| Limitanei | |
|---|---|
| Descrizione generale | |
| Attiva | 325 (?) -V secolo |
| Nazione | Tardo impero romano |
| Servizio | Esercito romano |
| Tipo | Fanteria leggera ecavalleria |
| Ruolo | Truppe di confine |
| Guarnigione/QG | Castra legionari lungo illimes |
| Battaglie/guerre | |
| Anniversari | 21 aprile |
| Decorazioni | Dona militaria |
| Onori di battaglia | Trionfo, Ovatio, Spolia opima, Cognomina ex virtute |
| Parte di | |
| Limes romano | |
| Composta da | |
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| Comandanti | |
| Comandante attuale | Dux limitis eMagister militum |
| Degni di nota | Costantino I Costanzo II Valentiniano I Giuliano Teodosio I Stilicone Flavio Ezio Maggioriano Giustiniano I |
| Voci su unità militari presenti su Wikipedia | |
Ilimitanei oripariani (riparienses) erano unità militari diconfine dell'esercito romano nel tardoImpero romano.[1] Erano truppe armate alla leggera che avevano il compito di tenere a bada ibarbari invasori in attesa dell'arrivo delle truppe pesanti, cioè icomitatensi.
Ledisfatte militari del III secolo portarono alla riforma dapprimadioclezianea e poicostantiniana dell'esercito romano, volte a rinforzare le frontiere tramite la creazione di una frontiera fortificata.[2] A tal fine i reggimenti romani vengono suddivisi in reggimenti dicomitatenses, appartenenti all'esercito centrale, e in reggimenti dilimitanei, a difesa delle fortezze di frontiera.
Ilimitanei sono menzionati per la prima volta nella legge del325, contenuta nelCodice teodosiano, comeriparienses, in contrapposizione alle forze mobili deicomitatensi.[3]
La loro funzione fu molto importante nelle fasi finali dell'Impero. Secondo gli storici del VI secoloGiovanni Malala eZosimo le riforme militari iniziarono nel tardoIII secolo ad opera dell'imperatoreDiocleziano; in particolare Giovanni Malala scrisse che «Diocleziano eresse delle fortezze sullimes, dall'Egitto fino alle frontiere persiane, e vi insediò dei soldatilimitanei». Ma fu conCostantino I che leriforme presero davvero forma e fecero vedere i loro effetti.
Il primo riferimento scritto ailimitanei come categoria distinta di truppe è in una legge romana del 363 (Codice Teodosiano, XIII,1.56, dove, ad essere precisi, si parla dilimitanea militia).[4] La creazione deilimitanei sembra contemporanea a quella deicomitatensi. La qualità di queste truppe leggere andò però rapidamente declinando a causa delle condizioni di povertà in cui vivevano lungo la frontiera, a differenza deicomitatensi che vivevano nellecittà in ottime condizioni.
L'esercito posto "lungo le frontiere" (limes), era costituito anche da unità diRiparienses (poste a protezione delle frontiere fluviali diReno,Danubio edEufrate). Si trattava si unità "fisse" di frontiera aventi compiti principalmente difensivi e costituenti il primo ostacolo contro leinvasioni esterne. Erano poste solitamente sotto il comando di undux limitis[5] o di unpraepositus limitis.[6] Queste unità erano a loro volta suddivise, ordine di importanza gerarchica in:
Ilimitanei (noti anche comemilites castellani,castriciani oriparienses castriciani in caso di stanziamento presso un fiume) erano i soldati posti a difesa delle frontiere (limes). Una legge diGiustiniano I volta a ricostituire reggimenti dilimitanei nell'appenariconquistataAfrica, li definiva dei soldati «che possono difendere i castelli e le città del confine e coltivare le terre». Ilimitanei, in genere, si occupavano anche di sorvegliare la frontiera in modo da impedire il contrabbando.[8]
Secondo la visione tradizionale, iComitatenses erano soldati regolari, mentre ilimitanei erano una sorta di milizia di soldati-contadini che coltivavano le terre loro concesse dal governo e che nel tempo libero sorvegliavano la frontiera. Le leggi del IV secolo contenute nelCodice Teodosiano, in realtà, non sembrerebbero confermare questa tesi. È da tenere presente che l'assegnazione di terre da coltivare ailimitanei è attestata solo nella parte orientale e solo a partire dal V secolo, mentre non vi è evidenza che anche nella parte occidentale ilimitanei ricevessero tali terre dallo stato.[9] Contro la tesi che ilimitanei già nel IV secolo disponessero di terre da coltivare, andrebbe fatto notare che le leggi attestano che il governo romano approvvigionava di annona ilimitanei per tutto l'anno fino al 364, e successivamente per nove mesi all'anno fino agli inizi del V secolo; ciò implica che ilimitanei non fossero autosufficienti dal punto di vista alimentare, come invece sarebbe successo se effettivamente fossero stati soldati-contadini già nel IV secolo.[10]
Nelle fonti del V e del VI secolo risulta che ilimitanei coltivassero terreni concessi dallo stato e in genere esenti da tasse. Per lungo tempo si era ritenuto che la concessione di terreni da coltivare alle truppe di frontiera risalisse addirittura all'ImperatoreAlessandro Severo (222-235), sulla base di un passo dellaHistoria Augusta; in seguito, però, laHistoria Augusta ha perso credibilità agli occhi degli studiosi in quanto si è scoperto essere un falso storico, e si preferisce dare rilevanza alle altre fonti, che attestano la concessione di terre da coltivare ailimitanei solo a partire dal V secolo.[11]
La concessione di terre ailimitanei deriva dalla tradizione di distribuire terre ai veterani. Come attestano numerose leggi, ai veterani venivano distribuite terre vacanti o incolte: una legge del 325 attesta che ai veterani erano assegnate «terre vacanti» da tenere «in perpetuo con piena immunità» (Codice Teodosiano, VII,20.3), mentre un'altra legge del 364 attesta che ai veterani erano assegnate anche «terre incolte, lasciate dai loro proprietari e piene di rovi a causa del prolungato abbandono» (Codice Teodosiano, VII,20.8 e VII,20.11). Secondo l'anonimo autore delDe rebus bellicis (IV secolo), i veterani ricevevano terre lungo la frontiera «per arare quei luoghi che prima avranno difeso». Anche se l'ultima legge sul reclutamento dei figli dei veterani risale al 398, nel V secolo sembra che molti di quanti entravano neilimitanei ereditavano questa professione dai padri; non vi erano, tuttavia, leggi che impedivano ai figli dilimitanei di essere promossi nell'esercito mobile o altri ranghi più onorevoli. A partire dal regno diAnastasio I uno dei requisiti richiesti alle reclute per essere arruolati neilimitanei era essere figli di soldati. Poiché il lavoro di soldato era ereditario e i figli ereditavano dai padri veterani anche le terre assegnate dallo stato, nel giro di tre o quattro generazioni gran parte deilimitanei divennero possessori di terre.[12]
In genere queste terre vacanti o incolte assegnate ailimitanei, e perciò denominateagri limitanei, erano esenti da tasse, come ribadisce peraltro la novella 24 diTeodosio II (443), che tra l'altro impose ai civili che si erano impossessati di terre esenti da tasse di restituire le suddette terre ailimitanei. In Egitto, tuttavia, le terre possedute dailimitanei non erano affatto esenti da tasse; questo perché, mentre in altre regioni di frontiera vi era disponibilità di terre vacanti, e quindi esenti da tasse, da assegnare alle truppe, in Egitto non vi erano terre abbandonate, a causa del suo suolo molto fertile.[13]
Alcune leggi, datate 386, 415, 439 e 441, attestano la presenza nelladiocesi d'Oriente, e in particolare inMesopotamia,Osroene e inArmenia, di terre denominatefundi limitotrophi, la cui alienazione era vietata: tali terre avevano la funzione di approvvigionare gli eserciti di frontiera. Se tali terre fossero o meno possedute dailimitanei è tuttavia controverso: per il Jones, in ogni caso, non si trattava di terre coltivate dailimitanei.[14] Una legge del 409 attesta che nelladiocesi d'Africa alcune terre erano state concesse in proprietà agentiles, barbari (probabilmente Mauri) a cui era stata affidata la difesa del limes africano in cambio di terre da coltivare lungo illimes.[15] La legge attesta che quelle terre potevano essere concesse solo ai Barbari, o, in alternativa, ai veterani. Igentiles erano posti sotto il comando dipraepositi limitum romani o dei loro subordinati (comepraefecti,tribuni edecuriones).Agostino narra che molti di questigentiles si erano convertiti al Cristianesimo. Questo sistema di difesa sembra fosse in rigore già nel corso del III secolo, a giudicare da un'iscrizione di metà III secolo che attesta la presenza già a quell'epoca dipraepositi limitum in Tripolitania.[16] Anche in Cirenaica, inPannonia I e inRezia furono assegnate terre da coltivare a barbari sotto il comando di ufficiali romani, che tuttavia, come nel caso deigentiles in Africa, devono essere distinti dailimitanei.[17] Una legge del 398 attesta la presenza inSpagna diburgarii, soldati occupati in postazioni di guardia e legati ereditariamente al lavoro; se questiburgarii siano da identificare con ilimitanei è tuttavia controverso.
Solo a partire dal V secolo vi è evidenza che ilimitanei possedessero e coltivassero terre. Una legge del 443 proibiva l'alienazione in favore di estranei delle terre di frontiera (agri limitanei) destinate esclusivamente ailimitanei milites, ed esortava iduces frontalieri ad addestrare quotidianamente le loro truppe e a completare i ranghi delle loro unità con nuove leve. Ilimitanei, anche una volta diventati possessori di terre, avrebbero comunque continuato a ricevere la propria paga in denaro anche se con una detrazione di un dodicesimo, come conferma la già citata legge del 443 sugliagri limitanei.[18] La paga ricevuta dailimitanei era tuttavia alquanto bassa, a giudicare da una legge del 438 che descrive le difficoltà deilimitanei «che a stento respingono le miserie della fame con la loro magra paga».
In alcuni casi alcuni reggimenti dilimitanei venivano aggregati all'esercito mobile ricevendo la qualifica dipseudocomitatenses. Poteva accadere altresì il contrario, ovvero che alcuni reggimenticomitatenses potessero prendere residenza fissa in una città, perdendo quindi la loro mobilità. Tra gli esempi di reggimenti dell'esercito mobile diventati sedentari si possono citare iBallistarii di stanza a Cherson, che, nonostante fosse in origine un'unità dicomitatenses, venne descritta da fonti successive come una guarnigione autoctona posta a difesa della città.[19] Preso atto della tendenza da parte dei reggimenti dell'esercito mobile a sedentarizzarsi, l'Imperatore Anastasio I, nel tentativo di migliorare il sistema di difesa dellimes (che presentava falle), promulgò una legge che poneva queste unità dell'esercito mobile diventate di fatto sedentarie sotto il comando deiduces (Codice Giustinianeo, XII,35.18).
A lungo andare questa riforma fece sì che gli unici reggimenti adeguati per un'azione efficace contro il nemico fossero icomitatenses, che però avevano sede distante dalle frontiere e spesso intervenivano tardivamente in caso di invasione, mentre ilimitanei, peggio addestrati e mal pagati rispetto aicomitatenses, andavano in forte difficoltà contro il nemico.
Le fonti attestano un declino nell'efficienza deilimitanei, che, rispetto aicomitatenses, erano considerati soldati di seconda categoria, non erano adeguatamente addestrati e pagati, e spesso svolgevano persino una seconda attività, come ad esempio quella di barcaiolo.[20] Prove del declino deilimitanei sono le lettere diSinesio che in un'occasione, intorno al 412, si lamentò del trasferimento dell'unità di mercenari barbari degli Unnigardi neilimitanei, definendo ilimitanei di «rango meno onorevole» rispetto aiComitatenses, e affermando che, una volta diventatilimitanei, gli Unnigardi, «privati dei loro donativi imperiali, risulteranno inutili a loro stessi e a noi, venendo privati del ristoro dei cavalli e di un equipaggiamento militare adeguato a truppe combattenti». Già una legge del 372 implicava che venivano reclutati neilimitanei (o neiripenses) coloro che non erano considerati idonei per servire neiComitatenses (Codice Teodosiano, VII,22,8). Una legge di Teodosio II del 428 che escludeva iManichei da tutte le cariche pubbliche eccetto nella difesa delle fortezze illustra quanto fosse caduta in basso la considerazione che il governo centrale teneva nei confronti deilimitanei.
Le condizioni di vita deilimitanei erano pessime, come attestato dalle leggi e dalle fonti romane dell'epoca. La novella 4 dell'Imperatore Teodosio II, datata 438, descrive ilimitanei come né civili né veri soldati, che «nelle solitudini più remote e miseramente remunerati, combattono con fatica e difficoltà la fame e la miseria». Non di rado ilimitanei lamentavano ritardi nel versamento del soldo; a partire dal V secolo, moltilimitanei venivano retribuiti dallo stato ricevendo terre da coltivare (agri limitanei) e da cui ricavare il proprio sostentamento.[21] Ai ritardi nella paga si aggiunse il comportamento di alcuniduces frontalieri, che intascavano per sé la paga destinata ailimitanei:Sinesio di Cirene, in una lettera datata 405 (Epistola 140), descrive l'operato deldux di Cirenaica, che estorse del soldo imilites limitanei a lui sottoposti, concedendo loro in cambio «esenzioni dal servizio e dalla disciplina, permettendo loro di andarsene dove possano trovare di che vivere». L'ImperatoreAnastasio I tentò di porre fine ai ritardi nella paga tramite una nuova riforma fiscale, ma nonostante ciò il problema si ripresentò più grave di prima sotto il regno diGiustiniano I.[22]
Nei fatti, il sistema di difesa della frontiera (limes) ad opera deilimitanei si provò molto fragile: in caso di mancato intervento dell'esercito mobile, infatti, ilimitanei si trovavano spesso impotenti, perché poco efficienti e in inferiorità numerica, a respingere un forte esercito nemico.[23] Ilimitanei a difesa del Reno non riuscirono ad impedire per esempio l'attraversamento del Reno, avvenuto il 31 dicembre 406, ad opera diVandali,Alani eSvevi; il Reno all'epoca era sguarnito di truppe perchéStilicone aveva richiamato molte delle legioni della Gallia e della Britannia a difesa dell'Italia invasa daAlarico, e questo sicuramente agevolò l'invasione, ma probabilmente, nemmeno al massimo della loro potenza, le guarnigioni galliche, e persino l'esercito di campo, sarebbero riusciti ad arrestare un'incursione di tale portata. Le devastazioni conseguenti, sia da parte degli invasori del Reno che da parte deiVisigoti di Alarico, generarono negli anni successivi numerose perdite nell'esercito di campo occidentale, a cui si aggiunse un considerevole crollo del gettito fiscale.
La conseguenza del crollo del gettito fiscale fu che, anche a causa delle difficoltà nel reclutamento, non fu possibile porre rimedio alle perdite subite nel frattempo sia dagli eserciti mobili che dalle guarnigioni di frontiera. LaNotitia Dignitatum attesta che in Occidente, intorno al 420-425, molti reggimenti dilimitanei vennero spostati neiComitatenses nel tentativo di colmare le perdite subite nell'esercito di campo, e questa strategia cagionò non solo un indebolimento dell'esercito di campo, in quanto ilimitanei promossi neiComitatenses rimanevano comunque truppe non adeguatamente addestrate e abili, ma anche uno sguarnimento delle frontiere, poiché i reggimenti promossi non furono sostituiti da nuovi reggimenti dilimitanei.[24] L'esercito mobile in Africa, intorno al 420, era costituito da ben 30 reggimenti dilimitanei promossi acomitatenses, mentre erano solo 6 le unitàcomitatenses propriamente dette. Con tali presupposti, un esercito di campo così indebolito, e costituito quasi esclusivamente dalimitanei promossi acomitatenses, non poté opporsi allaconquista vandalica dell'Africa, che a sua volta portò a un ulteriore crollo del gettito fiscale e a un conseguente ulteriore indebolimento dell'esercito.[25]
A causa del crollo del gettito fiscale, nel corso delV secolo si verificò una graduale disgregazione dell'esercito romano posto a difesa delNorico. Testimonianze di questo processo sono laNotitia Dignitatum e la vita agiografica disan Severino. Se infatti, all'inizio del V secolo, la provincia del Norico era difesa da due legioni (Legio II Italica eLegio I Noricorum) nonché da trecoorti di fanteria, quattro unità di cavalleria ordinaria e da due di arcieri a cavallo (in totale 10 000 uomini), già nel 420 laNotitia mostra che all'epoca del generaleCostanzo vennero spostati nell'esercito campale d'Illirico due reggimenti di lancieri in precedenza poste in difesa dellimes del Norico.[26] Molto probabilmente l'ulteriore calo di gettito fiscale dell'Impero dovuto alla perdita dell'Africa costrinseEzio a ritirare altre truppe dal Norico. La vita di San Severino, opera agiografica composta daEugippio intorno al 510, riporta intorno al 460 solo due unità a difesa del Norico, aFavianis e aBatavis, anche se Eugippio potrebbe aver esagerato lo scarso numero di guarnigioni poste a difesa del Norico perché un consistente esercito romano avrebbe offuscato l'importanza del santo nella lotta contro i barbari.[27] LaVita di San Severino riporta come a causa del calo del gettito fiscale dell'Impero le truppe del Norico ricevettero la loro paga sempre più irregolarmente, fino a quando la paga cessò del tutto e le truppe sbandarono:
(Vita di San Severino, riportato inHeather, p. 495.)
LaVita riporta che la guarnigione diBatavis, non ricevendo più la paga, decise di recarsi in Italia per sollecitare l'ultimo pagamento, ma durante il tragitto venne annientata dai barbari. Sempre laVita narra che la guarnigione diFavianis, a causa della carenza di uomini e di equipaggiamento, si ritrovò impotente contro i predoni barbari. Comunque sia, anche se alla fine le truppe sbandarono (Heather ipotizza tra il 460 e il 470, probabilmente dopo laspedizione contro i Vandali del 468) e l'esercito romano del Norico si dissolse, gli ex soldati dell'esercito romano, dovendo comunque difendere le loro famiglie, continuarono a difendere le loro città dai barbari formando nuove milizie cittadine che presero il posto delle vecchie guarnigioni romane.[28] Privi del soldo e di sufficiente addestramento, e messi sempre più in difficoltà di fronte alle sempre più frequenti incursioni nemiche, le guarnigioni diBatavis e diFavianis continuarono comunque a difendere finché poterono le loro fortezze dagli assalti nemici, in particolare da parte diAlemanni,Eruli,Ostrogoti eRugi, ma non poterono impedire che parte della popolazione romana venisse deportata al di là del Danubio e alla fine furono costretti a diventare tributari dei Rugi.[29] Fu anche a causa dell'inadeguatezza del sistema difensivo che, nel corso del V secolo, la parte occidentale dell'Impero finì in mano ai Barbari.
Nel VI secolo, all'epoca di Giustiniano, la situazione non migliorò. Ilimitanei in Africa, per esempio, secondo Procopio, finirono per essere massacrati dai ribelli e dalle tribù di Mauri. In Oriente, invece, furono impotenti di fronte alleincursioni di saccheggio condotte dalRe dei Re sasanideCosroe I. La fragilità delle frontiere, secondo Zosimo, esisteva fin dai tempi diCostantino I:
(Zosimo,Storia nuova, II, 34.2.)
Nel 545, dopo la tregua con la Persia, ilimitanei a difesa dellimes orientale, da tempo senza ricevere il loro soldo, finirono addirittura per essere congedati, come narra Procopio:
Se illimes orientale dopo la metà del VI secolo scompare malgrado la sopravvivenza di alcune guarnigioni di frontiera, sul Danubio il declino del limes fu meno marcato.[30] Malgrado tutto, anche lì, ilimitanei si trovarono in grosse difficoltà contro gli invasori Slavi e Avari. In Italia, sembra che, sotto il generaleNarsete, furono costituiti quattro ducati di frontiera sulle Alpi, ognuno difeso dalimitanei, ma anche in quel caso le difese si provarono fragili e i Longobardi poterono impossessarsi di gran parte dell'Italia senza trovare quasi nessuna resistenza.
Secondo laNotitia Dignitatum (inizi V secolo), nelle province dell'Impero romano d'Oriente erano stazionate 336 guarnigioni di frontiera (reggimenti dilimitanei), così suddivisi:[31]
Secondo una teoria diGeorg Ostrogorsky, nelVII secolo, in seguito alle invasioni dapprima persiane e poi arabe delle province orientali dell'Impero romano d'Oriente (Siria eEgitto), ilimitanei bizantini di Siria e Egitto furono costretti a ritirarsi inAsia Minore, dove insieme ai corpi scelti, andarono a formare i primi "temi" (dalgrecothema, cioè "esercito"), cioè eserciti permanenti formati da soldati locali che in cambio delle loro prestazioni militari ricevevano dei terreni da coltivare. Poiché il comandante supremo delthema (lostrategos) era anche il governatore della provincia in cui era stanziato l'esercito, il terminethema assunse in seguito anche il significato diprovincia. Il sistema dei temi si diffuse poi nelle altre province dell'impero, provocando grandi cambiamenti sia nell'amministrazione provinciale (vennero abolite prefetture e diocesi) che nell'organizzazione dell'esercito. Con la riforma dei temi, attribuita in passato all'Imperatore Eraclio (610-641), si ebbe quindi la scomparsa del sistema romano dellimes e dunque anche deilimitanei, che divennerostratioti.
In realtà, la teoria di Ostrogorsky è stata rigettata da diversi studiosi moderni. Secondo Jean-Claude Cheynet, i temi «non sono dunque il frutto di una riforma che potrebbe essere accreditata a un imperatore preciso,...né, d'altro canto, costituiscono la prosecuzione deilimitanei del Basso Impero..., dal momento che ilimitanei erano scomparsi anche prima delle trasformazioni della seconda metà del VII secolo».[32] Secondo lo studioso, la riforma dei temi avvenne in modo molto graduale e non fu dovuta a una particolare riforma: dapprima i temi erano semplicemente gli antichi eserciti di campo (comitatenses) dell'Impero ritiratesi in Anatolia in seguito alleconquiste islamiche, anche se le zone da dove ogni tema reclutava le truppe presero progressivamente il nome dall'esercito ivi stanziato; le vecchie province della Tarda Antichità continuarono ad esistere in ambito civile all'interno dei temi fino al IX secolo, quando il tema territoriale divenne l'unico riferimento amministrativo.[33] Né è dimostrato, come hanno congetturato in passato storici come Ostrogorsky e Treadgold, che gli stratioti ricevessero fin dal VII secolo terreni da coltivare dallo stato, dato che l'esistenza di queste terre "stratiotiche" comincia ad essere attestato nelle fonti solo a partire dal X secolo circa.[34]