Iltocario (il nome è convenzionale) è un ramo dellelingue indoeuropee che era parlato nelloXinjiang. Esso è testimoniato da testi redatti in due dialetti: l'agneo (dal sito diKarasahr), più comunemente dettotocario A (codiceISO 639-3 xto), otocario orientale, e il cuceo (dal sito diKucha), meglio noto cometocario B (codice ISO 639-3 txb), otocario occidentale. Entrambe queste lingue sono estinte da più di un millennio ed erano ancora ignote aiglottologi dell'Ottocento. La loro scoperta avvenne nel corso di una spedizione archeologica guidata daAurel Stein nel1906-08[1].
Entrambi i dialetti tocari erano parlati nel bacino delfiume Tarim nell'Asia Centrale, in quella che attualmente è la regionecinese delloXinjiang. Le popolazioni che parlavano queste lingue sono state identificate, probabilmente a torto, con iTocharoi menzionati da fonti greche, daStrabone nellaGeografia (vedi ancheSaci) eTolomeo (VI, 11, 6) col nome di Ithaguri. Il nome "tocario" è usato convenzionalmente in mancanza di alternative e fondate convergenze tra gli studiosi del settore.Il tocario è documentato in frammenti manoscritti soprattutto delVII eVIII secolo (con alcuni ancora più antichi), scritti su foglie di palma, tavolette di legno ocarta cinese, conservatisi per il clima estremamente secco della valle del Tarim. La lingua era già nelVI secolo sufficientemente antica da dare origine a due dialetti, o lingue separate, che si sono conservate nei manoscritti.
L'esistenza del tocario fu scoperta casualmente agli inizi delXX secolo durante gli scavi nelle città diTurfan e diKarasahr, anticamente chiamata Agni, nella parte orientale della regione. Furono portati alla luce manoscritti in un alfabeto fino allora sconosciuto, che trascriveva una lingua che si dimostrò essere un ramo ignoto della famiglia linguistica indo-europea, definito "tocario A". L'alfabeto usato deriva da quello sillabico nord-indianoBrahmi ed è chiamato "brahmi obliquo". Esistono però anche alcuni esempi di alfabeto manicheo, lo stesso in cui erano compilati i testi dellareligione manichea.[2][3] Divenne presto evidente che gran parte dei manoscritti era costituita da traduzioni di operebuddhiste note insanscrito, e alcune di essi erano persino bilingui, offrendo in tal modo una sorta distele di Rosetta, che facilitò moltissimo la decifrazione delle lingue tocarie. L'interpretazione dei manoscritti procedette dunque molto velocemente e già nel 1908Emil Sieg eWilhelm Siegling poterono dimostrare che ci si trovava dinanzi a due lingue indoeuropee appartenenti a rami diversi da quelli tipici delle lingue indoeuropee asiatiche (satem). Oltre ai testi della religione buddhista e a un breve frammentomanicheo, vi erano presenti corrispondenze e resoconti deimonasteri, documenti commerciali, lasciapassare di carovane e testi magici e medici. I Tocari erano verosimilmente buddisti.
Nel1998, il linguista cineseJi Xianlin pubblicò una traduzione ed analisi di frammenti di un testo tocario (Maitreyasamiti-Nataka) scoperto nel1974 aYanqi.[4][5][6]
Non è noto se il tocario sia mai stato parlato nell'Impero Kusana e anzi questa ipotesi potrebbe essere falsa, poiché l'identificazione dei Tocari-Kushan diTolomeo (gliYuezhi delle cronache cinesi), con iTocari della linguistica è in qualche modo arbitraria (vediTocari).
Il tocario probabilmente si estinse durante il dominiouiguro, che cominciò dopo la conquista araba delTurkestan nelIX secolo. Questa teoria è supportata dalla scoperta di traduzione di testi del Turkestan inuiguro. Si pensa che all'epoca della redazione dei manoscritti più antichi, il tocario A stesse già diventando una lingua morta.
Manoscritti in tocario B sono stati ritrovati sia nelle città orientali, sia nella città diKusha, situata nella parte occidentale della regione. Per tale motivo, il tocario B è stato definitocuceo otocario occidentale. Tra i testi in tocario B figurano sia opere di carattere religioso, sia documenti di carattere amministrativo.
Nel territorio di Krorän, situato nella parte meridionale del bacino del Tarim, sono stati recentemente ritrovati diversi testi amministrativi scritti in prakrito (una lingua indiana). Questi testi riportano diversi nomi propri e vocaboli che appaiono presi in prestito da una forma di tocario - indicata talvolta come tocario C - parlato dalla popolazione nativa. I documenti risalgono al terzo secolo della nostra era e forniscono quindi la più antica attestazione di una lingua del gruppo tocario.[7]
Il tocario sorprendentemente non appartiene allelingue iraniche (satem), ma è una lingua di tipocentum, affine allelingue indoeuropee del ramo occidentale.È caratterizzata dalla trasformazione delle antiche palato-velari in velari (*k, *g, *gʰ), fenomeno generalmente associato alle lingue europee occidentali (celtico,germanico,greco antico elingue italiche). La scoperta del tocario contribuì al dibattito tra gli studiosi sulla divisione delle lingue indoeuropee in un ramo occidentale ed in uno orientale.[8][9]
Tra le innovazioni dalla lingua madre, troviamo la perdita dell'asse di opposizione tra vocali lunghe e brevi. Si verificano anche alcuni cambiamenti di timbro.
Le brevi ad es.*e, *i, *u danno luogo al tocario (comune)*a, ma spesso possono anche cadere. La vocale ad es. breve*o diventa in tocario comune*e:
PIE*ludʰ- (grado zero di*lewdʰ-) > toc. Aläc «uscì»
Le lunghe indoeuropee diventano brevi, ma mantengono la qualità del timbro originale, ad eccezione di ad es.*ō e di*ā, che nella maggior parte dei casi si confondono tra loro.
Le sonanti sillabiche indoeuropee sviluppano la vocale d'appoggio *ä in tocario comune ricostruito (ad es.*ḱm̥tom > toc. Akänt). In sillaba tonica il tocario B trasforma ina la vocale*ä del tocario comune ricostruito (toc. Bkante) e trasforma inā la vocale*a del tocario comune.Nel tocario A le vocali in sillabe finali scompaiono.
Le consonanti tocarie sviluppano una serie di innovazioni rispetto alla lingua madre, tra cui la scomparsa delle assi di opposizione di sonorità e aspirazioni, che caratterizzavano in modo importante l'indoeuropeo.Tutte le occlusive indoeuropee confluiscono in unico gruppo di occlusive sorde.
In.eu.dʰegʷʰ- > toc.A/Btsäk- «accendere»
Le labiali ad es.*p, *b, *bʰ confluiscono in un'unica*p nel tocario comune:
È probabile che il tocario comune abbia dileguato le aspirate (legge di Grassmann). Questo fenomeno, avvenuto in epoche precedenti alla suddivisione in tocario A e tocario B) spiegherebbe alcuni casi nel tocario comune in cui*ts corrisponde all'in.eu.*dʰ:
Questa mancanza di opposizione fra le varie consonanti rendeva il sistema consonantico estremamente povero di opposizione distintive. Si creò quindi un nuovo sistema di opposizione palatizzato - non palatizzato.Dapprima la palatizzazione interessava le consonanti precedenti alle vocali palatali (e ei), e quindi la palatizzazione era una caratteristica di uno stesso fonema:
*t >*c [ʧ]
*ts >*ś [ʃ]
*k >*ś [ʃ]
*n >*ñ [ɲ]
*l >*ly [ʎ]
*s >*ṣ [sj]
*w >*y [j]
Queste consonanti venivano pronunciate nella loro forma palatale davanti ae ei, ma nella loro forma normale davanti alle altre vocali.Successivamente, una serie di mutamenti avvenuti all'interno del sistema vocali e del timbro delle vocali stesse, ruppe l'originaria distribuzione complementare e le palatali vennero pronunciate tali anche davanti a vocale diversa dae ei. Le palatizzate divennero così fonemi autonomi e distinti:
In.eu.*new-os «nuovo» > toc.com.*ñewo- [ɲewo] > toc.Bñuwe, toc.Añu, confronta la stessa voce con le altre lingue indoeuropee occidentale.
In questo esempio, nel tocario comune la palataleñ esisteva grazie alla vocalee che la segue, mentre nel tocario B è un fonema a parte e si può pronunciare anche davanti au.
La morfologia tocaria è molto ricca, ma completamente ristrutturata rispetto a quella indoeuropea. Vi sono tre tempi principali: il presente, il preterito e l'imperfetto. Esistono poi quattro modi: indicativo, imperativo, ottativo e congiuntivo (usato talvolta con valore di futuro). Infine, troviamo desinenze produttive per i verbi causativi.Nei temi del presente, molti dei quali sono atematici, benché derivino da verbi tematici indoeuropei, troviamo molte terminazioni tipiche dell'indoeuropeo, tra cui*-se/o (toc.B-ṣ-/-s-),*-nā/nə (toc.B-nā), le terminazioni*-je/o (confronta i verbilatini in-io) e*sḱe/o (toc.B-ṣṣ-/-sk-, confronta iverbi incoativi latini in-sco).
Tuttavia, i rapporti tra forma e funzione risultano molto alterati, e spesso non esiste coincidenza tra la voce tocaria e indo-europea: gli originari perfetti confluiscono a volte nel preterito, a volte nel congiuntivo, e altre volte ancora nell'imperativo. Gli ottativi confluiscono in ottativi o imperfetti.
Per quanto riguarda lediatesi, troviamo in tocario anche ladiatesi media, caratterizzata dal tema in-r (confronta illatinolego «io leggo» elegor «io sono letto»):
toc.B:musketär «va perduto», 3° persona singolare, diatesi media
Infine, le desinenze chemarcano le persone, sono del tutto ristrutturate e alterate rispetto a quelle dell'i.e. ricostruito. Ad esempio, toc.A attivo: 2°sg.-t, 3°sg-ṣ.
Tracce dell'apofonia indoeuropea si possono riscontrare anche nelle variazioni da un tema all'altro all'interno dello stesso paradigma. In genere, tale apofonia è riscontrabile nell'alternanza tra consonanti palatalizzate e consonanti non palatalizzate, in quanto la vocale-e del grado provoca la palatizzazione della consonante precedente: toc.Akällāṣ «egli porta» (da un originario grado zero) eśäl «egli portò» (da un originario gradoe)
Il tocario distingue tre generi (maschile, femminile e alternante), tre numeri (singolare, plurale e duale) e tre casi (nominativo, genitivo e caso obliquo). Il genere alternante deriva dal neutro indoeuropeo, ma si flette al singolare come un maschile e al plurale come un femminile (come l'italianoil braccio ele braccia). Tale genere sembra sia nato per motivi fonetici: a seguito della caduta dellas finale, la desinenza*-ās del nominativo plurale dei temi in-ā-, usato in i.e. per la quasi totalità dei femminili, venne a coincidere con la terminazione del nominativo-accusativo dei neutri in-o- (i.e.*-ā)
Il tocario ha completamente rinnovato il sistema di declinazione indoeuropeo. Gli unici casi ereditati dall'IE sono ilnominativo, ilgenitivo, e l'accusativo (detti «casi primari»); in tocario l'accusativo è anche dettocaso obliquo.Oltre a questi 3 casi, il tocario ha anche sei casi (casi «secondari») formati mediante l'aggiunta al caso obliquo di suffissi invariabili. Taliparticelle possono essere considerate delleposposizioni, più che dei veri e propri suffissi. Si pensa che la creazione dei casi secondari, mediante fusione con la posposizione corrispondente, sia avvenuta quando il tocario era già diviso in due rami, poiché le due lingue (tocario A e B) hanno suffissi differenti e spesso tali suffissi hanno funzioni diverse. Anche il plurale dei casi secondari nasce dall'accusativo (plurale). Di seguito è illustrata la declinazione della parola agneanakäṣṣi «insegnante»:
Tra i pronomi di derivazione indo-europea troviamo il pronome interrogativo toc.Akus e toc.Bkuse che derivano dal pronome interrogativo-indefinito i.e.*kʷe/o-. Come inittita e inlatino, il pronome interrogativo funge anche da relativo (in toc.A con l'aggiunta della particella-ne).Tra i pronomi dimostrativi, troviamo in tocario Bse,sa,te che deriva dal pronome i.e.*so,*sa,*tod.
Importanza del tocario nell'indoeuropeistica e la questione centum-satem
L'esistenza delle lingue tocarie e dell'alfabeto non era neanche ipotizzata, finché scoperte fortuite all'inizio del XX secolo non portarono alla luce frammenti di manoscritti nell'allora sconosciutosillabarioabugida che si dimostrò appartenere ad un ramo sconosciuto della famiglia delle lingue indo-europee. L'unica lingua che sembra avere una certa somiglianza con le lingue tocarie è l'ittita.
Il tocario si estinse probabilmente dopo l'840, quando gliUiguri furono espulsi dalla Mongolia daiKirghisi, ritirandosi nel bacino del Tarim. Questa teoria è supportata dalle scoperte di alcuni testi tocari tradotti in uiguro. Durante la dominazione uigura, le popolazioni tocarie si mischiarono con gli uiguri e si produsse la moderna popolazione dell'attualeXinjiang.
L'esistenza della lingua tocaria ha rimesso in discussione alcune teorie sulle relazioni tra le lingue indoeuropee, e sta rivitalizzando gli studi linguistici. Le lingue tocarie sono un'importante eccezione geografica all'usuale schema delle ramificazioni dell'indo-europeo, essendo le uniche diffusesi verso est direttamente dal teorico punto di partenza indoeuropeo nellasteppa pontica e a non aver subito l'innovazione del trattamento delle dorsali tipico delle lingue dell'est (satem).Alla fine delXIX secolo si dava molta importanza al fatto che le lingue indoeuropee dislocate ad oriente fossero tutte di tipo satem, e si dedusse che in epoca molto antica l'indoeuropeo si divise in un ramo occidentale (centum) e in uno orientale (satem).Fu quindi una sorpresa scoprire che la parola «cento» (i.e.*ḱm̥tom) suona in tocario Akänt e in tocario Bkante, con esitok dell'i.e.*ḱ.Fu quindi ipotizzato che l'innovazione satem si fosse originata in un'epoca piuttosto recente, in un'area centrale rispetto al territorio occupato da tutte le lingue indoeuropee e da lì propagata nei territori occupati dalle lingue satem (indoiraniche ecc.). Ne deriva che le lingue centum (quindi le lingue occidentali e il tocario) sono lingue che non sono state raggiunte dall'innovazione satem.Attualmente alcuni studiosi ipotizzano che il tocario sia nato in zone occidentali, emigrato poi verso le sedi storiche in epoche più recenti.
«cavallo»: cinesemǎ, dal cinese antico*mraːʔ | celtico e germanico*markos
«miele»: cinesemì, dal cinese antico*mjit | indoeuropeo*médʰu (cfr. toc.Bmit)
Dapprima questo fatto suggerì una improbabile parentela tra antico cinese ed indoeuropeo (ipotesi di Jensen).
In realtà è possibile che queste parole siano passate da qualche lingua indoeuropea al cinese nell'età del bronzo (epocaShang) e questa lingua verosimilmente può essere il tocario.
Sembra probabile che il prestito sia avvenuto da indoeuropeo a cinese, poiché il latte acido (ad esempio ilkumiss o anche loyogurt) è un alimento diffuso in tutta l'Eurasia settentrionale e steppica, mentre i cinesi ritenevano i latticini un alimento inadatto agli adulti. Per quanto riguarda i cavalli si sa che furono domesticati nelle steppe dell'Asia centrale (cultura di Sintashta). Anche la parola per «cane» sembra un prestito dall'indoeuropeo, poiché i primi caniaddomesticati sembrano risalire alMesolitico europeo.
Alexander Lubotsky, «Tocharian Loan Words in Old Chinese: Chariots, Chariot Gear, and Town Building», inThe Bronze Age and Early Iron Age Peoples of Eastern Central Asia, a cura di Victor H. Mair, Washington D.C., Institute for the Study of Man, 1998, pp. 379–390.
Alexander Lubotsky e Sergei Starostin, «Turkic and Chinese loan words in Tocharian», inLanguage in Time and Space: A Festschrift for Werner Winter on the Occasion of his 80th birthday, a cura di Brigitte L.M. Bauer e Georges-Jean Pinault, Berlino e New York, 2003, pp. 257–269.
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