Gelli nacque aPistoia il 21 aprile 1919[8] da Ettore, mugnaiomontalese, e Maria Gori; ultimo di quattro fratelli[9], risiedeva con la famiglia in via Gorizia nº 7[10]. Ancora studente diciassettenne delliceo classico di Pistoia, fu espulso da tutte le scuole d'Italia[11] (aveva preso a schiaffi un professore)[8], e ciò gli precluse l'accesso all'università. Dopo aver raggiunto la maggiore età, Gelli partì volontario nel 735º battaglione Camicie Nere per partecipare allaGuerra civile spagnola[8] in aiuto delle truppe nazionaliste del generaleFrancisco Franco. Proprio nei combattimenti di Malaga morì il fratello maggiore Raffaello. Recluta più giovane del suo contingente, fu decorato da Franco in persona.[12]
Nel 1939 tornò a Pistoia e narrò a puntate la sua esperienza di guerra sulFerruccio, il settimanale della locale federazione fascista. Puntate che poi raccolse in un volume (dodici lire il prezzo di copertina, cinquecento copie in tutto) dal titoloFuoco! Cronache legionarie della insurrezione antibolscevica di Spagna[8]. Diventò quindi impiegato delGruppo Universitario Fascista (GUF).
La seconda guerra mondiale e il furto del tesoro del Regno di Jugoslavia
Tessera di Gelli appartenente ad una delle organizzazioni delPNF (1941).[13]
Nel luglio 1942, in qualità di ispettore delPartito Nazionale Fascista, gli fu affidato l'incarico di trasportare inItalia il tesoro di rePietro II di Jugoslavia, requisito dalServizio informazioni militare: in tutto, 60 tonnellate di lingotti d'oro, 2 di monete antiche, 6 milioni didollari, 2 milioni disterline. Nel 1947, quando il tesoro venne restituito alla Iugoslavia, mancavano 20 tonnellate di lingotti: è stata fatta l'ipotesi, sempre smentita da Gelli, che lui li avesse trasferiti al tempo inArgentina e che parte di queste 20 tonnellate sarebbero tra i preziosi ritrovati nelle fioriere divilla Wanda.[14]
Dopo l'8 settembre 1943 aderì allaRepubblica Sociale Italiana e conseguentemente divenne unufficiale di collegamento fra il governo fascista e ilTerzo Reich. Divenne di fatto un punto di riferimento obbligato per chiunque (uffici, enti, associazioni, reparti operativi) avesse bisogno di qualche cosa: dalla benzina alle munizioni, dalle scarpe alle coperte.[15] Quando, tuttavia, la vittoria della guerra cominciò a rivelarsi impossibile per i nazi-fascisti, Gelli diede il via alla seconda fase della sua vita[9] e cominciò a collaborare con i partigiani[8] e fare il doppio-gioco[9][16], grazie ai contatti e alle conoscenze abilmente acquisite mentre militava tra i fascisti. Trafugò e distribuì di nascosto ai partigiani i lasciapassare rossi dellaKommandatura, e fornì ai suoi superiori informazioni fuorvianti per i rastrellamenti che erano in corso sugliAppennini.
Insieme al partigiano pistoieseSilvano Fedi, che in seguito venne ucciso in circostanze poco chiare, partecipò alla liberazione di prigionieri politici dal carcere delleVille Sbertoli, organizzata da Fedi e dalla sua brigata (della quale facevano parte Enzo Capecchi e Artese Benesperi, che furono gli artefici dell'azione).[8] Riguardo alla morte di Fedi, si sospettò che Gelli fosse stato in qualche modo responsabile del suo omicidio, avvenuto il 29 luglio del 1944.[17] Il 16 dicembre 1944 sposò Wanda Vannacci (nata a Pistoia il 31 gennaio 1926 e morta il 14 giugno 1993) dalla quale ebbe quattro figli: Raffaello (nato a Pistoia il 28 giugno 1947), Maria Rosa (nata a Pistoia il 22 dicembre 1952), Maria Grazia (nata a Pistoia il 9 settembre 1956 e deceduta aFirenze il 21 giugno 1988) e Maurizio (nato a Pistoia il 25 ottobre 1959).[18]
Il secondo dopoguerra e l'adesione alla massoneria
Il libretto di pensione di Gelli, rilasciato nel 1949.
Nell'immediato dopoguerra collaborò con le agenzie dell’intelligence britannica e americana.[20]
Gelli, dopo aver gestito senza fortuna una libreria,[8] diventò nel 1956 direttore commerciale dellaPermaflex diFrosinone, in area diCassa del Mezzogiorno. Durante la sua direzione lo stabilimento diviene un via vai di politici, ministri, vescovi e generali[21]. Dal 1948 al 1958, Gelli fu autista-segretario del deputato democristianoRomolo Diecidue[8], eletto nel collegio diFirenze-Pistoia.
Iniziato inmassoneria nel 1963, in breve tempo ne scalò i gradi principali, fino a diventare maestro venerabile della loggia Propaganda 2 (dettaP2); tra il 1970 e il 1981 riuscì a iniziare alla P2 un consistente numero di soggetti titolari di cariche politiche ed amministrative, i nomi di alcuni dei quali sarebbero stati noti soltanto a («all'orecchio di») Gelli. Benché per molti si trattasse soltanto di un'ulteriore e ben frequentata sede di affarismo politico, nel corso degli anni settanta la P2 si sarebbe qualificata per aver concentrato i protagonisti di un disegno eversivo, di cui fu traccia ilPiano di rinascita democratica redatto daFrancesco Cosentino su istruzioni dello stesso Gelli.
Questi nel 1970 avrebbe dovuto arrestare il Presidente della RepubblicaGiuseppe Saragat, nell'ambito del fallitoGolpe Borghese[22]: Gelli ha sempre smentito questa ipotesi. Si è ipotizzato che Gelli avesse avuto un ruolo preminente nell'organizzazione Gladio, una struttura segreta di tipoStay-behind, promossa dallaNATO e finanziata in parte dallaCIA allo scopo di contrastare l'influenza comunista inItalia, così come negli altri Stati europei. L'affaire Gladio è stato affrontato (anche giudizialmente) senza collegamenti diretti alla questione P2.
Gelli dichiarò ripetutamente in pubblico di essere stato uno stretto amico del leaderargentinoJuan Domingo Perón – e spesso ha affermato che tale amicizia è stata veramente importante per l'Italia, senza però aver mai spiegato perché – e proprio molti esponenti dellacamarilla di potere dell'ultimoperonismo, così come del golpismo uruguayano degli anni settanta, risultarono iscritti alla sua loggia massonica.
Stemma concesso a Licio Gelli con il titolo di conte da Umberto II di Savoia nel 1980, tratto dall'Annuario della Nobiltà italiana, XXXIII edizione (2015-2020).
Gelli fu creatoconte sul cognome[23] dall'ex reUmberto II d'Italia, con Regie Lettere Patenti di concessione del 10 luglio 1980[24][25]. Gli venne concesso altresì il seguente stemma: «Trinciato, alla catena d'oro sulla partizione; di rosso all'elmo piumato d'oro; d'azzurro alla croce latina d'oro, accompagnato da tre stelle d'argento a quattro raggi, male ordinate» con il motto «Virtute progredior»[26].
Nel 1981 fu uno dei pochissimi italiani invitati al giuramento del presidenteRonald Reagan.[27]
«Con la P2 avevamo l'Italia in mano. Con noi c'era l'Esercito, la Guardia di Finanza, la Polizia, tutte nettamente comandate da appartenenti alla Loggia.»
Nel maggio del 1981[20], i giudici istruttoriGherardo Colombo eGiuliano Turone, nell'ambito di un'inchiesta sul finto rapimento del finanziereMichele Sindona, fecero perquisire lavilla di Gelli adArezzo e la fabbrica di sua proprietà (la «Giole», aCastiglion Fibocchi), che portò alla scoperta di una lunga lista di alti ufficiali delle forze armate e di funzionari pubblici aderenti allaP2.[N 1] La lista, la cui esistenza era presto divenuta celebre grazie agli organi d'informazione, includeva anche l'intero gruppo dirigente deiservizi segreti italiani, parlamentari, industriali, giornalisti e personaggi facoltosi comeSilvio Berlusconi,Vittorio Emanuele di Savoia,Fabrizio Cicchitto eMaurizio Costanzo. Vi sono molti elementi, a partire dalla numerazione, che lasciano tuttavia ritenere che la lista rinvenuta fosse incompleta.
In fuga, Licio Gelli scappò inSvizzera, dove fu arrestato, il 13 settembre 1982, mentre cercava di ritirare decine di migliaia di dollari a Ginevra, ma, il 10 agosto 1983, riuscì ad evadere dalla prigione.[29] Fuggì quindi in Sudamerica, prima di costituirsi in Svizzera nel 1987.[29] Lo scandalo nazionale conseguente alla scoperta delle liste destò grande scalpore, poiché molte delle più delicate cariche dellaRepubblica italiana erano occupate da affiliati all'organizzazione di Gelli. In conseguenza di ciò la Corte centrale delGrande Oriente d'Italia, con una sentenza del 31 ottobre 1981, decretò l'espulsione di Gelli dall'Ordine massonico; poco dopo ilParlamento italiano creò unacommissione parlamentare d'inchiesta, presieduta dalla deputataTina Anselmi (DC), che chiuse i lavori nel 1984.[29] ed approvò in tempi rapidi una legge per mettere al bando le associazioni segrete in Italia (legge 25 gennaio 1982, n. 17).
Gelli in un autogrill dell'A1 pressoParma l'11 aprile 1988, subito dopo la sua scarcerazione per motivi di salute.[30]
Nelle conclusioni della relazione di maggioranza di questa commissione sulla P2 e su Gelli si legge:
«L'esame degli avvenimenti ed i collegamenti che tra essi è possibile instaurare sulla scorta delle conoscenze in nostro possesso portano infatti a due conclusioni che la Commissione ritiene di poter sottoporre all'esame del Parlamento.
La prima è in ordine all'ampiezza ed alla gravità del fenomeno che coinvolge, ad ogni livello di responsabilità, gli aspetti più qualificati della vita nazionale. Abbiamo infatti riscontrato che la Loggia P2 entra come elemento di peso decisivo in vicende finanziarie, quella Sindona e quella Calvi, che hanno interessato il mondo economico italiano in modo determinante.[...]La seconda conclusione alla quale siamo pervenuti è che in questa vasta e complessa operazione può essere riconosciuto un disegno generale di innegabile valore politico; un disegno cioè che non solo ha in se stesso intrinsecamente valore politico – ed altrimenti non potrebbe essere, per il livello al quale si pone – ma risponde, nella sua genesi come nelle sue finalità ultime, a criteri obiettivamente politici.
Le due conclusioni alle quali siamo pervenuti ci pongono pertanto di fronte ad un ultimo concludente interrogativo: è ragionevole chiedersi se non esista sproporzione tra l'operazione complessiva ed il personaggio che di essa appare interprete principale. È questa una sorta di quadratura del cerchio tra l'uomo in sé considerato ed il frutto della sua attività, che ci mostra come la vera sproporzione stia non nel comparare il fenomeno della Loggia P2 a Licio Gelli, storicamente considerato, ma nel riportarlo ad un solo individuo, nell'interpretare il disegno che ad esso è sotteso, e la sua completa e dettagliata attuazione, ad una sola mente.Abbiamo visto come Licio Gelli si sia valso di una tecnica di approccio strumentale rispetto a tutto ciò che ha avvicinato nel corso della sua carriera. Strumentale è il suo rapporto con la massoneria, strumentale è il suo rapporto con gli ambienti militari, strumentale il suo rapporto con gli ambienti eversivi, strumentale insomma è il contatto che egli stabilisce con uomini ed istituzioni con i quali entra in contatto, perché strumentale al massimo è la filosofia di fondo che si cela al fondo della concezione politica del controllo, che tutto usa ed a nessuno risponde se non a se stesso, contrapposto al governo che esercita il potere, ma è al contempo al servizio di chi vi è sottoposto.Ma allora, se tutto ciò deve avere un rinvenibile significato, quest'altro non può essere che quello di riconoscere che chi tutto strumentalizza, in realtà è egli stesso strumento.Questa infatti è nella logica della sua concezione teorica e della sua pratica costruzione la Loggia Propaganda 2: uno strumento neutro di intervento per operazioni di controllo e di condizionamento.»
ConStefano Delle Chiaie ed altri imputati è stato coinvolto nel processo per lastrage di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980, nella quale furono uccise 85 persone e 200 rimasero ferite. Imputato di associazione sovversiva e calunnia con finalità di depistaggio, fu condannato con sentenza definitiva dallaCassazione il 23 novembre 1995 per calunnia aggravata a 10 anni di carcere, insieme al faccendiereFrancesco Pazienza (anch'egli condannato a 10 anni), al generalePietro Musumeci e al colonnelloGiuseppe Belmonte (rispettivamente condannati a 8 anni e 5 mesi, e a 7 anni e 11 mesi)[31], mentre fu assolto dall'accusa di associazione sovversiva già nel processo di primo grado[29].
L'11 febbraio 2020 la procura generale di Bologna, nella requisitoria contro il neofascistaPaolo Bellini, ha indicato Gelli come uno dei 4 organizzatori e finanziatori della strage di Bologna insieme aMario Tedeschi,Umberto Ortolani, eFederico Umberto D'Amato.[7] La sentenza della Corte d'Assise nel 2023, la sentenza d'appello nel 2024[6] e poi la Cassazione nel 2025[4] hanno confermato le tesi della procura, condannando Bellini come esecutore materiale ma senza condannare Gelli perché già deceduto. Fra le prove a carico di Gelli vi era un appunto manoscritto da egli stesso, recante su un lato la scrittaBologna - 525779 - X.S. e sull'altro lato una lista di pagamenti con date vicine a quella della strage.[5][32]
Nel 1979 Sindona attuò un tentativo estremo di salvataggio e si nascose inSicilia, aiutato da esponentimassoni emafiosi, simulando un rapimento: durante questo periodo mandò almeno due volte adArezzo il suo medico di fiduciaJoseph Miceli Crimi (anch'egli affiliato allaP2) per convincere Gelli a continuare a fare pressioni ai suoi precedenti alleati politici, tra cuiGiulio Andreotti, per portare a buon fine il salvataggio delle sue banche e recuperare ildenaro sporco investito per conto deiboss mafiosi: in cambio Sindona avrebbe offerto a Gelli la cosiddetta «lista dei cinquecento», l'elenco di notabili che avevano esportato capitali illegalmente. Tuttavia tutti i tentativi di salvataggio fallirono[34][35]. Nel 1986 morì due giorni dopo una sentenza di condanna a vita, in circostanze non del tutto chiare, anche se l'ipotesi del suicidio è quella più plausibile[36][37].
Qualche anno dopo, molti sospetti si sono concentrati su Gelli in relazione al fallimento finanziario delBanco Ambrosiano e al suo eventuale coinvolgimento nell'omicidio del banchiere milaneseRoberto Calvi (affiliato pure alla P2), che era stato in carcere proprio per il crack dell'Ambrosiano e, dopo essere tornato in libertà, venne ritrovato impiccato sotto ilBlackfriars Bridge aLondra: infatti, secondo quanto riferisce il collaboratore di giustiziaFrancesco Marino Mannoia, Gelli e Calvi avevano investitodenaro sporco nelloIOR e nelBanco Ambrosiano per conto del boss mafiosoGiuseppe Calò, che curava gli interessi finanziari delclan dei Corleonesi[38][39].
In ogni caso, Licio Gelli fu condannato nel 1994 a 12 anni di carcere, dopo essere stato riconosciuto colpevole della frode riguardante labancarotta delBanco Ambrosiano nel 1982 (vi era stato trovato un buco di 1,3 miliardi di dollari) che era collegato alla banca del Vaticano, loIOR. Affrontò inoltre una sentenza di tre anni relativa allaP2. Scomparve mentre era in libertà sulla parola, per essere infine arrestato sulla riviera francese a Villefranche sur Mer. La polizia rinvenne nella sua villa oltre 2 milioni di dollari in lingotti d'oro[40][41].
È indiscutibile che laP2 abbia avuto un certo potere in Italia, dato il «peso» pubblico dei suoi affiliati, e molti osservatori ritengonoche ancora oggi[Quando?] esso sia forte. Numerosi personaggi ancora oggi famosi in Italia erano iscritti alla P2: tra questi,Silvio Berlusconi,Maurizio Costanzo,Vittorio Emanuele di Savoia, l'editoreAngelo Rizzoli, il segretario delPSDIPietro Longo ed altri esponenti della politica, della magistratura e della finanza.
Il 19 luglio 2005, Gelli è stato formalmenteindiziato dai magistrati romani per la morte di Calvi[2]. Gelli, nel suo discorso di fronte ai giudici, incolpò personaggi connessi con i finanziamenti diRoberto Calvi al movimento polaccoSolidarność, presumibilmente per conto delVaticano. Nel 2014 il GIP Simonetta D'Alessandro dispone l'archiviazione del procedimento per mancanza di prove[42], ma stabilisce che l'ipotesi storica dell’assassinio è difficilmente sormontabile[43].
Licio Gelli era diventato consulente diIsabelita Perón ed era il principale consigliere economico-finanziario dell’ambasciata argentina di Roma.[44]Aveva coltivato buoni rapporti con il generale ePresidente argentinoRoberto Eduardo Viola e l'ammiraglioEmilio Massera, durante il periodo della dittatura. Durante questo periodo che va dal 1976 al 1983 ci furono 2.300 omicidi politici e tra le 10.000 e le 30.000 persone vennero uccise o «scomparvero» (desaparecidos) e molte altre migliaia vennero imprigionate e torturate. Gelli riceverà pure un passaporto diplomatico dell'Argentina.[45]
Massera[N 2] pochi giorni dopo ilgolpe, il 28 marzo 1976, scrisse a Gelli per esprimere «la sua sincera allegria per come tutto si fosse sviluppato secondo i piani prestabiliti» e augurargli «un governo forte e fermo sulle sue posizioni e nei suoi propositi che sappia soffocare l'insurrezione dei dilaganti movimenti di ispirazione marxista».[46] I rapporti con i militari continueranno dopo il ritorno della democrazia in Argentina, nel 1983.
Nel 1987 la tomba diJuan Perón fu profanata e furono asportate le mani dal corpo. Una ricerca giornalistica ha sostenuto che la P2 di Licio Gelli è stata coinvolta nella dissacrazione del corpo di Perón.[47] Alcuni esponenti politici argentini sostennero che gli autori del gesto intendessero in tal modo prendere le impronte digitali di Perón, al fine di recuperare i valori depositati presso alcuni istituti bancari diGinevra che il leader argentino avrebbe ottenuto dai militari nazisti in cambio di passaporti e visti.[48] Lo stesso Gelli fu accusato di aver rubato venti tonnellate d'oro nel 1942, durante l'occupazione fascista dellaJugoslavia, e che Gelli avrebbe più tardi trasferito in Argentina.[49]
Dal 2001 fino alla morte, Licio Gelli è stato indetenzione domiciliare nella sua Villa Wanda diArezzo, ubicata sulla collina di Santa Maria delle Grazie a ridosso del centro storico, dove sconta la pena di 12 anni per labancarotta fraudolenta dell'Ambrosiano[53]. Di sé stesso nel 2003 disse:
«Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa[54].»
In Arezzo il 2 agosto 2006 sposa in seconde nozze Gabriela Vasile, nata aLupsa, inRomania, il 17 settembre 1958[18]. Sempre nel 2006 la sua residenza Villa Wanda viene sequestrata e messa all'asta dallo Stato per il pagamento delle spese processuali del fallimento del Banco Ambrosiano (ammontanti a circa 1,5 milioni di euro); dopo vari tentativi d'asta andati deserti, l'immobile viene riacquistato dallo stesso Gelli ad un prezzo molto inferiore rispetto a quello di partenza[55][56].
Nel 2008 ha partecipato al programmaVenerabile Italia suOdeon TV intervistato dalla giornalista esperta di massoneria Lucia Leonessi[2].
L'8 maggio 2010 Licio Gelli diede mandato al direttore del periodicoIl Piave, Alessandro Biz, di contattare Anselmi per organizzare un incontro al fine di «discutere in modo civile della loggia massonica P2» dopo quasi trent'anni, ma l'incontro non si rese possibile per le condizioni di salute della ex-parlamentare dello Scudo Crociato.[57]
Nel febbraio 2011 ai giornalistiRaffaella Fanelli eMauro Consilvio a Villa Wanda rivela di essere stato vicino a mettere in atto un golpe pacifico per eliminare il pericolo comunista a un anno dallastrage di Bologna aggiungendo:"Io avevo la P2,Francesco Cossiga avevaGladio eGiulio Andreottil'Anello [...] si chiamava così perché gli iscritti portavano un anello". Un anello a simboleggiare la sua funzione di collegamento fra i servizi segreti usati in funzioneanticomunista e la società civile. Quella di un superservizio segreto alle dipendenze informali della presidenza del Consiglio, che avrebbe agito dal dopoguerra alla metà degli anni Ottanta. Andreotti, interpellato, non replicherà alle rivelazioni di Gelli. Quella fu l'unica conferma dell'esistenza di un'organizzazione segreta parallela a Gladio e P2 e formata da ex ufficialibadogliani, ex repubblichini, imprenditori, faccendieri, giornalisti in grado di reclutare uomini della malavita e della criminalità organizzata. Gelli sminuisce poi la strage di Bologna:
«Fu un incidente... In quegli anni l'esplosivo si trovava ovunque, arrivava dalla Cecoslovacchia, lo si trovava anche nei supermercati. Chi lo trasportava si fermò a Bologna, da lì doveva sicuramente prendere un altro treno. Era avvolto nella carta ... poi qualcuno ha lanciato un mozzicone ... Io lo facevo sempre quando fumavo.»
Ciò naturalmente constrasta con gli evidenti e numerosi depistaggi in relazione alle indagini sulla strage verificatisi negli anni successivi. Gelli nega inoltre che ci possa essere stato un progetto di sequestro ai suoi danni nell'inverno del 1978 come invece rivelato daPaolo Aleandri dieci anni più tardi durante il processo a 149 terroristi neri:
«Impossibile ... sono l'uomo più protetto d'Italia. Perché ci sono ancora voci su documenti particolari e scottanti che avrei nascosto da qualche parte e, fino a che non affronterò il mio viaggio senza ritorno, loro sono quasi costretti a proteggermi.[58]»
Il 10 ottobre 2013 viene sequestrata Villa Wanda poiché Gelli è indagato dalla procura di Arezzo insieme ad alcuni familiari per reati fiscali per 17 milioni di euro[59].
Licio Gelli muore nella sua residenza, all'età di novantasei anni, il 15 dicembre 2015[60][61]. Secondo quanto dichiarato dalla moglie poco dopo la sua scomparsa, le condizioni di salute sarebbero state precarie già da tempo.Il decesso è avvenuto dopo un netto peggioramento delle sue condizioni di salute registrate il 13 dicembre[62], data in cui la famiglia ha scelto di trasferirlo dall'ospedale San Donato di Arezzo a Villa Wanda, per fargli trascorrere gli ultimi momenti di vita circondato dai suoi cari e familiari.
La camera ardente fu allestita a Villa Wanda. Gelli ricevette un funerale cattolico nella vicina Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Arezzo, alla presenza dei parenti e curiosi e di relativamente pochi VIP.[63][64]
Licio Gelli è stato condannato con sentenza definitiva per i seguenti reati:
Procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato[2].
Calunnia nei confronti dei magistrati milanesiGherardo Colombo, Giuliano Turone e Guido Viola (reato prescritto in Cassazione)[68].
Calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo per aver tentato di depistare le indagini sullaStrage di Bologna, vicenda per cui è stato condannato a 10 anni.
Bancarotta fraudolenta (in relazione allo scandalo delBanco Ambrosiano).
Nel 1992 fu condannato per diffamazione nei confronti diIndro Montanelli: in un'intervista al periodicoGazzettino dell'Hinterland dichiarò di aver finanziato il quotidianoil Giornale con un finanziamento di 300 milioni, completamente gratuito, ma il direttore dimostrò, documenti bancari alla mano, che il finanziamento non fu gratuito (pagò il 22% di interessi) e avvenne senza la mediazione di Gelli, che fu condannato dal Tribunale diMonza a pagare 2 milioni di multa, 30 di risarcimento danni e 15 di riparazione pecuniaria[69]. Per i giudici Gelli aveva «offeso dolosamente nella dignità professionale e nella reputazione» il giornalista[69].
Nel 1993 venne indagato per offesa all'onore dell'allora Presidente della RepubblicaOscar Luigi Scalfaro per un articolo pubblicato sul mensile trevigianoIl Piave[70], e nel 1994 è stato condannato a 8 mesi[71]: nell'articolo erano state fatte considerazioni sul passato di Scalfaro ed erano stati criticati alcuni suoi atteggiamenti di cattolico[71].
LaProcura diRoma iniziò un procedimento contro Licio Gelli e una ventina di altre persone, accusate dicospirazione politica,associazione per delinquere ed altri reati. Dopo un'inchiesta durata quasi dieci anni, nell'ottobre 1991, il giudice istruttore presso il Tribunale penale diRoma chiese il rinvio a giudizio. Il processo durò un anno e mezzo e con sentenza in data 16 aprile 1994, depositata il successivo 26 luglio, la Corte pronunciò una sentenza d'assoluzione di tutti gli imputati dal reato di attentato alla Costituzione mediante cospirazione politica perché il fatto non sussiste. L'appello, proposto, fu rigettato, e il 27 marzo 1996 laCorte d'appello confermò la sentenza assolutoria[72][73].
Nel dicembre 1991 Gelli fu indagato dalla Procura diPalmi perassociazione a delinquere di stampo mafioso poiché da alcune testimonianze edintercettazioni telefoniche risultava che avesse incontrato il bosspugliese Marino Pulito, il quale richiese un suo intervento per manipolare un processo penale pendente nei confronti dei fratelli Gianfranco e Riccardo Modeo, boss diTaranto[74][75]. Rinviato a giudizio insieme ad altri 132 imputati, Gelli sarà assolto da ogni accusa dal Tribunale diPalmi nel 1995[76].
L'11 febbraio 2006 Licio Gelli ha donato all'Archivio di Stato di Pistoia il proprio «archivio non segreto», nell'ambito di una cerimonia ufficiale, svolta sotto il patrocinio del Comune, ma alla quale gli amministratori comunali pistoiesi hanno preferito non prendere parte.[N 3][77][78][79]
È rimasta invece segreta la cosiddetta «rubrica dei 500» (426 fascicoli da Gelli intestati a uomini d'affari, politici, società, banche, ecclesiastici ecc.). Guardia di Finanza ed inquirenti non sono mai riusciti a reperirne il contenuto.[80]
Gelli è stato uno dei personaggi più controversi del panorama politico-giudiziario italiano. Il dibattito intorno alla sua figura si è fatto ancor più arroventato in occasione di alcuni suoi articoli pubblicati sul mensile trevigianoIl Piave: uno sull'informazione in Italia, l'altro sulla democrazia italiana[81], un altro ancora sulla magistratura.
Dopo laseconda guerra mondiale, si ipotizza che Gelli si sia arruolato nellaCIA, su raccomandazione deiservizi segreti italiani (ma tale ipotesi non è stata verificata). Contemporaneamente veniva sospettato dalSIFAR di essere un collaboratore delPCI e di svolgere attività di spionaggio a favore degli Stati dell'Europa orientale (venendo descritto come un «personaggio capace di compiere qualunque azione»)[8]. In ogni caso, fu messo in stretta relazione daEdward Herman conMichael Ledeen, che è da molti ritenuto uno stretto collaboratore o un agente della CIA[82]. Fu un collaboratore delle agenzie diintelligence britanniche e statunitensi.
Nel 1993 in pieno svolgimento dell'inchiestamani pulite attaccòAntonio Di Pietro, pur essendo questi l'unico pubblico ministero al quale abbia mai fatto ammissioni di responsabilità sulConto protezione.[83][84]
Licio Gelli e Paolo Borruto,Opera omnia, Reggio Calabria, A.G.A.R. Editrice (stampa), 2004,OCLC963456232.URL consultato il 3 luglio 2022(archiviato il 19 aprile 2019).
Licio Gelli è stato impersonato sotto lo pseudonimo di «Licio Belli» dall'attoreOreste Lionello nel filmAttenti a quei P2, del 1982, film di satira politica e commedia all'Italiana.
Secondo quanto affermato dal registaFrancis Ford Coppola, la figura del massone Licio Lucchesi, figura cardine del filmIl Padrino - parte III (1990) si identifica con la figura diGiulio Andreotti. Allo stesso tempo però la figura sembra richiamare, e non solo nel nome, Licio Gelli.
Accreditato presso l'Ambasciata argentina in Italia con le funzioni di Consigliere Economico e di Ministro Plenipotenziario per gli Affari CulturaliItinerante.
Conte con Regie Lettere Patenti di Umberto II di Savoia (10 luglio 1980).[88]
Dottore h.c. in Scienze Finanziarie – Università Pro Deo diNew York.
^«La villa di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi in provincia di Arezzo è stata perquisita dai carabinieri per ordine dei magistrati milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone. Sembra che si sia trovata, fra l'altro, una lista di 962 iscritti alla loggia, denominata P2, di cui Licio Gelli è "maestro venerabile"» (da un comunicato dell'ANSA del 17 marzo 1981, ore 12:18).
^Il quale, all'epoca della dittatura argentina, era capo supremo dell'Esma, il più grande centro di detenzione clandestina.
^La concessione del patrocinio da parte del Comune suscitò una forte protesta che si sostanziò in centinaia di adesioni di cittadini ad un documento che richiedeva il ritiro del patrocinio pur accettando la donazione. Gli amministratori e le forze politiche di maggioranza non accolsero il contenuto della protesta. Il Sindaco, il cui intervento era previsto nel programma ufficiale della cerimonia, decise di non partecipare. Il giorno della cerimonia si tenne un presidio di protesta di fronte alla sede dell'evento mentre, nei giorni precedenti, ebbe luogo, presso la sala del consiglio provinciale, una affollata manifestazione di protesta.
Fonti
^Dino P. Arrigo,Fratelli d'Italia. Cronache, storie, riti e personaggi (per capire la Massoneria), Soveria Mannelli, Rubbettino, 1994, p. 52.
^abcdeLicio Gelli, inTreccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.URL consultato il 10 maggio 2012.
^Guarino M. e Raugei F.,Licio Gelli. Vita, misteri, scandali del capo della Loggia P2, edizioni Dedalo, Bari 2016, p. 17. Come citato in Federico Busato e Filippo Focardi,Il caso loggia P2 nelle pagine della stampa italiana (PDF), Università di Padova - Facoltà di Scienze Politiche, a.a. 2023-2024.
«Lo sforzo della pubblica accusa – scrive il giudice – consegna comunque un'ipotesi storica dell'assassinio difficilmente sormontabile: una parte del Vaticano, ma non tutto il Vaticano; una parte di Cosa Nostra, ma non tutta Cosa Nostra; una parte della massoneria, ma non tutta la massoneria, e in una parola, la contiguità tra i soli livelli apicali in una fase strategica di politica estera, che ha bruciato capitali, che secondo i pentiti, erano di provenienza mafiosa. Di più non è stato possibile fare.»
^Il falsario di Gelli e i torturatori, diAntonio Ferrari, inIl Corriera della Sera - Cultura, 21 gennaio 2014, URL consultato il 16/10/2021
^ Gianfranco Piazzesi,Gelli. La carriera di un eroe di questa Italia, Milano, Garzanti, 1983, p. 125.
^ Raffaella Fanelli,Giudici troppi scomodi e sentenze da aggiustare, inLa verità del Freddo, 1ª ed., Milano,Chiarelettere, 2018, pp. 177-178,ISBN9788832960389.
^ Marco Ottanelli,Licio Gelli e le sue carte, suapprofondendo.it,Approfondendo.it, 11 febbraio 2006.URL consultato l'11 aprile 2013(archiviato il 6 marzo 2016).