifatte e infine laminestra sui discorsi e ilbrodo di sassi[114], due piatti che si possono classificare come i più "poveri" di tutti.
All'estremo opposto si trovavano i piatti della cucina "ricca" dell'aristocrazia mercantile cittadina: ilragno allaLarderel, leostriche alla livornese, iltimballo di murena alla Pancaldi, leorate fredde all'Ardenza, ilminestrone alla livornese.
Vi sono però anche piatti che ricorrono a elementi di "terra" (carne e verdure) e che naturalmente risentono della tradizione gastronomica di altre parti della Toscana: latorta di ceci, ilcastagnaccio, ibatuffoli,pasta e ceci, lazuppa di verdure e fagioli, lapanzanella, icarciofi ritti, l'agnello in fricassea, ilriso con i fagioli rossi, lapeperonata, lepolpette alla livornese, laricotta briaa, il5 e 5 (un panino con torta di ceci).
Fra i dolci si ricordano anche lastiacciata alla livornese, laciambella all'anice, lefrittelle di farina dolce, ilbollo, ifrati, ichicchi di menta e laschiacciata di Pasqua. Alcuni di essi sono in disuso, come per esempio i "chicchi di menta" o i "panini al ramerino".
Molto spesso le specialità gastronomiche erano legate a festività religiose o laiche; infatti ogni piatto o dolce veniva preparato tradizionalmente per una particolare occasione. Per esempio per le feste di Santa Caterina e di San Nicola veniva offerto il castagnaccio, per San Giuseppe le frittelle dolci di riso, per Santa Giulia le fragole, e dal 1690 circa è invalso l'uso della schiacciata di Pasqua. A giugno per la fiera diSalviano si offrono i baccelli e in settembre, per la festa dalla Madonna, semi salati e lupini.
Infine due bevande tipiche, di forte grado alcolico: lapersiana (a base di anice ed estratto di menta, quasi scomparsa) e ilponce[115].Quest'ultimo in particolare si dice sia stato conosciuto tramite la comunità anglosassone e adattato al gusto locale. A base di caffè caldo viene servito corretto con rhum o limone con largo uso della fantasia popolare fino ad arrivare ad aggiungervi il pepe di Caienna; le numerose varianti conosciute sono al mandarino, corretto, testa di moro, torpedine, frustato, amabile, sottozucchero.
Livorno ospita un gran numero di eventi e manifestazioni, alcuni dei quali hanno rilevanza nazionale.
L'Associazione culturale "Premio Ciampi" dal 1995 organizza annualmente ilPremio Ciampi, un concorso musicale nazionale ispirato alla figura del cantautore labronicoPiero Ciampi; il concorso è riservato principalmente alle nuove generazioni di musicisti, ma in qualità di ospiti vi hanno partecipato artisti qualiCarmen Consoli,Nada,Luciano Ligabue e altri. La cerimonia di premiazione si svolge in ottobre all'interno di un programma di concerti e iniziative culturali della durata di alcuni giorni.
Dal 2008 al 2010, nel mese di luglio, la città ha ospitato l'Italia Wave Love Festival, una manifestazione incentrata principalmente sulla musica rock e alla quale hanno partecipato artisti e gruppi musicali di rilevanza anche internazionale come iThe Chemical Brothers.
Dal 1953 la caratteristica cornice della Rotonda diArdenza ospita, nella seconda metà di agosto, ilPremio Rotonda, una rassegna pittorica nazionale di arte contemporanea.
Sempre in estate, solitamente tra luglio e agosto, si svolgeEffetto Venezia, la manifestazione che anima uno dei quartieri più antichi e caratteristici della città, quello dellaVenezia Nuova, con spettacoli, iniziative culturali e mercatini artigianali che si snodano lungo i canali del rione.
Di grande richiamo sono anche gli eventi sportivi legati alTrofeo Accademia Navale e città di Livorno, un punto di incontro per appassionati di vela che si svolge a Livorno dal 1981 (dal 1984 con cadenza annuale, nel periodo di aprile-maggio); parallelamente alle regate, alle quali partecipano equipaggi internazionali, la manifestazione è collegata a una serie di eventi che si tengono nelle aree delPorto Mediceo.
L'avvio dello sviluppo urbanistico di Livorno coincise con il piano redatto daBernardo Buontalenti nella seconda metà del XVI secolo: fino ad allora infatti il piccolo borgo labronico era costituito da un pugno di case poste attorno a una piccola insenatura lungo l'asse viario dellavia San Giovanni; borgo poi fortificato nel 1392 con mura di pietra e rafforzate nel XVI secolo fra tre bastioni angolari.Il progetto buontalentiano per la nuova città voluta daiMedici era caratterizzato da una serie di possenti fortificazioni circondate da unfossato, che conferiva alla città una forma pentagonale.In fase realizzativa il disegno fu però mutato dal Cogorano per dare maggiore importanza allaFortezza Nuova e con l'inserimento di ulteriori manufatti militari. Al centro dell'abitato fu innalzato ilDuomo, aperto su una vasta piazza d'armi (attualepiazza Grande). Così definita, Livorno divenne la più importante città italiana progettata e costruita tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo[116][117].
All'inizio del Seicento leLeggi Livornine richiamarono in città numerosi mercanti, tanto che, a supporto delle fortune del porto, dal 1629 si rese necessario costruire un nuovo quartiere di abitazioni e magazzini posto a nord, nelle aree comprese tra le fortezze Nuova eVecchia; la zona, attraversata da molti canali e dal fossato difensivo della città pentagonale, assunse pertanto il nome diVenezia Nuova. Un secondo ampliamento del medesimo quartiere venne messo in atto pochi decenni dopo, intorno al XVIII secolo; lungo i canali della Venezia, posti in diretta comunicazione con il porto, sorsero pertanto numerosi magazzini, ubicati al di sotto del piano stradale.
Successivamente, il 16 dicembre 1776, il granducaPietro Leopoldo abolì il divieto di costruire nelle immediate vicinanze delle fortificazioni (le cosiddette Spianate). L'iniziativa granducale portò a uno sviluppo dei quartieri esterni alla città pentagonale con la costituzione dei primi sobborghi extraurbani lungo le direttrici delle strade maggiori (Borgo Reale, l'Origine, Borgo dei Cappuccini, Borgo San Jacopo).I primi importanti piani per l'assetto urbanistico dei sobborghi risalgono agli anni venti dell'Ottocento, quandoLuigi de Cambray Digny stese i progetti per il quartiere del Casone, nella zona dell'attualepiazza Cavour. La realizzazione dellacinta daziaria, decisa nel 1834, chiuse insieme la città e sobborghi; parallelamenteLuigi Bettarini lavorò allo smantellamento deibaluardi medicei lungo il Fosso Reale e realizzò la grande piazza oggi nota comepiazza della Repubblica che insieme alla coeva piazza del Casone, (oggi piazza Cavour), fungevano da cerniera tra la città vecchia e nuova.Frattanto, intorno alla metà del secolo, lo sviluppo delle attività legate alla villeggiatura e agli stabilimenti balneari diedero avvio alla formazione una elegantepasseggiata a mare, che dal primo tratto fino a San Jacopo, raggiunse dapprima l'antico borgo diArdenza e, successivamente, a fine secolo,Antignano.L'ultimo periodo del granducato lorenese fu caratterizzato anche da un potenziamento delle infrastrutture portuali e industriali, nelle aree a nord della città (Porto Nuovo, Diga Curvilinea).
All'inizio del Novecento, le precarie condizioni igieniche di alcuni isolati del centro furono motivo del loro abbattimento (quartieri Sant'Antonio, Venezia Nuova, dietro il Duomo) e la successiva edificazione di un nuovo quartiere popolare nei pressi della nuovaStazione Centrale.L'avvento delFascismo coincise con l'affermazione industriale della città, mentre nuovi quartieri per gli operai, costituiti da alloggi supereconomici, sorsero nelle aree a ridosso degli stessi stabilimenti industriali (Torretta, Shangay).Questi infelici modelli urbanistici e architettonici furono ripresi nell'immediatodopoguerra, quando, nell'emergenza dovuta alla carenza di abitazioni, si innalzarono i quartieri delle Sorgenti e Corea[118].Frattanto il centro storico, duramente colpito dai bombardamenti del 1943-1944, fu quasi interamente ricostruito con scarso rispetto per le strutture preesistenti e per gli antichi allineamenti stradali.
Torre del quartiere La Rosa
In periferia un primo intervento urbanistico di un certo rilievo, nel quale si osserva un superamento degli schemi di derivazione prebellica, è da ricercare in quello promosso dall'INA-Casa nel citato quartiere Sorgenti, a margine del primo insediamento precedentemente costruito dal Comune[119].
Un ulteriore miglioramento degli standard edilizi e urbanistici si concretizzò nel quartiereCoteto, realizzato a partire dal 1956 per opera di un gruppo di progettisti guidati daRaffaello Fagnoni.Nel 1958, malgrado che ilPiano Regolatore Generale elaborato in quegli anni daEdoardo Detti prevedesse il mantenimento di una fascia verde tra la città e il borgo di Ardenza, sulle anzidette aree fu approvata, su pressione delMinistero dei lavori pubblici[120], la costruzione del quartiere denominato "La Rosa", la cui progettazione fu coordinata daLuigi Moretti; l'abitato, posto a cavallo dellavia Aurelia, venne caratterizzato dalla presenza di due torri di tredici piani ciascuna e da lunghi edifici supilotis disposti lungo le vie laterali.
Le cosiddette "torri" di Porta a Terra
Ancora un piano di espansione, teso a saldare la città alle località suburbane, fu avviato negli anni settanta del medesimo secolo, quando cominciarono i lavori per l'urbanizzazione delle aree attorno aSalviano.Più recenti invece i quartieri di La Leccia e La Scopaia, sorti nella fascia situata tra Livorno e lecolline.Di fatto tutti questi ampliamenti hanno saldato definitivamente la città a quelli che un tempo erano i borghi esterni di Ardenza, Antignano,Montenero, Salviano e Collinaia.
Successivamente, sul finire degli novanta l'amministrazione comunale ha avviato i lavori per il nuovo comparto di "Porta a Terra", una vasta cittadella commerciale che è andata a inserirsi tra laStazione Centrale e ilnuovo palazzetto dello sport fino a saturare la zona tra laferrovia e la tangenzialeVariante Aurelia. I cantieri relativi alle principali strutture (centro commerciale, cinema multisala e alcune torri di oltre dieci piani, in una delle quali è situato un albergo) sono stati portati a termine nei primi anni del nuovo millennio.
Infine, al 2007[121] risale l'avvio della costruzione, nelle aree in parte dismesse dell'exCantiere navale fratelli Orlando (oraCantieri Benetti), del comparto "Porta a Mare", un nuovo quartiere residenziale e commerciale sorto a margine del nuovo porto turistico, fulcro del suddetto comparto è la galleria commerciale delle "Officine Storiche".
I borghi suburbani rappresentano gli antichi villaggi sviluppatisi nel tempo all'esterno della città fortificata di Livorno; nel corso del Novecento questi centri, già parte integrante del territorio comunale labronico, furono definitivamente saldati alla città con la costruzione di nuovi quartieri intermedi (Colline, Coteto, La Rosa, ecc.), ultimo tra tutti quello del cosiddetto "Nuovo Centro" (o quartiere San Martino), un insediamento commerciale e residenziale in fase di realizzazione[122].
Ardenza, di origini remote, l'abitato si è sviluppato soprattutto nell'Ottocento, quando fu ampliata lastrada litoranea proveniente dal centro di Livorno. Qui sono situati iCasini, un palazzo di formeneoclassiche la cui costruzione è legata allo sviluppo delle infrastrutture balneari.
Antignano, sede di un anticofortiliziomediceo, il borgo rappresenta il quartiere più meridionale della città, alla quale è legato dall'urbanizzazione avviata tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo lungo lapasseggiata a mare. Negli ultimi decenni è divenuto un centro balneare molto frequentato.
Salviano, toponimo di origine romana, è situato nell'entroterra livornese; nel corso del XX secolo fu inglobato nella città labronica. Qui si trova una chiesa in cui sono riconoscibili i resti di un'antica pieveromanica.
Montenero, borgo collinare, celebre per la presenza del Santuario mariano. Nei primi del Novecento fu presentato un piano di sviluppo della frazione che prevedeva la realizzazione di un grande stabilimento termale, ma non fu realizzato se non in minima parte con la costruzione di alcune ville. Dispone di unafunicolare. Con la recente lottizzazione de "L'Olivara" è praticamente saldato all'Ardenza e Collinaia.
Mappa indicativa dei quartieri di Livorno; si precisa che Stagno e Villaggio Emilio, pur essendo centri limitrofi alla città, sono frazioni del comune di Collesalvetti, così come Calambrone è una frazione del comune di Pisa.
Quercianella, frazione posta a pochi chilometri da Livorno, separata daAntignano da un tratto di costa roccioso dove si ergono alcune torri di avvistamento. Immersa nellamacchia mediterranea, rappresenta l'estremo meridionale del comune labronico.
Castellaccio, in epocamedioevale qui si innalzava il cosiddettoCastello delle Formiche, menzionato già nel 1284. Sui resti di questa fortificazione fu edificata una grande villa che ancora oggi è l'elemento più caratterizzante del borgo.
Limoncino, è una piccola frazione costituita da meno di 200 abitanti che si trova sulla strada per la Valle Benedetta. Lo sviluppo è recente, ma nelle vicinanze si innalza una villa la cui presenza è attestata sin dal 949. Nel 2010 è sorta l'ipotesi che nella frazione possa sorgere una discarica.
Valle Benedetta, località posta suiMonti Livornesi, lungo la strada che daSalviano conduce aColognole, fino alla fine del XVII secolo era un luogo selvaggio e inospitale. Qui, nel 1692, venne fondata unachiesa con un monastero.
Isola di Gorgona, piccola isola facente parte del territorio comunale di Livorno. Dista dalla costa 37 chilometri e fu abitata sin dai tempi antichi. Dopo il 1860 fu destinata a ospitare unacolonia penale.
La città medicea, circoscritta nel pentagono buontalentiano, era ripartita nei quartieri di San Giovanni o di Livorno Vecchio (con riferimento all'antico nucleo medievale), di San Francesco e degli Ebrei, di Santa Giulia, di San Cosimo e della Madonna, a cui si aggiunse quello nuovo della Venezia Nuova.
Oggi il territorio comunale di Livorno conta 36 quartieri raggruppati in sette zone.
ZONA 1 comprende i quartieri: Corea, La Cigna, Porta a Terra, Shangay, Sorgenti, Bastia-Fiorentina, Torretta.
ZONA 2 comprendere i quartieri: Benci, Centro, Garibaldi, Gorgona, Magenta, Pontino, San Marco, Venezia.
ZONA 3 comprende i quartieri: Cappuccini, Fabbricotti, San Jacopo, Porta a Mare.
ZONA 4 comprende i quartieri: Coteto, Leccia, Sughere, Limoncino, Salviano, Scopaia, Collinaia, Valle Benedetta.
ZONA 5 comprende i quartieri: Antignano, Ardenza, La Rosa, Montenero, Castellaccio.
ZONA 6 comprende i quartieri: Stazione, Colline, Ospedale.
ZONA 7 quartiere di Quercianella.
A partire dal 2023 per ognuno di questi territori il comune ha istituito i rispettivi sette Consigli di Zona.
Storicamente, il commercio, legato allo sviluppo portuale e alla presenza di mercanti di origine straniera, ha sempre rappresentato una delle principali vocazioni della città. Dal periodomediceo sino a tutto l'Ottocento, emblema di questo dinamismo è stata lavia Grande, già via Ferdinanda, da sempre descritta come il centro pulsante del commercio cittadino.[123] Successivamente, la crisi legata all'abolizione del porto franco, il venir meno dell'apporto economico delle numerose comunità straniere e la conseguente riconversione industriale hanno portato, tra l'inizio del Novecento e laseconda guerra mondiale a un rapido mutamento degli scenari.Ciò nonostante molti esercizi storici hanno continuato la loro attività fino ai giorni nostri; un caso del tutto particolare è quello, per esempio, del mercato dipiazza Cavallotti, l'antica piazza delle Erbe, da sempre frequentatissimo luogo di commercio e che ha mantenuto inalterata la sua funzione nonostante la totale ricostruzione della zona a seguito degli eventi bellici.
Nei pressi della medesima piazza sorge inoltre ilMercato delle vettovaglie, imponente struttura realizzata sul finire del XIX secolo per migliorare le condizioni del commercio alimentare.
Negli ultimi anni invece si è registrato un notevole sviluppo delle medie e delle grandi strutture di vendita (supermercati, ipermercati e grandi magazzini), che hanno determinato una densità, stimata sulla base dell'interaprovincia, di ben 1,30 grandi esercizi ogni diecimila abitanti, dato che al gennaio 2002 poneva Livorno e il suo territorio ai vertici delle classifiche nazionali; la densità si è ulteriormente rafforzata in tempi ancora più recenti con l'apertura del nuovo centro commerciale Fonti del Corallo nell'area di Porta a Terra (2003), che comprende un ipermercato e una galleria commerciale con 56 negozi[124], nonché del Parco Commerciale Levante (2015), realizzato presso il Nuovo Centro, nella zona sud della città[125] e del Parco Commerciale Porta a Mare nella zona dell'ex Cantiere Orlando.
Altro ruolo importante lo svolge il servizio finanziario, concentrato soprattutto invia Cairoli, chiamata la piccolacity livornese, nella quale si concentrano le sedi di banche, istituti finanziari e società assicurative, oltre alPalazzo delle Poste.
"Mercatino del Venerdì": è un mercato extra-alimentare che si tiene nei pressi della zona sportiva diArdenza ogni venerdì;
"Mercatino Americano": istituito nel secondodopoguerra, si è tenuto per oltre 60 anni nell'ottocentescapiazza XX Settembre; nel corso del 2009 è stato trasferito nelle aree portuali. Tratta principalmente merci di importazione statunitense.
Esistono inoltre dei piccoli mercati di quartiere come per esempio quello delle Sorgenti (mercoledì e sabato) e di Fiorentina (martedì).
I principali mercati periodici legati a manifestazioni, esposizioni e fiere sono:
"Mercatino del passato": coinvolge un centinaio di operatori e solitamente viene allestito inpiazza Cavour la prima domenica del mese, in concomitanza con l'apertura degli altri esercizi commerciali;
"Magenta in strada": si effettua in ottobre, nell'area antistante lachiesa del Soccorso;
"Alle Sorgenti della città": è un mercatino posto a margine dell'omonima manifestazione nel quartiere delle Sorgenti che ha luogo la seconda domenica di ottobre;
"Fiera di Sant'Antonino": è il più grande mercatino legato a manifestazioni di questo genere e vede la partecipazione di circa 200 operatori;
"Effetto Venezia": durante la manifestazione estiva che coinvolge il quartiere dellaVenezia Nuova sono presenti circa 60 operatori del settore dell'artigianato e dell'antiquariato.
L'ascesa di Livorno ai vertici dell'industria italiana risale alla metà dell'Ottocento, quando le prime fabbriche sorsero nelle aree a nord della città, poste nelle vicinanza delporto e della primalinea ferroviaria dellaToscana (sorta anche grazie all'apporto di capitali livornesi).Alla fondazione delCantiere navale fratelli Orlando (1866), fecero seguito alcune industrie legate al settore navale, come la Società Metallurgica Italiana (1885), dove erano occupati circa seicento operai. Importante fu anche il settore vetrario, con la Società Italiana Balzaretti Modigliani e C., che nei primi anni del Novecento contava oltre quattrocento dipendenti[126].All'inizio del XX secolo a Livorno si registra anche la costruzione di una grandecentrale elettrica per opera della Società Elettrica Ligure-Toscana, e lafabbrica SICE (Società Italiana Conduttori Elettrici) sulviale Carducci.
Una Bizzarrini 5300 prodotta nello stabilimento di Livorno
A Livorno, l'avvento delFascismo e le agevolazioni introdotte dopo lacrisi del 1929 portarono alla fondazione di nuove fabbriche, tra le quali si ricordano la Motofides, per la produzione di siluri, e la granderaffineriaAnic (in seguito nota comeSTANIC), posta al confine tra i comuni di Livorno eCollesalvetti.Quindi nel 1937 fu aperta una filiale dellaSocietà Moto Fides, dove venivano prodotti siluri per la Regia Marina Militare.[127]
I bombardamenti dellaseconda guerra mondiale causarono danni ingentissimi anche agli impianti industriali, tanto che neldopoguerra molti stabilimenti non ripresero più l'attività. Anche il Cantiere navale Orlando attraversò un periodo di forte crisi e circa1000 dei suoi operai furono pertanto assorbiti da un nuovo stabilimento di carpenteria metallica, la C.M.F., nell'abitato diGuasticce, frazione diCollesalvetti.Al contempo la Moto Fides, acquistata dalGruppo Fiat dopo la guerra, riprese la sua produzione, realizzando telai, compressori, componenti per autoveicoli, motori fuori bordo, oltre alla produzione militare per la quale l'azienda realizzò, per la Marina Militare Italiana, a partire dagli anni sessanta, siluri antisommergibile, siluri a propulsione elettrica, a idrogetto, a guida attiva o passiva, a filoguida autocercante e componenti elettronici per contromisure difensive.Sempre agli anni sessanta risale l'apertura della fabbricaBizzarrini, in cui, per un breve periodo, furono prodotte automobili supersportive, come, per esempio, la5300 GT Strada.
All'inizio del nuovo millennio, con la chiusura della maggior parte dei grandi impianti (con l'eccezione di quello petrolchimico e di altri stabilimenti come quelloWhitehead Alenia Sistemi Subacquei, ex Moto Fides), l'attività industriale è caratterizzata soprattutto dalle piccole e medie imprese. Il Cantiere Orlando, passato sotto il controllo delgruppo Azimut Benetti, è stato invece riconvertito alla produzione di lussuosiyacht; al 2012 gravitano nel cantiere circa1000 lavoratori, tra dipendenti diretti e lavoratori dell'indotto[128].
A Guasticce, non distante dalla città, avrebbe dovuto essere realizzato lo stabilimento automobilisticoDe Tomaso, in cui avrebbero dovuto trovare impiego gli operai provenienti dalla dismessa fabbrica meccanica Delphi di Livorno; tuttavia, al 2012 si è aperta ufficialmente la procedura fallimentare nei confronti della società[129] e nel luglio del medesimo anno il giudice del Tribunale di Livorno ne ha dichiarato il fallimento[130].
Nell'Ottocento Livorno era una delle capitali italiane del turismo balneare[131], tanto che, a partire sostanzialmente dalla prima metà del secolo, sullungomare sorsero numerosi stabilimenti balneari, come lo Scoglio della Regina, i Pancaldi e gli Acquaviva.Questa stagione di intensa fortuna trovò il suo apice con la realizzazione dell'Hotel Palazzo (1884), con la costruzione del complesso turistico per divertimenti denominato ''Eden Montagne Russe'', che rimase in funzione fino ai primi anni del secolo successivo[132], e con la costruzione di un importante stabilimento termale, noto comeAcque della Salute (1904).In seguito, la crescente concorrenza diViareggio e l'industrializzazione della città avviata sostanzialmente dopo l'unità d'Italia causarono una flessione dei flussi turistici.Lo scoppio dellaseconda guerra mondiale e i bombardamenti anglo-americani che cancellarono buona parte del tessuto storico, portarono alla definitiva perdita di appeal di una città in cui i temi dominanti dell'immediato dopoguerra erano la ricostruzione e il rilancio industriale.
A oggi, con la chiusura di diverse attività industriali, è attuale il tema del rilancio turistico, con la trasformazione, per esempio, dell'area delCantiere navale fratelli Orlando in un quartiere annesso al futuro porto turistico e i progetti di riqualificazione dellaVenezia Nuova.Legata al tema del turismo balneare è l'assegnazione, sin dal 2007, dellaBandiera Blu, un riconoscimento per la qualità dei servizi e delle acque di balneazione del quartiere diAntignano e della frazione diQuercianella.
Al 2000 il movimento turistico negli esercizi alberghieri ed extralberghieri della città contava110855 arrivi, per un totale di311031 presenze; al 2001 gli arrivi e le presenze erano rispettivamente116128 e352107; al 2002 si contavano110814 arrivi e378946 presenze[133].Tuttavia nel 2008 le presenze turistiche erano scese a296000, con un calo di circa82000 presenze in soli 6 anni[134].Nel 2016 le presenze complessive314537, mentre nel 2017 sono salite a329518 unità[135].
Notevole il transito di crocieristi, che nel 2011 si attestavano su982928 presenze, facendo di Livorno il quarto porto d'Italia per numero di crocieristi e l'ottavo nella classifica dei porti del Mediterraneo[136].
Altro importante asse è costituito dallaStrada di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno, che collega la città e il suo porto con l'entroterra: è una strada a quattro corsie, che si snoda a nord del territorio comunale.
Inoltre, Livorno è attraversata dallaStrada statale 1 Via Aurelia, che la collega aRoma eVentimiglia; nel tratto urbano, dopo aver superato a sud i quartieri diArdenza e Antignano, segue il percorso dei viali di circonvallazione, portati a quattro corsie fino alla zona industriale a nord della città, al confine con Stagno, frazione di Collesalvetti.
Nel 1867 Livorno venne collegata a Roma mediante un tracciato che transitava daCollesalvetti; pochi anni dopo, quando tale località fu unita direttamente aPisa, la città labronica si trovò di fatto esclusa dalla linea principale.Solo nel 1910 fu inaugurata la linea costiera Livorno-Vada-Cecina e con essa la nuovastazione Centrale, che relegò quella storica di San Marco a ruoli sempre meno importanti fino alla sua definitiva chiusura.
Oltre alle citate stazioni, nel territorio comunale livornese insistono altri impianti, alcuni dei quali a uso esclusivo delle merci attorno al porto e altri, nei quartieri diArdenza (soppresso),Antignano e nella frazione diQuercianella, adibiti ai passeggeri; importante scalo merci è lastazione di Livorno Calambrone, situata a ridosso delle aree portuali (dove insistono gli scali diLivorno Porto Vecchio, ovvero ex Stazione Marittima, e Livorno Porto Nuovo) e dalla quale parte il raccordo con l'Interporto toscano Amerigo Vespucci diGuasticce, ricavato su parte del sedime dell'antica tratta Livorno - Collesalvetti.
Fra gli impianti ferroviari livornesi un ruolo importante fu rivestito dallaferrovia Pisa-Tirrenia-Livorno, inaugurata nel 1932 a seguito dell'espansione dellitorale pisano. A Livorno il capolinea era posto presso l'exBarriera Margherita, nei pressi dell'Accademia navale, e da qui si portava versoStagno seguendo il percorso dei viali di circonvallazione. La politica dei trasporti dell'epoca, che mirava a un incremento del trasporto su gomma, portò a una chiusura della linea nel 1960.
Livorno Centrale: è la stazione principale del comune; effettua servizio passeggeri regionale e a lunga percorrenza;
Livorno San Marco: prima stazione cittadina, ha operato dal 1844 sino ai primi decenni del XX secolo per il traffico passeggeri e successivamente, fino alla dismissione, quale scalo merci;
Livorno Antignano: fermata dell'omonimo quartiere (un tempo borgo suburbano), servita da treni regionali;
Livorno Ardenza: soppressa a fine anni novanta del XX secolo, era la fermata dell'omonimo quartiere (anch'esso un tempo borgo suburbano);
Ilporto di Livorno è, fin dalle sue origini, uno dei più importanti delMediterraneo: può movimentare qualsiasi tipo di merce, da quella liquida a quella solida in rinfusa, alle automobili, ai prodotti congelati, alla frutta, agli impianti destinati alle imprese industriali, ma soprattutto movimenta migliaia dicontainer in arrivo e in partenza per tutto il mondo.A servizio del porto mercantile, nel territorio comunale diCollesalvetti, si trovano inoltre l'interporto Vespucci e l'autoparco del "Faldo", che contribuiscono a configurare Livorno e le aree limitrofe come una piattaforma logistica di importanza nazionale[138].
Il porto labronico è inoltre un frequentato scalo passeggeri, capace di ospitare anche i più granditransatlantici del mondo, come il "Queen Mary 2", che ha fatto di Livorno una rotta abituale. Al consueto traffico passeggeri, interessato aitraghetti, si è aggiunto, negli ultimi anni, quello crocieristico, con più di600000 croceristi; invece, al 2006, i passeggeri dei traghetti sono stati oltre2300000.
La città dispone anche di porticcioli per imbarcazioni da diporto: oltre alporto "Nazario Sauro", situato nei pressi dello scalo maggiore, altri approdi si trovano nei quartieri diArdenza,Antignano e nella frazione diQuercianella. Ifossi medicei ospitano pure un gran numero di imbarcazioni di modeste dimensioni.
Il servizio di trasporto pubblico è affidato aAutolinee Toscane. La compagnia, oltre ad assicurare i servizi urbani, ha in gestione laFunicolare di Montenero, attiva sin dal 1908 per collegare la parte bassa dell'abitato con ilsantuario mariano.
L'attuale sistema di autoservizi urbani deriva della trasformazione dell'originariarete tranviaria, attiva fra il 1881 e il 1943, e della successivarete filoviaria, in servizio fra il 1935 e il 1973.
Nel 2007 l'amministrazione comunale di Livorno ha anche stretto un patto di amicizia con i comuni diCerignola (dove visse a lungoPietro Mascagni) eMontalto Uffugo (sede di un festival dedicato aRuggero Leoncavallo); scopo del patto è portare avanti una collaborazione culturale fra le tre comunità[141].
^Livorno 1993. Lineamenti per il Nuovo Piano Regolatore Generale. Indirizzi Programmatici dell'Amministrazione e Proposte dei Progettisti, supplemento a "CN Comune Notizie", n. 4, giugno 1993.
^Aldo Cecchella,Il declino industriale nelle province di Lucca, Pisa e Livorno, Centro Studi Economico-Finanziari tra le Provincie di Livorno, Lucca e Pisa, 1995.
^L. Moni,La costruzione di una città portuale: Livorno, Livorno 2002, p. 9.
^Rivista geografica italiana, volume 65, 1958, p. 197.
^Per esempio Livorno fu la prima sede consolare degliStati Uniti d'America nella penisola italiana. Si veda S. Di Giacomo,Dall'Atlantico al Mediterraneo: i rapporti commerciali e diplomatici tra gli Stati Uniti e Livorno, 1831-1860, Soveria Mannelli (Catanzaro) 2004, p. 21.
^N. Harris,Livorno e l'Italia. Due paesi a confronto, inEditori, tipografi e lumi. La stampa a Livorno dal 1644 al 1830, Livorno 2012, p. 27.
^G. Targioni Tozzetti, A. Borsi (a cura di),Liburni Civitas, rist. anast. 1906, San Giovanni in Persiceto (Bologna), Editrice Nuova Fortezza, 1984, p. 136.
^abP. Innocenti,Il turismo in Provincia di Livorno. Dinamica recente e prospettive, Livorno 2004, p. 12.
^M. Pozzana (a cura di),Livorno, la costruzione di un’immagine. Paesaggi e giardini, Cinisello Balsamo 2002, p. 128.
«Con Deliberazione GRT n. 421 del 26.05.2014, (pubblicata sul BURT n. 22 del 04.06.2014 Parte Seconda), è stata approvata la classificazione sismica regionale, l'elenco dei comuni (allegato 1) e mappa (allegato 2)»
^ Tomaso Gazzolo eMario Pinna (a cura di),La nevosita in Italia nel quarantennio 1921-1960: gelo, neve e manto nevoso, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1973,SBNSBL\0566591.
^Silvio Pieri,Toponomastica della Valle dell'Arno, Roma, Tipografia della Reale Accademia dei Lincei, 1919, p. 36,SBNUFI0219040.
^ Silvio Pieri,Toponomastica della Toscana Meridionale (valli della Fiora, dell'Ombrone, della Cecina e fiumi minori) e dell'Arcipelago Toscano, a cura di Gino Garosi eGiuliano Bonfante, Siena, Accademia Senese degli Intronati, 1969, p. 25,SBNTO0\0396324.
^abDizionario di toponomastica, Torino, UTET, 1990, p. 420,ISBN88-02-07228-0.
^S. Ducci,"Portus Pisanus". Torna alla luce l'antica vocazione marinara di Livorno, inCN Comune Notizie, n. 68, luglio-settembre 2009, pp. 5-11.
^V. Marchi,Un porto europeo ed intercontinentale in Toscana, San Giovanni in Persiceto 1984, pp. 77-82.
^A. Prosperi,Livorno, 1606-1806: luogo di incontro tra popoli e culture, 2006, p. 46.
^La terza edizione settecentesca dell'Encyclopédie seguiva quella diParigi (1751-1772) eLucca (1758-1776). Si veda G. Benucci,La terza edizione settecentesca dell'Encyclopédie di Diderot e d'Alambert, inComune Notizie, 12-13, ottobre 1994 - marzo 1995, pp. 31-46.
^Notice de tableaux dont plusieurs ont été recueillis à Parme et à Venise : exposés dans le grand salon du Musée Napoléon, ouvert le 27 thermidor an XIII, De l'imprimerie des sciences et des arts, Paris.
^P. Volpi,Guida del Forestiere per la città e contorni di Livorno, utile ancora al livornese che brama di essere istruito dei particolari della sua patria, Livorno 1846, pp. 296-299.
^ V. Marchi e U. Canessa,Duecento anni della Camera di Commercio nella storia di Livorno, vol. 2, Livorno, 2001, p. 725.
^L. Bartolotti,Livorno dal 1748 al 1958, Firenze 1977, p. 302.
^Si vedano per esempio le critiche espresse da Lando Bortolotti, che definisce "cimiteriale" il quartiere costruito alle spalle delDuomo. Non sono immuni da critiche neanche le nuove realizzazioni per i quartieri operai, "scadenti per progetto urbanistico, progetto edilizio, materiali ed esecuzione" (L. Bortolotti, cit., p. 353).
^Livorno fu proclamata città da Ferdinando I de' Medici il 19 marzo 1606 e poi innalzata al rango supremo di città nobile daCosimo III conmotu proprio del 4 ottobre 1720.
^Con legge del Granduca di Toscana del 1º ottobre 1750 vennero riconosciute le 14 città nobili di Arezzo, Colle Val d'Elsa, Cortona, Firenze, Livorno, Montepulciano, Pescia, Pisa, Pistoia, Prato, Sansepolcro, San Miniato, Siena e Volterra.
^Regio decreto del 5 giugno 1910che approva gli annessi elenchi degli enti e delle persone ai quali vennero conferite medaglie ed attestazioni di menzione onorevole per l'opera da essi data in occasione del terremoto del 28 dicembre 1908, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italian. 131 (straordinario) del 5 giugno 1910
^Regio decreto dell'11 marzo 1906Concessione alla città di Livorno della medaglia d'oro per l'eroica difesa del maggio 1849, pubblicato sullaGazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 69 del 23 marzo 1906.
^Regio decreto del 5 giugno 1910che approva gli annessi elenchi degli enti e delle persone ai quali vennero conferite medaglie ed attestazioni di menzione onorevole per l'opera da essi data in occasione del terremoto del 28 dicembre 1908, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italian. 131 (straordinario) del 5 giugno 1910
^L. Cauli, G. Messeri, M. Taddei (a cura di),Archeologia e Territorio Livornese. Atti II Seminario, Livorno 2003, p. 42.
^M. Giunti,"This bit of England on foreign soil": note sull'antico cimitero degli inglesi di Livorno dal 1900 a oggi, in M. Giunti e G. Lorenzini (a cura di),Un archivio di pietra: l'antico cimitero degli inglesi di Livorno: note storiche e progetti di restauro, Ospedaletto (Pisa), Pacini Editore, 2013, p. 37.
^G. Panessa,La Livorno delle Nazioni. I luoghi di preghiera, Livorno 2006, p. 57.
^A. d'Aniello,Livorno, la Val di Cornia e l'Arcipelago, collanaI Luoghi della Fede, Calenzano 2000, p. 52.
^R. Middleton, D. Watkin,Architettura. Ottocento, Milano 2001, p. 291.
^F. Dal Co,Storia dell'architettura italiana, 1997, p. 150.
^G. Panessa,La Livorno delle Nazioni. I luoghi della preghiera, Livorno 2006, pp. 13-24, 57-59.
^Uno degli ultimi parroci della chiesa Greco-Unita di Livorno, poi bombardata nel Secondo conflitto mondiale, è stato l'italo-albanese PapàsDemetrio Camarda (1821 – 1882), il quale definiva la parrocchia "greca di rito ma non per nazione", quindi aperta a tutti i "greci" (cioè i fedeli delle chiese cattoliche di rito orientale), senza quindi l'esclusività richiesta dal neo Regno di Grecia.
^M. Mafrici,Rapporti diplomatici e scambi commerciali nel Meediterraneo moderno, atti del convegno, Università di Salerno, 2004, p. 336.
^G. Panessa,La Livorno delle Nazioni. I luoghi della preghiera, cit. pp. 49-51.
^ studivaldesi.org,Robert Walter Stewart, sustudivaldesi.org.URL consultato il 15 agosto 2013.
^G. Panessa, M. Del Nista (a cura di),La Congregazione Olandese-Alemanna. Intercultura e protestantesimo nella Livorno delle Nazioni, Livorno 2002.
^G. Panessa,La Livorno delle Nazioni. I luoghi della preghiera, cit., pp. 35-36.
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^G. Panessa, O. Vaccari,Livorno. Il primato dell'immagine, cit., p. 70.
^G. Panessa,L'identità armena a Livorno: dal riemergere della memoria al recupero del patrimonio artistico, inGli armeni a Livorno. L'intercultura di una diaspora, Livorno 2006, p. 10.
^G. Panessa,La Livorno delle Nazioni. I luoghi della preghiera, cit., p. 56.
^G. Panessa,La Livorno delle Nazioni. I luoghi della preghiera, cit., p. 37.
^R. Bernardini,Prima indagine sui cittadini Ragusei ascritti all'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento; M. Ronchetti Vitaloni,La presenza dei Ragusei a Livorno da una fonte inedita: il "Giornale della città e porto di Livorno" di Pietro Bernardo Prato (1764-1807), entrambi in "Studi livornesi", vol. III, 1988.
^R. Ciorli,Livorno. Storia di ville e palazzi, Ospedaletto (Pisa), 1994, pp. 172-173.
^Fabrizio Franceschini,Livorno, la Venezia e la letteratura dialettale, Pisa, Felici Editore, 2008, pp. 31-44.
^ www.livornotop.com,Vernacolo livornese, sulivornotop.com.URL consultato il 28 maggio 2009.
^"Al numero civico 38, accanto a due orribili saracinesche, la casa di Modì è tristemente chiusa... Trovarsela di fronte, dopo aver imboccato via Roma da piazza Attias, nel centro di Livorno, è un'emozione forte. Ma non è quell'estasi particolare che travolge, come una sindrome da Stendhal, chi innamorato della pittura di Amedeo Modigliani ammira la sua casa natale. Purtroppo i brividi che scuotono il viandante d'arte sono quelli dell'oblio e della delusione". Tratto dalCorriere della Sera, Marco Gasperetti, 6 novembre 2010.
^Enciclopedia della Musica "Garzantina", Garzanti 1983 - 2003; N. Rolandi,Musica e musicisti in Italia, Livorno 1932; A. Bonaventura,Musicisti livornesi, 1930.
^Fulvio Venturi,L’Opera Lirica a Livorno, volume a cura del Circolo Musicale Galliano Masini, 2000.
^ Maurizio Mini,Andrea Pellegrini,Livorno, dalla 'musica americana' al Jazz - La storia, le storie, Livorno, Erasmo, 2013,ISBN978-88-89530-55-9., Collana Erasmo Musica - I Quadrati, con prefazione di Stefano Zenni.
^F. Cagianelli, D. Matteoni,Livorno, la costruzione di un'immagine. Tradizione e modernità nel Novecento, cit., p. 112.
^F. Cagianelli, D. Matteoni,Livorno, la costruzione di un'immagine. Tradizione e modernità nel Novecento, cit., p. 116.
^Si vedaI lavori? Sono già cominciati. Demoliti i capannoni dove nascerà il primo edificio, daIl Tirreno del 9 novembre 2007.
^Livorno 1993. Lineamenti per il Nuovo Piano Regolatore Generale. Indirizzi Programmatici della Amministrazione e Proposte dei Progettisti, supplemento aCN Comune Notizie, n. 4, giugno 1993.
^La particolarità della Stazione di Livorno Calambrone sta nel fatto cheCalambrone è ufficialmente il nome di una frazionelitoranea del comune diPisa, ma comunemente il termine è utilizzato per identificare anche la non lontanaarea portuale di Livorno, compresa tra latorre del Marzocco e loscolmatore dell'Arno, proprio dove sorge la stazione.
^Documento a cura di "Impresa Futura",PMI: ricchezza per un territorio. Economia e sociale. Area Livorno-Collesalvetti.
In neretto icapoluoghi di regione, in corsivo lecittà metropolitane. (1): lo statuto dell'Emilia-Romagna indica lacittà metropolitana di Bologna come capoluogo della regione.